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Evoluzione del sistema azienda

Prof. Francesco Longo, f.longo@unical.it | Ing. Antonio Padovano, antonio.padovano@unical.it


Il sistema azienda
• Sin dalle origini l’uomo è stato via via chiamato a svolgere un’attività produttiva economica. In un’economia mitica, i
bisogni elementari dell’individuo venivano appagati dalle risorse spontanee del suo stesso ambiente vitale. È
tuttavia evidente che in un’economia naturale, sotto lo stimolo di esigenze qualitative e quantitative crescenti,
l’uomo è stato spinto a procurarsene soddisfazione attraverso i frutti del proprio e dell’altrui lavoro, dando così vita a
prodotti di sua personale utilità nonché suscettibili di vantaggioso scambio con altri beni e/o servizi, essenziali o
voluttari.
• L’avvento della moneta ha condotto ad un radicale mutamento della società umana e delle attività in essa svolte,
creando i presupposti per lo sviluppo di iniziative nuove (industriali, commerciali, finanziarie, ecc.) riconducibili tutte
ad una attività di produzione, intesa come risultato della combinazione di risorse complementari quali suolo,
strumenti, idee, lavoro, organizzazione, capitale.

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Il sistema azienda
Visione cibernetica dell’azienda industriale
• L’azienda industriale, espressione tipica dell’evoluzione socio-economica richiamata in premessa, viene sempre più
spesso citata come sistema di produzione.
• L’accostamento dei termini azienda-sistema appare quanto mai opportuno allorché si approfondisca il concetto di
sistema.
• Un sistema di produzione è un insieme di elementi e di risorse posti in mutuo collegamento da una serie di relazioni
concorrenti alla realizzazione di attività necessarie al perseguimento di una finalità comune, obbiettivo caratteristico
del sistema stesso.
• In questa configurazione, pertanto, il sistema (S) appare composto da una serie di subsistemi, organizzati ed
operanti a diversi livelli, e lo stesso sistema S si colloca a sua volta come componente di un sistema di ordine
superiore avente un maggiore grado di complessità.
• Le relazioni che S verrà a stabilire con gli altri subsistemi e le forze di varia intensità, direzione e verso che per tal via
interagiranno con esso – ne influenzeranno il comportamento; è comprensibile quindi che S tenda a raggiungere un
assetto per il quale le diverse azioni si bilancino.

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Il sistema azienda
Visione cibernetica dell’azienda industriale

• Tale posizione di equilibrio (E), secondo i casi, sarà:


§ Stabile, se le forze che l’hanno determinata offrono spiccata resistenza a qualunque azione perturbatrice;
§ Stazionaria, quando a seguito di eventi di disturbo il sistema potrà riprendere l’assetto iniziale;
§ Dinamica, allorché a causa di azioni perturbatrici il Sistema potrà ritrovare equilibrio soltanto in un assetto
differente da quello originario.

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Il sistema azienda
Visione cibernetica dell’azienda industriale

Stabile Stazionaria Dinamica

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Il sistema azienda
Visione cibernetica dell’azienda industriale
• Si consideri adesso un sistema che abbia come finalità la sua stessa sopravvivenza: esso, inserito in un ambiente da
cui riceve impulsi atti a modificare l’assetto cui è pervenuto, tenderà di volta in volta ad adattarsi alle nuove
condizioni per raggiungere una nuova posizione di equilibrio. L’azienda modifica continuamente il suo assetto
organizzativo e produttivo per rimanere competitiva sul mercato.
• Un sistema siffatto è stato definito
cibernetico: esso, oltre a provvedere al
bilanciamento delle azioni perturbatrici
Input + Output
esterne, dovrà anche operare al suo interno Azienda
razionali modifiche di struttura onde +
adeguare il proprio comportamento alle
mutevoli condizioni dell’ambiente circostante.
• Cibernetico significa sapersi adattare, sapersi Regolatore
autogovernare. Tale sistema può essere
rappresentato da un sistema in retroazione.

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Il sistema azienda
Visione cibernetica dell’azienda industriale
• In un sistema cibernetico saranno dunque presenti:
§ Un obbiettivo caratteristico;
§ Un’organizzazione e un programma di attività finalizzate;
§ Una funzione attiva di regolazione e controllo;
§ Una circolazione integrata delle informazioni inerenti ai risultati raggiunti;
§ Una disponibilità all’auto-adattamento.

• Esso potrà fare fronte ad eventi interni e/o esterni se e soltanto se:
§ Le informazioni atte a descrivere lo scostamento dei risultati ottenuti, rispetto a quelli programmati in ordine
all’obbiettivo finale, vengono trasmesse compiutamente all’organo regolatore;
§ Se l’organo preposto alla regolazione è capace di attuare modifiche di struttura e comportamento del Sistema
idonee a consentire il raggiungimento di un nuovo assetto di equilibrio.

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Il sistema azienda
Visione cibernetica dell’azienda industriale
• L’azienda industriale è un sistema aperto e dinamico in quanto comunicante con un ambiente esterno che lo stimola
continuamente alla ricerca di nuovi stati di equilibrio. Essa infatti:
§ Interagisce con il sistema mercato attraverso canali di acquisto e di vendita;
§ Subisce il condizionamento del sistema di Istituzioni poste in essere dallo Stato;
§ Partecipa come subsistema al sistema economico generale, del quale viene giustamente considerato cellula
vitale.
• In forza delle considerazioni fin qui espresse l’azienda o sistema produttivo può essere riguardata come un insieme
organizzato di risorse mutuamente legate da rapporti di complementarietà atti a configurare un complesso unitario
e finalizzato ad un determinato obbiettivo.

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Evoluzione del sistema azienda
Divisione del lavoro
• L’evoluzione della società umana si è realizzata attraverso un processo di divisione del lavoro, nel quale l’individuo
ha via via intravisto il mezzo per conseguire con vantaggi di costo e qualità il soddisfacimento dei suoi bisogni
primari e secondari.
• Sviluppando le sue naturali inclinazioni l’uomo ha potuto trarre maggior frutto dal suo lavoro e, ricorrendo al
pagamento in moneta, si è rivolto ad acquisire quei beni e servizi che altri, più specificamente qualificati allo scopo,
a loro volta riuscivano a produrre con minor sforzo e migliore qualità.
• La divisione razionale del lavoro appare dunque un presupposto caratteristico della vita economica di un insieme di
individui, naturalmente impegnati a sopravvivere in un dato ambiente ed ivi mutuamente collegati da un rapporto di
scambio atto ad assicurare a ciascuno la qualità e quantità delle risorse occorrenti a garantire il conseguimento dei
fini personali.
• Nel suddetto ambiente i distinti individui costituiscono chiaramente altrettanti sistemi, singolarmente destinati ad
ampliarsi attraverso la verosimile formazione di altrettante famiglie con conseguente incremento dei loro fabbisogni
nonché della loro potenzialità operativa.

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Evoluzione del sistema azienda
Dall’azienda individuale all’impresa a conduzione familiare
• Nel passaggio dall’individuo alla famiglia si realizza ovviamente un salto di complessità del sistema; in essa
cominciano a delinearsi obbiettivi singolari o parziali (sopravvivenza individuale) e – nel presupposto dell’armonia
interna – obbiettivi congiunti o finali (sopravvivenza dell’unità familiare).
• La famiglia può ricercare un benessere, sperabilmente durevole, dando vita, nel suo insieme, ad un’iniziativa
produttrice di beni o servizi destinabili ad altri. Essa assumerà il carattere di sistema aperto, finalizzato
all’ottenimento di un prodotto, rispondente ad una domanda esterna ovvero capace di creare nell’ambiente esterno
(mercato) un’attrattiva e, ancora una volta, una domanda.
• In tale tipo di azienda, la divisione dei compiti e il coordinamento delle attività costituiscono risultati spontanei.
L’azienda, tuttavia, non può di certo perseguire efficacemente i suoi obiettivi caratteristici affidandosi all’iniziativa
spontanea dei singoli e al presupposto di una naturale armonia di relazioni al suo interno e con l’ambiente esterno.
• In tal senso, la distinzione più logica tra azienda familiare (o artigianale) e azienda industriale riguarda il grado più o
meno spinto di divisione del lavoro e di decentramento delle competenze.

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Evoluzione del sistema azienda
Dall’azienda individuale all’impresa a conduzione familiare
• Riprendendo l’esempio della famiglia che si è decisa a dar vita ad un’iniziativa produttiva, si immagini che essa sia
formata da quattro persone. L’azienda-famiglia così concepita diverrà un’impresa a conduzione familiare.
• Affinché l’impresa così costituita possa perseguire i suddetti obbiettivi è necessario che i partecipanti si scambino le
informazioni in merito ai problemi specifici incontrati ed alle attività separatamente svolte. Ogni membro della
famiglia è dunque un subsistema in comunicazione con l’ambiente esterno e con gli altri tre subsistemi compartecipi
della stessa impresa. Le informazioni in entrata e uscita per ognuno di essi si sviluppano secondo il seguente schema
logico.

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Evoluzione del sistema azienda
Dall’azienda individuale all’impresa a conduzione familiare
• Ciascun componente invia informazioni agli altri tre e per di più, in relazione a varie occorrenze, questi ultimi
comunicheranno con l’ambiente esterno (fornitori, clienti, banche etc.) trasmettendo e ricevendo notizie di
interesse per il Sistema, ottenendo una rete informativa di 𝑁𝑁 canali
𝑁𝑁 = 2 � 𝑛𝑛 + 𝑛𝑛 � (𝑛𝑛 − 1) = 𝑛𝑛 � 𝑛𝑛 + 1
Canali verso Canali verso
l’esterno l’interno
dove 𝑛𝑛 è il numero di elementi che compongono il sistema, ovvero i componenti della famiglia. Nel caso in cui 𝑛𝑛 =
4, allora 𝑁𝑁 = 20.
• Si supponga adesso che il buon esito dell’impresa familiare, così avviata, induca i membri a potenziarla, associando
all’iniziativa altri quattro elementi, destinati ad occupare altrettanti distinti ruoli. È agevole verificare che
raddoppiandosi il numero di ruoli, i canali di informazione crescono in misura ben più che doppia. In tal caso la rete
informativa complessiva si articolerebbe in 72 canali. Nel caso in cui 𝑛𝑛 = 100, allora 𝑁𝑁 = 10.100.

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Evoluzione del sistema azienda
Dall’azienda individuale all’impresa a conduzione familiare
• La legge di incremento della complessità della rete informativa basata sui citati presupposti è qui rappresentata.

• Tutto ciò rende evidente a chiunque che i criteri di conduzione accettabili per la piccola azienda familiare divengono
improponibili per un’azienda che assuma considerevoli dimensioni per numero di ruoli distinti e per numero di
componenti.

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Evoluzione del sistema azienda
Centri di decisione e centri di esecuzione
• La definizione degli obbiettivi parziali e finali del sistema azienda è la premessa indispensabile per concepire la
divisione del lavoro per essi occorrente. La determinazione del grado di specializzazione dei compiti e la scelta delle
forme di coordinamento costituiscono a tal punto le fasi del processo attraverso il quale si forma il cosiddetto
quadro organizzativo. Questo processo richiede:
1. La definizione delle funzioni da affidare alle persone partecipanti all’azienda e quindi il grado di specializzazione
più conveniente;
2. L’enucleazione delle funzioni così definite e dei relativi poteri e responsabilità in compiti individuali tra loro
coordinati;
3. La scelta e la formazione professionale delle persone cui affidare i compiti stabiliti.
• Queste tre fasi del processo di formazione dell’organismo aziendale non possono riguardarsi come fasi distinte in
successione cronologica, bensì come momenti logici dello stesso processo. Se è vero infatti che le persone devono
essere scelte in relazione ai compiti che occorre svolgere, è anche vero che nella determinazione dei compiti non
può omettersi la considerazione delle attitudini delle persone che è possibile e conveniente utilizzare.

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Evoluzione del sistema azienda
Centri di decisione e centri di esecuzione
• Il binomio specializzazione e coordinamento su cui poggia l’organizzazione dell’azienda induce ad individuare in
essa funzioni che implicano il compito di prendere decisioni e funzioni che implicano il compito di eseguire le attività
oggetto di prestabiliti programmi.
• Si configura così nel sistema azienda la distinzione tra centri di decisione e centri di esecuzione.
• Si osservi tuttavia che tale distinzione non può intendersi come netta ed assoluta dal momento che, chi decide,
esegue un’attività spesso condizionata da altre decisioni, interne o esterne all’azienda; parimenti, chi esegue pur
rispondendo a norme prestabilite dispone spesso di margini di scelta entro i quali può a sua volta decidere.
• Il momento decisorio e il momento esecutivo esistono sia nella piccola impresa a conduzione familiare, sia nella
grande impresa industriale. Al crescere degli obbiettivi parziali e finali il sistema assume gradi di complessità
crescenti, e cresce in pari misura la necessità di specializzare e coordinare i centri di decisione e di esecuzione. La
natura composita dei problemi che si presentano all’azienda impongono un decentramento dei compiti di decisione
non meno che dei compiti di esecuzione; ed è proprio il grado di decentramento delle attività, di ogni livello, ad
offrire l’immagine più vera della dimensione raggiunta dall’azienda e dalla complessità di problemi che è chiamata
ad affrontare.

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Gli organigrammi aziendali
Azienda artigiana
• L’organizzazione di un’azienda si avvale di schemi atti a descrivere, per un dato periodo di vita dell’azienda, la natura
e la collocazione dei centri di decisione e di esecuzione in essa operanti, nonché i criteri di coordinamento previsti in
ordine agli obbiettivi parziali (dei singoli centri) e finali (dell’intero sistema). L’organigramma aziendale è la
rappresentazione schematica della struttura organizzativa adottata da un sistema di produzione. In tali modelli, i
centri attraverso cui si articola il processo decisorio ed esecutivo dell’azienda sono rappresentati da rettangoli posti
a differenti livelli con evidente riferimento alla rilevanza che assume in essi la responsabilità decisoria rispetto a
quella esecutiva.

• Consideriamo il caso di un’officina in cui opera un artigiano con tre


aiutanti. Ciascuno di questi riceve direttamente istruzioni dal
Artigiano
principale e verso lui soltanto ha responsabilità di informazione. Il
sistema così configurato ha soltanto 12 gradi di libertà: per ognuno
dei 5 dipendenti si individuano 2 canali di comunicazione con il capo,
il quale comunica con l’ambiente esterno attraverso altri due canali.

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Gli organigrammi aziendali
Evoluzione dell’azienda artigiana
• Nel momento in cui l’artigiano comincerà ad assumere il ruolo vero e proprio di imprenditore, i compiti di istruzione,
sorveglianza e responsabilità tecniche saranno affidati, ad esempio, all’operaio più esperto il che consentirà
all’imprenditore di sviluppare meglio i rapporti con l’esterno.
• Se il nuovo assetto organizzativo varrà a favorire
il buon esito dell’iniziativa, l’azienda potrà
espandere ancora ed assumere un assetto del
tipo descritto dall’organigramma a fianco. Livello Imprenditoriale Imprenditore

• Si osservi che l’azienda va acquistando uno


spiccato carattere piramidale. Si parla in tal caso Livello Decisionale Capofficina
di sviluppo verticale dell’azienda con le istruzioni
che, procedendo in cascata da un capo di
determinato grado ad altro capo di grado Livello Esecutivo
immediatamente inferiore, divengono sempre
più dettagliate.

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Gli organigrammi aziendali
Evoluzione dell’azienda artigiana
• Si hanno:
§ Livello imprenditoriale
Si prendono le decisioni strategiche per l’azienda (consiglio d’amministrazione) ed è rappresentato da chi si
assume grandi responsabilità per il futuro dell’azienda. Si definiscono le strategie aziendali, l’approvazione del
bilancio, la vendita di un nuovo prodotto, l’acquisizione di un’azienda.
§ Livello decisionale
È caratterizzato da tutti quei quadri aziendali costituiti da persone con responsabilità specifiche in un ambito e
che di volta in volta danno concretezza alle decisioni prese nel livello gerarchico immediatamente superiore.
§ Livello esecutivo
È costituito da quelle persone che traducono in fatti le decisioni prese dagli imprenditori ed elaborate nei
quadri aziendali.

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Gli organigrammi aziendali
Organigramma Gerarchico Lineare
• L’assetto gerarchico lineare risponde al principio di divisione dei compiti e di controllo del lavoro.
• In tal modo un’attività sviluppata in un’area di lavoro troppo vasta per essere affidata alla responsabilità di un capo
unico potrà essere così meglio governata. Tale area potrà essere suddivisa in distinti reparti singolarmente
caratterizzati da attività omogenee. Si istituirà così la figura del capo reparto e, al crescere delle attività e del
personale di reparto, si procederà a suddividere gli addetti in squadre, ciascuna assistita e controllata da un capo
squadra che, a sua volta, risponderà del suo operato al suo capo reparto. Il dipendente riceve ordini ed assistenza
esclusivamente dal suo diretto superiore, e soltanto a lui risponde dell’attività svolta in base alle istruzioni ricevute.
• L’ordinamento lineare ottempera al principio di divisione dei compiti e garantisce un ottimo controllo del lavoro.
• Di contro, tale ordinamento ha il chiaro inconveniente di accentrare ai più alti livelli gerarchici un numero rilevante
di competenze e un’eccessiva proliferazione dei livelli fra base e vertice. Il dipendente riceve ordini ed assistenza
esclusivamente dal suo diretto superiore, e soltanto a lui risponde dell’attività svolta in base alle istruzioni ricevute.

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Gli organigrammi aziendali
Organigramma Gerarchico Lineare

Vantaggi
Esatta divisione dei compiti
Ottimo controllo del lavoro
Buona organizzazione anche per i lavori che si
sviluppano su vaste aree

Svantaggi
Eccessive competenze richieste al vertice aziendale
Eccessiva proliferazione dei livelli fra base e vertice

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Gli organigrammi aziendali
Organigramma Gerarchico Funzionale
• Accettando per contro il principio della diversificazione delle competenze e delle responsabilità decisorie, si può
giungere alla seguente organizzazione tipico di un’impresa a conduzione familiare, di media dimensione, in cui i
numerosi componenti si sono ripartiti le varie funzioni (tecnica, amministrativa, commerciale, finanziaria, ecc.)
necessarie alla vita dell’azienda.
• In tale assetto ciascun dipendente riceve istruzioni da diversi superiori in corrispondenza delle distinte implicazioni
del suo ruolo, e risponde a ciascuno di essi per la relativa area di competenza.
• L’ordinamento in questione (definito funzionale) ha l’indubbio vantaggio di decentrare le responsabilità decisorie
nonché quello di migliorare i collegamenti tra il vertice e la base del sistema, creando al prezzo di un maggior
numero complessivo di gradi di libertà, occasioni di comunicazione tra il personale di vario livello, non previste
dall’ordinamento lineare.
• A fronte di tali vantaggi, è però evidente che la pluralità delle fonti di comando che si determina per il singolo
dipendente può determinare in esso stati di sbandamento, a causa di incompatibilità delle disposizioni che
provengono da distinte persone, non consapevoli dei compiti già affidati da altri capi allo stesso soggetto.

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Gli organigrammi aziendali
Organigramma Gerarchico Lineare

Vantaggi
Decentra le responsabilità decisorie
Migliora i collegamenti fra i vertici e la base

Svantaggi
Maggiore difficoltà nella gestione delle informazioni
Coordinamento delle informazioni inviate alla base
Eccessive competenze richieste al vertice aziendale

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Gli organigrammi aziendali
Organigramma Gerarchico Staff-Line
• Un indubbio progresso rispetto ai modelli organizzativi fin qui analizzati è quello introdotto dall’organigramma
lineare assistito detto anche “staff-line”.
• In tale ordinamento, mentre permane l’unità di comando e la linearità verticale (line) delle istruzioni per l’attività
decisoria, il capo si avvale del supporto (staff) di un congruo numero di tecnici, atti a coprire le diverse competenze
che intervengono a quel livello di decisione; competenze che, si suppone, non potrebbero essere adeguatamente
soddisfatte dalla capacità e dall’esperienza personale di un capo unico, chiamato ad inviare istruzioni ai centri di
livello inferiore.
• Rimane al capo la responsabilità di ottenere dai suoi dipendenti l’esecuzione delle istruzioni da lui formulate con il
concorso degli esperti che lo affiancano, questi a loro volta assumono verso i superiori la responsabilità dei
suggerimenti espressi, nell’ambito della loro specifica competenza, ai fini della decisione che ha dato origine alle
suddette istruzioni.

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Gli organigrammi aziendali
Organigramma Gerarchico Staff-Line
• Abbiamo quindi due organi:
§ Gli organi di linea, a cui è affidata la responsabilità delle unità operative;
§ Gli organi di staff, o di supporto, che danno alle unità di linea le informazioni di dettaglio su aspetti specifici
affinché l’organo di comando (di linea) possa procedere alle decisioni.

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Gestioni Caratteristiche

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Gestioni Caratteristiche
Acquisti Trasformazioni Scambi

Ordini Vendite
Gestione Commerciale

Materie Gestione Produttiva Prodotti


Prime Finiti

Gestione Economica
Costi Ricavi

Uscite
Entrate

GestioneMonetaria

Gestione Finanziaria

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Gestioni Caratteristiche
• La gestione commerciale si occupa di piazzare (e vendere) il prodotto sul mercato ricercando nel contesto sociale in
cui opera i contratti di vendita e di stipulare contratti di acquisto (ordini) delle risorse di produzione necessarie.
• La gestione tecnica o produttiva definisce e organizza le risorse affinché le materie prime vengano trasformate in
prodotti finiti. La gestione produttiva sarà tanto più efficiente quanto più sarà efficace nella fase di trasformazione
degli input in output limitando l’impegno di risorse e quindi gli sprechi.
• Spostando l’attenzione da una mera trasformazione tecnologica ad una valorizzazione economica si parla di gestione
economica, che trasforma i costi sostenuti in ricavi. L’efficienza della gestione economica si misura come capacità
dell’azienda di ridurre i costi sostenuti e massimizzare i ricavi.
• La gestione monetaria riguarda gli effettivi movimenti di denaro, sia in entrata che in uscita. Se vendiamo un
prodotto/servizio e un cliente dice "ti pago tra 2 mesi", si ha un'entrata finanziaria, ma non monetaria. Stesso
discorso in uscita. Gestione economica e monetaria coincidono quando paghi o incassi in contanti.
• La gestione finanziaria opera invece tra entrate ed uscite e si occupa di gestire quindi i flussi di denaro e deve
supportare tutte le altre gestioni attraverso la disponibilità di somme di denaro. Essa è tanto più efficace quanto più
riesce a dilazionare il momento delle uscite e a rendere più prossime le entrate.

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Gestione Tecnica
Ciclo di trasformazione
• In precedenza, richiamando brevemente i caratteri di un sistema, si è detto che esiste in esso un obbiettivo finale
perseguito attraverso una serie di obbiettivi parziali.
• Si può riscontrare che per ogni tipo di azienda un obbiettivo parziale comune è costituito dall’incremento di valore
delle risorse primarie acquisite, da ottenersi attraverso un processo di trasformazione operato sulle stesse risorse. A
tale immagine rispondono in modo chiaro ed immediato le aziende che acquistano materie grezze e vendono un
prodotto finito; se tuttavia al significato letterale di modifica di forma si preferisce quello – ben più ampio – di
modifica di stato, sarà possibile ricondurre ad un comune denominatore aziende operanti in distinti settori di
attività. Attuano allora una trasformazione anche le aziende mercantili che acquistano all’ingrosso materiali, in un
dato luogo ad un dato tempo, per rivenderli al minuto o al dettaglio, in luogo e/o tempo diverso. Lo stesso può dirsi
per le aziende di servizi che curando ad esempio il trasferimento di beni o risorse (trasporti, distribuzione di energia,
gas, acqua, ecc.) ne modificano a loro volta lo stato iniziale.
• Le aziende di nostro specifico interesse saranno quelle industriali.

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Gestione Tecnica
Ciclo di trasformazione
• Consideriamo un ciclo di fabbricazione che prende la materia prima e poi, di volta in volta, secondo un dato piano di
fabbricazione, arriva ai prodotti finiti.

Materie Prime … Prodotto Finito

• Se la materia prima vale 1, il prodotto finito varrà 5. Infatti, aspetto comune a tutti i processi di lavorazione è che la
materia prima man mano che viene lavorata si arricchisce. Tutto ciò che viene speso per aumentare il valore di
questo prodotto prende il nome di valore aggiunto.
• Con valore aggiunto si intende la differenza tra il ricavo di una data produzione (o meglio il valore attribuita ad essa)
ed il costo delle materie prime impiegate per ottenerla. Tale incremento di valore proviene da tutte quelle risorse di
produzione che vengono impiegate (energia, manodopera, mezzi, attrezzature, ecc.). Alcune risorse vengono
sommate per l’intero loro valore (es. materia prima, energia, manodopera), mentre alcuni beni, che non vengono
consumati nella loro interezza, vengono sommati tenendo conto di un’aliquota, che prenderà il nome di costo di
ammortamento, ovvero la valorizzazione della cessione di utilità di alcuni beni nei confronti di altri materiali che
incrementano il proprio valore nel corso delle lavorazioni.

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Gestione Tecnica
Ciclo di trasformazione
• Il ciclo virtuoso biologico dell’azienda industriale può assumere il seguente semplice schema. L’area centrale
comprende le attività di trasformazione sviluppate attraverso la combinazione delle risorse fisse (macchine e
impianti) e fluenti (uomini, materiali, energia, capitali) acquisite nel mercato di approvvigionamento.
• Il prodotto realizzato in base alle attività svolte troverà sbocco nel mercato da cui l’azienda trae i proventi per
alimentare il polmone cassa, dal quale – pagate le tasse e corrisposta la remunerazione dovuta ai capitali di rischio –
vengono tratti i fondi per proseguire gli approvvigionamenti e, con essi, il ciclo.

Materiali
Mercato di Macchinari
Mercato di Sbocco
Approvvigionamento Manodopera
Capitali
Flusso di cassa
Capitali
Utile Tasse

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Gestione Tecnica
Produzione Tecnica
• Si definisce produzione tecnica ogni processo di trasformazione regolato dall'uomo, e la cui realizzazione tende al
perseguimento di un prodotto finito.
• La produzione intesa in senso tecnico non comporta necessariamente una modificazione delle proprietà̀ intrinseche
delle risorse: spesso si tratta di un trasferimento nello spazio (trasporto), o nel tempo (conservazione).
• Si definisce prodotto quel bene o servizio che deriva dal processo di trasformazione.
• Ciò̀ che si integra nel processo e partecipa alla realizzazione dei cicli di lavorazione e del prodotto finito è definito
fattore di produzione. L'impiego dei fattori produttivi nel processo di trasformazione viene valutato in termini di
costo.

Materie Prime … Prodotto Finito

Fattori di Produzione

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Gestione Tecnica
Fattori (Risorse) di Produzione
• I fattori di produzione in base alla loro importanza nel ciclo di trasformazione possono essere distinti in:
§ specifici, che sono quelli di maggiore importanza rispetto agli altri e sono direttamente implicati nel ciclo di
trasformazione (materie prime, tecnologia, manodopera);
§ sottintesi, che sono tutti gli altri che, pur rientrando nel ciclo di trasformazione, non vengono presi in
considerazione perché́ ritenuti non importanti per lo sviluppo del ciclo (es. lubrificante dei macchinari).
• Inoltre, il volume di produzione permette di effettuare l'ulteriore suddivisione dei fattori di produzione in:
§ fissi, che sono quelli che compongono la capacità dell'impresa (l'intero impianto, suolo, capannoni, macchinari,
ecc.) e che non variano con la produzione. In effetti é più̀ giusto parlare di fattori temporaneamente fissi (a
breve o a lungo termine) in quanto è ovvio che si abbia un adeguamento nel tempo della capacità degli
impianti alla domanda dei prodotti da realizzare.
§ variabili, ovvero quelli che dipendono strettamente dalla quan�tà̀ da produrre (materia prima, sussidiaria,
energia, etc.).

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Produzione Tecnica
Capacità Produttiva, Produzione, Produttività
• La capacità produttiva della macchina, di una postazione di lavoro, di una linea di produzione, di un impianto
produttivo rappresenta la massima quantità di prodotto che una macchina, una postazione di lavoro, una linea di
produzione o un impianto produttivo può realizzare nell’unità di tempo.
• La produzione rappresenta la quantità di prodotto che una macchina, una postazione di lavoro, una linea di
produzione o un impianto produttivo realizza nell’unità di tempo considerando le inefficienze tecniche ed
organizzative. La produzione è quindi una quantità di potenza inferiore a quella massima rappresentata dalla
capacità produttiva.
• La produttività viene definita come il rapporto tra il valore dei beni realizzati ed il valore delle risorse produttive
utilizzate per la loro fabbricazione. Al contrario della capacità produttiva (potenza), la produttività è rappresentativa
di un rendimento, un’efficienza.

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Produzione Tecnica
Determinazione della capacità produttiva
• Il dimensionamento viene effettuato in funzione della variabilità̀ della domanda che può essere:
1. Domanda variabile per tendenza di fondo (trend): si dimensiona la capacità su immobilizzi medi ma ampliabili.
Ciò consente un minor esborso di capitali iniziali ed un adeguamento, nel tempo, alla domanda con nuovi
ampliamenti che comportano un minimo impegno di capitali ed una immediata risposta del mercato.
2. Domanda variabile nel breve intervallo di tempo. Si possono avere sia fluttuazioni ricorrenti (stagionali) sia
fluttuazioni non prevedibili (congiunturali). Nel primo caso la politica di produzione può essere rivolta a:
a. riflettere l'andamento del mercato con un dimensionamento della capacità produttiva in base alla
domanda massima.
b. ignorare l'andamento del mercato, con un dimensionamento in funzione della domanda media. Nei
periodi in cui la produzione risulti maggiore della domanda si ha la formazione di stocks.
Nel caso di fluttuazioni non prevedibili sarà conveniente che l'impianto possa essere utilizzato a livelli ridotti di
capacità con un basso grado di meccanizzazione e frazionando le unità produttive (ad esempio si ricorrerà a
due forni invece che ad uno equivalente), realizzando così un impianto che consenta un esercizio più elastico.

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Produzione Tecnica
Classificazione in base allo sviluppo produttivo
• Con riferimento allo sviluppo produttivo le industrie possono essere:
§ a sviluppo orizzontale, se si ha un incremento del programma di produzione da cui deriva una più elevata
saturazione degli impianti, ammortamenti più rapidi, assetti produttivi più convenienti e sconti di quantità sugli
approvvigionamenti. Il tutto comporta una riduzione dei costi di produzione ma a fronte di ciò nascono
difficoltà di rifornimento, di reperimento della manodopera specializzata e di adeguamento della struttura
organizzativa;
§ a sviluppo verticale, quando si ha l'industria che decide di produrre direttamente i semilavorati di cui ha
bisogno, realizzando in tal modo un ciclo integrato. Si ottiene così una riduzione dei rischi di
approvvigionamenti ed una stabilità del fatturato. In tal modo, si può permettere inoltre di curare e valorizzare i
pochi prodotti fatti.

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Produzione Tecnica
Classificazione in base alla tipologia di produzione
• Possiamo altresì classificare l'attività produttiva di una azienda in base alla tipologia di produzione effettuata:
§ Produzione semplice: ha per risultato una merce o un servizio, tecnicamente omogeneo, la cui quantità
dipende dai fattori impiegati per realizzarla (es. industria mineraria estrattiva).
§ Produzione differenziata: i fattori possono essere impiegati alternativamente per la realizzazione di prodotti
diversi (es. industrie metalmeccaniche, alimentari).
§ Produzione congiunta: il processo tecnico è tale da realizzare un prodotto ottenendo contemporaneamente
uno o più altri prodotti (es. industria petrolchimica).
§ Distinguiamo inoltre:
§ Produzione su commessa: tale denominazione è attribuita alla fabbricazione di quei prodotti la cui lavorazione
é effettuata solo a fronte di un ben determinato ordine. Gli impianti di aziende che lavorano su commessa
devono essere caratterizzati da una notevole versatilità d'impiego perché non si conosce a priori il tipo ed il
quantitativo di prodotto che si dovrà realizzare.

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Produzione Tecnica
Classificazione in base alla tipologia di produzione
La produzione su commessa rivela assai raramente caratteristiche ripetitive; la maggior parte dei prodotti è
fabbricata in pochi esemplari. In tali condizioni la programmazione della produzione risulta oltremodo onerosa
e complessa, dovendo essa predisporre piani di lavoro e risorse produttive a fronte di una domanda incerta per
natura e per consistenza.
La produzione su commessa non presenta eccessivi rischi di mercato in quanto viene prodotto solo ciò che il
mercato stesso ha già espressamente richiesto; sono però presenti rischi di esercizio, dovuti alla possibilità che i
costi di produzione all'atto dell'ordine diventino superiori a quelli previsti all'atto della presentazione
dell'offerta.
§ Produzione discontinua: si ha quando la lavorazione di ciascun articolo è eseguita in prefissati intervalli di
tempo, al cui termine le risorse disponibili sono destinate alla fabbricazione di prodotti simili ma diversi. I
problemi fondamentali riguardano la scelta della entità del lotto di fabbricazione di ciascun prodotto e della
sequenza di lavorazione dell'insieme dei lotti. La duplice scelta (en�tà̀ dei lotti e loro sequenze di lavorazione) si
presenta solo nel caso di "produzione a magazzino" ed è diretta a minimizzare i costi.

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Produzione Tecnica
Classificazione in base alla tipologia di produzione
§ Produzione continua: si definisce quella produzione di un unico articolo realizzata con un impianto per esso
specifico. Il ricorso ad un tale tipo di produzione è giustificata solo quando la domanda del bene da produrre è
elevata e costante nel tempo; la capacità produttiva del sistema dovrà essere dimensionata in base alla
prevedibile domanda. Un impianto che realizzi una produzione di tale genere è caratterizzato da notevoli
vantaggi gestionali dovuti alla ripetitività del ciclo di lavoro. Una produzione continua può ulteriormente
distinguersi in:
o Mass Production: l'impianto è studiato e realizzato per la fabbricazione in serie di prodotti identici; le
singole macchine componenti però non sono progettate per la realizzazione di un solo prodotto, di
conseguenza il sistema risulta essere caratterizzato da una certa flessibilità.
o Flow Production: in tal caso il lay-out dello stabilimento e la maggior parte delle macchine e delle
attrezzature impiegate sono fissate in stretta dipendenza dal prodotto da realizzare - e l'impianto che ne
risulta è estremamente rigido.

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Gestione Economica
Equazione fondamentale
• Dal punto di vista economico, ciò che utilizziamo per realizzare un prodotto trova sintesi nell’equazione
fondamentale della gestione economica.
𝑼𝑼 = 𝑹𝑹 − 𝑪𝑪
• Tale equazione definisce che l’utile U rappresenta la quantità di denaro ottenuta come differenza fra ricavo e costo.
Se l’esercizio viene chiuso con un valore di utile positivo, i ricavi hanno superato i costi e l’azienda è nelle condizioni
di trarre beneficio dall’attività di trasformazione. In caso contrario, chiudiamo con un passivo e non ci saranno
dividendi per i soci.
• Il ricavo R è la quantità di denaro che l’azienda ottiene dalla vendita del prodotto finito. Il ricavo, o fatturato, è
univocamente definito quando conosciamo il prezzo di vendita unitario e la quantità venduta.
Se un’azienda realizza un solo prodotto, il prezzo medio unitario si riferisce all’unico prodotto commercializzato. In
ragione della differenziazione del canale commerciale (es. grossista, GDO, dettagliante, cliente finale) e del cliente
stesso, può variare il prezzo unitario.
𝑹𝑹 = 𝒑𝒑𝒖𝒖 � 𝒒𝒒𝑽𝑽

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Gestione Economica
Ricavi
• Nel caso di n tipologie di prodotto realizzate dall’azienda, i ricavi saranno
𝒏𝒏

𝑹𝑹 = � 𝒑𝒑𝒖𝒖 𝒊𝒊 � 𝒒𝒒𝑽𝑽𝒊𝒊 𝒊𝒊 = 𝟏𝟏, … , 𝒏𝒏


𝒊𝒊=𝟏𝟏

• L’andamento dei ricavi per un prodotto in funzione della quantità prodotta è il seguente.

Ricavi
𝑹𝑹 = 𝒑𝒑𝒖𝒖 � 𝑸𝑸

𝒕𝒕𝒕𝒕𝒕𝒕 = 𝒑𝒑𝒖𝒖

𝛽𝛽
Quantità

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Gestione Economica
Costi
• Il costo C rappresenta la quantità di denaro che l’azienda deve spendere per acquisire il bene:
§ Costi Tecnici (materie prime, materie ausiliarie, manodopera, energia, ammortamento, manutenzione,
confezionamento ecc.);
§ Costi Amministrativi (assicurazione, personale amministrativo, dirigenza, viaggi e rappresentanze, consulenze
tecniche e/o legali, postali e telefoniche, studi e ricerche, vigilanza notturna e/o festiva ecc.);
§ Costi Commerciali (rappresentanti, partecipazione a fiere di settore, mostre, pubblicità, ecc.);
§ Oneri finanziari e tributari (spese per tenuta conto, interessi passivi, tasse ecc.);
§ Costi figurativi, ovvero quei costi che non comportano delle uscite finanziarie e che rappresentano una sorta di
compenso spettante all’imprenditore. Sono oneri figurativi:
o lo stipendio direzionale, ovvero il compenso che spetta all’imprenditore qualora egli presti la propria
opera all’interno dell’impresa
o l’interesse di computo, ovvero l’interesse sul capitale che l’imprenditore ha investito nell’impresa;
o il compenso per il rischio assunto dall’imprenditore con l’attività d’impresa.
o eventuali fitti figurativi nel caso in cui l’imprenditore ha messo a disposizione dell’azienda dei propri beni.

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Gestione Economica
Classificazione dei costi
COSTI DIRETTI e COSTI INDIRETTI
• I costi diretti sono oggettivamente imputabili direttamente al prodotto che si va a fabbricare (es. materie prime,
manodopera diretta).
• I costi indiretti non vengono immediatamente attribuiti ai prodotti ma sono comunque necessari alla gestione
dell’azienda (es. manodopera di manutenzione, costo per la gestione dei magazzini, il costo dell’energia).
COSTI FISSI, COSTI VARIABILI e COSTI SEMIFISSI/SEMIVARIABILI
• I costi fissi non variano al variare del volume di produzione (es. ammortamento degli immobili). Per intervalli
produttivi estremamente ampi, i costi fissi potrebbero variare in modo discontinuo.
• I costi variabili dipendono in modo proporzionale dalla quantità prodotta (es. materie prime). La tangente
dell’angolo 𝛼𝛼 rappresenta il costo variabile unitario 𝑐𝑐𝑐𝑐𝑢𝑢 .
• I costi semifissi/semivariabili hanno una componente fissa ed una variabile. Il costo per consumi energetici è un
costo semivariabile: infatti paghiamo una quota fissa legata alla possibilità di acquisire energia elettrica e una quota
variabile legata al consumo. L’incremento (detto salto) è quantizzato dal costo del kWh.

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Gestione Economica
Classificazione dei costi

Costi Costi 𝑪𝑪𝑪𝑪 Costi

𝑪𝑪𝑪𝑪
𝛼𝛼

𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡𝑡 = 𝐶𝐶𝐶𝐶𝑢𝑢

Quantità Quantità Quantità

Costi Fissi Costi Variabili Costi Semifissi/Semivariabili


𝑪𝑪𝑪𝑪 𝑪𝑪𝑪𝑪𝑻𝑻𝑻𝑻𝑻𝑻 = 𝑪𝑪𝑪𝑪𝒖𝒖 � 𝑸𝑸

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Gestione Economica
Costi Totali
• I costi totali si ottengono dalla somma dei costi fissi, variabili e semivariabili.

𝑪𝑪𝑪𝑪 = 𝑪𝑪𝑪𝑪 + 𝑪𝑪𝑪𝑪𝒖𝒖 � 𝑸𝑸

Costi 𝑪𝑪𝑪𝑪

𝑪𝑪𝑪𝑪

𝑪𝑪𝑪𝑪

Quantità

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Gestione Finanziaria
Equazione fondamentale
• Trasportando l’equazione della gestione economica a quella finanziaria:
𝑬𝑬𝑬𝑬𝑬𝑬𝑬𝑬𝑬𝑬𝑬𝑬𝑬𝑬 − 𝑼𝑼𝑼𝑼𝑼𝑼𝑼𝑼𝑼𝑼𝑼𝑼 = 𝑭𝑭𝑭𝑭𝑭𝑭𝑭𝑭𝑭𝑭𝑭𝑭 𝒅𝒅𝒅𝒅 𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄
• Un’entrata si concretizza quando una somma di denaro, ottenuta ad esempio dalla vendita di un bene (ricavo), entra
materialmente nella cassa dell’azienda.
• Un’uscita si concretizza quando materialmente una somma di denaro lascia la cassa dell’azienda per pagare, ad
esempio, la fornitura di un bene (costo).
• Il flusso di cassa è la differenza tra entrate e uscite nel corso di un esercizio e rappresenta la capacità di
autofinanziamento di un’azienda
𝑭𝑭𝑭𝑭𝑭𝑭𝑭𝑭𝑭𝑭𝑭𝑭 𝒅𝒅𝒅𝒅 𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄 = 𝑼𝑼𝑼𝑼𝑼𝑼𝑼𝑼𝑼𝑼 + 𝑨𝑨𝑨𝑨𝑨𝑨𝑨𝑨𝑨𝑨𝑨𝑨𝑨𝑨𝑨𝑨𝑨𝑨𝑨𝑨𝑨𝑨𝑨𝑨
• Nell’espressione 𝑅𝑅 – 𝐶𝐶 = 𝑈𝑈 l’ammortamento scompare al secondo membro perché è inglobato all’interno dei costi
al primo membro.

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Gestione Finanziaria
Ammortamento
• L’ammortamento è l’unico costo che non si traduce in un’effettiva uscita di denaro.
• Si tratta di un procedimento contabile con il quale un costo pluriennale viene ripartito tra gli esercizi di vita utile del
bene, facendolo partecipare per quote alla determinazione del reddito dei singoli esercizi.
• In altre parole, si intende ricostituire in tempo debito il capitale investito per l'acquisizione di determinati beni
destinati a cedere la loro utilità per produrne un'altra. Il valore di un impianto, a suo tempo installato, per effettuare
una data produzione, diminuirà certamente nel tempo per effetto combinato di usura ed obsolescenza: questo
deprezzamento costituisce appunto la “cessione di utilità” effettuata dall'impianto a favore dei prodotti via via
realizzati, e va quindi recuperato addebitandone il costo ai prodotti stessi.
• Nell'impresa industriale i cespiti ammortizzabili sono:
§ gli immobili;
§ gli impianti;
§ le attrezzature;
§ gli automezzi;
§ gli arredamenti e le macchine per uffici.

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Gestione Finanziaria
Ammortamento
• L'ammortamento dà origine a costi fissi di produzione che (in base ad un piano prestabilito in relazione alla natura
del bene, o cespite, ed alle norme fiscali) vengono attualmente imputati alla gestione del bene in oggetto (quote
annue di ammortamento). Con riferimento al concetto di vita utile dei beni di produzione si riportano qui di seguito
valori esemplificativi della durata di ammortamento spesso adottata per taluni cespiti:
§ macchine utensili da produzione: 3 – 5 anni
§ macchine utensili da attrezzeria: 10 anni
§ strumenti ed attrezzature da laboratorio: 10 anni
§ mezzi di sollevamento e trasporto: > 10 anni
§ impianti di distribuzione energia: 10 – 15 anni
§ fabbricati: 20 – 25 anni

Acquisto del bene Ammortamento


Il bene viene acquistato al primo anno utilizzando Si distribuisce il valore del bene su più
capitale proprio o usando un finanziamento a esercizi secondo un opportuno piano di
breve o M/L termine ammortamento

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Gestione Finanziaria
Piani di Ammortamento
• Per quanto attiene al macchinario di produzione è certamente conveniente determinare la quota annua di
ammortamento (e quindi il costo annuo da imputare ai prodotti) separatamente per ciascuna macchina. Ciò viene
di fatto perseguito approntando apposite schede atte ad identificare il singolo cespite e a seguirne le vicende
interne sin dall'istante della sua introduzione nell'impianto. Si osservi che dalla quota annua di ammortamento é
possibile ricavare la quota oraria di ammortamento di una macchina o impianto e questa, in base ai tempi di
lavorazione, si può imputare al prodotto realizzato.
• Sono tre i principali piani di ammortamento utilizzabili:
𝑬𝑬𝟎𝟎 − 𝑽𝑽𝒓𝒓
§ Quote costanti 𝑨𝑨𝒕𝒕 =
𝒏𝒏
𝒏𝒏 − 𝒕𝒕
§ Cifre annue 𝑨𝑨𝒕𝒕+𝟏𝟏 = × 𝑬𝑬𝟎𝟎
∑𝒏𝒏𝒊𝒊 𝒊𝒊

§ Percentuale del valore di recupero 𝑨𝑨𝒕𝒕 = % 𝑽𝑽𝒓𝒓

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Gestione Finanziaria
Piani di Ammortamento

0 1 2 3 4 5
Piano di ammortamento 0.00

Anno Quote costanti Cifre annue % valore residuo -200.00


1 200,00 333,33 400,00
-400.00
2 200,00 266,67 240,00
3 200,00 200,00 144,00 -600.00

4 200,00 133,33 86,40


-800.00
5 200,00 66,67 51,84
Totale 1.000,00 1.000,00 922,24 -1000.00

Quote costanti Cifre annue % Valore residuo

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Costo di produzione e prezzo di vendita
Punto di pareggio
• Dice il Saraceno: “…Il prezzo di vendita viene in certi casi dedotto solo o prevalentemente da determinate
configurazioni del costo del prodotto. Questo procedimento, a prima vista irrazionale, in quanto sembra ignorare sia
il mercato sia la naturale propensione dell'impresa a massimizzare i propri profitti, si trova applicato in primo luogo,
nel vastissimo campo dei pubblici servizi in cui il prezzo si fa corrispondere a quello che si ritiene essere il costo
maggiorato da una congrua quota di utile. Il costo può giuocare un ruolo determinante nella formazione del prezzo
anche nei casi in cui l'impresa si propone di offrire un nuovo prodotto il cui prezzo è strettamente determinato dai
prezzi di mercato di altri prodotti, che, pur dotati di caratteristiche differenti, si pongono come diretti concorrenti del
prodotto offerto dalla nostra impresa. In questa situazione l'impresa, vincolata dal prezzo di vendita che si è già
determinato sul mercato, è indotta a concentrare i suoi sforzi nella ricerca delle caratteristiche tecniche del prodotto
e delle forme di penetrazione sul mercato (soprattutto la pubblicità) che diano luogo ad un costo che presenti
rispetto al prezzo di mercato il margine minimo che rende conveniente il processo. A ben considerare si viene così a
produrre una vera e propria inversione del processo di formazione del prezzo esaminato fin qui: non è il costo che
determina il prezzo ma il prezzo indicato dal mercato che dà la misura del costo massimo che può essere sostenuto;
nell'ambito di questo costo vengono poi identificate le caratteristiche del prodotto e delle iniziative di mercato che
rendono massimamente desiderabile il prodotto. ”

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Costo di produzione e prezzo di vendita
Punto di pareggio
• Il punto di pareggio, o break-even point (BEP), determina la quantità di prodotto che deve essere realizzata e
venduta affinché i ricavi eguaglino i costi totali.
• Dal punto di vista analitico
Ricavi 𝑹𝑹 𝑅𝑅 − 𝐶𝐶𝐶𝐶 > 0
𝑅𝑅𝑇𝑇𝑇𝑇𝑇𝑇 = 𝐶𝐶𝑇𝑇𝑇𝑇𝑇𝑇 Costi

𝑝𝑝𝑢𝑢 � 𝑄𝑄∗ = 𝐶𝐶𝐶𝐶 + 𝐶𝐶𝐶𝐶𝑢𝑢 � 𝑄𝑄∗ 𝑅𝑅 − 𝐶𝐶𝐶𝐶 < 0 𝑪𝑪𝑪𝑪


𝑪𝑪𝑪𝑪
𝑸𝑸∗ =
𝒑𝒑𝒖𝒖 − 𝑪𝑪𝑪𝑪𝒖𝒖

𝑸𝑸∗ è il break-even point o punto di pareggio.


𝑸𝑸∗ Quantità
• La conoscenza del punto di pareggio da informazioni
sul volume minimo di produzione (o di vendita) che Per 𝑄𝑄 < 𝑄𝑄 ∗ si ha una perdita di esercizio
devo superare per guadagnare qualcosa. Per 𝑄𝑄 > 𝑄𝑄 ∗ si ha un utile di esercizio

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Costo di produzione e prezzo di vendita
Punto di pareggio
• Consideriamo due diagrammi rappresentativi di realtà produttive con strutture di costo differenti.

(A) Ricavi 𝑹𝑹 (B) Ricavi 𝑹𝑹


Costi Costi

𝑪𝑪𝑪𝑪 𝑪𝑪𝑪𝑪

𝑸𝑸∗ Quantità 𝑸𝑸∗ Quantità

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Costo di produzione e prezzo di vendita
Punto di pareggio
• Consideriamo due diagrammi rappresentativi di realtà produttive con strutture di costo differenti.

(A) Ricavi 𝑹𝑹 (B) Ricavi 𝑹𝑹


Costi Costi

𝑪𝑪𝑪𝑪 𝑪𝑪𝑪𝑪

𝑸𝑸∗ Quantità 𝑸𝑸∗ Quantità

A: azienda di piccole dimensioni con bassi costi fissi ed elevati costi variabili
B: azienda di grandi dimensioni che fa della specializzazione e dell’abbattimento dei costi i suoi punti di forza

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Costo di produzione e prezzo di vendita
Margine di Contribuzione
• Il reddito marginale, o margine di contribuzione, rappresenta l’aliquota dei ricavi che va a ripagare i costi fissi. Esso
è compreso tra 0 e 1 ed è dato da:
𝑹𝑹 − 𝑪𝑪𝑪𝑪
𝒓𝒓 =
𝑹𝑹
• Casi particolari

Ø 𝒓𝒓 = 𝟎𝟎 𝑹𝑹 = 𝑪𝑪𝑪𝑪 Ø 𝒓𝒓 = 𝟏𝟏 𝑪𝑪𝑪𝑪 = 𝟎𝟎

Costi Costi
𝑪𝑪𝑪𝑪
𝑹𝑹 = 𝑪𝑪𝑪𝑪 𝑹𝑹

𝑪𝑪𝑪𝑪 𝑪𝑪𝑪𝑪 = 𝑪𝑪𝑪𝑪

Quantità Quantità

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Costo di produzione e prezzo di vendita
Margine di Contribuzione
• Il reddito marginale, o margine di contribuzione, rappresenta l’aliquota dei ricavi che va a ripagare i costi fissi.

Ricavi

Margine di
Contribuzione
Costi
Variabili
Costi Fissi

Risultato operativo

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Contabilità Industriale

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Contabilità Industriale
Metodi semplici per l’imputazione dei costi
• Vengono utilizzati in prima approssimazione per suddividere alcuni costi sostenuti dall’intera struttura aziendale sui
singoli prodotti realizzati.
§ Metodo della percentuale sul costo della materia prima
Attraverso tale metodo, il costo della materia prima viene incrementato da un valore percentuale che
rappresenta l’incidenza, calcolata su base annua, dei costi complementari sui costi sostenuti per gli
approvvigionamenti.

𝑪𝑪𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑 = 𝑪𝑪𝑴𝑴𝑴𝑴 + 𝑪𝑪𝑴𝑴𝑴𝑴 + 𝑰𝑰𝟏𝟏 𝑪𝑪𝑴𝑴𝑴𝑴 €/𝑢𝑢𝑢𝑢𝑢𝑢𝑢𝑢𝑢

𝑪𝑪𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄
𝑰𝑰𝟏𝟏 =
𝑪𝑪𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎 𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑

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Contabilità Industriale
Metodi semplici per l’imputazione dei costi
• Vengono utilizzati in prima approssimazione per suddividere alcuni costi sostenuti dall’intera struttura aziendale sui
singoli prodotti realizzati.
§ Metodo della percentuale sul costo della manodopera diretta
Attraverso tale metodo, il costo della manodopera diretta viene incrementato da un valore percentuale che
rappresenta l’incidenza, calcolata su base annua, dei costi complementari sui costi sostenuti per la
manodopera.

𝑪𝑪𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑 = 𝑪𝑪𝑴𝑴𝑴𝑴 + 𝑪𝑪𝑴𝑴𝑴𝑴 + 𝑰𝑰𝟐𝟐 𝑪𝑪𝑴𝑴𝑴𝑴 €/𝑢𝑢𝑢𝑢𝑢𝑢𝑢𝑢𝑢

𝑪𝑪𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄
𝑰𝑰𝟐𝟐 =
𝑪𝑪𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎 𝒅𝒅𝒅𝒅𝒅𝒅𝒅𝒅𝒅𝒅𝒅𝒅𝒅𝒅

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Contabilità Industriale
Metodi semplici per l’imputazione dei costi
• Vengono utilizzati in prima approssimazione per suddividere alcuni costi sostenuti dall’intera struttura aziendale sui
singoli prodotti realizzati.
§ Metodo della percentuale sui costi diretti
Attraverso tale metodo, il costi diretti vengono incrementati da un valore percentuale che rappresenta
l’incidenza, calcolata su base annua, dei costi complementari sui costi direttamente imputabili ai prodotti
realizzati.

𝑪𝑪𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑 = 𝑪𝑪𝑴𝑴𝑴𝑴 + 𝑪𝑪𝑴𝑴𝑴𝑴 + 𝑰𝑰𝟑𝟑 𝑪𝑪𝑫𝑫𝑫𝑫𝑫𝑫 €/𝑢𝑢𝑢𝑢𝑢𝑢𝑢𝑢𝑢

𝑪𝑪𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄𝒄
𝑰𝑰𝟑𝟑 =
𝑪𝑪𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎 𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑𝒑 + 𝑪𝑪𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎𝒎 𝒅𝒅𝒅𝒅𝒅𝒅𝒅𝒅𝒅𝒅𝒅𝒅𝒅𝒅

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Contabilità Industriale
Centri di costo
• La contabilità industriale secondo i centri di costo rappresenta un modello economico attraverso il quale l’azienda
viene organicamente suddivisa in singole strutture per stabilire correttamente i costi associabili ai singoli prodotti
realizzati.
• Un centro di costo rappresenta una fonte di spesa ben identificabile che concorre in vario modo e misura alla
formazione del “costo di fabbricazione”.

Centri di Costo Comuni


Centri di Costo
Centri di Costo Ausiliari Intermedi

Centri di
Centri di Costo Diretti
Costo Finali

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Contabilità Industriale
Centri di costo
• I centri di costo si possono classificare in:
§ CdC diretti si riferiscono a tutte quelle attività o risorse che concorrono direttamente alla fabbricazione del
prodotto finito (es. reparto produttivo, linea di lavoro, macchina utensile, postazione di lavoro);
§ CdC ausiliari riguardano attività o servizi che pur non intervenendo direttamente nel ciclo di fabbricazione ne
costituiscono un supporto tecnico indispensabile (es. magazzini, servizi di stabilimento, centrali, manutenzione,
controllo qualità, laboratori di ricerca, trasporti interni, manodopera indiretta);
§ CdC comuni riguardano attività di interesse generale i cui benefici si possono avvertire sia sui centri diretti che
ausiliari (es. uffici amministrativi, uffici commerciali, direzione generale, mensa aziendale, servizio di
prevenzione e protezione, sistema di gestione ambientale, sistema qualità aziendale).
• Un ulteriore classificazione è in:
§ CdC intermedi sono centri di costo tali per cui i costi in essi localizzati vengono attribuiti ad altri centri di costo
(es. reparto manutenzione, ufficio contabilità, mensa);
§ CdC finali sono centri di costo tali per cui i costi in essi localizzati vengono attribuiti ai prodotti finali. È il caso
dei reparti di produzione.

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Contabilità Industriale
Procedura Operativa di Ripartizione dei Costi
• Le fasi per la determinazione del costo di produzione con questo tipo di contabilità sono:
1. Per ogni centro individuato (Diretto, Ausiliario, Comune) si determinano i costi ad esso imputabili (costo del
personale, costo dei materiali, costo dell’energia, costo di ammortamento, …);

Centro di costo Parametro di ripartizione


2. Per ogni CdC ausiliario si individua un Servizio Manutenzione Ore di lavoro svolte nel centro
parametro di valutazione oggettivo Servizio Aria Compressa Aria compressa consumata nei centri diretti
attraverso cui ripartire i costi in esso Gestione Magazzini Ingombri dei materiali richiesti dai centri diretti
localizzati sui CdC diretti; Servizio Qualità Numero e quantità dei controlli effettuati

3. Per ogni CdC comune si individua un Centro di costo Parametro di ripartizione


parametro di valutazione oggettivo Ufficio Personale Numero di persone amministrate
Servizio Pulizia Interna Superfice interessata dal servizio
attraverso cui ripartire i costi in esso
Mensa Aziendale Numero di pasti erogati
localizzati sui CdC Diretti ed Ausiliari
Servizio Condizionamento Volumi da raffrescare

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Contabilità Industriale
Procedura Operativa di Ripartizione dei Costi
• Le fasi per la determinazione del costo di produzione con questo tipo di contabilità sono:
1. Per ogni centro individuato (Diretto, Ausiliario, Comune) si determinano i costi ad esso imputabili (costo del
personale, costo dei materiali, costo dell’energia, costo di ammortamento, …);

Centro di costo Parametro di ripartizione


2. Per ogni CdC ausiliario si individua un Servizio Manutenzione Ore di lavoro svolte nel centro
parametro di valutazione oggettivo Servizio Aria Compressa Aria compressa consumata nei centri diretti
attraverso cui ripartire i costi in esso Gestione Magazzini Ingombri dei materiali richiesti dai centri diretti
localizzati sui CdC diretti; Servizio Qualità Numero e quantità dei controlli effettuati

3. Per ogni CdC comune si individua un Centro di costo Parametro di ripartizione


parametro di valutazione oggettivo Ufficio Personale Numero di persone amministrate
Servizio Pulizia Interna Superfice interessata dal servizio
attraverso cui ripartire i costi in esso
Mensa Aziendale Numero di pasti erogati
localizzati sui CdC Diretti ed Ausiliari
Servizio Condizionamento Volumi da raffrescare

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