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19/1/2018 Nel dl n.

133/2014 quattro categorie di destinazione urbanistica - Imprese Edili


Decreto Sblocca Italia | Edilizia cambio d’uso

Nel dl n. 133/2014 quattro categorie di destinazione


urbanistica
L’articolo 23-ter del Testo Unico per l’edilizia ha considerato quattro classi specifiche: residenziale e turistico-ricettivo, direzionale-
produttiva, commerciale, rurale. Il mutamento di destinazione d’uso può essere con o senza opere: nel primo caso si considera
mutamento strutturale di destinazione d’uso.
Redazione 22 settembre 2014

Il decreto legge Sblocca Italia (n. 133/2014) ha introdotto l’articolo 23 ter al Testo Unico per l’edilizia individuando 4
categorie di destinazione urbanistica:

residenziale e turistico-ricettiva
produttiva e direzionale
commerciale
rurale

La norma stabilisce che per la legge nazionale costituisce mutamento rilevante della destinazione d’uso ogni forma di utilizzo
dell’immobile o della singola unità immobiliare diversa da quella originale anche se non accompagnata dall’esecuzione di opere
edilizie, purché tale da comportare l’assegnazione dell’immobile o dell’unità immobiliare considerate una diversa categoria
funzionale.

DIFFERENZE
Il mutamento di destinazione d’uso può essere con opere o senza opere: in quest’ultimo caso si parla di mutamento
funzionale di destinazione d’uso, nel primo caso di mutamento strutturale di destinazione d’uso.
Questo sta a significare che il passaggio da destinazione residenziale a direzionale è mutamento di destinazione d’uso perché si
passa da una categoria a una diversa mentre il passaggio dalla destinazione direzionale a quella produttiva oppure dalla turistica
a residenziale non è mutamento di destinazione d’uso rilevante ai fini della legislazione edilizia.
Per quel che concerne l’identificazione delle categorie prevale la legge regionale: alcune regioni hanno già una
regolamentazione normativa dei cambi d’uso con categorie diverse da quelle del decreto Sblocca Italia. Vi sono Regioni in cui la
destinazione turistico-ricettiva è considerata a se stante e non associata alla destinazione residenziale oppure in cui la
destinazione direzionale è autonoma rispetto alla destinazione produttiva.

IMPLICANZE
La rilevanza di un cambio di utilizzo come formale variazione delle destinazione d’uso implica dover ottenere permessi e
pagare oneri, la non rilevanza sta a significare di regola meno casi in cui bisogna conseguire un titolo edilizio e meno spese per
contributi di costruzione.
In alcune leggi regionali è previsto che sono onerosi i mutamenti delle destinazioni d’uso anche in assenza di lavori edilizi, solo
nei casi in cui si verifica il passaggio dell’una o dell’altra delle categorie censite. L’onerosità è commisurata alla differenza tra gli
oneri dovuti per la classe della nuova destinazione d’uso e quelli dovuti per la destinazione in atto con obbligo di versamento del
conguaglio.

DESTINAZIONE D’USO ALL’INTERNO DELLA STESSA CATEGORIA


L’art. 23 considera una norma di carattere generale, ovvero che il mutamento della destinazione d’uso all’interno della
stessa categoria funzionale è sempre consentito: la legislazione regionale comunque potrebbe disporre diversamente e nel caso
specifico la sua considerazione prevale sulla legge nazionale. Lo stesso concetto è per i piani regolatori e in generale per gli
strumenti urbanistici regionali che posso vietare il cambio di destinazione d’uso anche all’interno della medesima categoria.

http://www.impresedilinews.it/nel-dl-n-1332014-quattro-categorie-di-destinazione-urbanistica/ 1/1

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