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FACOLTÀ DI INGEGNERIA
CORSO DI LAUREA IN INGEGNERIA CIVILE
TESI DI LAUREA
RelatorI: Candidata:
Prof.Ing. Edoardo Cosenza Maria Polese
Prof.Ing. Gaetano Manfredi Matr. 037/1161
INTRODUZIONE I
i
65
3.3.2 Metodi per la linearizzazione della curva di push-over
83
4.1. Il metodo N2
90
4.2 Caratteristiche dell'edificio oggetto di studio
95
4.3 Applicazione dell'approccio alle forze nella valutazione della
prestazione strutturale dell'edificio
96
4.4 Applicazione dell'approccio agli spostamenti nella
valutazione della prestazione strutturale dell'edificio
104
4.4.1 Valutazione della richiesta con il metodo del coefficiente
104
4.4.2 Valutazione della richiesta con il metodo dello spettro di
capacità
110
4.5 Applicazione dell'approccio alle forze tenendo conto del
fenomeno del danneggiamento
113
4.6 Conclusioni
115
BIBLIOGRAFIA 121
ii
Introduzione
nei confronti del crollo di parte o di tutta la struttura; con il rispetto dei limiti
I metodi per portare avanti uno studio di carattere globale sulla problematica in
questione sono illustrati nel primo capitolo del presente lavoro. Si introduce la
trattano, poi, i cosiddetti “studi di scenario”, per i quali uno o più edifici sono
I
Introduzione
Negli studi di scenario, pertanto, solo per pochi edifici vengono effettuate
analisi approfondite; con tali studi di dettaglio è possibile prevedere quale sarà
lecito attendersi dal sistema strutturale e non strutturale (come si vedrà anche il
(PBE). Nella PBE il giudizio è subordinato alla scelta del livello prestazionale
(stato limite) in cui si vuole che ricada l’edificio. La definizione di stato limite
II
Introduzione
Nel secondo capitolo del presente lavoro sono riportate le descrizioni di alcune
della risposta della struttura stessa. Sono molto rari, infatti, i casi in cui la
un’analisi non lineare. Il metodo più rigoroso per eseguire un’analisi non
del moto del sistema a più gradi di libertà con il quale si modella la struttura
III
Introduzione
vari input sismici (accelerogrammi diversi), visto che la risposta dipende dalla
Nell’ambito di studi che sono affetti da una notevole (ed intrinseca) incertezza
iniziale (nessun terremoto è uguale all’altro) non ha senso, se non per scopi di
ricerca, svolgere analisi così dettagliate che comportano, fra l’altro, un enorme
history.
l’altro, di ottenere risultati più realistici di quelli cui si può pervenire mediante
IV
Introduzione
incremento di tali forze (ciò che in effetti equivale a spingere la struttura, di qui
ordinate il valore del taglio alla base: la curva di capacità è rappresentativa del
fenomeno sismico dovrebbe avere, infatti, una forma variabile in funzione della
V
Introduzione
sol grado di libertà. Ciò equivale a fissare una forma di spostamenti che si
(multiplo del taglio alla base) e quello del vettore di spostamenti, anch’esso di
Nel terzo capitolo del presente lavoro, oltre all’illustrazione di alcuni dei
metodi di analisi lineare e non lineare della risposta strutturale (analisi modale;
SDOF. Una volta istituita tale equivalenza ed una volta noto, quindi, il periodo
VI
Introduzione
Nel quarto capitolo del presente lavoro, infine, è stata svolta un’applicazione
realizzato a Catania alla fine degli anni ’70. Nello studio effettuato è stata posta
VII
Capitolo 1 Aspetti
Generali
prime indicazioni in materia nelle norme dei vari paesi europei, infatti,
risalgono agli anni '60, mentre è solo nella prima metà degli anni ‘80 che
sono fornite regole più precise per la progettazione. Buona parte degli
quindi, una resistenza alle forze laterali che al più è quella prevista in
1
Capitolo 1 Aspetti
Generali
‘60 e la fine degli anni ’70; tali edifici sono in genere proporzionati meno
evidenti irregolarità.
2
Capitolo 1 Aspetti
Generali
abbatterlo per costruirne uno nuovo, visti gli enormi costi degli
si esegue una analisi visiva degli edifici, mentre per il secondo si esegue
3
Capitolo 1 Aspetti
Generali
vulnerabilità sismica. Essa si avvale, come più avanti sarà descritto (cfr
4
Capitolo 1 Aspetti
Generali
uno dei metodi descritti nei successivi capitoli (approccio alle forze e
5
Capitolo 1 Aspetti
Generali
dell’edificio stesso.
categoria e quindi può essere un primo passo per gli studi di scenario;
stesso, poiché i criteri per la redazione della scheda stessa sono basati
6
Capitolo 1 Aspetti
Generali
7
Capitolo 1 Aspetti
Generali
parametri molto conservativi non ci si può aspettare che con essa si sia
sismica. Tale valore base viene poi modificato in relazione alle ulteriori
8
Capitolo 1 Aspetti
Generali
elencati:
punteggio, come anche di corpi aggettanti o di masse pesanti ai piani alti, o ancora la
costruzione su pendii acclivi ecc.
3 Ascisse e ordinate del diagramma sono assunte come medie rappresentative di
9
Capitolo 1 Aspetti
Generali
10
Capitolo 1 Aspetti
Generali
11
Capitolo 1 Aspetti
Generali
12
Capitolo 1 Aspetti
Generali
rivestimento stesso;
- pilastri corti: essi sono elementi più rigidi seppur non progettati in
- vicinanza a faglie;
13
Capitolo 1 Aspetti
Generali
14
Capitolo 1 Aspetti
Generali
alcuni aspetti che rendono tale procedura più spedita di altre nella
non recente può essere compresa fra i 3 ed i 4.5 m; se non nota si esegue
4 Per la definizione dei vari stati limite che è possibile prendere in considerazione si
rimanda a quanto detto nel secondo capitolo.
15
Capitolo 1 Aspetti
Generali
della risposta strutturale (si intende come tale un punto riportato sul
16
Capitolo 1 Aspetti
Generali
17
Capitolo 1 Aspetti
Generali
ϑlim=Leq(Φlim-Φy)
ϑlim,min=0.003
ϑlim,max=0.014
Δlim,min=ϑlim,min*hmin=0.003*3=0.009 m
Δlim,max=ϑlim,max*hmax=0.014*4.5=0.065 m
18
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
17
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
limite, ciò che in effetti viene fatto nella filosofia del Performance Based
Engineering.
misuri quanto danno sia stato provocato dal sisma, si intende dare un rilievo
18
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
Livelli prestazionali
Livello 1 Livello 2 Livello 3 Livello 4
SP1
Frequente
(25 anni)
Terremoti di progetto
NP1
Occasionale ObSP1 SP2
i Ob
(72 anni) e ttiv iet
NP1 o pNP2 tiv
e ob
Raro Ob SP1 r a SP2 ase SP3
iet ttiv
tiv ità
(250-800 anni)
NP1
o d NP2 ess NP3
is
Massimo SP1 alv SP2 enzia SP3 SP4
ez li
za
(800-2500
NP1 NP2 NP3 NP4
anni)
19
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
20
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
Δy Δp
Forze sismiche equivalenti
.3 Δp .3 Δp .2 Δp .2 Δp
Curva di push-over
SP3
SP4
Collasso
Snervamento
SP2
SP1
nominale
Spostamenti
21
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
strutturale).
Livello di
SP1 Di servizio Δy 0%
Tabella 1
individuati tre stati limite (fig. 3): di immediato utilizzo, di salvezza delle
22
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
rapidamente.
Forze laterali taglianti
Salvezza
Occupabilità Prevenzione collasso
immediata vite
Δ OI Δ SV Δ PC
Spostamenti laterali
particolare evento sismico; esso è scelto fra una serie discreta di fenomeni sismici che,
23
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
objectives).
necessità (cioè edifici per i quali una perdita di funzionalità può avere
Fattore
24
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
sociale
Tabella 2
25
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
(confronto di spostamenti).
forze ha comunque una notevole importanza, visto che la gran parte dei
26
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
approccio nell’analisi degli edifici (Fardis, 1998)(22) sta nel fatto che un
forze laterali cui la struttura stessa deve resistere (ciò che invece viene
27
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
28
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
Probabili resistenze
dei materiali
F1
Probabili resistenze degli elementi
e dei nodi, assumendo che non vi sia
degrado della resistenza a taglio (μφd=1)
F2 Meccanismo e probabile
capacità laterale, V
Periodo elastico, T
F3 Coefficiente di rischio
sismico, Ch(T, μ)
No μφc> μφd ?
Si
F6 Resistenza a taglio
a μφd
29
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
5.
3 Nel dare un giudizio sismico per le strutture esistenti è opportuno usare valori
realistici delle resistenze dei materiali, per avere le stime migliori delle resistenze
degli elementi strutturali; non è dunque corretto utilizzare le resistenze nominali dei
materiali.
30
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
Formazione di
meccanismo
Vu Δ
Formazione di ulteriori
Vl cerniere plastiche
1
Formazione della prima V
cerniera plastica
Δy
Spostamenti laterali al centro di azione
delle forze sismiche, Δ
Figura 5
31
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
travi forti e pilastri deboli) la capacità può essere valutata come somma
il valore della capacità nel caso in cui sia errata la previsione del
meccanismo di collasso.
32
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
Si =
∑(M bl + M br )
∑(M ca + M cb )
valutate alla sinistra ed alla destra del nodo in esame, Mcs e Mcb sono le
sotto del nodo in esame; grazie a tale indice si può valutare se al piano
33
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
x
x
Carico
x x
sismico
x x
x
V
Ch ( T , μ ) =
Wt S p Rz
34
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
Coefficiente di rischio
sismico Ch(T, μ)
T(sec)
Figura 7
35
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
cerniera plastica critica (si noti che in tal modo si è fatta l’ipotesi
• Passo F6: poiché la resistenza a taglio nelle travi, nelle colonne e nei
36
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
37
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
• Passo S2: come fatto nel passo F2 del metodo alle forze si stabilisce il
o dei nodi viene attinta prima del completo utilizzo delle rotazioni
38
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
Si Si>0.85? No
S2 Meccanismo Meccanismo
di pilastri di travi
Il taglio limita
Si la duttilità No
Modifica duttilità
S4
elementi
5 Come nota 2
39
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
di meccanismo; fig.9).
40
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
rinforzata od irrigidita.
60
Elasto-plastico
ν
(% cr) Travi
Pilastri
10
2 10 μ
Figura 9
Uno dei passi chiave della procedura di valutazione degli edifici che
41
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
6 Per la definizione di curva di capacità si rimanda a quanto detto nel terzo capitolo.
42
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
per tener conto del comportamento non lineare della struttura; il punto
43
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
V W
Sa =
α1
Δ tetto
Sd =
PF1Φ tetto ,1
in cui:
44
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
(fig. 10).
T1
spettrale
spettrale
Spettro di capacità
Spettro di capacità T2
Accelerazione
Accelerazione
B B
A T3
A
T1 T2 T3 Spostamento spettrale
Periodo, T
Figura 10
45
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
Sa
ap
Spettro di richiesta
dp Sd
Figura 11
46
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
tentativo (api, dpi) del punto di performance (per la scelta di tale punto
δelas δ
47
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
SRA=1/BS≈(3.21-0.68*ln(βeff))/2.12
SRV=1/BL≈(3.21-0.41*ln(βeff))/1.65
modificato è un punto che si discosta poco (fig. 12) dal valore di primo
parte dal nuovo punto per una seconda iterazione. Il valore ddef valutato
l’evento sismico.
Sa Spettro di
capacità
Kiniziale
Keffettiva
api
ay
Es0
dy dpi Sd
Ed
Figura A
48
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
Accelerazioni spettrali
ay
dy dp dpi
Spostamenti spettrali
Figura 12
9 E’ stata data una descrizione sommaria dei vari passi della procedura, ampiamente
dettagliata in ATC 40; per l’applicazione del CSM esistono, fra l’altro, tre diversi
49
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
tenerne conto.
metodi, concettualmente simili, dei quali uno puramente grafico, mentre gli altri due,
più analitici, consentono l’implementazione di software di calcolo.
10 È possibile correlare le grandezze relative ad i sistemi reali con quelle di un sistema
50
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
equivalente Te:
Te=Ti*(Ki/Ke)0.5
in cui
δt= C0C1C2C3Sa(Te/2*π)2
dove
51
Capitolo 2 La PBE come criterio di verifica delle strutture: obiettivi e
metodologie.
livello di progetto e del periodo critico T012, associato alla transizione dal
costante:
R= (Sa/g)/(Vy/W)*(1/C0)
ordine.
12E’ possibile utilizzare anche altre espressioni di C1, ad esempio quella proposta da
Cosenza-Manfredi (1997):
C1(=RD)≈[1+0.6*(τ)-1*(Rμ-1)1.25]*(1/Rμ)
in cui Rμ vale:
Rμ=1+1.5∗τ0.75∗(μ−1)0.8
dove τ=T/T0 per T≤T0 e τ=1 per T>T0
52
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
punto di vista delle prestazioni che da esso ci si può attendere per ogni dato
input sismico; il compito del progettista che agisca nell’ottica del Performance
in esame, viene applicato un fattore riduttivo pari proprio alla duttilità che si impone
sia disponibile per gli edifici di una data categoria, ottenendo così uno spettro a
duttilità controllata; in tal modo si può effettuare il confronto direttamente in termini
di resistenze richieste (ciò prevede, naturalmente, la valutazione della duttilità
richiesta = umax/uy come rapporto del massimo spostamento richiesto e dello
spostamento al limite elastico) e disponibili per il sisma.
49
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
(in termini di forze o spostamento), calcolata per un dato input sismico, non
funzione del tipo di edificio (telaio in C.A., semplice o irrigidito con pareti di
prescelto.
Analisi time-history
Analisi di push-
Analisi modale over
(lineare)
(non lineare)
Figura 1
50
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
Come spesso accade ciascuno di tali metodi ha dei pregi e dei difetti. Un
teoricamente più rigorosi rispetto a tutti gli altri metodi, presenta tuttavia oneri
l’uso, vista fra l’altro l’iniziale incertezza che caratterizza inevitabilmente i dati
fenomeno sismico si può procedere alla determinazione dei massimi effetti del
chiaro che un’analisi lineare non può cogliere certi aspetti del comportamento
essere messi in luce solo da un’analisi non lineare. Vedremo che l’analisi di
l’estendibilità dei risultati, si presenta, per quei casi in cui è lecita, come un
51
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
L’analisi effettuata con uno qualsiasi dei metodi suddetti richiede un’accurata
decidendo di studiare la struttura come un sistema piano (ove ciò sia lecito) o
far perdere di vista gli obiettivi dell’analisi, non fornendo, peraltro, risultati più
tridimensionale, che possa tener in debito conto gli effetti torsionali che per
52
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
In tale equazione [M] (nxn) rappresenta la matrice delle masse, [C] (nxn) la
matrice degli smorzamenti, {R} (nx1) il vettore delle forze resistenti, {F} (nx1)
il vettore delle forze esterne, {U} (nx1) il vettore degli spostamenti (uno per
ogni grado di libertà), incognita del problema, del sistema a più gradi di libertà.
53
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
forma: {R}=[K]{U}
con [K] (nxn) matrice delle rigidezze del sistema a più gradi di libertà.
⎧ .. ⎫ ⎧.⎫
(2) [M ]⎨U ⎬ + [C ]⎨U ⎬ + [K ]{U } = {F }
⎩ ⎭ ⎩ ⎭
Gli elementi delle matrici fin qui introdotte hanno un ben preciso significato
fisico:
-il generico elemento mij della matrice [M] rappresenta la forza d’inerzia che
-il generico elemento cij della matrice [C] rappresenta la forza viscosa che
nasce in corrispondenza della massa i per effetto della velocità unitaria sulla
-il generico elemento kij della matrice [K] rappresenta la forza di richiamo
elastico che nasce in corrispondenza della massa i per effetto dello spostamento
unitario della massa j, essendo nulli gli spostamenti delle altre masse.
assume la forma:
54
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
della (2)):
.. . ..
(4) m ⋅ u + c ⋅ u + R (u ) = −m ⋅ u g
diventa:
.. . ..
(5) u + 2νω 0 ⋅ u + ω 02 ⋅ u = − u g
Quando il sistema non è (più) elastico la soluzione della (5) può essere trovata
funzione di resistenza R(u) del sistema con un modello bilineare, avente una
55
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
.. . ..
(6) Δ u + 2ν iω 0i ⋅ Δ u + ω 02i ⋅ Δu = − Δ u g
istantanei, che dipendono dalla forza resistente R(u) e dalla sua variabilità.
.. .. .
(7) R (u ) = −(m ⋅ u g + m ⋅ u + c ⋅ u )
comprende, quindi, che una così accurata analisi della risposta strutturale,
modo rigoroso la storia delle deformazioni della struttura, ha senso fintanto che
56
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
analisi che fornisce una stima delle massime richieste strutturali in termini di
Effettuando l’analisi modale4 del sistema a più gradi di libertà si ottiene che il
{ }
n
(*) {U } = [ Χ]{ p} = ∑ Ψ ( i ) pi
1
4
[ ]{ } [ ]{ } { }
Il vettore {U}, soluzione dell’equazione M U + K U = 0 , può essere posto
{U } = [ Χ]{ p} = ∑ {Ψ (i ) } pi
n
nella forma: (*) dove [X] è una matrice contenente
1
i vettori {ψ(i)} ordinati per colonna e pi è una funzione armonica di frequenza ωi..
Dovendo l’equazione del moto suddetta essere soddisfatta anche con riferimento al
termine i-mo risulta:
[ ]
(**) ( K − ω
2
[ M ]){Ψ} = {0} ; la (**) rappresenta un sistema omogeneo di
equazioni lineari, ed ammette soluzione diversa dalla banale solo se det([K]-ω2[M])=0;
da tale equazione algebrica di grado n si ricavano le n pulsazioni proprie del sistema
e, ritornando nel sistema omogeneo, per ogni pulsazione (frequenza) ωi si trova la
forma modale corrispondente {Ψ(i)}.
57
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
dove si è considerato il vettore {F} delle forze esterne costituito dalle forze di
trascinamento ({F}=-[M]{1}üg).
mi* e rigidezza ki*. Indicando, infatti, con mi* e con ki*, rispettivamente, i
termini generici delle matrici [N] ed [L] (gli unici termini non nulli si trovano
.. ⎛ K i* ⎞ ..
p i +⎜⎜ * ⎟⎟ pi = − u g g i
⎝ mi ⎠
5Assegnati due vettori {Ψ(i)} e {Ψ(j)} si dice che tali vettori sono ortogonali rispetto
alla matrice [A] se risulta: {Ψ(i)}T[A] {Ψ(j)}=0
58
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
gi=
∑mΨ k k
(i )
k
∑mΨ k k
(i ) 2
k
6 Esistono vari metodi per effettuare tale sovrapposizione; fra questi ricordiamo la:
59
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
effetti dell’eccitazione dei singoli modi prodotta dal terremoto stesso: per ogni
di libertà (gli spettri di risposta sono infatti riferiti solo a sistemi ad un sol
l’effetto dei primi modi di vibrazione e quindi per questi deve essere maggiore
una struttura che oscilla secondo il primo modo di vibrazione, non essendo
che prende il nome di SRSS (Square Root Sum of the Squares), che è quindi un caso
particolare della CQC.
60
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
struttura, ottenendo così risultati più realistici di ciò che si otterrebbe con
edificio a resistere agli effetti del sisma e degli effetti che il sisma stesso
quando non sia necessario fare una stima del potenziale danneggiamento
61
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
che comprometta la stabilità dell’intero edificio. Uno dei risultati più utili
2 1
8
Carichi
gravitazionali
Cerniere plastiche
62
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
(fig.3) già dalla formazione della prima cerniera plastica; si notano, infatti,
una serie di informazioni utili, quali la rigidezza iniziale, il punto in cui inizia
Cerniere plastiche
Vbase
8
2
1
Du Dtetto
subire per l’avvento del fenomeno sismico (ciò che si fa nell’ottica del
63
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
danno vengono fatte, così, sulla curva di push-over relativa allo spostamento
tale forma di spostamenti (non si può più infatti parlare, propriamente, di modo
indicato che esse portano a previsioni abbastanza buone delle massime risposte
dei sistemi a più gradi di libertà, purchè le risposte stesse siano governate da
64
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
1
Meq
Φi
Le
Figura 4
In tale modello è definito un oscillatore semplice (fig.4) costituito da un’asta
65
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
del MDOF alla stessa quota), vincolato al suolo con una molla rotazionale di
.. . ..
(10) M eq u + C u + Ku = − M t u g
dove
Meq=
∑m Φ i
2
i
Mt è la massa del sistema equivalente concentrata alla quota
∑m Φ i i
Le
Le=
∑m Φ h
i i i
è l’altezza del sistema equivalente (ricavata imponendo
∑m Φ i i
{Φ}, assunta come forma di vibrazione del sistema MDOF, è quella che si ha
66
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
fisico.
67
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
In altre parole si assume che lo spostamento del sistema MDOF ad una altezza
effettiva heff del sistema a più gradi di libertà stesso possa essere interpretato
alla massa totale del sistema MDOF, altezza pari alla suddetta altezza effettiva
e rigidezza definita come una rigidezza effettiva Keff , pari alla rigidezza
ascisse è riportato il valore dello spostamento del SDOF (o, ciò che è lo stesso,
il valore dello spostamento del MDOF alla quota heff) ed in ordinate il valore
M
ricercato: T*= 2π
K eff
Va notato, a questo punto, che le indicazioni date dall’autore per il calcolo del
sicurezza.
68
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
Vu
Vy
Ki
K eff
Δy Δsc u(heff)
Figura 5
Secondo Priestley l’altezza effettiva coincide con la quota del baricentro delle
un’analisi che si spinge in campo non lineare insorgeranno, nelle varie fasi
rappresentative dello stato del sistema prima del collasso, plasticizzazioni che
69
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
Meccanismo
di trave n≤4
3 2 1
Δp
1
Δp2
H
Δp3
Meccanismo di
≈0.61 trave n>20
H ≈0.67
≈0.5 H
H
Meccanismo
di pilastri
spostamento elastico che quello plastico possono essere calcolati alla quota heff;
quindi:
70
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
l’ammettere che la deformata del sistema a più gradi di libertà MDOF possa
un singolo modo.
Il vettore {U}, rappresentante gli spostamenti ai vari piani del MDOF, potrà
(12) {U}={Φ1}D
71
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
di conseguenza l’equazione
influenzata dalla scelta del vettore forma {Φ1}, a proposito della quale vi sono
-alcuni autori (Krawinkler et. Al.), osservando che l’uso di una forma assegnata
-altri autori (Collins et al.,1996; Fajfar et al, 1995; Moehle et al., 1991)
72
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
DeformataΦ1
Vettore dei carichi (spostamenti normalizzati rispetto allo
spostam. al tetto)
di forma assegnata
Φn=1
Figura 7
snervamento: una cosa è scegliere il vettore sul sistema ancora elastico, ben
limite elastico quando si stia studiando la performance strutturale per uno stato
quando invece si voglia preservare la struttura dal collasso; alcuni autori (Saiidi
73
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
(fig.8)
Φn =1 Φn =1
hn/2
Φn=1
h1
Per quanto riguarda, invece, il vettore {Φ2}, due possibili scelte sono
dei lavori virtuali), l’altra ({Φ2}={1}) che preserva il valore del taglio alla
base.
74
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
.. . ..
(16) M * x+ C * x+ Q * = − M * u g
dove M*,C*,e Q* denotano le proprietà del sistema equivalente e sono date da:
M * = {Φ 1 } [ M ]{1} = ∑ mi Φ 1,i
T
Q * = {Φ 1 } { R}
T
C *
= {Φ 1 } [C ]{Φ 1 }
T {Φ 1 } [ M ]{1}
T
{Φ 1 } T [ M ]{Φ 1 }
avendo definito la funzione spostamento del SDOF nel seguente modo:
(17) x=
{Φ 1 } [ M ]{Φ 1 }
T
D =c⋅D
{Φ1 } T [ M ]{1}
La soluzione della (16), nella quale si è realizzato un vero e proprio
tramite la costante c (≤1) definita dalla (17). La curva di push-over relativa alla
struttura a più gradi di libertà può essere, quindi, interpretata come curva
75
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
4000 3000
3000 2000
2000
1000
5 10 15 D*= cD (cm)
0
0 5 10 15 20 25 D (cm)
Figura 9
Alcuni autori (Collins et al., 1996) hanno affrontato il problema del sistema
in modo diverso dalla (16); l’equazione del moto del SDOF ha in tal caso
forma:
.. . ..
(18) D + 2νω * D + (ω * ) 2 G ( D) = − P * u g
76
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
corrispondente alla parte iniziale del diagramma V-D (sezioni non fessurate) e
normalizzato in modo che il taglio alla base corrispondente sia =1, utilizzato
nell’analisi push-over;
se nella (15) si esprime {R} come vettore delle forze di ritorno elastico, quindi
tramite la grandezza K:
{R}=V{f}=(V/D) {f}D=K{f}D
.. . ..
allora la funzione G(D) della (18) D + 2νω * D + (ω * ) 2 G ( D) = − P * u g ,
77
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
K*
ω*= frequenza angolare del SDOF;
M*
che: 2νω*=C*/M*;
moto del SDOF derivata da quella del MDOF in base al principio dei lavori
valore del taglio alla base; in tal modo l’espressione dell’equazione del
P*={1}T[M]{1}/{1}T[M]{Φ 1}
K*
ω*=
M*
con
M*={1}T[M]{Φ 1}= ∑m Φ i i
K*=K{1}T{f}
{1}T[C]{Φ 1}/M*=2νω*
78
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
Gli stessi autori (Collins et al., 1996) hanno effettuato un confronto fra i
risultati ottenuti con entrambe le scelte del vettore {Φ2}, traendo le seguenti
considerazioni:
⎡ Φ − Φ 1,i −1 ⎤
approssimata: [(ΔL)max=βLG(Dmax/H) con β LG = H ⎢ 1,i ⎥ , essendo
⎣ hi ⎦ max
il valore troppo basso di βLG e quindi porta a stime migliori (se non un po'
79
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
genere, come per il caso della risposta elastica, si sottostima il valore del
• formulazione del taglio alla base con rirposta inelastica non lineare:
valgono le stesse osservazioni fatte per l’analisi elasica della base shear
formulation.
Il vettore {R} delle forze resistenti è costituito dal vettore delle forze laterali
applicate nell’analisi di pushover. La scelta del vettore dei carichi laterali è uno
dei punti critici dell’analisi di pushover stessa, in quanto esso deve essere
essere realistica (Krawinkler et al., 1998)(26) solo nel caso in cui la risposta
della struttura non sia influenzata significativamente dagli effetti dei modi
possa essere indagato con un’unica distribuzione di carico che mantenga forma
l’analisi con più distribuzioni di carico che costituiscano una sorta di inviluppo
delle forze d’inerzia che si possono generare durante il terremoto. Una può
80
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
proporzionale alle masse di piano) che dà più rilievo alla domanda ai piani
inferiori rispetto a quella ai piani superiori, e più importanza alle forze taglianti
codici (UBC) del tipo lineare a triangolo invertito; un’altra ancora quella
costituita dagli incrementi dei taglianti di piano calcolati con l’analisi modale
in cui si sia effettuata una sovrapposizione SRSS, che tiene in debito conto
l’effetto dei modi superiori. In alternativa una buona soluzione può essere
di carichi data da una combinazione SRSS basata sulle forme modali derivate
dalle rigidezze secanti per ogni incremento di carico, od ancora una forma del
Per comodità sono di seguito riportate due tabelle in cui sono riassunte le
81
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
Collins-Wen-Foutch (1996)(16):
Fajfar-Gašperšič (1996)
{F}=[M] {Φ1}
{Φ1} vettore forma assegnato
(vedere suggerimenti fig.8)
82
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
Collins-Wen-Foutch (1996)
T*=2π(M*/K*)^0.5 K*=K
{Φ2}= {1 }
M*=ΣmiΦi
del sistema equivalente ad un sol grado di libertà SDOF. Si è infatti visto come,
83
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
parole bisogna poter trovare una relazione carico-spostamento che sia del tipo
marcatamente non lineare anche nella prima fase, sicché non è immediata, né
onde poter, di conseguenza, trarre tutte le informazioni utili al suo utilizzo (ad
Vari criteri sono stati suggeriti dai diversi autori per approssimare la curva di
individuabile.
1991)(34) suggeriscono di prendere come rigidezza quella che tiene conto della
84
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
R max
Ry
K0
Dy D max D
Figura 10
85
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
Ky
R m ax
Ry
Am
K0
Dy D m ax D
Figura 11
Indicando con Am l’area sottesa alla curva di push-over e con Ry, Dy, Rmax,
Ry= Rmax-(Dmax-Dy)Ky
si ricava:
86
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
(che è maggiore per le strutture più rigide, rientranti nel campo dei bassi
periodi). Fra tali valori “arbitrari” uno suggerito corrisponde al valore della
rigidezza iniziale (a sezioni non fessurate), altri ad una sua aliquota (dividendo,
ad esempio, la rig. iniz. per 1.5 o 2 a seconda che si abbia a che fare con un
telaio a colonne forti e travi deboli (a) od un edificio che abbia un piano soffice
Altri ancora (Saiidi – Sozen, 1981) [27] forniscono delle regole pratiche per la
si traccia la tangente alla parte iniziale della curva (curva che, in questo caso,
rispetto al momento dato dal prodotto dei pesi ad ogni piano per le rispettive
87
Capitolo 3 Il metodo del push-over come procedura di analisi non
lineare
con un punto, sulla curva calcolata, avente ascissa pari a cinque volte il punto
di snervamento.
(uguaglianza delle aree sottese alla curva di push-over ed alla bilatera stessa).
88
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
Come visto nei precedenti capitoli, esistono due strade per poter dare
seguendo sia l'approccio alle forze che quello agli spostamenti, illustrati
89
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
4.1 Il metodo N2
l’avvento del fenomeno sismico. Esso è un metodo non lineare (N) che si
come media pesata degli indici di danno particolari dei vari elementi
strutturali.
90
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
di Park-Ang.
dettagliata.
91
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
92
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
Definizione di SDOF
Figura 1
Gašperšiç, 1996).
spostamento.
93
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
m* ⋅ Ae
Rμ =
Fy*
D*=μ D*y
Θ EH
DM= +β⋅
Θu M y ⋅ Θu
94
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
Θ ⎛ 2 μ
2
Θ − Θy ⎞
DM= ⎜ 1 + βγ ⎟
Θu ⎝ μ −1 Θ ⎠
in cicli statici.
Si ha dunque:
(DM)tot= ∑
(
M yi Θ i − Θ yi ) ⋅ DM i
i ∑ M (Θ
i yi i − Θ yi )
Ciascun passo del metodo descritto può essere sostituito con procedure
95
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
curva di capacità (si veda quanto detto nel terzo capitolo, paragrafo
96
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
Le fondazioni sono del tipo dirette a travi rovesce; la maglia dei pilastri
97
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
fessurazione.
SDOF) le cui proprietà sono ricavabili con uno dei metodi ricordati nel
98
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
del sisma2.
2 Sulla scelta del vettore di forze da adottare nell'analisi si veda quanto detto nel
secondo capitolo (cfr par. 2.3)
99
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
conservatività.
stesso, che sono funzione, a loro volta, dalla linearizzazione della curva
100
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
350
curva di push-over
del SDOF
300
SEAOC
250
Fajfar 2
200
F* [kN]
Fajfar 1
150
Reinhorn
100
Lee
50
Moehle
0
0 0,01 0,02 0,03 0,04 0,05 0,06
D* [m]
Lo studio è stato fatto per sei tipi diversi di linearizzazione della curva
Reinhorn, Fajfar-Gašperšiç (1996; tali autori danno due valori limite per
101
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
push-over);
-Lee: la tangente iniziale è quella relativa alla secante alla curva di push-
plastiche totali.
102
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
passaggio dal MDOF al SDOF (si veda tabella 2) per il taglio alla base di
Q*=cV
0,6
a/g
0,5 ELASTICO
0,4
0,3
0,2
0,1
0
0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5
T (sec.)
di a/g per vari valori della duttilità (si tratta di spettri progettuali a
103
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
0,3
a/g
0,25
μ
0,2
0,15 μ=2
SEAOC
Fajfar 1
0,05 Moehle
0
0 0,5 1 1,5 T (sec.) 2 2,5 3 3,5
Figura 5
qualunque dei sei casi studiati, i cui risultati sono riassunti in tabella 3,
104
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
105
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
determinazione delle
caratteristiche del SDOF
D*y, F*y, D*u, F*u, μ=D*u/D*y
Κ ∗ e Τ∗
Figura 6
106
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
sistema. Nel presente studio saranno adottati sia il metodo del coefficiente
metodo del coefficiente) che tengono conto del fatto che a) il sistema
ma possiede una certa duttilità, c) sono presenti effetti di fatica per cicli
107
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
par.2.4):
Te=Ti*(Ki/Ke)0.5
in cui
δt= C0C1C2C3Sa(Te/2*π)2
108
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
dove
costante:
5Si vedano, a tal proposito, i suggerimenti dati dai vari autori (cfr par.3.3.2)
6E’ possibile utilizzare anche altre espressioni di C1, ad esempio quella proposta da
Cosenza-Manfredi (1997):
C1(=RD)≈[1+0.6*(τ)-1*(R-1)1.25]*(1/R) dove τ=T/T0 per T≤T0 e τ=1 per T>T0
109
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
allo snervamento:
R= (Sa/g)/(Vy/W)*(1/C0)
ordine.
Numero di piani C0
1 1.0
2 1.2
3 1.3
5 1.4
10+ 1.5
Tabella 5
110
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
over.
qualunque dei sei casi studiati, i cui risultati sono riassunti in tabella 6,
111
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
determinazione di
Fy,Dy, K e T
derivanti dalla
bilineare adottata
trasformazione di (a/g)d,prog,el
nello spostamento target, dividendo per ω ^2
e moltiplicando per i i coefficienti
(N.B.: C0=1/c)
Figura 7
casi, invece, tale rapporto è minore di uno per cui la verifica non è
112
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
l’altro, tale periodo è superiore a quello (T2= 1.475 sec) che delimita la
capacità
7 Per la definizione di spettro di capacità si rimanda a quanto detto nel paragrafo 2.3
113
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
riduzione perché in tale fascia si ha, come il nome stesso dice, che gli
riduzione concessa dalla normativa (ATC 40) per edifici esistenti e sismi
è breve)
denominate ad egual accelerazione, ad egual velocità ed ad egual spostamento; esse
sono caratterizzate, appunto, dall’avere al loro interno le caratteristiche accelerazione,
velocità e spostamento costanti (o tendenti ad esserlo) e sono delimitate da due valori
114
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
0,6
T1
Sa (a/g)
0,5 tangente
all'origine
0,4
0,3
T2
0,2
0,1
0
0 1 2 3 4 5 Sd (pollici) 6
Figura 8
caratteristici del periodo, che variano per ogni spettro. Per lo spettro di Calitri si ha:
T1=0.7 sec; T2= 1.475 sec.
115
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
0,6
Sa (a/g)
T1
0,5
tangente
all'origine
0,4
0,3
T2
0,2
0,1
0
0 1 2 3 4 5 Sd (pollici) 6
Figura 9
116
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
(a/g)y 0.1019 - - -
(a/g)u 0.1216 - - -
Dy 0.0172 - -
Du 0.0555 0.0658 0.0658 0.0658
(a/g)rich 0.104 0.323 0.19 -
(a/g)y/(a/g) 0.9799 - - -
rich
(a/g)u/(a/g) 1.1696 - - -
rich
117
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
dissipazione isteretica.
118
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
4.6 Conclusioni
10 Cfr capitolo 3
119
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
iniziale pari a quella elastica del sistema a più gradi di libertà (ciò che si
11 Senza, cioè, svolgere un’analisi rigorosa quale quella di time-history, che prevede
l’integrazione numerica, al passo, dell’equazione del moto del sistema MDOF.
120
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
push-over.
e la duttilità μ.
12Si vedano, a tal proposito, i suggerimenti dati dai vari autori, per la linearizzazione
della curva di push-over con una bilineare equivalente.
121
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
a 9÷10).
struttura nel campo dei periodi più alti, campo in cui la richiesta in
trascurabile.
sistema equivalente.
122
4 Analisi di un edificio di Catania costruito alla fine degli
anni '70
123
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