Sei sulla pagina 1di 12

Pedagogia Generale

CAPITOLO I

Per una utile comprensione del concetto di educazione bisogna individuare I nuclei
di significato: dal verbo latino educò = nutrire allevare far crescere
Riduco uguale trarre fuori far uscire. Quindi nel significato via è un doppio
movimento: dall’esterno all’interno del soggetto(l’azione the nutrire)
In senso opposto dall’interno del soggetto Colonna l’intervento dell’educazione
vieni invitato ad emergere ad uscire.
Questa duplice interpretazione fa capire la doppia funzione dell’educazione E
dell’educatore: dal lato quella di accogliere contenere aver cura, ma anche the
incoraggiare E invitare avvenire fuori: essere” concreto pungolo”.
Funzioni educative sono caratterizzate dalla compresenza the due codici
comportamentali- affettivi diversi ma complementari:
- un codice materno che da accoglienza protezione
- Un codice paterno Che si concentra maggiormente Sulla ri chiesta di
prestazione introducendo lo scambio-negoziazione Sulla base del merito delle
competenze.

Altri due elementi importanti connessi alla parola educazione sono:


Averla a che fare con il movimento , infatti il cambiamento umano costituisce la
condizione dell’educazione;
In secondo luogo l’educazione, come nutrirsi, costituisce una necessità vitale proprio
perché costitutiva dell’essere umano.
FireWire un’immagine definizione del concetto di educazione C I può riferire a
quella di un arco: un continuum Dove in un estremo c’è il momento sociale che
rappresenta un processo di adattamento a contesto socioculturale; posto c’è un
momento di natura personale in cui il soggetto È considerato nella sua globalità.
Il momento sociale il momento personale sono tra loro collegati. Proprio in questo vi
è la fatica del lavoro educativo: una continua mediazione E sintonizzazione tra il
soggetto il mondo.
Per questo È possibile definire l’educazione come un processo:
Vitale: perché la necessità per ciascun essere umano;
relazionale: perché c’è il continuo rapporto di scambio il confronto con l’altro;
personale: perché espressione dell’unicità B ciascun soggetto;
socio culturale: perché orientato dai valori dai criteri E dai modelli del contesto in
cui esso si realizza.
L’intervento educativo una proposta vai un’imposizione ed è promozione:
un’azione che amplia la possibilità del soggetto di renderlo responsabile della
propria formazione. Per questo l’Educazione non è mai neutrale.

1
Nell’epoca contemporanea alla parola educazione spesso si accompagna O si
preferisce quella di formazione, secondo alcuni la parola educazione dovrebbe
essere usata in relazione all’età evolutiva in relazione all’età evolutiva mentre il
termine formazione riferendosi anagramma di accezioni più ampia.
L’educazione non si rapporta sullo con la dinamica temporale dei soggetti del
mondo ma anche con i luoghi in cui si manifesta. In questa prospettiva chi non pone
una gerarchia ma una pluralità, la letteratura pedagogica individua tre campi
dell’educazione: formale, non formale E informale.
Educazione formale promuovere un cambiamento che si svolge all’interno di confini
istituzionali( scuola università eccetera)
Educazione non formale fa riferimento a quelle attività precedenti ma appartengono
al terzo settore E mirano a obiettivi specifici( organizzazioni sportive, Culturali
eccetera.
Educazione informale intende tutte le esperienze a cui soggetti possono andare
incontro E costituiscono occasione di cambiamento E trasformazione.
Questa non è una classificazione rigida infatti l’ambito informale rivela quanto
l’educazione sia il processo diffuso quotidiano E puoi agire senza permesso.
3
educare non è facile per l’estranea familiarità, Terra l’ambivalenza tra adattamento
all’ambiente individualizzazione dei soggetti, per cornici spazio temporale, per un
processo diffuso. E’ importante dare vita ho un processo di autoformazione prima
ancora di proporsi come educatori gli altri, trasformando l’essere il prodotto
dell’educazione ricevuta.
DEwey ( che sostenne il passaggio dalla scienza dell’educazione alle scienze delle
educazione) parla di disposizione scientifica cioè di approfondire le basi scientifiche
dell’arte di educare allargando l’orizzonte permettendo all’educatore di cogliere un
maggior numero di occasioni E possibilità di intervento. Per questo all’educatore È
richiesta l’esercizio di una razionalità pratica cioè di dare vita automazione calata in
un contesto che collega E Tiene insieme sia le finalità generali del processo sia le
condizioni mezzi concreti cioè fare il meglio possibile indagata situazione.
Bisogna contare su strumenti di analisi, Riflessione ed intervento.
La pedagogia È quella scienza che raggruppa le conoscenze intorno all’educazione E
che si occupa della gestione dell’azione educativa. Pertanto riflettere in modo
organico critico irrazionale sull’insieme dei processi della crescita istruzione
deformazione dei soggetti.

2
.
CAPITOLO 2 EDUCARE OGGI :
PROBLEMATICHE APERTE

PRIMA PROBLEMATICA : COSA “NON” è L’EDUCAZONE

EDUCARE NON è CREARE MA…..ASSORBIRE OCCASIONI DI CRESCITA E DI AUTO-


FORMAZIONE
È importante riferissi al tema dello sviluppo delle potenzialità che ha
affrontatoVygotskij Colonna lo schema delle zone di sviluppo prossimale in cui
l’educatore aiuta il soggetto nel prendere possesso di strumenti che gli consentano
il pescaggio in risorse sempre più vaste.(Vedi schema pagina 23).
Lo sviluppo tende tutto verso l’alto di un soggetto che dalla base cresce, Se il
contesto fornisce strumenti e risorse la zona di sviluppo Andria tale base..

EDUCARE NON è ALLEVARE ,MA EDUCARE ANCHE A PRESERVARE LA FUNZIONALITA’


DEL SOSTRATO BIOLOGICO CON TECNICHE DI NUTRIZIONE,PROTEZIONE ED IGIENE:
importanti sono i significati educativi Dove custodire E dell accudire.

EDUCARE NON è MODELLARE MA… ma compito dell’educatore di eliminare dal


blocco ancora informe del soggetto in evoluzione tutto lo scarto, gli ostacoli, gli
impedimenti ehi Condizionamenti che bloccano l’emergere della figura nascosta.

EDUCARE NON è ADDESTRARE MA … FORMARE ALLE BUONE ABITUDINI: cioè


selezionare regolamentare sollecitazioni casuali scordinata con operazioni di
fissaggio delle stimolazioni che sono significative per il miglioramento del soggetto
per questo si parla di buone abitudini.

EDUCARE NON È COMUNICARE MA…è FAR COMUNICARE, la facili tare la


comunicazione fra gli altri riducendo ostacoli e barriere psicologiche strumentali.

EDUCARE NON è CURARE MA…AVERE CURA DELL’ALTRO E DI SE STESSO: nel


processo educativo il destinatario dell’educazione Deve importare io avere a cuore
se stesso tanto da volete incidere attivamente sul corso degli eventi che lo
riguardano.

EDUCARE NON è FORMARE MA…AUTO-FORMAZIONE COME RESPONSABILITA’ DEL


PROPRIO CAMBIAMENTO.

3
SECONDA PROBLEMATICA LE SCELTE DELL’EDUCATORE LO SCIVOLO E L’ATTRITO

Ci sono situazioni E momenti in cui all’educazione occorre chiedere di costruire


scivoli cioè percorsi di autonomia: la pedagogia È allora tenuta a ricordare il rispetto
per la persona E a facilitare nel soggetto E in società la costruzione di percorsi volti
all’autonomia. Ci sono ci sono situazioni momenti nei quali la tecnologia occorre
chiedere al contrario di fare attrito, di costruire equilibri sempre nuovi tra il si E
l’altro, Tra la facilitazione al crescere E la sua regolamentazione. È importante che ci
sia equilibrio E che questo si rinnovi via via.
L’educazione È scelta ponderata e responsabile di volta in volta tra alternative, la
strada dell’educazione nell’epoca della post modernità portato Maggiore libertà
demografia e opportunità di conoscenze che hanno aperto anche la strada a minore
senso di identità, Appartenenza, Sicurezza nei soggetti da educare ma anche negli
educatori stessi. Alla pedagogia E all’educazione compete a volte di andare anche
contro corrente, Di porsi come cuneo tra le pieghe del vivere E di fornire gli
strumenti per il cambiamento collettivo individuale.
La pedagogia come scienza insignificante si sente dire da chi la vuole ignorare
sostituirla nonna integrarla con gli approcci sociologici alla formazione; psicologici
alla crescita del soggetto; Economici alla predisposizione di risorse per il capitale
umano dimenticando chi c’è bisogno B sinergia delle forze necessarie.

TERZA PROBLEMATICA DIFFICOLTA’ DI DEFINIZIONE UNICA DEL SOGGETTO DA


EDUCARE E DEI COMPITI DELL’EDUCATORE

Dice Llaberthonniere “ idea che ci si fa dell’educazione il compito dell’educatore


dipende dall’idea che ci si fa dell’uomo del suo destino”.
Già nel mondo antico vediamo lo scopo dell’educazione nella detto: diventa ciò che
sei pindaro conosci te stesso socrate che invitano a divenire uomini attraverso un
percorso the appropriazione di se chi sono l’educazione può favorire. Ciò trova
conferma nella radice etimologica ex- ducere trarre fuori dal soggetto. Escluso
dall’educazione la metafora di Kant del il legno contorto da raddrizzare, pure la
metafora della tabula rasa da incidere E poi raschiare per incidere di nuovo, quella
del contenitore vuoto da riempire a seconda della moda del momento
. Mentre educazione noi siamo il rapporto che c’è tra noi E la nostra educazione cioè
alle riforme sociali di trasmissione dell’eredità culturali si unisce una volontà
singolare

QUARTA PROBLEMATICA L’EDUCAZIONE STA SCOMPARENDO?

Vi sono alcuni che si sentono arrivati alla fine della storia ed altri che sono convinti
che l’avvenire l’avventura dell’uomo si è appena inizi

4
. Nel primo caso È impossibile educare: si lascerebbero alle nuove generazioni solo
briciole e rottami.
Nel secondo caso È possibile sperare E trasmettere speranza affinché non ci sia il
crollo di ideali.
In realtà educazione semplicemente non più di moda, l’ha mandare in crisi la critica
ai condizionamenti, La critica all’autoritarismo, La critica alla asimmetria della
relazione educativa cioè una presunta ed impossibile parità tra educatore E
educando.

QUINTA PROBLEMATICA L’EDUCAZIONE SAPPIAMO QUANDO INIZIA E CHE NON


FINISCE MAI
Sicuramente in- finito compito di” mettere in forma” formare.
In- finito è l’in-segnare perché vi sono sempre nuovi segni per nuove
alfabetizzazione. Il Corano crescita” ci si educa dalla culla alla tomba” dice ci si è
duca per tutta la vita quindi si parla di autoformazione.
L’educazione come autoformazione permanente.

In conclusione aldilà delle problematiche si è capito che educare possibile E che


sono indispensabili tutti gli approcci educativi disponibili formali informali scolastici
familiari sociali affinché Dove non arriva uno arriva l’altro. Bisogna sentire la
responsabilità dell’incontro educativo come se fosse il primo, L’unico, L’ultimo.

CAP. 4 LAVORARE INSIEME : IL VALORE DEL GRUPPO

Il lavoro di gruppo come risorsa con i colleghi favorisce la collaborazione tra esperti
di diversi settori ma anche tra professionisti di una stessa disciplina favorendo una
gestione integrata dei problemi. Anche sul piano personale lavorare in gruppo aiuta
a focalizzare il proprio ruolo E a maturare la specificità E le proprie prospettive
evitando rischi di isolamento.
Nei servizi educativi il lavoro di rete È sempre più una Mission condivisa ti anime il
lavoro tra professionisti afferenti alle diverse discipline ho accomunati dal
medesimo profilo. Il KNOWLEDGE MANAGEMENT è una risorsa conoscitiva chi
sostiene la strutturazione di learning organizations ossia gli ambienti di
apprendimento ispirati alla condivisione E allo scambio di conoscenza informazioni
sapevi competenze questo apprendimento condiviso promuove una cultura di
apprendimento continuo E di condivisione Belle della conoscenza. Nella realtà
scolastica ci sono numerose relazioni professionali: interpersonale tra colleghi con
genitori con alunni; Inter gruppale tra diversi soggetti dell’istituzione scolastica
consigli di istituto consigli di classe commissione; Inter istituzionali con scuole del
territorio. Anche le normative più recenti introducono il valore strategico della
collegialità che implica una condivisione delle responsabilità E delle competenze.

5
Quando si affronta la sfida dell’educare insieme, l’alleanza tra educatori-
insegnanti- formatori ma anche tra professionisti in genere È strategica, Un’alleanza
non formale ma basata Sulla fattiva collaborazione sul confronto sulla
contaminazione Devi sapere e delle competenze.
Un esempio emblematico dell’alleanza educativa il lavoro di equipe ossia una
strategia di lavoro che vede integrazioni di professionisti che si pongono obiettivi
comuni operando in gruppo, Ciao stimola il rende più efficace il raggiungimento di
obiettivi E si evitano I rischi di isolamento E situazioni diBURNOUT. Infatti il lavoro
educativo presenta un’elevata esposizione del professionista hai eccessive forme di
responsabilità edil presa in carico che possono creare insicurezza fragilità sconforto
rispetto alle quali il gruppo si pone come contesto produttivo.
La sindrome di BURNOUT si manifesta quando si sottopongono gli operatori al forte
carico di responsabilità a trovare risposte repentine a problematiche complesse
creando la sensazione di sentirsi consumati, bruciati. Poter condividere la
responsabilità E tipo di risposte sprigiona nuove risorse energia evitando disagi.
Le informazioni che ciascun membro del gruppo possiede le Sue conoscenze
competenze possono rendere più efficace l’operato dei singoli del gruppo stesso,
per questo è interessante riflettere sul fatto chel’equipe è tanto un esito quanto
processo cioè si impara a fare equipe facendo equipe. Il gruppo cresce equilibrando
efficienza e relazionalità. Il gruppo È un’entità dinamica generativa E produce uno
sguardo olistico Sulla realtà E strategie di problem solving più sofisticate efficaci.
Criterio fondamentale criterio fondamentale per il buon funzionamento del gruppo
È l’efficacia ossia la realizzazione B interventi effettivi pertinenti significativi. Ogni
gruppo È convocato per un compito E in riferimento a ciò viene valutato.
In un contesto profondamente relazionale come un lavoro collegiale si lavora anche
Sulla propria identità sull’immagine di sé chi si offre chi si riceve dagli altri, tutti
imparano ad autorivelarsi attraverso pratiche riflessive E auto riflessive lo stare in
gruppo lavorare con gli altri.. L’attenzione alla diversità È una condizione
fondamentale per rendere il gruppo un contesto relazionale capace di rispondere ai
bisogni formativi delle persone.

Apro proposito del lavoro di città È interessante ciò che dicE MOYNE .” l’ascolto di
un insegnante da parte di un insegnante. Questo paradosso l’homo sapiens a chi si
chiama homo docenS al tempo stesso homo surdus. Un essere sordo di fronte ai
propri simili.”
Il processo del TEAM BUILDING parte dalla consapevolezza che non mancano
tensioni e divergenze tra colleghi ma bisogna affrontare un’esperienza paziente e
laboriosa. Il gruppo È un luogo fertile per l’azione formativa. È fondamentale
confrontarsi scambiare conoscenze per generare un apprendimento condiviso.
Bisogna essere complementari E non competitivi nel gruppo.

6
I pilastri per costruire un gruppo di lavoro che èquello di una cultura il lavoro
orientata al dialogo sono quattro:
La fiducia: negli altri nel gruppo per creare uno spirito accogliente E nonna
atteggiamenti valutativi, una condivisione del sapere che favorisce una pentita
integrazione del lavoro, così il gruppo È un luogo di formazione, Di trasformazione e
di innovazione.
L’apertura cambiamento--- utilizzare il confronto come occasione di cambiamento
La responsabilità------ considerata come motore della collaborazione, lavorare
insieme promuovere il senso di responsabilità fondamentale per un lavoro di città
infatti il gruppo via che dialoga E partecipativo chiedere a ciascuno di fare la propria
parte.
La riflessività------- praticare la riflessività Mette in condizione il gruppo di analizzare
criticamente il proprio operato di agire insieme di crescere meglio, Consente di
prevenire il rischio di schiacciare il senso di stare insieme per il conseguimento di
una performance..

Bisogna coltivare una cultura dello scambio E della condivisione per una crescita dei
saperi E delle professioni.

CAPITOLO 5 CONDIVIDERE PRE CONVIVERE: LA CORRESPONSABILITà TRA SCUOLA E


FAMILGLIA

La famiglia continua a rappresentare la prima E fondamentale agenzia educativa in


cui ogni essere umano inizia il suo percorso esistenziale potendo contare sulle cure
dei genitori f.lli che accorgono il suo ingresso nel mondo. È talmente importante da
ritenere che educazione È sempre almeno implicitamente educazione familiare. È
importante fare ed essere famiglia facendo un percorso diacronico sincronico che
guardi alle relazioni try membri E alle dinamiche di trasmissioni di valori affetti
abitudini comportamento. Nella prospettiva dell’educare insieme sono connessi due
costrutti: la generatività E la genitorialità
Spesso È difficile la costruzione del patto educativo tra genitori perché precaria è
instabile È la loro relazione di coppia, tanto che bauman parlato the amore liquido
che trasforma lo stare insieme in onda percorso temporaneo piuttosto che orientato
un fine. Infatti la letteratura dell’educazione familiare distingue tra coppie
aggregative e coppie generative, le prime cercano la realizzazione attraverso la
relazione del proprio sé, le seconde non solo desiderano i figli E si prendono cura
delle relazioni ma vivono la famiglia con un intreccio tra la relazione orizzontale di
coppia nella relazione verticale della genitorialità. In questo caso si parla di
generatività sociale cioè È legato il concetto di cittadinanza attiva Dove la famiglia si
apre al sociale. Si parla di triangolo primario secondo cui la triade Madre- padre-
bambino un insieme complessivo, una funzionetriadica che comprende la capacità

7
di un genitore di costruire un’interazione col bambino E con l’altro genitore cioè
un’alleanza familiare.
La famiglia È portatrice di un sapere implicito che origina dalla agire quotidiano, la
scuola È ambiente di diffusione di un sapere esplicito. Pertanto promuovere la
comunicazione sinergica tra scuole famiglia significa creare nuovi equilibri che
possono lavorare in modo efficace. Importante È l’affidabilità del servizio scolastico,
l’alleanza tra scuole famiglia può devo partire dal piano delle relazioni tra genitori e
docenti sia insegnanti e genitori sono accomunati done esercizio di una funzione
genitoriale da intendersi come l’insieme di attività e comportamenti volti a
sostenere l’autonomia dei bambini a Funzionare con successo nella società di
appartenenza.
Importante il concetto di sussidiarità introdotto Leone 13º chi si pone come un
bere proprio principio pedagogico che mette in luce l’importanza delle relazioni
sociali. Al concetto di sussidiarietà deriva quello di corresponsabilità, Il patto di
corresponsabilità a seguito tre tappe fondamentali la legge delega del 1973, Il
decreto delegato del 1974 kia introdotto la cooperazione tra scuole famiglia È la
legge 59 1997 leggi Bassanini fino ad arrivare alla legge 107 della buona scuola.

CAPITOLO 6 EDUCARE NEI SERVIZI vedi fotocopia

Capitolo 7 RELAZIONE EDUCATIVA

Una relazione educativa specifica E quella tra insegnante alunno una corretta
comunicazione È il veicolo privilegiato dell’apprendimento che si sviluppa intorno
alle quattro aree della comunicazione:
Senso-motoria
Cognitiva
Emotivo- affettiva
Socio- relazionale
Un un fattore che condiziona l’apprendimento È la motivazione, L’interesse
l’aspettativa l’attenzione la memoria la capacità la competenza la creatività la
gratificazione eccetera.
Il docente Deve tener conto della specificità via ogni alunno a cui si rivolge, Chi è il
vero protagonista delle sistema insegnamento- apprendimento. Deve guidare lo
studente a un apprendimento autonomo, inoltre Deve essere in grado di attivare
diversi canali di comunicazione in modo da coinvolgere tutti gli alunni E stimolarne
la partecipazione. La metodologia didattica dire comunicare attraverso dire
differenti media. Occorre che l’insegnante sappia variare a seconda della situazione
gli stili scegliendoli di volta in volta:
Attivi ,Simbolici, iconici, analogici e tecnologici.

8
CAPITOLO 8 COMPETENZA EMOTIVA

La storia del pensiero occidentale assegnato la bipartizione tra sapere sentire cioè
anime corpo spirito materia per cui sapere sentire sono contrapposti.
A metà del seicento Cartesio ha parlato d’identità tra essere pensare cogito ergo
sum E Pascal che rivalutare il valore del sentire.
Con il contributo delle neuroscienze si è dimostrato in modo sempre più
convincente ok processi logici e quelli emozionali interagiscono continuamente E
sono inseparabili.
La pedagogia ha sottolineato l’importanza delle dimensioni emotive nell’educativo
mi ha sviluppato una riflessione sull’educazione dei sentimenti. Con Bruner E rogers
si è arrivati alla convenzione che il processo educativo comporta un certo
coinvolgimento emozionale per Quale l’educatore Devi avere consapevolezza per
orientarlo in modo costruttivo per questo Devi maturare una competenza effettiva E
un’attitudine empatica.

Quando c’è mancanza di competenza emotiva vi sono errori frequenti come:


La negazione delle emozioni
La simulazione-dissimulazione delle emozioni
La strumentalizzazione delle emozioni
Scissione tra emozioni positiva e emozioni negative

Importante è per un docente l’intelligenza emotiva: la capacità di riconoscere,


Comprendere, Gestire per utilizzare in modo costruttivo le emozioni proprie altrui,
Ciò rappresenta uno strumento indispensabile E una risorsa determinante per
questo le nozioni sono definite intelligenti.GOLEMAN articolata intelligenza emotiva
in cinque abilità fondamentali:
auto- consapevolezza--- capacità di riconoscere le proprie emozioni
autocontrollo------ capacità di regolare E gestire le proprie emozioni
motivazione-------- capacità di canalizzare le energie emotive per raggiungere scopi
obiettivi
empatia---- capacità di comprendere le emozioni altrui
parti sociali capacità di stabilire relazioni E comunicare in modo efficace.

EMOZIONI sono reazioni psicofisiologiche PSICO seleziona dall’evoluzione


l’adattamento all’ambiente insorgono in relazione uno stimolo a un oggetto.
Emozioni sentimenti possono essere distinti per la profondità è durata: emozioni
sono variazioni dell’animo incisive improvvise E passeggere; I sentimenti sono
inclinazioni abituali Dove sentire maturano più lentamente ma sono persistenti.

9
MAX SCHELER ha individuato 4 gradi° del sentire
I sentimenti sensoriali
I sentimenti vitali O UMORI
I sentimenti psichici
I sentimenti spirituali
A questi si possono aggiungere le passioni.

Galimberti parla di analfabetismo emotivo come una delle cause prevalenti del
disagio degli adolescenti in mancanza di un’educazione emozionale fanno fatica a
riconoscere I propri sentimenti E talvolta ne vengono sopraffatti.
Per gestire in modo consapevole la vita emotiva vi sono 4GRADI° del sentire
Come mi sento ?
Come posso esprimere ciò che sento?
Che cosa significa questo sentimento?
Che cosa posso fare riguardo?
Chi sarà in grado invia gestire le proprie emozioni sarà in grado di educare gli altri a
gestire le proprie con più consapevolezza.
Lavoro educativo si deve creare custodire spazi e tempi dedicati all’ascolto la
condivisione delle emozioni attraverso strumenti della narrazione della scrittura o
tecniche di caratteri animati come gioco arti plastiche E figurative musica Teatro che
favoriscono l’espressività e la partecipazione. È importante riabilitare l’esercizio
della sensibilità come risorsa nella relazione educativa

CAPITOLO 9 LA GESTIONE DEL GRUPPO

IL GRUPPO CLASSE : I RUOLI,IMMAGINE DI RUOLO


In ogni gruppo che ha lo scopo di apprendere coesistono due ruoli: quello
dell’insegnante E quello degli allievi, I cui ruoli sono ben distinti, infatti sono differenti
E asimmetrici: l’insegnante è il leader della classe che decide modalità di trasmissione
delle conoscenze E gli alunni debbono adeguarsi alle sue scelte didattiche per poter
raggiungere le conoscenze.
È difficile definire cosa si intende per buon insegnante anche perché spesso si cade
nelle caratteristiche di un insegnante ideale ( aperto disponibile all’ascolto e all’aiuto
dell’allievo ,oltre che preparato). È necessario che un insegnante esca da immagini di
ruolo come È altrettanto importante che il insegnante non abbia degli stereotipi
rispetto allo studente ideale.
Nel primo impatto con la classe si decidono le modalità di interazione tra insegnante
e gruppo. E’ bene chiarire subito I ruoli reciproci stabilendo la disciplina e il
mantenimento dell’ordine in classe con regole di comportamento e sanzioni.
Ci sono due/ tre modi di decidere regole a cui corrispondono scelte didattiche
diverse:

10
 Il primo vede l’insegnante protagonista assoluto---- a cui corrisponde uno stile
d’insegnante tradizionale- formale in cui il docente è al centro del processo e
gli studenti devono sottostare alle sue scelte.
 Il secondo vide l’ insegnante coadiuvato dalla classe------ che corrisponde ad
una didattica più attiva in cui il docente mette al centro del suo lavoro gli
studenti che guida verso soluzioni che ritiene migliori per loro.
 Il terzo vede gli allievi coadiuvati dall’insegnante------- lo stile è pienamente
attivo in cui lo studente è al centro del processo ,l’insegnante ha un ruolo di
supporto nelle sia nella fase decisionale che in quella pratica.

Ciascun insegnante ha un suo stile di insegnamento: Lewin.Lippit,White hanno


identificato tre stili puri, a cui corrispondono tre modalità di conduzione della
classe e di ruolo di insegnanti e allievi:
 Uno stile formale o autoritario----- centrato sull’insegnante e da studenti
passivi
 Uno stile informale o democratico----- vide insegnante come un consulente
di una classe attiva;
 uno stile laissez-faire----- che prevede una mancanza di attività dell’
l’insegnante cui consegue un iniziale caos da parte della classe che si sente
abbandonata a se stessa.
in realtà nessun insegnante adotta uno stile puro ma spesso quello formale e
informale si alternano.
Proprio perché l’insegnante è il leader della classe gli alunni si adegueranno alle
sue modalità di conduzione per cui caratteristiche degli studenti dipenderanno
dalla personalità insegnante che connota lo stile di insegnamento.
Anche il clima che si respira in classe è legato allo stile di insegnamento del
docente infatti Rosenthal eJacobson hanno parlato di pigmalioni in classe in
cui si è visto che gli studenti che erano stati indicati dagli insegnanti capaci di
miglioramenti erano effettivamente migliorati più della loro compagni.

La motivazione ad apprendere non nascono solo dalla relazione fra l’insegnante


e allievo ma in primo luogo dall’ambiente familiare e culturale in cui l’allievo,
vive enfatizza ciò che la scuola fa per lui. Certamente la scuola in particolare
l’insegnante sono parte fondamentale del processo di apprendimento.
E’ Importante che l’allievo si trovi in una situazione di motivazione ad
apprendere. Esistono
 motivazioni intrinseche che ne derivano dal soggetto stesso
 motivazioni estrinseche, che derivano dal giudizio E dal sistema di
ricompense e punizioni degli altri ( come la scuola).

11
Il gruppo classe È un gruppo che ha come scopo l’apprendimento di abilità
cognitive, sociali, affettive, emotive che può raggiungere solo se tutti lavorano
di concerto.
L’insegnante ha il compito di creare un clima di lavoro che valorizzi tutti e che
faccia sentire a tutti che il gruppo funziona solo se tutti possono contribuire alla
costruzione delle conoscenze.
Prima di formarsi come gruppo, il gruppo di classe passa attraverso tre fasi.
 La prima è quella in cui gli studenti iniziano a conoscersi ma dipendono
ancora dall’insegnante
 La seconda è quella in cui studenti cercano di trovare una loro
collocazione nel gruppo, si stabiliscono ruoli in cui emergono leader e
posizioni, gli studenti prendono le distanze dall’insegnante.
 La terza fase vede gli studenti interagire tra loro e formarsi come vero
gruppo coeso.

Il gruppo classe attraverso le attività quotidiane sviluppa via via una “cultura
dei coetani” che diventa il vero collante sociale del gruppo stesso, continuo scambio
fra pari che imparano. Tocca poi all’insegnante saper leggere dinamiche del gruppo
classe.

CAPITOLO 10 LO SPAZIO A SCUOLA

12

Potrebbero piacerti anche