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3Ivi, p. 171.
4«La felicità di chi mette piede su un terreno vergine, la cui fertilità è incalcolabile,
non conosce alcun paragone» (ibidem).
5 Ivi, p. 177.
412 Postmodernità senza Dio?
1. Eccentrico postmoderno
2. Conclusioni
Per riassumere, Gehlen intende per posthistoire la fine del racconto cul-
turale tout court, nel senso che le diverse culture, le epoche, gli ambienti, ri-
velano finalmente la loro debolezza, cioè la difficoltà ad essere convincenti
e a valere non solo come strumento di sopravvivenza, ma anche come oriz-
zonte di senso. Intende la consunzione delle Umwelten culturali, la consape-
volezza che induce alla standardizzazione, alla routine, che baratta l’utopia
con la sicurezza della ripetizione. Come sostiene magistralmente Remo Bo-
dei, «lo strapotere della realtà, a cui il mito ha sempre cercato di reagire ela-
borando dei racconti (e iniziando così il processo di razionalizzazione del
mondo), sembra arretrare dinanzi alla moderna volontà di autoaffermazione
dell’uomo, alla sua disponibilità ad affrontare direttamente, senza storie con-
solatrici e paure prive di oggetto, i pericoli della navigazione della vita»22.
Le storie consolatrici non ce la fanno più, cosicché la replica industria-
le del medesimo riproduce la sensazione della verità, tramite la successione
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22 R. Bodei, Distanza di sicurezza, in H. Blumenberg, Naufragio con spettatore.
Paradigma di una metafora dell’esistenza, Il Mulino, Bologna 2001, p. 19.
418 Postmodernità senza Dio?
quello spazio di umanità culturale. Come dire, dopo aver intravisto l’impos-
sibilità di stare-dentro un qualsiasi progetto culturale di senso, il nostro
autore rinviene la necessità di stare-dentro un qualsiasi progetto culturale
di senso!
Diversamente Plessner, sembra non dover compiere retromarcia, poi-
ché, a differenza di Gehlen, non decreta la fine dei tempi, delle istituzioni,
dei mondi-ambiente e culturali, né dunque la loro necessaria riabilitazione;
bensì l’esigenza di una scepsi catartica e salutare27, che salvaguarda le radi-
ci culturali e i punti di partenza, senza tuttavia assolutizzarli. Se questo ha
forse molto a che fare con l’ermeneutica e l’antropologia filosofica, ha al-
trettanto a che fare con il postmoderno, di cui sottolinea opportunità positive
e chances, vissute, invece, con grande «modernità» da Arnold Gehlen.
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27 Cfr. H. Plessner, Die Aufgabe der philosophischen Anthropologie, in Gesammelte
Schriften, vol., VIII, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 2003, p. 46.