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Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

CAPITOLO 6°

- Modulo G - NORME DI ATTUAZIONE

TITOLO I

Finalità, contenuti ed elaborati di piano

CAPO I

FINALITÀ ED AMBITO DI APPLICAZIONE

Art.1. Finalità generali del piano

1. Il Piano Stralcio per la difesa idraulica ed idrogeologica nei Bacini dei torrenti Vallecrosia, Borghetto
e rii minori ha valore di piano territoriale di settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico –
operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso, finalizzate alla difesa
idrogeologica nonché alla tutela della rete idrografica di detti bacini, sulla base delle caratteristiche fisiche
ed ambientali del territorio interessato.

2. Il piano è redatto ai sensi dell’ art. 17 comma 6 ter della L. n.183/1989 e succ. mod. ed intr. quale
Piano stralcio del Piano di Bacino dei torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori, ambito N.2 Nervia, relativo
ai settori funzionali individuati ai sensi dell’art. 17, comma 3 della legge n. 183/89 ed ai sensi della legge
regionale n.9/1993 e successive modificazioni ed integrazioni.

3. Il Piano definisce le sue scelte attraverso la valutazione unitaria dei vari settori di disciplina al fine di
assicurare un livello di sicurezza adeguato rispetto ai fenomeni di esondazione, il ripristino, la
riqualificazione e la tutela delle caratteristiche del territorio, la programmazione degli usi del suolo ai fini
della difesa, della stabilizzazione e del consolidamento dei terreni. Il piano tiene conto altresì delle norme di
cui al D.L 180/98, convertito, con modificazioni, in L.267/98 riguardanti le aree soggette a particolari
condizioni di rischio idraulico ed idrogeologico.

4. Il Piano persegue le finalità della difesa idrogeologica, della tutela della rete idrografica, di
miglioramento delle condizioni di stabilità del suolo, di recupero delle aree interessate da particolari
fenomeni di degrado e di dissesto nonché di salvaguardia della naturalità, in particolare, mediante:
a) la definizione del quadro del rischio idraulico e geologico con riferimento ai
fenomeni di rischio e di dissesto considerati;
b) la definizione dei vincoli e delle limitazioni d’uso del suolo, in considerazione del
diverso grado di rischio;
c) la definizione delle esigenze di manutenzione, di completamento e di
integrazione dei sistemi di difesa esistenti, in funzione del loro livello di
efficacia in termini di sicurezza;
d) la definizione di nuovi sistemi di difesa, ad integrazione di quelli esistenti, che prevedono il controllo
dell’evoluzione dei fenomeni di dissesto, in relazione al livello di riduzione del rischio da conseguire;
e) la difesa ed il consolidamento dei versanti e delle aree instabili, nonché la difesa degli abitati e delle
infrastrutture contro i movimenti franosi ed altri fenomeni di dissesto, mediante l’adozione di modalità di
intervento, che privilegino la conservazione ed il recupero delle caratteristiche naturali del territorio;
f ) la difesa e la regolazione dei corsi d’acqua, con particolare attenzione alla valorizzazione della peculiarità
naturale.

Art. 2 Ambito di applicazione

1. Le previsioni del presente Piano si applicano ai bacini idrografici dei torrenti Vallecrosia, Borghetto e
rii minori fino al limite con l’ambito territoriale n° 3 San Francesco.

2. Sono soggetti all’ambito di applicazione delle presenti norme i Comuni di Vallecrosia, Bordighera,
S.Biagio della Cima, Soldano, Perinaldo, Seborga, Vallebona e la Comunità Montana Intemelia, i cui territori
sono compresi nei bacini idrografici di cui al comma precedente.

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Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

CAPO II

CONTENUTI DEL PIANO

Art. 3 Oggetto del Piano

1. Il piano persegue gli obiettivi di settore, ai sensi degli artt. 3 e 17 l. n.183/89, ed ai sensi dell’art.15,
comma 1 lettere a), b), c), d), e), f), g), i) l), m), n), o), t), u), v) della l.r. n. 9/93 e successive modifiche ed
intregazioni, ed ha i seguenti contenuti
a) il quadro conoscitivo organizzato ed aggiornato del sistema fisico, delle utilizzazioni del territorio
previste dagli strumenti urbanistici comunali vigenti nonché dei vincoli previsti dal R.D.L. 30.12.1923
n°3267, dal D.Lgs. n°490/99, dai D.D.M.M. 24.04.1985 nonché dalla L.R. del 22.08.1984 n.39;

b) l’ individuazione delle zone da sottoporre al vincolo di cui al R.D.L. 30.12.1923 n°3267 nonché di
quelle da esentare da tale vincolo ai sensi dell’articolo 33 della legge regionale 16 aprile 1984 n.22;

c) l’individuazione delle situazioni di degrado del sistema fisico e delle relative cause;

d) le direttive alle quali devono uniformarsi la difesa del suolo, la sistemazione idrogeologica ed
idraulica;

e) l’indicazione delle opere necessarie distinte in funzione: dei pericoli di inondazione e della gravità
ed estensione del dissesto, del perseguimento degli obiettivi di sviluppo sociale ed economico e di
riequilibrio territoriale nonché del tempo necessario per assicurare l’efficacia degli interventi;

f) la programmazione delle utilizzazioni delle risorse idriche, agrarie, forestali;

g)l’individuazione delle prescrizioni dei vincoli e delle opere idrauliche, idraulico- agrarie ed
idraulico-forestali, di forestazione, di bonifica idraulica, di stabilizzazione dei terreni, di norma d’uso o vincolo
finalizzati alla tutela dell’ambiente;

l) le opere di protezione, consolidamento e sistemazione dei litorali marini che sottendono il bacino
idrografico;

m) la valutazione preventiva del rapporto costi-benefici, dell’impatto ambientale e delle risorse


finanziarie per i principali interventi previsti;

n ) la normativa e gli interventi rivolti a regolare l’estrazione dei materiali litoidi dal demanio fluviale,
lacuale e marittimo e le relative fasce di rispetto, specificatamente individuate in funzione del buon regime
delle acque e della tutela dell’equilibrio geostatico e geomorfologico dei terreni e dei litorali;

o )l’indicazione delle zone da assoggettare a speciali vincoli e prescrizioni in rapporto alle specifiche
condizioni idrogeologiche, ai fini della conservazione del suolo, della tutela dell’ambiente e della
prevenzione contro presumibili effetti dannosi di interventi antropici con indicazione delle fasce inedificabili a
margine dei corsi d’acqua e delle distanze degli scavi, delle piantagioni, della viabilità e degli edifici dal
piede delle sponde naturali o in muratura o da quello esterno degli argini artificiali, anche in deroga ai limiti
di cui all’art. 96 lettera f) del R.D. 25/07/1904 n°523 ;

t ) le priorità degli interventi ed il loro organico sviluppo nel tempo, in relazione alla gravità del
dissesto, del degrado o dell’inquinamento;

u) la classificazione delle opere idrauliche ai sensi del R.D. del 25 .07.1904 n°523 e delle opere di
consolidamento dei movimenti franosi in cui sorgono abitati, ai sensi del D.Lgs.Lgt. 30.06.1918 n°1019,
previste nei piani medesimi, nonché dei bacini montani ai sensi e per gli effetti dell’art. 39 e seguenti del
R.D.L. 30.12.1923 n.°3267;

v) le modalità con le quali eseguire gli interventi di manutenzione ordinaria e la pulizia degli alvei da
parte dei proprietari frontisti e dei comuni interessati.

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Art. 4 Elaborati del Piano

1. Il Piano è costituito dai seguenti elaborati:

modulo A - Quadro Generale di riferimento;


modulo B - Caratteristiche del territorio;
modulo C - Problematiche e criticità del bacino;
modulo D - Linee della pianificazione;
moduli E-F Disponibilità finanziaria e mobilità delle risorse;
modulo G - Strumenti di attuazione del piano;
modulo H - Programmi di attuazione del piano.
modulo L - Cartografia del piano:
Tav. 13 - Carta delle Fasce fluviali (sud-nord in scala 1:5.000)
Tav. 16 - Carta del Rischio geomorfologico (sud-nord)
Tav. 16 bis- Carta del Rischio idraulico (a –b in scala 1:5.000)
Tav. 17 - Carta degli Interventi (sud-nord)
Tav. 18 - Carta dei regimi normativi
Tav. 19 - Carta dei corsi d’acqua
Tav. 14 - Carta dei vincoli di Piano
Tav. 14bis - Carta del vincolo idrogeologico di Piano su Mappe catastali scala 1 : 10.000

2. Non costituiscono elaborati di Piano le seguenti cartografie e schede :


Tav. 1 - Carta Geolitologica
Tav. 2 - Carta Geomorfologica
Tav. 3 - Carta Idrogeologica
Tav. 4 - Carta dell’Orientamento dei Versanti
Tav. 5 - Carta dell’Acclività dei Versanti
Tav. 6 – Carta della Vegetazione Reale
Tav. 7 - Carta della Copertura ed Uso del Suolo
Tav. 8 - Carta della Franosità reale
Tav. 9 - Carta Unità Suolo e Paesaggio
Tav.10 - Carta dei vincoli preesistenti
Tav.11 - Carta Localizzazione Opere Idrauliche
Tav.12 - Carta di Riferimento degli Strumenti Urbanistici
Tav.15 - Carta della Pericolosità o Suscettività al dissesto
Tav. 20 - Carta degli elementi a rischio
- schede movimenti franosi
- schede catasto opere idrauliche
- schede podologiche
- Allegati relativi alle verifiche idrauliche (profili sezioni tabelle Hec-ras, etc)

Art. 5 Classificazione dei bacini montani

1. Sono classificate montane, ai sensi del R.D.L. 30 dicembre 1923 n.3267, richiamato dall’art.15
comma 1 punto u) della L.R. 9/1993, le aree del territorio provinciale individuate dalla Legge Regionale n°
27/73 e successive modificazioni ed integrazioni.

Art. 6 Consolidamento abitati

1. Sono classificate opere di consolidamento di movimenti franosi di abitato ai sensi della L.


09.07.1908 n°445 , del D.lgs.Lgt. n.1019/1918, richiamato dall’art.15 comma 1 punto u) della L.R. 9/1993,
quelle eseguite all’interno delle perimetrazioni relative ai Comuni di Soldano e di S.Biagio della Cima, di cui
rispettivamente al D.C.R.L. n° 70 del 20.05.1988, al D.P.R. n°887 del 22.06.1960, nonché al D.C.R.L. n°
101 del 20/11/1985.

Art. 7 Vincolo idrogeologico

1. Le zone da sottoporre o da esentare dal vincolo per scopi idrogeologici, di cui agli artt. 1 e seguenti
del R.D.L. 30 dicembre 1923 n.3267, e dell’art.34 della L.R. n.4/99 sono state perimetrale sulla base delle
categorie di aree di cui all’ art.8, comma 1 lett. a),b),c) ed individuate nella Tavola n.14 (Carta dei vincoli di

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Piano attuali su C.T.R. scala 1:10.000 ) e nella Tavola 14 bis (Carta dei vincoli di Piano attuali su mappe
catastali scala 1 : 5000).

2. Le funzioni amministrative riguardanti l’imposizione e l’esenzione dal vincolo per scopi idrogeologici
sono esercitate dalla Comunità Montana Intemelia e dall’ Amministrazione Provinciale di Imperia nei territori
di rispettiva competenza.

TITOLO II

Disciplina dell’assetto idrogeologico del territorio

CAPO I

ARTICOLAZIONE DEL TERRITORIO IN CATEGORIE

Art.8 Individuazione e categorie di aree

1. Sono individuate le seguenti categorie di aree, di cui alla Tav.18 (Carta dei regimi normativi):

a) VNI -“versanti non insediati”: parti di territorio che si presentano allo stato sostanzialmente
naturale, ove non sono presenti apprezzabili forme di insediamento;

b) VI -“versanti insediati”: parti di territorio ove, con differenti gradi di copertura, sono presenti
insediamenti, anche di tipo agricolo specializzato, e le relative infrastrutture;

c) VU -“ambiti di versante urbano”: parti di territorio interessato da tessuto edificato di carattere


urbano;

d) FI -“ambiti di fondovalle insediati”: parti di territorio site nel fondovalle ove sono presenti, con
differenti gradi di copertura, forme apprezzabili di insediamento nonché le relative infrastrutture;

e) FU -“ambiti di fondovalle urbano”: parti di territorio interessato da tessuto edificato di


carattere urbano.

2. E’ individuata altresì la seguente categoria di aree, sovrapponibile a quelle di cui al comma 1 :


a) AIN TRZ-“ aree inondabili”: parti del territorio che, sulla base degli studi di carattere idraulico
condotti nel presente piano, sono soggette ad inondazioni con tempi di ritorno sino a 500 anni. (TAV. n.13).

3. Le prescrizioni relative alle aree, di cui al comma 2, devono essere lette in termini incrociati ed
integrativi con quelle relative alle altre aree, di cui al comma 1, lett.d) e e), con applicazione della norma più
restrittiva.

Art . 9 Regimi normativi

1. I regimi normativi per la difesa del suolo stabiliscono l’entità delle modificazioni da apportare allo
stato attuale del territorio, tenendo conto delle criticità individuate dal presente Piano.

2. I regimi normativi sono i seguenti:

a ) MODIFICABILITÀ (MO): si applica a quelle parti di territorio nelle quali i fattori naturali hanno
raggiunto, mediamente, una condizione di equilibrio. con l’ambiente circostante.Sono consentiti interventi,
anche di tipo insediativo, sull’attuale assetto del territorio, a condizione che siano osservate le specifiche
prescrizioni indicate dal Piano;

b) MANTENIMENTO (MA): si applica a quelle parti di territorio ove i fattori idraulici, idro-geo-
morfologici e vegetazionali, considerati singolarmente, per parti o complessivamente hanno raggiunto un

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livello di equilibrio sufficiente, ma senza margini di sicurezza. Sono consentiti interventi di utilizzazione del
territorio, anche di tipo insediativo, nel rispetto delle norme specifiche del presente Piano;

MA-1 si applica a quelle aree, prive al momento di movimenti gravitativi ma in cui sono presenti
indicatori indiretti di elevata suscettività valutabili dalla combinazione di elementi geomorfologici e di uso del
suolo. Sono comprese in questa classe le frane relitte, inattive e porzioni di versante per le quali il grado di
suscettività al dissesto è stato determinato sulla base di indicatori generali di carattere geomorfologico.
( Corrispondono alle aree Pg3B che derivano dalla Carta della suscettività al dissesto TAV.15, elaborato
non di Piano)

c) TRASFORMAZIONE ( TRZ ): si applica a quelle parti di territorio ad elevata pericolosità, nelle


quali occorre, al fine di ricondurre l’attuale situazione di rischio alto a condizioni di rischio accettabile,
intervenire sull’ assetto attuale del territorio, anche di tipo insediativo, mediante interventi strutturali e non
strutturali ed, ove possibile, mediante interventi di rinaturalizzazione. Nelle aree, per le quali il Piano non
indica interventi immediati di messa in sicurezza, stante la complessità dei problemi emersi o le condizioni
di pericolosità elevata ma di rischio medio o basso, possono essere stabiliti speciali divieti, limitazioni
nonché specifiche norme di comportamento. Sono consentiti interventi, strettamente collegati ad opere di
carattere strutturale e non, diretti, in particolare, all’adeguamento delle sezioni idrauliche minimali, alla
bonifica delle aree interessate da fenomeni di dissesto, al recupero del degrado ambientale del territorio ed,
in ogni caso, alla mitigazione del rischio esistente.

TRZ-1 aree in cui sono presenti indicatori geomorfologici diretti, quali l’esistenza di frane quiescenti
o di segni precursori o premonitori di movimenti gravitativi, ovvero indicatori indiretti che individuino un
livello di pericolosità assimilabile a quello delle suddette frane quiescenti. Non sono consentiti interventi di
utilizzazione del territorio, di tipo insediativo, in contrasto con le norme specifiche del presente Piano;
( Corrispondono alle aree Pg3A che derivano dalla Carta della suscettività al dissesto, TAV.15, elaborato
non di Piano)

TRZ-2 aree in cui sono presenti movimenti di massa in atto ( Corrispondono alle aree Pg4 che
derivano dalla Carta della suscettività al dissesto TAV.15, elaborato non di Piano)

3. I regimi normativi del MANTENIMENTO, della MODIFICABILITA’, e della TRASFORMAZIONE si


applicano alle aree omogenee, rappresentate nella Tav 18 – Carta dei regimi normativi.

CAPO II

INDIRIZZI E NORME DI CARATTERE GENERALE

SEZIONE I

INDIRIZZI PER UN CORRETTO ASSETTO IDROGEOLOGICO DEL TERRITORIO

Art 10 Indirizzi di carattere tecnico e procedurale

1. Nelle aree MO – MA -TRZ valgono i seguenti indirizzi:

relativamente alle tombinature ed alle coperture

a) le tombinature e le coperture dei colatori minori, connesse ad interventi diretti alla realizzazione
della viabilità assentibile, devono avere una superficie libera di deflusso netta interna di dimensioni minime
di 2X2 metri, salvo il caso di tombinature o coperture connesse alla realizzazione di infrastrutture viarie sui
colatori minori per le quali deve essere garantita una sezione di deflusso minima superiore a 3 metri quadri
e devono adeguare il più possibile la loro pendenza a quella dell’alveo naturale. Eventuali deroghe
dovranno essere autorizzate dalla Provincia su conforme parere del Comitato Tecnico Provinciale.

b) Sul reticolo idrografico principale, di cui all'art.14, non sono consentite le nuove
tombinature o coperture non inquadrabili tra i ponti, o l’ampliamento di quelle esistenti

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salvo, previo parere favorevole della Provincia, quelle dirette ad ovviare a situazioni di
pericolo, a garantire la tutela della pubblica incolumità e la tutela igienico-sanitaria, nonché
quelle necessarie per consentire la realizzazione delle discariche di rifiuti solidi urbani e di
inerti. In ogni caso tutte le tombinature o coperture, ove ammesse, devono garantire il
deflusso della portata di piena con tempo di ritorno duecentennale, di cui al comma 1
dell’art. 16, nel rispetto delle prescrizioni di cui all’allegato 3, ed essere realizzate, salvo
specifiche integrazioni richieste da parte della Provincia, secondo gli indirizzi generali di cui
all’allegato 4.

Le suddette tombinature devono comunque:

1)essere munite, a monte, di una vasca di sedimentazione nonché di strutture di ritenzione


di materiale;

2)essere corredate da un programma di mantenimento della sezione di deflusso prevista in


progetto.

3)le zone di imbocco devono essere corredate di opere di intercettazione del materiale
vegetale di grosse dimensioni;.

4) il proprietario e/od il concessionario hanno l’obbligo di provvedere, almeno due volte


all’anno, e comunque ogni qualvolta se ne presenti la necessità alla pulizia sistematica degli
attraversamenti.
5) La velocità massima della corrente, così come determinata dall’analisi in moto
permanente del regime idraulico, riferita alla portata di progetto come definita dall’art.15 dovrà di
norma essere inferiore a 6,5 m/sec;

2. Nelle aree MO-MA-TRZ valgono i seguenti indirizzi:

relativamente all’utilizzo del suolo naturale nonché all’insediamento:

a) l’approvazione dei progetti degli interventi ammissibili è subordinata alla presentazione di una
relazione geologico-geotecnica secondo le indicazioni della Circolare Prot.n°57382/1991 della Regione
Liguria Servizio Difesa del Suolo, in merito all’applicazione del D.M.11.3.88; tale relazione assolve anche le
finalità di cui alla L.R.4/99;

b) la realizzazione degli interventi diretti alla realizzazione di piazzali, parcheggi, aree attrezzate,
impianti sportivi e viabilità pedonale richiede l’impiego di modalità costruttive, che consentano la ritenzione
temporanea delle acque attraverso adeguate reti di regimazione e drenaggio. E’ possibile procedere in
deroga a quanto previsto nella presente lettera per dimostrati motivi di sicurezza o di tutela storico-
ambientale;

c) il diretto convogliamento delle acque meteoriche in fognatura o in corsi d’acqua deve essere
evitato quando è possibile il relativo smaltimento in aree con superficie permeabile, purchè non si
determinino fenomeni di erosione superficiale, di ristagno, di instabilità nel terreno e danni ai manufatti
esistenti a valle;

d) il progetto relativo ad un intervento, che prevede il diretto convogliamento delle acque meteoriche
in fognatura o in corsi d’acqua, deve essere corredato da una stima idrologica, redatta tenendo conto dei
dati riportati nel presente Piano, ed, in particolare, di tutta la superficie scolante a monte della zona
interessata, nonché dello stato delle vie di deflusso esistenti (tratti di collettore o di colatore naturale ove
verranno convogliati i nuovi afflussi). In caso di accertata insufficienza idraulica delle vie di deflusso esistenti
occorre adottare sistemi di regolarizzazione delle portate di scroscio nel tempo, o realizzare opere di
adeguamento della rete di smaltimento. Per le strutture viarie la stima deve considerare altresì gli afflussi
intercettati dalle opere di contenimento esistenti sul lato a monte;

e) nel caso di realizzazione di un nuovo intervento, il dimensionamento dei sistemi di


compensazione delle portate deve essere effettuato sulla base della stima dei deflussi convogliati nelle reti
di regimazione delle acque superficiali e di drenaggio, effettuata sulla base dei dati pluviometrici con
riferimento ad un evento con tempi di ritorno cinquantennali. Qualora i dati pluviometrici non siano
disponibili o attendibili, i dimensionamenti vanno eseguiti in modo che risulti ritardata l'immissione in rete,

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per almeno 15', di una pioggia di intensità pari a 50 mm in 30', uniformemente distribuita sull'intera
superficie scolante nella rete di smaltimento;

3. Nelle aree MO-MA-TRZ valgono i seguenti indirizzi:

relativamente all’assetto delle aree agricole


a) la copertura delle serre che non vengono utilizzate ai fini produttivi da almeno 5 anni deve
essere smantellata dai proprietari per ripristinare l’originale caratteristica di permeabilità dei terreni.

4. Nelle aree MO-MA-TRZ valgono i seguenti indirizzi:

relativamente all’assetto idraulico-forestale e vegetazionale

a)l’approvazione dei progetti degli interventi ammissibili è subordinata alla presentazione di una
relazione geologico-geomorfologica e vegetazionale, secondo le indicazioni della Circolare
Prot.n°57382/1991, che valuti gli aspetti relativi alla stabilità dei versanti nonché alla situazione locale della
rete idraulica minore. Tale relazione assolve anche le finalità di cui alla L.R.4/99;

b)nei territori boscati degradati ed in quelli coltivati in abbandono, occorre favorire sistematici
interventi di recupero qualitativo dell’ambiente mediante l’introduzione di specie autoctone arboree ed
arbustive. Le pratiche colturali in atto devono svolgersi in modo compatibile con il riassetto idraulico e
idrogeologico e in ottemperanza del Regolamento Regionale 29.06.1999 n.1 (Regolamento delle
prescrizioni di massima e di polizia forestale).

5. Nelle aree inondabili AIN-TRZ valgono i seguenti indirizzi:

a) l’autorità competente in materia di polizia idaulica autorizza gli interventi, la cui realizzazione
comporta una riduzione delle situazioni di rischio esistenti, corredati da progetti di sistemazione idraulica
complessiva;

b)qualora si tratti di interventi interessanti i corsi d’acqua (ad es. attraversamenti, ponti, coperture,
manufatti per derivazioni d’acqua, ecc.) i progetti relativi devono essere corredati da apposite verifiche
idrauliche,atte ad individuare l’adeguatezza delle sezioni idrauliche esistenti e di progetto.

6. Nelle aree di cui ai commi precedenti in ogni caso restano ferme le prescrizioni specifiche di cui
Capo III, Titolo II del presente Piano.

7. Gli indirizzi di carattere tecnico ed i requisiti minimi degli studi idraulici relativi a progetti di
sistemazione idraulica, a richieste di autorizzazioni idrauliche, ad indagini relative alle fasce di rispetto per
zone non studiate nel piano, sono riportati negli allegati.

Art. 11 Adempimenti istruttori

1. Ferme restando le prescrizioni del decreto ministeriale 11 marzo 1988, emanato in attuazione della
legge 2 febbraio 1974 n. 64 (provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone
sismiche), nonché della L.R. 22 gennaio 1999, n.4, ogni qualvolta si proceda alla realizzazione di:
a) nuove edificazioni;

b) viabilità di qualunque natura, di acquedotti e di metanodotti (per le parti al di fuori delle sedi
stradali);

c) bonifica di situazioni di dissesto, finalizzata alla realizzazione di successivi


interventi;

d) movimenti di terreno salvo quelli di modesta rilevanza come definiti dalla L.R. 22 gennaio 1999,
n.4, art.35, comma 3;

deve essere prodotta, a cura dell’interessato, entro due mesi dall’ultimazione dei lavori, una “Relazione
geologica di fine lavori e di congruità agli indirizzi del piano” al Comune, qualora l’intervento insista in zona
sottoposta al vincolo per scopi idrogeologici, alla Comunità Montana od alla Provincia in zona vincolata.

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Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

2. In ogni caso, al fine di garantire un corretto utilizzo del territorio, la realizzazione degli interventi è
subordinata, per quanto possibile, all’impiego di tecniche di ingegneria volte alla rinaturalizzazione degli
alvei dei corsi d’acqua, di opere di ingegneria ambientale, dirette alla sistemazione dei versanti.

3. I valori delle portate di cui all’art.16 valgono quali condizioni di vincolo per la progettazione degli
interventi di difesa dalle piene sul reticolo idrografico del bacino. Va da se che la sistemazione dei tratti
fluviali a monte di ogni sezione critica deve essere realizzata in maniera tale che nella sezione non venga
convogliata una portata massima di progetto superiore a quella indicata.

Art.12 Indirizzi per un corretto assetto idraulico forestale

1. Il presente Piano, in conformità a quanto previsto dalla L.R. n.4/99, persegue le finalità di
conservazione, di ripristino delle caratteristiche naturali ed antropiche (terrazzamenti) dei territori, tenuto
conto delle esigenze produttive del settore agricolo, nonché di tutela dell’ambiente e di difesa idrogeologica.

23.Il Piano, in particolare, mira ad attuare, attraverso l’assetto idraulico e forestale dei versanti, le finalità
prioritarie di protezione idraulica, idrogeologica e di tutela paesaggistica. A tal fine sono predisposti specifici
programmi di manutenzione che prevedono interventi di sistemazione forestale e di ingegneria naturalistica,
finalizzati alla difesa del suolo, all’ individuazione delle specie arboree più adatte all’impianto in zone
instabili o soggette ad erosione spondale, nonché interventi di disgaggio e di pulizia di versanti in frana ai
sensi della L.R. n. 4/1999.

3. Ai fini del presente Piano costituiscono programmi di manutenzione idraulica quelli che prevedono la
manutenzione delle opere idrauliche esistenti e, nei tratti individuati a rischio, gli interventi di ripulitura della
vegetazione in alveo, di risagomatura dell’alveo e di sgombero dei detriti, nel rispetto delle direttive
contenute nell’allegato alla delibera del Comitato Istituzionale n°27 del 05 agosto 1998 ed eventuali
successive modifiche od integrazioni.

4. Nelle zone in frana si privilegiano gli interventi diretti a ridurre le condizioni di rischio esistenti quali
la delocalizzazione degli elementi a rischio, gli interventi di consolidamento, di sistemazione, di bonifica e di
regimazione delle acque superficiali e sotterranee.

5. Nelle aree prospicienti alvei in erosione nonché nelle zone soggette a fenomeni di inondazione la
riduzione del rischio si persegue mediante la realizzazione di interventi di contenimento e di stabilizzazione,
ovvero mediante l’esecuzione di opere di regimazione delle acque e/o di controllo, di monitoraggio
dell’evoluzione sia spaziale sia temporale del fenomeno, salvo il ricorso ad interventi di delocalizzazione
degli elementi a rischio od alla demolizione ai sensi del D.L.n.180/1998, convertito in legge n. 267/1998.

Art.13 Indirizzi per un corretto assetto vegetazionale

1. Gli interventi relativi alla copertura vegetale devono risultare compatibili con le previsioni del Piano
Territoriale di Coordinamento Paesistico e dei Piani di Assestamento e di utilizzazione del Patrimonio silvo-
pastorale in ottemperanza al Regolamento Regionale 29.06.1999 n.1 (Regolamento delle prescrizioni di
massima e di polizia forestale).Tali strumenti di pianificazione, infatti, perseguono anche obiettivi di difesa
del suolo condivisi nel presente piano di bacino.

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SEZIONE II

NORME DI CARATTERE IDRAULICO

Art. 14 Identificazione dei corsi d’acqua

1. Fermo restando il disposto dell’art.1 comma 1 D.P.R.n°238/99, recante norme per l’attuazione di
talune disposizioni della legge 5 gennaio 1994 n°36 in materia di risorse idriche, in forza del quale
tutte le acque sotterranee e le acque superficiali, anche raccolte in invasi e cisterne, appartengono
allo stato, la disciplina vincolistica, si applica ai segmenti di aste fluviali, degli affluenti e dei
subaffluenti, che integrano il sesto elenco supplettivo delle acque pubbliche della Provincia di
Imperia, individuati con apposito tratto nella Tav.19 “Carta dei corsi d’acqua”.n
2. In ogni caso qualora si proceda ad interventi direttamente in alveo su segmenti di asta fluviale non
identificati ai sensi del comma 1, è necessaria la preventiva autorizzazione dell’Autorità competente
in materia di polizia idraulica per il mantenimento e miglioramento del regime idraulico.

Art.15 Distanze dai corsi d’acqua

1. In conformità alla definizione dell’alveo attuale, di cui al comma 1 dell’art., 24 le distanze, di cui ai
commi successivi, si misurano dal limite più esterno delle sponde dei corsi d’acqua o dal piede arginale
ovvero dal limite catastale demaniale, se più esterno.

2. In caso di alvei incassati con sponde naturali, ove la suddetta definizione risulti non significativa, le
distanze possono essere misurate a partire dall’intersezione del livello di piena duecentennale con la
superficie topografica.

3. Nelle zone di versante urbano (VU) e di versante insediato (VI) è stabilita una fascia di inedificabilità
assoluta, di divieto di scavo e di piantagioni ad una distanza pari a metri 3 dal piede della sponda dei
corsi d’acqua pubblici, così come individuati nella Tav 19, distanza che è pari a metri 5 nelle zone di
versante non insediato (VNI). Sono fatti salvi gli interventi per la realizzazione di strade a raso nonchè
di piantagioni, quest’ultime previste nell’ambito di progetti di sistemazione idraulica-ambientale, purchè
corredati da adeguate verifiche idrauliche.

4. Nelle zone di fondovalle urbano(FU) e di fondovalle insediato (FI) è stabilita una fascia di inedificabilità
assoluta ad una distanza pari a metri 3 dal piede della sponda. Nelle zone di fondovalle non insediato
(FNI ) tale fascia è pari a m. 5. E’ altresì stabilita una fascia di divieto di scavo e di piantagione ad una
distanza pari a metri 3 dai limiti di cui ai commi 1 e 2. Nell’ area compresa tra metri 3 e metri 10 dal
piede della sponda sono consentiti scavi sino alla quota di pelo libero del T200; in ogni caso gli
interventi ammessi devono essere realizzati con criteri di salvaguardia per il rischio residuale.
La Provincia, su conforme parere del Comitato Tecnico Provinciale, può autorizzare, in deroga ai
commi 3 e 4, nell’ambito del tessuto urbano cittadino, in presenza di corsi d’acqua tombinati esistenti e
dotati di idonei dispositivi di intercettazione del flottante, interventi di ristrutturazione, da attuarsi sul
patrimonio edilizio esistente per opere di rilevante interesse urbanistico-architettonico nonché nuove
edificazioni per opere di rilevante interesse pubblico. Comunque bisognerà tenere conto attentamente
del rischio residuale connesso alla presenza di tombinature seppur verificate.
Dette opere dovranno comunque essere strutturalmente indipendenti dal corso d’acqua,
idraulicamente verificate secondo i criteri enunciati nel presente elaborato di piano.

5. Relativamente ai tratti dei corsi d’acqua, rappresentati nella Tav.19, che non sono individuati come
tratti indagati nella carta delle fasce di inondabilità alla Tav.13, è stabilita altresì una fascia di
rispetto pari a 20 m all’interno del perimetro dei centri urbani e 40 m. al di fuori di essi, misurata dai
limiti dell’alveo, come definiti ai commi 1 e 2, nella quale sono consentiti interventi urbanistico-
edilizi, a condizione che la Provincia esprima parere favorevole, sulla base di uno studio idraulico,
che individui le fasce di inondabilità delle aree secondo i criteri di cui all’allegato 3, fermo restando i
limiti di inedificabilità assoluta di cui al comma 3 e 4.

n
Nella “Carta dei corsi d’acqua vengono esclusi la rete idrologica minore relativamente ai tratti di reticolo
idrografico di primo ordine” per i tratti inferiori ai 500 m di lunghezza

9
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

Le risultanze dei suddetti studi idraulici sono recepite nelle fasi di aggiornamento del Piano
secondo la procedura di cui al comma 15 dell’art. 97, della l.r. n.18/1999.

Art 16 Portata di piena di progetto

1. La portata di piena da assumere nella progettazione relativa ad opere strutturali e non strutturali è
quella con tempo di ritorno duecentennale (T200), indicata nell’allegato 3. La Provincia, su conforme
parere del Comitato Tecnico Provinciale, può procedere a modifiche di detto valore di portata in
considerazione di nuove evidenze scientifiche o di studi idrologici più dettagliati.

2. L’Autorità competente in materia di polizia idraulica, previo parere del Comitato Tecnico
Provinciale, a seguito della presentazione, a cura dell’interessato, di adeguata documentazione tecnica, che
giustifichi le scelte compiute ed indichi gli effetti relativi alle opere progettate ed al livello di rischio, che
interessa il territorio sul quale si interviene, rilascia le autorizzazioni in deroga al valore indicato al comma 1
in presenza di:

a) interventi che hanno raggiunto una fase realizzativa intermedia, coerente con il quadro
sistematorio previsto nel presente piano;
b) interventi che concorrono a migliorare il deflusso delle piene, riducano significativamente il rischio
di inondazione, e non pregiudichino una soluzione definitiva, qualora venga dimostrata l’impossibilità di
prevedere a breve/medio termine opere tali da riportare il rischio di inondazione.

3. Nelle sezioni dei corsi d’acqua ove il Piano non indica il valore della portata di piena
duecentennale, si applica il valore individuato nella prima sezione immediatamente a valle di quella
considerata lungo lo stesso tratto di asta fluviale ovvero, nei casi in cui tali sezioni risultino troppo
distanziate, il valore calcolato secondo quanto indicato all’allegato 3 con riferimento al bacino effettivamente
sotteso.

4. Per i corsi d’acqua minori nonché per gli affluenti dei torrenti principali con bacino inferiore a 2 Kmq.,
ove non specificatamente indicata nel presente Piano, si assume una portata massima, calcolata utilizzando
un contributo unitario pari a m3/s 40 per ogni chilometro quadrato di superficie del bacino sotteso.

5.Gli indirizzi di carattere tecnico ed i requisiti minimi degli studi idraulici relativi a progetti di
sistemazione idraulica, a richieste di autorizzazioni idrauliche, ad indagini relative alle fasce di rispetto per
zone non studiate nel Piano, nonché i franchi di sicurezza minimi da osservare sono riportati nell’allegato 2.

Art.17 Sdemanializzazioni

1. La sdemanializzazione delle aree appartenenti al demanio fluviale avulse dall’alveo o che risultino
tali a seguito degli interventi di adeguamento previsti dal Piano, può essere autorizzata dall’Autorità
competente in materia di polizia fluviale, previo parere del Comitato Tecnico Provinciale.

Art. 18 Adeguamento delle opere in concessione

1. Le opere oggetto di indagine nel presente Piano, che risultino insufficienti in considerazione dei
valori di portata di cui all’art.16, nonché dei franchi di cui all’allegato 2, devono essere adeguate, secondo le
modalità previste. Per le restanti opere, si procede all’eventuale adeguamento in sede di rinnovo delle
concessioni ovvero a seguito di accertamenti di polizia idraulica.

2. L’Autorità competente in materia di polizia fluviale, previo parere del Comitato Tecnico Provinciale
può autorizzare deroghe ai valori dei franchi, di cui all’allegato 2.

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Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

CAPO III

NORME SPECIFICHE PER CIASCUNA CATEGORIA DI AREA

SEZIONE I

DISCIPLINA DELL’ASSETTO IDROGEOLOGICO DEI VERSANTI

Art.19 Versanti non insediati (VNI)

1. Nell’area omogenea dei versanti non insediati (VNI), soggetta al regime normativo della
modificabilità (MO), non sono compatibili con detto regime i seguenti interventi:

a)relativamente al suolo naturale :


1) gli sbancamenti, anche gradonati, lungo le pendici, non corredati da relazione
descrittiva e relazione tecnica specialistica (geologica, geotecnica e/o geomeccanica)
che attestino che non sussistono problematiche ambientali e che verifichino che la
stabilità dei versanti non venga compromessa. (Allegato 1)

b) relativamente agli insediamenti :


1) le nuove edificazioni, gli interventi sul patrimonio edilizio esistente e sulle relative
pertinenze, che comportino una impermeabilizzazione complessiva del suolo superiore
al 15% dell’area disponibile (vedi glossario).
Non sono considerate impermeabili:
- le superfici di manufatti interrati o seminterrati che hanno un riporto di almeno ottanta
centimetri di terra idoneo ad accogliere una copertura vegetale arborea o arbustiva.
- strade e piazzali realizzati con materiale drenante avente superficie permeabile pari
o superiore al 25% e pendenza inferiore al 10%.
2) le serre con superficie coperta maggiore del 50% dell’area; per la parte di copertura
eccedente si dovranno adottare sistemi di compensazione di cui all’art. 10 comma 2
lett.e);
Sono escluse dal novero dei limiti di percentuale di impermeabilizzazione consentita le aree le cui
acque sono convogliate direttamente a mare.

c) relativamente alla copertura vegetale :


1)l’introduzione di specie ed interventi selvi-colturali incompatibili con la strategia del PTCP
regionale;
2)gli interventi che compromettono l’equilibrio vegetazionale;

d) relativamente alle risorse idriche:


in attesa della redazione dello stralcio relativo al bilancio delle risorse idriche:

1) il rilascio di nuove concessioni di derivazione d’acqua per usi irrigui ed igienici con portata
superiore ad 2 lt/sec, salvo che la richiesta non pervenga da enti pubblici o consorzi;
2) l’apertura di nuovi pozzi, anche ad uso domestico ex.art.93 del T.U. n.1775/33 in assenza
della prescritta autorizzazione alla ricerca di acque sotterranee.

e) relativamente alla rete idrografica :

e .1) Lungo i corsi d’acqua :


1) tutte opere, da realizzare ad una distanza (riferimento art.15) tale da interferire con lo
smaltimento delle portate come definite dall’ art.16
e.2) Nell’alveo dei corsi d’acqua :
1) le opere di regimazione idraulica, che restringano l’alveo o che aumentano la velocità di
scorrimento, salvo che siano previste in un progetto complessivo di riassetto idrogeologico
od in interventi di somma urgenza inseriti nei programmi triennali;

2) le opere che impediscono un costante equilibrio idraulico, idrogeologico di base, la


filtratura, l’autodepurazione dei carichi inquinanti, la ricarica e la protezione delle falde
sotterranee;

11
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

3) i guadi con strutture emergenti dall’alveo, che modificano le condizioni di regime


idraulico;
4) le plateazioni, le deviazioni, le rettificazioni, salvo che siano rese necessarie da motivate
esigenze idrauliche.

2. Nell’area omogenea dei versanti non insediati (VNI), soggetta al regime normativo del
mantenimento (MA), non sono compatibili con detto regime i seguenti interventi:

a) relativamente al suolo naturale :

1) gli sbancamenti, anche gradonati, lungo le pendici, non corredati da relazione descrittiva
e relazione tecnica specialistica (geologica, geotecnica e/o geomeccanica) che
attestino che non sussistono problematiche ambientali e che verifichino che la stabilità
dei versanti non venga compromessa. (Allegato 1)

2) le attività estrattive;

b) relativamente all’insediamento :
1) le nuove edificazioni, gli interventi sul patrimonio edilizio esistente e sulle relative
pertinenze che comportino una impermeabilizzazione complessiva del suolo superiore
al 10% dell’area disponibile.
Non sono considerate impermeabili:
- le superfici di manufatti interrati o seminterrati che hanno un riporto di almeno ottanta
centimetri di terra idoneo ad accogliere una copertura vegetale arborea o arbustiva.
-- strade e piazzali realizzati con materiale drenante avente superficie permeabile pari o
superiore al 25% e pendenza inferiore al 10%.
2) le serre con superficie coperta maggiore del 50% dell’area; per la parte di copertura
eccedente si dovranno adottare sistemi di compensazione di cui all’art10 comma 2 lett.e).
Sono escluse dal novero dei limiti di percentuale di impermeabilizzazione consentita le aree le cui
acque sono convogliate direttamente a mare.

c) relativamente alla copertura vegetale:


1) gli interventi diretti all’eliminazione del bosco, fatti salvi quelli resi necessari per motivi
fitosanitari, all’introduzione di specie legnose incompatibili con la strategia del PTCP
regionale nonché quelli, che compromettono l’efficienza dell’equilibrio vegetazionale,
l’integrità dei pendii ed il regolare smaltimento delle acque piovane;
2) il pascolo, salvo previa elaborazione di studi specifici, che individuino preliminarmente i
fattori limitanti, il numero ed il tipo di animali pascolanti (carico potenziale dei capi), la
definizione di turni di riposo per la cotica erbosa, gli interventi volti alla riqualificazione
ed al miglioramento della qualità ambientale.

d) relativamente alle risorse idriche :


in attesa della redazione dello stralcio relativo al bilancio delle risorse idriche:

1) il rilascio di nuove concessioni di derivazione d’acqua per usi irrigui ed igienici con portata
superiore ad 2 lt/sec, salvo che la richiesta non pervenga da enti pubblici o consorzi;
2) l’apertura di nuovi pozzi, anche ad uso domestico ex.art.93 del T.U. n.1775/33 in assenza
della prescritta autorizzazione alla ricerca di acque sotterranee.

e) relativamente alla rete idrografica :


e.1) Lungo i corsi d’acqua :
tutte opere, da realizzare ad una distanza (riferimento art.15) tale da interferire con lo
smaltimento delle portate come definite dall’ art.16

e.2) Nell’alveo dei corsi d’acqua :


1) le opere di regimazione idraulica, che restringano l’alveo o che aumentano la velocità di
scorrimento, salvo che siano previste in un progetto complessivo di riassetto idrogeologico
od in interventi di somma urgenza inseriti nei programmi triennali;

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Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

2) le opere che impediscono un costante equilibrio idraulico, idrogeologico di base, la


filtratura, l’autodepurazione dei carichi inquinanti, la ricarica e la protezione delle falde
sotterranee;
3) i guadi con strutture emergenti dall’alveo, che modificano le condizioni di regime idraulico;
4) le plateazioni, le deviazioni, le rettificazioni, salvo che siano rese necessarie da motivate
esigenze idrauliche.

3. Fermo restando le previsioni di cu i al comma 2 nell’area omogenea dei versanti non insediati
(VNI/MA-1) non sono consentiti:

a) relativamente all’insediamento :
1
1) gli interventi di nuova edificazione ed esecuzione di opere ed infrastrutture fatti salvi quelli
corredati da indagini di maggior dettaglio che accertino se, all’interno delle stesse siano
individuabili aree che presentino un livello di pericolosità più contenuto rispetto al regime
normativo TRZ1
3.bis Le indagini, sulla base delle specifiche caratteristiche geologiche, geomorfologiche e geotecniche delle
aree considerate, sono dirette a verificare che:
a) l’attuazione degli interventi consentiti non aggravi il grado di suscettività al
dissesto dell’area ma permetta il miglioramento delle condizioni di stabilità
dell’areale interessato, attraverso le opportune e le possibili opere volte a
modificare i fattori geomorfologici e geotecnici, determinanti il relativo grado di
suscettività al dissesto;
b) le condizioni di suscettività del territorio a contorno dell’area di intervento non
interferiscano negativamente sull’intervento stesso;
c) gli interventi prevedano ogni accorgimento tecnico-costruttivo necessario ad
assicurare la tutela della pubblica incolumità e il non aumento del rischio.
3.ter Le indagini di maggior dettaglio, possono essere svolte dalla Provincia ovvero dai soggetti pubblici o
privati interessati. In questo secondo caso la Provincia approva l’indagine di maggior dettaglio ed esprime
parere sulla compatibilità della realizzazione dell’intervento con le condizioni di suscettività al dissesto
accertate.
3 quater. Le risultanze dell’indagine di maggior dettaglio approvate dalla Provincia, costituiscono
aggiornamento del piano secondo le modalità previste dall’art.41

4. Nell’area omogenea dei versanti non insediati (VNI), soggetta al regime normativo della
trasformazione (TRZ 1) non sono compatibili con detto regime i seguenti interventi:

a) relativamente al suolo naturale :

1) gli sbancamenti, fatti salvi quelli connessi alla realizzazione di interventi di


consolidamento idrogeologico, di sistemazione idraulica o di miglioramento forestale;
2)ogni intervento, se non previa realizzazione di opere di sistemazione e di riduzione delle
condizioni di rischio, previste dal presente Piano o dai Programmi triennali di intervento ;

b) relativamente alla viabilità :


1)la realizzazione di nuove strade, fatte salve le strade forestali, le piste connesse ad
interventi di bonifica e di consolidamento, nonché le strade dirette a collegare i nuclei
abitati od a migliorare la viabilità di servizio, subordinatamente alle previsioni di specifici
studi geologici di dettaglio, qualora non vi siano alternative e se supportati dal parere
vincolante della Provincia;

c) relativamente all’insediamento:

1
1) gli interventi di nuova edificazione ;
2) gli interventi eccedenti la ristrutturazione edilizia degli edifici, come definita dalla lett. d),
comma 1, dell’articolo 3 del D.P.R. 06 giugno 2001, n.380, fatti salvi gli interventi
pertinenziali, che le norme tecniche degli strumenti urbanistici, in relazione alla
zonizzazione ed al pregio ambientale e paesaggistico delle aree, non quantifichino come
interventi di nuova costruzione, fermo restando che gli interventi ammessi non devono
aumentare la vulnerabilità degli edifici e le condizioni di rischio rispetto a fenomeni di

13
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

dissesto; nel caso di interventi di demolizione con ricostruzione deve essere assicurata la
riduzione della vulnerabilità dell’edificio, rendendola maggiormente compatibile con la
condizione di elevata pericolosità dell’area anche attraverso la messa in opera di tutti gli
accorgimenti tecnici e le misure finalizzate a tutelare la pubblica incolumità.

d) relativamente alla copertura vegetale:


1)gli interventi diretti all’eliminazione del bosco, fatti salvi quelli resi necessari per motivi
fitosanitari e di sistemazione idrogeologica strettamente legati agli interventi proposti;

e) relativamente alle risorse idriche:


in attesa della redazione dello stralcio relativo al bilancio delle risorse idriche:

1) il rilascio di nuove concessioni di derivazione d’acqua per usi irrigui ed igienici con portata
superiore ad 2 lt/sec, salvo che la richiesta non pervenga da enti pubblici o consorzi;
2) l’apertura di nuovi pozzi, anche ad uso domestico ex.art.93 del T.U. n.1775/33 in assenza
della prescritta autorizzazione alla ricerca di acque sotterranee.

f) relativamente alla rete idrografica :


f .1) Lungo i corsi d’acqua :
1) tutte opere, da realizzare ad una distanza (riferimento art.15) tale da interferire con lo
smaltimento delle portate come definite dall’ art.16

f.2) Nell’alveo dei corsi d’acqua:


1) le opere di regimazione idraulica, che restringano l’alveo o che aumentano la velocità di
scorrimento, salvo che siano previste in un progetto complessivo di riassetto idrogeologico
od in interventi di somma urgenza inseriti nei programmi triennali;
2) le opere che impediscono un costante equilibrio idraulico, idrogeologico di base, la
filtratura, l’autodepurazione dei carichi inquinanti, la ricarica e la protezione delle falde
sotterranee;
3) i guadi con strutture emergenti dall’alveo, che modificano le condizioni di regime idraulico;
4) le plateazioni, le deviazioni, le rettificazioni, salvo che siano rese necessarie da motivate
esigenze idrauliche.

5. Ferme restando le previsioni di cui al comma precedente, nell’area omogenea dei versanti non insediati
(VNI), soggetta al regime normativo della trasformazione (TRZ 2) non sono compatibili con detto regime i
seguenti interventi:

a) relativamente al suolo naturale:


1) gli sbancamenti, fatti salvi quelli connessi alla realizzazione di interventi di consolidamento
idrogeologico, di sistemazione idraulica o di miglioramento forestale;
2) ogni altro intervento, se non previa realizzazione di opere di sistemazione e di riduzione
delle condizioni di rischio, previste dal presente Piano o dai Programmi triennali di
intervento;

b) relativamente all’insediamento:
1
1) gli interventi di nuova edificazione ;
2) gli interventi eccedenti la manutenzione straordinaria , come definita dalla lett. b),
comma 1, dell'art. 3 del D.P.R. 06 giugno 2001, n.380, salvi quelli di demolizione senza
ricostruzione e strettamente necessari a ridurre la vulnerabilità delle opere esistenti e a
migliorare la tutela della pubblica incolumità, non comportanti peraltro aumenti di
superficie e volume fatti salvi i modesti ampliamenti a fini igienico-sanitari;
3) l’installazione di manufatti anche non qualificabili come volumi edilizi e la sistemazione di
2
aree che comportino la permanenza o la sosta di persone ;
4) la posa in opera di tubazioni, condotte o similari.
Gli interventi consentiti non possono in ogni caso comportare aumento del carico insediativo.

c) relativamente alla copertura vegetale:

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Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

1) gli interventi diretti all’eliminazione del bosco, fatti salvi quelli resi necessari per motivi
fitosanitari e di sistemazione idrogeologica strettamente limitati agli interventi proposti.

6. Nei regimi normativi MA1 e TRZ, in ogni caso, si applica la disciplina di cui all’allegato 8.

7 Nell’area omogenea dei versanti non insediati (VNI) in ogni caso restano ferme le norme specifiche di cui
agli artt. 10,11,12,13 Titolo II, Capo II, Sezione I del presente Piano.

Art. 20- Versanti insediati (VI)

1. Nell’area omogenea dei versanti insediati (VI), soggetta al regime normativo della modificabilità
(MO), sono non compatibili con detto regime i seguenti interventi:

a)relativamente al suolo naturale:


1) gli sbancamenti, anche gradonati, lungo le pendici, non corredati da relazione
descrittiva e relazione tecnica specialistica (geologica, geotecnica e/o geomeccanica)
che attestino che non sussistono problematiche ambientali e che verifichino che la
stabilità dei versanti non venga compromessa. (Allegato 1)

b) relativamente agli insediamenti:


1) le nuove edificazioni, gli interventi sul patrimonio edilizio esistente e sulle relative
pertinenze, che comportino una impermeabilizzazione complessiva del suolo superiore
al 25% dell’area disponibile (vedi glossario);
Non sono considerate impermeabili:
- le superfici di manufatti interrati o seminterrati che hanno un riporto di almeno ottanta
centimetri di terra idoneo ad accogliere una copertura vegetale arborea o arbustiva.
- strade e piazzali realizzati con materiale drenante avente superficie permeabile pari o
superiore al 25% e pendenza inferiore al 10%.
2) le serre con superficie coperta maggiore del 60% dell’area; per la parte di copertura
eccedente si dovranno adottare sistemi di compensazione di cui all’art10 comma 2
lett.e);
Sono escluse dal novero dei limiti di percentuale di impermeabilizzazione consentita le aree le cui
acque sono convogliate direttamente a mare.

c) relativamente alla copertura vegetale:


1)l’introduzione di specie e di interventi selvi-colturali incompatibili con la strategia del PTCP
regionale;
2)gli interventi che compromettono l’equilibrio vegetazionale;

d) relativamente alle risorse idriche:


in attesa della redazione dello stralcio relativo al bilancio delle risorse idriche:

1) il rilascio di nuove concessioni di derivazione d’acqua per usi irrigui ed igienici con portata
superiore ad 2 lt/sec, salvo che la richiesta non pervenga da enti pubblici o consorzi;
2) l’apertura di nuovi pozzi, anche ad uso domestico ex.art.93 del T.U. n.1775/33 in assenza
della prescritta autorizzazione alla ricerca di acque sotterranee.
.

e) relativamente alla rete idrografica:


e.1. lungo i corsi d’acqua :
1) tutte opere, da realizzare ad una distanza (riferimento art.15) tale da interferire con lo
smaltimento delle portate come definite dall’ art.16

e.2. nell’alveo dei corsi d’acqua:


1) le opere di regimazione idraulica che restringono l’alveo o che aumentano la velocità di
scorrimento, salvo che siano previste in un progetto complessivo di riassetto
idrogeologico;

15
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

2) le opere che compromettono un costante equilibrio idraulico, idrogeologico di base, la


filtratura, l’autodepurazione dei carichi inquinanti, la ricarica e la protezione delle falde
sotterranee;
3) i guadi con strutture emergenti dall’alveo, che modificano le condizioni del regime
idraulico.
4) le plateazioni, deviazioni, rettificazioni, salvo che siano rese necessarie da motivate
esigenze idrauliche;
5) le tombinature, tranne quelle finalizzate alla tutela della pubblica e privata incolumità,
certificata dal Sindaco, alla tutela igienico-sanitaria, attestata dall’ASL previo parere del
Comitato Tecnico Provinciale.

2. Nell’area omogenea del versante insediato (VI), soggetta al regime normativo del mantenimento
(MA),non sono compatibili con detto regime i seguenti interventi:

a) relativamente al suolo naturale :


1) gli sbancamenti, anche gradonati, lungo le pendici, non corredati da relazione descrittiva
e relazione tecnica specialistica (geologica, geotecnica e/o geomeccanica) che attestino
che non sussistono problematiche ambientali e che verifichino che la stabilità dei versanti
non venga compromessa. (Allegato 1)

2) Le attività estrattive;

b) relativamente all’insediamento :

1) le nuove edificazioni, gli interventi sul patrimonio edilizio esistente e sulle relative
pertinenze, che comportino una impermeabilizzazione complessiva del suolo superiore
al 15% dell’area disponibile (vedi glossario).
Non sono considerate impermeabili:
- le superfici di manufatti interrati o seminterrati che hanno un riporto di almeno ottanta
centimetri di terra idoneo ad accogliere una copertura vegetale arborea o arbustiva.
- strade e piazzali realizzati con materiale drenante avente superficie permeabile pari o
superiore al 25% e pendenza inferiore al 10%.
Sono escluse dal novero dei limiti di percentuale di impermeabilizzazione consentita le aree le cui
acque sono convogliate direttamente a mare.

2)le serre con superficie coperta maggiore del 50% dell’area; per la parte di copertura
eccedente si dovranno adottare sistemi di compensazione di cui all’art10 comma 2 lett.e);

c) relativamente alla copertura vegetale:


1)l’introduzione di specie e di interventi selvi-colturali incompatibili con la strategia del PTCP
regionale;
2)gli interventi che compromettono l’equilibrio vegetazionale;

d) relativamente alle risorse idriche:


in attesa della redazione dello stralcio relativo al bilancio delle risorse idriche:

1) il rilascio di nuove concessioni di derivazione d’acqua per usi irrigui ed igienici con portata
superiore ad 2 lt/sec, salvo che la richiesta non pervenga da enti pubblici o consorzi;
2) l’apertura di nuovi pozzi, anche ad uso domestico ex.art.93 del T.U. n.1775/33 in assenza
della prescritta autorizzazione alla ricerca di acque sotterranee.

e) relativamente alla rete idrografica:


e.1. lungo i corsi d’acqua :
1) tutte opere, da realizzare ad una distanza (riferimento art.15) tale da interferire con lo
smaltimento delle portate come definite dall’ art.16;

e.2. nell’alveo dei corsi d’acqua :

16
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

1) le opere di regimazione idraulica che restringono l’alveo o che aumentano la velocità di


scorrimento, salvo che siano previste in un progetto complessivo di riassetto idrogeologico;
2) le opere che compromettono un costante equilibrio idraulico, idrogeologico di base, la
filtratura, l’autodepurazione dei carichi inquinanti, la ricarica e la protezione delle falde
sotterranee;
3) i guadi con strutture emergenti dall’alveo, che modificano le condizioni del regime
idraulico.
4) le plateazioni, deviazioni, rettificazioni, salvo che siano rese necessarie da motivate
esigenze idrauliche;
5) le tombinature, tranne quelle finalizzate alla tutela della pubblica e privata incolumità,
certificata dal Sindaco, alla tutela igienico-sanitaria, attestata dall’ASL previo parere del
Comitato Tecnico Provinciale.

3. fermo restando le previsioni di cui al comma 2 nell’area omogenea del versante insediato (VI), soggetta
al regime normativo del mantenimento (MA1) non sono consentiti:
a) relativamente all’insediamento :
1
1) gli interventi di nuova edificazione ed esecuzione di opere ed infrastrutture fatti salvi
quelli corredati da indagini di maggior dettaglio che accertino se, all’interno delle stesse
siano individuabili aree che presentino un livello di pericolosità più contenuto rispetto al
regime normativo TRZ1

3.bis Le indagini, sulla base delle specifiche caratteristiche geologiche, geomorfologiche e geotecniche delle
aree considerate, sono dirette a verificare che:
a)l’attuazione degli interventi consentiti non aggravi il grado di suscettività al dissesto
dell’area ma permetta il miglioramento delle condizioni di stabilità dell’areale
interessato, attraverso le opportune e le possibili opere volte a modificare i fattori
geomorfologici e geotecnici, determinanti il relativo grado di suscettività al dissesto;
b)le condizioni di suscettività del territorio a contorno dell’area di intervento non
interferiscano negativamente sull’intervento stesso;
c)gli interventi prevedano ogni accorgimento tecnico-costruttivo necessario ad
assicurare la tutela della pubblica incolumità e il non aumento del rischio.
3.ter Le indagini di maggior dettaglio, possono essere svolte dalla Provincia ovvero dai soggetti pubblici o
privati interessati. In questo secondo caso la Provincia approva l’indagine di maggior dettaglio ed esprime
parere sulla compatibilità della realizzazione dell’intervento con le condizioni di suscettività al dissesto
accertate.
3.quater Le risultanze dell’indagine di maggior dettaglio approvate dalla Provincia, costituiscono
aggiornamento del piano secondo le modalità previste dall’art.41.

4. Nell’area omogenea dei versanti insediati (VI), soggetta al regime normativo della trasformazione
(TRZ 1), sono non compatibili con detto regime i seguenti interventi:
a) relativamente al suolo naturale :
1) gli sbancamenti, anche gradonati, lungo le pendici, non corredati da relazione descrittiva
e relazione tecnica specialistica (geologica, geotecnica e/o geomeccanica) che attestino
che non sussistono problematiche ambientali e che verifichino che la stabilità dei versanti
non venga compromessa. (Allegato 1)
2) ogni altro intervento, se non previa realizzazione di opere di sistemazione e di riduzione
delle condizioni di rischio, previste dal presente Piano o dai Programmi triennali di
intervento;
3) attività estrattive

b) relativamente alla viabilità :

17
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

1)la realizzazione di nuove strade, fatte salve le strade forestali, le piste connesse ad interventi
di bonifica e di consolidamento, nonché le strade dirette a collegare i nuclei abitati od a
migliorare la viabilità di servizio, subordinatamente alle previsioni di specifici studi geologici di
dettaglio, qualora non vi siano alternative e se supportati dal parere vincolante della Provincia;
.
c) relativamente all’insediamento :
1
1)gli interventi di nuova edificazione ;
2)gli interventi eccedenti la ristrutturazione edilizia degli edifici, come definita dalla lett. d),
comma 1, dell’articolo 3 del D.P.R. 06 giugno 2001, n.380, fatti salvi gli interventi
pertinenziali, che le norme tecniche degli strumenti urbanistici, in relazione alla zonizzazione
ed al pregio ambientale e paesaggistico delle aree, non quantifichino come interventi di
nuova costruzione, fermo restando che gli interventi ammessi non devono aumentare la
vulnerabilità degli edifici e le condizioni di rischio rispetto a fenomeni di dissesto; nel caso di
interventi di demolizione con ricostruzione deve essere assicurata la riduzione della
vulnerabilità dell’edificio, rendendola maggiormente compatibile con la condizione di elevata
pericolosità dell’area anche attraverso la messa in opera di tutti gli accorgimenti tecnici e le
misure finalizzate a tutelare la pubblica incolumità.

d) relativamente alla copertura vegetale:


1)l’introduzione di specie e di interventi selvi-colturali incompatibili con la strategia del
PTCP regionale;
2)gli interventi che compromettono l’equilibrio vegetazionale;

e) relativamente alle risorse idriche:


in attesa della redazione dello stralcio relativo al bilancio delle risorse idriche:

1) il rilascio di nuove concessioni di derivazione d’acqua per usi irrigui ed igienici con portata
superiore ad 2 lt/sec, salvo che la richiesta non pervenga da enti pubblici o consorzi;
2) l’apertura di nuovi pozzi, anche ad uso domestico ex.art.93 del T.U. n.1775/33 in assenza
della prescritta autorizzazione alla ricerca di acque sotterranee.
.

f) relativamente alla rete idrografica:


f.1. lungo i corsi d’acqua:
1) tutte le opere da realizzare ad una distanza (rif.art.15) tale da interferire con lo
smaltimento delle portate come definite dall’ art.16 ;
f.2. nell’alveo dei corsi d’acqua:
1) le opere di regimazione idraulica che restringono l’alveo o che aumentano la velocità di
scorrimento, salvo che siano previste in un progetto complessivo di riassetto idrogeologico;
2) le opere che compromettono un costante equilibrio idraulico, idrogeologico di base, la
filtratura, l’autodepurazione dei carichi inquinanti, la ricarica e la protezione delle falde
sotterranee;
3) i guadi con strutture emergenti dall’alveo, che modificano le condizioni del regime
idraulico.
4) le plateazioni, deviazioni, rettificazioni, salvo che siano rese necessarie da motivate
esigenze idrauliche;
5) le tombinature, tranne quelle finalizzate alla tutela della pubblica e privata incolumità,
certificata dal Sindaco, alla tutela igienico-sanitaria, attestata dall’ASL, previo parere del
Comitato Tecnico Provinciale.

5. Ferme restando le previsioni di cui al comma precedente, nell’area omogenea dei versanti insediati (VI),
soggetta al regime normativo della trasformazione (TRZ-2), sono non compatibili con detto regime i
seguenti interventi:

18
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

a) relativamente al suolo naturale:


1) gli sbancamenti, salvo quelli connessi alla realizzazione di interventi di consolidamento
idrogeologico, di sistemazione idraulica o di miglioramento agricolo;
2) ogni altro intervento, se non previa realizzazione di opere di sistemazione e di riduzione
delle condizioni di rischio, previste dal presente Piano o dai Programmi triennali di intervento;
3)le attività estrattive;

b)relativamente alla viabilità:


1) la realizzazione di nuove strade, fatte salve le piste connesse ad interventi di
consolidamento di frane nonché quelle di miglioramento della viabilità di servizio, qualora
non vi siano alternative se corredati di progetti supportati dal parere vincolante della
Provincia basati su studi che dettaglino le caratteristiche geologiche, geomorfologiche e
geotecniche e che verifichino che la realizzazione dell’opera non interferisca negativamente
con le condizioni generali di stabilità dell’intera area.
c) relativamente all’insediamento:
1
1) gli interventi di nuova edificazione ;
2) gli interventi eccedenti la manutenzione straordinaria , come definita dalla lett. b),
comma 1, dell'art. 3 del D.P.R. 06 giugno 2001, n.380, salvi quelli di demolizione senza
ricostruzione e strettamente necessari a ridurre la vulnerabilità delle opere esistenti e a
migliorare la tutela della pubblica incolumità, non comportanti peraltro aumenti di
superficie e volume fatti salvi i modesti ampliamenti a fini igienico-sanitari;
3) l’installazione di manufatti anche non qualificabili come volumi edilizi e la sistemazione di
2
aree che comportino la permanenza o la sosta di persone ;
4) la posa in opera di tubazioni, condotte o similari.
Gli interventi consentiti non possono in ogni caso comportare aumento del carico insediativo.

6. Nei regimi normativi MA1 e TRZ, in ogni caso, si applica la disciplina di cui all’allegato 8.

7.Nell’area omogenea dei versanti insediati (VI) in ogni caso restano ferme le norme specifiche di cui agli
artt. 10,11,12,13 Titolo II, Capo II, Sezione I del presente Piano.

Art. 21 – Versanti urbani (VU)

1. Nell’area omogenea dei versanti urbani (VU), soggetta al regime normativo del mantenimento
(MA), sono non compatibili i seguenti interventi:

a) relativamente al suolo naturale:


1) gli sbancamenti, anche gradonati, lungo le pendici, non corredati da relazione
descrittiva e relazione tecnica specialistica (geologica, geotecnica e/o geomeccanica) che
attestino che non sussistono problematiche ambientali e che verifichino che la stabilità dei
versanti non venga compromessa. (Allegato 1)

b) relativamente all’insediamento:
1) qualunque tipo di intervento non autorizzato dalla Provincia ai sensi dell’art.2 L. 64/74,
da realizzare all’interno delle aree perimetrate ai sensi della L. N° 445/1907 e succ.
mod. ed integrazioni
2) gli interventi edilizi, che comportano una impermeabilizzazione complessiva del suolo
superiore al 75% dell’area disponibile (vedi glossario);
Non sono considerate impermeabili:
- le superfici di manufatti interrati o seminterrati che hanno un riporto di almeno un
metro di centimetri di terra idoneo ad accogliere una copertura vegetale arborea o
arbustiva.
- strade e piazzali realizzati con materiale drenante avente superficie permeabile pari o
superiore al 25% e pendenza inferiore al 10%.
Sono escluse dal novero dei limiti di percentuale di impermeabilizzazione consentita le aree le cui
acque sono convogliate direttamente a mare.
3)Piazzali, parcheggi , le aree attrezzate, gli impianti sportivi e la viabilità pedonale , privi di
adeguate reti di regimazione e di drenaggio, salvo che detti interventi siano resi necessari

19
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

per motivi di sicurezza o di tutela strorico ambientale, previo parere del comitato Tecnico
provinciale.

c) relativamente alle risorse idriche:


in attesa della redazione dello stralcio relativo al bilancio delle risorse idriche:

1) il rilascio di nuove concessioni di derivazione d’acqua per usi irrigui ed igienici con portata
superiore ad 2 lt/sec, salvo che la richiesta non pervenga da enti pubblici o consorzi;
2) l’apertura di nuovi pozzi, anche ad uso domestico ex.art.93 del T.U. n.1775/33 in assenza
della prescritta autorizzazione alla ricerca di acque sotterranee.

d) relativamente alla rete idrografica


d.1 – lungo i corsi d’acqua :
1) tutte le opere da realizzare ad una distanza (rif.art.15) tale da interferire con lo
smaltimento delle portate come definite dall’ art.16 ;

d.2 nell’alveo dei corsi d’acqua :


1) le opere di regimazione idraulica che restringono l’alveo o che aumentano la velocità di
scorrimento, salvo che siano previste in un progetto complessivo di riassetto idrogeologico;
2) le opere che impediscono un costante equilibrio idraulico, idrogeologico di base, la
filtratura, l’autodepurazione dei carichi inquinanti, la ricarica e la protezione delle falde
sotterranee;
3) i guadi con strutture emergenti dall’alveo, in quanto modificanti le condizioni di regime
idraulico;
4) le plateazioni, deviazioni, rettificazioni, salvo che siano rese necessarie da motivate
esigenze idrauliche;
5) le tombinature, tranne quelle finalizzate alla tutela della pubblica e privata incolumità,
certificata dal Sindaco, alla tutela igienico-sanitaria, attestata dall’ASL previo parere del
Comitato Tecnico Provinciale.

2. Nell’area omogenea dei versanti urbani (VU) in ogni caso restano ferme le norme specifiche di cui
agli artt. 10,11,12,13 Titolo II, Capo II, Sezione I del presente Piano.

SEZIONE II

DISCIPLINA DELL’ASSETTO IDROGEOLOGICO DI FONDOVALLE

Art.22 – Fondovalle insediati (FI)

1. Nell’area omogenea del fondovalle insediato (FI), soggetta al regime normativo della
modificabilità (MO), non sono compatibili con detto regime i seguenti interventi:

a) relativamente al suolo naturale:


1) gli sbancamenti, anche gradonati, lungo le pendici, non corredati da relazione descrittiva
e relazione tecnica specialistica (geologica, geotecnica e/o geomeccanica) che attestino che
non sussistono problematiche ambientali e che verifichino che la stabilità dei versanti non
venga compromessa. (Allegato 1);
2) l’attività estrattiva a cielo aperto;
3) gli impianti di smaltimento e di recupero di rifiuti in zone non idonee alla localizzazione in
base alle previsioni dei Piani Provinciali, di cui all’art.20 comma 1 lett.e) D.lgs n°22/97;

b) relativamente all’insediamento:
1) le nuove edificazioni, gli interventi sul patrimonio edilizio esistente e sulle relative
pertinenze, che comportino una impermeabilizzazione complessiva del suolo superiore al
25% dell’area disponibile (vedi glossario).
Non sono considerate impermeabili:

20
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

- le superfici di manufatti interrati o seminterrati che hanno un riporto di almeno ottanta


centimetri di terra idoneo ad accogliere una copertura vegetale arborea o arbustiva.
- strade e piazzali realizzati con materiale drenante avente superficie permeabile pari o
superiore al 25% e pendenza inferiore al 10%.

2)le serre con superficie coperta maggiore del 60% dell’area; per la parte di copertura
eccedente si dovranno adottare sistemi di compensazione di cui all’art10 comma 2 lett.e);

3) i piazzali, i parcheggi, le aree attrezzate, le serre, gli impianti sportivi e la viabilità


pedonale, privi di adeguate reti di regimazione e di drenaggio, salvo che detti interventi
siano resi necessari per motivi di sicurezza o di tutela storico-ambientale, previo parere del
ComitatoTecnico Provinciale;

Sono escluse dal novero dei limiti di percentuale di impermeabilizzazione consentita le aree le cui
acque sono convogliate direttamente a mare.

c) relativamente alla copertura vegetale:


1) l’introduzione di specie incompatibili con la strategia del PTCP regionale, gli interventi
che compromettono l’equilibrio vegetazionale, salvo il taglio periodico e/o definitivo, per le
specie non pollonifere, degli esemplari di essenze arboree nati nell’alveo o sulle rive, al di
sotto del limite di massima piena.

d) relativamente alle risorse idriche:


in attesa della redazione dello stralcio relativo al bilancio delle risorse idriche:

1) il rilascio di nuove concessioni di derivazione d’acqua per usi irrigui ed igienici con portata
superiore ad 2 lt/sec, salvo che la richiesta non pervenga da enti pubblici o consorzi;
2) l’apertura di nuovi pozzi, anche ad uso domestico ex.art.93 del T.U. n.1775/33 in assenza
della prescritta autorizzazione alla ricerca di acque sotterranee.

e) relativamente alla rete idrografica:


e.1 lungo i corsi d’acqua:
1) tutte le opere da realizzare ad una distanza (rif.art.15) tale da interferire con lo
smaltimento delle portate come definite dall’ art.16 ;

e.2 nell’alveo dei corsi d’acqua:


1) le opere di regimazione idraulica, che restringono l’alveo o che aumentano la velocità di
scorrimento, fatte salve quelle inquadrate in un progetto complessivo di riassetto
idrogeologico od in interventi di somma urgenza inseriti nei programmi triennali;
2) le opere che impediscono un costante equilibrio idraulico, idrogeologico di base, la
filtratura, l’autodepurazione dei carichi inquinanti, la ricarica e la protezione delle falde
sotterranee;
3) i guadi con strutture emergenti dall’alveo, che modificano le condizioni di regime idraulico;
4)le plateazioni, le deviazioni, le rettificazioni, le tombinature, salvo quelle dirette a garantire
la tutela della pubblica e privata incolumità, certificata dal Sindaco, la tutela igienico-
sanitaria, attestata dall’ASL, previo parere del Comitato Tecnico Provinciale.

2. Nell’area omogenea del fondovalle insediato (FI), soggetta al regime normativo del mantenimento (MA),
sono non compatibili con detto regime i seguenti interventi:

a) relativamente al suolo naturale:


gli sbancamenti, anche gradonati, lungo le pendici, non corredati da relazione descrittiva e
relazione tecnica specialistica (geologica, geotecnica e/o geomeccanica) che attestino che
non sussistono problematiche ambientali e che verifichino che la stabilità dei versanti non
venga compromessa. (Allegato 1);

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Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

b) relativamente all’insediamento
1) le nuove edificazioni, gli interventi sul patrimonio edilizio esistente e sulle relative
pertinenze, che comportano una impermeabilizzazione complessiva del suolo superiore al
20%dell’area disponibile (vedi glossario).
Non sono considerate impermeabili:
- le superfici di manufatti interrati o seminterrati che hanno un riporto di almeno ottanta
centimetri di terra idoneo ad accogliere una copertura vegetale.

- strade e piazzali realizzati con materiale drenante avente superficie permeabile pari o
superiore al 25% e pendenza inferiore al 10%.

2) le serre con superficie coperta maggiore del 60% dell’area; per la parte di copertura
eccedente si dovranno adottare sistemi di compensazione di cui all’art10 comma 2 lett.e)
Sono escluse dal novero dei limiti di percentuale di impermeabilizzazione consentita le aree le cui
acque sono convogliate direttamente a mare.

.c) relativamente alla copertura vegetale:


1) l’introduzione di specie incompatibili con la strategia del PTCP regionale, gli interventi
che compromettono l’equilibrio vegetazionale, salvo il taglio periodico e/o definitivo, per le
specie non pollonifere, degli esemplari di essenze arboree nati nell’alveo o sulle rive, al di
sotto del limite di massima piena

d) relativamente alle risorse idriche:


in attesa della redazione dello stralcio relativo al bilancio delle risorse idriche:

1) il rilascio di nuove concessioni di derivazione d’acqua per usi irrigui ed igienici con portata
superiore ad 2 lt/sec, salvo che la richiesta non pervenga da enti pubblici o consorzi;
2) l’apertura di nuovi pozzi, anche ad uso domestico ex.art.93 del T.U. n.1775/33 in assenza
della prescritta autorizzazione alla ricerca di acque sotterranee.

e) relativamente alla rete idrografica:


e.1 lungo i corsi d’acqua:
1) tutte le opere da realizzare ad una distanza (rif.art.15) tale da interferire con lo
smaltimento delle portate come definite dall’ art.16 ;

e.2 nell’alveo dei corsi d’acqua:


1) le opere di regimazione idraulica, che restringono l’alveo o che aumentano la velocità di
scorrimento, fatte salve quelle inquadrate in un progetto complessivo di riassetto
idrogeologico od in interventi di somma urgenza inseriti nei programmi triennali;
2) le opere che impediscono un costante equilibrio idraulico, idrogeologico di base, la
filtratura, l’autodepurazione dei carichi inquinanti, la ricarica e la protezione delle falde
sotterranee;
3) i guadi con strutture emergenti dall’alveo, che modificano le condizioni di regime idraulico;
4)le plateazioni, le deviazioni, le rettificazioni, le tombinature, salvo quelle dirette a garantire
la tutela della pubblica e privata incolumità, certificata dal Sindaco, la tutela igienico-
sanitaria, attestata dall’ASL, previo parere del Comitato Tecnico Provinciale.

3. Ferme restando le previsioni di cui al comma precedente, nell’area omogenea dei fondovalle insediati
(FI), soggetta al regime normativo della trasformazione (TRZ1 ), non sono compatibili con detto
regime i seguenti interventi:

a) relativamente alla viabilità :

1) la realizzazione di nuove strade, fatte salve le piste connesse ad interventi di bonifica e di


consolidamento, nonché le strade dirette a collegare i nuclei abitati od a migliorare la

22
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

viabilità di servizio, subordinatamente alle previsioni di specifici studi geologici di dettaglio,


qualora non vi siano alternative e se supportati dal parere vincolante della Provincia;

b) relativamente all’insediamento :

1
1)gli interventi di nuova edificazione ;
2)gli interventi eccedenti la ristrutturazione edilizia degli edifici, come definita dalla lett. d),
comma 1, dell’articolo 3 del D.P.R. 06 giugno 2001, n.380, fatti salvi gli interventi pertinenziali,
che le norme tecniche degli strumenti urbanistici, in relazione alla zonizzazione ed al pregio
ambientale e paesaggistico delle aree, non quantifichino come interventi di nuova costruzione,
fermo restando che gli interventi ammessi non devono aumentare la vulnerabilità degli edifici e
le condizioni di rischio rispetto a fenomeni di dissesto; nel caso di interventi di demolizione con
ricostruzione deve essere assicurata la riduzione della vulnerabilità dell’edificio, rendendola
maggiormente compatibile con la condizione di elevata pericolosità dell’area anche attraverso la
messa in opera di tutti gli accorgimenti tecnici e le misure finalizzate a tutelare la pubblica
incolumità

4.Nell’area costiera del fondo valle insediato (FI) MA e TRZ1, nonché in quelle del fondo valle urbano (FU)
MA deve essere assicurata anche la compatibilità con quanto previsto nel successivo art.25.

5. Nei regimi normativi TRZ, in ogni caso, si applica la disciplina di cui all’allegato 8.

6.Nell’area omogenea dei fondovalle insediati (FI) in ogni caso restano ferme le norme specifiche di cui agli
artt. 10,11,12,13 Titolo II, Capo II, Sezione I del presente Piano.

Art. 23 - Fondovalle urbano (FU)

1. Nell’area omogenea del fondovalle urbano (FU), soggetta al regime normativo di mantenimento
(MA), non sono compatibili con detto regime i seguenti interventi:

a) relativamente al suolo naturale :


gli sbancamenti, anche gradonati, lungo le pendici, non corredati da relazione descrittiva e
relazione tecnica specialistica (geologica, geotecnica e/o geomeccanica) che attestino che
non sussistono problematiche ambientali e che verifichino che la stabilità dei versanti non
venga compromessa. (Allegato 1)

b) relativamente all’insediamento:
1)gli interventi edilizi, che comportano una impermeabilizzazione complessiva del suolo
superiore al 75% dell’area disponibile (vedi glossario);
Non sono considerate impermeabili:
- le superfici di manufatti interrati o seminterrati che hanno un riporto di almeno un
metro di terra idoneo ad accogliere una vegetale arborea o arbustiva.
- strade e piazzali realizzati con materiale drenante avente superficie permeabile pari
o superiore al 25% e pendenza inferiore al 10%.

2) i piazzali, i parcheggi, le aree attrezzate, gli impianti sportivi e la viabilità pedonale, privi di
adeguate reti di regimazione e di drenaggio, salvo che detti interventi siano resi necessari
per motivi di sicurezza o di tutela storico ambientale, previo parere del Comitato Tecnico
Provinciale.
Sono escluse dal novero dei limiti di percentuale di impermeabilizzazione consentita le aree le cui
acque sono convogliate direttamente a mare.

23
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

c) relativamente alle risorse idriche:


in attesa della redazione dello stralcio relativo al bilancio delle risorse idriche:

1) il rilascio di nuove concessioni di derivazione d’acqua per usi irrigui ed igienici con portata
superiore ad 2 lt/sec, salvo che la richiesta non pervenga da enti pubblici o consorzi;
2) l’apertura di nuovi pozzi, anche ad uso domestico ex.art.93 del T.U. n.1775/33 in assenza
della prescritta autorizzazione alla ricerca di acque sotterranee.

d) relativamente alla rete idrografica :

d .1) lungo i corsi d’acqua:


1) tutte le opere da realizzare ad una distanza (rif.art.15) tale da interferire con lo
smaltimento delle portate come definite dall’ art.16 ;
d.2) nell’alveo dei corsi d’acqua:
1) le opere di regimazione idraulica,che restringono l’alveo od aumentano la velocità di
scorrimento, fatte salve quelle previste in un progetto complessivo di riassetto idrogeologico;
2) le opere che impediscono un costante equilibrio idraulico, idrogeologico di base, la
filtratura, l’autodepurazione dei carichi inquinanti, la ricarica e la protezione delle falde
sotterranee;
3)gli attraversamenti carrabili ad uso privato;
4) i guadi con strutture emergenti dall’alveo, che modificano le condizioni di regime
idraulico;
5)le plateazioni, le deviazioni, le rettificazioni, le tombinature, salvo quelle dirette a garantire
la tutela della pubblica e privata incolumità, certificata dal Sindaco, la tutela igienico-
sanitaria, attestata dall’ASL, previo parere del Comitato Tecnico Provinciale;

2. Nell’area omogenea del fondovalle urbano (FU) in ogni caso restano ferme le norme specifiche di
cui agli artt. 10,11,12,13 Titolo II, Capo II, Sezione I del presente Piano.

SEZIONE III

NORME RELATIVE ALLE FASCE FLUVIALI

Art.24 Aree inondabili (AIN TRZ).Fasce di inondabilità e riassetto fluviale.

1. Nelle aree inondabili (AIN-TRZ), rappresentate nella TAV.13, sono individuate le seguenti fasce,
soggette a specifiche norme di tutela:

a) Alveo Attuale: è individuato sulla base di rilievi fisici e catastali, considerando il più esterno tra il
limite catastale demaniale e le opere di arginatura e/o protezione esistenti, salvo una eventuale
più affinata determinazione in sede di adeguamento o aggiornamento del Piano. La sua
individuazione di massima per i tratti principali e per quelli che presentano situazioni di criticità è
riportata nella Tav 13– Carta delle fasce fluviali (scala 1:5.000); ulteriori specificazioni vengono
individuate dagli Enti e dai privati interessati, in sede di predisposizione degli atti che lo
richiedano;
b) Fascia di riassetto fluviale (RF): è individuata nella Tav 13– Carta delle fasce fluviali (scala
1:5.000) e comprende le aree esterne all’alveo attuale necessarie per l’adeguamento del corso
d’acqua all’assetto definitivo previsto dal presente Piano. La sua delimitazione è effettuata sulla
base delle strategie e delle scelte pianificatorie del Piano e dell’insieme degli interventi strutturali
individuati nell’ambito dello stesso. Comprende in particolare le aree necessarie al ripristino
della idonea sezione idraulica, tutte le forme fluviali riattivabili durante gli stati di piena e le aree
da destinare alle opere di sistemazione idraulica previste. Può comprendere, inoltre, aree

24
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

ritenute di pertinenza fluviale e/o di elevato pregio naturalistico-ambientale limitrofe al corso


d’acqua.
c) Fascia A – pericolosità idraulica molto elevata: aree perifluviali inondabili al verificarsi
dell’evento di piena con portata al colmo di piena corrispondente a periodo di ritorno T=50 anni;
d) Fascia B – pericolosità idraulica media: aree perifluviali, esterne alle precedenti, inondabili
al verificarsi dell’evento di piena con portata al colmo di piena corrispondente a periodo di ritorno
T=200 anni;
e) Fascia C – pericolosità idraulica bassa :aree perifluviali, esterne alle precedenti, inondabili
al verificarsi dell’evento di piena con portata al colmo di piena corrispondente a periodo di ritorno
T=500 anni,

2. Nell’alveo attuale, di cui alla lett. a) del comma 1 dell’art. 24 non sono consentiti:
a) interventi di nuova edificazione, di ampliamento dei manufatti esistenti e di recupero del patrimonio
edilizio esistente eccedenti quelli di manutenzione ordinaria, come definita dalla lett. a), comma 1,
dell'art.3 de D.P.R. 06 giugno 2001,n.380 salve le demolizioni senza ricostruzioni;
b) l’installazione di manufatti anche non qualificabili come volumi edilizi e la sistemazione di aree che
comportino la permanenza o sosta di persone ne depositi di alcun genere. E’ fatto salvo l’accesso
all’alveo, che non richieda opere di sistemazione, per attività del tutto occasionali e temporanee che
non alterino l’ambiente fluviale, previo parere favorevole della Provincia da rilasciarsi
specificatamente caso per caso purchè risultino verificate le condizioni e assunte le cautele
necessarie ad assicurare l’incolumità di persone e cose coinvolte in tali attività;
c) scavi e posa in opera di cavi, tubazioni o similari, che comportino possibili interferenze con gli
interventi previsti nel Piano o precludano la possibilità di attenuare o di eliminare le cause che
determinano le condizioni di rischio;
d) depositi di materiale di qualsiasi genere;
e) opere di regimazione idraulica o altri interventi che restringano l’alveo, salvo quelle necessarie ad
ovviare a situazioni di pericolo ed a tutelare la pubblica incolumità;
f) le plateazioni, le deviazioni, le rettificazioni salvo quelle necessarie ad ovviare a situazioni di pericolo,
a tutelare la pubblica e privata incolumità nonché quelle necessarie per consentire la realizzazione
delle discariche di rifiuti solidi urbani e di inerti.
3. In tali ambiti sono previsti interventi di rimozione dei manufatti esistenti.

4. Nella fascia di riassetto fluviale di cui alla lett. b), comma 1, dell’art. 24, non sono consentiti:
1
a) interventi di nuova edificazione , di ampliamento dei manufatti esistenti, e di recupero del patrimonio
edilizio esistente eccedenti quelli di manutenzione straordinaria, come definita dalla lett. b), comma
1, dell’art. 3 del D.P.R. 06 giugno 2001,n.380;
b) interventi di realizzazione di nuove infrastrutture di qualunque genere nonché l’ampliamento di
quelle esistenti.

5. In tali ambiti sono previsti eventuali interventi di delocalizzazione al di fuori della fascia dei manufatti
esistenti, a seguito di specifici progetti di messa in sicurezza.

6. A seguito della progettazione degli interventi di messa in sicurezza di cui al comma precedente la
Provincia può procedere ad una nuova perimetrazione della fascia con la procedura di cui al comma 15
dell'art.97, della L.R. 18/99.
7.Dell’eventuale maggior valore acquisito degli immobili a seguito degli interventi di manutenzione
straordinaria come definita dalla lett. b), comma 1, dell’art. 3 del D.P.R. 06 giugno 2001,n.380 non si tiene
conto ai fini della determinazione dell’indennità di espropriazione.

8. Nelle fascia a di cui alla lett. c), comma 1, dell’art. 24, , fermo restando che gli interventi ammessi sul
patrimonio edilizio esistente non devono comunque aumentarne la vulnerabilità rispetto ad eventi alluvionali,
anche attraverso l’assunzione di misure e accorgimenti tecnico-costruttivi di cui all’allegato 4, e non devono
3
comportare cambi di destinazione d’uso , che aumentino il carico insediativo anche temporaneo, non sono
consentiti:

25
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

1
a) interventi di nuova edificazione , di ampliamento dei manufatti esistenti, e di recupero del
patrimonio edilizio esistente eccedenti quelli di restauro o risanamento conservativo, come
definito dalla lett. c), comma 1, dell'art. 3 del D.P.R. 06 giugno 2001, n.380, fatti salvi gli
interventi di ristrutturazione edilizia come definita dalla lett. d), comma 1, dell'art. 3 del D.P.R.
4
06 giugno 2001,n.380 ricadenti negli ambiti di tessuto urbano consolidato o da completare
mediante interventi di integrazione urbanistico-edilizia sempre all’interno di ambiti già edificati e
purché risultino assunte le azioni e le misure di protezione civile previste nel Piano stesso e nei
piani comunali di protezione civile; nel caso di interventi di demolizione con ricostruzione deve
5
essere assicurata la riduzione della vulnerabilità dell’edificio , anche attraverso la messa in
opera di tutti gli accorgimenti e le misure finalizzate a tutelare la pubblica incolumità, fermo
restando il rispetto delle condizioni previste per procedere ad interventi di ristrutturazione
edilizia di cui sopra;(*)
b) l’installazione di manufatti anche non qualificabili come volumi edilizi e la sistemazione di aree
2
che comportino la permanenza o la sosta di persone , salvi gli interventi inseriti nell’ambito di
parchi urbani o di aree di verde attrezzato, come individuati dagli strumenti urbanistici comunali
vigenti , i cui progetti prevedano l’assunzione delle azioni e delle misure di protezione civile di
cui al presente Piano e ai piani comunali di protezione civile, purché corredati da parere positivo
della Provincia;
c) la realizzazione di nuove infrastrutture non inquadrabili tra le opere di attraversamento, fatti
salvi gli interventi necessari ai fini della tutela della pubblica incolumità e quelli relativi a nuove
infrastrutture pubbliche connesse alla mobilità, previo parere favorevole della Provincia, purché
progettate sulla base di uno specifico studio di compatibilità idraulica(**), non aumentino le
5
condizioni di rischio , e risultino assunte le azioni e le misure di protezione civile di cui al
presente Piano e ai piani comunali di protezione civile.
d) interventi di manutenzione, ampliamento o ristrutturazione di infrastrutture pubbliche connesse
6 5
alla mobilità esistenti , fatti salvi quelli che non aumentano le condizioni di rischio , ed in
relazione ai quali risultano assunte le azioni e misure di protezione civile di cui al presente
Piano e ai piani comunali di protezione civile.

9. Nelle fascia b di cui alla lett. d), comma 1, dell’art. 24 non sono consentiti:
1
a) gli interventi di nuova edificazione nonché di ristrutturazione urbanistica, come definita dalla lett.f)
comma 1, dell'art. 3 del D.P.R. 06 giugno 2001,n.380 , salvi i casi in cui gli stessi siano corredati da
parere favorevole della Provincia, ricadano in contesti di tessuto urbano consolidato, o da
4
completare mediante interventi di integrazione urbanistico-edilizia sempre all’interno di ambiti già
edificati e interessino aree individuate a minor pericolosità in relazione a modesti tiranti idrici e a
ridotte velocità di scorrimento, e purché prevedano le opportune misure od accorgimenti tecnico-
costruttivi di cui all’allegato 4, e risultino assunte le azioni e le misure di protezione civile di cui al
presente Piano e ai piani comunali di protezione civile;
b) l’installazione di manufatti anche non qualificabili come volumi edilizi e la sistemazione di aree che
comportino la permanenza o la sosta di persone, salvi gli interventi inseriti nell’ambito di parchi
urbani o di aree di verde attrezzato, come individuati dagli strumenti urbanistici comunali vigenti, i
cui progetti prevedano l’assunzione delle azioni e delle misure di protezione civile di cui al presente
Piano e ai piani comunali di protezione civile, purché corredati da parere positivo della Provincia;
c) interventi di ampliamento dei manufatti esistenti e di recupero del patrimonio edilizio esistente
eccedenti quelli di restauro o risanamento conservativo, come definito dalla lett. c), comma 1,
dell'art. 3 del D.P.R. 06 giugno 2001,n.380 , fatti salvi gli interventi di ristrutturazione edilizia, come
definita dalla lett. d), comma 1, dell'art. 3 del D.P.R. 06 giugno 2001,n.380 , purché non aumentino
5
la vulnerabilità degli edifici stessi rispetto ad eventi alluvionali, anche attraverso l’assunzione di
misure e di accorgimenti tecnico-costruttivi di cui all’allegato 4, e purché risultino assunte le azioni e
le misure di protezione civile di cui al presente Piano e ai piani comunali di protezione civile;

26
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

d) gli interventi di realizzazione di nuove infrastrutture connesse alla mobilità non inquadrabili tra le
opere di attraversamento, salvi, previo parere favorevole della Provincia, quelli progettati sulla base
di uno specifico studio di compatibilità idraulica (**), che non aumentino le condizioni di rischio
anche mediante l’assunzione di azioni e di misure di protezione civile di cui al presente Piano e ai
piani comunali di protezione civile.
e) i nuovi insediamenti industriali e artigianali, fermo restando che , su conforme parere della
Provincia, può essere permessa, per gli insediamenti industriali e artigianali esistenti, la
ristrutturazione edilizia con gli aumenti di volumi necessari per gli adeguamenti tecnologici e
funzionali che non aumenti la vulnerabilità del complesso industriale rispetto all’evento alluvionale
anche attraverso l’assunzione di misure e di accorgimenti tecnico-costruttivi, di cui all’allegato 5,
purchè risultino assunte azioni e le misure di protezione civile di cui al presente Piano e ai piani
comunali di protezione civile.

10 Nella fascia c di cui al comma 1 lett.e) dell’art 24 è consentito ogni tipo di intervento purché realizzato
con tipologie costruttive finalizzate alla riduzione della vulnerabilità delle opere e, quindi, del rischio per
la pubblica incolumità, e coerenti con le azioni e misure di protezione civile previste dal presente Piano e
dai piani di protezione civile comunali.

11 In ogni caso sono consentiti gli interventi di sistemazione idraulica ed idraulico-ambientale che non
contrastano con le previsioni del Piano.

12 I progetti relativi agli interventi di sistemazione idraulica di cui al comma 11 sono subordinati al parere
positivo della Provincia.
13 A seguito della realizzazione degli interventi di sistemazione idraulica previsti dal Piano, la Provincia
provvede alla conseguente modifica dei limiti della fasce a,b,c e di cui ai commi precedenti, al fine di
7
conformarli alla nuova situazione, con la procedura di cui al comma 15 dell'art. 97, della l.r. n.18/99 . Nel
caso di interventi complessi, sottoposti a strumentazione urbanistica attuativa, comprensivi anche del
progetto delle opere di sistemazione idraulica congruenti con quelle previste dal Piano, la
riperimetrazione delle fasce a,b,c, può essere deliberata dalla Provincia, ai sensi del comma 15 dell'art.
97, della l.r. n.18/99, anche contestualmente all’approvazione e/o al controllo dello strumento attuativo,
ferma restando la natura prioritaria delle opere di sistemazione idraulica, la cui effettiva esecuzione,
previa verifica della Provincia, condiziona l’efficacia della riperimetrazione e costituisce presupposto per
le successive concessioni edilizie.
14 La Provincia può altresì ridefinire, con le procedure di cui al comma 15, dell’art.97, le classi di
pericolosità idraulica e procedere alla conseguente modifica dei limiti della fasce a, b, c, a seguito di
studi di maggior dettaglio riguardanti le intere zone perimetrate e comunque tratti significativi dei corsi
d’acqua, quali quelli svolti nell’ambito degli studi fondativi degli strumenti urbanistici comunali ovvero
quelli integrativi eseguiti dalla Provincia stessa.
15 La realizzazione di opere di pubblica utilità indifferibili e urgenti può essere autorizzata dalla competente
amministrazione in deroga ai divieti di cui ai precedenti commi 8 e 9, previa acquisizione di parere
favorevole della Provincia, se ricadenti in contesti di tessuto urbano consolidato o da completare
mediante interventi di integrazione urbanistico-edilizia sempre all’interno di ambiti già edificati, purché
siano adottate le opportune misure e accorgimenti tecnico-costruttivi di cui all’allegato 4, e risultino
assunte le azioni e misure di protezione civile di cui al presente Piano e ai piani comunali di protezione
civile.
16 Relativamente ai manufatti edilizi, alle opere, a depositi o insediamenti esistenti nelle fasce di
inondabilità A, e B, oltre a quanto già disposto dal Piano relativamente a casi specifici e contenuto nel
piano di interventi di mitigazione del rischio o nelle misure di protezione civile, il Piano demanda ai
Comuni l’assunzione, nell’ambito degli strumenti urbanistici, dei piani di settore, e dei piani di
prevenzione ed emergenza di protezione civile (l.r. n.9/2000), di tutte le misure opportune per ridurre il
rischio per la pubblica incolumità, delle quali è riportata una elencazione non esaustiva nell’allegato 4,
da promuovere anche attraverso incentivi, e da attivare prioritariamente per le strutture altamente
vulnerabili.

17 I divieti di cui ai commi 4,8,9,10 hanno efficacia sino all’avvenuta attuazione degli interventi per la messa
in sicurezza dell’area interessata, che risulta soggetta al regime normativo di riferimento, di cui agli
artt.22 e 23 previa riperimetrazione dell’area con le modalità previste al successivo art.40.

27
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

(*) A seguito dell’entrata in vigore della l.r.n24/2001 il recupero dei sottotetti rientrante negli interventi di ristrutturazione edilizia, anche
se urbanisticamente puo’ essere considerato cambio di destinazione d’uso, è ritenuto possibile, purchè riguardi edifici aventi
destinazione in prevalenza residenziale o turistico ricettiva che mantengano tale destinazione
)
(** Tale studio di compatibilità idraulica è finalizzato a valutare se l’intervento è compatibile con le condizioni dell’area, in termini di
pericolosità e di rischio. Lo stesso deve essere basato su uno studio idraulico di dettaglio redatto in conformità all’allegato 3 alla
normativa-tipo di cui alla DGR 357/2001, che permetta la valutazione delle conseguenze in termini idraulico-ambientali della
realizzazione dell’opera per un tratto significativo del corso d’acqua. La tipologia e le caratteristiche progettuali dell’opera stessa
devono essere individuati sulla base del suddetto studio idraulico, al fine di minimizzare il rischio connesso in tutte le aree interessate e
di individuare tutti gli accorgimenti costruttivi e le misure necessarie per la tutela della pubblica incolumità

NOTE :

1
= riferimento allegato 7 : punto 1)-2) dell’allegato alla D.G.R. 848/2003
2
= riferimento allegato 7 : punto 3) dell’allegato alla D.G.R. 848/2003
3
= riferimento allegato 7 : punto 4) dell’allegato alla D.G.R. 848/2003
4
= riferimento allegato 7 : punto 5) dell’allegato alla D.G.R. 848/2003
5
= riferimento allegato 7 : punto 6) dell’allegato alla D.G.R. 848/2003
6
= riferimento allegato 7 : punto 7) dell’allegato alla D.G.R. 848/2003
7
= riferimento allegato 7 : punto 8) dell’allegato alla D.G.R. 848/2003

28
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

Art. 25 Disciplina dell’assetto delle zone focive e della fascia costiera.

1. In attesa della redazione del Piano stralcio relativo all’assetto della fascia costiera, il cui studio
propedeutico è previsto tra le finalità del presente Piano, nelle zone focive e della fascia costiera gli
eventuali interventi devono essere realizzati seguendo quanto espresso nel P.T.C approvato con delibera
del consiglio regionale n°64 del 19.12.2000

Art. 26 Interventi edilizi sanabili ai sensi dell’Art. 32 L.n. 47/85 e succ. mod. ed integrazioni

1.Relativamente alle domande di concessione ed autorizzazione in sanatoria di opere abusivamente


realizzate, la Provincia, previo parere vincolante del CTP, può esprimere parere favorevole ai sensi dell’art.
32 della L. 47/85 a condizione che:

a) l’opera da sanare sia esterna all’alveo del corso d’acqua;

b) sia stata individuata la fascia di riassetto fluviale ovvero specifici interventi di sistemazione
alternativi finalizzati alla messa in sicurezza per portate duecentennali ai tratti di corso d’acqua
non sufficienti allo smaltimento della portata duecentennale e l’intervento o sia esterno alla fascia
di riassetto o comunque non interferisca con le opere di sistemazione individuate;

c) nei tratti non indagati o nei quali il piano non evidenzi fascia di riassetto o specifici interventi,
l’applicazione della norma di cui al punto a) è subordinata ad una indagine particolareggiata
idraulica e idrogeologica del tratto di influenza, effettuata a cura del richiedente;

d) tali opere non pregiudichino la possibilità di attuare le previsioni di piano e la sistemazione


idraulica o idrogeologica definitiva.

e) non pregiudichino la stabilità del versante. La condizione deve risultare da apposito studio a
cura degli interessati;

f) l’opera sia esterna alle fasce di inedificabilità assoluta previste all’art.15 delle presenti norme.

2. Il parere della Provincia può prevedere l’imposizione di opportuni accorgimenti tecnico costruttivi e/o di
misure e cautele per la tutela della pubblica e privata incolumità sotto forma di prescrizioni.

Art. 27 Piani di Protezione Civile

1 .Il Piano, in considerazione dell’ipotesi di rischio individuato, persegue l’obiettivo di ridurre le


condizioni di rischio cui è esposta la popolazione e fornisce gli elementi necessari alla predisposizione, da
parte degli Enti locali, dei programmi di previsione e prevenzione nonché dei Piani di Emergenza ai sensi
della L.R. n.9/2000, come indicato nell’allegato 6.

2. Spetta ai Comuni apporre lungo la viabilità ed in adiacenza ai manufatti, siti in zone AIN-TRZ,
parzialmente o totalmente inondabili e/o allagabili, come indicate nella Tav. 13, nonché nelle zone TRZ1 e
TRZ2 corrispondenti ad aree ad alta e molto alta pericolosità geomofologica come indicate nella Tav.15,
apposita segnaletica permanente del rischio, e nei punti nevralgici, pannelli a messaggio variabile, con
alimentazione autonoma, che, sulla base dei bollettini di allerta, informano la popolazione sulle possibili
situazioni di rischio.

2. Spetta inoltre ai Comuni vietare e/o disciplinare, mediante apposite segnalazioni, la permanenza nei
locali interrati e/o seminterrati nonché in quelli siti allo stesso livello del piano stradale a rischio di
inondazione e/o di allagamento, di cui alla TAV 13, contestualmente alla diramazione dello stato di
allerta da parte dei canali di informazione.

Art.28 Attività estrattive (CAVA)

29
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

1.Qualsiasi variazione del PTRAC approvato con D.C. n.16/2000 ex L.L.RR.n.°63/93 e n°12/79 e loro
applicazioni, comportante l’inserimento di un polo estrattivo nel territorio interessato dal presente piano
di bacino, oppure la ripresa di una attività di cava ai sensi degli artt.10 e 10 bis delle norme di attuazione
del PTRAC, e delle relative aree di discarica dovrà essere preventivamente valutata dalla Provincia al
fine di verificarne la compatibilità con il Piano di Bacino stesso.

Art. 29 Attività di discarica

1.La gestione delle discariche di rifiuti urbani deve essere conforme al Piano Regionale di gestione dei rifiuti
ex artt.29 e 30 della L.R. 18/1999, approvato con D.C.R. n°17 del 29.02.2000 e al Piano Provinciale
della gestione integrata dei rifiuti urbani approvato con D.C.P. n°97 del 12.12.2001.
2.La gestione delle discariche di inerti deve essere conforme al Piano Regionale di gestione dei rifiuti ex
artt.29 e 30 della L.R. 18/1999, approvato con D.C.R. n°17 del 29.02.2000 e al Piano Provinciale per la
formazione di discariche di II categoria-tipo A per inerti approvato con D.C.P. n°8 del 16.02.1998.
3. Qualsiasi modifica ai Piani Provinciali di cui al commi 1 e 2 dovrà risultare compatibile con il Piano di
bacino.

30
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

TITOLO III

Interventi di sistemazione idrogeologica dei versanti e di mitigazione del rischio di frana

CAPO I
INDIRIZZI DI CARATTERE GENERALE

Art 30 Indirizzi di carattere generale relativi agli interventi di sistemazione idrogeologica e di


mitigazione del rischio.

1. Gli indirizzi di cui al presente articolo valgono quali norme generali, da rispettare nella realizzazione
degli interventi di cui agli art. 31,32,33,34,35.

2. Gli interventi di manutenzione idraulica, ovvero lo sradicamento od il taglio di alberi e di arbusti


nell’alveo dei corsi d’acqua ed i tagli di piante radicate nelle sponde di detti corsi d’acqua,devono essere
realizzati in conformità a quanto previsto dalle raccomandazioni del Comitato Tecnico Regionale ed in
particolare devono tendere a :

a) preservare le sezioni d’alveo, al fine di garantire il deflusso delle portate di piena ammissibili e
comunque il regolare deflusso;

b) salvaguardare la varietà e la molteplicità delle specie vegetali ripariali, ove le stesse non siano
di ostacolo al libero deflusso della piena in alveo;

c) recuperare e salvaguardare le caratteristiche ambientali dell’alveo.

3. Le opere di manutenzione idraulica devono privilegiare le tipologie d’intervento, che comportano un


uso contenuto di mezzi meccanici, durante la realizzazione dei lavori, favoriscano l’impiego di manodopera
e tendano al recupero ed alla salvaguardia delle caratteristiche naturali ed ambientali degli alvei, anche
mediante interventi di ingegneria naturalistica.

4. Gli interventi di manutenzione idraulica, di consolidamento e di protezione dei versanti tendono a:

a) mantenere un assetto stabile delle componenti geologiche e idrogeologiche;

b) proteggere il suolo da fenomeni di erosione e di instabilità;

c) ridurre il deflusso superficiale ed aumentare i tempi di corrivazione;

d) recuperare e salvaguardare le caratteristiche ambientali del territorio;

e) mantenere inalterate le caratteristiche naturali degli ecosistemi;

f) favorire la diffusione di specie autoctone e tipiche del luogo;


g) incentivare la messa a dimora di alberi ed arbusti nelle aree degradate da incendi e/o da tagli
indiscriminati;

h) rimuovere piante di alto fusto e ceduo in prossimità di aree instabili o che contribuiscono a
peggiorare le condizioni di stabilità dei pendii.

5. Nell’ambito degli interventi sulla rete idrografica del bacino e sui versanti la rinaturalizzazione deve
essere attuata attraverso il ripristino od il riavvio di processi evolutivi naturali compatibili con le
caratteristiche del territorio e degli interventi.

6. La disciplina degli interventi nel settore agricolo nonché di quelli di gestione forestale è circoscritta
alle attività di conservazione e di ripristino delle caratteristiche naturali ed antropiche (terrazzamenti) del
territorio, compatibilmente con le esigenze produttive del settore, ai soli fini della difesa idrogeologica.

7. Nei Piani di assestamento e di utilizzazione del patrimonio silvo -pastorale di cui all’art. 19 della L.R.
4/99 devono essere previsti interventi diretti a migliorare le modalità di utilizzazione dei boschi cedui e
d’alto fusto al fine di assicurare una efficace protezione del suolo nelle pendici a forte pendenza, in erosione
ed instabili conseguentemente l’ efficienza biologica ed idrogeologica.

31
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

8. Gli interventi previsti nel presente Piano non sono sottoposti alla procedura di valutazione di impatto
ambientale ai sensi e per gli effetti dell’art.2 comma 5 l.r n.38/98.
Gli interventi che interessano siti SIC, dovranno essere corredati da valutazioni di incidenza come
previsto dalle deliberazioni regionali n.646/2001 e 643/2002.

9. In ogni caso la manutenzione idraulica e le opere di di difesa e di sistemazione idraulica non


costituiscono attività di estrazione di materiale litoide dall’alveo dei torrenti.

CAPO II
INTERVENTI DI MITIGAZIONE DEL RISCHIO DI INONDAZIONE

Art.31 Interventi strutturali

1. Gli interventi strutturali per la riduzione del rischio di inondazione sono così classificati:

a) riordino della rete fognaria;

b) ripristino di argini e difese spondali;

c) demolizione e/o rifacimento di manufatti interferenti con il deflusso e risagomatura dell’alveo;

d) adeguamento sezione di deflusso realizzato con manufatti.

2. Gli interventi strutturali di iniziativa pubblica sono soggetti a pianificazione e programmazione


secondo le modalità delle normative vigenti. Nei casi di urgenza l’intervento, anche se non programmato,
può essere autorizzato dall’Autorità competente in materia di Polizia Fluviale, previo parere del Comitato
Tecnico Provinciale.

3. Gli interventi strutturali individuati dal Piano, in relazione alla loro efficacia rispetto alla riduzione del
rischio idraulico sono nel Capitolo 7.

Art 32 Interventi diffusi

1. Gli interventi diffusi, che concorrono alla riduzione del rischio di inondazione, sono quelli indicati nel
Capitolo 7.

Art.33 Interventi non strutturali

1. Gli interventi non strutturali per la mitigazione del rischio di inondazione, da realizzare in conformità
a quanto previsto nella delibera del C.I dell’Autorità di bacino di rilievo regionale n. 27 del 5 agosto 1998,
sono i seguenti:

a) manutenzione ordinaria;
b) manutenzione straordinaria;
c) risagomatura dell’alveo senza manufatti.

32
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

2. La manutenzione ordinaria dell’alveo dei corsi d’acqua consiste nel taglio e nell’asportazione della
vegetazione spontanea, con esclusione degli alberi di alto fusto.
Può essere eseguita, a propria cura e spese, previa comunicazione all’Autorità di Polizia Fluviale, dai
Comuni, dai proprietari frontisti e dagli altri soggetti titolati ai sensi degli artt. 915, 916 e 917 C.C. Il materiale
asportato non può essere utilizzato a scopo di lucro.

3. La manutenzione straordinaria consiste nel taglio e nello sradicamento di tutta la vegetazione


compresi gli alberi di alto fusto, nell’asportazione nonché nel trasporto a discarica autorizzata, del materiale,
qualificabile come rifiuto ai sensi del D.Lgs. n. 22/1997, giacente negli alvei. Può essere effettuata a propria
cura e spese, previa autorizzazione dell’Autorità di Polizia Fluviale, dai Comuni,dai proprietari frontisti e
dagli altri soggetti titolati ai sensi degli artt. 915, 916 e 917 del C.C..

4. E’ fatto divieto di sradicare ceppi di alberi posti sulle ripe delle sponde dei corsi d’acqua ai sensi del
R.D. 25 luglio 1904 n.523 art.96 lett.c).

5. La risagomatura dell’alveo senza manufatti, che comporti la movimentazione di materiale alluvionale


e la relativa risistemazione locale o l’asportazione, è subordinata al rilascio dell’autorizzazione da parte dell’
Autorità di Polizia Fluviale e puo’ essere eseguita, a propria cura e spese, dai Comuni, dai proprietari
frontisti e dagli altri soggetti titolati ai sensi degli artt. 915, 916 e 917 del C.C.

6. Gli interventi eseguiti in alveo con attrezzature e mezzi meccanici, ad eccezione di motoseghe e
decespugliatori, devono essere autorizzati preventivamente dall’Autorità di Polizia Fluviale.

7. Gli interventi non strutturali, soggetti ad autorizzazione dell’Autorità di Polizia Fluviale, devono
essere pianificati e programmati sulla base di scadenze temporali. Nei casi di urgenza l’Autorità competente
in materia di Polizia Fluviale può autorizzare interventi non programmati, previo parere vincolante del
ComitatoTecnico Provinciale.

CAPO III

INTERVENTI DI SISTEMAZIONE IDROGEOLOGICA DEI VERSANTI E DI MITIGAZIONE


DEL RISCHIO DI FRANA

Art.34 Interventi puntuali

1. Gli interventi puntuali per la riduzione del rischio di frana sono i seguenti:

a) la regimazione delle acque ;

b) il rimodellamento di porzioni di pendio;

c) le opere di difesa e consolidamento con gabbioni, scogliere e tipologie analoghi;

d) le opere di difesa e consolidamento con soluzioni di ingegneria naturalistica;

e) le opere di consolidamento di pareti rocciose (disgaggi, reti metalliche, chiodature, ecc.);

f) le opere di presidio e di consolidamento in c.a. (muri, cordoli, ecc);

g) le opere speciali di consolidamento (pali, tiranti,etc).

2. Gli interventi di regimazione delle acque, di cui al comma 1 lett.a), da realizzare compatibilmente
con il regime idraulico e con le condizioni idrogeologiche del bacino, sono necessari alla messa in sicurezza
e/od alla riduzione della pericolosità dei versanti “in crisi” nonché dei fenomeni franosi attivi o
potenzialmente instabili.

33
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

3. Si deve procedere al rimodellamento del profilo topografico del pendio, di cui al comma 1 lett.b), nel
caso in cui i versanti presentino una sconnessione morfologica, fatta salva la facoltà di eseguire interventi
di consolidamento o di presidio se necessari.

4. Le opere di protezione, di cui al comma 1 lett.c, devono essere attuate nei seguenti casi:
a) qualora occorra contenere coltri sciolte interessate da circolazione idrica;

b) qualora si proceda ad attuare presidi a comportamento semielastico (unghia avanzata di


orizzonti in frana, piede di pendii instabili interferenti con corsi d’acqua, ecc.);

c) qualora vengano eseguite rettifiche spondali longitudinali e sistemazioni di argini;


d) qualora sia necessario realizzare protezione del piede dei versanti da erosione delle acque;

5. Le opere di difesa e di consolidamento di cui al comma 1 lett.d), da realizzare in conformità alle


indicazioni contenute nel manuale edito dalla Regione Liguria intitolato “Opere e tecniche di ingegneria
naturalistica e recupero ambientale” salvo ricorso alle tecniche tradizionali se necessario, si eseguono nei
seguenti casi:

a) per presidi di pendii in frana, per la cucitura di versanti interessati da squilibri, anche su
ampiezze reali significative;

b) in presenza di aree denudate per intervento antropico (es. scarpate stradali), per eventi franosi
e per ruscellamento diffuso.

6. Si deve procedere agli interventi di consolidamento di cui al comma 1 lett. e) in presenza di pareti
rocciose a forte acclività o pseudo verticali, non stabili per il crollo di materiale lapideo, qualora non siano
realizzabili gli interventi di cui al comma 1 lett.b) e d).

7. Gli interventi di cui al comma 1 lett.f) sono determinanti per la sistemazione di dissesti
particolarmente significativi.

8. Le opere speciali di consolidamento, di cui al comma 1 lett. g), abbinate o meno a strutture in c.a.,
per i settori a maggiore esposizione al dissesto, si rendono sono necessarie nel caso in cui il ricorso alle
tecniche tradizionali non offre soluzioni adeguate.

9. Gli interventi puntuali in relazione alla loro efficacia rispetto alla riduzione del rischio idrogeologico
sono quelli indicati nel Capitolo 7.

Art 35 Interventi diffusi

1. Gli interventi diffusi in relazione alla loro efficacia rispetto alla riduzione del rischio
idrogeologico sono quelli indicati nel Capitolo 7.

34
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

TITOLO IV

ATTUAZIONE DEL PIANO

Art 36 Effetti del piano nei confronti dei restanti strumenti di pianificazione territoriale

1. Le prescrizioni di cui agli artt .7,10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 19, 20, 21, 22, 23, 24, nonché le previsioni di
cui agli artt.31, 32, 33, 34, 35 del presente Piano prevalgono, ai sensi e per gli effetti dell’art. 17 comma 2
della L.R.n°9/93 e successive modificazioni ed integrazioni, sulle prescrizioni contenute negli strumenti
urbanistici comunali.

2. E’ dichiarata, ai sensi e per gli effetti dell’art.17 comma 2 L.R.9/93, la pubblica utilità, l’indifferibilità e
l’urgenza delle opere individuate negli articoli 31, 32, 33, 34,35.

3. Le previsioni di cui al comma 1, impongono l’adeguamento da parte dei Comuni, i cui territori
rientrano nell’ambito di applicazione del presente piano, dei rispettivi strumenti urbanistici entro e
non oltre il termine di 270 gg. dalla data della sua entrata in vigore ai sensi dell’art.17 comma 3 l.r.
n.9/93.
4. Le previsioni di cui all’art.27 hanno carattere di direttiva vincolante.

5. Le previsioni del piano di bacino, ai sensi dell’art. 17 comma 4 della L.R. n. 9/93 e dell’art.2 comma
5 della L.R. 36/97, vincolano, nelle loro indicazioni di carattere prescrittivo, la pianificazione territoriale di
livello regionale, provinciale e comunale con effetto di integrazione della stessa e, in caso di contrasto, di
prevalenza su di essa.

Art 37 Gestione del piano - soggetti preposti alla sua applicazione

1. Sono preposti all’attuazione del presente piano, alla corretta applicazione delle norme, ivi
previste, nonché alla divulgazione dei contenuti relativi, in conformità a quanto previsto dalla
LL.RR.nn.4-18/1999, l’Amministrazione Provinciale di Imperia, la Comunità Montana Intemelia
ed i Comuni, i cui territori rientrano nell’ambito di applicazione del presente Piano.
2. Nei riguardi delle opere previste dal piano ovvero classificate ai sensi del R.D. 25 luglio 1904,
n.523, sono preposti la Provincia, per le opere di III categoria se indicate, la Provincia di
Imperia, la Comunità Montana Intemelia ed i Comuni i cui territori sono compresi per intero o in
parte nel Bacino idrografico di cui al presente Piano, sulla base dei programmi e con le
procedure di cui alla L.R. 46/96 e succ. modif. ed integrazioni.

Art 38 Classificazione delle opere ed indicazione dei soggetti attuatori


1. Vengono classificate di 3° categoria, ai sensi del R.D. 523/1904, le opere di regimazione idraulica,
da realizzare nell’asta principale, relativamente al torrente Vallecrosia, nel tratto compreso tra la foce ed il
limite amministrativo del Comune di Soldano; relativamente al torrente Borghetto nel tratto compreso tra la
foce ed il viadotto autostradale, in Comune di Bordighera.

2. Il soggetto attuatore degli interventi di cui al comma precedente è la Provincia di Imperia.

3. Ferme restando le previsioni dell’art. 38, l’attuazione del presente Piano è demandata ai soggetti
attuatori individuati nel Piano stesso.

4. Ferme restando le previsioni dell’art.36, l’attuazione del presente Piano è demandata, quanto agli
interventi di manutenzione idraulica, ai soggetti indicati nel R.D. n. 523/1904 e successive modificazioni ed
integrazioni, quanto alle opere di bonifica montana, ivi previste, alla Comunità Montana dell’Intemelia e alla
Provincia.

35
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

Art.39 Programmi di intervento

1. Il presente Piano è attuato in fasi successive, anche per stralci relativi a settori funzionali,
attraverso programmi triennali di intervento ai sensi degli artt.21 e segg. l. n. 183/1989, dell’art.19 l.r. n. 9/93
e dell’art.1 l.r. n.46/1996, suscettibili di aggiornamento e/o integrazioni a fronte di nuove situazioni di rischio.
2. Il Piano può essere attuato anche mediante accordi, secondo i contenuti definiti dall’art.2,
comma 203 della legge n.662/1996, ovvero mediante il ricorso della Conferenza di Servizi, ai sensi
dell’art.14 e seguenti della L.n.241/1990 e s.m e della l.r.n.36/97, o all’Accordo di programma, ai sensi
dell’art.34 della l.n. 267/2000 e artt. 58 e 84 della citata l.r.n. 36/97 da parte dell’Autorità competente al
rilascio dei provvedimenti di volta in volta occorrenti.
3. Nell’ambito delle procedure suddette l’Autorità di Bacino può assumere il compito di
promuovere le intese nonché il ruolo di autorità preposta al coordinamento degli interventi programmati.

TITOLO V
DISPOSIZIONI FINALI

Art.40 Rapporti con il bacino nel suo complesso

1. Ai settori non ancora compiutamente disciplinati, relativi al razionale utilizzo delle risorse idriche e
della fascia costiera, si applicano le misure inibitorie e cautelative di cui rispettivamente al Titolo II, Capo III.

Art.41 Durata del Piano e suo adeguamento

1. In conformità a quanto previsto dal comma 15, dell’art.97 della l.r. n.18/1999 le modifiche
puntuali e le integrazioni relative sono approvate con delibera di Giunta Provinciale, acquisito
il parere del C.T. P. , in considerazione di nuove conoscenze scientifiche e tecnologiche, di
studi o indagini di maggior dettaglio, di errori debitamente accertati dalla Provincia, di
variazione della perimetrazione delle aree conseguenti alla formazione delle opere di messa
in sicurezza idraulica e idrogeologica, di rischi residuali, sussistenti anche a seguito della
realizzazione di interventi, nonché in considerazione di sopravvenute situazioni di pericolosità
o di rischio.

Art.42 Regime transitorio

1. Dalla data di approvazione del Piano, nel caso di interventi urbanistici ed edilizi già
assentiti mediante rilascio di concessioni od autorizzazioni edilizie o di interventi
previsti da strumenti urbanistici attuativi approvati prima della data di approvazione
del Piano, non possono essere realizzate le opere che risultino in contrasto con i
divieti e le prescrizioni contenuti nel Piano medesimo.
Peraltro gli interventi urbanistici ed edilizi:
- assentiti mediante rilascio di concessioni od autorizzazioni edilizie o previsti da
strumenti urbanistici attuativi approvati prima della data di adozione del Piano
ovvero
- assentiti mediante rilascio di concessioni od autorizzazioni edilizie o previsti da
strumenti urbanistici attuativi approvati dopo la data di adozione del Piano in
relazione ai quali i Comuni o i soggetti interessati non abbiano presentato
osservazioni in quanto non in contrasto con la disciplina del Piano adottato ma
comunque coerenti con la DGR 1411/99
possono essere realizzati solo previa verifica, da parte della Provincia, che, sulla base
degli scenari di pericolosità del presente Piano, l’intervento non aumenti le attuali
condizioni di rischio, anche attraverso l’adozione delle opportune misure ed accorgimenti
tecnico-costruttivi, di cui all’allegato 4 nel caso di inondabilità , e l’assunzione delle
misure di protezione civile di cui all’allegato 6.

36
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

GLOSSARIO

- Area disponibile = area in possesso del richiedente ( comprese le aree di cui è prevista la cessione al Comune per la
realizzazione di opere pubbliche) non ancora edificata o impermeabilizzata sulla quale è previsto l’intervento di
progetto senza soluzione di continuità e facente parte dello stesso bacino o sottobacino di competenza.
Le percentuale di impermeabilizzazione dei fabbricati e delle serre posti su un unico lotto devono essere computate
separatamente con riferimento alle rispettive percentuali ammesse.

ALLEGATI

37
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

ALLEGATO 1:
INDIRIZZI PER UNA CORRETTA GESTIONE DEL TERRITORIO

Al fine di prevenire fenomeni di dissesto idrogeologico devono essere applicati i seguenti indirizzi:

1. vanno promosse le attività dirette a mantenere efficiente la rete scolante generale (fossi, cunette
stradali) e la viabilità minore (poderale, interpoderale, forestale, sentieri, mulattiere e le
carrarecce), che a tal fine deve essere dotata di cunette taglia acqua e di altre opere simili;
2. qualora venga individuata, in occasione di scavi connessi alla realizzazione di interventi urbanistico-
edilizi, la presenza di acque sotterranee, vanno eseguite opere dirette alla relativa intercettazione;
3. vanno favoriti, nei territori boscati in abbandono e nelle zone arbustive e prative un tempo coltivate,
sistematici interventi di recupero qualitativo dell’ambiente mediante l’introduzione di specie autoctone
arboree ed arbustive;
4. in ogni caso devono essere rispettate le previsioni sulla gestione e miglioramento dei boschi e
dei pascoli e sulle relative modalità di utilizzazione prevista dai Piani di assestamento e
utilizzazione del patrimonio silvo - pastorale di cui all’art.19 della l.r.n4/99, se vigenti

38
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

ALLEGATO 2:
INDIRIZZI TECNICI PER LA REDAZIONE DI STUDI IDRAULICI

Gli studi idraulici di cui all’art. 16, della presente normativa, finalizzati sia alla determinazione delle
aree inondabili sia alla progettazione ed alla verifica di opere, devono essere conformi alle seguenti
indicazioni.

1. Caratteristiche tecniche degli studi

Gli studi idraulici devono contenere il censimento e il rilievo delle opere e del profilo dell’alveo, sul
quale basare le verifiche idrauliche per le diverse portate. Sulla base di tali dati ed eventualmente della
conoscenza topografica delle aree limitrofe al corso d’acqua si determinano i livelli idrici attesi in
corrispondenza alle portate di piena da esaminare.
In considerazione della complessità del fenomeno da studiare e del grado di approfondimento
necessario, possono essere utilizzati schemi di moto permanente monodimensionale, moto vario
monodimensionale o quasi-bidimensionale, moto vario bidimensionale, ciascuno dei quali tiene conto di
rappresentazioni delle condizioni di moto di complessità crescente.
Di norma, ed in particolare nel caso della progettazione e della verifica di opere, può essere
impiegato lo schema di corrente monodimensionale in condizioni di moto permanente, salvi i casi in cui sia
necessario determinare valori locali della velocità della corrente o modificazioni della capacità di
laminazione, o salvo specifiche indicazioni della Provincia.
In ogni caso, lo studio va condotto per tratti idraulicamente significativi del corso d’acqua, delimitati
cioè da sezioni in cui sia possibile assegnare il valore del livello idrico della corrente.
Nello studio deve essere sinteticamente descritto il modello matematico utilizzato per le verifiche
idrauliche, con l’esplicita indicazione di ogni elemento utile alla interpretazione dei risultati, con particolare
riferimento alle scabrezze utilizzate, alle condizioni al contorno assunte, e a ogni altra ipotesi adottata nel
calcolo.

Negli studi finalizzati alla determinazione delle aree inondabili, nei vari tratti del corso d’acqua si
deve determinare il valore della massima portata smaltibile senza esondazioni allo stato attuale e le aree
perifluviali inondabili per portate corrispondenti almeno ai tempi di ritorno di 50, 200, e 500 anni. Particolare
attenzione va posta ai tratti in corrispondenza di opere, per le quali, in assenza di specifiche analisi sugli
effetti del trasporto solido, è opportuno prevedere valutazioni di riduzione di sezione utile per gli effetti di
piena (ostruzioni di arcate di ponti o coperture per eccezionale trasporto solido, etc.).

Nei tratti in cui le portate di massima piena, corrispondenti ai vari tempi di ritorno, non trovano più
capienza certa nell’alveo, devono essere determinate, alla scala almeno 1:5000, le aree perifluviali contigue
ai corsi d’acqua conseguentemente inondabili. La relativa determinazione è effettuata applicando schema
di moto più opportuno, tra quelli sopra indicati, in considerazione della morfologia del sito e delle
caratteristiche del fenomeno fisico da considerare.

In particolare, al fine di valutare il grado di pericolosità delle aree inondabili, devono essere
determinati, almeno in corrispondenza della portata duecentennale, i livelli idrici che vi si realizzano, anche
attraverso la suddivisione in opportune classi di tiranti idrici, nonché, con particolare riferimento alle aree
urbane, le zone a più alta velocità di scorrimento.

Negli studi connessi alla progettazione di opere i calcoli idraulici per la definizione della condizione di
deflusso vanno condotti con riferimento alle condizioni antecedenti e successive alla realizzazione dell’opera
nella configurazione definitiva; vanno esaminate le condizioni di deflusso relative alle fasi intermedie di
realizzazione dell’opera nel caso in cui le stesse aggravino il regolare deflusso rispetto alla fase finale.

I progetti di sistemazione idraulica, che non garantiscano il deflusso di portata duecentennale,


devono quantificare il rischio residuo e determinare le aree ancora inondabili a seguito della realizzazione
delle opere.

39
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

In generale, poiché il trasporto di sedimenti costituisce una componente che può influenzare in modo
significativo la dinamica della corrente, è opportuno che gli studi idraulici effettuino considerazioni, anche
qualitative, relative al trasporto solido, finalizzate a valutare l’importanza di tale fenomeno nel caso in esame
(ad esempio, effetto della dinamica dell’alveo sui livelli idrici durante gli eventi di piena e/o effetto dell’opera
sulla dinamica del trasporto di sedimenti) e ad evidenziare la necessità di eventuali approfondimenti in tal
senso attraverso modelli a fondo mobile. Ove necessario, ovvero su indicazione della Provincia, la capacità
di trasporto della corrente in diverse condizioni di piena può essere valutata, in prima approssimazione, sulla
base della modellazione idraulica effettuata nello studio e di una speditiva caratterizzazione dei sedimenti in
alveo, ottenendo indicazioni di massima sulla quantità e sulla tipologia del materiale trasportato e sulla
tendenza morfologica evolutiva (deposito o erosione) dei vari tratti d’ alveo.

2. Parametri di scabrezza

Nella modellazione di moto permanente monodimensionale il parametro di scabrezza rappresenta,


per il tronco fluviale compreso fra due sezioni di calcolo, oltre alla natura e alle condizioni dell’alveo e delle
sponde, macroresistenze dovute alla variabilità longitudinale della geometria o a possibili variazioni brusche
del perimetro bagnato al crescere della portata; ciò assume particolare rilevanza nei casi in cui il rilievo delle
sezioni disponibile non sia fitto lungo il corso d’acqua. In questi casi, il parametro di scabrezza deve tener
conto di molteplici processi di resistenza e dovrebbe essere assunto superiore (inferiore in termini di
Gauckler-Strickler) a quanto detterebbero condizioni solo locali dell’alveo.
I parametri di scabrezza da utilizzare nel calcolo idraulico, ai fini sia delle verifiche idrauliche sia della
determinazione delle aree inondabili, devono tenere conto delle reali e documentabili condizioni di
manutenzione del corso d’acqua. Tali valori di parametro di scabrezza devono essere desunti da quelli
individuati dalla tabella seguente (per semplicità riportati solo in termini di scabrezza di Gauckler-Strickler; si
ricorda, comunque, che il coefficiente di Manning n è pari all’inverso del coefficiente Ks di Gauckler-
Strickler), tenendo conto che gli stessi dovrebbero essere considerati valori massimi non superabili.

Descrizione corso d’acqua Coeff. di scabrezza di Gauckler-Strickler Ks (m1/3s-1)

tratti di corsi d’acqua naturali con salti, rocce o


25-30
vegetazione anche arbustiva-arborea in alveo

corsi d’acqua naturali con vegetazione e


30-35
movimento di materiale sul fondo

tratti urbanizzati di corsi d’acqua naturali con


35-40
argini cementati (e/o platee) in buono stato

corsi d’acqua con fondo ed argini totalmente


cementati in ottimo stato ed assenza di manufatti
40-45
(tubi, cavi, ecc.) o discontinuità interferenti con le
acque

Tombinature perfettamente lisciate e dotate a


monte di dispositivi atti ad assicurare la trattenuta
45-55
di trasporto solido di fondo e in sospensione
(briglie selettive, vasche di sedimentazioni, ecc.)

40
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

3. Franchi di sicurezza
Tutte le opere devono avere franchi adeguati, rispetto al livello di piena previsto per la portata
duecentennale. Alla loro valutazione devono concorrere considerazioni sia relative alla tipologia di opera e
alla sua rilevanza determinata anche in funzione della vulnerabilità delle zone limitrofe, sia relative alle
caratteristiche cinetiche della corrente, con la distinzione dei casi di correnti lente e di correnti veloci.

Per i corsi d’acqua sul reticolo idrografico principale i franchi non devono essere inferiori al valore maggiore
tra:

a) il carico cinetico della corrente determinabile come U²/2g, dove U è la velocità media della
corrente (m/s) e g è l’accelerazione di gravità (m/s²) (valore particolarmente rilevante per
correnti veloci)
ed
b) i valori per categorie di opere di seguito indicati:
I. argini e difese spondali cm. 50/100
II. ponti e similari fino a estensioni longitudinali di m. 10 (1) cm. 100/150
III. coperture o tombinature, ponti e similari oltre m. 10 cm. 150/200

Ove i due valori estremi corrispondono rispettivamente a bacini poco dissestati con previsione di
modesto trasporto solido ed a bacini molto dissestati con previsione di forte trasporto solido in caso di
piena.
Per le opere di cui al punto III, nel caso di modesta rilevanza dell’opera stessa e di bacini ben sistemati,
il valore minimo del franco come sopra indicato può essere derogato dall’amministrazione competente
fino a 100 cm.

(1)
Per estensione longitudinale si intende l’estensione dell’opera misurata parallelamente alla direzione della
corrente. Per opere non ortogonali alla direzione della corrente si valuta come estensione la distanza, sempre
misurata in senso parallelo alla corrente, tra il lembo più a monte e quello più a valle dell’opera stessa.

41
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

ALLEGATO N 3

Portate di Piano

A seguito della determinazione delle formule di regionalizzazione delle portate da parte del centro di Ricerca
e monitoraggio ambientale dell'università di Genova (CIMA), a cui si rimanda per la trattazione completa, si
riportano in corrispondenza di ogni sezione i valori di portata al colmo di piena relativi ai diversi periodi di
ritorno.

TORRENTE VALLECROSIA (detto anche VERBONE)

Sezione a Area Q 50 Q 200 Q 500


TORRENTE monte della
confluenza con drenata (km2) anni (m3/s) anni (m3/s) anni (m3/s)
Vallecrosia Mar Tirreno 20.8 170 240 290
Vallecrosia Rio Beragna 10 90 130 150

Per il calcolo della portata nelle diverse sezioni di interesse lungo l'asta principale del Torrente Vallecrosia le
formule da utilizzare per i diversi periodi di ritorno sono le seguenti :

DALLA SEZIONE A ALLA SEZIONE A PORTATA T= 50 PORTATA T= 200 PORTATA T= 500


MONTE DELLA VALLE DELLA ANNI (Q = ANNI (Q = ANNI (Q =
TORRENTE
CONFLUENZA CONFLUENZA m3/s) Q = c* m3/s) Q = c* m3/s) Q = c*
CON CON A0.75 A0.75 A0.75
Vallecrosia Mar Tirreno Rio Beragna 17.25x A0.75 24.95x A0.75 30.02x A0.75
Vallecrosia Rio Beragna Rio Moglie 14.95x A0.75 21.63 x A0.75 26.02x A0.75

Dove A = superficie (km2) dell'area del bacino imbrifero sotteso alla sezione di interesse dell'opera.
Dove c = variabile in funzione dei tempi di ritorno (Tr).

TORRENTE BORGHETTO (detto anche BATTAGLI)

Sezione a monte Area Q 50 Q 200 Q 500


TORRENTE della confluenza
con drenata (km2) anni (m3/s) anni (m3/s) anni (m3/s)
Borghetto Mar Tirreno 12.5 120 180 210

Per il calcolo della portata nelle diverse sezioni di interesse lungo l'asta principale del Torrente Borghetto le
formule da utilizzare per i diversi periodi di ritorno sono le seguenti :

DALLA SEZIONE A ALLA SEZIONE A PORTATA T= 50 PORTATA T= PORTATA T= 500


MONTE DELLA VALLE DELLA ANNI (Q = 200 ANNI (Q = ANNI (Q =
TORRENTE CONFLUENZA CONFLUENZA m3/s) Q = c* m3/s) Q = c* m3/s) Q = c* A0.75
CON CON A0.75 A0.75
Borghetto Mar Tirreno Rio Cuneo 18.5x A0.75 26.76x A0.75 32.2x A0.75

Dove A = superficie (km2) dell'area del bacino imbrifero sotteso alla sezione di interesse dell'opera.
Dove c = variabile in funzione dei tempi di ritorno (Tr).

Per tutti i rimanenti torrenti dell'ambito del presente Piano di Bacino, compresi pertanto gli affluenti delle
suddette aste principali non menzionati nella precedente tabella, caratterizzati da una superficie di bacino
compresa tra 2 e 10 km2 le formule da utilizzare per i diversi periodi di ritorno sono le seguenti :

42
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

classificazione dei bacini regionali per la stima del valore di CN.


Tipo Descrizione CN
A Bacini di tipo residenziale, industriale o commerciale caratterizzati da un elevato 92
grado di urbanizzazione.
Estensione delle aree impermeabili superiore al 60%.
B Bacini caratterizzati da un medio grado di urbanizzazione. 87
Estensione delle aree impermeabili compresa fra 30% e 60%.
C Bacini caratterizzati da un basso grado di urbanizzazione. 75
Estensione delle aree impermeabili compresa fra 5% e 30%.
D Bacini caratterizzati da estesa copertura arborea. 67
Estensione delle aree impermeabili inferiore al 5%.

Il riferimento alle condizioni standard sopra riportate consente di esprimere la portata con tempo di ritorno
2.9 anni come:
(
Q2.9 = C Q ⋅ A ⋅ 0.25 + 0.27 ⋅ A1 / 2 )−0.48
[m3s–1];

mentre le portate per i diversi tempi di ritorno del piano (T=50-200-500 anni) si ottengono dalla :

QT=Kt . Q2.9 [m3s–1];

T (anni) 50 200 500


Kt 3,47 5,02 6,04

Il coefficiente di portata, CQ , in funzione del tipo di bacino e della sua posizione è il seguente :
Longitudine

Longitudine Bacino Tipo


gradi primi A B C D
7 30 5,15 4,30 3,29 2,89
7 32,5 5,24 4,38 3,35 2,94
7 35 5,34 4,46 3,41 3,00
7 37,5 5,44 4,54 3,47 3,05
7 40 5,54 4,62 3,54 3,11
7 42,5 5,63 4,70 3,60 3,16
7 45 5,73 4,79 3,66 3,22
7 47,5 5,83 4,87 3,73 3,27
7 50 5,93 4,95 3,79 3,33
7 52,5 6,03 5,04 3,86 3,38
7 55 6,13 5,12 3,92 3,44
7 57,5 6,23 5,21 3,98 3,50
8 0 6,33 5,29 4,05 3,55
8 2,5 6,43 5,37 4,11 3,61
8 5 6,53 5,45 4,17 3,66
8 7,5 6,63 5,54 4,24 3,72
8 10 6,73 5,62 4,30 3,77
8 12,5 6,82 5,70 4,36 3,83
8 15 6,92 5,77 4,42 3,88
8 17,5 7,01 5,85 4,48 3,93
8 20 7,10 5,93 4,54 3,98

43
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

8 22,5 7,19 6,00 4,59 4,03


8 25 7,28 6,07 4,65 4,08
8 27,5 7,36 6,14 4,70 4,13
8 30 7,44 6,21 4,75 4,17
8 32,5 7,48 6,25 4,78 4,20
8 35 7,52 6,28 4,80 4,22
8 37,5 7,55 6,30 4,82 4,24
8 40 7,58 6,33 4,84 4,25
8 42,5 7,61 6,35 4,86 4,27
8 45 7,63 6,37 4,87 4,28
8 47,5 7,65 6,38 4,89 4,29
8 50 7,66 6,40 4,89 4,30
8 52,5 7,67 6,40 4,90 4,30
8 55 7,67 6,41 4,90 4,31
8 57,5 7,68 6,41 4,90 4,31
9 0 7,67 6,40 4,90 4,30
9 2,5 7,66 6,40 4,90 4,30
9 5 7,65 6,38 4,89 4,29
9 7,5 7,63 6,37 4,87 4,28
9 10 7,60 6,35 4,86 4,26
9 12,5 7,57 6,32 4,84 4,25
9 15 7,53 6,29 4,81 4,22
9 17,5 7,49 6,25 4,78 4,20
9 20 7,44 6,21 4,75 4,17
9 22,5 7,41 6,18 4,73 4,15
9 25 7,38 6,16 4,72 4,14
9 27,5 7,35 6,14 4,70 4,12
9 30 7,32 6,11 4,67 4,10
9 32,5 7,27 6,07 4,65 4,08
9 35 7,22 6,03 4,61 4,05
9 37,5 7,16 5,98 4,58 4,02
9 40 7,10 5,93 4,53 3,98
9 42,5 7,02 5,86 4,49 3,94
9 45 6,94 5,80 4,44 3,90
9 47,5 6,86 5,72 4,38 3,85
9 50 6,76 5,64 4,32 3,79
9 52,5 6,65 5,56 4,25 3,73
9 55 6,54 5,46 4,18 3,67
9 57,5 6,42 5,36 4,10 3,60
10 0 6,30 5,26 4,02 3,53
10 2,5 6,16 5,14 3,94 3,46
10 5 6,02 5,02 3,84 3,37
10 7,5 5,86 4,89 3,75 3,29
10 10 5,70 4,76 3,64 3,20
10 12,5 5,53 4,62 3,54 3,10

44
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

Per i corsi d’acqua minori nonché per gli affluenti dei torrenti principali con bacino inferiore a 2 Km2, salvo
diversa indicazione prevista nel presente Piano, si assume una portata massima ottenuta utilizzando un
contributo unitario pari a 40 m3/s per ogni chilometro quadrato di superficie del bacino sotteso da assumere
come portata duecentennale.
I valori da adottarsi per la determinazione delle portate Q50 e Q500, calcolate in analogia con i dati dello
studio CIMA di cui alla Tab. 6.1, sono rispettivamente :

QT=KT . Q2,9

KT =fattore di frequenza delle portate desunto dalla curva di crescita regionale determinata dal CIMA

Q50 = Q200 (calcolato con il contributo unitario pari a m3/s 40) moltiplicato 0.69

Q500 = Q200 (calcolato con il contributo unitario pari a m3/s 40) moltiplicato 1.20

45
Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

ALLEGATO 4:
ACCORGIMENTI TECNICO-COSTRUTTIVI PER IL NON AUMENTO DELLE CONDIZIONI DI RISCHIO
IDRAULICO

Vengono di seguito definiti gli accorgimenti tecnico-costruttivi finalizzati al non aumento del rischio
attuale, da adottarsi ai fini della presente normativa

A tal fine rileva la definizione di rischio idrogeologico assunta nel presente Piano, che, come è noto,
risulta dalla combinazione dei seguenti fattori: (1) pericolosità, (2) valore degli elementi a rischio in termini
di persone e beni;. Nella specie, con riferimento al rischio idraulico, la pericolosità è rappresentata dalle
fasce di inondabilità.

Dalla definizione generale del rischio si evince che, l’introduzione di un nuovo elemento in un’area
interessata da possibili inondazioni non deve determinare un aumento delle condizioni di rischio,. Pertanto
gli accorgimenti tecnico-costruttivi finalizzati al non aumento del rischio attuale devono essere in grado di
proteggere l’elemento stesso dagli allagamenti e limitare gli effetti dannosi per la pubblica incolumità
conseguenti all’introduzione del nuovo elemento in occasione di un evento alluvionale.

Ai fini della ammissibilità degli interventi , occorre verificare, caso per caso, l’efficacia degli
accorgimenti nella protezione del nuovo elemento dagli allagamenti, in considerazione in particolare sia delle
caratteristiche dell’evento atteso (quali altezze idriche e velocità di scorrimento previste in caso di piena
duecentennale) sia della alta vulnerabilità intrinseca di alcuni elementi (per esempio locali interrati o
campeggi); tale verifica deve essere effettuata mediante un’analisi tecnico-idraulica basata sulle
determinazioni del presente piano relativamente alla portata duecentennale. Qualora tali determinazioni non
risultino sufficientemente approfondite per i casi in questione deve essere prodotto uno studio idraulico di
dettaglio finalizzato a valutare l’entità e le caratteristiche del fenomeno nell’area interessata dall’edificazione.

Le finalità sopra indicate possono essere perseguite attraverso l’adozione, sia singolarmente sia
congiuntamente, delle seguenti misure od accorgimenti tecnico-costruttivi, elencati a titolo meramente
esemplificativo:
1. il confinamento idraulico dell’area oggetto dell’intervento mediante sopraelevazione o
realizzazione di barriere fisiche per la corrente di inondazione;
2. l’impermeabilizzazione dei manufatti fino a una quota congruamente superiore al livello di
piena di riferimento mediante il relativo sovralzo delle soglie di accesso, delle prese d’aria e,
in generale, di qualsiasi apertura;
3. il diniego di concessioni per locali interrati o insediamenti ad alta vulnerabilità;
4. il divieto di destinazioni d’uso che comportino la permanenza nei locali interrati.
In ogni caso la quota del piano terra abitabile delle nuove edificazioni deve essere posta ad un livello
adeguatamente superiore a quello del tirante idrico associato alla piena duecentennale e le eventuali
strutture interrate devono prevedere accessi posti ad una quota superiore al tirante anzidetto maggiorato di
metri 0.50 ed essere completamente stagne e non collegate direttamente con le reti di smaltimento bianche
e nere.
Ulteriori accorgimenti tecnico-costruttivi complementari ai precedenti possono essere:
1. l’installazione di stazioni di pompaggio;
2. la riorganizzazione della rete di smaltimento delle acque meteoriche nelle aree limitrofe;
3. la difesa mediante sistemi passivi dal rigurgito delle acque nella rete di smaltimento delle acque
meteoriche, dei quali sia predisposto un adeguato programma di manutenzione;
4. l’installazione di sistemi di allarme.

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Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

ALLEGATO 5:
INDIVIDUAZIONE DI MISURE FINALIZZATE ALLA
RIDUZIONE DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO PER OPERE ESISTENTI

Viene di seguito riportata una elencazione non esaustitiva delle possibili misure dirette alla mitigazione del
rischio del patrimonio edilizio esistente sito in aree ad elevata probabilità di inondazione o di frana, da
adottare da parte dell’Ente locale competente, e da attivare prioritariamente per le strutture altamente
vulnerabili, anche sulla base di specifiche analisi costi-benefici.

1. la delocalizzazione o rilocalizzazione degli elementi a maggior rischio, situati in particolare nelle fasce
RF, A e nelle aree a molto elevata ed elevata suscettività al dissesto (Pg4 e Pg3a);
2. provvedimenti di inabitabilità per locali posti a quote non compatibili con l’inondabilità dell’area e/o
diniego di concessione edilizia per locali seminterrati;
3. la messa in opera di misure o accorgimenti tecnico costruttivi o, in generale, la realizzazione di opere per
la riduzione del rischio dei locali od edifici soggetti ad alto rischio idraulico o ad alto rischio
geomorfologico;
4. variazioni di destinazione d’uso dei manufatti edilizi esistenti finalizzate a renderli il più possibile
compatibili con l’inondabilità o la propensione al dissesto dell’area.

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Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

ALLEGATO6:
INDIRIZZI DI PROTEZIONE CIVILE (Prevenzione ed emergenza)

Le carte di pericolosità redatte nell’ambito del presente Piano, quali la carta della suscettività a dissesto e la
carta delle fasce di inondabilità, nonché la carta del rischio idrogeologico, sono propedeutiche alla
predisposizione dei piani di protezione civile provinciali e comunali di cui alla l.r. n.9/2000 per quanto attiene
al rischio idrogeologico. Nell’ambito di tali piani spetta ai Comuni competenti:
1. redigere una carta del rischio idrogeologico di maggior dettaglio finalizzata all’individuazione di situazioni
puntuali con problematiche specifiche di protezione civile, ed in particolare che individui gli specifici
elementi presenti e che diversifichi, in considerazione della loro caratteristica vulnerabilità, le aree a
rischio.
2. individuare, relativamente ai manufatti soggetti a rischio elevato, attraverso analisi di dettaglio anche
sotto l’aspetto costi-benefici, le soluzioni più opportune per la riduzione del rischio connesso (quali
delocalizzazione, cambi di destinazione d’uso, provvedimenti di inabitabilità, sistemi di allarme,
accorgimenti tecnico-costruttivi, ecc.).
3. fornire adeguata informazione alla cittadinanza circa il grado di esposizione al rischio desunto dalle carte
di pericolosità e rischio, ed in particolare disporre l’apposizione lungo la viabilità ed in adiacenza ai
manufatti siti in zone inserite nelle fasce di inondabilità, parzialmente o totalmente inondabili e/o
allagabili, apposita segnaletica permanente del pericolo, e nei punti nevralgici, di pannelli a messaggio
variabile, con alimentazione autonoma, che, sulla base dei bollettini di allerta, informano la popolazione
sulle possibili situazioni di rischio.
Relativamente agli immobili destinati ad uso commerciale o ricreativo, agli impianti sportivi e ad altri locali
aperti al pubblico devono essere predisposti idonei piani di evacuazione e/o messa in sicurezza degli edifici,
coordinati con le azioni previste dal piano comunale di protezione civile.
In ogni caso, spetta al Comune vietare e/o disciplinare, mediante apposite segnalazioni o tramite la polizia
comunale, la limitazione o la interdizione degli accessi nelle aree o infrastrutture esposte al rischio, la
permanenza nei locali interrati e/o seminterrati nonché in quelli siti allo stesso livello del piano stradale a
rischio di inondazione e/o di allagamento contestualmente alla diramazione dello stato di allerta.

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ALLEGATO 7 :

ALLEGATO ALLA DGR 848/2003

Indirizzi interpretativi e chiarimenti


in merito ai criteri per la redazione della normativa
dei piani di bacino per la tutela dal rischio idrogeologico
di cui alla dgr 357/01

PREMESSA

A SEGUITO DI NUMEROSI QUESITI PERVENUTI ALLA SCRIVENTE AMMINISTRAZIONE IN


MERITO ALLA CORRETTA APPLICAZIONE DEI CRITERI PER L’ELABORAZIONE DELLE NORME
DI ATTUAZIONE DEI PIANI DI BACINO PER LA TUTELA DAL RISCHIO IDROGEOLOGICO,
ASSUNTI DALLA GIUNTA REGIONALE NELLA SUA QUALITÀ DI COMITATO ISTITUZIONALE
DELL’AUTORITÀ DI BACINO DI RILIEVO REGIONALE CON DELIBERAZIONE N.357/2001, SI
RENDE OPPORTUNO FORNIRE I SEGUENTI CHIARIMENTI.
Innanzitutto si ricorda che i criteri di cui si tratta attengono alle tematiche della pericolosità
idrogeologica e del connesso grado di rischio nell’ambito della pianificazione di bacino e
corrispondono all’esigenza di garantire l’omogeneità di gestione del rischio idrogeologico sul territorio
regionale. In tal senso i criteri individuano i contenuti minimi essenziali della normativa relativa alla
tematica della pericolosità e rischio idrogeologico nei piani di bacino o in loro stralci funzionali ai sensi
del comma 6ter, dell’art. 17 della L. 183/89, ed in particolare, quindi, dei piani di bacino stralcio che
sono stati approvati dall’Autorità di Bacino di rilievo regionale ai sensi del comma 1, art.1, del D.L.
180/98.
Si intende inoltre ribadire e meglio precisare la finalità propria dei piani di bacino anche stralcio,
attualmente approvati, a riguardo delle tematiche di cui sopra. Il piano di bacino, in tale ambito, infatti,
investe il governo del territorio e la corretta utilizzazione dello stesso, perseguendo, in via prioritaria, la
gestione delle situazioni di pericolosità e rischio al fine del non aumento delle condizioni di rischio
attuale e della tutela della pubblica e privata incolumità.
La finalità in questione, rappresenta, pertanto, la corretta chiave di lettura delle norme del piano di
bacino ogni qualvolta si presentino fattispecie concrete di dubbia applicazione, superando, se del caso,
la qualificazione strettamente edilizia degli interventi ammessi e/o vietati o le varie accezioni riscontrabili
negli specifici strumenti urbanistici.
Avuto riguardo alle specifiche finalità sottese ai limiti indicati nei criteri stessi, nell’individuazione degli
interventi edilizi esclusi da tali normative, quindi, il criterio interpretativo da privilegiare, a fronte di
nozioni più restrittive a diversi effetti, è quello della tutela sottesa alle normative stesse.
In tal senso, quindi, si ritiene che i chiarimenti e le interpretazioni riportate nel presente documento
possano rimanere validi anche a seguito della entrata in vigore del Testo unico dell’edilizia (D.P.R. n.
380/2001), che innova le definizioni degli interventi edilizi delineate nella l.n.457/1978, cui fa riferimento
la normativa di piano stralcio. Infatti, tali definizioni devono ritenersi prevalenti per quanto concerne il
regime dei titoli abilitativi e non anche in termini sostanziali, rispetto alle definizioni degli interventi stessi
contenuti negli strumenti urbanistici generali vigenti ovvero ad altre disposizioni quali la disciplina dei
piani di bacino i cui divieti e limiti vanno riferiti alla natura sostanziale dell’intervento, a prescindere dalla
categoria in cui gli stessi sono ascritti in base allo strumento urbanistico ovvero al T.U.
È di tutta evidenza che l’ammissibilità degli interventi che non risultano tra quelli vietati nella normativa
del piano di bacino è comunque subordinata alla loro ammissibilità negli specifici SUG.

Si ricorda inoltre che resta fermo il principio generale, sotteso alla pianificazione di bacino
relativamente alle tematiche del rischio idrogeologico, in base al quale qualsiasi intervento, pur se non

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Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

incluso tra quelli esplicitamente vietati, non deve aumentare la pericolosità di inondazione o di
frana ed il rischio connesso, sia localmente, sia a monte e a valle, e non deve pregiudicare la
realizzabilità degli interventi di sistemazione e di mitigazione del rischio previsti dal Piano;
riguardo alla pericolosità idraulica, non deve inoltre costituire significativo ostacolo al deflusso delle
acque di piena o ridurre significativamente la capacità di invaso delle aree stesse.
Si evidenzia infine che l’applicazione della normativa del Piano di bacino, finalizzata al non aumento
delle condizioni attuali di rischio, non dispensa dalla necessità di prevedere le adeguate azioni e
misure di protezione civile in considerazione delle condizioni di pericolosità idrogeologica delle
diverse aree individuate dal Piano stesso, condizioni che, tra l’altro, devono essere assunte come base
per la redazione dei piani di protezione civile comunali.

CHIARIMENTI SUI CRITERI DI CUI ALLA DGR 357/01

Gli indirizzi interpretativi qui indicati, che discendono dai principi generali illustrati in premessa,
confermano e meglio specificano gli indirizzi già forniti su analoghi argomenti nelle circolari esplicative a
suo tempo emanate a riguardo dell’applicazione dell’art. 26 della L.R. 9/93 e del disposto della DGR
2615/98.
Sono forniti, tra l’altro, chiarimenti ed indirizzi interpretativi su specifiche definizioni di tipo urbanistico-
edilizio introdotte dai criteri regionali ex DGR 357/01; va da sé che le singole norme del piano di bacino
vanno in ogni caso applicate nella loro completezza, valutando contestualmente le varie condizioni di
volta in volta specificate e rispettando il principio generale del non aumento della pericolosità e del
rischio richiamato in premessa.
Si segnala, inoltre, che per semplicità espositiva, i chiarimenti che seguono fanno riferimento agli articoli
della normativa-tipo di cui all’allegato 2 della DGR 357/2001, e ss. mm. ed ii.

1) Fasce di inondabilità (Art. 15)


AREE A SUSCETTIVITÀ AL DISSESTO
Ammissibilità degli interventi consistenti in modesti ampliamenti a fini igienico-sanitari e
tecnologici
Si specifica che ai presenti fini, i modesti ampliamenti a fini igienico-sanitari e tecnologici entro soglie
predeterminate dallo strumento urbanistico generale e, quindi, senza il rispetto dell’indice edificatorio,
non sono da ricomprendere nella definizione di nuova costruzione, risultando gli stessi ascrivibili, a
questi soli fini, nella categoria della ristrutturazione edilizia, ovvero del risanamento conservativo.
Tali ampliamenti sono quindi da ritenersi ammissibili, fermo restando il rispetto delle condizioni
di volta in volta specificate, laddove nella normativa del Piano di Bacino siano ammessi gli interventi di
risanamento conservativo e di ristrutturazione edilizia, sempreché gli stessi siano ammessi dagli SUG
comunali “una tantum” e quindi senza il rispetto degli indici di edificabilità.

2) Fasce di inondabilità
AREE A SUSCETTIVITÀ AL DISSESTO

Definizione degli interventi di nuova edificazione


Anche nel caso degli interventi di nuova edificazione, richiamati nei commi succitati, si chiarisce che
tale definizione va intesa, al di là delle possibili diverse classificazioni contenute nello SUG o nel T.U.
dell’edilizia appena entrato in vigore, in relazione alle caratteristiche dell’intervento in termini di
pericolosità e rischio per beni e persone. In tal senso, a titolo di esempio, non sono da ritenersi
interventi di nuova edificazione ai sensi della normativa di piano di bacino interventi quali l’installazione
di serre di tipo “a tunnel”, recinzioni, tettoie, pali, tralicci, condotte di servizi, etc.; così come verande o
balconi, in quanto riconducibili, nella sostanza, ai modesti ampliamenti di cui al punto 1).
Non sono inoltre da considerarsi rientranti nella nuova edificazione le sopraelevazioni connesse al
recupero a fini abitativi dei sottotetti esistenti in conformità al disposto della L.R. 24/2001, ovvero quelle
ascrivibili alla categoria dei modesti ampliamenti di cui al punto 1).

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Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

3) Fasce di inondabilità
Aree a suscettività al dissesto
Ammissibilità di manufatti anche non qualificabili come volumi edilizi e sistemazione di aree che
comportino la permanenza o la sosta di persone

Nell’ambito della finalità generale dei piani di bacino in tema di rischio idrogeologico, la finalità della
norma in oggetto è quella di garantire che non siano attuate trasformazioni urbanistiche di zone già
riconosciute come a pericolosità molto elevata (T=50 anni ovvero frana attiva) tali da comportare la
permanenza di persone in insediamenti non adeguatamente protetti o proteggibili dagli eventi
calamitosi. In questo senso, quindi, la norma è intesa a vietare interventi quali l’installazione di
campeggi, villaggi turistici, o insediamenti comunque legati alla ricettività turistica quali roulottes o case
mobili, in ragione della loro sostanziale assimilabilità, dal punto di vista dell’aumento del rischio
idraulico, agli interventi di nuova edificazione nonché della loro intrinseca elevata vulnerabilità rispetto
agli eventi alluvionali. Analogamente sono da ricomprendere in tali divieti capannoni e simili, anche non
realizzati in muratura, ove siano insediabili attività produttive, commerciali o similari.
Sono invece da ritenersi ammissibili, a titolo di esempio, interventi quali l’installazione di dehors o
similari, l’allestimento di mercati temporanei, fieristici o similari, attrezzature balneari, parcheggi a raso,
purché siano previste le adeguate azioni e misure di protezione civile.

4) Fasce di inondabilità
Ammissibilità degli interventi sul patrimonio edilizio esistente comportanti cambio di
destinazione d’uso con aumento del carico insediativo
Al comma 2 viene specificato che gli interventi ammessi sul patrimonio edilizio esistente non devono
comunque comportare “cambi di destinazione d’uso che aumentino il carico insediativo anche
temporaneo”.
Si ricorda innanzitutto che è la contestualità delle due condizioni sopra citate a rendere non ammissibile
un dato intervento (ferme restando le altre limitazioni poste nella normativa del piano di bacino); la
motivazione della norma risiede infatti nel non ammettere, in un’area a pericolosità idraulica molto
elevata, dove sono peraltro ammessi solo interventi sul patrimonio edilizio esistente, trasformazioni di
edifici o insediamenti che prevedano un cambio di destinazione d’uso tale da comportare un aumento
del grado di rischio degli stessi a causa di un aumento del carico insediativo.
In primo luogo rientrano quindi nel divieto quelle trasformazioni che prevedano la permanenza di
persone in siti ove attualmente non sia prevista (a mero titolo di esempio, cambio di destinazione da
magazzino ad abitazione).
D’altra parte, in conformità con quanto già precisato nella circolare esplicativa della DGR 2615/98, la
nozione di “carico insediativo” va intesa in senso «sostanziale», riferendosi con tale dizione ai casi di
interventi comportanti un apprezzabile incremento del numero di abitanti, di addetti o di utenti,
sempreché derivanti da mutamenti della destinazione d’uso di immobili esistenti che determinino, come
conseguenza, un maggior fabbisogno di standards urbanistici.
Inoltre, tenuto conto delle specifiche finalità proprie della normativa di piano di bacino, possono
essere ammissibili interventi che, pur qualificandosi come interventi di cambio di destinazione d’uso
sotto il profilo strettamente edilizio, mantengano in modo prevalente la destinazione originaria.
In tal senso, a titolo di esempio, ove la normativa di piano di bacino ammette gli interventi di
ristrutturazione edilizia, sono da considerarsi ammissibili, alle condizioni di volta in volta specificate, gli
interventi di frazionamento interno, sempreché ovviamente la disciplina del piano urbanistico
espressamente li ammetta, nonché gli interventi volti al recupero ai fini abitativi dei sottotetti esistenti,
posto che gli stessi comportano il mutamento di destinazione d’uso di una parte di edifici già destinati
ad un prevalente uso abitativo.

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5) Fasce di inondabilità
Definizione di tessuto urbano consolidato o da completare mediante interventi di integrazione
urbanistico-edilizia sempre all’interno di ambiti già edificati.
In conformità con quanto già precisato nella circolare esplicativa della DGR 2615/98, con la dizione
“contesti di tessuto urbano consolidato o da completare mediante interventi di integrazione urbanistico-
edilizia sempre all’interno di ambiti già edificati” si intende di norma far riferimento a zone omogenee
classificate di tipo «A» e/o «B» in base al DM 2-4-1968. Vi possono rientrare anche zone di tipo «D»
che inglobino insediamenti produttivi di varia natura (industriali, commerciali, artigianali o misti) già
esistenti o da riconvertire o da completare, nonché altre zone comunque classificate, e quindi anche al
limite di tipo «C», che siano sostanzialmente assimilabili a zone di tipo «A» o «B» e che, in ogni caso,
risultino caratterizzate dalla presenza di un tessuto edilizio consolidato ovvero da completare in
alcune sue parti. Di conseguenza, tali completamenti devono necessariamente riguardare lotti di
limitata estensione ancora liberi ma interni a zone già densamente edificate.
In coerenza con le finalità del piano di bacino per la tematica di riferimento, sicuramente
non rientrano in tali ipotesi i casi in cui l’intervento edilizio, qualora realizzato, determini un aumento
della classe di rischio attuale valutata secondo i criteri regionali.
Si precisa ancora che laddove il Comune sia dotato di PUC, dovrà comunque far
riferimento al criterio sopra indicato, tenuto conto che tale strumento, a norma dell’art. 27, comma 3,
della L.R. 36/97 deve contenere l’indicazione di riferimento delle proprie previsioni alle zonizzazioni in
base al DM 2-4-1968.

6) Fasce di inondabilità
Non aumento della vulnerabilità rispetto ad eventi alluvionali e non aumento del rischio
idraulico.

Riguardo alla condizione di ammissibilità di interventi a condizione che non venga


aumentata la vulnerabilità rispetto ad eventi alluvionali o il non aumento del rischio idraulico richiamata
dalla norma in oggetto, si precisa quanto segue, in conformità a quanto già evidenziato nell’allegato B
ai criteri di cui all’Allegato 1 alla DGR 357/01.

a) Nella normativa di piano il concetto di vulnerabilità viene richiamato con riferimento al


patrimonio edilizio esistente. Si ricorda che la vulnerabilità di un edificio o di un manufatto
deriva dalla capacità o inidoneità dell’elemento a resistere all’evento alluvionale di riferimento
(minore è tale capacità, maggiore è la vulnerabilità).
Laddove gli interventi sul patrimonio edilizio esistente risultano ammissibili se non aumentano il
grado di vulnerabilità attuale dell’elemento in esame, tali interventi non devono quindi
provocare una diminuzione del suo attuale grado di protezione dagli eventi alluvionali. In
tal senso, a titolo di esempio, interventi quali aperture previste sotto il livello della massima piena
o realizzazione di interrati o seminterrati rientrano, in generale, nella tipologia di interventi che
aumentano la vulnerabilità, a meno che non vengano assunti le opportune misure ed
accorgimenti tecnico-costruttivi in grado di assicurarne la protezione dagli allagamenti.
b) Nella normativa di piano il concetto di non aumento del rischio idraulico viene richiamato con
riferimento agli interventi di nuova edificazione o di nuove infrastrutture. Tale concetto è
connesso alla consueta definizione di rischio idrogeologico adottata nei criteri e
raccomandazioni regionali in merito. In conformità al contenuto dell’allegato B sopra citato, si
ricorda che l’introduzione di un nuovo elemento in un’area interessata da possibili inondazioni
determina necessariamente un aumento delle condizioni di rischio, a meno che l’elemento
stesso risulti non vulnerabile nei confronti dell’evento di piena di riferimento. Tale
obiettivo può essere raggiunto anche attraverso adeguati accorgimenti tecnico-costruttivi che
devono, quindi, essere progettati, caso per caso, in modo tale da proteggere efficacemente
l’elemento stesso dagli allagamenti rispetto all’evento di riferimento e limitare, in occasione di un
evento alluvionale, gli effetti dannosi per la pubblica incolumità conseguenti all’introduzione del
nuovo elemento, nelle aree di interesse e nelle aree limitrofe.

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7) Fasce di inondabilità
AMMISSIBILITÀ DI INTERVENTI SU INFRASTRUTTURE
Poiché dalla lettura delle lettera d) del comma 2., dell’art. 15 della normativa-tipo potrebbe non
risultare chiaro l’ambito di applicazione della norma stessa, con particolare riferimento
all’ammissibilità di interventi su infrastrutture private, si chiarisce che la norma-tipo in oggetto va
interpretata alla luce del criterio di cui all’Allegato 1 alla DGR 357/01, ed in particolare del paragrafo
3.1, lett. c), punto 1), che specifica che, in fascia A, sono consentiti interventi di manutenzione,
ampliamento o ristrutturazione di infrastrutture pubbliche esistenti purché non aumentino le
condizioni di rischio, nonché la realizzazione di infrastrutture pubbliche connesse alla mobilità
progettate sulla base di uno specifico studio di compatibilità idraulica e coniugate alle idonee azioni
e misure di protezione civile, e previo parere favorevole della Provincia.

8) Fasce di inondabilità
Elementi per la riperimetrazione delle fasce di inondabilità a seguito di interventi di
sistemazione idraulica
Si specifica che, ai fini dell’efficacia della riperimetrazione delle fasce di inondabilità a seguito degli
interventi di sistemazione idraulica, è sufficiente verificare la sussistenza dei seguenti presupposti:
- Le opere realizzate devono essere conformi al Piano di bacino relativo ed, in ogni caso, al
progetto approvato dagli Enti competenti, previa acquisizione degli eventuali necessari pareri di
conformità al Piano di bacino.
- Le opere realizzate devono riguardare la realizzazione di lotti funzionali dell’intervento
complessivo previsto dal Piano e comunque essere in grado di eliminare il livello di
pericolosità di inondazione per il quale sono state progettate (di norma T=200 anni) in porzioni
significative del territorio. Sulla base di idonea documentazione, da acquisire qualora non fosse
stata prodotta in sede progettuale, dovrà essere valutata e perimetrata l’eventuale
pericolosità residua in relazione alla portata di progetto, nonché all’assetto idraulico
complessivo dell’area protetta dalla difesa idraulica (a titolo di esempio, interferenze con
eventuali colatori minori o inondabilità residua proveniente da monte).
- Le opere devono essere state regolarmente terminate e collaudate.
- Deve essere specificato il soggetto responsabile della manutenzione delle opere al fine di
assicurarne la corretta funzionalità nel tempo ed il conseguente mantenimento delle raggiunte
condizioni di mitigazione della pericolosità idraulica.

9) Art. 25 Condoni edilizi – pareri ex art. 32, L.47/85


OBBLIGO DI RICHIESTA DI PARERE AL SOGGETTO CHE HA APPOSTO IL VINCOLO
Nel caso di interventi abusivi, soggetti a regime di condono edilizio ai sensi del capo IV della
L.47/85, corrispondenti a tipologie di interventi ammessi dalla normativa di Piano di bacino senza
bisogno di alcun parere da parte della Provincia, non risulta necessaria l’espressione del parere
previsto all’art. 32 della stessa L. 47/85 in relazione al condono edilizio da parte del soggetto che ha
posto il vincolo. Poiché, infatti, non esiste un vincolo che vieti lo specifico intervento in caso di nuova
realizzazione, né una disposizione che imponga l’acquisizione del parere della Provincia, l’intervento
stesso, ancorché abusivamente realizzato, non rientra nella fattispecie del citato art. 32.

10) Pareri della Provincia


Si evidenzia che i criteri regionali prevedono la necessità di un parere della Provincia solo in
alcuni casi specifici, ove sia indispensabile una valutazione caso per caso, relativa sia alle
caratteristiche del fenomeno calamitoso previsto sia alle necessarie caratteristiche e tipologie
costruttive. In particolare, a riguardo del regime proprio delle fasce di inondabilità e delle aree a
diversa suscettività al dissesto, e con riferimento all’ammissibilità di interventi di tipo
urbanistico-edilizio, tale parere è previsto solo nei casi seguenti:
- in fascia A, relativamente alla ammissibilità di manufatti non qualificabili come volumi edilizi e la
sistemazione di aree che comportino la permanenza o la sosta di persone nell’ambito di parchi
urbani o di aree di verde attrezzato, nonché per la realizzabilità di nuove infrastrutture
pubbliche;
- in fascia B, relativamente all’ammissibilità della nuova edificazione e degli interventi di
ristrutturazione urbanistica in aree a minor pericolosità e nell’ambito di tessuto urbano
consolidato o da consolidare;

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Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

- in fascia A e B, relativamente all’ammissibilità di interventi in deroga ai divieti relativi alle fasce


A e B stesse per opere di pubblica utilità indifferibili e urgenti;
- in aree Pg3 – suscettività al dissesto elevata, relativamente all’ammissibilità di interventi
viabilità, servizi tecnologici ed aree a verde attrezzato.
In tutti gli altri casi i criteri regionali individuano interventi ammessi o vietati in ciascuna classe di
pericolosità sulla base della tipologia degli interventi stessi, senza necessità dell’espressione di
pareri da parte della Provincia.
Si evidenzia, inoltre, che i criteri regionali non prevedono un ruolo del Comitato Tecnico
Provinciale (CTP) nell’espressione dei pareri, che sono invece di competenza delle Province. I CTP, ai
sensi della LR 18/99, sono, infatti, organo consultivo della Provincia ed è quindi una scelta autonoma
delle Province stesse se e quando richiedere un parere del CTP al fine di formulare il proprio parere di
competenza, ai sensi della normativa di piano di bacino.

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Piano di Bacino torrenti Vallecrosia, Borghetto e rii minori

ALLEGATO 8 :
Sezione I - Disciplina dell’assetto idrogeologico dei versanti

Sono consentiti gli interventi di realizzazione di opere di bonifica e di sistemazione dei movimenti franosi
diretti alla messa in sicurezza degli edifici, delle strutture esistenti e delle aree in dissesto.

A seguito della realizzazione degli interventi di bonifica e di sistemazione la Provincia su richiesta del
soggetto attuatore, corredata di idonei monitoraggi comprovanti la stabilizzazione dell'areale oggetto
d’intervento, modifica la perimetrazione delle zone e ridefinisce la classe di rischio, di suscettività al
dissesto e del corrispondente regime normativo con le procedure di cui al comma 15, dell’art.97, della l.r.
n.18/1999. Nel caso di interventi complessi sottoposti a strumentazione urbanistica attuativa, o approvati
mediante i procedimenti concertativi di cui agli artt.57 e segg. Della L.R. n.36/1997 e della L.R. 9/1999,
comprensivi anche delle opere di bonifica e di sistemazione, che a giudizio della Provincia in funzione
della tipologia del dissesto non richiedano monitoraggi al fine di comprovare la stabilizzazione
dell’areale, la indicata modifica della riperimetrazione può essere deliberata dalla Provincia anche
contestualmente all’approvazione e/o al controllo dello strumento urbanistico attuativo. Resta ferma la
natura prioritaria delle opere di sistemazione, la cui effettiva esecuzione ed idoneità, previa verifica della
Provincia, condiziona l’efficacia della riperimetrazione e costituisce presupposto per le successive
concessioni edilizie.

La Provincia può altresì ridefinire, con le procedure di cui al comma 15, dell’art. 97 della l.r. n. 18/1999 la
distribuzione e l'individuazione delle classi di suscettività al dissesto e del corrispondente regime
normativo e procedere alla conseguente modifica della perimetrazione delle zone a seguito di studi di
maggior dettaglio quali quelli svolti nell’ambito degli studi fondativi degli strumenti urbanistici comunali
ovvero quelli integrativi eseguiti dalla Provincia stessa riguardanti l’intero areale perimetrato e comunque
areali di ampiezza significativa.

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