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Nel quadro delle celebrazioni dei 150 anni dellunit dItalia, che mi procurano un

senso di fastidio e di insofferenza, ripropongo questo articolo che ho scritto tre


anni fa pensando ad un parallelismo storico tra il genocidio dei Pellerossa e il
massacro del Sud Italia.

Indiani d'America e Briganti meridionali

Non c dubbio che nel campo delle interpretazioni storiografiche opportuno


evitare atteggiamenti troppo faziosi, dogmatici o apologetici per adottare un
approccio possibilmente problematico verso le questioni e i processi storici.
Francamente questo spirito libero non c nel clima di esaltazione retorica dei 150
anni dellunit dItalia.

Con questo articolo so di andare controcorrente per tentare di recuperare la


memoria di due esperienze storiche che sono state letteralmente cancellate dalla
storiografia ufficiale. Mi riferisco al destino parallelo degli Indiani dAmerica e
di coloro che sono definiti i Pellerossa del Sud Italia: i briganti e i contadini
del Regno delle Due Sicilie.

Partiamo dai nativi americani. Dopo la scoperta del Nuovo Mondo da parte di
Cristoforo Colombo nel 1492, cominciarono a giungere i primi coloni europei.
Allepoca il continente nordamericano era popolato da circa un milione di
Pellerossa raggruppati in 400 trib. Quando i coloni bianchi penetrarono nelle
sterminate praterie abitate dai Pellerossa, iniziarono una caccia spietata ai
bisonti, il cui numero cal rapidamente causando un rischio di estinzione. In tal
modo i cacciatori bianchi contribuirono allo sterminio dei nativi che non potevano
vivere senza questi animali da cui ricavavano cibo, pellicce e altro ancora. Ma la
strage degli Indiani fu opera soprattutto dellesercito yankee che per espandersi
all'interno del Nord America cacci ingiustamente i nativi dalle loro terre
compiendo veri e propri massacri senza risparmiare donne e bambini.

I Pellerossa furono annientati attraverso un sanguinoso genocidio. Oggi i


Pellerossa non costituiscono pi una nazione essendo stati espropriati non solo
della terra che abitavano, ma anche della memoria e dellidentit culturale.
Infatti, una parte di essi si pienamente integrata nella societ bianca, mentre
una parte minoritaria vive reclusa in alcune centinaia di riserve sparse nel
territorio statunitense e in quello canadese.

Un destino simile, bench in momenti e con dinamiche differenti, associa i


Pellerossa e i Meridionali d'Italia. Questi furono chiamati Briganti, furono
trucidati, torturati, incarcerati, umiliati. Si contarono 266mila morti e quasi
500mila condannati. Uomini, donne, bambini, anziani subirono la stessa sorte.
Processi manovrati o assenti, esecuzioni sommarie, confische dei beni. Ma noi
Meridionali eravamo cittadini di uno Stato assai ricco. Il piccolo regno dei Savoia
era fortemente indebitato con Francia e Inghilterra, per cui doveva rimpinguare le
proprie finanze. Il governo sabaudo, guidato dallo scaltro e cinico Camillo Benso
conte di Cavour, progett la pi grande rapina della storia moderna: cominci a
denigrare il popolo Meridionale per poi asservirlo invadendone il territorio: il
Regno delle Due Sicilie, uno Stato civile e pacifico. Nessuno giunse in nostro
soccorso. Solo alcuni fedeli mercenari Svizzeri rimasero a combattere sugli spalti
di Gaeta fino alla capitolazione. I vincitori furono spietati. Imposero tasse
elevatissime, rastrellarono gli uomini per il servizio di leva obbligatoria (che
era gi facoltativo nel Regno delle Due Sicilie), si comportarono vigliaccamente
verso la popolazione e verso il regolare ma disciolto esercito borbonico, per cui
molti insorsero.

Ebbe cos inizio la rivolta dei Meridionali. Le leggi repressive furono simili a
quelle emanate contro i Pellerossa. Le bande di briganti che lottavano per la loro
terra avevano un pizzico di dignit e ideali, combattevano un nemico invasore
grazie anche al sostegno delle masse contadine, tradite e ingannate dalle false
promesse concesse da Garibaldi.

Contrariamente ad altre interpretazioni storiche non intendo equiparare il


Brigantaggio meridionale alla Resistenza antifascista del 1943-45. Anzitutto per la
semplice ragione che nel primo caso si trattato di una vile aggressione militare,
di una sanguinosa guerra di conquista coloniale che ha avuto una durata molto pi
lunga della guerra di liberazione condotta dai partigiani: un intero decennio che
va dal 1860 al 1870.

La repressione contro il Brigantaggio fu una vera e propria guerra civile che ha


provocato eccidi spaventosi in cui furono massacrati e trucidati centinaia di
migliaia di contadini meridionali, persino donne, anziani e bambini, insomma un
vero genocidio perpetrato a scapito delle popolazioni del Sud Italia. Una guerra
conclusa tragicamente e che ha prodotto drammatiche conseguenza, a cominciare dal
fenomeno dellemigrazione di massa dei meridionali, in pratica un esodo biblico
paragonabile alla diaspora del popolo ebraico. Infatti, i meridionali sono sparsi
nel mondo ad ogni latitudine, hanno messo radici ovunque facendo la fortuna di
intere nazioni come lArgentina, il Venezuela, lUruguay, gli Stati Uniti
dAmerica, la Svizzera, il Belgio, la Germania, lAustralia, ecc.

Ripeto. Se si vuole comparare la triste vicenda del Brigantaggio e la brutale


repressione subita dal popolo meridionale con altre esperienze storiche, credo che
laccostamento pi giusto sia appunto quello con i Pellerossa e con le guerre
indiane combattute nello stesso periodo, ossia verso la fine del XIX secolo. Guerre
che hanno provocato una strage altrettanto raccapricciante, quella dei nativi
americani. Un genocidio completamente ignorato e dimenticato, cos come quello a
danno del popolo del nostro Meridione.

In qualche modo condivido il giudizio rispetto al carattere retrivo e


antiprogressista delle ragioni politiche che ispirarono le lotte dei briganti
meridionali. In politica ci che vecchio quasi sempre reazionario, tuttavia
inviterei ad approfondire meglio i motivi sociali e le spinte ideali che animarono
la resistenza contro i Piemontesi invasori.

Non voglio elencare i numerosi primati detenuti dal Regno delle Due Sicilie in vari
settori delleconomia, dellassistenza sanitaria, dellistruzione, nel campo
sociale e cos via, n intendo esternare sentimenti di nostalgia rispetto ad una
societ arcaica, dispotica e aristocratico-feudale, cio rispetto ad un passato che
fu di barbarie e oscurantismo, ingiustizia e miseria, sfruttamento e asservimento
delle plebi rurali. Ma un dato innegabile: la monarchia sabauda era molto pi
arretrata, rozza ed ignorante, molto meno moderna e illuminata di quella borbonica.
Il Regno delle Due Sicilie era uno Stato pi ricco e avanzato del Regno sabaudo,
tant vero che costituiva un boccone invitante per le principali potenze europee
del tempo, Inghilterra e Francia in testa. Questo un argomento talmente vasto e
complesso da esigere un approfondimento adeguato.

Infine, una breve chiosa a riguardo delle presunte spinte progressiste che
sarebbero incarnate nei processi di unificazione degli Stati nazionali nel XIX
secolo e dello Stato europeo oggi. Non mi pare che tali processi unitari abbiano
garantito un autentico progresso sociale, morale e civile, mentre hanno favorito
uno sviluppo prettamente economico. Non a caso lunificazione dei mercati e dei
capitali, prima a livello nazionale ed ora a livello europeo, o globale, non
coincide con lunificazione e lintegrazione dei popoli e delle culture, locali,
regionali o nazionali. Ovviamente le forze autenticamente democratiche,
progressiste e rivoluzionarie devono puntare al secondo traguardo.

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