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UNIVERSITA DEGLI STUDI DI ATLANTIDE

FACOLTADI GIURISPRUDENZA

-OPERATORE GIURIDICO DIMPRESA-

Tesi di Laurea Triennale

MARPOL:
REGIME GIURIDICO E RESPONSABILITA

Relatore:
Chiar.mo prof. Mario Rossi

Candidato:
Corrado Giuliano

Anno Accademico

2016/2017
3
Alla mia famiglia

4
Indice

Introduzione

Nascita del diritto ambientale

Capitolo 1: Marpol 73/78

Struttura e annessi

Responsabilit ambientale

Registro idrocarburi

Capitolo 2: Relazione tra Convenzione e disciplina

italiana

Legge italiana per la difesa del mare

Giurisprudenza

Armonizzazione del sistema sanzionatorio

Capitolo 3: Misure di prevenzione e protezione

Limitazione danni e possibile sviluppo navi

Luoghi di rifugio

Monitoraggio

Conclusione

5
Introduzione

Nascita del diritto ambientale

La nascita del diritto internazionale dellambiente ,

in genere, individuata nel 1972, anno di svolgimento, a

Stoccolma, della Conferenza delle Nazioni Unite

sullambiente umano. A partire da tale data, ed in

particolare dalladozione della relativa Dichiarazione

dei Principi, levoluzione del diritto internazionale dell

ambiente stata molto intensa. Un momento di svolta

stato segnato dalla Conferenza di Rio de Janeiro su

ambiente e sviluppo del 1992, in seguito alla quale l

attenzione stata soprattutto rivolta alla risoluzione di

problemi di portata globale, nellottica del

contemperamento tra esigenze di tutela ambientale ed

aspirazioni di sviluppo economico. In un periodo di

tempo relativamente limitato poco pi di trenta anni

la Comunit internazionale ha pertanto sperimentato la

6
progressiva formazione ed entrata in vigore di un

imponente corpus di norme in materia ambientale.1

Mentre ancora negli anni 50 non si aveva una

consapevolezza dei danni causati dallinquinamento

marino e gli strumenti erano di tipo privatistico, negli

anni 70 si compreso che la tutela marina

dellambiente interesse della Comunit internazionale.

Questo cambiamento avvenuto in seguito alla

Conferenza di Stoccolma di cui sopra, e in seguito a

gravissimi sinistri occorsi alla petroliera Torrey Canyon

(1967) e alla nave cisterna Amoco Cadiz (1978)2, che

portarono lattenzione sui gravissimi rischi di

inquinamento cui le acque del mare sono soggette.3 Si

d vita quindi a una normativa di tipo pubblicistico.4

1
Munari F., Schiano Di Pepe L., Diritto internazionale dell ambiente e ruolo dei
non-state actors:alcuni recenti sviluppi, La comunit internazionale, Fascicolo
3/2006, Editoriale scientifica S.r.l, pp. 483-484
2
Zepponi A, Prevenzione e controllo degli inquinamenti marini non accidentali
nella regione mediterranea, Convegno Rempec, Ancona 3-5 novembre
2004,www.onon.it, pag.25
3
Tesoniero R, Elementi di diritto della navigazione marittima,Calderoni ed
agricole 2001Bologna, pag.337
4
Zepponi A., Prevenzione e controllo degli inquinamenti marini non accidentali
nella regione mediterranea, Convegno Rempec, Ancona 3-5 novembre
2004,www.onon.it, pag.25

7
Prima del 1967, le Convenzioni pi rilevanti aventi ad

oggetto la lotta contro linquinamento marino erano la

Convenzione per la prevenzione delle acque del mare

dall inquinamento da idrocarburi (Londra 1954), le

Convenzioni di Ginevra sul diritto del mare del 1958 e

la Convenzione sulla responsabilit degli esercenti navi

nucleari (Bruxelles 1962). Successivamente alla

Conferenza di Stoccolma furono approvate a Londra

due Convenzioni, che tuttora costituiscono un valido

strumento di tutela contro lo scarico abusivo in mare:

una, del 1972, sulla prevenzione dell inquinamento

marino, ed unaltra, del 1973, sulla prevenzione

dellinquinamento da navi (Marpol 73).5 Negli anni 90

si ha una rivoluzione della protezione dell ambiente

marino, infatti, con la Conferenza di Rio de Janeiro del

1992, c la presa di coscienza dello sviluppo

sostenibile e laffermazione di alcuni principi

5
Tesoniero R., Elementi di diritto della navigazione marittima,Calderoni ed
agricole 2001Bologna, pag.337

8
conseguenti, come, chi inquina paga, il principio

precauzionale e la valutazione di impatto ambientale.6

E da ricordare, inoltre, che negli anni 70 viene alla

luce un sistema regionale (quello di Barcellona).7

Lapporto degli accordi a portata regionale o locale,

conclusi tra due o pi Stati, intendono disciplinare la

gestione di una particolare risorsa condivisa

conferendo ad essa una protezione maggiore di quanto

sarebbe previsto da altre regole di diritto internazionale.

Per quanto concerne il contributo, in questa materia, del

diritto consuetudinario8, paiono essersi formate solo due

consuetudini internazionali, ossia la norma che impone

agli Stati un obbligo di cooperazione in materia

ambientale, e quella che vieta loro di impiegare (o

permettere limpiego) del territorio posto sotto la

propria giurisdizione o il proprio controllo, in modo tale

6
Cfr Zepponi A. op. cit.
6
Zepponi A., Prevenzione e controllo degli inquinamenti marini non accidentali
nella regione mediterranea, Convegno Rempec, Ancona 3-5 novembre
2004,www.onon.it, pagg.25-26

9
da arrecare pregiudizio al territorio di un altro Stato o ad

altre aree poste al di l dei limiti spaziali della

giurisdizione nazionale.9 Oltre alla convenzione di

Barcellona esistono poi altri importanti accordi che

interessano il nostro Paese. Fra tali accordi possiamo

ricordare il Ramoge, accordo trilaterale riguardante il

litorale compreso tra Hyres e Genova, concluso nel

maggio 1976, con la Francia e il Principato di Monaco,

con il quale stato predisposto nellottobre del 1993 un

articolato Piano di intervento operativo (il Ramoge Pol),

che prevede lo svolgimento periodico di esercitazioni,

laccordo italo- francese riguardante il Mar Ligure e il

Tirreno ed, infine, l accordo italo greco, del 1979,

relativo allo Ionio settentrionale10.

8
Consuetudine: comportamento costantemente e uniformemente
ripetuto nel tempo, nella convinzione della sua obbligatoriet.
www.wlkipedia.it
9
Munari F, Schiano Di Pepe L.,Diritto internazionale dell ambiente e ruolo dei
non-state actors:alcuni recenti sviluppi, La comunit internazionale,Fascicolo
3/2006, Editoriale scientifica Srl, pp.484-485

10
Marpol 73/78

Struttura e annessi

Con la Convenzione di Montego Bay del 1982,

linquinamento marino viene definito come

lintroduzione diretta o indiretta, ad opera dell uomo,

di sostanze o energia nell ambiente marino() che

provochi o possa presumibilmente provocare effetti

deleteri quali il danneggiamento delle risorse

biologiche e della vita marina, rischi per la salute

umana, impedimenti alle attivit marine, ivi compresi la

pesca ed altri usi legittimi del mare, alterazioni della

qualit dell acqua di mare che ne compromettano

lutilizzazione, oppure il degrado delle attivit

ambientali.11 La Convenzione dedica pi di quaranta

10
.Salamone L, Le principali norme nazionali ed internazionali inerenti la
regolamentazione della discarica in mare di sostanze inquinanti provenienti da
navi,Diritto.it 1996-2004
11
Cfr art. 1 , comma 1, punto 4,Convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare
del 10 dicembre 1982,in Gazzetta Ufficiale 19 dicembre 1994, n. 295 , S.O.

11
articoli alla lotta contro linquinamento marino, ma

contiene soltanto una normativa quadro, poich prevede

obblighi di risultato ai quali gli Stati, attraverso la

legislazione nazionale o altri atti internazionali,

dovranno dare attuazione ed integrazione.12

Prima di affrontare largomento della disciplina della

tutela ambientale, opportuno descrivere le fonti

dellinquinamento marino. Un problema rilevante

collegato al settore marittimo linquinamento causato

sia dal normale svolgimento dellattivit navale, sia in

conseguenza di possibili incidenti di bordo o sinistri

marittimi.13 Per questo si possono scindere due tipi di

inquinamento, c.d. accidentale e sistematico.

Linquinamento accidentale prodotto, nella maggior

parte dei casi, dal riversamento in mare di ingenti

quantit di petrolio da petroliere coinvolte in incidenti di

navigazione (collisioni, incagliamenti, incendi,

12
Tesoniero R., Elementi di diritto della navigazione marittima, Edizioni Calderoni
ed agricole,Bologna 2001, pag.338

12
esplosioni, naufragi) ed causa di considerevoli danni

agli ecosistemi marini e litorali,14 mentre,

linquinamento sistematico, che determina la maggior

parte degli sversamenti in mare, determinato da

operazioni di routine, come il lavaggio delle cisterne

(slops) e lo scarico delle acque di zavorra, delle acque

nere (sewage) e di sentina. In particolare, la perdita di

petrolio dovuta a cause accidentali, pur rappresentando

solo una piccola frazione degli idrocarburi immessi

nellecosistema marino, crea danni che coinvolgono un

ampio spettro di risorse, che includono non solo

lambiente in senso lato, ma anche leconomia locale in

termini di fruibilit delle risorse.15

La principale e fondamentale fonte pattizia in materia di

inquinamento provocato da navi, che ha colmato le

vistose lacune mostrate dalla precedente Convenzione

13
Nautico Nazario Sauro&Litav formazione tecnica, Personal safety and Social
Responsabilities, La Spezia, Edizione 01 gennaio 2002.
14
Inquinamento da petrolio, Microsoft Encarta2006, www.encarta.msn.com
,Microsoft Corporation 1997-2006
15
Sighicelli M, Quant difficile prevenire linquinamento del mare,www.ipsema.it

13
OilPol 1954, la Marine Pollution convention del 1973

(Marpol 1973)16, che fissa, a livello internazionale,

regole e disposizioni per prevenire i fenomeni di

inquinamento del mare. Con essa si venuti a

modificare ed adeguare le normative esistenti al fine di

ottenere una pi efficace protezione dellecosistema

marino gravemente compromesso da sversamenti

verificatisi nel corso degli anni.17 Successivamente, la

Marpol 73 stata ampiamente aggiornata con un

Protocollo adottato a Londra nel 1978, a seguito della

conferenza TSPP (Tanker safety Pollution prevention),

dedicata alla sicurezza delle navi cisterna ed alla

prevenzione dell inquinamento del mare. E proprio per

limportanza rivestita da tali modifiche, soprattutto in

materia di prevenzione, che si suole parlare di Marpol

73/78.18 La Convenzione in esame (Convenzione

16
Salamone L, Le principali norme nazionali ed internazionali inerenti la
regolamentazione della discarica in mare di sostanze inquinanti provenienti da
navi,Diritto.it 1996-2004
17
Sighicelli M., Quant difficile prevenire linquinamento del mare,www.ipsema.it

14
internazionale per la prevenzione dellinquinamento

causato dalle navi) stata ratificata dall Italia con la

Legge 29 settembre 1980, n. 662,19con unottica

tendente ad eliminare linquinamento volontario e a

prevenire quello accidentale e colposo. Essa, infatti, non

limita linteresse agli idrocarburi, ma cerca di

regolamentare tutte quelle sostanze che, immesse

nellambiente marino, possono mettere in pericolo la

salute umana, nuocere alle risorse biologiche e

allecosistema.

La Marpol si compone, oltre che del sopra citato

Protocollo del 1978, di una prima parte, contenente

disposizioni di carattere generale, di due Protocolli,

riguardanti, rispettivamente, linvio dei rapporti sugli

eventi e larbitrato ed, infine,20 di dettagliate regole, che

18
Salamone L, Le principali norme nazionali ed internazionali inerenti la
regolamentazione della discarica in mare di sostanze inquinanti provenienti da
navi,Diritto.it 1996-2004
19
Cfr Legge 29 settembre 1980 n. 662 in Suppl. Gazzetta Ufficiale n. 292 del 23
ottobre 1980
20
Salamone L, Le principali norme nazionali ed internazionali inerenti la
regolamentazione della discarica in mare di sostanze inquinanti provenienti da
navi,Diritto.it 1996-2004

15
riguardano varie sostanze inquinanti provenienti da

navi, contenute negli attuali sei annessi21 che fissano

disposizioni volte a prevenire linquinamento da

idrocarburi (Allegato I), da sostanze trasportate alla

rinfusa (Allegato II), da sostanze liquide e pericolose

trasportate in appositi contenitori (Allegato III),da acque

nere (Allegato IV) e rifiuti solidi (Allegato V), ed a

evitare l inquinamento atmosferico causato da navi

(Allegato VI).22 Per importanza rivestita, i sei allegati

meritano un breve richiamo.

LAllegato I stato aggiornato in modo sostanziale dal

Protocollo del 1978 e da emendamenti adottati in sede

IMO (International Marittime Organization). Con esso

sono stati fissati i limiti e le modalit di discarica in

mare di miscele oleose e sono state individuate sette

21
Pasquale Gabriele,PSSR,3edizione,15 febbraio 2002, in accordo alla STCW 95-
A-VI/1-2.1.4 tavola 4 ed al Decreto Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del
19 giugno 2001
22
Sighicelli M, Quant difficile prevenire linquinamento del mare,www.ipsema.it

16
Aree Speciali, all interno delle quali tale discarica

assoggettata a specifiche restrizioni.23

LAllegato II ha ad oggetto il controllo

dellinquinamento da sostanze liquide nocive trasportate

alla rinfusa. In particolare, nella prima delle cinque

appendici in cui suddiviso, stabilisce i criteri per la

classificazione di tali sostanze in una delle quattro

categorie da esso previste, individuate a seconda del

livello di gravit del rischio e della seriet del danno. In

base a tali criteri, le sostanze pi pericolose sono

inserite nella categoria A, mentre quelle rientranti nelle

altre categorie presentano dannosit via via decrescente.

Proprio in relazione a tali categorie vengono fissati i

limiti e le modalit di discarica in mare dei residui, delle

acque di lavaggio e delle acque di zavorra, al di fuori ed

all interno delle tre aree speciali (Mar Baltico, Mar

Nero e Antartico). La successiva appendice II contiene,

23
Cfr Annex I, Marpol, www.imo.org Copyright 2002 International Maritime
organization

17
invece, una lista dei prodotti liquidi nocivi trasportati

alla rinfusa.24 Va rilevato che la materia del trasporto

alla rinfusa di merci pericolose allo stato liquido e di

prodotti chimici allo stato gassoso, risulta regolata, oltre

che dall Allegato II e dalle numerose Risoluzioni

adottate in sede IMO, anche dal DPR n. 50 del 4

febbraio 1984, nonch da una Circolare Ministeriale, la

n. 340364 del 31 marzo 1970,emanata dallallora

Ministero della Marina Mercantile.25

LAllegato III dedicato alla prevenzione

dellinquinamento da sostanze liquide nocive trasportate

per mare in colli o contenitori, in cisterne o in vagoni

stradali o ferroviari.26 Di tale tipo di trasporto si occupa

anche, nel nostro ordinamento, il DPR n. 1008 del 9

maggio 1968, col quale stato approvato il

Regolamento per limbarco, trasporto per mare, sbarco e

24
Cfr Annex II Marpol, www.imo.org, Copyright 2002 International Maritime
organization
25
Salamone L, Le principali norme nazionali ed internazionali inerenti la
regolamentazione della discarica in mare di sostanze inquinanti provenienti da
navi,Diritto.it 1996-2004

18
trasbordo delle merci pericolose in colli, e col quale, in

analogia col criterio seguito dall IMDG Code, sono

state raggruppate le merci pericolose in nove classi di

appartenenza.27 Una particolare attenzione stata

dedicata, sia dalle norme di tale Regolamento sia

dallAllegato III, al modo in cui deve essere predisposta

e redatta la documentazione che deve accompagnare la

spedizione e il trasporto di sostanze nocive. E previsto,

infatti, che i documenti dimbarco preparati dallo

spedizioniere marittimo debbano includere o essere

accompagnati da un certificato o da una dichiarazione

firmata (Imo Dangerous good declaration) attestante

che il carico da trasportare correttamente imballato,

marcato, etichettato e che lo stesso si trova nelle

condizioni previste al fine di ridurre al minimo i pericoli

che il suo trasporto pu comportare per lambiente

26
Cfr Annex III Marpol www.imo.org Copyright 2002 International Maritime
Organization
27
Cfr DPR 9 maggio 1968, n. 1008 ,in Gazzetta Ufficiale n. 252 del 03ottobre1968
Regolamento per l imbarco, trasporto per mare, sbarco e trasbordo merci
pericolose in colli, S.O. alla Gazzetta Ufficiale n. 252 del 3 ottobre 1968

19
marino. Nella regola 1 si specifica che il Governo di

ciascuno stato, che abbia ratificato la Convenzione,

quindi che ne sia parte, deve emanare o deve far

emanare dettagliate prescrizioni sullimballaggio,

marcatura, etichettatura, documentazione, stivaggio,

limitazioni dei quantitativi ed eccezioni, alluopo di


28
prevenire o ridurre al minimo linquinamento. Con

lAllegato III, a differenza dei due precedenti, non sono

state individuate aree speciali, anche perch il rilascio

in mare dei colli contenenti le sostanze disciplinate

consentito solo ed esclusivamente per garantire la

sicurezza della nave e/o per la salvaguardia della vita

umana in mare.29

LAllegato IV si occupa della prevenzione

dellinquinamento derivante dalle acque di scarico delle

navi. Esso prevede che queste miscele debbano

28
Rovito C, Il trasporto delle merci pericolose via mare, Registrazione n. 3/02
registro stampa del Tribunale di Terni, pag.1
29
Salamone L, Le principali norme nazionali ed internazionali inerenti la
regolamentazione della discarica in mare di sostanze inquinanti provenienti da
navi, Diritto.it 1996-2004

20
confluire in apposite cisterne di raccolta in cui devono

essere conservate fino alla consegna a terra.30 In

passato, nelle acque territoriali nazionali, in vigenza

della vecchia normativa di tutela delle acque, c.d. Legge

Merli 31, era prevista ai sensi dellarticolo 11, comma 2,

una procedura particolare per lo smaltimento delle

acque nere a bordo, che si concludeva con il rilascio di

unautorizzazione ministeriale per lo scarico del

materiale nelle acque marine. Lautorizzazione

conteneva le prescrizioni alle quali il vettore doveva

attenersi. Inoltre, larticolo 24 bis della stessa prevedeva

la pena dellarresto per il responsabile di sversamento in

mare di sostanze delle quali assolutamente vietato lo

scarico, alla stregua delle norme contenute nella

Convenzione di Londra del 1978.32 Successivamente,

con lemanazione del D. Lgs n. 22/1997 (c.d. Decreto

30
Cfr Annex IV Marpol www.imo.org Copyright 2002 International Maritime
Organization
31
Cfr Legge n .319 del 1976 Norme per la tutela delle acque dallinquinamento
c.d.Legge Merli in Gazzetta Ufficiale n .141 del 29 maggio 1976
32
Tesoniero R, Elementi di diritto della navigazione marittima, Edizioni Calderoni
ed agricole,Bologna 2001, pagg.335-336

21
Ronchi)33 si giunti ad una assimilazione delle acque

nere delle navi ai rifiuti, e conseguentemente se ne

previsto lo smaltimento a terra. Recentemente, per citare

una fattispecie concreta afferente la contestazione di

scarichi in mare, la Corte di Cassazione (Sezione III

penale), con sentenza del 16 giugno 1998, ha stabilito

che certamente lautorizzazione per gli scarichi diretti

in mare provenienti da navi necessaria anche nel caso

di scarichi dai servizi igienici di bordo,34 tuttavia, ai

sensi della c.d. legge Galli35, tali scarichi senza

autorizzazione costituiscono illecito amministrativo e

non sono pi previsti come reati.36 Con lintroduzione,

infine, del Testo Unico per la tutela delle acque, si

stabilisce, al suo articolo 45, che omissistutti gli

scarichi devono essere preventivamente autorizzati,

34
Salamone L., Le principali norme nazionali ed internazionali inerenti la
regolamentazione della discarica in mare di sostanze inquinanti provenienti da
navi,Diritto.it 1996-2004
35
Cfr Legge n. 36 del 5 gennaio 94 cd legge Galli, Disposizioni in materia di
risorse idriche, S.O. n. 33 GURI 15 febbraio 1997, n. 38

22
compresi implicitamente quelli effettuati in acque

marine.37

LAllegato V contiene norme relative alla prevenzione

dellinquinamento da rifiuti solidi provenienti da navi.

Tale Allegato fissa i divieti, i limiti e le modalit di

smaltimento dei rifiuti di bordo in relazione al tipo ed

alla distanza dalla costa.38 E lunico Annesso Marpol

che si applica a tutte le unit, anche a quelle militari.

LAllegato V ha individuato, tra laltro, otto Aree

Speciali (Mar Mediterraneo, Area dei Golfi, Mar Rosso,

Mar Baltico, Mare del Nord, Antartide, Mar dei Carabi,

Mar Nero), allinterno delle quali consentita solo la

discarica di rifiuti alimentari a non meno di 12 miglia

dalla costa. Va precisato che, allorquando i rifiuti di

bordo siano mescolati o composti in parte da sostanze

36
Cfr Legge n. 172 del 1995,in Gazzetta Ufficiale 17 maggio 1995 n. 113 e
Aggiornamento a Gazzetta Ufficiale del 06 gennaio 1999.
37
Cfr D. Lgs n. 152 del 11 maggio 1999,in S. O n. 101/L alla Gazzetta Ufficiale n.
124 del 29 maggio 1999
38
Cfr Annex V Marpol www.imo.org Copyright 2002 International Maritime
Organization

23
inquinanti, si applicher la fattispecie pi restrittiva.39

Questo Annesso prevede un Registro gestione rifiuti e

un piano di gestione: scopo di questultimo fornire,

alle persone responsabili dell attivit e a chiunque si

trovi a bordo, precise procedure, istruzioni e politiche

amatoriali, per salvaguardare il mare dallinquinamento

da rifiuti solidi. A completare queste disposizioni

intervenuta la Circolare n. 42 del 21 dicembre 1988

della Divisione XXVII Ispettorato centrale Difesa del

Mare, che nel punto 3 vieta l utilizzazione, salvo

deroghe, di inceneritori per rifiuti, a bordo di navi

italiane ed estere. In tale ultima ipotesi il divieto

limitato alle acque territoriali nazionali e all ambito

portuale.40

LAllegato VI contiene norme relative alla prevenzione

e allinquinamento derivante dalle sostanze emesse

39
Salamone L, Le principali norme nazionali ed internazionali inerenti la
regolamentazione della discarica in mare di sostanze inquinanti provenienti da
navi,Diritto.it 1996-2004
40
Nautico Nazario Sauro & Litav formazione tecnica, Personal safety and Social
Responsabilities, La Spezia, Edizione 01 gennaio 2002.

24
nellatmosfera dalle navi, ed entrato in vigore il 19

maggio 2005, dopo esser stato oggetto di anni di

dibattiti in ambito internazionale. Questo Allegato

riguarda anche aspetti relativi alla progettazione della

nave ed ha valore retroattivo. Le navi che battono

bandiera di Stati non firmatari non sono tenute al

rispetto di esso, salvo che entrino nelle acque di Stati

firmatari; in tale caso opportuno che siano dotate di

dichiarazioni di terza parte, che ne attestino il rispetto.41

Alla Convenzione Marpol, inoltre, nel corso del 2006,

sono stati apportati due emendamenti. Il primo tra questi

allAnnesso I Marpol, ed stato adottato nel marzo

2007. Esso concerne la previsione di alcuni requisiti che

le navi cisterna devono avere per navigare con maggiore

sicurezza. Nello specifico, prevede una ubicazione pi

sicura delle cisterne del combustibile e determinati

standard di prestazione per lo sversamento accidentale

41
Guida Pratica all a pplicazione dell Annex VI- Marpol 73/78 Rina-SpA-2003

25
di olio combustibile.42 Sempre allinterno di questo

emendamento stata sostituita la definizione fuel oils

(combustibile), con quella pi ampia di oils, other than

crude oils, facendo cos rientrare nella previsione

normativa della regola 21 Marpol anche gli oli e altro

petrolio greggio, estendendone cos la portata.43 Per

quanto riguarda le variazioni apportate, inoltre,

allAnnesso IV Marpol, lemendamento in oggetto

aggiunge una nuova regola 13 sul Port State Control e

sui requisiti operativi che deve possedere. La regola

stabilisce che una nave, quando si trova in un porto o

presso un terminale off shore di unaltra parte,

soggetta ad ispezione, dagli ufficiali debitamente

autorizzati da tale parte, concernente i requisiti operativi

stabiliti dallAnnesso, dove sussistono fondate ragioni

per credere che il Comandante o lequipaggio non

abbiano familiarit con le procedure essenziali a bordo

42
Cfr The 2006 amendements, Marpol regulation on oil fuel tank protection,
www.imo.org
43
Cfr The 2006 Amendements, Definition of heavy grade oil, www.imo.org

26
della nave relative alla prevenzione dellinquinamento

da liquame.44 Il secondo emendamento, invece, stato

adottato nellottobre 2006 e designa le acque del sud

africa come area speciale dellAnnesso I, riservandosi di

fornire misure per proteggere la flora e la fauna

dallinquinamento marino in una regione

ecologicamente cos importante.45

Accanto alla disciplina generale della Marpol 73/78, si

aggiungono alcune eccezioni. Le prescrizioni della

Convenzione non si applicano quando avvengono

discariche in mare di oli o misture risultanti da cause

accidentali o avarie agli impianti della nave e per

salvaguardare la vita del suo equipaggio. Questo per si

verifica a condizione che, dopo lincidente, siano prese

tutte le precauzioni possibili per limitare linquinamento

44
Cfr The 2006 Amendements, Marpol Annex IV amendements www.imo.org
45
Cfr The 2006 Amendements, www.imo.org

27
e che la nave non abbia intenzionalmente provocato

lincidente.46

Responsabilit ambientale

La definizione di obblighi e diritti degli Stati in

merito alla protezione dell ambiente risulta gi da

tempo delineata sulla base di alcuni principi consolidati

nella giurisprudenza internazionale. Tra questi, il

principio indicato nella sentenza resa del 1928 dalla

Corte permanente di arbitrato sul caso Isola di

Palmas47, in occasione del quale stato sottolineato

che al riconoscimento di competenze esclusive agli Stati

negli spazi in cui esercitano poteri giurisdizionali e di

governo corrisponde necessariamente lassunzione, da

parte degli stessi Stati, di specifici obblighi nei confronti

degli altri Stati, correlativi ai poteri di cui dispongono.

46
Pasquale Gabriele,PSSR,3edizione,15 febbraio 2002, in accordo alla STCW 95-
A-VI/1-2.1.4 tavola 4 ed al Decreto Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del
19 giugno 2001
47
Sentenza pronunciata dall Arbitro Huber il 4 aprile 1928, in United Nations
Reports of International Arbitral Awards,II, 859ss.

28
In particolare, in relazione al tema transfrontaliero,

tali obblighi sono stati precisati nel senso che nessuno

Stato ha il diritto di usare gli spazi sottoposti alla sua

sovranit, o di permetterne luso, in modo da provocare

danno in ambiti soggetti alla sovranit di altri Stati.48

Nel 1990 si giunti alla prima Convenzione

internazionale sulla preparazione, lotta e cooperazione

in materia di inquinamento da idrocarburi (Oil pollution

Preparedness Response and Cooperation Convention

OPCR90), entrata in vigore nel 1995. Con riferimento

alle varie azioni da intraprendere in caso di

inquinamento generato da idrocarburi o da altre

sostanze nocive, la differenza tra prevenzione e

preparazione e risposta, costituisce un aspetto

fondamentale per lintera attivit di tutela degli

ecosistemi marini. Al concetto di prevenzione sono

riconducibili tutte quelle regole di carattere normativo e

48
Carbone S.M., Il diritto marittimo, attraverso i casi e le clausole contrattuali, II
edizione, Torino2002, pagg.171-172

29
comportamentale. Negli inquinamenti marini, la fase

della prevenzione corre di pari passo col principio della

prevenzione, e si traduce praticamente attraverso la

messa in atto di ogni misura finalizzata a ridurre il pi

possibile il rischio che si verifichino incidenti

suscettibili di causare inquinamento del mare e/o creare

le condizioni per evitare gli scarichi deliberati di

prodotti dannosi per lambiente acquatico. La fase di

preparazione e risposta, invece, interviene come

seconda linea di difesa dagli inquinamenti e costituisce

la capacit di reazione di cui ogni Paese deve dotarsi al

fine di contenere gli effetti negativi prodotti e

producibili da uno sversamento, evitando maggiori

danni allambiente . La netta distinzione tra queste due

fasi fondamentale per quanto concerne lattribuzione

di responsabilit, infatti, mentre nella prima fase, la

responsabilit per la pratica attuazione di norme ricade,

a seconda delle azioni e delle misure da porre in essere,

30
sui vari soggetti, tra cui la Pubblica Amministrazione,

nella seconda fase, lo Stato svolge lessenziale ruolo di

coordinamento ed oltre che avvalersi delle proprie

risorse, pu imporre alle industrie interessate di rendere

disponibili uomini e mezzi capaci di combattere gli

inquinamenti e ridurre gli effetti nocivi.49

Sul piano civilistico, la responsabilit per inquinamento

marino da idrocarburi disciplinata dalla Convenzione

di Bruxelles del 29 novembre 1969 (CLC). La

Convenzione si applica ai danni da inquinamento

provocati sul territorio di uno Stato contraente da navi

che trasportino idrocarburi alla rinfusa. Larticolo III.1

della Convenzione prevede la responsabilit oggettiva

del proprietario della nave per il danno da inquinamento

provocato da idrocarburi fuoriusciti dalla nave,

canalizzando su di esso la responsabilit dei vari

soggetti che a vario titolo possono aver contribuito a

49
Rovito C, I concetti di prevenzione e preparazione e risposta nell inquinamento
da idrocarburi e da altre sostanze nocive, riservato, allindirizzo:
www.dirittoambiente.com

31
tale evento dannoso. La tecnica della canalizzazione

della responsabilit viene considerata idonea ad

imputare lonere complessivo del risarcimento dei danni

e del costo delle attivit di bonifica e/o delle spese di

prevenzione sul soggetto che, svolgendo unattivit

presuntivamente pericolosa, crea la situazione di rischio

ma ,allo stesso tempo, ne controlla le condizioni ed in

grado di operare per ridurre i margini di pericolosit

dell attivit stessa. La scelta di identificare il soggetto

responsabile col proprietario della nave risponde anche

all esigenza di garantire una pi facile identificazione,

con evidente agevolazione del soggetto danneggiato sul

piano processuale e probatorio.50 Per quanto riguarda

lindennizzo dei danni causati da idrocarburi,

attualmente l inquinamento provocato dalle petroliere

regolamentato, in ambito internazionale, dal regime

istituito dalla Convenzione CLC e dalla Convenzione

50
Carbone S. M., Il diritto marittimo, attraverso i casi e le clausole contrattuali,II
edizione, Torino2002,pagg.175-176

32
internazionale sullistituzione di un fondo internazionale

per lindennizzo dei danni derivanti da inquinamento da

idrocarburi (FUND), modificate dai rispettivi protocolli

del 1992, di cui tutti gli Stati membri costieri sono

firmatari. Il Protocollo del 1992 alla Convenzione CLC

ha rafforzato talecanalizzazione di responsabilit sul

proprietario, escludendo la possibilit di azioni, non

solo nei confronti dei suoi servants or agents, ma anche

nei confronti di pilota, conduttore, noleggiatore,

manager, e di chi abbia effettuato operazioni di

soccorso.51 Le due Convenzioni istituiscono un sistema

di responsabilit civile a due livelli, fondato sulla

responsabilit oggettiva, come visto prima, e su un

fondo, finanziato collettivamente da chi riceve

idrocarburi, che garantisce un indennizzo supplementare

alle vittime degli incidenti da sversamento da

idrocarburi che non riescono ad ottenere il risarcimento

51
Carbone S. M., Il diritto marittimo, III edizione, Torino 2006, pagg.161,162

33
totale dei danni dal proprietario della nave.52 Oltre alle

sopraccitate Convenzioni, in ambito internazionale

stata estesa la responsabilit da inquinamento marino

anche per i danni causati da sostanze tossiche e nocive,

non contemplate nella CLC, mediante la Convenzione

di Londra del 3 maggio 1966 (HNS).53 Come la

Convenzione CLC, anche la Convenzione HNS prevede

un risarcimento danni, superato il quale interviene un

Fondo, alimentato dallindustria chimica.54 Un

completamento al quadro della disciplina relativa alla

responsabilit per inquinamento marino stato fornito

dalla Convenzione c.d. Bunker 55 , la quale intervenuta

per colmare una lacuna lasciata dalla Convenzione

CLC, disciplinando la responsabilit per inquinamento

causato dal combustibile di navi diverse dalle navi

cisterna. Una fondamentale differenza tra la

52
Rovito C, La tutela penale dell ambiente marino dagli inquinamenti, Php Nuke,
www.lexambiente.com
53
Zunarelli S., La Convenzione di Londra sulla responsabilit nel trasporto di
sostanze pericolose e nocive (HNS1996), in Diritto Trasporti 1996, 727
54
Carbone S. M , Il diritto marittimo, III edizione, Torino 2006, pag. 172

34
Convenzione CLC e la c.d. Bunker rileva nel fatto che

questultima non contiene disposizioni in tema di

limitazione di responsabilit, lasciando quindi la

fattispecie sottoposta al regime generale della

limitazione di responsabilit dellarmatore disciplinata

dalla convenzione di Londra del 197656 e dalla

normativa nazionale applicabile al riguardo.57

Per quanto concerne il sistema sanzionatorio, con la

Marpol 73/78 stato superato il principio, affermato in

precedenza dalla Convenzione OilPol54, della

sottoposizione della nave allordinamento giuridico

dello Stato di bandiera, infatti, nella stessa, viene

sancito per la prima volta, il diritto degli Stati costieri

contraenti di sanzionare, direttamente, le violazioni

della normativa antinquinamento perpetrate, allinterno

delle proprie acque territoriali, da unit di bandiera

estera. In alternativa a tale attivit sanzionatoria diretta,

55
Cfr Convenzione di Londra del 23 marzo 2001 sulla Responsabilit per danni da
inquinamento causati da combustibile. www.fog.it
56
Come modificata dal Protocollo del 1996

35
ovvero quando le disposizioni della Marpol 73/78

vengono violate al di fuori delle acque di giurisdizione

di uno stato contraente,58 lo Stato di bandiera dovr

essere informato dellinfrazione e delle prove a supporto

della stessa un modo da poter agire in applicazione di

quanto previsto dalla propria normativa sanzionatoria:

in questo caso, allo Stato che ha fornito le informazioni

e le prove, dovranno essere comunicate al pi presto le

misure sanzionatorie adottate.59 Nonostante la

Convenzione Marpol 73/78 fissi norme precise e

condizioni rigide per lo scarico in mare di rifiuti e

residui, il frequente verificarsi di scarichi illeciti fa

capire che ci sia una mancata applicazione ed

esecuzione delle norme applicabili, e non una carenza

delle norme in quanto tali. Infatti, se da un lato vero

che i vari provvedimenti adottati in ambito

57
Carbone S. M., Il diritto marittimo, III edizione, Torino 2006, pag. 173
58
Salamone L, Le principali norme nazionali ed internazionali inerenti la
regolamentazione della discarica in mare di sostanze inquinanti provenienti da
navi,Diritto.it 1996-2004

36
internazionale e dallUnione Europea hanno ridotto le

pratiche abusive, dallaltro il problema rimane

purtroppo ancora diffuso.60 In passato, una lacuna al

diritto internazionale dellambiente consisteva nella

tendenziale assenza di adeguati meccanismi per la

verifica delleffettivo rispetto di quanto stabilito dai

regimi giuridici convenzionali uniformi. Negli ultimi

tempi, tuttavia, questo aspetto tende a subire un

apprezzabile ridimensionamento grazie allinserimento,

allinterno dei trattati ambientali, di norme aventi una

struttura pi articolata rispetto al semplice schema

command and control: tra esse, la progressiva

affermazione di strumenti premiali, sanzionatori o

procedurali (come il reporting periodico), volti ad

imporre agli Stati vincoli pi stringenti, quantomeno dal

punto di vista procedurale, ed ad incentivare nel

59
Cfr. Legge n. 979/1982 , in Suppl. Gazzetta Ufficiale n. 292 , del 23 ottobre
1980.
60
Rovito C.,La tutela penale dell ambiente marino dagli inquinamenti, Php Nuke,
www.lexambiente.com

37
contempo ladempimento spontaneo agli obblighi

internazionalmente assunti in campo ambientale.61 Gli

aspetti principali della responsabilit singola di ogni

Stato consistono, quindi, nella definizione di una

normativa nazionale (per lItalia Legge n 979/1982 ) per

la difesa del mare e delle coste dallinquinamento, la

messa a punto della pianificazione nazionale e di quelle

locali che si subordino agli impegni e agli accordi

assunti a livello regionale coi Paesi vicini (Convenzione

di Barcellona e Rempec), la realizzazione di strutture

operative di comando e controllo che, a seconda dei

livelli di responsabilit, devono assumere e condurre gli

interventi ricadenti nell attivit di risposta e, infine,

nella disponibilit di risorse umane, tecnologiche e

finanziarie.62 La Legge n. 979/1982 ha postulato questi

aspetti nella prescrizione di predisporre i Piani di

61
Munari F, Schiano Di Pepe L,Diritto internazionale dell ambiente e ruolo dei
non-state actors:alcuni recenti sviluppi, La comunit internazionale,Fascicolo
3/2006, Editoriale scientifica Srl, pag.485
62
Rovito C, I concetti di prevenzione e preparazione e risposta nell inquinamento
da idrocarburi e da altre sostanze nocive, riservato www.dirittoambiente.com

38
pronto intervento locali e nel Piano nazionale di

pronto intervento in caso di inquinamento63 mentre, a

livello internazionale, questi aspetti sono stati affrontati

a partire dal 1967, a seguito dell incidente della Torrey

Canyon sulle coste inglesi, con la stipulazione, nel

1969, del primo accordo regionale di collaborazione in

materia di lotta all inquinamento, c.d. Accordo di

Bonn.64 A livello nazionale viene in evidenza larticolo

21 della Legge n. 979/198265 che pone, a carico del

Comandante e del proprietario o armatore della nave,

lobbligo di rifondere (in solido) allo Stato le spese

sostenute per la pulizia delle acque e degli arenili,

nonch quello di risarcire i danni arrecati alle risorse

marine.66 Tale disposizione, basandosi sulla

responsabilit oggettiva dei summenzionati soggetti,

prevede i suddetti obblighi persino nel caso in cui la

63
Cfr Legge n. 979/1982 in Suppl. Gazzetta Ufficiale n. 292 del 23 ottobre 1980
64
Rovito C, I concetti di prevenzione e preparazione e risposta nell inquinamento
da idrocarburi e da altre sostanze nocive, riservato www.dirittoambiente.com
65
Cfr Legge n. 979 del 1982 Disposizioni per la difesa del mare, in Gazzetta
Ufficiale n. 16 S.O. del 18 gennaio 1983

39
discarica in mare di sostanze vietate sia avvenuta per

garantire la sicurezza della propria o dell altrui nave o a

seguito di una avaria ovvero di perdita inevitabile, ed

anche quando sia stata adottata ogni ragionevole

precauzione per impedire o ridurre la discarica stessa.

Dunque, il carattere accidentale ed involontario dello

sversamento, elidendo lelemento soggettivo del reato,

fa s venire meno il rilievo penale dell evento (previsto

dallarticolo 20 della Legge 979/1981), ma non anche

lobbligo, a carico dei summenzionati soggetti, di

corrispondere quanto dovuto allo Stato a titolo di

risarcimento.67

A disciplinare il problema della continua violazione

della legge, intervenuto infine il Rempec, una agenzia

tecnica dell IMO, con sede a Malta, istituita nel 1976,

per fornire assistenza agli Stati costieri del Mediterraneo

66
Cfr Articolo 21 Legge n. 979/1982 in Suppl. Gazzetta Ufficiale n. 292 del 23
ottobre 1980
67
Salamone L, Le principali norme nazionali ed internazionali inerenti la
regolamentazione della discarica in mare di sostanze inquinanti provenienti da
navi,Diritto.it 1996-2004

40
nellimplementazione dellEmergency Protocol (per la

cooperazione nel combattere l inquinamento da oli e

altre sostanze nocive nei casi di emergenza) nell ambito

della Convenzione di Barcellona68. Con la firma del

Prevention and emergency protocol (che ha sostituito

LEmergency protocol del 1976) nel 2002, l ambito di

operativit del Rempec si allargato alla prevenzione

dellinquinamento da navi. Nell ambito della sua

attivit, il Rempec ha messo a punto il progetto

Cleanmed, che mira a migliorare la realizzazione e il

rafforzamento dei provvedimenti del sistema Marpol

73/78, con particolare riferimento alla rilevazione di

scarichi illeciti in mare e al perseguimento dei

trasgressori nel Mediterraneo. Le principali difficolt

incontrate nel perseguimento dei trasgressori sono

rappresentate dalla mancanza di controllo e

dallinsufficiente conoscenza dei provvedimenti

68
Zepponi A., Prevenzione e controllo degli inquinamenti marini non accidentali
nella regione mediterranea, tratto da Regioni e ambiente, convegno internazionale
Rempec ancona 3-5 novembre 2004, www.onon.it

41
competenti autorit amministrativo-giudiziali. Il

progetto si concentra su tre componenti, individuati nel

miglioramento del sistema legislativo dei Paesi, nel

rafforzamento delle risorse umane e nella sorveglianza

aerea e telerilevamento. Lo scopo finale quello di

concludere accordi nazionali e/o sub regionali per la

cooperazione nel campo della prevenzione

dellinquinamento non accidentale. 69

Pur rappresentando misure rilevanti per eliminare gli

scarichi illeciti, gli strumenti descritti in questo

paragrafo non riescono ad affrontare e risolvere

completamente il problema a livello comunitario,

poich nel quadro normativo assente una tipicit del

reato, essendo la violazione delle norme, non

disciplinata dal diritto comunitario. Lapplicazione della

Marpol 73/78 da parte degli Stati membri presenta

altres delle diversit tanto a livello pratico quanto a

69
Zepponi A, Prevenzione e controllo degli inquinamenti marini non accidentali
nella regione mediterranea, Convegno Rempec, Ancona 3-5 novembre
2004,www.onon.it, pag.25

42
livello giuridico. Ogni Stato membro esegue ispezioni e

procede nei confronti dei potenziali responsabili con

modalit e strumenti molto diversi; inoltre, anche

lapplicazione delle sanzioni varia da uno Stato membro

allaltro, sia per quanto riguarda le persone a cui

comminare le sanzioni, sia per lentit e la natura delle

sanzioni applicate. In linea con la politica i materia di

reati ambientali, si ritiene quindi che solo lapplicazione

di sanzioni penali rappresenti uno strumento

sufficientemente efficace per garantire che le norme

contro linquinamento causato dalle navi abbiano gli

effetti desiderati.70 Quindi ci su cui ora punta lattuale

regime internazionale unapplicazione armonizzata di

norme internazionali, eventualmente integrata da

obblighi specifici comunitari. Si potr garantire cos

lefficace attuazione di una Convenzione come la

Marpol 73/78, che rimane comunque un valido

70
Rovito C.,La tutela penale dell ambiente marino dagli inquinamenti, Php Nuke,
www.lexambiente.com

43
strumento per la prevenzione dellinquinamento

marino.71

Registro idrocarburi

Tra le documentazioni previste dal primo Annesso

alla Marpol 73/78, la pi rilevante costituita dal

Registro Idrocarburi.72 Questo documento stato, per la

prima volta, introdotto dalla Convenzione di Londra del

1954, emendata nel 1962 e nel 1969. Il Registro deve

essere sempre tenuto aggiornato e compilato in tutte le

sue voci che si differenziano a seconda che trattasi di

nave cisterna o meno.73 Tutte le navi a cui si applica la

Marpol 73/78 devono annotare in questo apposito

Registro degli Idrocarburi ogni movimento riguardante

71
Sighicelli M, Quant difficile prevenire linquinamento del mare,www.ipsema.it.
Un passo importante in tal senso stato compiuto con la Direttiva n. 2005/C 25E/03
sullarmonizzazione delle sanzioni, di cui tratter gli aspetti pi rilevanti al termine
di questo capitolo.
72
Pasquale Gabriele,PSSR,3edizione,15 febbraio 2002, in accordo alla STCW 95-
A-VI/1-2.1.4 tavola 4 ed al Decreto Ministero delle infrastrutture e dei trasporte del
19 giugno 2001
73
Tesoniero R, Elementi di diritto della navigazione marittima, Edizioni Calderoni
ed agricole,Bologna 2001, pag.340

44
gli idrocarburi o miscele di idrocarburi trasportate74.

Tale Registro costituisce per le navi italiane parte

integrante dei libri di bordo.75 Lunica eccezione alla

annotazione prevista allorquando la discarica resa

necessaria ed indispensabile ai fini della sicurezza della

nave e della salvaguardia della vita umana in mare,

nonch per avaria alla nave o al suo equipaggiamento.

Lufficiale incaricato delle operazioni di discarica dovr

firmare il registro, successivamente controfirmato dal

Comandante della nave. Le annotazioni devono essere

fatte nella lingua del Paese in cui la nave registrata

oppure in inglese o francese. Il registro deve essere

custodito in un posto di facile accesso e opportunamente

aggiornato sotto la responsabilit del comandante e una

volta completato deve essere conservato per altri tre

anni dalla data dellultima annotazione. Qualunque

autorit potr visionare o richiedere al comandante

74
Salamone L, Le principali norme nazionali ed internazionali inerenti la
regolamentazione della discarica in mare di sostanze inquinanti provenienti da
navi,Diritto.it 1996-2004

45
copia autenticata di esso, e tale copia potr essere

presentata in qualunque procedimento giudiziario.76 Da

tali obblighi scaturiscono alcune fattispecie di rilievo

penale, come quella derivante dalla violazione

dellobbligo previsto dallarticolo 19, comma 2, della

Legge n. 979/1982, il quale stabilisce che il

Comandante tenuto ad annotare le circostanze e le

cause della perdita o del versamento di idrocarburi nel

Registro Idrocarburi. La violazione di tale obbligo era

punita dallarticolo 17 della stessa legge, che prevedeva,

per lomissione di tale annotazione, la pena dellarresto

sino a sei mesi o lammenda sono a euro 5164. Queste

stesse sanzioni penali potevano essere comminate anche

nel caso in cui il comandante avesse omesso di fare

denuncia del versamento o della perdita di idrocarburi

allAutorit Marittima del porto pi vicino cos come

previsto, sia dallo stesso articolo 19 comma 2, che

75
Cfr Articolo 169 del Codice della navigazione
76
Tesoniero R , Elementi di diritto della navigazione marittima, Edizioni Calderoni
ed agricole,Bologna 2001, pag.340

46
dallarticolo 1277. Una modifica nel settore delle

documentazioni di bordo stata introdotta dal D. Lgs. n.

517 del 30 dicembre 1999, che depenalizza lillecito

previsto dallarticolo 1193, comma 1, del Codice della

Navigazione. Pertanto, nel caso in cui una nave risulti

sprovvista di uno dei certificati o attestazioni previsti

dalla normativa antinquinamento nazionale e

internazionale, a carico del Comandante della stessa,

non sar pi applicabile la pena dellarresto o

dellammenda, bens la una sanzione amministrativa

pecuniaria; inoltre, in forza del comma 2 dello stesso

articolo, alla stessa pena soggiace il Comandante che

tenga irregolarmente tali documenti78.

77
Cfr Articoli 19,17,12 Legge n. 979/1982 in Suppl. Gazzetta Ufficiale n. 292 del
23 ottobre 1980
78
Salamone L, Le principali norme nazionali ed internazionali inerenti la
regolamentazione della discarica in mare di sostanze inquinanti provenienti da
navi,Diritto.it 1996-2004

47
Relazione tra Convenzione e disciplina italiana

Legge italiana per la difesa del mare

Nel campo della sicurezza marittima trova

applicazione il principio della pluralit degli

ordinamenti giuridici. Accanto al nostro ordinamento,

infatti, si collocano in stretta simbiosi quello

comunitario e quello internazionale.79 La disciplina

giuridica che regolamenta lo smaltimento ed il trasporto

via mare di sostanze inquinanti, quindi, il risultato di

un coacervo di norme scaturenti dalla legislazione

nazionale ed internazionale. Per quanto concerne la

normativa internazionale in materia di tutela

dellambiente marino, la disciplina cardine, cui deve

farsi riferimento, la Convenzione di Montego Bay,

recepita in Italia con la Legge n.689 del 2 dicembre

79
Rovito C, Il monitoraggio nell attivit di prevenzione e tutela del mare dall
inquinamento provocato dal traffico marittimo delle navi.
www.dirittoambiente.com

48
1994.80 La Convenzione di Montego Bay introduce, nel

suo articolo 192, il principio della protezione e

preservazione dellambiente marino, ponendo a carico

degli Stati (omissis)lobbligo di proteggere e

preservare l ambiente marino ; inoltre, dal suo

articolo 194 , comma 1, scaturisce l obbligo degli Stati

contraenti di adottare gli strumenti pi idonei, al fine di

(omissis)prevenire, ridurre e tenere sotto

controllo linquinamento dellambiente marino,

nonch di omissisarmonizzare le rispettive

politiche in questo ambito 81 .

Accanto alla Convenzione di Montego Bay, si

affiancano alcune importanti Convenzioni internazionali

di settore, ossia quelle contenenti norme significative

alla discarica ed al trasporto via mare di sostanze

inquinanti. In ordine cronologico troviamo la London

80
Salamone L, Le principali norme nazionali ed internazionali inerenti la
regolamentazione della discarica in mare di sostanze inquinanti provenienti da
navi,Diritto.it 1996-2004
81
Cfr articoli 192,194 Convenzione di Montego Bay del 1982 2003 Ministero
della difesa.

49
Dumping Convention del 1972, che regola lattivit di

discarica volontaria in mare di rifiuti o sostanze nocive

provenienti da altri luoghi (dumping), la Convenzione

Solas 74 (Safety of Life at Sea) che, oltre a costituire la

fondamentale fonte normativa a livello internazionale in

materia di sicurezza della navigazione, riveste

unimportanza non trascurabile anche in materia di

inquinamento, la Convenzione di Barcellona del 1976,

di cui ho gi trattato nel capitolo precedente, e la

Convenzione Marpol 73/78 82.

La ricostruzione del quadro normativo di diritto

pubblico in tema di protezione e preservazione

dellambiente marino va completata con lindicazione

delle principali disposizioni adottate al riguardo dal

legislatore italiano. In particolare vanno segnalate, la

Legge n. 220 del 28 febbraio 1989 (Interventi per la

difesa del mare), la Legge n. 349 dell8 luglio 1986,

82
Treves T, Il diritto del mare e l Italia, , Milano1995, pagg. 23,24,107-111

50
istitutiva del ministero dellambiente e la Legge n. 979

del 31 dicembre 1989 (Disposizioni per la difesa del

mare).83 Questultima ha il merito di avere introdotto

lattivit di vigilanza costiera come attivit di polizia

marittima ai fini della prevenzione, con un

conseguente effetto deterrente, il divieto di discarica di

sostanze vietate e listituzione di riserve naturali marine

protette.84 Deve per essere segnalato che il

coordinamento tra la normativa di diritto interno e le

Convenzioni internazionali non sempre risulta

agevole.85 Una disparit rilevante emerge dal contrasto

tra lAllegato I della Marpol 73/78 e la Legge n. 979 del

1982. In tutto il Mar Mediterraneo e in altre quattro aree

speciali (Mar Baltico, Mar Nero, Mar Rosso e area

compresa tra Rash Al Hadd e Rash Al Fasteh), ai sensi

83
Carbone S.M., Il diritto marittimo, attraverso i casi e le clausole contrattuali,II
edizione, Torino2002, pag.173
84
Rovito C, I concetti di prevenzione e preparazione e risposta nellinquinamento
da idrocarburi e da altre sostanze nocive, riservato www.dirittoambiente.com
85
Carbone S.M., Il diritto marittimo, attraverso i casi e le clausole contrattuali,II
edizione, Torino2002,pag.173

51
dellallegato I alla Marpol 73/78 , vietata ogni

discarica in mare di olio minerale o di miscele oleose da

qualsiasi nave effettuata; fatta salva, per, la

possibilit di scaricare in mare miscele oleose che,

senza ulteriori diluizioni, non superino 15 parti per

milione o, in alternativa, che soddisfino particolari

condizioni. La suddetta disciplina vigente a livello

internazionale e il conseguente/discendente sistema

sanzionatorio sono parzialmente in contrasto con la

Legge italiana sulla difesa del mare.86 Larticolo 16 di

questa Legge vieta, invece, a tutte le navi, senza

distinzione di nazionalit, di sversare o di causare lo

sversamento sia nellambito delle acque territoriali, sia

in quelle interne di idrocarburi o miscele di

idrocarburi, nonch delle altre sostanze nocive

allambiente marino indicate negli allegati A,B,C,D

della stessa Legge. Inoltre, alle navi battenti bandiera

86
Salamone L, Le principali norme nazionali ed internazionali inerenti la
regolamentazione della discarica in mare di sostanze inquinanti provenienti da
navi,Diritto.it 1996-2004

52
italiana, fatto divieto di scaricare le sostanze suddette

anche al di fuori delle acque territoriali nazionali87.

Questo concetto stato ulteriormente rafforzato dalla

Legge n. 220 del 28 febbraio 1992 che, all articolo 3,

comma 1, ha rivisto la portata del divieto assoluto di

discarica ed il conseguente trattamento sanzionatorio in

caso di violazione, introducendo il divieto di

trasferimento delle acque di zavorra e lavaggio a bordo

di navi non specializzate e non costruite ed attrezzate,

effettuato nelle acque territoriali del naviglio battente

bandiera nazionale. Questa disparit di trattamento si

riflette anche sul regime sanzionatorio, e pu condurre

alla conseguenza che uno stesso comportamento,

considerato lecito dalla normativa internazionale, sia

invece punito a titolo di reato dalla normativa nazionale,

e ci con lulteriore aggravante che il pi rigido regime

sanzionatorio, vigente in ambito nazionale, verr

87
Cfr Articolo 16 Legge n. 979 del 31 dicembre 1982, in Gazzetta Ufficiale n.16-
Supplemento Ordinario del 18 gennaio 1983.

53
applicato o meno a seconda se il medesimo

comportamento sia posto in essere da un Comandante di

nave battente bandiera italiana, piuttosto che da un

comandante di nave di altra nazionalit88.

Giurisprudenza

Si vuole osservare, da parte dello scrivente, che la

palese antinomia, tra i due sistemi normativi sopracitati,

aveva causato, in passato, una difficile armonizzazione

della prassi amministrativa e contrastanti orientamenti

giurisprudenziali di merito e di legittimit. Per

esemplificare il revirment giurisprudenziale avvenuto in

questi anni, necessario analizzare una sentenza del

1994, che arriva ad elaborare tesi rinnovate e ribaltate

nel corso di questi anni. La sentenza in esame stata

88
Salamone L, Le principali norme nazionali ed internazionali inerenti la
regolamentazione della discarica in mare di sostanze inquinanti provenienti da
navi,Diritto.it 1996-2004

54
emessa dalla Corte di Giustizia CE il 14 luglio del

199489, per la quale sembra non incompatibile con la

Convenzione Marpol 73/78, lemanazione da parte degli

Stati contraenti di ulteriori divieti (e connesse sanzioni),

che gravino soltanto su soggetti sottoposti alla loro

sovranit, senza alcun modo incidere sulla sfera di

sovranit di altre Parti contraenti90. A riportare

chiarezza sulla questione erano, dapprima, intervenute

due sentenze della Suprema Corte (cfr. amplius Cass.

Sez. III n.ri 612/1996 e 3935/1996) che osservava, in

primo luogo, come, in applicazione del principio del

favor rei (articolo 2 Codice penale) dovessero essere

applicate le pi favorevoli disposizioni della

Convenzione Marpol 73/78, in quanto norme che

tollerano, a certe condizioni, lo scarico in mare,

aggiungendo che la legge nazionale determina una

situazione di disfavore sia per le pene pi severe, che

89
Diritto dei Trasporti II,1995, pag.485

55
dovrebbero essere irrogate ai connazionali,

..(omissis); ed in secondo luogo, che, in applicazione

della successione della legge nel tempo (articolo 2

codice Penale), la Marpol 73/78 avrebbe comunque

omissisdisciplinato parte della materia regolata

dalla Legge n. 979/1982, e che pertantoomissisle

sanzioni penali di cui alla Legge n. 979/1982 sono

inapplicabili, quando la normativa internazionale viene

osservata.91 Dopo una tormentata vicenda

giurisprudenziale, il contrasto stato risolto dalle

Sezioni Unite penali della Corte di Cassazione con la

sentenza del 24 giugno 1998.92 Questa ha stabilito che

lo scarico in mare di sostanze comprese negli allegati

alla Legge n. 979/1982 effettuato da nave italiana in

acque internazionali secondo le prescrizioni della

90
Comenale Pinto M. M., Inquinamento del mare fra disciplina nazionale,
convenzioni internazionali e diritto comunitario,Diritto dei trasporti, II 1995
pag.493
91
Salamone L, Le principali norme nazionali ed internazionali inerenti la
regolamentazione della discarica in mare di sostanze inquinanti provenienti da
navi,Diritto.it 1996-2004
92
Carbone S. M., Il diritto marittimo, attraverso i casi e le clausole contrattuali, II
edizione, Torino2002,pag.174. Sentenza in Diritto Marittimo,1999,p. 1156

56
Convenzione Marpol 73/78 non costituisce reato, e ci

in quanto le norme di detta Convenzione sono entrate in

vigore successivamente a quelle della citata Legge

n.979/1982, introducendo nel nostro ordinamento una

causa di liceit in grado di incidere sullo stesso fatto

tipico descritto negli articoli 16 e 17 della legge

nazionale, cos da far escludere essendosi verificata

una vera e propria abolitio criminis - che lo scarico in

mare di sostanze nocive, eseguito in osservanza della

Convenzione Marpol 73/78, costituisca reato. Inoltre, la

stessa Corte di Cassazione penale93 ha precisato che le

prescrizioni contenute nellAllegato V Marpol, relativo

al trattamento dei rifiuti prodotti dalle navi, non opera in

relazione allo smaltimento degli stessi in aree portuali

nazionali, essendo questultime regolate dalla normativa

nazionale, conforme a quella comunitaria, in materia di

rifiuti.94 Con tale pronuncia, la Suprema Corte ha posto

93
Corte di Cassaz penale, sentenza. 12 marzo 2003, in Diritto marittimo,2005, p.508
94
Carbone S. M., Il diritto marittimo, III edizione, Torino 2006, pag. 161

57
fine allannosa controversia sollevata da numerosi

armatori italiani che , dovendosi assoggettare alla pi

rigorosa normativa nazionale, subivano una disparit di

trattamento rispetto allarmatore estero obbligato,

invece, al solo rispetto della Marpol 73/78, normativa

meno restrittiva.95

In merito alla risarcibilit dei danni economici derivanti

dallo sversamento di idrocarburi, interessante

analizzare la dinamica conseguente allincaglio della

nave cisterna Braer nelle Isole Shetland, avvenuto il 5

gennaio 1993.96 Con Sentenza del 1997,97 la Court of

Session di Edimburgo nega a una societ di allevamento

ittico il risarcimento da parte dell International Oil

Pollution Fund (IOPC Fund) per i danni conseguenti

allo sversamento in mare e al conseguente lucro

cessante per tutte le attivit connesse allallevamento

95
Salamone L, Le principali norme nazionali
ed internazionali inerenti la regolamentazione della discarica in mare di sostanze
inquinanti provenienti da
navi,Diritto.it 1996-2004
96
Cfr Diritto Marittimo, 1999, pag 931

58
ittico della zona interessata. Dai motivi di questa

decisione si pu trarre la conclusione che non sia

possibile ricorrere in via principale alla richiesta di

risarcimento da parte del IOPC Fund, essendo il suo un

ruolo sussidiario nel sistema internazionale di

risarcimento dei danni fino al concorrere di un

determinato ammontare, essendo istituito a suo carico

un sistema di responsabilit oggettiva.98 Il sistema di

risarcimento istituito con la Civil Liability Convention99

e con la Fund Convention100 infatti, prevede la

responsabilit in via principale del proprietario della

nave dalla quale si originato il versamento e solo in

via secondaria quella del Fondo.101

97
Giurisprudenza scozzese, Outer House of the Court of session 11 novembre 1997,
Diritto Marittimo 1999, pag 931
98
Schiano di Pepe L., Diritto marittimo 1999, pagg. 933-935
99
Cfr International Convention on Civil Liability for Oil Pollution Damage (CLC),
1969, www.imo.org
100
Cfr International Convention on the Estabilishment Fund for compensation for
oil pollution damage (FUND), 1971, www.imo.org
101
Schiano di Pepe L., Diritto marittimo 1999, pagg. 933-935

59
Armonizzazione del sistema sanzionatorio

Da diversi anni, la necessit di contemperare luso del

mare per il trasporto di merci con le esigenze di

protezione dellambiente marino e costiero ha indotto la

comunit internazionale a stabilire o a riformulare

poteri, doveri e regole di diritto interno. Anche le

istituzioni comunitarie, sin dalla fine degli anni 70,

hanno portato avanti azioni per migliorare la sicurezza

ambientale del trasporto marittimo e per prevenire gli

inquinamenti. Nel solco del quadro comunitario di

cooperazione, che ha superato il precedente principio di

informazione, va ad inserirsi la Direttiva 2005/C

25E/03, con la quale il Consiglio dell Unione Europea

intervenuto con lintento di avviare una procedura, a

livello comunitario, di armonizzazione del sistema

sanzionatorio previsto al fine di aumentare la sicurezza

marittima e migliorare la protezione dellambiente

60
marino, con particolare riferimento a quello causato da

miscele contenenti oli minerali o da sostanze liquide

nocive, di cui agli allegati I e II della Marpol 73/78.102

La suddetta posizione comune, denuncia nella sua parte

iniziale, la situazione che si venuta a creare in questi

anni a livello internazionale. In particolare,

considerando che le norme pratiche previste dalla

Marpol 73/78 sono quotidianamente ignorate da un

numero molto elevato di navi che solcano le acque

comunitarie103, e considerando, altres, che la

Convenzione stessa viene attuata in maniera diversa nei

vari Stati membri, il Consiglio ravvisa la necessit di

armonizzarne lattuazione a livello comunitario, in

particolare per quanto riguarda le sanzioni applicabili.104

Le misure dissuasive costituiscono parte integrante della

102
Salamone L, Le principali norme nazionali ed internazionali inerenti la
regolamentazione della discarica in mare di sostanze inquinanti provenienti da
navi,Diritto.it 1996-2004
103
Cfr Considerando n. 2, direttiva 2005/C 25E/03, in Gazzetta Ufficiale dell
Unione Europea ,1 gennaio 2005
104
Cfr Considerando n. 3, direttiva 2005/C 25E/03, in Gazzetta Ufficiale dell
Unione Europea ,1 gennaio 2005

61
politica comunitaria sulla sicurezza marittima, e per

ottenere unefficace protezione dellambiente occorrono

pertanto sanzioni efficaci, dissuasive e proporzionate;105

sono essenziali, al fine di un ravvicinamento delle

disposizioni legali vigenti, la definizione precisa della

violazione in questione con i relativi casi di deroga e la

creazione di norme minime in materia di sanzioni,

responsabilit e giurisdizione.106 N il regime

internazionale, n quello riguardante linquinamento

causato da altre sostanze pericolose o nocive, hanno

sufficienti effetti dissuasivi; questi possono essere

raggiunti solo con lintroduzione di sanzioni applicabili

a chiunque causi o contribuisca a causare inquinamento

marino, e quindi non solo al proprietario o Comandante

della nave, ma anche al proprietario del carico, alla

societ di classificazione o a qualsiasi altra persona

105
Cfr Considerando n. 4, direttiva 2005/C 25E/03, in Gazzetta Ufficiale dell
Unione Europea ,1 gennaio 2005
106
Cfr Considerando n. 5, direttiva 2005/C 25E/03, in Gazzetta Ufficiale dell
Unione Europea ,1 gennaio 2005

62
coinvolta.107 Per garantire lindividuazione tempestiva

degli scarichi effettuati e lidentificazione dei

responsabili occorre una efficace cooperazione tra gli

Stati membri.108 Linserimento nel diritto comunitario

delle norme internazionali in materia di inquinamento

provocato da navi e listituzione di sanzioni, che

possono essere anche penali o amministrative, in caso di

violazione delle suddette norme, necessario per

raggiungere un livello elevato di sicurezza e di

protezione dellambiente nel trasporto marittimo. Tale

obiettivo pu essere raggiunto efficacemente dalla

Comunit solo attraverso norme armonizzate.109

Lo scopo prioritario della Direttiva individuato nella

necessit che a chiunque, ossia contemplando lintera

catena di responsabilit, sia responsabile

dellinquinamento provocato da navi, vengano

107
Cfr Considerando n. 7, direttiva 2005/C 25E/03, in Gazzetta Ufficiale dell
Unione Europea ,1 gennaio 2005
108
Cfr Considerando n. 10, direttiva 2005/C 25E/03, in Gazzetta Ufficiale dell
Unione Europea ,1 gennaio 2005
109
Cfr Considerando n. 12, direttiva 2005/C 25E/03, in Gazzetta Ufficiale dell
Unione Europea ,1 gennaio 2005

63
comminate sanzioni appropriate .110 Essa prevede, a

carico degli Stati membri, lindividuazione di opportune

violazioni qualora gli scarichi siano effettuati

intenzionalmente, temerariamente o per negligenza

grave.111 Si prevedono, inoltre, in conformit alle

disposizioni Marpol 73/78, delle deroghe tassative alla

comminazione delle sanzioni112 e si stabilisce un

importante obbligo generalizzato di informazione delle

Autorit di bandiera della nave inquinante.113 In

conclusione, si pu affermare che la direttiva in esame

di rilevante importanza perch assume un ruolo di linee

guida in un settore che risultava ancora carente da

questo punto di vista. Adesso molto dipender da come

il legislatore dei singoli Stati membri recepir la

110
Salamone L, Le principali norme nazionali ed internazionali inerenti la
regolamentazione della discarica in mare di sostanze inquinanti provenienti da
navi,Diritto.it 1996-2004
111
Cfr Articolo 4, direttiva 2005/C 25E/03, in Gazzetta Ufficiale dell Unione
Europea ,1 gennaio 2005
112
Cfr Articolo 5, direttiva 2005/C 25E/03, in Gazzetta Ufficiale dell Unione
Europea ,1 gennaio 2005
113
Cfr Articolo 6, comma 2, direttiva 2005/C 25E/03, in Gazzetta Ufficiale dell
Unione Europea ,1 gennaio 2005

64
direttiva negli ordinamenti interni. Infatti, la Direttiva

2005/C 25E/03, non rientrando nel novero delle fonti

normative c.d. self-executing, necessiter, per poter

essere applicata nei singoli ordinamenti interni, di

unulteriore attivit legislativa integrativa, con

particolare riferimento alla forma ed ai mezzi necessari

al raggiungimento dei risultati dalla medesima

prefissati. La valutazione sulla stessa passer quindi dal

corretto recepimento e dal modo in cui ogni Paese

rivedr le norme sanzionatorie attualmente in vigore e

che gi disciplinano la materia.114

114
Salamone L, Le principali norme nazionali ed internazionali inerenti la
regolamentazione della discarica in mare di sostanze inquinanti provenienti da
navi,Diritto.it 1996-2004

65
Misure di prevenzione e protezione

Limitazione danni e possibile sviluppo struttura navi

I dati sullinquinamento forniti dalla Direzione

Generale IRC Centro comune di ricerca della

Commissione Europea - nel 2003 sono allarmanti, in

special modo se si considerano le prospettive di

aumento dei traffici, sia di tipo commerciale sia di tipo

passeggeri.115 Con la convenzione STCW del 1978116,

sulla preparazione e addestramento equipaggi, si era

intervenuti per ridurre al minimo la probabilit che il

fattore umano possa essere la causa scatenante

dellevento negativo per il mare e per le sue risorse,

specie in un inquinamento classificato come

accidentale. A livello internazionale infatti, si ritiene

che ogni vettore marittimo debba necessariamente

115
Zepponi A. , Prevenzione e controllo degli inquinamenti marini non accidentali
nella regione mediterranea, tratto da Regioni e ambiente, convegno internazionale
Rempec ancona 3-5 novembre 2004, pag. 25, www.onon.it
116
Cfr Convenzione STCW del 1978 resa esecutiva in Italia con la Legge n. 739 del
1985, in Gazzetta Ufficiale n. 295 del 16 dicembre 1985

66
operare disponendo di uomini adeguatamente formati,

addestrati e preparati. Non pu sottovalutarsi lapporto

fornito dalla Convenzione Internazionale sulle linee di

massimo carico del 1966/78117 e della Convenzione per

la salvaguardia della vita umana in mare del 1954

(SOLAS 74/78), entrambe orientate in primis alla cura

della prevenzione sotto il profilo tecnico-costruttivo

delle unit mercantili.118La maggior parte delle

petroliere esistenti attualmente di tipo monoscafo

nelle quali il petrolio separato dallacqua del mare

solo da una lamiera sul fondo e sul guscio laterale,

quindi, se tale lamiera venisse danneggiata a seguito di

collisione o di incaglio, il contenuto delle cisterne di

carico rischia di fuoriuscire in mare e causare grave

inquinamento. Un mezzo efficace per evitare tale rischi

consiste nellapplicare intorno alle cisterne di carico una

117
Cfr Convenzione internazionale sulle linee di massimo carico del 1966, resa
esecutiva in Italia con DPR 8 aprile 1968 n. 777, entrato in vigore il 21 luglio 1968 e
successivi emendamenti, in Gazzetta Ufficiale del 113 luglio 1968
118
Rovito C. , I concetti di prevenzione e preparazione e risposta nell
inquinamento da idrocarburi e da altre sostanze nocive, riservato
www.dirittoambiente.com

67
seconda lamiera interna a sufficiente distanza dalla

lamiera esterna. Questo doppio scafo protegge le

cisterne di carico dalle avarie e riduce i rischi di

inquinamento.119 Per risolvere tale situazione, il 22

luglio 2003 stato approvato dal Parlamento Europeo e

dal Consiglio dellUnione Europea, il Regolamento

(CE) n. 1726/2003,120 sulla introduzione accelerata delle

norme in materia di doppio scafo.121 Prima di trattare le

innovazioni apportate da tale documento, necessario,

per, descrivere la causa che, a monte, ha portato alla

sua formulazione. A seguito dellincidente della Exxon

Valdez nel 1989, gli Stati Uniti, ritenendo insufficienti

le norme internazionali sulla prevenzione

dellinquinamento da parte delle navi, hanno adottato,

nel 1990, lOil Pollution Act (OPA 90), ponendo

unilateralmente lobbligo del doppio scafo tanto per le

119
Munari F, Schiano Di Pepe L, Diritto internazionale dell ambiente e ruolo dei
non-state actors:alcuni recenti sviluppi, La comunit internazionale,Fascicolo
3/2006, Editoriale scientifica Srl, pp.483-484
120
Cfr. Diritto Marittimo,2003,1604

68
petroliere nuove, quanto per quelle esistenti,

introducendo stringenti limiti di et e termini per il

disarmo delle petroliere motoscafo. A seguito di questo

provvedimento, lIMO ha dovuto conformarsi e nel

1992 ha introdotto norme relative al doppio scafo nella

Convenzione Marpol.122 Le nuove disposizioni

internazionali che modificano il Protocollo del 78 alla

Convenzione Marpol 73/78, sono state adottate il 4

dicembre 2003, nella sessione numero 50, dal MEPC

dell IMO,123 un sottocomitato specializzato di cui

lOrganizzazione Marittima Internazionale si avvale

nella sua attivit. Il MEPC (Marittime Enviromental

Pollution Commite), Commissione per la protezione

dellambiente dallinquinamento, tratta di ogni

questione riguardante gli aspetti della prevenzione e

121
Berlingieri F, Accelerazione del programma di phasing out delle navi cisterna
a scafo singolo e limitazione all accesso ai porti di navi a scafo singolo che
trasportano idrocarburi pesanti, Diritto Marittimo II, 2004, pag. 1183.
122
Munari F, Schiano Di Pepe L, Diritto internazionale dell ambiente e ruolo dei
non-state actors:alcuni recenti sviluppi, La comunit internazionale,Fascicolo
3/2006, Editoriale scientifica Srl, pp. 483-484
123
Berlingieri F, Accelerazione del programma di phasing out delle navi cisterna
a scafo singolo e limitazione all accesso ai porti di navi a scafo singolo che
trasportano idrocarburi pesanti, Diritto Marittimo II, 2004, pag. 1183

69
controllo degli inquinamenti da navi, seguendo con

particolare attenzione tutto ci che attiene la Marpol

73/78 e lOPRC 90.124 Le modifiche al Protocollo

prevedono lintroduzione di un regime pi rigido per i

prodotti petroliferi pi pesanti (heavy grade oils),

laccelerazione del phasing out (rimozione graduale)

delle petroliere monoscafo, previsto nella regola 13G , il

divieto con effetto immediato per le navi aventi portata

lorda inferiore a cinquemila tonnellate, ma superiore a

seicento tonnellate, di accedere ai porti e ai terminali

offshore sotto la giurisdizione di uno Stato membro, il

riconoscimento agli Stati aderenti alla Marpol 73/78

della facolt di vietare laccesso ai porti alle navi

cisterna che trasportano prodotti petroliferi pesanti dopo


125
determinate scadenze e, infine, lestensione e la

messa in opera precoce del regime speciale d ispezione

124
Rovito C, I concetti di prevenzione e preparazione e risposta nell inquinamento
da idrocarburi e da altre sostanze nocive, riservato www.dirittoambiente.com
125
Berlingieri F, Accelerazione del programma di phasing out delle navi cisterna
a scafo singolo e limitazione all accesso ai porti di navi a scafo singolo che
trasportano idrocarburi pesanti, Diritto Marittimo II, 2004, pag. 1183

70
delle condizioni delle navi motoscafo aventi pi di

quindici anni.126 Di fatto, tenuto conto della quasi

impossibilit di trasformare una petroliera monoscafo in

nave a doppio scafo, tanto il sistema americano quanto

la convenzione Marpol conducono al disarmo le prime.

Le differenze tra il sistema americano e internazionale,

tuttavia, fanno si che a decorrere dal 2005, le petroliere

bandite dalle acque americane vadano ad operare in

altre regioni del mondo, ivi compresa lUnione Europea,

aumentando i rischi di inquinamento in tali zone. La

Commissione si preoccupata, quindi, della situazione,

in quanto le statistiche indicano tassi di incidenti

maggiori per le navi pi vetuste. Avvertendo la

necessit di una risposta comunitaria adeguata, che

divenisse efficace prima del 2005, ha quindi emanato il

Regolamento (CE) n. 417/2002. Lobiettivo di questo

Regolamento ridurre i rischi dinquinamento

126
Berlingieri F. op. cit

71
accidentale grazie allintroduzione del doppio scafo. La

Commissione stata altres consapevole del fatto che

una accelerazione del processo di progressiva

eliminazione delle navi cisterna a scafo singolo e di

sostituzione con nuove petroliere a doppio scafo

incider sui prezzi del petrolio. Lincidenza finale sul

costo dei prodotti petroliferi, per, inferiore all1%,

che, rispetto ai costi di risanamento sostenuti a seguito

di gravi incidenti, tale aumento risulta pi che

compensato dal vantaggio di evitare il ripetersi di simili

eventi in acque comunitarie; se questo il prezzo della

prevenzione dall inquinamento marino, secondo la


127
Commissione, un prezzo del tutto ragionevole. La

effettivit delle norme sulla sicurezza marittima

necessita di un pressante controllo della loro

applicazione. Questa responsabilit ricade sugli Stati di

bandiera, i quali devono dare applicazione ai

127
Munari F, Schiano Di Pepe L., Diritto internazionale dell ambiente e ruolo dei
non-state actors:alcuni recenti sviluppi, La comunit internazionale,Fascicolo
3/2006, Editoriale scientifica Srl, pp. 483-484

72
regolamenti di cui sono parte. Uno dei problemi pi

importanti che lIMO non ha poteri esecutivi per

garantire tale applicazione, consentendo in tal modo che

armatori poco scrupolosi registrino le loro flotte in Paesi

pi permissivi. Per ovviare a tale problema, si stabilita

la necessit che gli Stati del porto realizzino tali

controlli.128 La responsabilit primaria

nellaccertamento che le navi siano costruite ed

equipaggiate in conformit alle norme contenute nelle

Convenzioni Internazionali compete alla

Amministrazione dello Stato di cui le navi battono

bandiera. Poich alcune di esse sono venute meno ai

loro obblighi, si reso necessario introdurre, da parte

dello Stato del porto, una serie di accurati controlli per

combattere le navi sotto agli standard di sicurezza.

Lattivit di Port State Control (PSC), si realizza

appunto tramite il controllo, da parte dello Stato del

128
I. Arroyo, Problemi giuridici relativi alla sicurezza della navigazione marittima,
In Diritto Marittimo, 2003, pagg. 1193,1205-1206

73
porto, delle navi straniere, da effettuarsi secondo criteri

stabiliti dallIMO, e si concretizza principalmente nella

verifica della rispondenza dei certificati obbligatori a

bordo con leffettivo stato della nave ispezionata. Se in

seguito a una ispezione emerge una irregolarit

pregiudiziale per la sicurezza, deve essere eliminata

prima della partenza. Se la nave detenuta o fermata nel

porto riprende il mare senza conformarsi alle condizioni

prescritte dal porto di ispezione, subir la grave

conseguenza di essere bandita da ogni Stato aderente al

Memorandum di Parigi del 1 luglio 1982, che prevede

appunto questo sistema di procedure ispettive

armonizzate. Sulla base di tali positivi risultati, la

Comunit Europea ha emanato la direttiva 95/21/CE129

in data 19 giugno 1995, che riprende i criteri del

Memorandum, e che stata recepita in Italia col Decreto

129

Relativa al Controllo delle navi da parte dello stato di approdo

74
Ministeriale n. 432 del 2000, poi abrogato e sostituito

dal Decreto Ministeriale n. 305 del 2003.130

Una interessante novit in tema di sviluppo delle

caratteristiche costruttive delle navi, la creazione, da

parte della societ di classificazione Rina (Registro

Italiano navale), di un apposito simbolo, la Green

star, da conferire a particolari tipi di imbarcazioni. Il

Green star, detto anche passaporto verde, verr

assegnato alle navi che soddisfano specifici standard di

rispetto ambientale. Questo simbolo lattestazione che

la nave progettata, realizzata e gestita secondo

standard che assicurano il massimo rispetto

dellambiente. Per i passeggeri delle navi da crociera,

indica che lunit sulla quale navigano in zone di

particolare richiamo naturalistico non danneggia

lambiente.131 La prima Green star per una nave italiana

stata emessa alla nave Ottomana della compagnia

130
R. Pollastrini, commento a sentenza Corte di Giustizia delle comunit europee,
22 giugno 2004, causa C-439/02, in Diritto Marittimo 2005, pagg. 1277-1279

75
Mediterranea di navigazione, e sia il documento sia il

relativo schema di riesame applicano lo schema

volontario dellIMO per documentare tutti i materiali

pericolosi usati per la costruzione della nave, portando

ad un riciclaggio pi consapevole allambiente.

Ottomana la nave cisterna pi grande mai costruita in

Turchia, ed stata progettata e costruita secondo alti

standard ambientali. Il passaporto verde riconosciuto

nel mondo internazionale, ed un passo importante

verso il riciclaggio responsabile, siccome fa denotare

una visione a lungo termine verso la responsabilit

ambientale.132 Inoltre, da sottolineare la stretta

attinenza di questo simbolo con le previsioni Marpol

73/78, essendo attribuito alle navi che soddisfano gli

ecostandard e rispettano i requisiti previsti per due

notazioni di classe RINA, il Clean Sea e il Clean

Air. Una delle caratteristiche principali del Clean Sea

131
Informare, Industry & shipbuilding review, 20 giugno 2000
132
Protocollo 03/06 del 14marzo 2006, 2003 RINA SpA

76
che le navi, per evitare un inquinamento organico,

devono essere dotate di casse di raccolta per le acque

reflue grigie e nere, e devono rispettare gli standard

stabiliti nellAnnesso IV della Marpol, specifico per il

trattamento dei liquami. La notazione Clean Air, invece,

richiede che siano rispettati i limiti di emissioni da parte

dei motori e richiede ladeguamento agli standard

facoltativi previsti dallAnnesso VI della Marpol.133 Lo

schema per il passaporto verde del RINA una

applicazione volontaria delle Guidelines on ship

recycling dellIMO schematizzate nella Risoluzione

A.962(23) che si prevede diventeranno obbligatorie in

un prossimo futuro.134

133
Informare, Industry & shipbuilding review, 20 giugno 2000
134
Protocollo 03/06 del 14marzo 2006, 2003 RINA SpA

77
Luoghi di rifugio

Tutti i porti aventi prevalente interesse petrolifero, per

poter ricevere le navi cisterna, devono essere attrezzati

con impianti adeguati alle norme internazionali. I danni

causati da uno sversamento in mare da idrocarburi

devono essere ridotti al minimo, come pure gli eventuali

successivi pericoli dincendio, cosicch in

corrispondenza degli ormeggi per navi costerna devono

essere situati degli sbarramenti galleggianti, che

assicurino una protezione antinquinamento e

antincendio. Tutti i depositi costieri e le raffinerie che

hanno i terminali di collegamento alle navi cisterna in

porto o nellambito del mare territoriale o del demanio

marittimo, hanno lobbligo di disporre sempre di

adeguate scorte o solventi o prodotti assorbenti da usare

per eseguire la bonifica del mare inquinato,mentre, le

navi, devono avere a bordo particolari sistemi

riguardanti la parte strutturale, antincendio e di pulizia

78
delle cisterne. Tutte le installazioni per petroliere sono

soggette alla verifica della Commissione di Controllo

prevista dal Regolamento di attuazione al Codice della

navigazione la quale, oltre ad eseguire le varie

ispezioni, detta le prescrizioni alle quali le societ

devono attenersi.135 Come emerso dai capitoli

precedenti, il diritto internazionale prevede obblighi di

assistenza e salvataggio alle navi che si trovino in

situazioni di difficolt, ma non prevede uno specifico

obbligo di fornire rifugio nella costa alle navi che,

trovandosi in tali situazioni, lo richiedano. Per luogo di

rifugio si intendono zone lungo il litorale dove una nave

in pericolo, che necessita di soccorso, pu trovare

accoglienza.136Lattuazione generalizzata dei luoghi di

rifugio rappresenta una delle misure che la Comunit

internazionale intende adottare sulla spinta di alcune

135
Tesoniero R, Elementi di diritto della navigazione marittima, Edizioni Calderoni
ed agricole,Bologna 2001, pagg. 340-341
136
Brignardello M, I luoghi di rifugio per navi in pericolo. Un difficile
compromesso tra sicurezza della navigazione, tutela ambientale ed interessi degli
stati costieri, in Diritto Marittimo, 2005, pag. 401

79
sciagure, assieme alla dismissione del naviglio non

sicuro, di cui si parlato nel paragrafo precedente, e alla

creazione di un sistema internazionale di controllo dei

traffici marittimi di sostanze pericolose e ad un sistema

di gestione dei traffici marittimi da parte degli Stati

lungo le proprie coste, di cui si parler nel paragrafo

successivo. Lanalisi della dinamica dellincidente della

nave Prestige pu far capire la dimensione del

problema.137 La petroliera Prestige era stata costruita nel

lontano 1976, con alle spalle ben 26 anni di attivit

operativa. Unet piuttosto lunga, considerata la celerit

con cui una nave invecchia, specie se si tiene conto del

servizio cui destinata e della sua pericolosit. Secondo

le nuove concezioni, la Prestige era una nave pre

Marpol 73/78, ovvero costruita non in conformit alle

nuove disposizioni di cui all Annesso I della

Convenzione. Gli eventi che la videro protagonista

137
Duca G, Sicurezza della navigazione e tutela dell ambiente: i luoghi di rifugio,
Diritto Marittimo I, 2004, pagg. 414-415

80
evidenziarono come, nel novembre del 2002, la oil

tanker sub una frattura allo scafo mentre si trovava al

largo delle coste spagnole della Galizia: le autorit

marittime iberiche furono interpellate affinch lunit

fosse accolta sotto costa, ma le stesse rifiutarono

lavvicinamento a terra e ordinarono addirittura

limmediato allontanamento. Dopo sei giorni la nave si

spezz in due tronconi e affond sversando in mare il

suo carico, oltre a quanto imbarcato come combustibile.

Circa 400 km di coste galiziane sono state intaccate

dallenorme marea nera creata dalla fuoriuscita di olio

pesante in seguito al naufragio.138 In altri casi, invece, il

buon esito di operazioni di recupero e contenimento

degli sversamenti accidentali di idrocarburi stato

determinato dalla concessione di luoghi di rifugio per la

nave. Oltre che nel caso Prestige, la problematica dei

luoghi di rifugio si pose nel caso della nave Erika,

138
Rovito C, I luoghi di rifugio nella tutela dellambiente marino, copyright
riservato a www.dirittoambiente.com

81
l11 dicembre del 1999, quando, a causa della negazione

daccesso presso un porto francese, la stessa continu la

navigazione con condizioni strutturali compromesse e si

spezz, recando gravissimi danni allecosistema.

Successivamente a questo incidente, ci fu il primo caso

di concessione del luogo di rifugio, nel 1999, alla

petroliera Sea Empress, che fu accolta in Galles

nonostante avesse gi versato parte del suo carico

durante le operazioni di rimorchio.139 Da una indagine

del Comit Marittime International emerso che la

Salvage Convention del 1989, la Convenzione di

Montego Bay del 1982 e la Convenzione OPRC del

1990 contengono disposizioni che presuppongono

listituzione da parte degli Stati contraenti di luoghi di

rifugio. Dallindagine emerso che perlopi tutti gli

stati possiedono una normativa nazionale idonea ad

impedire laccesso alle proprie coste delle navi in

139

Pollastrini R., I porti di rifugio, Diritto Marittimo,2003, pagg. 1039-1040

82
difficolt. Non a caso linvito dellUnione Europea agli

stati membri ad elaborare dei piani nazionali per

accogliere le navi in difficolt stato fatto proprio nel

contesto della Direttiva 2002/59(CE) sullistituzione di

un sistema comunitario di monitoraggio del traffico

marittimo e di informazione. Con tale invito, il

Parlamento Europeo ed il Consiglio dell Unione

Europea sembrano intendere i luoghi di rifugio come un

sistema a pi livelli, in cui gli Stati membri, in relazione

alle diverse legislazioni nazionali, determinano le

modalit e le procedure per laccesso ai luoghi di

rifugio, e una o pi autorit centrali o regionali ne

coordinano il funzionamento.140 Alla base

dellistituzione dei luoghi di rifugio sta un mutamento

degli interessi alla base degli usi del demanio marittimo,

e spetta allo stato compiere un contemperamento tra gli

interessi ambientali e quelli di natura socio economica.

140
Duca G, Sicurezza della navigazione e tutela dell ambiente: i luoghi di rifugio,
Diritto Marittimo I, 2004, pagg. 416,419,421

83
Il monitoraggio

Gran parte degli scarichi in mare avviene

illecitamente, nel senso che contravviene alle norme

internazionali contenute nella Convenzione Marpol

73/78, che stata ampiamente ratificata a livello

mondiale. Nonostante ci, si procede solo nei confronti

di una piccola percentuale de responsabili, e i motivi

adducibili sono molteplici. Gli scarichi illeciti sono

favoriti dalla mancanza di adeguate strutture per la

raccolta dei rifiuti nei porti, losservanza della Marpol

non ancora omogenea in tutto il mondo e allinterno

dellUnione Europea e, inoltre, non sempre possibile

scoprire in tempo gli scarichi. Per porre rimedio a

questultimo problema, stata adottata, a livello

comunitario, la direttiva sul monitoraggio del traffico

navale(2002/59/CE), che migliorer ulteriormente le

informazioni di cui dispongono gli Stati costieri sulle

navi presenti nelle loro acque e sui carichi che queste

84
trasportano.141 Il monitoraggio satellitare riveste, tra i

sistemi di rilevamento dell inquinamento del mare,

sicuramente un ruolo fondamentale. I satelliti attuali

rilevano inquinamenti con concentrazioni a partire da 15

parti per milione, per cui quelli rilevati sono tutti

sversamenti illegali. Questo tipo di monitoraggio ha il

vantaggio di non incontrare il limite dei controlli aerei,

che non possono essere effettuati tutti i giorni,

ventiquattro ore su ventiquattro.142 Il monitoraggio

unattivit istituzionale a carattere cogente, non solo a

livello mondiale, ma anche a livello comunitario e

nazionale. LUnione Europea ha legiferato sull attivit

di monitoraggio con la Direttiva 59/2002, perseguendo

il fine di istituire un sistema comunitario di

monitoraggio e di informazione del traffico navale, ma

in realt non ha fatto altro che consolidare ci che ormai

141
Rovito C, La tutela penale dell ambiente marino dagli inquinamenti, Php Nuke,
www.lexambiente.com
142
Ferraro G, Zepponi A., Prevenzione e controllo degli inquinamenti marini non
accidentali nella regione mediterranea, tratto da Regioni e ambiente, convegno
internazionale Rempec ancona 3-5 novembre 2004, pag. 27, www.onon.it

85
da diversi anni stato previsto dal consolidato capitolo

V della Convenzione internazionale per la salvaguardia

della vita in mare del 1974. La SOLAS, infatti, gi da

molti anni ha stabilito che tutti i Paesi contraenti devono

provvedere allistituzione di un sistema integrato sul

traffico navale, individuato in quello che ora

conosciuto come VTS.143 Il concetto di Vessel Traffic

service nasce sullOceano Atlantico in seguito alla

seconda guerra mondiale, quando si aument

lattenzione verso i sistemi radar costieri creati in

occasione degli eventi bellici, e si inizi a cercare un

modo per garantire laccesso ai porti anche in situazioni

difficili e di scarsa visibilit. I primi sistemi furono

attivati nel 1948 nel porto do Liverpool, e siccome

questi primi esperimenti diedero buoni risultati, ci fu

una rapida diffusione di queste tecniche digitali, tanto

che dalliniziale scopo commerciale del VTS, si

143
Rovito C, Il monitoraggio nellattivit di prevenzione e tutela del mare
dallinquinamento provocato dal traffico marittimo delle navi, copyright
www.dirittoambiente.com pag. 2

86
iniziato a considerare il suo impiego come essenziale

nel campo della sicurezza e in questo modo si ottenuta

una sensibile riduzione dei sinistri.144 Il Vessel Traffic

Service, sistema di controllo del traffico marittimo, un

servizio reso agli utenti del mare, le cui linee guida sono

fissate da norme redatte in sede internazionale (SOLAS

74, Risoluzione A. 587(20) dell International Maritime

Organization, la Direttiva CE 2002/59 dell Unione

Europea e le raccomandazioni ed i manuali

dellassociazione IALA AISM di Parigi).145 Il VTS

un servizio finalizzato a migliorare la sicurezza della

navigazione, lefficienza del traffico marittimo e a

tutelare gli ecosistemi marittimi il cui criterio di

funzionamento si basa su una adeguata interazione tra

nave e sistema di monitoraggio. Il Parlamento italiano,

144
Nobile M., Il sistema VTS nazionale. Linee di organizzazione ed integrazione nel
sistema europeo, Il Diritto Marittimo,2003, pag. 657
145
Rovito C, I luoghi di rifugio nella tutela dellambiente marino, copyright
riservato a www.dirittoambiente.com

87
con la Legge n. 51 del 7 marzo 2001146 ha disposto che

nei nostri mari potessero essere usati schemi di

separazione del traffico e che fossero emanate

disposizioni attuative del sistema VTS.147 Nellambito

nazionale gestito e utilizzato dal Corpo delle

Capitanerie di Porto Guardia Costiera come servizio

per gli utenti marittimi e si prefigge di rendere la

navigazione pi spedita,efficiente e sicura.148 Il

monitoraggio continuo delle zone di mare interessate e

ritenute a pi rischio, attraverso lutilizzo di appositi

sensori e sistemi di comunicazione, quali radar,

radiogoniometri, ricetrasmittenti radio, telecamere a

circuito chiuso opportunamente dislocati lungo la costa

ed i cui segnali vengono riportati a mezzo di ponti radio

o di collegamenti terrestri in fibra ottica ai centri di

146
Cfr Legge n. 51 del 7 marzo 2001, Disposizioni per la prevenzione
dellinquinamento derivante dal trasporto marittimo di idrocarburi e per il controllo
del traffico marittimo, in Gazzetta ufficiale n. 61 del 14 marzo 2001
147
Nobile M., Il sistema VTS nazionale. Linee di organizzazione ed integrazione nel
sistema europeo, Il Diritto Marittimo,2003, pag. 656
148
Rovito C, Il monitoraggio nellattivit di prevenzione e tutela del mare
dallinquinamento provocato dal traffico marittimo delle navi, copyright
www.dirittoambiente.com pag. 5

88
controllo locali (VTSL), ubicati nelle centrali operative

delle Capitanerie di Porto, si prefiggono gli obiettivi

sopra definiti.149 Altri due importanti strumenti previsti

dal Decreto Legislativo n. 196 del 19 agosto 2005150,

che attua la Direttiva sul monitoraggio, sono la

previsione di sistemi di identificazione automatica delle

navi (AIS), e limpiego di registratori dei dati di viaggio

(VDR).151 Da questi dati sullevoluzione dei sistemi

legislativi e tecnologici, sia a livello internazionale e

comunitario, sia nazionale, auspicabile una maggiore

tutela dell ambiente, soprattutto per quanto riguarda l

inquinamento marino causato da navi.

149
Rovito C, I luoghi di rifugio nella tutela dellambiente marino, copyright
riservato a www.dirittoambiente.com
150
Cfr Decreto legislativo 19 agosto 2005 Attuazione della direttiva 2002/59/CE
relativa allistituzione di un sistema comunitario di monitoraggio e di informazione
sul traffico navale, in Gazzetta Ufficiale n. 239 del 13 ottobre 2005
151
Cfr Articoli 6 e 10 del D. Lgs n 196 n. 196 del 19 agosto 2005, in Gazzetta
Ufficiale n. 222 del 23 settembre 2005

89
Conclusione

Linquinamento da idrocarburi un aspetto della

sicurezza marittima e di conseguenza il trattamento

giuridico deve essere globale, potenziandosi la

prevenzione in quanto la via pi economica e pi

efficace.152 Il passaggio fondamentale dal principio

dellinformazione a quello della cooperazione, sancito

dalla Decisione n. 2850/2000/CE, ha fatto si che la

Comunit Europea costituisse una organizzazione in

grado di far interagire gli Stati membri consentendo loro

di scambiare mezzi ed attrezzature, informazioni,

esperienze e conoscenze di settore, che in pi di una

occasione si sono rivelate oltremodo importanti per una

adeguata azione di lotta antinquinamento in mare e

lungo le coste colpite dalle cosiddette maree nere.

152
I. Arroyo, Problemi giuridici relativi alla sicurezza della navigazione marittima,
In Diritto Marittimo, 2003, pag. 1225

90
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93
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Cfr Considerando n. 3, direttiva 2005/C 25E/03, in Gazzetta Ufficiale


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Cfr Considerando n. 4, direttiva 2005/C 25E/03, in Gazzetta Ufficiale


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Cfr Considerando n. 5, direttiva 2005/C 25E/03, in Gazzetta Ufficiale


dell Unione Europea ,1 gennaio 2005

Cfr Considerando n. 7, direttiva 2005/C 25E/03, in Gazzetta Ufficiale


dell Unione Europea ,1 gennaio 2005

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Cfr Articolo 4, direttiva 2005/C 25E/03, in Gazzetta Ufficiale dell


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95
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96
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dellinquinamento derivante dal trasporto marittimo di idrocarburi e
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2002/59/CE relativa allistituzione di un sistema comunitario di
monitoraggio e di informazione sul traffico navale, in Gazzetta
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Cfr Articoli 6 e 10 del D.Lgs n 196 n. 196 del 19 agosto 2005, in


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97

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