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straordinarie
La fusione omogenea
di enti non profit
di Gian Mario Colombo
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Operazioni
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da ritenere che non sia plausibile lestensione del- Due casi particolari di fusione
le regole sancite5 dagli artt. 2501 ss. alla fusione tra
due associazioni (sia riconosciute, sia non ricono- A) Organizzazione di volontariato
sciute), almeno in ragione della non surrogabilit Dopo lentrata in vigore dellart. 30 del D.L. 29 no-
del Registro delle imprese con quello delle persone vembre 2008, n. 1858, si fatto pi insistente il di-
giuridiche6. battito sulla possibile esistenza di due categorie di
Pi in generale, si pensa che limpossibilit di forme OdV iscritte nei Registri di cui alla legge quadro sul
di pubblicit legale non impeditiva delloperazione. volontariato: quelle che esercitano attivit commer-
Semplicemente, non stato ritenuto necessario, ri- ciali e produttive marginali (art. 5 della legge n.
spetto agli enti in questione, che la tutela degli inte- 266/1991), e quelle che esercitano attivit commer-
ressi dei creditori, dei terzi in genere, richieda la ciali tout court, cio eccedenti i limiti di marginalit.
predisposizione di un sistema di pubblicit basato su A prescindere dal fatto che le attivit commerciali e
pubblico registro nel quale iscrivere loperazione. produttive marginali sono puntualmente specificate
Ci nonostante, nulla vieta, soprattutto in casi di nel D.M. 25 maggio 1995, non sembra che in esse
particolare complessit, che venga seguita la proce- possano farsi rientrare le attivit svolte, con unor-
dura prevista per le societ (ex art. 2501 ss del c.c.); ganizzazione inevitabilmente di carattere imprendi-
in ogni caso, alcuni atti andranno formalizzati: toriale, da un organismo che gestisce servizi sociali,
quantomeno, la volont da parte dellorgano com- data la complessit di gestione di tali servizi in una
petente di procedere alla fusione e il formale atto di societ moderna. Attivit che, sotto il profilo fiscale,
fusione. possono considerarsi commerciali.
In particolare, non necessario, per gli enti non lu- Se cos stanno le cose, le soluzioni ipotizzabili, per
crativi, redigere il progetto di fusione, almeno nelle uscire da una situazione che potrebbe portare alla
modalit previste dal codice civile, n la relazione perdita di qualifica di ONLUS di diritto, sembrano
dellorgano amministrativo che obbligatoria nelle essere sostanzialmente due:
societ, soprattutto per stabilire i rapporti di cambio 1) la rinuncia alla qualifica di OdV, assumendo la qua-
tra i soggetti che si fondano. lifica di ONLUS qualora le attivit esercitate lo
A tal proposito, si osserva che, nelle societ, il rap- consentano, e la trasformazione dellassociazione
porto di cambio la rappresentazione sintetica del in un altro soggetto, ad esempio, in fondazione;
confronto tra i valori dei patrimoni delle societ 2) lo scorporo delle attivit considerate fiscalmente
partecipanti alla fusione; esso trova applicazione nel commerciali e il trasferimento ad altro soggetto
rapporto che esprime il prezzo di scambio delle (non profit) che, tuttavia, sia pi idoneo a gestire
azioni o quote detenute dai soci di una delle due attivit economiche e ad offrire garanzie di stabi-
societ partecipanti alla fusione, rispetto alle azioni lit e di conservazione del patrimonio.
detenute dai soci dellaltra societ. In ogni caso, sia che si parli di trasformazione di or-
Con riferimento alle associazioni, pur permanendo,
in alcuni casi, lesigenza di attribuire un valore eco- Note:
5 Cfr. A. Fusaro, op. cit, loc. cit, pag. 144.
nomico7 a entrambi i patrimoni degli enti parteci- 6 Qualora la fusione coinvolga enti non profit dotati di persona-
panti alla fusione per pesare ciascuna, sono diverse le lit giuridica, quali associazioni riconosciute o fondazioni,
finalit rispetto alla societ. vengono in rilievo le disposizioni di cui allart. 4, comma 2,
D.P.R. n. 361/2000, il quale prevede che nel Registro delle
Infatti, nelle associazioni, sussiste autonomia patri- persone giuridiche, istituito presso la prefettura, devono essere
moniale rispetto agli associati, i quali non vantano iscritte tra laltro le modificazioni dellatto costitutivo e dello
statuto delle persone giuridiche private.
alcun diritto di ordine patrimoniale nei confronti 7 Cfr. G.M. Colombo - M. Setti, Contabilit, bilancio, controllo degli
dellente. enti non profit, IPSOA, 2002, pag. 455.
Non si pu, quindi, in questo caso, parlare di rap- 8 Convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n.
2. Per la parte che ci interessa, dispone che le OdV che eserci-
porto di cambio nel senso tecnico-giuridico, pro- tano attivit commerciali tout court perdono la qualifica di
prio delle societ. ONLUS di diritto.
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gistro, nel caso della fusione, rileva, invece, la distin- Imposte dirette
zione tra ente commerciale ed ente non commer- Occorre verificare anzitutto la posizione fiscale de-
ciale, nel senso che si ha un diverso trattamento a gli enti che si fondono.
seconda della natura (commerciale o non commer- Il trattamento fiscale, ai fini delle imposte sul reddi-
ciale) dellente. to, trova diversa applicazione a seconda che i beni
Per quanto riguarda i beni, ai sensi dellart. 65 com- siano relativi a unattivit di impresa o allattivit
ma 1 del TUIR (richiamato per gli enti non com- istituzionale dellente.
merciali dallart. 144 comma 3 dello stesso TUIR) Sotto questo profilo, un caso interessante ci sembra
sono relativi allimpresa (cio allattivit commercia- essere quello degli enti di tipo associativo.
le) i beni che siano indicati nellinventario tenuto a Nellipotesi che si tratti della fusione di due associa-
norma dallart. 2217 del codice civile, a nulla rile- zioni, oltre alla disciplina degli enti non commer-
vando lutilizzo nella sfera istituzionale o commer- ciali, importante tener presente il regime speciale
ciale degli stessi. degli enti di tipo associativo (art. 148 del TUIR).
Vediamo ora la disciplina ai fini delle imposte diret- Allo scopo distinguere le attivit istituzionali da
te e indirette. quelli commerciali, conviene preliminariamente
esaminare lart 148 del TUIR che prevede, ai com-
Imposte indirette ma 1, 2 e 3, quanto segue:
I passaggi di beni, a seguito di atti di fusione o di a) non considerata commerciale lattivit svolta nei
trasformazione di societ e di analoghe operazioni confronti degli associati o partecipanti in confor-
poste in essere da altri enti, non sono soggetti ad mit alle finalit istituzionali a fronte del versa-
IVA, ai sensi dellart. 2 comma 3 lett. f) del D.P.R. mento della quota associativa (comma1);
n. 633/1972. b) si considerano, tuttavia, attivit commerciali i
Per il principio dellalternativit IVA/imposta di re- contributi e le quote supplementari determinati
gistro, i relativi atti devono essere, pertanto, assog- in funzione delle maggiori o diverse prestazioni
gettati allimposta di registro. alle quali i soci hanno diritto (le cd. quote diffe-
In questottica, necessario chiarire se limposta di renziate); le quote differenziate hanno, dunque,
registro debba essere applicata in misura fissa oppu- un contenuto commerciale, in quanto sono il
re proporzionale (3%). corrispettivo dovuto in base ad un rapporto si-
In base alla risoluzione n. 152/E del 15 aprile 200820, nallagmatico instauratosi tra soci ed ente (comma
si osserva che lapplicazione alle operazioni di fusio- 2);
ne dellimposta di registro in misura fissa subordi- c) in deroga alla previsione normativa di cui sopra,
nata alla condizione che le stesse avvengano tra so- nei confronti di alcune associazioni (cd. privile-
ciet od enti aventi per oggetto esclusivo o princi- giate) opera una presunzione di non commercia-
pale lesercizio di attivit commerciale o agricola. bilit delle attivit compiute in favore dei soci in
In altri termini, limposta applicabile in misura fis- conformit delle attivit istituzionali, anche die-
sa solo per gli enti di cui allart. 73, comma 1, lett. tro le corresponsioni di uno specifico corrispetti-
b) del D.P.R. n. 917/1986, cio per gli enti com- vo (comma 3). Si ha, quindi, una sorta di istitu-
merciali. zionalizzazione delle attivit commerciali, com-
Se la fusione avviene tra due enti non commerciali, piute in favore di soci.
la risoluzione n. 152/E perentoria: limposta di d) il comma 4 chiude larticolo in esame elencando
registro deve essere applicata nella misura propor- una serie di attivit che sono considerate, sempre
zionale del 3%, cos come dispone lart. 9 della Ta- e comunque, commerciali e, quindi, imponibili,
riffa allegata al D.P.R. n. 131/1986. anche se esercitate dagli enti di cui al comma 3.
Come base imponibile, si ritiene opportuno fare ri-
ferimento al valore del patrimonio netto dellincor- Nota:
porata. 20 In Banca Dati BIG Suite, IPSOA.
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(patrimonio destinato ad uno scopo e soggetto, in quanto privo di base associativa, ad attivit di controllo e
vigilanza da parte della pubblica Autorit).
Solo attraverso un apposito intervento legislativo di riforma della disciplina societaria (D.Lgs. n. 6 del 2003)
stata consentita la trasformazione eterogenea da societ di capitali in associazioni non riconosciute e in fon-
dazioni (art. 2500 septies c.c.) e la trasformazione eterogenea da associazioni riconosciute o da fondazioni in
societ di capitali (art. 2500 octies c.c.).
2.2. Se davvero operasse, in materia, il principio di autonomia contrattuale - come sostiene parte ricorrente - non
si spiegherebbe la ragione per la quale il legislatore abbia ritenuto di disciplinare espressamente i casi di tra-
sformazione eterogenea da societ in associazioni e viceversa, che pure non erano espressamente vietati nel
sistema antecedente alla riforma del 2003.
La tesi di parte ricorrente, secondo cui in ambito civilistico il principio di legalit sarebbe recessivo rispetto al
principio di autonomia contrattuale (di modo che i privati sarebbero legittimati a perseguire interessi merite-
voli di tutela utilizzando strumenti negoziali anche atipici, purch non espressamente vietati dalla legge) nel
caso di specie non conferente, appunto perch non spiega per quale motivo il legislatore del 2003 abbia ri-
tenuto di autorizzare espressamente, dettando una specifica disciplina, ipotesi di trasformazione eterogenea
che pure non erano espressamente vietate dallordinamento giuridico allora vigente e che, pertanto, alla stre-
gua della tesi sostenuta dalla ricorrente, avrebbero dovuto ritenersi implicitamente consentite, in forza del
principio di libert negoziale.
2.3. In realt, proprio tale constatazione induce semmai alla conclusione opposta, e cio a ritenere che nel vigen-
te ordinamento giuridico la trasformazione eterogenea di enti non , in linea di principio, consentita, salvo i
casi in cui sia espressamente prevista dalla legge; e non consentita perch, in tutti i casi di trasformazione
eterogenea, il principio di autonomia contrattuale deve essere necessariamente bilanciato con altri interessi
potenzialmente configgenti, di natura sia pubblica che privata.
2.4. In particolare, nel caso specifico di trasformazione di unassociazione non riconosciuta in fondazione vengo-
no in rilievo, da un lato gli interessi privati dei creditori della costituenda fondazione, dallaltro linteresse
pubblico al conseguimento dello scopo di pubblica utilit per il quale lente stato costituito e in vista del
quale esso viene riconosciuto dalla Pubblica Amministrazione.
Entrambi i predetti interessi sono garantiti dalla solidit e dalla stabilit nel tempo del fondo di dotazione del-
lente, aspetti che il Prefetto tenuto per legge a valutare ai fini delliscrizione dellente nel registro delle per-
sone giuridiche (art. 1 comma 3 D.P.R. 10 febbraio 2000, n. 361).
Tale valutazione preventiva viene ad essere impedita nel caso di trasformazione diretta di unassociazione
non riconosciuta in fondazione in quanto, mancando una fase preventiva di confronto con i creditori dellas-
sociazione (diversamente da quanto previsto in materia societaria dallart. 2500 novies c.c, dove si prevedono
oneri di pubblicit dellatto pubblico di trasformazione e la facolt dei creditori dellente di provenienza di fa-
re opposizione alla trasformazione entro 60 giorni dallultimo adempimento pubblicitario, al fine di ottenere
il pagamento dei propri crediti), nel caso in esame la trasformazione non d alcuna certezza sullintegrit del
patrimonio della neonata fondazione, dal momento che questo, per il principio di continuit dei rapporti giu-
ridici, resta esposto allalea di possibili azioni dei creditori dellassociazione, e come tale non consente al
Prefetto di valutarne lidoneit a sostenere le finalit perseguite dal nuovo soggetto, n tale incertezza supe-
rabile con chiarimenti o documentazione supplementare.
Nemmeno appare applicabile alla fattispecie in esame la disciplina di cui allart. 2500 novies c.c. - come pre-
teso dalla parte ricorrente - dal momento che, trattandosi di norma di carattere eccezionale inserita nel conte-
sto di una disciplina che deroga al generale divieto di trasformazione eterogenea desumibile dal sistema, essa
non suscettibile di interpretazione analogica.
Viceversa, attraverso lestinzione dellassociazione non riconosciuta (previa liquidazione del patrimonio e
soddisfacimento degli eventuali creditori dellente) e la costituzione ex novo della fondazione, si d vita ad
un soggetto giuridico nuovo ed estraneo alle pregresse vicende giuridiche della associazione, delle cui obbli-
gazioni continueranno a rispondere, personalmente e illimitatamente, soltanto i legali rappresentanti che le
hanno contratte, secondo quanto previsto dallart. 38 del cod. civ.
3. Alla stregua di tali considerazioni, ritiene il collegio che possano essere affermati i seguenti principi di diritto:
legittimo il diniego prefettizio di iscrizione nel registro delle persone giuridiche di una fondazione derivante in
via diretta, mediante trasformazione, da unassociazione non riconosciuta, dal momento che la predetta trasfor-
mazione (c.d. eterogenea), non essendo preceduta da un meccanismo preventivo di confronto con i creditori
dellassociazione (come invece previsto in ambito societario dallart. 2500 novies c.c.), espone il patrimonio
della neocostituita fondazione, in forza del principio di continuit dei rapporti giuridici, a possibili azioni dei
creditori dellassociazione, cos impendo al Prefetto, allatto di autorizzare liscrizione della fondazione nel re-
gistro delle persone giuridiche, di verificare preventivamente ladeguatezza del patrimonio dellente alla realiz-
zazione dello scopo statutario, secondo quanto previsto dallart. 1 comma 3 del D.P.R. 10 febbraio 2000, n.
361;
lobiettivo di trasformare unassociazione non riconosciuta in fondazione deve necessariamente essere persegui-
to attraverso la preventiva estinzione dellassociazione (preceduta dalla fase di liquidazione degli eventuali cre-
ditori sociali) e la successiva costituzione ex novo della fondazione quale soggetto di diritto nuovo, autonomo e
titolare di un patrimonio svincolato dalle vicende e dai rapporti giuridici facenti capo alla pregressa associazio-
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ne, come tale suscettibile di essere valutato dal Prefetto sotto il profilo della adeguatezza al perseguimento dello
scopo statutario, ai fini delliscrizione dellente nel registro delle persone giuridiche e del riconoscimento della
personalit giuridica;
lart. 2500 novies c.c., nel prevedere, in ambito societario, la facolt dei creditori dellente di provenienza di fa-
re opposizione alla trasformazione eterogenea al fine di ottenere la liquidazione preventiva dei propri crediti,
detta una disciplina derogatoria rispetto ai principi generali desumibili dal sistema normativo e non pertanto
suscettibile di applicazione analogica alla diversa fattispecie di trasformazione diretta di unassociazione non ri-
conosciuta in fondazione.
4. Alla luce dei principi appena enunciati, ritiene il collegio che nel caso di specie nessuna delle censure proposte
dalla parte ricorrente possa essere condivisa, dal momento che il provvedimento impugnato:
a) non viola il principio di autonomia contrattuale, posto che nella specifica materia tale principio recessivo ri-
spetto al generale divieto, desumibile dal sistema normativo, di trasformazione eterogenea di enti, salvo i casi
espressamente consentiti;
b) non viola i principi di economia dei mezzi giuridici e di semplificazione, giacch la necessit di provvedere al-
la preventiva estinzione dellente associativo e alla successiva costituzione ex novo della fondazione risponde a
ragionevoli esigenze di tutela della solidit patrimoniale di questultima, a sua volta funzionale alla garanzia dei
creditori dellente e al perseguimento dei fini statutari di pubblica utilit dellente stesso;
c) contiene una motivazione certamente adeguata del diniego impugnato, anche alla luce dei precedenti giuri-
sprudenziali in essa richiamati, nei quali i predetti principi sono chiaramente enunciati;
d) non viola le garanzie partecipative dellinteressato, dal momento che lonere di cui allart. 10 bis, L. n. 241 del
1990 non comporta lobbligo di puntuale confutazione analitica delle argomentazioni svolte dalla parte privata,
essendo al contrario sufficiente - ai fini della giustificazione del provvedimento adottato - la motivazione com-
plessivamente e logicamente resa a sostegno dellatto stesso in rapporto alle risultanze complessivamente acqui-
site (Cons. Stato, sez. VI, 06 giugno 2011, n. 3354; T.A.R. Roma Lazio sez. II, 05 marzo 2012, n. 2214);
e) si fondato su unistruttoria adeguata, ragionevole e non meramente emulativa, finalizzata in modo particolare
a valutare lidoneit del patrimonio dellente a realizzarne i fini statutari, secondo quanto prescritto dalla nor-
mativa di settore;
f) non ha valutato aspetti ultronei rispetto a quelli previsti dalla legge ai fini del riconoscimento della personalit
giuridica, dal momento che la verifica della adeguatezza patrimoniale dellente richiedente , al contrario, uno
dei compiti precipui affidati dalla legge al Prefetto territorialmente competente.
5. Infine, nessuna evidenza processuale conforta la supposizione di un atteggiamento preconcetto dellAmmini-
strazione procedente. Tutte le integrazioni istruttorie sono state richieste dalla Prefettura in data antecedente allac-
quisizione del parere (sfavorevole) del Ministero, a seguito del quale lufficio ha correttamente interrotto ogni atti-
vit istruttoria e comunicato al richiedente la sussistenza di motivi di per s ostativi allaccoglimento dellistanza.
6. La correttezza e la doverosit del comportamento serbato dellAmministrazione intimata escludono la sussisten-
za di un fatto ingiusto ad essa imputabile, presupposto essenziale della domanda risarcitoria proposta dalla parte
ricorrente, che va quindi anchessa respinta.
7. In conclusione, alla luce di tutte le considerazioni fin qui svolte, il ricorso va respinto perch infondato sotto tut-
ti i profili dedotti.
8. Le spese di lite possono essere interamente compensate tra le parti, ricorrendone giusti motivi per la singolarit
e la complessit delle questioni esaminate.
P.Q.M.
Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Piemonte (Sezione Prima), definitivamente pronunciando sul ricorso
indicato in epigrafe, lo respinge e compensa le spese di lite.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dallautorit amministrativa.
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Quesito
LEnte di culto ALFA, con sede in. ....., in via........., ha intenzione di portare a termine lunificazione tra lEnte
medesimo e lEnte di culto BETA, con sede in. ....., via......; unificazione peraltro gi autorizzata dai competenti
organi della Santa Sede.
Lunificazione tra due Enti Religiosi, entrambi dotati di personalit giuridica, avverr tramite una fusione per incor-
porazione in cui lEnte Incorporante la ALFA.
Al riguardo listante rileva, sotto il profilo civilistico, che la Corte di Cassazione con sent. n. 1476 del 23 gennaio
2007 ha stabilito che la fusione pu avvenire legittimamente anche tra due soggetti che non sono societ commer-
ciali.
In relazione a quanto sopra, pertanto, listante fa altres rilevare che la fusione stessa civilisticamente riconosciu-
ta se avviene tra due enti religiosi senza scopo di lucro, dotati ovviamente di personalit giuridica.
Ai fini anche fiscali, prosegue la societ, la fusione tra i due enti non commerciali equivale ad una successione a
titolo universale in quanto lente incorporante subentra in tutti i diritti di quello incorporato.
Pertanto, tutti i beni patrimoniali diventano, a seguito della fusione, di propriet dellente incorporante ed il pas-
saggio di detti beni ancorch costituire leffetto di una operazione cosiddetta realizzativa, sarebbe unicamente un
effetto giuridico derivante dalla medesima operazione di fusione.
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Qualora, invece, detti beni non confluiscano in unattivit dimpresa dellEnte incorporante, gli stessi si considera-
no realizzati a valore normale - in analogia a quanto disposto dallarticolo 171, comma 1 del Tuir in materia di tra-
sformazione eterogenea - generando plusvalenze imponibili a causa della loro destinazione a finalit estranee al-
lesercizio dellimpresa.
Per i beni relativi allattivit istituzionale e non commerciale dellente incorporato occorre distinguere a seconda
che gli stessi confluiscano o meno, in conseguenza delloperazione di fusione, nellattivit dimpresa esercitata
dallente incorporante.
Nel primo caso (cio beni non relativi ad impresa che confluiscono nellimpresa), si applica in via analogica larti-
colo 171, comma 2 del Tuir che, in caso di trasformazione da ente non commerciale in societ commerciale, rin-
via alle disciplina del conferimento per i beni non ricompresi nellazienda o nel complesso aziendale dellente
stesso.
Lassimilazione del conferimento alla cessione a titolo oneroso, rilevante ai fini delle imposte sui redditi ai sensi
dellarticolo 9 del Tuir, comporta che i beni in ipotesi, qualora confluiscano nella sfera commerciale dellente in-
corporante, devono intendersi realizzati in base al valore normale, generando in capo allente incorporato, sempre
che ne sussistano i presupposti, una plusvalenza imponibile ai sensi degli articoli 67 e 68 del Tuir.
Nella seconda ipotesi (cio beni non relativi allimpresa, che confluiscono nellattivit istituzionale dellincorpo-
rante), loperazione sar fuori dal regime dimpresa.
Ai fini dellimposizione indiretta, si ricorda che i passaggi di beni a seguito di atti di fusione o di trasformazione di
societ e di analoghe operazioni poste in essere da altri enti non sono soggetti ad IVA, ai sensi dellarticolo 2,
comma 3, lettera f) del D.P.R. n. 633 del 1972. I relativi atti devono essere assoggettati, pertanto, allimposta di re-
gistro.
A tale riguardo, la tesi sostenuta nellistanza di interpello per cui limposta di registro si applicherebbe in misura
fissa, non condivisibile.
Ai sensi dellarticolo 4, comma 1, lettera b) della Tariffa, parte prima, allegata al D.P.R. n. 131 del 1986, infatti,
lapplicazione alle operazioni di fusione dellimposta in misura fissa subordinata alla condizione che le stesse
avvengano tra societ od enti aventi per oggetto esclusivo o principale lesercizio di attivit commerciale od agri-
cola.
Nel caso in esame, invero, loperazione di fusione interviene tra due enti non commerciali, per i quali lattivit
commerciale da considerare, pertanto, oggetto non esclusivo o principale dellattivit dimpresa.
Ne consegue che, nel caso di specie, limposta di registro deve essere applicata nella misura proporzionale del
3%, cos come dispone larticolo 9 della Tariffa allegata al D.P.R. n. 131 del 1986.
Le Direzioni Regionali vigileranno affinch i principi enunciati nella presente risoluzione vengano applicati con
uniformit
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