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CAPITOLO UNO

CONCETTI FONDAMENTALI

Nell’affrontare il corso di organizzazione e pianificazione del territorio, il primo passo sta


nel fornire una definizione del concetto di organizzazione e di quello di pianificazione.
L’organizzazione può essere definita come il modo in cui il territorio recepisce la presenza
dell’uomo e come l’uomo riesce, a sua volta, ad influenzare il territorio in cui si trova. In
questa ottica hanno una predominanza gli aspetti naturali, come ad esempio la presenza
di un fiume o di alcune montagne che determinano la forma di una città in quanto ne
possono limitare o favorire la crescita e la sua evoluzione.
Per comprendere bene l’organizzazione di un territorio si può portare come esempio una
qualunque cittadina medievale (fig. 1).

Figura 1 - Schema di città medievale.

Al centro di questa immagine si nota quello che è considerato il centro storico, con le case
dei signori locali e le principali funzioni amministrative e politiche (il Comune, il Municipio,
la Chiesa ecc…). Al di là del ponte ci sono le case del popolo vicino alle quali nascevano
le prime attività industriali e dell’artigianato locale, mentre intorno al centro storico erano
concentrate le produzioni agricole che dovevano rifornire i palazzi dei signori. Questo è il
tipico esempio di organizzazione del territorio, limitato e condizionato in questo caso dalla
presenza del fiume.
La pianificazione, invece, può essere definita come il modo in cui l’uomo modifica il
territorio e lo adatta ai suoi scopi; pertanto non sono più gli aspetti naturali ma è l’uomo ad
essere in primo piano.
Pianificare significa quindi decidere dove e come sistemare gli “oggetti” sul territorio. In
molti casi, man mano che il territorio cresce e si sviluppa una pianificazione coordinata ed
efficace si rende necessaria e per questo sono le stesse amministrazioni a provvedere alla
costruzione di Piani Regolatori che forniscono, come dice la parola stessa, le regole da
seguire nell’uso del territorio.

1.1 Il concetto di territorio


Molto variegato è lo spettro d’uso del termine territorio, poiché il significato geografico che
si vorrebbe prevalente – nel senso di spazio organizzato dal processo di territorialità di un
gruppo umano –, si intreccia con quelli del linguaggio comune e di quello politico
amministrativo.
Spesso il termine territorio coincide con il territorio statale, ma una sua definizione più
esatta può essere data solo mettendolo in relazione al luogo dove ci si trova.
In Germana, ad esempio, il territorio coincide con il territorio statale ed è quindi un’unità
politico-spaziale. Nella storia tedesca a partire dal XIII secolo il territorio dei signori locali e
delle città Stato in contrapposizione all'
impero (Reich), che non aveva più alcun possesso
terriero diretto. Con la dissoluzione delle antiche Signorie e con la loro aggregazione in più
vaste unità si sono formati gli Stati territoriali, che in parte hanno portato agli attuali Lander
della Germania.
Nei Paesi anglosassoni invece il territorio indica le più piccole porzioni territoriali di uno
Stato con due significati ben distinti:
a) territorio incorporato (incorporated territory), una porzione di uno Stato che si trova
ancora in via di sviluppo ma che ha già alcune sue caratteristiche peculiari (ad es. i
Territori di NordOvest nel Canada);
b) territorio non incorporato (unincorporated territory), una porzione di uno Stato, che
non possiede gli stessi diritti delle altre regioni o province, ad esempio le colonie
britanniche come l’India nell’800.
Nell’Unione Francese, il termine territoire indica regioni unitarie o gruppi regionali (ad es. i
Territori d'
Oltremare, come la Polinesia francese).
Infine in italiano, territorio è termine comune per indicare genericamente una parte, spesso
indeterminata, della superficie terrestre abitata, vissuta e organizzata dagli uomini ed è
spesso sinonimo di “spazio geografico”.
Oltre ad analizzare cosa si intenda per territorio bisogna anche comprendere come esso si
manifesti.
Prima di tutto che il territorio si manifesti in concreto con situazioni di conflittualità sembra
fuori discussione, gli esempi sono sotto i nostri occhi e spaziano dai comportamenti dei
singoli individui a quelli delle associazioni, delle imprese, delle regioni e dei Paesi. Basti
pensare alla ex-Jugoslavia o allo stato di Israele.
In secondo luogo si manifesta in chiusure dello spazio – la porta dell’appartamento, il
recinto dell’abitazione, il confine politico militarmente presidiato, le mura delle città
preindustriali e le muraglie a difesa dai barbari (esempi: il Vallo di Adriano, la Grande
Muraglia cinese, il Muro di Berlino) – ora immediatamente percepibili per la loro
materialità, ora appena ricostruibili attraverso modelli, come le aree di mercato o di
gravitazione per servizi. Il continuo proliferare di nuovi confini, il venir meno o il
trasformarsi dei precedenti, si traduce in un accavallarsi, nello spazio, di barriere
geografiche fatte dall’uomo che distorcono le relazioni di distanza fisica tra i luoghi.

1.2 Locale e globale


A stretto rigore è locale quel che si riferisce ad un singolo luogo – un elemento dello
spazio geografico di tipo puntiforme, lineare o areale, delimitato o delimitabile in maniera
variamente definita – e globale quel che concerne il globo terrestre nella sua totalità.
Tuttavia, un dato luogo si presenta come elemento unitario soltanto in relazione ad un
particolare livello di osservazione; se muta il livello, si configura o come un insieme di
luoghi meno estesi, oppure come uno dei tanti componenti di una più ampia unità globale.
Facciamo un esempio per chiarire quest’ultimo concetto. L’impatto e l’importanza della
città di Sulmona cambiano se consideriamo diversi livelli di osservazione: ad esempio per
un abitante di Sulmona la sua città rappresenterà il centro della sua vita in quanto luogo in
cui vive, lavora, va a scuola e così via. Per un cittadino abruzzese, invece, Sulmona
potrebbe rappresentare un luogo in cui fare affari più o meno spesso, dove venire in
vacanza tutti i fine settimana o dove andare a scuola da una località vicina. Salendo di
livello per un abitante di Roma Sulmona potrebbe rappresentare semplicemente un luogo
in cui passare una breve vacanza o in cui venire di rado per altri interessi, e ancora di più
per altri cittadini che abitano a diverse centinaia di Km da Sulmona, questo luogo potrebbe
non avere alcuna importanza e potrebbero non visitarlo mai nella loro vita.
In Italia comprendere bene la differenza che esiste tra un fenomeno locale e uno globale è
assai complesso. Infatti, se si considera la classe dei luoghi delimitati da confini
amministrativi o politici, il livello di massimo dettaglio è rappresentato, nel nostro Paese,
dal comune e quello minimo dall’unità statale Italia, mentre su livelli intermedi si collocano
le province e le regioni, alle quali per alcuni aspetti si possono assimilare le aggregazioni
di tessere amministrative, istituite per conseguire determinate finalità (come le Comunità
montane) o per facilitare la comunicazione di informazioni statistiche ufficiali su di esse
(come erano in origine le Regioni agrarie e le stesse regioni amministrative).
Per meglio comprendere l’importanza del locale e del globale possiamo analizzare la
figura 2, considerando che una rete globale consente di trasferire nel locale eventi lontani
nello spazio provocando una serie di azioni e retroazioni.

Figura 2 - Sistemi locali e reti globali.

Nella figura si notano, nella parte bassa, alcuni Comuni indicati con le lettere da A a F,
riportate sopra con i confini amministrativi presi in piano.
Considerando come esempio l’industria dei confetti, nella riga successiva sono indicati i
punti vendita al dettaglio di confetti nel territorio considerato. Il primo livello che dobbiamo
analizzare è R1, un livello chiamato locale, in cui sono indicati i negozi che vendono
confetti nei diversi Comuni rappresentati (avremo così un negozio nel Comune A, quattro
nel B, tre nel C e così via.
Il secondo livello, R2, è detto interlocale, ovvero non si tratta più di singoli negozi ma, ad
esempio, di industrie produttrici. Non è necessario che in ogni Comune ci sia un’industria,
infatti queste risultano presenti solo nei Comuni B, D ed E. In questo caso si nota che i
Comuni C e D non sono direttamente connessi anche se ciò non impedisce ai due Comuni
di stabilire relazioni indirette.
Salendo di livello si arriva a R3, rete detta sovralocale o nazionale. In questa rete
possiamo ad esempio considerare le industrie presenti sul territorio che hanno una
distribuzione nazionale. In questo caso abbiamo un’industria in C e in E. Questo sta a
significare che nel Comune C è presente un’industria di confetti che non ha interesse a
distribuire a livello R2, ma solo a livello R3.
Lo stesso accade a livello R4, detto globale, in cui una sola industria, localizzata nel
Comune B, ha scelto di dedicarsi ad un mercato mondiale trascurando i due livelli più
bassi (R3 e R2). Il passaggio da un livello ad un altro non è immediato e soprattutto
avviene con dinamiche assai differenti da luogo a luogo. Ad esempio in E l’industria a
livello R2 è la stessa che ha anche una distribuzione a livello R3, mentre in B le industrie
che si trovano in R2 e R4 sono diverse. Questo accade perché un’industria può avere
maggiore convenienza ad essere presente solo ad un livello a seconda delle condizioni in
cui opera.
In merito sembra utile il richiamo alle due modalità fondamentali della rappresentazione
geografica, così delineate dal Dematteis:
«Una è quella locale del singolo territorio, in cui lo spazio significa prossimità e
presuppone interazioni tra soggetti attori (o potenziali attori), in presenza di un dato
insieme di risorse e di un milieu locale specifico. Un altro livello è quello sovralocale,
tendenzialmente globale, dove lo spazio è dato dalle reti di flussi e di relazioni materiali e
«immateriali» che legano tra loro i diversi territori, indipendentemente dalla distanza
reciproca».

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