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CONCETTI FONDAMENTALI
Al centro di questa immagine si nota quello che è considerato il centro storico, con le case
dei signori locali e le principali funzioni amministrative e politiche (il Comune, il Municipio,
la Chiesa ecc…). Al di là del ponte ci sono le case del popolo vicino alle quali nascevano
le prime attività industriali e dell’artigianato locale, mentre intorno al centro storico erano
concentrate le produzioni agricole che dovevano rifornire i palazzi dei signori. Questo è il
tipico esempio di organizzazione del territorio, limitato e condizionato in questo caso dalla
presenza del fiume.
La pianificazione, invece, può essere definita come il modo in cui l’uomo modifica il
territorio e lo adatta ai suoi scopi; pertanto non sono più gli aspetti naturali ma è l’uomo ad
essere in primo piano.
Pianificare significa quindi decidere dove e come sistemare gli “oggetti” sul territorio. In
molti casi, man mano che il territorio cresce e si sviluppa una pianificazione coordinata ed
efficace si rende necessaria e per questo sono le stesse amministrazioni a provvedere alla
costruzione di Piani Regolatori che forniscono, come dice la parola stessa, le regole da
seguire nell’uso del territorio.
Nella figura si notano, nella parte bassa, alcuni Comuni indicati con le lettere da A a F,
riportate sopra con i confini amministrativi presi in piano.
Considerando come esempio l’industria dei confetti, nella riga successiva sono indicati i
punti vendita al dettaglio di confetti nel territorio considerato. Il primo livello che dobbiamo
analizzare è R1, un livello chiamato locale, in cui sono indicati i negozi che vendono
confetti nei diversi Comuni rappresentati (avremo così un negozio nel Comune A, quattro
nel B, tre nel C e così via.
Il secondo livello, R2, è detto interlocale, ovvero non si tratta più di singoli negozi ma, ad
esempio, di industrie produttrici. Non è necessario che in ogni Comune ci sia un’industria,
infatti queste risultano presenti solo nei Comuni B, D ed E. In questo caso si nota che i
Comuni C e D non sono direttamente connessi anche se ciò non impedisce ai due Comuni
di stabilire relazioni indirette.
Salendo di livello si arriva a R3, rete detta sovralocale o nazionale. In questa rete
possiamo ad esempio considerare le industrie presenti sul territorio che hanno una
distribuzione nazionale. In questo caso abbiamo un’industria in C e in E. Questo sta a
significare che nel Comune C è presente un’industria di confetti che non ha interesse a
distribuire a livello R2, ma solo a livello R3.
Lo stesso accade a livello R4, detto globale, in cui una sola industria, localizzata nel
Comune B, ha scelto di dedicarsi ad un mercato mondiale trascurando i due livelli più
bassi (R3 e R2). Il passaggio da un livello ad un altro non è immediato e soprattutto
avviene con dinamiche assai differenti da luogo a luogo. Ad esempio in E l’industria a
livello R2 è la stessa che ha anche una distribuzione a livello R3, mentre in B le industrie
che si trovano in R2 e R4 sono diverse. Questo accade perché un’industria può avere
maggiore convenienza ad essere presente solo ad un livello a seconda delle condizioni in
cui opera.
In merito sembra utile il richiamo alle due modalità fondamentali della rappresentazione
geografica, così delineate dal Dematteis:
«Una è quella locale del singolo territorio, in cui lo spazio significa prossimità e
presuppone interazioni tra soggetti attori (o potenziali attori), in presenza di un dato
insieme di risorse e di un milieu locale specifico. Un altro livello è quello sovralocale,
tendenzialmente globale, dove lo spazio è dato dalle reti di flussi e di relazioni materiali e
«immateriali» che legano tra loro i diversi territori, indipendentemente dalla distanza
reciproca».