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Pirandello dialettologo* E noto, e ce V’ha detto lui stesso', che Luigi Pirandello, iscrittosi nel 1886 alla Facolta di lettere di Palermo, dove frequentd i corsi di Fraccaroli, Mestica e Pais, si trasferi 'an- no seguente alla Facolt3 di lettere di Roma, dove si orient® verso la filologia romanza, incoraggiato dallinsigne maestro di quella materia Ernesto Monaci. Venuto perd a contrasto col professor Onorato Occioni, docente di latino e preside della Facolt8, fu consigliato dal Monaci (che «mi aveva preso aben volere» e «aveva compreso il mio carattere tenace per quanto possa parer bizzarro») di terminare gli studi in Ger- mania, «Mi decisi pertanto di recarmi nella dotta Germania e scelsi la universitA di Bonn, nella quale citta e nel qual cen- tro di studi trovai un ambiente molto adatto al mio tempera- mento € alle mie ricerche letterarie ¢ filosofiche. Presi nel matzo del 1891 la aurea di dottore in filologia romanza con grande soddisfazione dell’indimenticabile mio maestro roma- xno Emesto Monaci ed il seguente anno scolastico restai an- cora a Bonn in qualitA di lector di lingua italiana nelPuni- versita», La scelta di Bonn, per la quale devono essere stati decisivi il consiglio e i buoni uffci del Monaci, non era senza motivo. Di lf si era irradiata per decenni Popera del fondatore della + Presentasione della sistampe anata della tsi di dota Pirandalio Laate nd Lautontlchelang der Mandar oo" Gress (ae 4:5" 692), Elton! Matlin, Disa x975. 02 "Sin nel curicadum vitae pabbicat in calc lla dssrtaionedotesle (0,30), sa nel {Frammento daobiogrep) dettat allamico big Spe nl Boh (rat rm Sau poi so enh ata Mo Vex up ian sp, deo nfl came eee PIRANDELLO DIALETTOLOGO 17 linguistica e filologia romanze Friedrich Diez; If, quando vi giunse il giovane Pirandello, ne continuava l’insegnamento ‘Wendelin Forster, studioso di fonetica storica, etimologista € dialettologo, oltre che editore di antichi testi francesi ita- liani, La grande fioritura di indirizz, di cattedre, di riviste, cche tra la prima e la seconda meta del secolo aveva fatto del ‘mondo germanico il crogiuolo degli studi neolatini, aveva so- stituito in Germania (e di riflesso in Francia) la fase roman- tica e pionieristica di quegli studi (rappresentata da un Au- gust Wilhelm Schlegel, un Claude Fauriel e un Francois Ray- nouard) con una metodologia pid rigorosa e positiva: lo sto- ricismo si era fatto microscopico, la filologia documentaria e Jachmanniana, la categorizzazione dei fatti comparativa e si- stematica. Le pagine che Gustav Grdber dedica alla storia della linguistica e filologia romanze nel primo volume del celebre Grundriss der romanischen Philologie (Strassburg 1888) fanno magistralmente il punto di queste discipline al- Parrivo di Pirandello nella loro culla universitaria, immedia- tamente prima della pubblicazione della Grammatik der ro- manischen Sprachen di Wilhelm Meyer-Liibke (1890-1902), che costituf il culmine della sintesi neogrammatica in cam- po neolatino, e durante Pincubazione della geografia lingui- stica, Questa lane alta dll romanistca ma I ines basen era passata per IItalia, raziadio Ispia-Ascoli coi Saggi ladini (x873) aveva proposto un modello d'indagine e di de- séfizione dialettologica che s'impose a tutte le monografie dialettali. Esso, spogliando fonti antiche e moderne, confer- mate e integrate da inchieste di campo, puntava (pur senza cscludere, slmeno programmaticaments, fat! morfologid, sintattii e lessicali) "sui fattifonetii, presentandoli nei qua’ dri del vocalismo tonico e atono, del consonantismo e degli «accidenti generali» e comparando la fase romana di parten- za con la fase romanza di artivo, nelPintento «non... solo di studiare o compara... singoli idiomi o singole fasi di favelle pi o meno prominenti e disformi, ma... principalmente di ricomporre, nello spazic e nel tempo, una delle grandi unit’ 2 Il programma di estendere i Sage ladini oltre i confini della fonetica Ascoli lo ateud in parte nel volume VII (3880-83) delle Archivio glotto- loko iano col Sai di worfloi eel sopra (p48. 178 FRA GRAMMATICA E RETORICA del mondo romano», quella unita che «si rifrange in mitabile guisa anche per entro a un singolo dialetto»’, ‘A Bonn Pirandello segus per tre semestri (dal semestze invernale 1889-90 al semestre invernale 1890-91) i corsi di Biicheler e di Férster; e questi lo ammise al suo seminario filologico, di cui fu per due semestri sodalis ordinarius. Don- de la tesi di dottorato, dedicata al maestro tedesco, che da tempo coltivava con particolare interesse i dialetti della Sici- lia e della Sardegna ed aveva indotto un suo discepolo, Mat- thias Hiillen, a trarre dai testi scritti reperibili in Germania «adie erste ~ afferma Pirandello — wissenschaftliche Bearbei- ‘tng des Sicilianischen»: cio? la monografia Vokealismus des Alt- und NewSicilianischen, pubblicata a Bonn nel x884. In verita il lavoro di Hiillen era stato preceduto, in Germania, da quello di Fr. Wentrup, Beitrige zur Kenntniss der Sicilia. nrischen Mundart (x859), che, nonostante le gravi imperfe- zioni, fu davvero il primo tentativo di descrizione del dialetto siciliano, tanto che ebbe Ponore di essere tradotto e integrato dal Pitré nel 1875*. Ma solo con la «Bonner Dissertation» di Hillen comincid lanalisi minuta e sistematica del foneti- smo siciliano sulla base di larghi spogli antichi e moderni, questi ultimi dalle raccolte del Pitré, del Salomone-Marino € dell’ Avolio; analisi tuttavia inficiata ~ rilevd il Mussafia’ — dalla mancanza di cid che & condizione essenziale alla sicura desctizione di un dialetto maderno: la presenza di testi esat- tamente «uditi» ed esattamente fissati in scrittura fonetica. Al difetto del Hiillen volle ovviare uno scolaro del Gréber, Heinrich Schneegans, come si ricava dal titolo del suo stesso saggio: Laute und Lautentwickelung des Sicilianischen Dia- lectes nebst einer Mundartenkarte und aus dem Volksmun- de gesammelten Sprachproben (Strassburg 1888); opera che pet la prima volta affronta tutto il fonetismo siciliano, lo compara con quello di altri dialetti delf'Italia meridionale, e traccia anche cartograficamente i confini tra i gruppi subdia- lettali della Sicilia. Lo spoglio dai testi scritti, antichi e mo- deri, 8 ancora piti vasto di quello di Hiillen; ma ¢ notevole + Archivio glottologic tlanon, x8 <2. + Gre ecto, Sebo d tora della eletlogia lana, in «Bol Jeti store extant, v, 2040, PP. 4363. Mo elicratarbae fir gomeniche end romanische Philologice, vz, 1886, e238 se PIRANDELLO DIALETTOLOS0 179 il fatto che dei moderni Pautore tiene in particolare conside- razione quelli scritti in grafia foneticamente accurata, si pre- cccupa di chiarire i suoi dubbi sulle parlate locali consultan- do persone residenti, e infine raccoglie lui stesso, a Messina, dalla viva voce canti e racconti popolati, li trascrive con se- gni diacritici e su di essi fonda principalmente i suoi tilievi («Auf dieser oralen Grundlage baut sich meine Arbeit zu- niichst auf», p. 4). Ai sicilianisti fv partibus si erano andati correlando i sici- lianistiindigeni, da Corrado Avolio a Giacomo De Gregorio, privilegiati sui primi da‘la conoscenza nativa del dialetto (da ‘una effettiva «competence», chomskianamente parlando), in fetiori ad essi per pteparazione linguistica. E come, del resto, lo Schneegans, conoscitore diretto del solo messinese, pec- cava nella trattazione degli altri sottodialetti, non bene deli- mitando i loro confini e le loro isoglosse e confondendo livelli sociale stilistici diversi, cost il De Gregorio, polemico con lo Schneegans che dei suoi Appunti di fonologia siciliana (1886) aveva dato un giudizio non privo di tiserve, nel pid ampio Saggio di fonetica siciliana (1890) fondava la sua trattazione sul palermitano, trascurando (secondo il competente giudi- zio del Piccitto)" gli altri dialetti, specie i sudorientali. «La maggior debolezza dei cue lavori [quello dello Schneegans e quello del De Gregorio] — scrive appunto il Piccitto — consi- steva specialmente nella confusione ingenerata dalla mesco- lanza di clementi disparati di vari dialetti; e ad evitare que- sta confusione si abbanconano da questo momento i lavori di indole generale che si erano avuti dalla seconda monografia del Wentrap’ in poi, e si ritorna in fondo al tentativo del- LAvolio nelPintroduzione dei Canti popolari di Noto, pren- dendo in esame un singolo dialetto. I primo e forse il mic aor in senso aseolvo di quest! avor & quello del Pitan illo». Le fonti dichiarate da Pirandello nella prefazione sono i saggi specifici di Hllen e di Schneegans, la gid classica Gram- matik der romanischen Sprachen del Diez, uscita in terza edizione a Bonn tra il 1870 e il 1872 (tutta puntata sulle sgrandi lingue nazionali e parchissima verso i dialett), il pri- 4 Nelfarticolo prima citao * Beitrige zur Kenntniss des Sicliaiscben Dialectes, Halle 1880, 180 FRA GRAMMATICA E RETORICA mo volume della Grammatik der romanischen Sprachen (I. Lautlebre, Leipzig 1890) del Meyer-Liibke, tanto aperta ai fatti dialettali da includere negli specchi comparativi i dia- letti (appunto il siciliano) al medesimo livello delle lingue nazionali, ¢ la Italienische Grammatik dello stesso autore (Leipzig 1890), che nella prefazione la dichiarava «in gewis- sem Sinne eine Ergiinzung fiir die italienischen Theilen der romanischen», ¢ tale eta in effetti, perché i dialetti italiani attingeva da un pit largo numero di testi (peril siciliano da L'Italia dialettale dell’Ascoli, dall'Introduzione allo studio del dialetto siciliano dell’Avolio, Noto 1882, dall’Ueber die Sprachtormen der dltesten sicilianischen Chroniken del Pat selle, Halle 1883, dal Hiillen, dagli Appunti di fonologia si- ciliana del De Gregorio, ¢ dallo Schneegans; oltre il vocabo- latio del Traina). Pirandello fa inoltre riferimento alle brevi raccolte foleloriche di Gaetano Di Giovanni, che, per quanto non scritte in grafia fonetica, gli fornivano testi agrigentini e gli davano affidamento per essere il diligente autore nativo di Casteltermini, cio della provincia di Girgenti. Nel corso della trattazione emergono, da citazioni puntua- li, altri nomi: Flechia, Caix, Mussafia, Férster, D'Ovidio, i vocabolati del Diez e del Traina, e in appendice’ il Saggio (indicato erroneamente come Appunti) di fonetica siciliana del De Gregorio, giunto a Bonn troppo tardi perché Piran- dello potesse fare qualcosa di pid che rilevare in extremis al- cune coincidenze o dissensi, Ma se Vignoranza del Saggio del De Gregorio (come osserva i Piccitto) non gli nocque gran che, la sua comparsa lo indusse a rallegrarsi di vedere «meine siisse Muttersprache» fatta segno di ricerche tanto app! fondite e persistenti che le grandi lince del fonetismo si liano ne uscivano ormai definite, mentre per una descrizione piti completa, che seguisse la screziata varieta degli sviluppi locali, occorreva ancora un gran numero di ricerche partico- lati, condotte — possibilmente da siciliani ~ «iiber die laut- * Veramente Yesemplare ual della tsi si chiode, alle pp. s0-s cal curriculum vitae del cindideto,seitio in latino, e con git argomnent di die Scuuione (Thesen) peril ito della Inangualdésertation Aled eserpla, ‘Sridcnscosnte non oficial e cat succckivamentc, presctano ae Hote Spo sepia onl see op. § Meson, de tito asent, unappendie se sggio di fonctica siciiana di Giacomo De Gregorio. Nella presente tiprodazione abbismo voluto che, completezza, comperissro le pp. 502 dl entrambe le redazioni. PIRANDELLO DIALETTOLOGO x81 lich irgend wichtigeren Punkte unserer herzlichen Insel» (pp. 50 sg.); ricerche di cui la sua poteva costituire un esem- pio, fondata com’era, oltre e prima che su fonti specifiche ¢ su una pit generale preparazione linguistica, sulla indigenitd dell’autore, da lui stesso dichiarata Ia sua fonte pid sicura: «Schr viel aber hat es mir auch geholfen, dass ich aus der Provinz Girgenti gebiirtig bin und in mir selbst die beste Grundlage meiner Arbeit gefunden habe» (p. 2). L’allievo del Monaci e del Férster, ammiratore dell’Ascoli e del Meyer- Liibke’, parco estimatore dei sicilianisti autoctoni e paladino di una filologia romanza di livello scientifico («To studio, con vivo amore e con assidus cura, flologia romanza, e ’opinione dicui son seguace & quella della scienza a cui mi son dato») "; il sicilianista siciliano si trovava dunque sollecitato dalle ra- gioni di una dialettologia indigena, la cui esigenza prima ~ di luna testimonianza autentica che fermasse sul terreno le si gole isoglosse (V’esigenza che indurr Clemente Merlo a ser- vitsi, nella monografia sal dialetto della Cervara per la colle- zione «I dialetti di Roma ¢ del Lazio» ispirata ad Ernesto Monaci, di un informatore quasiclocale, il romano de Roma ‘Amerindo Camilli)" — era sentita e condivisa dagli stessi cul- tori della dialettologia exogena: «Monographien iber einzel- ne lebende Mundarten - osservava il Meyer-Libke recen- sendo molto favorevolmente la monografia pirandelliana — thun der romanischen Sprachwissenschaft jetzt am meisten Noth, Die Grundztige der Entwicklung sind fast iiberall Klar gelegt, die Begrenzung der Lauterscheinungen aber ist das nothwendige Bedingniss fir die Lésung weiterer Fragen. Dass die Eingebornen dabei vor uns Ausliindern einen be- deutenden Vorsprung haben, ist selbstverstiindlich und wir selber werden uns iber Untersttitzung von ihnen am aller- + To Pho let fil Premio dell Ascol al“Archivio glotologio itline so" tos fue ley pee gute at pag som cou sass onward alla ponte mens aon pid sata a hnghe e severe of Fc fae liao nu ola Ge rial, lo dco, con le pale del MeyesL.Sbke, Ber a as Tealtonsebe Gremmatily bo che se non va ented die EOE jar magia e ego di tutta cOnsderaione wy da Perla slita gut nd elle ingue :850) te rimasoutio, Sugg Poe, seit’ oad Gy Pe etoniio, Sagi, poe, srt vari ctv. 884 ® Gunmen, Fonologia del dialetto della Cerears, Roma 1922, px. 182 FRA GRAMMATICA E RETORICA meisten freuen, namentlich wenn sie in so bescheidener und zugleich so befriedigender Form geschieht wie in der vorlie- genden Arbeit» *, Proprio in forza di una dialettologia bifo- cale Pirandello era stato in grado di integrare e rettificare i dati del Meyer-Liibke e dello stesso Schneegans, che egli con- siderava il proprio immediato predecessore; € appunto in quelle aggiunte e rettficazioni Jo Schneegans vide il pregio del saggio pirandelliano, non nella descrizione dei caratteri principali del dialetto di Girgenti, definiti secondo lui gia da tempo ¢ quindi inutilmente ripetuti: «Die Haupteigentiim- Tichkeiten der Mundart von Girgent waren schon festge. stellt. So bestand eigentlich Pirandello’s Aufgabe nur in der Erginzang oder Richtigstellung des bishergelieterten.. Von ‘Wert ist alsdann die Arbeit insofern man sie als Erzeugnis eines Einheimischen zur Kontrolle der Angaben Fremder ber den Dialekt benutzen kann». Ma 'Einzelnuntersu- chung che Pirandello si proponeva, per quanto modesta e ri- stretta al settore fonetico, non poteva mortificarsi nella for- ma di un «addenda et corrigenda» delle opere precedenti; troppo presente e attivo era in lui il senso della unita indivi- dua, oggi diremmo struttura, del suo parlare materno, per inunciare a presentatla intera a se medesimo e agli altri, Sen- za uguali fondamenti, e appunto garanzie, egli si sarebbe mos- so nel versante ecdotico della filologia romanza, se avesse re lizzato quella edizione critica dei sonetti di Cecco Angiolieti progettata prima del 1896", della quale pud darci una idea Ia recensione a quella di A’ F. Masséra (Bologna 1906)". «Qual 2 — egli si domanda 0 quale dovrebbe essere 'ideale d’una edizione critica? Ricostituire il testo sui mss. diligen- temente esaminati in ordine all’et, all’autorit’, al contenuto ce vagliatie raffrontati ecc., per modo che esso s'accosti in tut- toe per tutto, quanto pit sia possibile, all’originale perduto. Che cosa fanno, invece, in genere, i compilatori di edizioni cost dette critiche? Riconoscono tutti la abituale tendenza ® eLiteratusblatt fir germanische und somanische Pbilologie>, xt, 1891, P3754 1 Eelachrift fie romanische Philologie, x¥, 3891, p. 37%. Goin il tao contose nella sets Up proves’ el emorista dl secolo itt (1896), if PIRANDELLO, Saat, poesia, srt vari Gt, p.238. '°T sonettt di Cecco Angoler! (1908), in PRANDELLO, Sage, poesie, seriti var it pp. 283 88 PIRANDELLO DIALETTOLOGO 183 negli antichi amanuensi a rivestire delle particolarita foneti- che e morfologiche del loro dialetto i testi da essi copiati che fossero stati composti originariamente in altro dialetto; rico- noscono che i mss, sono spessissimo irti di scorrezioni dogni sorta, pet ignoranza o per negligenza dei menanti...3 ¢ poi? poi, tranne qualche correzioncina, timida anche nei casi pit ‘owvii, non sanno discostersene d’un punto; riproducono rigo- rosamente quei mss., seguono, e se ne vantano, fedelissima- ‘mente quegli amanuensi anche nelle loro incostanti abitudini ortografiche; e, quando il materiale si trovi diffuso in piti co- dici, tolgono come niente ai loro testi “criticamente” ricos tuiti (!) Punita fonetica e morfologica, e non tentano di ripti- stinare il perduto color vernacolo dell'autore neppure nella misuta consentita dalle tracce evidenti che di ess0 per avven- tuta fossero rimaste nei codici»™. Pirandello tocea uno dei pid gravi problemi e limiti della ecdotica lachmanniana e lo risolve, o per dir meglio lo scavalea, con un temeratio inter- ventismo: «Se noi sappiamo che i sonetti di Cecco furono composti nel dialetto serese, se noi sappiamo che quei dati suoni e quelle date forme sono senesi, tanto che in vite di essa acquistato agli acchi nostri maggiore autorit’ il ed. che li contiene, non dobbiamo poi valercene per cercare al- meno di accostare il nostro testo alla forma che dobbiamo presumere originaria, o se non tale effettivamente, certo pit vicina ad essa?» L'ayer Cecco scritto indubbiamente in dia- letto doveva facilitare il compito delPeditore, perché «in tut- tii dialetti in genere son di gran lunge minori le allotropie che per tante ragioni si stabiliscono in una lingua» e perché «Vinsieme... crea il particolare, E dunque, innanzi tutto, bi- sogna aver 'insieme; il che, nel caso nostro, vuol dire lo spi- rito del poeta, il sentimento delle sue forme, nel tempo in cui visse, nelle condizioni che gli furono proprie. E cid... anche ¢ principalmente per tutto cid che riferisce alla forma, alla lingua». Lo spoglio foreico, morfologicoe grafico che P- randello trae dall’edizione del Masséra—avendo cura di met- tete in esponente le forme senesi, spesso rispettate dal codice chigiano, rilevandole sulle varianti dello stesso o di altri co- dici tollerate dal Masséra ci dimostra che l'insieme di cui & Thid, pp. 284 58 ” Thid., pp. 287, 298, 284 184 FRA GRAMMATICA E RETORICA i recensore parla, per quanto concerne la lingua, la sua uni- {2 strutturale, perseguita nellnsidioso campo degli antichi dialetti letterari con la stessa convinzione con cui era sentita nella sincronia dei dialetti viventi. L’apprezzamento pit caldo della monografia di Pirandello viene da un moderno dialettologo conterranco, il Piccitto”, che la giudica uno schizzo preciso e sicuro del dialetto della zona di Girgenti, particolarmente felice nella intuizione dei dittonghi metafonetici, meno nella descrizione del vocalismo atono. La lode del Piccitto é, naturalmente, relativa al tempo in cui il lavoro fu concepito, ben prima delle sperimentazioni fonetiche del rousselottiano Millardet e del tentativo di sin- tesi fonetica del Ducibella, che neanch’essi, malarado il pit, moderno impegno, assolsero i grossi compiti della dialetto- logia siciliana, L’affermazione di Franz Rauhut, che il lavoro di Pirandello non 8 originale®, deve correggersi in quella che esso segue lo schema categoriale e descrittivo dell’ Ascoli, gid fclotnto dal Hillene dao Schncegans, con pi streta ade- renza alla trattazione di quest’ultimo, al quale spesso rinvia © addirittura ne prende (cfr. p. 29) quadri ed esempi. Sche- ‘ma, possiamo aggiungere, che sopravvisse a Iungo in una tra- dizione di studi utile ed onorevole, anche quando si afferma- ono modi nuovi di analizzare e presentare le unitd idioma- tiche; i quali non sarebbero comunque mossi dall'indirizzo del Forster né dal bescheidenes Scherflein (p. 51) di Piran- dello. Liintensa, ma non esclusiva (non esclusiva degli studi filo- sofici e dell’attivita letteraria), applicazione di Pirandello alla Tinguistica romanza cess® col rimpatrio dalla Germania; ma ‘i prima egli poteva vedersi, uno e plurimo, nello specchio acre, Sebi d tra dell ddetologa scien twp. 36 3 » eeSartakow Bruder seilenmes rcherchesexperimentlles cso. sigue es emcsions nga ts teenie omenaje a Menéner Cee ee Pero gw. oocnatz be Poonlog of te Stein Pies Chae nico Ameria, Wathingon roy che uta gi 5 npn pln ty wot mys Ply ie pores of Gite (19) of Peeinon Prendello ued de Mandar seiner Heimat Girgnti CAgri- eno) ehela e dis Sodn der nedren, Sprachen, 178, 9943, Be PIRANDELLO DIALETTOLOSO 385 dissociante dell'ironia, ¢ credere ¢ insieme dubitare dell’«al- tro sé», Sprachforscher in Bonn: Lieltro,eccolo in Germania, a Bonn sul Reno, soto un capella dieser, enorme: ‘magro egro smunto: non mangia, non dorme; studia sul serio (0 cosf crede almeno) del linguaggio le origi e le forme *. Comunque, se lascid le ricerche teeniche, conservd vivis- sima la coscienza della lingua come nodo problematico e la tenne al centro della sua teoresi letteraria e artistic. Pit di un critico ha giustamente rilevato quanta tradizione lettera- ria condizioni e alimenti lo scrivere pirandelliano, specie nel- epoesie e nelle novelle,e quanto Pirandello artista sia legato Pirandello «filologo»®, E come dire che a lui il problema della lingua, presente ad ogni scrittore, si poneva in forma particolarmente riflessa¢ culta, come, in fondo, a quella tria- de poetica del secondo Ottocento che potremmo, per questo rispetto, chiamare dei oeticilologi, non per nulla accomu- nati dal diletto della filologia romanza, il pti giovane di essi devoto professo del Monaci. Eppure, riflettendo sull’eterna Ghe le problems pirandelian in fatto dingo bine, on- sgbuto alee Ascoli gl sll compied i Cormasia be ene 1 Pe iso (leona e pra Yhgasnced lal Praniiot asa ee ali studi avrebbero aiutatoil giovane Pirandello «a rendersi cont for- Sec Seine is Bat ae gt pond non pres nen con seas Becta Seka fi clger toa Couples, ¢ peosuranene eras ae eae logon, ad precinct pana ethene gels linguistica». Ma «la difficolta dell’intercambio fra lingua comune dell’uso salts ening coms fore bemusrns defer pai ek fa comne puimente ncaa situate Gdcoey dees eos Binet ft toma suc agur squando el sheers a done ieee fal gt xl comps neon, ere rgion cdot deta parla 1908) in reseLso, See poesie, scritti varii cit., pp. 923 sg. (ose) meat

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