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Giovanni Ponte, Il primo lavoro da compiere

Giovanni Ponte
Il primo lavoro da compiere
Rivista di Studi Tradizionali n 3

In un nostro precedente articolo[1] abbiamo parlato della comprensione teorica come di un


presupposto indispensabile per la realizzazione effettiva dell'essere che parte dallo stato
umano, realizzazione che, intesa nella sua pienezza, comporta l'integrazione totale delle
sue possibilit, fino al Principio di cui ogni cosa non che una manifestazione limitata e
che si trova nascosto in tutti gli esseri.
Questa presenza latente, che sempre possibile ritrovare, a determinate condizioni, poich
si tratta appunto di una presenza interiore, affermata concordemente da tutte le dottrine
tradizionali: , nella tradizione ind, Brahma che risiede simbolicamente nel pi piccolo
ventricolo del cuore (hridaya), identico al S(Atm) che ugualmente sta nel cuore, pi
piccolo di un chicco di miglio, pi piccolo del germe racchiuso nel chicco di miglio, ma
anche, in realt, pi grande della terra, pi grande dell'atmosfera, pi grande del cielo,
pi grande di tutti questi mondi insieme [2], dal momento che ne il Principio e ne
contiene tutte le possibilit.
, nella dottrina estremo-orientale, il Tao che risiede nellInvariabile Mezzo (Ciung-
yung), il Centro originario di ogni essere, detto anche, considerato sotto diversi aspetti
simbolici, il Centro del vuoto, lo Spazio dlellantico cielo, il Cuore celeste, il
Castello giallo[3]. E questo stesso Centro , nella tradizione degli Indiani dAmerica, il
piccolo spazio in cui abita il Grande Spirito (Wakan-Tanka), chiamato Occhio del
Cuore (Chante lshta) dai Sioux, secondo una terminologia identica a quella che si ritrova
nell'esoterismo islamico (Aynul-Qalb in arabo)[4]. il Santo dei Santi o Palazzo
interiore della Qabbalah ebraica, dove risiede il punto primordiale da cui si origina tutta
la manifestazione nell'espansione delle sei direzioni dell spazio, corrispondenti ai sei
giorni della creazione, ed a cui si ritorna nel compimento del settimo giorno,
il Sabbath che rappresenta la reintegrazione nel Principio [5]. il Regnum Dei intra
vos ed il granello di senape della parabola evangelica [6]. Ed a questa medesima
presenza interiore totale, bench solo virtualmente per lessere che non lha ancora
realizzata, si riferiscono infine i detti dell'esoterismo islamico Chi conosce se stesso
(nafsahu: si potrebbe anche dire il proprio s, Atm secondo la terminologia ind)
conosce il proprio Signore (Rabbahu) e Il Cielo e la Terra non mi contengono, ma mi
contiene il Cuore del mio fedele servitore[7].
Abbiamo voluto riportare tutte queste citazioni (e se ne potrebbero trovare molte altre
analoghe) per mettere in evidenza l'unanimit della Tradizione nelle diverse forme che ha
rivestito lungo lo sviluppo ciclico della presente umanit, in due affermazioni essenziali [8],
che del resto sono strettamente connesse l'una all'altra: l'affermazione della presenza
interiore dello stesso Principio universale della manifestazione e l'affermazione della
possibilit di realizzarne la conoscenza effettiva, cio di identificarsi ad esso, per l'essere
che, come punto di partenza, si trova identificato ad una manifestazione individuale
umana.
Sappiamo bene che queste affermazioni sono diventate addirittura inconcepibili per la
grande maggioranza degli Occiflentali moderni, e non potrebbe essere altrimenti dato
l'orizzonte conoscitivo sempre pi chiuso imposto agli uomini che vivono nell'attuale
civilt antitradizionale. Proprio questo rende pi indispensabile un accurato lavoro di
preparazione teorica, ad evitare malintesi ed equivoci che potrebbero avere le pi funeste
conseguenze quando si volesse passare ad una fase operativa, anche per il pullulare di
contraffazioni che servono troppo bene allo scopo di distogliere da ci che veramente
essenziale.
Questo lavoro da compiere consiste dunque anzitutto in una chiarificazione intellettuale
basata sull'enunciazione dei princpi universali e delle loro opportune applicazioni:
enunciazione che non pu essere altro che simbolica anche quando rivesta una forma
discorsiva. E questa chiarificazione volta naturalmente all'acquisizione di una certezza
che permetter di discernere la vera dalla falsa dottrina, l'autorit autentica da quella in
tutto o in parte priva di fondamento, e render possibile una consapevole determinazione
dei mezzi da mettere in opera per percorrere la via della realizzazione effettiva.
Si comprende quindi che, quando ci riferiamo a qualche cosa di teorico e di
intellettuale, questi termini hanno una portata ben pi vasta e profonda di quella che
abitualmente hanno assunto.
La teoria, che etimologicamente sinonimo di contemplazione, non riguarda qui una
mera costruzione mentale, necessariamente sistematica ed esclusiva nella sua pretesa di
imporre i propri limiti alla realt, e tale da non rappresentare in fondo nient'altro che un
insieme pi o meno coerente di opinioni. Dice un detto orientale che l'opinione non
serve a nulla nei confronti della Verit; e la stessa dottrina tradizionale non vale se non in
quanto, procedendo pi o meno direttamente dalla Verit, con essa stabilisce un legame
per chi ne sa cogliere lo spirito, analogamente a quanto avviene quando si pone in atto un
rito. In ambedue i casi, il valore simbolico a creare un legame con la realt universale: e la
presenza del simbolo dottrinale nella mente dell'uomo pu appunto essere il presupposto
per un'efficace assunzione dei simboli agiti in cui consiste tutta la vita rituale, cio tutta
la vita tradizionale.
In pratica, se necessario insistere attualmenle su una preparazipne teorica approfondita,
ci dovuto anche al particolare stato delle facolt mentali dell'Occidentale moderno:
queste facolt si sono infatti sviluppate enormemente, ma in modo autonomo e quindi
inconsapevole, rispetto a ci da cui normalmente dovrebbero dipendere, cio rispetto a
quell'intuizione intellettuale sopra razionale della quale non si suppone neppure pi
lesistenza. cos che il mondo mentale, anzich servire di base per stabilire un legame con
la Verit universale, diventato generalmente una barriera quasi insormontabile che
impedisce l'accesso al dominio dell'intellettualit vera.
La chiarificazione intellettuale di cui parliamo dunque, sotto questo aspetto, proprio il
contrario di quel compiaciuto coltivare indefinitamente complicazioni mentali e modi
artificiali di sensibilit che spesso ritenuto prerogativa degli intellettuali. La verit
che coloro che potrebbero avere, in altre condizioni, delle autentiche aspirazioni
intellettuali sono impossibilitati a svilupparle e a soddisfarle proprio con il rimanere
anch'essi vittime di questa cultura, idolo dalle mille forme e senza testa, ma sostenuto
dallorganizzazione sempre pi formidabile ed ingannevole dell'istruzione profana, tanto
che, in mancanza di termini di paragone, assai difficile che si giunga semplicemente a
constatare questo stato di cose.
Si pu dunque dire che, a questo riguardo, lignoranza pura e semplice sia un punto di
partenza migliore dell'ipertrofa mentale propria della cultura moderna. Ma in pratica,
almeno in Occidente, il vantaggio dell'ignorante rimane inefficace: le circostanze esteriori
della sua vita sono solitamente le pi sfavorevoli a ricevere un insegnamento diverso da
quello generalmente impartito, e la mentalit dominante nell'ambiente in cui vive gli
impone spesso un senso di inferiorit che lo porta a subire ciecamente i pregiudizi correnti,
nel qual caso questi ultimi vengono anzi ad assumere una forma particolarmente massiccia
e grossolana.
Sotto questultimo aspetto, l'assimilazione di tutti i gradi dell'insegnamento profano pu
dunque anche diventare utile, se non altro per rendersi conto nel modo pi diretto
possibile del vuoto conoscitivo che ne rappresenta in certo modo il vertice; e, a costo di
ripeterci, dobbiamo precisare che parlando qui di vuoto conoscitivo abbiamo naturalmente
in mente l'assenza della sola conoscenza che valga, in senso assoluto, la conoscenza
dapprima teorica dei princpi universali che sola, con le applicazioni appropriate che ne
derivano, pu permettere di uscire dal vicolo cieco in cui l'uomo moderno si imprigionato
e da cui, in certi casi, potrebbe ancora avere la possibilit di uscire.
Tenendo presente di questa situazione, conforme anch'essa a ci che deve essere nel
quadro delle possibilit proprie della nostra epoca, ma ben allarmante e forse tragica per
coloro che vi sono coinvolti, appare pi evidente la grandiosa sciocchezza di quelli che
imperterriti si accaniscono ad ammassare ed elaborare indefinitamente nozioni di
dettaglio, conoscenze relative e caduche del tutto inutilizzabili in funzione della Verit; ed
altrettanto insensata appare la pertinacia di coloro che si dedicano ad elaborare i frutti
della loro immaginazione da un mal definibile punto di vista estetico, mentre quelli che si
volgono a soddisfare realisticamente le loro esigenze individuali, singole o collettive, si
identificano con ci stesso al piano dell'azione senza speranza di superarlo, e sono quindi
trascinati ciecamente da bisogni e da suggestioni fino all'esaurirsi della loro vita animale.
Ma l'aspirazione alla conoscenza talmente scomparsa anch'essa che il vuoto
conoscitivo di cui abbiamo parlato, anzich indurre a riflettere e a cercare altre vie di
ricerca, diventa spesso un titolo di gloria con il nome di agnosticismo, e si pretende che
mai nessuno abbia potuto ottenere quella conoscenza della verit che ci si accorti di non
possedere pi.
Il lavoro preliminare di chiarificazione intellettuale diventa pi arduo quando chi dovrebbe
compierlo stato abituato a pregiudizi del genere, imposti spesso con una suggestione
tanto pi forte quanto pi infondata, ma destinata ad una necessaria autodifesa della
cultura e della stessa civilt moderna in generale: infatti, che valore si potrebbe
attribuire a questa cultura e a questa civilt se si comprendesse che ambedue si sono
sviluppate a scapito o in sostituzione di qualche cosa che, rigorosamente parlando, vale
infinitamente di pi?
Peraltro, questo agnosticismo diventa in certi casi veramente paradossale e sarebbe
insostenibile se molti nostri contemporanei non avessero imparato a dimenticare, quando
necessario, anche la pi elementare coerenza, assumendo con apparente naturalezza le
posizioni pi contraddittorie. Ci riferiamo in particolare a quello che solitamente avviene
quando i nostri uomini di cultura vengono a contatto con le dottrine e i dati tradizionali
che sarebbero meno suscettibili di equivoci, ed il caso della maggior parte degli
orientalisti. La loro refrattariet a trarre profitto da quelle dottrine e da quei dati
tradizionali davvero sorprendente. Il fatto che un testo, sia pure il pi altamente
intellettuale nel suo significato, non che lettera morta quando venga separato dallo
spirito vivente della tradizione di cui un'espressione, e limitarsi ad analizzarlo come
sezionare un cadavere: non se ne trover mai l'anima, e magari se ne dedurr che non
esiste.
Del resto, nelle civilt tradizionali, i testi scritti non hanno mai rappresentato altro che
degli adiuvanti secondari e, di per s soli, assolutamente insufficienti, specialmente per
quel che riguarda l'aspetto esoterico degli insegnamenti; sarebbe dunque ben strano se
questi testi, essendo insufficienti per coloro stessi che appartengono alle rispettive civilt
tradizionali ed a cui sono destinati, fossero sufficienti invece per dei ricercatori carichi
della pesante barriera dei pregiudizi occidentali moderni!
Per quel che riguarda gli orientalisti, in pratica, quando non ci si accontenti di una
semplice ottusa erudizione, il pi delle volte succede che i testi tradizionali, dopo essere
stati ridotti a residui morti, se possibile attraverso rigorosi metodi scientifici, sono poi
vivificati artificialmente dalla mentalit stessa di chi se ne occupa. un po' quello che
accade degli oggetti d'arte orientali, bovinamente ammirati in Occidente come tanto
decorativi ed esposti nei musei - questi monumenti di raffinata stoltezza - magari dopo
essere stati saccheggiati nei luoghi dove adempivano alla loro funzione spirituale normale.
Ed forse in questi tentativi di rivivificazione che si trovano le contraddizioni pi
manifeste della cultura occidentale. Ad esempio, nelle esposizioni dottrinali dellOriente
tradizionale in forma pi chiaramente discorsiva, scambiate per filosofie, gli orientalisti
sono soliti vedere una evoluzione (nel solito senso progressista) rispetto a testi
anteriori che presentano un simbolismo pi immediato ma meno comprensibile nel suo
senso profondo[9], ed ammirano il geniale sforzo di ricerca e l'originalit dei presunti
filosofi[10] i quali invece non hanno fatto altro che adattare consapevolmente sul piano
razionale ci che era e rimane essenzialmente soprarazionale, e che, beninteso, sfugge
completamente agli interpreti di cui parliamo. Ma il bello che gli stessi autori orientali
affermano che questi adattamenti valgono esclusivamente come strumento in funzione
della presa di coscienza della fonte tradizionale di cui non sono che una espressione in una
maniera in certo modo pi limitata, il che semplicemente normale e potrebbe riferirsi in
fondo a qualsiasi applicazione legittima a delle mutate condizioni dell'ambiente.
Come starebbero dunque le cose se si prendessero sul serio queste interpretazioni pi o
meno sottintese degli orientalisti? Gli espositori orientali delle dottrine tradizionali
sarebbero ammirevoli per la loro geniale inventivit, di cui tuttavia non si sarebbero
minimamente accorti, avendo essi creduto di spiegare semplicemente la Verit tradizionale
una ed immutabile, che d'altra parte non esiste in virt del principio dell'agnosticismo.
facile immaginarsi quale idea potrebbero avere i rappresentanti del pensiero tradizionale
di simili ammiratori, dal momento che le dottrine di cui si tratta implieano
inequivocabilmente che le idee direttrici con cui vengono studiate da questi ultimi sono
false, aberranti e negatrici dell'essenziale.
forse anche per questo che agli orientalisti di cui parliamo non viene mai in mente di
ricevere gli insegnamenti e le opportune interpretazioni dalle autorit viventi delle civilt
orientali. Ed singolarmente ironico che certi insegnamenti in cui si dice che, per
comprenderli, necessario un Maestro vivente nel senso del Guru ind e che lacultura
profana non serve a nulla, vengano intrepidamente spiegati senza neppur pensare di
ricercare un Maestro ed appoggiandosi alla sola cultura profana. Eppure, se
l'agnosticismo va rispettato, se gli Occidentali moderni (certi Greci avevanoaperta la
strada) hanno scoperto che non c' conoscenza della Verit e che quindi tutti i modi di
conoscenza tradizionali non sono mai esistiti come tali, allora perch studiarli?
Effettivamente, vi sono parecchi orientalisti che preferiscono non occuparsi troppo di ci
che potrebbe smascherare la contraddittoriet delle loro posizioni. Ricordiamo a questo
proposito una frase significativa: un allievo che avrebbe voluto occuparsi di una forma di
esoterismo orientale venne seriamente ammonito con queste parole: Lei rischierebbe di
perdere lagnosticismo!
Dopo tutto quello che abbiamo detto sull'argomento si comprender perch, a nostro
giudizio, ai fini del lavoro iniziale da compiere per un'adeguata chiarificazione teorica non
ci si deve basare sulla cultura ufficiale, neppure quando questa si riferisce a dati
autenticamente intellettuali e tradizionali nella loro origine. In realt, anche qui l'unica
base sicura quella della conoscenza; e se, prima di possederla, un riferimento diretto ad
essa impossibile, occorre in qualche modo appoggiarsi ad essa indirettamente, attraverso
chi la possiede gi, ad un'autorit vivente.
appena il caso di dire che, volendo parlare qui di conoscenza volta alla realizzazione
effettiva ed universale e per cos dire allo stato puro, unautorit religiosa non
corrisponderebbe a ci che intendiamo, senza che peraltro questo pregiudichi in qualsiasi
modo la sua validit nel campo che le
proprio.
Sarebbe dunque forse necessario recarsi in Oriente a cercare, come il primo dei
Rosacroce dopo la fine del Medio Evo [11], gli insegnamenti che in Occidente non si
possono pi trovare? Questa eventualit non certo priva di difficolt e di rischi: difficolt
esteriori per lasciare l'Occidente, e soprattutto per trovare coloro a cui ci si pu utilmente
rivolgere, tanto pi che si tratterebbe probabilmente di autorit non rivestite di funzioni
esteriori facilmente riconoscibili; e proprio ora, in
Oriente, l'invadenza dell'occidentalizzazione, anche per mezzo del potente strumento
della cultura profana[12], rende ancor meno accessibile ci di cui si tratta. E ci sarebbe il
rischio di errori gravi e definitivi per mancanza di discernimento in un ambiente, almeno
all'inizio, sconosciuto.
Con questo non vogliamo escludere completamente la possibilit di un contatto utile,
diretto ed immediato, con gli Orientali. Ren Gunon, che parlava per esperienza diretta,
scriveva in Orient et Occident: Senza dubbio, tra gli Europei che sono vissuti in contatto
diretto con gli Orientali, ve ne sono alcuni che hanno potuto comprendere e assimilare
certe cose, appunto perch, non essendo degli specialisti, erano pi liberi da idee
preconcette; ma, in genere, essi non hanno scritto; ci che hanno appreso, l'hanno tenuto
per s, e del resto, se loro accaduto di parlarne a degli Occidentali, l'incomprensione
dimostrata da questi ultimi era tale da scoraggiarli e da obbligarli a mantenere lo stesso
riserbo degli Orientali[13].
Ma Ren Gunon scriveva anche sulla funzione che erano sempre suscettibili di assumere
tali intermediari, a condizione che vi fossero degli Occidentali i quali, anzich dimostrare
incomprensione, intendessero ricorrere al loro aiuto; nel suo pensiero, la loro stessa
presenza sarebbe il segno che non tutte le speranze di intesa fra gli Occidentali e l'Oriente
tradizionale sono irrimediabilmente perdute.
L'importanza di questa presenza di possibili intermediari con l'Oriente risulta evidente se
si considerano le difficolt e i rischi che comporta quasi inevitabilmente l'eventuale ricerca
di un contatto pi diretto, ed ai quali abbiamo gi accennato. A questo proposito
aggiungiamo ancora che l'insegnamento, per essere efficace, deve sempre tenere conto
adeguatamente del punto di partenza di chi lo deve ricevere, specialmente quando si tratta
di un autentico insegnamento tradizionale, che sotto molti aspetti proprio l'opposto
dell'istruzione standardizzata e livellatrice affermatasi nellOccidente contemporaneo.
Sotto questo aspetto, nessuno potrebbe tener conto degli innumerevoli pregiudizi e
deformazioni mentali da cui gli Occidentali devono anzitutto purificarsi meglio e pi
ultilmente di chi abbia vissuto in Occidente e lo conosca a fondo, a condizione che, d'altra
parte, abbia assimilato effettivamente lintellettualit orientale [14] da cui si tratta di
apprendere.
Da parte nostra, abbiamo ragione di credere che fosse questo il caso dello stesso Ren
Gunon, la cui opera non certo fine a se stessa, ma pensiamo rappresenti anzi, nelle
condizioni attuali, il presupposto quasi indispensabile per preparare un rivolgimento della
mentalit che permetta di incontrare qualche cosa di valido e che non sia pi
semplicemente libresco, nel senso sopra spiegato.
Crediamo che gli stessi testi tradizionali, per quanto accuratamente studiati, sarebbero
inadatti a dare lo stesso risultato, data la mancanza di riferimento al punto di partenza del
lettore occidentale, il quale, anche con le migliori intenzioni, ben difficilmente potrebbe
uscire da una prospettiva astratta ed inefficace senza cadere in errori di fondo analoghi a
quelli degli orientalisti.
In conclusione, l'aspirazione a quella realizzazione spirituale, a quella Liberazione per
mezzo della conoscenza effettiva della Verit che sempre e dovunque il fine
dell'esoterismo autentico e completo, impone un lavoro preliminare di preparazione
teorica che non pu basarsi sulla cultura profana, e che deve anzi risolutamente
rimuoverne i limiti. Questo possibile soltanto attraverso l'aiuto pi o meno diretto
proveniente dalla stessa fonte vivente della conoscenza che si aspira a raggiungere;
abbiamo accennato brevemente, a titolo indicativo, alle modalit che pu assumere
attualmente questo aiuto; ma in ogni caso tutto dipende, in fondo, dall'attitudine di
ciascuno, dal suo sforzo di ricerca e dal lavoro che egli stesso deve compiere, il quale, come
la sua aspirazione stessa, come una prima manifestazione della capacit essenzialmente
attiva (nel senso interiore) propria di ogni realizzazione eli ordine veramente esoterico.

[1] Conoscenza tradizionale e scienza moderna, nel N. l di questa rivista, pagg. 1720 (n.d.r. Rivista di
Studi Tradizionali).
[2] Chndogya Upanisad, 3 Prapthaka, 14 Khanda, Shruti 3.
[3] Cfr. T'ai-Chin-Hua Tsung Chih (Il Mistero del Fiore d'Oro ), Cap. I. Possiamo citare ancora questa frase
simbolica
del Libro del Castello Giallo: Nel compartimento grande un pollice della casa grande un piede si pu
organizzare la vita.
[4] Cfr. Hehaka Sapa, Les Rites Secrets des lndiens Sioux, pagina 14, dove pure riportata questa frase
significativa: L'uomo che, in questa maniera, puro, contienc l'Universo nella cavit del suo cuore (Chante
Ognaka), da avvicinare al detto dell'esoterismo islamico che citeremo tra poco.
[5] Cfr. P. Vulliaud, La Kabbale juive, tomo I, pagg. 215-217 e pagg. 405-406. Questo simbolismo
naturalmente applicabile sia al macrocosmo che al microcosmo, e cio sia al mondo nel suo insieme che
a ciascun essere. Secondo la Kabbala, la Shekinah o la Presenza divina, che identica alla Luce del
Messia, abita (shakan) sia nel Tabernacolo, chiamato perci mishkan, sia nel cuore dei fedeli; e vi un
legame molto stretto tra questa dottrina e il significato del nome Emmanuel, applicato al Messia e
interpretato come Dio in noi (Ren Gunon, Le grain de snev, Etudes Traditionnelles 1949, pag. 27).
[6] S. Matteo, XIII, 31 e San Luca, XIII, 19.
[7] Hadith qudsi, attribuito al Profeta, in cui Allah si esprime in prima persona.
[8] Naturalmente, queste affermazioni possono trovare applicazione ed essere considerate pi
particolarmente a livelli diversi, il che non toglie l'identit di fondo, che si pu sempre ritrovare restituendo
ai simboli il loro pieno signifieato metafisico.
[9] Citiamo due esempi tipici: i Veda e il Corano, considerati come espressioni di modi di conoscenza
inferiori rispetto a testi successivi delle rispettive tradizioni. Occorre davvero non aver capito nulla dello
spirito tradizionale per non rendersi conto minimamente dell'enormit di questo genere di interpretazioni,
che tuttavia sono cos generalmente accettate in Occidente!
[10] Dobbiamo pure accennare, almeno di sfuggita, all'altra assimilazione, completamente abusiva ed
ingannevole, che identifica varie dottrine orientali al misticismo.
[11] Ci riferiamo al viaggio compiuto nel XIV secolo, secondo la tradizione rosacrociana, da colui che viene
chiamato simbolicamente Christian Rosenkreuz. Effettivamente, si pu pensare che i Rosacroce servirono a
mantenere per un certo tempo il legame dell'Occidente, la cui tradizione era rimasta incompleta, con la
conoscenza tradizionale integrale sempre presente in Oriente. Ricordiamo per che, secondo varie fonti
concordanti, i veri Rosacroce lasciarono l'Europa poco dopo la guerra dei trent'anni (XVII secolo), e del resto
tutte le pretese organizzazioni rosacrociane che esistono oggi in Europa e in America, talora di
recentissima formazione, non hanno alcun collegamento effettivo con la tradizione autentica che portava lo
stesso nome (cfr. le opere di Ren Gunon: Il Re del Mondo, ed. Atanor, capitolo VIII; Aperus sur
l'Esotrisme Chrtien, pag. 39; Le Rgne de la Quantit et les Signes des Temps cap. XXXVI).
[12] Questa penetrazione della cultura profana occidentale rende ora possibile l'esistenza di Orientali
d'origine octidentalizzati in parte, i quali espongono delle dottrine tradizionali, spesso in lingua inglese,
con deformazioni che in qualche caso sono assai meno sensibili di quelle abituali degli orientalisti. Ci rende
talvolta pi complessa la situazione attuale, ma comunque basta dire al riguardo che certamente costoro (e, a
maggior ragione, i loro seguaci) non sono affatto i detentori dell'aulorit tradizionale a cui ci si potrebbe
utilmente rivolgere.
[13] Orient et Occident, II ed., pag. 135.
[14] Evidentemenete, questo il punto capitale, e senza dubbio non sempre facile stabilirlo.

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