Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
T
D
imprevisti perdi lucidità? Le tue giornate sono logorate dai dubbi? Avere un
atteggiamento impulsivo ed essere tormentati dall’indecisione non è certo il
miglior modo di vivere, ma cambiare si può. Ogni giorno, ci spiega l’autore, dentro di
noi si confrontano due parti spesso in lotta fra loro: lo Scimpanzé che è il
responsabile delle risposte emotive e l’Umano che analizza i fatti utilizzando il
pensiero logico. Per evitare che il lato «bestiale» prenda il sopravvento, è necessario
arginare le performance dello Scimpanzé che, questo è il paradosso, può essere il
miglior amico o il peggior nemico dell’Umano. Il metodo di gestione della mente
messo a punto dal dottor Peters si basa su precisi studi scienti ci e ha già aiutato
studenti, manager, campioni olimpici di varie specialità e calciatori professionisti a
raggiungere l’eccellenza. Anche tu potrai capire e bloccare gli automatismi, gestire
emozioni e pensieri negativi in modo semplice e naturale, presentarti con sicurezza e
comprendere gli altri. E, soprattutto, sarai in grado di iniziare il più interessante dei
percorsi: quello per diventare la persona felice che vorresti essere.
L’autore
IL PARADOSSO
DELLO SCIMPANZÉ
Edizione italiana a cura di Massimo Picozzi
Premessa
all’edizione italiana
MASSIMO PICOZZI
Introduzione
Scegliere il Sole
Il libro
Ho scritto questo libro per aiutarvi a comprendere come funziona la
vostra mente e offrirvi un modello che vi permetterà di sviluppare la vostra
identità e migliorare tutte le aree della vostra vita.
Nel mio lavoro come psichiatra e docente, molte persone mi espongono
dubbi e mi chiedono chiarimenti su problemi personali che non sanno
risolvere. Ecco alcuni esempi.
Come faccio a…
• diventare la persona che vorrei essere?
• nutrire più ducia in me stesso?
• essere felice?
• far funzionare la mia relazione?
• imparare a organizzarmi meglio e avere più successo in quello che faccio?
• motivarmi?
• essere più efficiente sul lavoro?
Perché…
• mi preoccupo così tanto?
• ho così poca autostima?
• mi sento sempre sotto giudizio?
• agisco spesso in modo illogico?
• a volte mi vengono pensieri del tutto irrazionali?
• ho terribili sbalzi d’umore?
• lascio che le emozioni mi impediscano di dare il meglio nella mia
professione?
Come posso…
• smettere di preoccuparmi di quello che gli altri pensano di me?
• prendere decisioni?
• tenere sotto controllo la rabbia?
• confrontarmi con persone spiacevoli?
• smettere di mangiare compulsivamente?
• restare fedele?
• smettere di bere troppo?
E la lista continua!
Il Sole nel sistema solare rappresenta il posto perfetto dove vorreste essere.
Chiaramente quando riusciremo ad allineare tutti i pianeti, allora il Sole
brillerà!
Come potete notare, il primo pianeta rappresenta la vostra mente interiore
ed è quello più importante da allineare. Il funzionamento della vostra mente
interiore è complesso ed è spiegato da un semplice modello chiamato il
«Modello dello Scimpanzé».
Prepararsi al viaggio
A voi la scelta
Avrete sempre la possibilità di scegliere nella vita. Riconoscere questo
fatto e operare la vostra scelta è fondamentale.
Iniziare il viaggio
Mentre date il via al vostro viaggio, potreste accorgervi che alcune sezioni
di questo libro vi toccheranno più profondamente di altre: scegliete le parti
che vi sembrano più utili e lavorate su quelle.
E ora iniziamo il viaggio.
Parte 1
Alla scoperta
della mente
Capitolo 1
La Mente Psicologica
Vi presento lo Scimpanzé
Prima che nasceste, quando eravate nel grembo di vostra madre, si sono
sviluppati in modo indipendente due diversi cervelli, il frontale (l’Umano) e
il limbico (lo Scimpanzé: una macchina emotiva), che poi si sono correlati
formando connessioni. Il problema è che hanno scoperto di essere in
disaccordo su quasi tutto. Ciascuno dei due è in grado di condurre la vita;
ma cercano di collaborare, e proprio qui sta il problema. L’Umano e lo
Scimpanzé hanno personalità indipendenti: hanno progetti diversi, pensano
e agiscono in modo differente. È come se nella vostra testa abitassero due
esseri viventi: ma è importante capire che solo uno di essi siete voi, l’Umano.
Lo Scimpanzé è la macchina emotiva che tutti possediamo: pensa
indipendentemente da noi e può prendere decisioni. Ci offre pensieri e
sensazioni di natura emotiva, che possono essere sia costruttivi sia
distruttivi; non è né buono né cattivo, è solo uno Scimpanzé. Il «Paradosso
dello Scimpanzé» consiste nel fatto che può essere allo stesso tempo il vostro
miglior amico e il vostro peggior nemico. L’obiettivo principale di questo
libro è aiutarvi a gestire il vostro Scimpanzé: a sfruttarne la forza quando
lavora per voi e a neutralizzarlo quando decide di remare contro.
Punto chiave
Lo Scimpanzé è una macchina emotiva che pensa in modo indipendente
da noi. Non è buono o cattivo, è solo uno Scimpanzé.
Punto chiave
Non siete responsabili della natura del vostro Scimpanzé, ma avete la
responsabilità di gestirlo.
Lo Scimpanzé dentro
Ora che avete le idee più chiare su cosa c’è nella vostra testa, iniziamo a
esplorare l’Universo Psicologico. Scopriremo in che modo agite tramite il
vostro Umano, lo Scimpanzé e il Computer nelle diverse circostanze, e come
potete sfruttarli a vostro vantaggio e per conoscervi meglio.
Proposta di esercizio
Il tempo di sviluppo
Che cos’è il «tempo di sviluppo» e a che cosa serve?
In poche parole, il «tempo di sviluppo» è un periodo dedicato a
ri ettere sui vostri comportamenti. Trarrete il massimo bene cio dal
modello dello Scimpanzé, dell’Umano e del Computer se dedicate un
po’ di tempo a meditare su di esso e poi a implementarlo. Il modo
migliore per accertarvi di disporre del «tempo di sviluppo» è farne
un’abitudine: le azioni diventano abituali quando sono facili da
svolgere, quindi dedicare un certo lasso di tempo ogni giorno alla
ri essione sullo sviluppo aumenterà le probabilità che diventi una
consuetudine. Dev’essere un esercizio facile, altrimenti il vostro
Scimpanzé si ribellerà e non lo farete! Quindi è meglio dedicare a
questa attività dieci minuti al giorno piuttosto che un’ora. Provate con
dieci minuti di ri essione: l’Umano passa in rassegna il contenuto del
Computer e lo modi ca. Come vedremo nei prossimi capitoli, questa
operazione è cruciale per gestire lo Scimpanzé.
Un esempio
Ecco un consiglio per le prime esercitazioni. Provate ad allenare la
vostra capacità di accorgervi quando lo Scimpanzé vi dirotta
proponendovi pensieri, emozioni e comportamenti indesiderati. In
questo modo imparerete a riconoscere la differenza tra voi e il vostro
Scimpanzé, e capirete chi comanda in ogni momento. Così sarà più
facile ricordare che nella vostra testa ci sono due cervelli, e solo uno di
essi siete voi.
Capitolo 2
Il Pianeta Diviso
(Parte 1)
Come capire voi stessi e il vostro Scimpanzé
Il primo dei sette sistemi planetari è composto dal Pianeta Diviso e dalla
Luna Guida. Rappresenta la vostra mente interiore e la battaglia che si
combatte nella vostra testa. È il sistema planetario più importante del vostro
Universo, perché se non è lui a comandare è improbabile che gli altri pianeti
possano funzionare a dovere.
Sul Pianeta Diviso abitano l’Umano e lo Scimpanzé. Voi e il vostro
Scimpanzé tendete ad avere una relazione difficile, con frequenti con itti e
compromessi. Le battaglie sono all’ordine del giorno. Poiché lo Scimpanzé è
molto più forte di voi, la cosa migliore da fare è conoscerlo a fondo e poi
allevarlo e gestirlo.
Per capire in che senso voi e lo Scimpanzé funzionate in modo diverso,
adotteremo un approccio sistematico centrato su quattro aspetti:
• modi di pensare;
• programmi;
• modi di agire;
• personalità.
Voi e il vostro Scimpanzé pensate in modi molto diversi. Nel corso della
giornata riceviamo continuamente informazioni dal mondo che ci circonda,
e l’Umano e lo Scimpanzé le interpretano.
Lo Scimpanzé lo fa tramite emozioni e impressioni. Dopo aver acquisito
un’impressione di ciò che succede, usa il pensiero emotivo per collegare le
informazioni, capire la situazione ed elaborare un piano d’azione. Tutto
questo processo si basa sulle emozioni. Pensiero emotivo signi ca che lo
Scimpanzé tira a indovinare e colma le lacune informative solitamente
ricorrendo all’intuito, alle interpretazioni paranoidi o ad atteggiamenti
difensivi. Dunque ci sono scarse possibilità che lo Scimpanzé interpreti
correttamente ciò che succede; ma a volte l’intuito ci azzecca. Lo Scimpanzé
è capace di pensare e agire solo attraverso le emozioni.
L’Umano, invece, interpreta le informazioni andando alla ricerca dei
fatti e accertando la verità. In seguito raccorda le informazioni in maniera
coerente, usando il pensiero logico, e su quella base elabora un piano
d’azione. Quindi la logica è il fondamento del pensiero e dell’azione
dell’Umano.
Entrambi i processi possono essere pro cui, ma conducono a
interpretazioni diverse della situazione e di come affrontarla.
Giovanni e il parcheggio
Iniziamo con un esempio semplice che illustra i diversi modi di pensare
di Umano e Scimpanzé nella testa di una persona di nome Giovanni.
Giovanni sta dicendo a sua moglie Paola che il vicino di casa ha
parcheggiato nel vialetto d’accesso, sbarrando il passo alla sua auto, e che è
dovuto andare a dirgli di spostare la macchina. Giovanni (l’Umano) sta
raccontando la storia in maniera oggettiva e il suo Scimpanzé interiore lo
ascolta con calma.
Paola ribatte: «Non capisco perché ne fai un problema: l’hai già risolto,
no?»
Sia Giovanni sia il suo Scimpanzé sentono la risposta, ma le loro
interpretazioni delle parole di Paola sono molto diverse, e differenti saranno
le rispettive reazioni. L’Umano che è in Giovanni, essendo ragionevole, forse
penserà: «Non ne stavo facendo un problema, ma evidentemente Paola non
vuole ascoltarmi, quindi lascerò perdere»; oppure: «Il problema è risolto,
quindi forse ha ragione lei e non c’è bisogno di arrabbiarsi». L’Umano è
rimasto calmo ed è già passato oltre.
Lo Scimpanzé che è in Giovanni, invece, ha preso sul personale quelle
parole e si è irritato. Può interpretarle come una critica diretta, e in tal caso
si metterà sulla difensiva oppure passerà all’attacco. Probabilmente alzerà la
voce e dirà qualcosa del tipo: «Perché non stai mai dalla mia parte?» o:
«Come sarebbe a dire che ne sto facendo un problema?» oppure: «Ti ho solo
detto una cosa che pensavo potesse interessarti, essendo tu mia moglie».
Potete immaginare come da questo punto in poi la conversazione
degeneri. Se avessimo fermato la scena dopo la frase di Paola e avessimo
chiesto a Giovanni come pensava di rispondere, è probabile che avrebbe
scelto di far parlare l’Umano e di lasciar correre. Ma poiché lo Scimpanzé è
molto più forte dell’Umano, è probabile che inizi a parlare prima che
quest’ultimo possa impedirglielo, e Giovanni nirà per domandarsi perché
non ha lasciato perdere.
Il commento di Sara
Vediamo un altro esempio delle diverse modalità di pensiero proprie
dell’Umano e dello Scimpanzé. Rachele arriva in ufficio e Sara le dice che ha
l’aria stanca.
Il messaggio, come sempre, arriva prima allo Scimpanzé (è così che
funziona il cervello). Lo Scimpanzé reagisce in modo emotivo e solitamente
interpreta il messaggio come una critica: quindi si indispone, magari si irrita
o ci resta male (dipende tutto dalla natura di quel particolare Scimpanzé e
dal suo umore del momento). Lo Scimpanzé impiega costrutti emotivi per
interpretare la frase; quindi può comunicare qualcosa del tipo: «In realtà ti
sta dicendo che sembri invecchiata» oppure: «Sta insinuando che non lavori
abbastanza», o qualche altra spiegazione inutile o negativa. Oppure lo
Scimpanzé può avere una reazione positiva, per esempio: «È preoccupata
per me» oppure: «Probabilmente ha ragione, devo rallentare un po’», o
qualche altro pensiero costruttivo.
L’Umano, invece, in caso di incertezza sulle intenzioni di Sara, le avrebbe
pacatamente chiesto delucidazioni. In questo modo avrebbe accertato i fatti.
Una volta chiarita l’intenzione di Sara, avrebbe reagito in modo razionale.
Ora siamo in grado di rispondere a una delle domande poste all’inizio del
libro.
È paranoico
Lo Scimpanzé ha bisogno di sentirsi sicuro, quindi è sempre vigile e
all’erta per individuare i pericoli: per questo è incline alla paranoia. Ritiene
che sia molto meglio essere diffidente nei riguardi di una persona o una
situazione, piuttosto che rilassarsi e rischiare la vita. Dunque non è raro che i
nostri Scimpanzé siano sospettosi e nutrano s ducia nel prossimo. Più si
sentono vulnerabili e più diventano paranoici.
Gli Scimpanzé insicuri possono leggere sottotesti inesistenti in situazioni
perfettamente innocue; possono vedere intrigo e malizia in frasi o
dichiarazioni altrui e lasciare briglia sciolta all’immaginazione. Quando lo
Scimpanzé si è formato un’opinione, la difende no all’ossessione: spesso
decontestualizza e si mette sulla difensiva. Per tenere a freno la paranoia del
vostro Scimpanzé dovete acquisire alcune competenze: ne parleremo nella
sezione sulla Gestione dello Scimpanzé.
È catastrofista
Poiché gli Scimpanzé stanno perennemente in guardia contro i pericoli,
sono naturalmente portati al catastro smo: reagiscono in modo eccessivo
alle situazioni e le caricano di emozioni intense. Ogni volta che
percepiscono qualcosa che non va, tendono a preoccuparsi di cosa potrebbe
succedere e a perdere completamente il senso della prospettiva. A quel
punto ci viene un nodo in gola e ci sentiamo sull’orlo di una tragedia. Queste
sensazioni sono spesso legate al pensiero in bianco e nero, ovvero ci
spingono a pensare che non esista via d’uscita dalla situazione in cui ci
troviamo.
In questi casi lo Scimpanzé trasmette all’Umano un’emozione
estremamente spiacevole e dolorosa: pensate a quante volte vi siete sentiti
profondamente turbati per colpa del vostro Scimpanzé, e poi vi siete chiesti
chi ve l’ha fatto fare di angosciarvi tanto.
È irrazionale
Lo Scimpanzé non ragiona: non cerca di decidere se una cosa è probabile
o fattibile, ma salta a conclusioni affrettate e colma a suo piacimento le
lacune informative. Può quindi diventare molto irragionevole e fare la gura
dello sciocco. Se riesce a impadronirsi della vostra mente e a interpretare la
situazione, probabilmente la spiegherà in modo assurdo e infondato, o del
tutto illogico. Purtroppo questo approccio irrazionale ci induce a cacciarci
in situazioni davvero spiacevoli, e quando scopriamo come stanno davvero
le cose ci sentiamo morti cati. Vediamo un esempio.
Dà giudizi emotivi
Gli Scimpanzé sono rapidi e spietati nel giudicare il prossimo. Il giudizio
si basa su tutti i criteri che lo Scimpanzé usa per pensare: le emozioni, le
impressioni, la paranoia. Questi giudizi sono impermeabili al ragionamento,
perciò è impossibile persuadere lo Scimpanzé che ha torto. Inoltre gli
Scimpanzé possono giudicare il prossimo per realizzare i propri programmi,
per esempio vendicarsi o esercitare potere su qualcuno.
È basato sull’evidenza
Gli Umani si basano sull’evidenza e cercano prove. Tengono la mente
aperta e sanno cambiare idea e capire il punto di vista altrui. Non
personalizzano le loro convinzioni, e quindi non si mettono sulla difensiva
quando vengono contraddetti.
È razionale
Il pensiero razionale è quello che, basandosi sul buonsenso, stabilisce se
qualcosa è fattibile e realistico. Paradossalmente, spesso il pensiero razionale
è stimolato dallo Scimpanzé, che esorta l’Umano attraverso l’intuito: ci
suona in testa un campanello d’allarme e ci diciamo che una certa cosa non
sembra plausibile. Ma l’Umano deve restare al comando e cercare prove per
dimostrare la verità dello stimolo offerto dallo Scimpanzé. Se permettiamo a
quest’ultimo di prevalere, il buonsenso si eclissa e l’impulso dello Scimpanzé
potrebbe ritorcersi contro di noi. E allora ci guarderemo indietro e diremo:
«Ma cosa mi è passato per la testa?»
Contestualizza e mette in prospettiva
Contestualizzare le situazioni e mantenerle nella giusta prospettiva è un
tratto caratteristico del pensiero umano. Voler capire come una situazione si
è creata, e quali condizioni hanno contribuito a determinarla, è un impulso
tipico della nostra specie. Gli umani capiscono che tutti gli eventi sono
transitori, e quindi riescono a vederli nel contesto e a valutarne l’importanza
relativa.
Altri obiettivi
Chiaramente lo Scimpanzé avrà altri obiettivi che sostengono la
sopravvivenza della specie o dell’individuo, e che possono variare nel tempo.
Per esempio: attrarre un partner, marcare un territorio, cercare cibo e riparo.
Ci occuperemo delle pulsioni alla base di questi programmi nella seconda
parte di questo capitolo, dedicata al «Centro della Giungla».
• Programmi personali
• Programmi sociali
• Altri obiettivi
Programmi personali
Ciascun essere umano ha le sue idee sullo scopo della vita. Alcuni si
limitano alla soddisfazione dei bisogni primari; altri perseguono
l’autorealizzazione e l’appagamento esistenziale, per esempio aiutando il
prossimo.
L’autorealizzazione si può raggiungere per varie strade, e ognuno di noi
deve capire che cosa vuol fare della sua vita. Ciascuno di noi è unico e
irripetibile, e non esiste una risposta giusta e una sbagliata. Molte persone
cercano di migliorarsi e realizzare appieno il loro potenziale, e a quanto pare
hanno maggiori probabilità di sentirsi soddisfatte. Una cosa è chiara: agli
umani fa bene avere uno scopo nella vita.
Programmi sociali
Gli Umani sono per natura animali sociali, pur con vistose eccezioni.
Uno dei principali programmi dell’Umano è vivere in pace e in armonia con
i propri simili: lo riscontriamo in tutte le società umane. Dunque gli Umani,
per indole, cercano costantemente di stabilire regole per la convivenza
sociale, basate sull’eguaglianza e sulle opportunità, che servono in realtà a
limitare il raggio d’azione dello Scimpanzé entro la mente. Gli Umani
desiderano giustizia e ordine, e operano in base a principi etici e morali per
promuovere i diritti umani e i valori che orientano la condotta. Diritti e
valori dipendono da un giudizio sul bene e il male e sulle relative
conseguenze.
Altri obiettivi
Gli altri obiettivi umani variano molto da persona a persona, ma si
incentrano per lo più sulla felicità e il successo, comunque li si de nisca. Il
problema di questi programmi è che, se non facciamo attenzione, lo
Scimpanzé può appropriarsene e impiegare le «leggi della giungla» per
conseguirli. Per esempio, l’Umano vorrebbe che le aziende agissero in base a
principi etici e si ponessero l’obiettivo di avere successo: ma spesso si
generano soprusi e prevaricazione, perché lo Scimpanzé si appropria del
programma umano del successo e lo mescola con i suoi programmi, come la
grati cazione dell’ego e la demarcazione del territorio.
Istinti
Un istinto è una risposta o una reazione, solitamente innata, a un certo
stimolo. Gli istinti servono ad assicurare la nostra sopravvivenza: sono
comportamenti pre-programmati e automatici nei quali non interviene la
nostra volontà perché si attivano autonomamente in risposta a uno stimolo.
Per esempio, n dalla nascita il bambino ha una risposta automatica
(istintiva) quando si sente toccare sulla guancia: si gira verso il dito e inizia a
succhiarlo. Questa reazione assicura che quando il bambino si trova vicino a
un capezzolo lo succhi. I cuccioli di tutte le specie hanno una gamma di
istinti che li aiutano a sopravvivere. Il vostro Scimpanzé usa istinti molto
sviluppati per tenere al sicuro se stesso e voi.
La reazione FFF (Fight «lotta», Flight «fuga» o Freeze «immobilità») è
forse l’istinto più usato e più importante tra quelli posseduti dai nostri
Scimpanzé. L’intero regno animale ne è dotato, e tutte le specie, umani
compresi, lo usano ogni giorno. L’istinto FFF è la risposta automatica della
natura alla minaccia di un pericolo, reale o percepito. La risposta è
istantanea e ha lo scopo di proteggervi. È una reazione molto potente e
provoca emozioni intense per spronarvi ad agire subito. È tesa a evocare
un’emozione forte perché serve ad assicurare la sopravvivenza in situazioni
che possono metterla a rischio. Nella nostra Mente Psicologica è lo
Scimpanzé a usare la reazione FFF e a offrirla all’Umano.
Pulsioni
Oltre agli istinti, lo Scimpanzé è dotato di pulsioni profonde, che sono la
spinta che ci impone di attivarci e compiere un’azione. Se non le avessimo
staremmo tutto il giorno con le mani in mano. Le pulsioni rispondono alle
nostre esigenze siche ed emotive.
Lo Scimpanzé ha pulsioni potenti, tra cui il sesso, il predominio, il cibo,
la sicurezza, la cura della prole, la difesa del territorio e la ricerca di un
gruppo. Il loro scopo è la perpetuazione della specie. Come gli istinti, anche
le pulsioni sono innate, ma a differenza dei primi non richiedono uno
stimolo. Essendo necessari per la sopravvivenza, è difficile resistervi: per
esempio il desiderio di nutrirsi è estremamente potente, e quando il vostro
Scimpanzé ha cibo a disposizione tenderà a rimpinzarsi perché non sa
quando arriverà il prossimo pasto. Anche in questo caso l’Umano che è in
voi gli dice che una ciambella basta e avanza, mentre lo Scimpanzé ne vorrà
mangiare no a saziarsi; e lascerà all’Umano l’onere di sentirsi in colpa!
C’è chi sostiene che le femmine dello scimpanzé siano più inclini alle
pulsioni relative al cibo, forse perché per la maggior parte del tempo sono
gravide o allattano e quindi devono nutrirsi di più. Un cucciolo nell’utero
può prosciugare le energie della madre, che perciò deve reintegrarle
rapidamente. In natura lo stato normale di una femmina è la gravidanza o
l’allattamento, quindi non c’è da stupirsi che il desiderio di mangiare sia
forte. Da parte dello Scimpanzé interiore ciò è sano e normale; ma poiché
non viviamo nella giungla bensì in società, la forza del desiderio di mangiare
diventa inadeguata, quindi va gestita. Tante persone, uomini e donne,
faticano molto a gestire i desideri dei loro Scimpanzé e a non ingrassare. Se
l’Umano conosce le conseguenze del sovrappeso ma non le considera un
problema, allora Umano e Scimpanzé convivono tranquillamente. Quando
invece i due si trovano in disaccordo, scoppiano violente battaglie interiori.
Le pulsioni devono essere intense per garantire la sopravvivenza della
specie e dell’individuo, quindi sono legate a potenti sequenze di reazioni
metaboliche che hanno luogo nel cervello, con il rilascio di sostanze
chimiche che generano una sensazione gradevole e quindi inducono
l’individuo a reiterare il comportamento. Per questo motivo mangiare è
un’esperienza piacevole, che non solo fa parte di una pulsione primitiva alla
sopravvivenza ma è anche un’abitudine che dà dipendenza.
Punto chiave
Il maschio e la femmina dell’Umano sono molto simili, ma vengono
in uenzati dallo Scimpanzé interiore, che ha tratti caratteriali più
marcatamente maschili o femminili.
Va detto che non tutti gli Umani possiedono queste qualità, come si
evince dal fatto che alcuni di noi sono intrinsecamente antipatici e disonesti.
Ma in generale il Centro di Umanità offre a queste doti il potenziale per
emergere.
Sincerità
Integrità e schiettezza sono necessarie al funzionamento della società. Gli
umani le possiedono in vario grado, così come la lealtà e l’affidabilità.
Empatia
L’empatia è alla base del vivere sociale. Insieme alla comprensione dei
sentimenti altrui, all’altruismo e alla generosità, sono i tratti peculiari di una
società sviluppata. Il modo in cui la nostra collettività tratta i suoi membri
più vulnerabili ci distingue dalla maggior parte delle società animali.
Coscienza
La coscienza è un elemento indispensabile della natura umana, perché
permette di provare rimorso e di crescere come individui. La coscienza
genera sensi di colpa e vergogna, che possono portare al pentimento e al
desiderio di comportarsi diversamente o di espiare. È interessante osservare
che, numerosi studi scienti ci condotti sulla cosiddetta personalità
psicopatica, hanno posto in evidenza che nell’individuo psicopatico il
Centro di Umanità non si attiva, o forse è del tutto assente. Lo psicopatico,
di fatto, è privo di coscienza.
Autocontrollo
L’autocontrollo è forse l’elemento principale che ci distingue dallo
scimpanzé, quello vero, che agisce in base agli impulsi e non ha il controllo
delle emozioni. Forse è per questo che lo scimpanzé vive ancora nella
giungla. Gli umani sono in grado di controllare gli impulsi e le emozioni che
lo Scimpanzé interiore presenta loro. Lo Scimpanzé ha scarso autocontrollo
e richiede una grati cazione immediata, mentre gli Umani possono
posticipare l’appagamento e scegliere di non agire in base agli impulsi e alle
emozioni.
Lo dimostra in modo efficace il famoso «esperimento dei marshmallow»
eseguito a Stanford. Questo test, somministrato a bambini di età prescolare,
è stato replicato in varie forme ottenendo gli stessi risultati. Ai piccoli veniva
offerta una caramella, dicendo loro che, se avessero aspettato a mangiarla,
in seguito ne avrebbero ricevuto un numero maggiore. Quelli che
sceglievano di aspettare riscuotevano più successo da adulti, mentre quelli
che non riuscivano a controllare l’impulso della grati cazione immediata
diventavano adulti meno affermati.
Punto chiave
La capacità di gestire in modo adulto il nostro Scimpanzé, che è
impulsivo ed emotivo, è uno dei fattori principali che determinano il
successo nella vita.
Successo e soddisfazione
Sono due attributi che sembrano aiutare l’Umano a sentirsi appagato.
Solitamente dipendono dalla fermezza nei propositi; possono provenire dal
lavoro o da attività svolte nel tempo libero.
Nei capitoli successivi, una volta esaminata nel suo insieme la Mente
Psicologica, analizzeremo più nel dettaglio la vostra personalità e come
potete modi carla. Per il momento voglio solo ricordarvi che nella vostra
testa convivono due personalità distinte, voi e il vostro Scimpanzé, che
operano attraverso due cervelli differenti e cercano di cooperare. Possono
avere personalità simili o molto diverse tra loro. Se uno dei due assume il
controllo dei processi decisionali diventerà la personalità dominante, quella
che presentate al mondo esterno.
Riconoscere le due diverse personalità vi aiuterà a capire meglio voi stessi
e anche a gestirle entrambe per trarre il meglio da ciascuna. Non è difficile
capire che se restiamo calmi, anziché abbandonarci alle emozioni, pensiamo
e ci comportiamo molto diversamente da quando siamo nervosi e sotto
stress.
Ora che conoscete le due creature diverse che vivono nella vostra testa, e
sapete su quali basi operano, potete iniziare a interagire con loro. Si può
partire da un processo in tre fasi.
Punto chiave
La regola fondamentale è: ogni volta che avete sensazioni, pensieri o
comportamenti indesiderati o sgraditi, vuol dire che il vostro Scimpanzé
vi sta dirottando.
Punto chiave
Ricordate che agli Scimpanzé piace basarsi sulle proprie sensazioni per
decidere come agire, mentre gli Umani tendono a basarsi sui doveri da
compiere, e su come si sentiranno a ne giornata quando penseranno a
come hanno impiegato il loro tempo. Sono due approcci molto diversi.
Se Rosa non capisce come funziona la sua mente nirà per rimproverarsi
e sentirsi in colpa. Se invece lo capisce, la situazione cambia. Ecco cos’è
successo davvero, e l’interpretazione più esatta che se ne sarebbe potuta
dare.
Caffè e torta
Immaginate di andare a prendere un caffè con un amico che vi chiede:
«Vuoi anche una fetta di torta?» Se devi fare attenzione alla linea, l’Umano
risponderà: «No, grazie». Ma se la torta ti va, lo Scimpanzé risponderà: «Sì,
grazie». Chi sarà a rispondere, l’Umano o lo Scimpanzé?
Solitamente risponde lo Scimpanzé, che poi cercherà di razionalizzare la
sua decisione attraverso il pensiero emotivo. «È solo una fetta di torta», dirà,
e «Voglio essere felice», e «È ridicolo non mangiare quello che ti va». Può
accampare un milione di scuse. Quel che succede a questo punto è che voi
mangiate la torta, e poi cercate di mettere a tacere la coscienza; oppure
mezz’ora dopo vi sentite terribilmente in colpa e vi chiedete perché l’avete
fatto. Il vostro Scimpanzé vi ha dirottati. Non siete stati voi a dire: «Sì, voglio
la torta», l’ha detto lui. Lui la passa liscia, ed è l’Umano a dover affrontare il
senso di colpa e la frustrazione. Naturalmente potreste voler davvero
mangiare la torta, e in quel caso voi e lo Scimpanzé sarete in sintonia e tutto
lerà liscio. Ma se siete stati dirottati, allora sorge un problema, che riguarda
la Gestione dello Scimpanzé.
Punto chiave
Non potete cambiare la natura del vostro Scimpanzé, MA siete
responsabili della sua gestione.
Allevare lo Scimpanzé
Se prima avete risposto alle sue esigenze, lo Scimpanzé sarà più disposto
a prestarvi ascolto. Per esempio, se il vostro Scimpanzé si sente insicuro
dovete infondergli un senso di sicurezza prima di poterlo gestire. Se avete
uno Scimpanzé aggressivo e dominante, un’attività semplice come praticare
uno sport può essere un modo socialmente accettabile per incanalare questa
pulsione primordiale.
Le principali pulsioni ed esigenze dello Scimpanzé dipendono dal vostro
singolo esemplare, ma nella maggior parte dei casi si tratta di una
combinazione di: potere, territorio, ego, dominio, sesso, cibo, branco,
sicurezza, curiosità e pulsione parentale. Vediamone un paio più nel
dettaglio.
Pulsioni territoriali
Agli scimpanzé piace avere un territorio dai con ni ben delimitati,
perché in questo modo sanno dove procurarsi il cibo e conoscono l’area
abbastanza bene da ridurre il rischio di predatori nascosti. Perciò gli
scimpanzé che dispongono di un proprio territorio si sentiranno più sicuri e
rilassati.
Il nostro Scimpanzé interiore non ha più una giungla in cui vivere, ma
ricercherà un’area equivalente nella società. Il nostro istinto territoriale può
riguardare la casa o il giardino: i litigi tra vicini sugli alberi che sporgono
dalle staccionate o le dispute sulla proprietà di mezzo metro di vialetto
possono essere violentissimi, e in certi casi conducono alla morte di uno dei
contendenti. La pulsione a demarcare il territorio è così forte che i nostri
Scimpanzé si attivano subito per difendere i con ni stabiliti, e se lasciata a se
stessa questa pulsione può provocare disastri.
La pulsione territoriale può avere anche natura psicologica, oltre che
sica, e può manifestarsi sul posto di lavoro. Gli Scimpanzé si sentono
frustrati se pensano che altre persone invadano la loro area di responsabilità,
per esempio una mansione lavorativa. Al livello più basilare, alcuni
esperimenti hanno mostrato che possiamo turbarci o sentirci violati anche
solo da una persona che si siede a tavola accanto a noi. In uno di questi, due
persone sono state fatte sedere ai due lati di un tavolo; una delle due
spostava deliberatamente i suoi effetti personali oltre l’invisibile linea di
demarcazione al centro del tavolo. La seconda persona, che non sapeva in
che cosa consistesse l’esperimento, mostrava sintomi di nervosismo perché
l’altro stava invadendo la sua area. Sul tavolo, ovviamente, non era segnata
nessuna linea: ma i nostri Scimpanzé tracciano i con ni in modo istintivo.
Inoltre lo Scimpanzé riceve sostegno dall’Umano tramite le regole della
convivenza civile: una legge non scritta afferma che a ciascuno spetta una
parte uguale del tavolo. Quindi lo Scimpanzé, forse con l’aiuto dell’Umano,
si innervosisce e a volte reagisce.
La pulsione territoriale è spiccata sia negli Scimpanzé maschi sia nelle
femmine, ma i primi tendono a difendere i con ni con la forza mentre le
seconde tendono a proteggere il «nido». Questi istinti sono molto accentuati
perché servono a perpetuare la specie, quindi non stupisce che dobbiamo
affrontarli ogni giorno. Possono essere mascherati, ma con un po’ di
ri essione possiamo imparare a riconoscerli.
L’istinto territoriale esiste anche nel mondo di oggi, e di per sé non è
buono o cattivo. Dovete però decidere quando c’è bisogno di applicarlo e
quando invece è inappropriato alla situazione. Una volta riconosciuto il
bisogno dello Scimpanzé di difendere il suo territorio, lo possiamo aiutare
tracciando i con ni in modo civile. Così lui sarà felice e vi lascerà in pace.
L’importante è riconoscere le sue esigenze e prendersi cura di lui. Perciò è
necessario demarcare un territorio in grado di rassicurare lo Scimpanzé e
che sia compatibile con la società in cui viviamo: la nostra casa e il posto di
lavoro.
Questo è il metodo con cui possiamo assecondare molte delle pulsioni
dello Scimpanzé: anzitutto riconoscere che la pulsione è presente, e poi
trovare una soluzione che soddis lo Scimpanzé in maniera accettabile nel
mondo in cui viviamo.
Quindi, se vi accorgete che il vostro Scimpanzé ha pulsioni territoriali,
dovete allevarlo fornendogli un territorio e uno spazio di manovra. Può
trattarsi di una stanza, un appartamento, una casa, un posto di lavoro con
mansioni chiaramente de nite, o anche solo uno spazio psicologico in cui
allontanarsi dal mondo immergendosi nella lettura di un libro. Qualsiasi
cosa scegliate dovrà soddisfare il vostro Scimpanzé, e dovrete essere voi a
incaricarvene: è l’Umano che compie le azioni, non lo Scimpanzé!
Per un esempio di come gestire i territori, pensiamo alle vostre mansioni
lavorative. Se lo Scimpanzé vi dice che si sente insicuro perché non sa qual è
il suo ruolo, allora siete tenuti a chiarire la mansione che vi compete con il
vostro diretto superiore, per fare in modo che voi e lo Scimpanzé siate a
vostro agio. Altrimenti lo Scimpanzé diventerà insicuro e inizierà a fare i
capricci, perché non vi siete presi cura di lui. Una volta demarcato il vostro
territorio al lavoro, lui si calmerà e si sentirà al sicuro nel suo angolo di
giungla.
Pulsioni parentali
Le pulsioni parentali sono una miscela di pulsioni e istinti. Possiamo
de nirli come il desiderio e il bisogno di diventare genitori e l’istinto di
proteggere la prole.
Che cosa si fa se queste pulsioni non sono soddisfatte? Le si può
sublimare, cioè dirottare in modo costruttivo l’energia e l’impulso in un’altra
direzione. Alcune persone la sublimano scegliendo professioni in cui si
prendono cura degli altri, soprattutto dei bambini. Altri possono adottare un
animale domestico: il cane è un classico sostituto per un glio. Ma per
alcuni il cane può rappresentare un’altra pulsione sublimata, uno status
symbol; per altri ancora può essere un compagno di vita. L’importante è
riconoscere le pulsioni del vostro Scimpanzé e accertarvi che siano
soddisfatte nel modo in cui volete, e che la sublimazione sia appropriata e
non vi porti a oltrepassare il limite.
Gestire lo Scimpanzé
Far fare ginnastica allo Scimpanzé
Se il vostro Scimpanzé è agitato o si sente a disagio, la prima cosa che
deve fare è sfogare le emozioni. Se volete che vi dia retta, dovete fargli «fare
ginnastica». Permettergli di esprimere le emozioni lo calmerà e lo renderà
più incline a prestarvi ascolto, o semplicemente ad addormentarsi.
Esprimere le emozioni signi ca dire esattamente quel che vi passa per la
testa, per quanto sia irrazionale, e per tutto il tempo necessario. Ricordate
che lo Scimpanzé è irrazionale, quindi lasciatelo sfogare. Poi, quando avrà
nito, fate in modo che l’Umano selezioni le cose ragionevoli che sono state
dette e ignori quelle insensate. La maggior parte degli Scimpanzé
impiegherà meno di dieci minuti a esprimere tutte le sue paure o emozioni,
e poi tacerà e si metterà in ascolto. Ogni tanto potrà avere bisogno di un
secondo esercizio.
Se voleste far fare ginnastica a un vero scimpanzé, lo portereste in un’area
recintata e lo liberereste. Non lo lascereste scorrazzare in un supermercato!
Non togliete il guinzaglio al vostro Scimpanzé quando siete al supermercato!
Esprimere le emozioni in modo inappropriato, in un luogo pubblico, nel
momento meno opportuno o davanti alla persona sbagliata è come lasciar
libero lo Scimpanzé in un supermercato. Farlo scorrazzare in un recinto
chiuso, invece, è l’equivalente di esprimere le emozioni in privato e con la
persona giusta, che è quella in grado di capire che è lo Scimpanzé a sfogarsi,
e non voi. Quindi potete dirle quel che volete e quella persona non reagirà,
non si preoccuperà e non riferirà ad altri le vostre parole. Capirà che è il
vostro Scimpanzé a parlare, non voi. La persona sbagliata è quella che ribatte
a tono alle parole del vostro Scimpanzé, rischiando di peggiorare le cose.
Quando lo Scimpanzé avrà nito di sfogarsi vi sentirete meglio e potrete
lasciarlo addormentare mentre, con tutta calma, intavolate una
conversazione tra Umani. Se lo Scimpanzé viene interrotto mentre si sta
sfogando, non farà che agitarsi di più. Quindi, se siete voi ad ascoltare lo
Scimpanzé di qualcun altro, aspettate che abbia nito di far ginnastica!
Alcune persone faticano a esprimere le emozioni, e le si può aiutare
lasciandole sole quando devono sfogarsi; oppure possono trovare utile
metterle per iscritto. Lo Scimpanzé può far ginnastica da solo, ma la
maggioranza degli Scimpanzé preferisce avere qualcuno che li ascolti, li
consoli e li capisca, o che concordi con la loro opinione. Esprimere le
emozioni non vuol dire per forza strillare: lo si può fare efficacemente
restando calmi. L’importante è togliersi un peso dallo stomaco, e poi riuscire
a ri ettere sulle parti ragionevoli di ciò che si è detto e ad agire di
conseguenza. Ricordate che lo Scimpanzé può avere ragione in alcune delle
sue lagnanze, e l’Umano deve tenerne conto.
Giacomo e l’ingiustizia
Esaminiamo uno scenario che riguarda un’ingiustizia, una situazione che
quasi sempre fa saltare i nervi allo Scimpanzé.
Giacomo è il caposquadra in un cantiere stradale e ha due uomini alle sue
dipendenze. Spiega loro chiaramente cosa devono fare e chiede di rivolgersi
a lui in caso di problemi, perché il lavoro dev’essere terminato in giornata.
Poi deve assentarsi per supervisionare un altro progetto. Quando torna,
qualche ora dopo, scopre che i due uomini non hanno portato a termine il
lavoro, sono rimasti ad aspettare il suo ritorno e non lo hanno chiamato.
Giacomo è molto irritato, ma dice che riferirà il problema al suo superiore.
Quando telefona, viene a sapere che il capo ha già visitato il cantiere, ha
visto i due uomini e ha parlato con loro: gli hanno detto che Giacomo non
aveva lasciato istruzioni né un numero al quale contattarlo, e che quindi loro
due erano innocenti e la colpa era di Giacomo. Il capo si ri uta di ascoltare
le sue rimostranze e lo licenzia. In seguito Giacomo scopre che uno dei due
dipendenti è il nipote del capo.
Esaminando la reazione di Giacomo e del suo Scimpanzé possiamo
scoprire qual è il modo migliore di affrontare questo scenario. Non c’è
dubbio che Giacomo sia vittima di un’ingiustizia: il suo Scimpanzé
interpreterà correttamente la situazione e possiamo aspettarci che reagisca
con rabbia e disagio. Sarebbe comprensibile. Giacomo deve anzitutto lasciar
sfogare lo Scimpanzé. Ha provato a parlare con il suo superiore, che però
non era disposto ad ascoltarlo. Può decidere di andare in arbitrato e lottare
per conservare il posto di lavoro oppure ottenere un risarcimento
economico. Le strade che può intraprendere devono essere valutate tutte, ma
non dallo Scimpanzé! Giacomo deve liberarsi delle emozioni portando lo
Scimpanzé a scorrazzare in un posto sicuro: per esempio con un parente o
un amico che lo ascolti e riconosca che c’è stata un’ingiustizia. A quel punto
lo Scimpanzé sarà già più calmo, ma vorrà comunque vendicarsi con i due
uomini e vorrà essere risarcito. Anche questa è una richiesta ragionevole, ma
potrebbe non essere esaudita. Lo Scimpanzé ha bisogno di andare a cuccia,
perché è il turno dell’Umano di ri ettere e piani care.
Punto chiave
Possono essere necessarie varie sessioni di ginnastica per lo stesso
problema, prima di poter mettere a cuccia lo Scimpanzé. Per lo stesso
problema potreste doverlo rimettere in varie volte.
Le banane
Un terzo sistema per gestire lo Scimpanzé consiste nel dargli da mangiare
una banana. Le banane sono cose che lui desidera e che possono servire a
distoglierlo da un pensiero o a premiarlo. Esistono quindi due tipi di
banana: distrazioni e ricompense. Elargire banane allo Scimpanzé non è un
modo molto efficace per risolvere i problemi, ma in certi casi può rivelarsi
molto utile per gestirlo.
Punto chiave
Agli Scimpanzé piace sopravvivere; agli Umani piace pre ggersi un
obiettivo.
Proposta di esercizio
Il NEAT
• Normal – normale
• Expected – atteso
• Accepted – accettato
• Taken care of – risolto
Imparare il NEAT
È normale che lo Scimpanzé abbia scatti d’ira e comportamenti
indesiderati. Quindi dovete attendervi che succeda, di tanto in tanto.
Accettate che non siete perfetti e che questo animale è molto forte.
Risolvete il problema con i mezzi appropriati, per esempio chiedere
scusa se avete infastidito altre persone o perdonarvi se avete deluso voi
stessi.
Usare il NEAT signi ca essere ragionevoli con noi stessi. Ogni volta che
non riuscite a gestire bene un’attività dello Scimpanzé, fermatevi a
ri ettere sul NEAT. Venite a patti con l’idea che la macchina funziona
in questo modo, e poi risolvete il problema senza deprimervi. Senso di
colpa, vergogna, frustrazione e altre emozioni negative servono ad
aiutarci a porre rimedio, non a distruggerci. Nessuno è infallibile, e
molti di noi sbagliano n troppo spesso.
Imparate a usare il NEAT per risolvere gli errori nella Gestione dello
Scimpanzé. Se provate emozioni negative, utilizzatele per spronarvi ad
andare avanti; anziché rimuginarci sopra, pensate a come affrontarle
nel modo giusto.
Capitolo 4
La Luna Guida
(Parte 1)
Com’è fatto il Computer nella mente
• Funzionamento automatico
• Strumento di consultazione
Funzionamento automatico
Il funzionamento automatico, che è esattamente ciò che dice il nome, è
basato su comportamenti appresi, convinzioni imparate e programmi
preimpostati. È ciò che avviene quando agiamo sulla base di modelli di
comportamento o pensieri che abbiamo già elaborato in precedenza, azioni
che potremmo svolgere anche dormendo e in cui l’Umano non compie quasi
alcuno sforzo di ri essione. Legando tra loro diverse azioni possiamo
formare programmi complessi, per esempio preparare una tazza di caffè o
andare in bicicletta, attività che impariamo a svolgere in modo automatico e
spontaneo.
Lo Scimpanzé e l’Umano programmano il Computer inserendovi le
informazioni. Una volta che quest’ultimo dispone di programmi da usare,
prenderà il sopravvento e permetterà a Scimpanzé e Umano di concedersi
una pausa dal duro lavoro di ri ettere e interpretare. Il Computer è
programmato per pensare e agire al posto nostro, ma solo con le
informazioni che gli abbiamo detto di usare. Queste credenze e
comportamenti vengono perciò appresi dall’Umano e dallo Scimpanzé e
immagazzinati nel Computer; a differenza degli istinti dello Scimpanzé, che
sono ereditati geneticamente e stimolano le sue reazioni immediate.
Nel corso della nostra giornata il Computer svolge la maggior parte del
lavoro, e l’efficacia con cui lo fa dipende dalle informazioni che ha ricevuto.
Ovviamente possiamo aggiungere e sottrarre informazioni dal Computer, se
ci prendiamo il tempo necessario per svolgere la dovuta manutenzione. Il
problema è che molti di noi non lo fanno.
Pilota Automatico
Goblin e Gremlin
Un esempio di Gremlin
Due Gremlin molto comuni che parecchi di noi hanno nei loro
Computer e di cui sperimentiamo gli effetti sono le aspettative irrealistiche e
quelle dannose.
Vale sempre la pena di accertarvi che le vostre aspettative siano
realistiche e ragionevoli. Se sono irrealistiche o dannose, è quasi garantito
che proverete emozioni negative: frustrazione, rabbia o delusione.
Immaginate un Gremlin che dice: «Sono convinto di dover essere sempre
puntuale». Se arrivate in ritardo, per qualunque motivo, probabilmente vi
sentirete stressati: perché vi basate sulla convinzione di dover essere sempre
puntuali. Potete sostituire il Gremlin con un Pilota Automatico che dica:
«Mi piacerebbe arrivare puntuale ogni volta che posso, ma a volte è
impossibile; non è la ne del mondo, riuscirò a sopportarlo». Questa è una
convinzione più realistica, che probabilmente vi farà sentire rilassati e vi
aiuterà a comportarvi più come adulti che come bambini quando le cose
non vanno secondo i piani.
Un altro esempio di aspettativa irrealistica è la determinazione a vincere
sempre, per dimostrare quanto valete. Giocare a tennis può essere
divertente, se siete convinti che sia solo un gioco e che il risultato non
importi davvero. Non vuol dire che non proverete a vincere, ma signi ca che
sapete mettere le cose in prospettiva. Se invece siete convinti di dover
vincere perché ne va del vostro valore come persona, allora il gioco si farà
intenso e probabilmente spiacevole. Le vostre convinzioni in uenzano il
modo in cui gestite i risultati o reagite a essi, qualunque questi siano. È
meglio nutrire aspettative realistiche o, in certi casi, non nutrirne affatto.
Altri esempi di Gremlin.
1. La vita è ingiusta.
2. Le regole del gioco cambiano.
3. Non ci sono garanzie.
I Valori
Il vostro Computer contiene dei valori, regole non scritte che ritenete
importanti per voi. Come per le Verità sulla Vita, è molto utile capire quali
sono i vostri Valori, perché sono la guida per l’agire dell’Umano e dello
Scimpanzé: sono un monito costante per il cuore e l’anima, e tranquillizzano
l’Umano e lo Scimpanzé nei momenti difficili. I Valori sono giudizi che avete
formulato e che ri ettono principi morali ed etici cui intendete attenervi.
Per esempio, uno dei vostri valori può essere: «Mentire è sbagliato». Questa
non è una verità sulla vita, perché non potete dimostrarla, ma è un giudizio
di valore. Alcuni valori comuni a molte persone sono:
• tradire è sbagliato;
• la famiglia è più importante del lavoro;
• essere altruisti è una virtù.
La Forza Vitale
Per scoprire qual è la Forza Vitale che risiede nella vostra Pietra della
Vita, immaginate di avere cent’anni e di essere sul letto di morte, e che vi
resti un solo minuto da vivere. La vostra pronipote vi chiede: «Prima di
morire, dimmi: cosa devo fare della mia vita?»
Fermatevi per un momento e cercate di rispondere sinceramente alla
domanda, entro un minuto. Avete un solo minuto: iniziate subito e al
termine, quando avrete stabilito cosa direste alla pronipote, continuate a
leggere.
La risposta che date a questa domanda rivelerà che cosa è importante per
voi, qual è l’essenza del Sole nel vostro Universo. È ciò che la vita signi ca
per voi. È la vostra «Forza Vitale».
Molti di voi daranno risposte del tipo: «Non importa ciò che fai», «Sii
felice», «Non preoccuparti» e «Fanne buon uso».
Qualsiasi risposta abbiate trovato per la vostra pronipote è in realtà un
consiglio che date a voi stessi. Se non seguite questo consiglio, che è l’essenza
della vostra esistenza, vivrete una bugia. Sforzatevi di non vivere una bugia:
vi turberebbe più di ogni altra cosa.
• Le Verità sulla Vita sono affermazioni che ritenete vere in base al modo in
cui funziona il mondo.
• I Valori sono i principi e gli ideali in cui credete.
• La Forza Vitale è il signi cato che date alla vita e il modo in cui credete che
debba essere vissuta.
L’Atteggiamento Mentale
Proposta di esercizio
Revisione del Computer e della Pietra della Vita
Poiché il Computer è l’in uenza stabilizzante che agisce sia sull’Umano
sia sullo Scimpanzé, è importante esaminare regolarmente il suo
contenuto. Cercate nella vita quotidiana i Gremlin gemelli: aspettative
irrealistiche e aspettative dannose. Potreste scoprire che spesso sono
alla base di molte emozioni sgradite. Se qualcosa vi turba, andate a
controllare se le vostre aspettative erano realistiche e utili riguardo alla
situazione o alle altre persone coinvolte. È probabile che il vostro
Scimpanzé nutra aspettative molto alte nei riguardi degli altri.
Accorgetevene e sostituitele con quelle dell’Umano. Per esempio,
aspettarsi che gli amici siano sempre d’accordo con voi è Scimpanzé;
aspettarsi che gli amici abbiano un’opinione e sperare che coincida con
la vostra è Umano.
Trovare i Gremlin
Quando un Gremlin si mette all’opera tende a produrre un’esperienza
spiacevole, che può essere un’emozione sgradita o un risultato negativo; la
crea impedendovi di fare qualcosa che volete fare o spingendovi a fare ciò
che non volete. Solo voi potete stabilire se una convinzione vi è utile o no, a
seconda di ciò che vi rende felici e di come avete deciso di vivere.
Per individuare i vostri Gremlin, ripensate a un momento del passato in
cui avete provato un’emozione sgradita. Di solito sono sensazioni negative:
sono in pochi a lamentarsi di essere troppo felici! Si tratterà piuttosto di
rabbia, frustrazione, turbamento o delusione. A questo punto, ricordate la
situazione. Che cos’era successo? Che cosa stavate facendo? Che cosa
stavano facendo gli altri? Che cosa stavate pensando? Erano pensieri utili o
no? Ed erano veri? Se vi provoca un’emozione negativa è probabile che si
tratti di un Gremlin dannoso, che si può rimuovere. A volte è difficile
distinguere i Gremlin dallo Scimpanzé, se dicono la stessa cosa. Non c’è da
stupirsi, dal momento che è stato lo Scimpanzé a inserire il Gremlin nel
Computer! Lo Scimpanzé è immerso nel momento presente; il Gremlin
ricorda ciò che lo Scimpanzé ha detto in passato e ve lo ripropone sotto
forma di una convinzione.
Per esempio, immaginiamo che qualcuno vi chieda di aiutarlo: il vostro
Scimpanzé potrà avere una reazione immediata negativa, oppure un
Gremlin ricorderà che ogni volta che dovete aiutare qualcuno fate una gran
fatica, e quindi produrrà un’emozione negativa derivata da quella
convinzione.
Rimuovere i Gremlin
Vediamo un tipico esempio di un Gremlin da rimuovere trasformandolo
in Pilota Automatico.
Vi lamentate perché non riuscite a dire di no alle altre persone, e perciò vi
assumete troppe responsabilità e avete troppo lavoro da fare, e vi sentite a
disagio o un po’ arrabbiati. Il Gremlin è il comportamento inappropriato che
consiste nel dire di sì a tutte le richieste. Altri Gremlin, o convinzioni
dannose, si annidano dietro al primo: dobbiamo stanarli.
Per trovare i Gremlin che vi spingono a dire di sì ogni volta che vi viene
chiesto di fare qualcosa, provate a porvi due domande:
Se le vostre risposte sono qualcosa del tipo: «Se ri uto penseranno che
sono egoista, e la conseguenza è che sembrerò pigro», signi ca che due
Gremlin inducono l’Umano che è in voi a prendere decisioni sbagliate.
Provate a sostituire i Gremlin con alcune verità.
Per esempio:
Un modo utile per non dire di sì a tutti consiste nel riuscire a spezzare il
circolo prima possibile. Quando vi chiedono di fare qualcosa, lasciate al
vostro Umano il tempo per ri ettere, rispondendo: «Dammi un momento
per capire se ci riesco», o «Devo pensarci per capire se è il caso di dirti di sì».
Quando vi sarete abituati a chiedere più tempo per pensare, gli altri vi
rispetteranno e avrete la possibilità di prendere decisioni sagge.
Per rimuovere un Gremlin ci vuole tempo e impegno, ma prima o poi se
ne andrà. Avrete bisogno di un gran numero di «verità», o Piloti Automatici.
Dovete trovare queste verità e ribadirle in continuazione nché non si
radicano in profondità nel Computer e non diventano una seconda natura.
Tornando all’esempio precedente, quasi chiunque vi capirà se dite che non
potete aiutarlo. Non ci sono medaglie per chi dice sempre di sì e poi ne paga
le conseguenze. Se capite che non riuscite mai a dire di no, signi ca che è
ora di cambiare.
• Che cos’è più importante, una battaglia sul disordine o una buona relazione
con mia glia?
• C’è un altro modo di affrontare questo problema?
La donna non può aspettarsi che la sua rabbia non evochi una reazione
da parte della glia, e che potrebbe non essere quella desiderata. La madre
può modi care le convinzioni elencate qui sopra sostituendole con altre più
utili, per esempio:
• Avere la stanza in disordine non equivale a essere una persona pigra; è solo
una persona disordinata, che è anche un’adolescente.
• Mia glia sta imparando a comportarsi da adulta, e il modo migliore per
imparare è scoprire le cose per conto proprio.
• Se le spiego che il disordine mi dà fastidio, forse metterà in ordine per me.
• Sarà anche casa mia, ma è la stanza di mia glia.
Rimpiazzare i Gremlin
State andando al lavoro in macchina. Siete partiti da casa in orario e tutto
va bene. All’improvviso un’auto esce in retromarcia da un vialetto, si ferma
in mezzo alla strada e resta in panne, bloccando la circolazione. Vi ritrovate
in coda, fermi. Il tempo passa, e la macchina non viene rimossa. Il traffico
sull’altra corsia non vi lascia passare, perciò siete bloccati. Passano dieci
minuti e vi accorgete di essere in ritardo. Sapete anche che il vostro capo
non tollera i ritardatari. Come reagite?
La persona media potrebbe reagire così:
Anzitutto lo Scimpanzé perde la calma: «Che cosa sta facendo
quell’idiota?» «Perché non sposta la macchina?» «Si renderà conto che ci
farà arrivare tutti in ritardo al lavoro!» «Ah, bene, proprio quello che ci
voleva» e così via.
L’Umano cerca di tranquillizzare lo Scimpanzé con pensieri del tipo: «Be’,
lui non può farci niente», «Non l’ha fatto apposta», «Si risolverà tutto».
Con il passare del tempo, lo Scimpanzé si agita sempre di più e l’Umano
perde il controllo. Entrambi vanno a consultare il Computer per vedere
quali convinzioni contiene. Conterrà Gremlin o Piloti Automatici?
I Gremlin saranno convinzioni del tipo:
DEVO POSSO
Devo mangiare sano ogni giorno. Posso mangiare sano ogni giorno.
Devo organizzarmi meglio. Posso organizzarmi meglio.
Devo gestire meglio il mio Scimpanzé. Posso gestire meglio il mio Scimpanzé.
Devo fare una buona Posso solo essere me stesso, e quel che ne pensano gli
impressione. altri è un problema loro.
Sto per essere giudicato. Non posso farci niente se mi giudicano, ma posso essere
me stesso e apprezzarmi.
Se mi rendo ridicolo mi Se mi rendo ridicolo non l’avrò fatto apposta: posso solo
crederanno stupido. fare del mio meglio, e il resto dipende da loro.
Punto chiave
L’Umano non ha sempre ragione e lo Scimpanzé non ha sempre torto.
Punto chiave
È la Pietra della Vita a determinare la stabilità dell’intero Universo.
Punto chiave
I veri amici sono quelli ai quali piacciamo per i nostri valori e la nostra
personalità, non per i successi, la posizione sociale o le cose che
possediamo.
Se ritenete che valori e atteggiamenti siano le cose che più contano nella
vita, allora scoprite quali sono i vostri e usateli per crearvi un’immagine di
voi stessi, perché sono gli aspetti che vi de niscono. Non sto dicendo che
non dovremmo cercare di ottenere il successo, o che non dovremmo
acquisire beni ed essere felici di averli ottenuti; sto dicendo che queste
attività devono essere in sintonia con i vostri valori. Se essi si basano su
speci ci tratti di personalità e atteggiamenti, dedicate del tempo allo
sviluppo di tali caratteristiche.
Potete sempre appurare i progressi fatti chiedendo agli amici; ma
preparatevi a sentire alcune verità scomode. Se ricevete critiche,
quantomeno avrete un punto da cui partire per modi care la percezione che
gli altri hanno di voi.
L’Atteggiamento Mentale non è solo il modo in cui percepiamo noi stessi,
ma anche gli altri e il mondo. Per illustrarlo meglio porterò due esempi
estremi.
Iniziamo con la persona che si crede padrona della realtà in cui vive: è
sicura di sé e assertiva, perché sa che il mondo le appartiene. Nessuno è
proprietario del pianeta Terra, ma ciascuno di noi possiede il suo mondo:
siamo noi a deciderne le leggi e, quasi sempre, a stabilire chi può entrarvi e
chi no.
Ora osserviamo una persona che pensa di trovarsi nel mondo di qualcun
altro: questa persona non sarà assertiva e riterrà di non avere il diritto di
trovarsi lì. Perciò è probabile che si senta infelice e stia sulla difensiva, che
veda il mondo come un luogo pericoloso e minaccioso in cui vivere. Forse
sente addirittura di dover combattere contro l’oppressione esercitata dagli
altri. Potete immaginare molte altre convinzioni che potrebbero derivare dal
pensare che il mondo appartenga agli altri. Quasi tutti rientriamo in un
terreno intermedio fra questi due atteggiamenti estremi, ma se non stiamo
attenti rischiamo la deriva verso l’uno o l’altro estremo.
Proposta di esercizio
Gestire il Computer
Sostituire i Gremlin del «devo» con i Piloti Automatici del «posso»
Se siete sotto pressione o vi sentite stressati, provate a controllare se è
colpa del Gremlin del «devo», e se la sua presenza è inappropriata.
Sostituitelo con un Pilota automatico del «posso» e ri ettete sulle
emozioni diverse che vi fa provare. Questo esercizio va svolto
ripetutamente, se volete installare il Pilota Automatico nel Computer
perché possa funzionare senza il vostro intervento.
Lo stabilizzatore principale
Non ve lo ripeterò mai abbastanza: fate riferimento alla vostra Pietra
della Vita e, se necessario, perfezionate e modi cate il disegno che avete
appeso al muro. Chiarire a voi stessi questo punto eserciterà una
profonda in uenza stabilizzante sul vostro Scimpanzé, il vostro Umano
e la vostra stessa esistenza. Ricordate: La Pietra della Vita è di gran
lunga il più potente stabilizzatore della Mente Psicologica e dell’intero
Universo.
Capitolo 6
La personalità e la mente
Come funziona la mente
e in che modo influenza la personalità
Ormai conoscete i tre cervelli che vivono nella vostra testa: l’Umano, lo
Scimpanzé e il Computer. Ora possiamo scoprire in che modo la Luna
Guida (il Computer) stabilizza il Pianeta Diviso (la lotta tra Umano e
Scimpanzé). Per ottimizzare il sistema, potete imparare a orientare l’afflusso
di sangue nella testa in modo da attivare lo Scimpanzé, l’Umano o il
Computer a seconda delle vostre necessità. Esamineremo anche la vostra
personalità, scopriremo come si forma e in che modo si può sviluppare.
Il pianista
Ipotizziamo che il pianista stia suonando il suo brano preferito, che
conosce bene e ha già eseguito molte volte. Questa attività è saldamente
programmata nel Computer, che può far muovere le dita sui tasti senza
bisogno di pensare. Immaginiamo anche che l’Umano sia rilassato e si senta
bene, che lo Scimpanzé sia un animale di indole nervosa e che il Computer
si limiti a fare il suo lavoro. Possiamo assistere a tre scenari.
Primo scenario
Entro nella stanza e non rappresento una minaccia per il pianista, che
continua a suonare. Gli chiedo se gradisce un caffè, e l’Umano in lui
risponde con un sì o un no. Il Computer continua a suonare senza errori. Lo
Scimpanzé è addormentato perché non ci sono minacce. L’Umano è rilassato
e delega il lavoro al Computer.
Secondo scenario
Entro nella stanza e dico al pianista: «Puoi spiegarmi in che modo le tue
dita si muovono sui tasti?» Stavolta, poiché non rappresento una minaccia e
quindi lo Scimpanzé è ancora a riposo, ho chiesto all’Umano di pensare.
Quindi, quest’ultimo si sveglia e il sangue nel cervello affluisce nella sua
direzione.
L’Umano pensa molto lentamente (è venti volte più lento del Computer),
e inoltre deve ragionare partendo da zero: quindi inizia a commettere errori.
Il pianista smette di suonare e dice: «Non riesco a pensare così in fretta, ma
se soltanto mi guardi riesco a suonare facilmente». Ricomincia l’esecuzione
senza commettere errori. (L’Umano non è la parte giusta del cervello verso
cui indirizzare il sangue, se dovete pensare in fretta o svolgere un’attività che
vi è familiare!)
Terzo scenario
Entro nella stanza insieme ad alcuni pianisti famosi e dico al suonatore:
«Vogliamo sentire quanto sei bravo», lo sso e mi appoggio al pianoforte.
Stavolta lo Scimpanzé del pianista si sveglia e si fa prendere dal panico,
perché percepisce un pericolo. Quindi il sangue affluisce allo Scimpanzé, che
è emotivo e imprevedibile e tenderà a mettersi sulla difensiva e ad avere la
meglio sull’Umano. «Oggi non sono in piena forma» sarà la sua risposta
tipica; la musica si fermerà, oppure lo Scimpanzé proverà a suonare e lo farà
male!
La sfida matematica
Ecco un altro esempio in cui i tre cervelli cercano di collaborare. Il
Computer pensa più velocemente degli altri perché ha già immagazzinato le
informazioni. Se qualcuno vi chiede di fare una semplice moltiplicazione,
per esempio «tre per tre», darete immediatamente la risposta perché è
immagazzinata nel Computer. Lo Scimpanzé non si sente minacciato perché
l’operazione da svolgere è facile.
Ma se vi chiedessero di moltiplicare «13 per 17», e voi non sapeste la
risposta, dovreste soffermarvi a pensare, usando l’Umano e con l’aiuto del
Computer. Se svolgeste quella moltiplicazione ogni giorno, ben presto la
imparereste a memoria e diventerebbe automatica. Più vi esercitate in
un’attività e più diventa spontanea e rapida.
Se ora vi chiediamo di fare un’altra moltiplicazione complessa davanti a
un gruppo di estranei, è molto probabile che il sangue nel vostro cervello si
riversi in direzione dello Scimpanzé, perché vi sentirete minacciati. Chissà
che cosa combinerà lo Scimpanzé! Potrebbe gridare, ridere o ri utarsi di
rispondere. Quel che sappiamo è che, se vi sentite minacciati, il sangue
affluisce prima allo Scimpanzé e poi all’Umano o al Computer. Perciò, in
questo esempio, se volete cavarvela bene con le moltiplicazioni, dovete
prima gestire lo Scimpanzé, e poi chiedere all’Umano di inserire le
informazioni corrette nel Computer e far sì che questo le impari a dovere.
L’Umano interviene
Ecco il disegno che abbiamo visto nel capitolo sull’Umano e lo
Scimpanzé: stavolta abbiamo aggiunto una fase di intervento. Non potete
impedire allo Scimpanzé di reagire a ciò che succede (la prima fase di
entrambi i percorsi), ma potete impedirgli di agire sulla base di quella
reazione.
Perciò, quando lo Scimpanzé reagisce a un’esperienza e si accinge a usare
il pensiero emotivo per interpretare la situazione, l’Umano deve intervenire.
Deve usare i «fatti» e la «verità», impiegando il pensiero logico, per impedire
allo Scimpanzé di continuare a pensare in modo emotivo.
De nire la personalità non è mai facile: abbiamo tutti un’idea chiara di cosa
sia, ma è difficile esprimerla a parole. Possiamo de nirla in senso ampio
come un insieme di comportamenti e reazioni radicate e prevedibili. Quindi,
se una persona si fa prendere dall’ansia ogni volta che si trova di fronte
qualcosa di nuovo, possiamo dire che ha una personalità ansiosa, perché è
ciò che mostra al mondo. Se una persona ci appare sempre calma diremo
che ha un’indole tranquilla. Ma che cosa accade davvero in queste persone?
La scienza dà molte risposte e il dibattito è aperto, ma noi applicheremo il
nostro modello.
La personalità che mostriamo al mondo è una miscela di Umano,
Scimpanzé e Computer. Umani e Scimpanzé hanno personalità distinte, che
possono essere costruttive o distruttive, piacevoli o spiacevoli. Non
necessariamente gli Umani sono buoni e gli Scimpanzé cattivi, ma di solito
questi ultimi sono meno utili! Si possono trovare Scimpanzé
compassionevoli e Umani molto freddi. In entrambi coesiste una miscela di
caratteristiche disparate, ciascuno dei due può essere costruttivo o
distruttivo ed entrambi possono manifestare una personalità diversa di
giorno in giorno.
È importante capire che la personalità del vostro Scimpanzé non ha nulla
a che fare con voi: è una macchina che vi è stata assegnata e con cui dovete
lavorare. La vostra personalità può essere molto diversa da quella del vostro
Scimpanzé. Il Computer si limita a modi care ciò che l’Umano e lo
Scimpanzé presentano, e a seconda di come l’avete programmato può essere
un’in uenza positiva o negativa.
Natura ed educazione
Scimpanzé, Umani e Computer sono una miscela di doti naturali e doti
acquisite. Possiamo de nire la natura come il pacchetto genetico che
ciascuno di noi riceve alla nascita, ereditato dai genitori, e che farà il suo
corso se non viene interrotto. Possiamo descrivere l’educazione come
l’insieme delle esperienze che la vita ci offre e la nostra reazione e
interpretazione di quelle esperienze, e il modo in cui ci in uenzano.
Natura
Umano, Scimpanzé e Computer ereditano alcune caratteristiche. Per
esempio lo Scimpanzé eredita vari tratti emotivi, l’Umano la capacità di
pensare in modo logico o artistico, il Computer l’abilità di eseguire
programmi relativi al linguaggio o alla musica. Questi tratti hanno
un’intensità diversa in ciascuna persona: quindi, per esempio, chi eredita i
tratti legati all’ansia faticherà di più a restare calmo rispetto a coloro che
ereditano una maggiore serenità.
Educazione
Le esperienze che facciamo nella vita e il modo in cui reagiamo a esse e
veniamo educati costituiscono un processo di apprendimento. I nostri
genitori e la società, com’è ovvio, esercitano una grande in uenza su questo.
Le esperienze che facciamo possono condizionarci molto, oppure rivelarsi
insigni canti. Molto spesso, il modo in cui le interpretiamo è più importante
delle esperienze in sé.
La maggior parte degli Scimpanzé è dominata dalla natura, con alcune
direttive indotte dall’educazione, mentre la maggior parte degli Umani è
dominata dall’educazione con alcuni tratti derivanti dalla natura. Il
Computer è una miscela abbastanza equilibrata dei due fattori. Ciascuno dei
tre è diverso, e la loro interazione determina la personalità che presentiamo
al mondo: a volte ci mostriamo sotto forma del nostro Scimpanzé, a volte
dell’Umano. Non c’è da stupirsi se talvolta ci sembra di avere due
personalità! Quella vera, la vostra autentica identità, è l’Umano. Lo
Scimpanzé è solo una forza che vi dirotta e presenta al mondo un’immagine
che forse non volete e che non corrisponde davvero a voi.
Punto chiave
Ricordate: la persona che volete essere è la persona che siete realmente.
Proposta di esercizio
Conoscere la vostra vera identità
Elencate per iscritto le caratteristiche della persona che idealmente
vorreste essere. Poi scrivete come pensate di essere in realtà. Chiedete a
un amico stretto di stendere una descrizione della vostra personalità.
Ora confrontate i tre elenchi. Scoprite quali Gremlin potete iniziare a
rimuovere e quali comportamenti dello Scimpanzé potete gestire per
far sì che smettano di interferire e vi consentano di diventare la persona
ideale che volete essere.
Parte 2
Le attività quotidiane
Capitolo 7
Il Pianeta degli Altri
Comprendere l’altro e relazionarsi
Il padre frustrato
Alcuni anni fa, quando lavoravo in una clinica, venne a trovarmi un
padre con il glio diciottenne. Mi spiegò di amarlo molto, ma che non
riusciva più a tollerare i suoi strani comportamenti. Il ragazzo sembrava
privo di buonsenso: quando si lavava i capelli usava una bottiglia intera di
shampoo. Per quante volte il padre gli ripetesse che era una cosa
inappropriata da fare, lui continuava a farla.
L’uomo mi raccontò anche che, quando tornava dal lavoro, il glio lo
bombardava di domande. Dopo aver risposto al massimo numero di
domande che riusciva a tollerare, il padre si irritava molto e niva per alzare
la voce e dirgli di smetterla.
Mi fu presto chiaro che il ragazzo soffriva di una forma di autismo.
Spiegai al padre che il modo in cui era costruito il cervello di suo glio gli
impediva in certi casi di capire quando smettere di eseguire un’azione:
perciò lui andava avanti per inerzia, per esempio lavandosi i capelli nché
non niva lo shampoo o snocciolando una domanda dopo l’altra. Quando
ebbi spiegato all’uomo il motivo del comportamento del ragazzo, ci
accordammo su un piano d’azione semplice e pratico per aiutarli entrambi.
Decidemmo che il padre avrebbe messo nella bottiglia la quantità di
shampoo necessaria per lavarsi i capelli una volta sola. E che quando tornava
a casa, il glio aveva il permesso di fargli solo tre domande, poi doveva
tornare in camera sua a giocare con il computer. Il sistema funzionò alla
perfezione: il ragazzo era in grado di accettare le regole purché fossero
espresse in termini molto chiari, e il padre non si arrabbiò più.
Un pericolo da evitare
Il secondo esempio di cervello diverso dalla media è quello dello
psicopatico (chiamato anche sociopatico). Sfatiamo subito un mito: non tutti
gli psicopatici sono persone violente o assassini. Possono diventarlo, ma si
tratta di casi eccezionali; la maggior parte vive nella società con un certo
successo, ma causa molti danni alle persone che ha intorno. Spesso, ma non
sempre, sono coinvolti in attività criminali, perché sono privi di coscienza. È
interessante notare che ci sono psicopatici in quasi ogni professione – per
esempio medici, avvocati, infermieri, insegnanti – ma queste persone
imparano a contenere gli istinti e non infrangono leggi. Le stime sono
variabili, ma si può affermare che circa una persona su centocinquanta abbia
questo tipo di cervello.
In parole povere, il cervello di uno psicopatico è privo del Centro di
Umanità che il resto di noi possiede, ovvero la parte della mente che è di
competenza dell’Umano. Il Centro di Umanità contiene aree che evocano
sentimenti come il senso di colpa, il rimorso, la compassione, l’empatia e la
coscienza. Gli psicopatici tendono a essere individui freddi e calcolatori, che
usano gli altri a proprio vantaggio. Dunque, uno psicopatico è responsabile
delle sue azioni? Su questo punto le opinioni divergono ma, comunque la
pensiamo, sembra proprio che quest’area del cervello sia assente o inattiva. È
utile saper riconoscere gli psicopatici, perché tendono a rivelarsi distruttivi.
Imparare a interagire con loro ci aiuta a evitare di restare feriti o
danneggiati.
Se vi trovate in presenza di una persona che sospettate sia psicopatica,
domandate sempre consiglio: chiedete le opinioni di altre persone e indagate
sul suo passato. Se vi trovate a subire le sue azioni, non sentitevi in colpa:
limitate le perdite e condividete le vostre esperienze con un amico dato.
Non siete i primi a essere ingannati o maltrattati. Non aspettatevi che lo
psicopatico possa cambiare: il suo cervello è fatto così.
Punto chiave
Una regola fondamentale per capire le persone e le situazioni è cercare
SEMPRE di accertare I FATTI prima di dare una valutazione.
Le prime impressioni
Le prime impressioni risentono del cosiddetto «effetto di priorità»:
quando incontriamo una persona per la prima volta notiamo molte cose,
come il suo comportamento, il modo di vestire, l’atteggiamento,
l’intonazione della voce, ciò che dice. In situazioni nuove l’afflusso di sangue
al cervello viene diretto verso lo Scimpanzé, perché c’è un potenziale
pericolo. Quando lo Scimpanzé vede qualcuno per la prima volta, interpreta
quegli indizi per capire che tipo di persona abbiamo davanti. Le ricerche
scienti che mostrano che, se lo Scimpanzé si forma una prima impressione
sbagliata, prima che cambi idea ci vorranno circa sette altri incontri con la
stessa persona!
Se il vostro Scimpanzé è in essibile o nutre un pregiudizio può volerci
ancora più tempo, perché restate aggrappati a Gremlin che spingono lo
Scimpanzé a conservare quella convinzione. È per questo che alcune
persone non cambiano mai la loro prima impressione, anche quand’è
sbagliata. Per esempio, supponiamo che siate convinti che le persone bionde
non siano molto intelligenti. Incontrate un uomo biondo che non capisce un
orario degli autobus che a voi sembra molto chiaro. La vostra prima
impressione potrebbe essere che quell’uomo non sia molto intelligente, e la
vostra convinzione sarà rafforzata dalla sua incapacità di leggere l’orario. La
seconda volta che lo incontrate si dimostra molto brillante e vi dice che è un
avvocato. Poiché la vostra prima impressione era di scarsa intelligenza, e
poiché l’uomo è biondo, vi stupite che sia un avvocato e giungete alla
conclusione che ora conoscete un avvocato «non molto intelligente»!
Dovrete passare parecchio tempo con lui prima di convincervi che è
intelligente, benché il giorno in cui l’avete conosciuto faticasse a capire
quell’orario (tutti abbiamo i nostri momenti!). Tuttavia, poiché credete
ancora che le persone bionde siano meno intelligenti, è probabile che
impiegherete molto tempo per convincervi di aver sbagliato a proposito dei
biondi. Oppure, naturalmente, potreste pensare che quell’uomo sia
l’eccezione che conferma la vostra regola!
• Riuscire a trarre il meglio dalle persone dipende dal modo in cui interagite
con loro e da quanto le capite.
• Nutrire idee preconcette o aspettative nei riguardi delle persone può
in uenzare il modo in cui vi relazionate a loro.
• Le relazioni migliori sono quelle in cui accettiamo l’altra persona per
quello che è e lavoriamo a partire da questa accettazione.
• Allontanatevi dalle persone i cui comportamenti e convinzioni non riuscite
ad accettare.
• Investite molto nelle persone cui tenete.
• La regola dell’uno su cinque signi ca che dovete accettare che alcune
persone non saranno mai contente di voi, non vi troveranno mai simpatici,
e non è detto che sia colpa vostra.
Proposta di esercizio
Valutare il nostro impatto sugli altri
Chiedetevi quale effetto sortite sulle altre persone dopo aver interagito
con loro. Le confortate o le criticate? Emanate energia o risucchiate
quella altrui? Scoprite quale effetto volete avere, e poi sforzatevi di
averlo in ogni interazione della giornata. Monitorate i progressi ogni
sera, attraverso la ri essione. Ricordate che a volte le persone non
cooperano malgrado tutti i vostri sforzi, ma rallegratevi dei successi che
riuscite a riscuotere.
Capitolo 8
La Luna del Branco
Come scegliere la rete di sostegno
Colpo di scena!
Ma sorge un problema. Il colpo di scena è che l’Umano ha dirottato lo
Scimpanzé. Quest’ultimo sa che quasi tutte le persone che incontra nel
mondo si comportano come Scimpanzé, e che quando le persone sono in
tale modalità possono essere molto pericolose. Sa che per schivare i pericoli
deve diffidare degli estranei. Sa che non tutto il mondo può far parte del
vostro branco, e che non potete fare buona impressione o compiacere le
persone esterne al branco che vi criticano.
Ma l’Umano, convinto di vivere tra gli Umani e non tra gli Scimpanzé,
presenta a quest’ultimo i valori e le convinzioni della società: lo rassicura per
mezzo della logica, dicendogli che non viviamo in una giungla ma in una
società, e pertanto dobbiamo prenderci cura di tutti e compiacere tutti,
perché tutti appartengono al nostro branco. Lo Scimpanzé gli presta ascolto
e inizia a considerare ogni persona come un membro del suo branco. Il che
ha conseguenze disastrose, perché purtroppo non viviamo in un mondo
perfetto e molto spesso le persone non si comportano come Umani ma
come Scimpanzé.
Ora lo Scimpanzé è molto vulnerabile, perché non ha un branco
attentamente selezionato. Verrà attaccato e morso di frequente da Scimpanzé
che non appartengono al suo branco, ma che lui si sente tenuto a includervi
lo stesso. È chiaro che abbiamo un problema da risolvere. Lo Scimpanzé è
stato fuorviato dall’Umano e si è convinto di dover accettare tutti nel suo
branco. Ma in origine aveva ragione lui, e noi dobbiamo ascoltarlo. Il vostro
vero branco è composto da pochi Scimpanzé (poche persone che sono
davvero al vostro anco). Tutti gli altri (persone) non fanno parte del vostro
branco e possono aggredirvi. Quindi ciò che il resto del mondo (gli altri
branchi di Scimpanzé) pensa di noi non è importante.
Tuttavia abbiamo bisogno di equilibrio perché viviamo in società,
dopotutto, e sarebbe irragionevole non trattare tutti con il rispetto e la
cordialità tipici dell’Umano. Questo equilibrio si può raggiungere facendo sì
che il nostro Umano si imponga la regola di essere cordiale e affabile con
tutti. Ma dovete anche accettare la regola del vostro Scimpanzé, cioè che non
tutti fanno parte del vostro branco: per tutelarvi dai danni emotivi, non date
troppa confidenza in maniera indiscriminata. Per una volta prestate ascolto
allo Scimpanzé!
Selezionare il branco
Riuscire e sbagliare!
Come possiamo vedere, siete in due a selezionare i membri del vostro
branco: l’Umano e lo Scimpanzé. Il primo si basa sulla logica, cerca persone
dotate di Umanità e seleziona i membri del branco sulla base delle qualità
signi cative che possiedono. Al contrario lo Scimpanzé usa emozioni e
sensazioni e cerca persone in possesso di qualità piuttosto super ciali, come
bellezza e potere. Trovare il giusto equilibrio non è semplice.
Far entrare nel vostro branco persone destinate a farvi soffrire non è una
cosa saggia da fare, quindi è bene dedicare un po’ di tempo alla
composizione del branco. Le dimensioni del branco dipenderanno dal
numero di persone disponibili e in possesso dei requisiti giusti. Alcune
persone sono a proprio agio in un branco composto solo da sé e dal partner;
altri hanno branchi molto numerosi. La scelta è vostra, non ci sono regole.
Il problema sorge quando lo Scimpanzé sceglie una persona da inserire
nel branco e l’Umano non è d’accordo. Per esempio, una persona
inattendibile ed egoista non verrà scelta dall’Umano, ma se è simpatica ed
estroversa lo Scimpanzé può affezionarsi a lei. Un altro problema che sorge
spesso quando è lo Scimpanzé a selezionare il branco è che una persona può
tentare di conquistarci con l’adulazione. I nostri Scimpanzé si lasciano
ingannare dalle lusinghe e dalle parole gentili, e permettono a chi le usa di
entrare nel branco. Nella sua forma più grave, questo fenomeno si riscontra
spesso quando una persona ha un’autostima così bassa che il suo Scimpanzé
permette al partner di maltrattarla, sicamente o psicologicamente.
Accampa scuse: «Ma è una persona buona», «Non lo conosci come lo
conosco io» (e meno male!). Una donna o un uomo che subisce questi
maltrattamenti può imparare a riconoscere cosa succede, affrontare le
emozioni del suo Scimpanzé e imparare a costruire l’autostima e il rispetto
di sé per rimpiazzare l’insicurezza. Non è facile, e spesso serve l’aiuto di un
professionista.
Possiamo avere amici che appartengono ad altri branchi, che non ci sono
ostili, ma che non fanno parte della nostra cerchia ristretta. I tipici membri
del branco sono il partner, alcuni famigliari e gli amici stretti. Solitamente
decidiamo in modo istintivo la composizione del nostro branco, ma con un
po’ di attenzione possiamo risparmiarci molte sofferenze, riconoscendo e
differenziando tra un membro del nostro branco e una persona amichevole
ma estranea. Se sbagliamo, siamo come uno scimpanzé che va nel branco
sbagliato e viene aggredito, e magari anche ucciso. Forse sapete già per
esperienza cosa succede quando si accoglie l’amico sbagliato in un circolo
ristretto, e si nisce per esserne aggrediti; per questo è importante formare il
branco nel modo giusto.
I branchi non hanno una struttura ssa: i membri possono entrare e
uscire senza il vostro controllo. Aggrapparsi agli amici usciti dal branco è
spesso doloroso; occorre lasciarli andare e sapere sempre chi fa parte del
proprio branco e chi no.
I partner e il branco
In una coppia, uno dei partner può aspettarsi che l’altro svolga tutti i ruoli
importanti nella sua vita. È assai improbabile che la cosa funzioni: è difficile
che un partner possa rispondere da solo a tutte le nostre esigenze. Ci sono
alcune pulsioni, come la solidarietà femminile o maschile, che il nostro
partner non può esaudire (a meno che non sia del nostro stesso sesso).
Tentare di costringere una persona a rispondere a ogni nostra esigenza e a
svolgere tutti i ruoli può essere molto pericoloso, perché se la relazione va in
crisi restiamo senza più nessuno.
Ma questa è una decisione individuale e in certi casi può funzionare.
Proposta di esercizio
Creare il branco
Comporre il branco
Ride nite il vostro branco. Pensate attentamente a chi davvero ne fa
parte, e accertatevi che sia stato l’Umano a scegliere quelle persone.
Elencate i membri del vostro branco. Soprattutto scoprite chi non
appartiene al branco, con quali persone è poco saggio con darsi e su
chi è meglio non fare affidamento.
La comunicazione
• Quattro modi per comunicare
• Il Quadrato della Comunicazione
• Prepararci a conversazioni importanti
• Gestire i con itti irrisolti
Assertività o aggressività?
Essere assertivi signi ca spiegare a una persona cosa è accettabile nel
nostro mondo e cosa no, e perché; e farlo in modo calmo e senza esprimere
emozioni. Al contrario, essere aggressivi signi ca esprimere emozioni e
comportamenti in maniera irruente per far passare il nostro messaggio.
COMUNICATORE COMUNICATORE
ASSERTIVO AGGRESSIVO
Per far passare meglio il messaggio potete anche dire che vorreste essere
ascoltati senza interruzioni, e potete enunciare i fatti per come li vedete. È
sempre utile ringraziare l’altro per avervi ascoltati.
Ecco un esempio di come funziona.
Immaginiamo che siate arrivati in ritardo a un appuntamento, per
qualsiasi motivo. La persona che dovevate incontrare è molto arrabbiata, e
quando arrivate inizia ad alzare la voce: vi accusa di maleducazione.
Ricordate di non esprimere emozioni attraverso la voce, altrimenti
evocherete una reazione emotiva nell’altra persona e la situazione non farà
che peggiorare. È meglio aspettare che l’altro abbia smesso di gridare, perché
anche interromperlo potrebbe aggravare le cose. Quindi, lasciate che il suo
Scimpanzé si sfoghi, ma non reagite!
1. Dite: «Io vorrei che tu ascoltassi che cos’ho da dire, senza interrompermi.
Grazie».
2. Dite: «I fatti, per come li vedo io, sono i seguenti: io sono arrivato in
ritardo perché io ho calcolato male i tempi, e per questo ti chiedo scusa».
3. Dite: «Io non voglio che tu mi strilli in faccia».
4. Dite: «Quando gridi io mi sento minacciato».
5. Dite: «Io vorrei che tu mi parlassi con un tono di voce pacato. Grazie».
Notate l’uso del pronome «io». È molto importante dire «io» anziché
qualcosa del tipo: «Per favore non strillarmi in faccia». A prima vista,
sembra non esserci niente di male nel dire così: potrebbe funzionare. Ma
l’assertività trasmessa con l’uso della parola «io» dice chiaramente
all’interlocutore che voi non siete soddisfatti della situazione e che avete
un’opinione in proposito. «Per favore non strillarmi in faccia» è una
richiesta, non un’affermazione.
Se rileggete le tre affermazioni assertive elencate poco sopra, e le
pronunciate a voce alta in tono pacato ma fermo, imparerete a usarle. Ora
riprovate a dirle, ma stavolta con molta emozione: così capirete la differenza
tra aggressione e assertività. La differenza non è nel contenuto, ma nel modo
in cui viene espresso. Pensate inoltre a come vi sentireste nei panni della
persona che riceve l’approccio aggressivo, e quali emozioni evocherebbe nel
vostro Scimpanzé.
Allora, perché tante persone non sono abbastanza assertive? Di solito è
colpa dei Gremlin. Le convinzioni più diffuse sono basate su idee come:
«Non sono all’altezza degli altri» o «Non ho ducia in me stesso» o «I miei
sentimenti non contano». Molto spesso la pulsione del branco, che ci fa
desiderare di essere accettati, si trasforma in un Gremlin fatto di convinzioni
e comportamenti. «Devo piacere a tutti», «Devo sempre accontentare gli
altri» e quindi «Non ho diritti». Questa è una carenza di autostima, e
occorre porvi rimedio. Se non siete assertivi ma vorreste esserlo, dovete
cercare di capire cosa ve lo impedisce. Altri pensieri distruttivi: «Questo non
è il mio mondo, vivo in un mondo che appartiene ad altri», «Non ho il
permesso di esprimere le mie emozioni», «Non so dire di no alle persone
(perché devo accertarmi che siano soddisfatte di me)».
Gli angoli
Ora torniamo al Quadrato della Comunicazione e mettiamo al loro posto
gli angoli.
• Il momento giusto
• Il posto giusto
• Il programma giusto
• Il modo giusto
Il momento giusto
Se scegliete il momento sbagliato, per esempio quando la persona non
può ascoltarvi o la conversazione deve svolgersi in fretta, è meno probabile
che la comunicazione riesca. C’è bisogno di tempo per spiegarsi bene. Un
errore su questo punto non fa che peggiorare la situazione, perché ci
sentiremo frustrati per aver affrontato il problema solo in parte. Accertatevi
di avere a disposizione il tempo necessario per ascoltare l’altra persona e per
enunciare ciò che volete, perché potrebbe essere difficile riprendere una
conversazione interrotta. Il momento deve inoltre essere giusto nel contesto
degli eventi. A volte può essere molto utile restare in silenzio nché la
situazione si calma.
Il posto giusto
Se sbagliamo il luogo (troppo rumoroso o affollato) sarà difficile
concentrarci sul messaggio. Inoltre i due Scimpanzé si agiteranno, e questo
non va bene! Assicuratevi di essere in un luogo abbastanza riservato se
dovete avviare una conversazione difficile. Se dobbiamo parlare di questioni
personali non vogliamo che qualcuno origli le nostre parole. Un luogo
neutrale, fuori dal territorio di entrambi gli interlocutori, è spesso il posto
migliore.
Il programma giusto
Il raggiungimento di un programma è di frequente ostacolato da due
potenziali insidie: avviare la conversazione con uno scopo personale
implicito e lasciarsi distrarre da programmi sbagliati allontanandosi dal vero
argomento della conversazione. Questo può incrementare la frustrazione e il
nervosismo.
Chiarire a voi stessi gli obiettivi è molto importante perché, se non siete
certissimi dell’argomento di cui volete discutere, le probabilità di successo
diminuiscono. Inoltre, è molto facile lasciarsi distrarre e trascinare verso
altri programmi. Cercate di accorgervene e di attenervi a quelli originari. È
utile enunciarli subito, all’inizio della conversazione, o addirittura metterli
per iscritto. (Non dimenticate che anche l’altra persona può avere dei
programmi, ed è utile chiederglielo prima di iniziare.) Assicuratevi di non
deviare dai programmi che avete in mente perché sono troppo difficili da
affrontare: è chiaro che, a lungo andare, questo errore genererebbe
confusione e frustrazione.
La cosa più importante, per ssare i programmi, è riconoscere che siete in
due ad avviare la conversazione con l’altro: voi e il vostro Scimpanzé.
• Grida ed è emotivo
• Interrompe l’interlocutore inappropriatamente
• Usa parole emotivamente cariche
• Domina con la velocità e il volume della voce
• Domina e intimidisce con il linguaggio del corpo
• Si concentra sul problema
• Si basa sulle emozioni
• È subdolo se necessario
I programmi dell’Umano
Al contrario, l’Umano non si pre gge di «vincere o perdere» ma di
raggiungere un esito ragionevole in grado di soddisfare entrambi gli
interlocutori. L’Umano non ragiona in bianco e nero, ma in sfumature di
grigio. Accetta l’idea che può sbagliarsi o che possa esserci una spiegazione
diversa. Quindi può cambiare opinione ed è disposto ad ascoltare l’altro per
accertarsi di aver compreso la situazione. Perciò l’Umano guarda fuori da se
stesso, alle altre persone o alla legge, per scoprire cosa è corretto, reale e
accettabile. Non necessariamente sarà d’accordo, ma può accettarlo. Può
rendersi conto che un’opinione è solo un’opinione, e non signi ca che
qualcuno ha vinto e qualcuno ha perso. Sa tenere a freno le emozioni e
ascoltare PRIMA l’altra persona e il suo punto di vista. Si concentra sulla
soluzione e non sul problema. Parla lentamente e in tono calmo, cerca di
capire l’altro prestandogli ascolto.
Il metodo dell’Umano
In uno scontro, l’Umano cerca di:
• Restare calmo
• Usare parole «cordiali», non cariche di emozioni
• Ascoltare prima di tutto
• Capire il punto di vista dell’altro
• Essere aperto alla possibilità di cambiare opinione
• Riconoscere che le opinioni non sono fatti
• Ragionare e discutere
• Trovare un terreno comune
• Usare il ragionamento per tentare di raggiungere un accordo
• Scendere a compromessi per provare ad accontentare tutti
• Accettare le differenze
La scelta è vostra
Solitamente, se lasciamo che la natura faccia il suo corso, i due Scimpanzé
si danno battaglia e ha luogo uno scontro molto spiacevole. Poi, quando si
sono calmati e se non sono stati inferti troppi danni, la palla passa ai due
Umani, che cercano di raggiungere una soluzione di compromesso. Mentre i
due Umani hanno una conversazione costruttiva, uno o entrambi gli
Scimpanzé possono risvegliarsi e tornare all’attacco, interrompendola.
Il modo più costruttivo per affrontare la conversazione è che ciascun
Umano discuta prima con il suo Scimpanzé e scopra cosa vuol dire e perché.
Poi ciascun Umano dirà al relativo Scimpanzé che una parte di ciò che vuole
è distruttiva e non si potrà ottenere, e un’altra parte è ragionevole. L’Umano
a questo punto parlerà anche a nome dello Scimpanzé, per le sue
rivendicazioni più ragionevoli, e lo farà in maniera costruttiva per ottenere
un esito positivo. Questo è il primo passo ideale per affrontare una
conversazione difficile; ma è improbabile che vada così, perché la maggior
parte delle persone non sa neppure di possedere uno Scimpanzé, o se lo sa
sceglie di lasciarlo parlare liberamente, anziché far parlare l’Umano a suo
nome.
Il modo giusto
Prima di avviare una conversazione, chiedetevi se non sia meglio
comunicare per lettera o per email. Questi metodi possono comportare
alcuni svantaggi, ma ci sono due evidenti bene ci. Il primo è che vi danno il
tempo di pensare attentamente a che cosa volete dire e a come volete dirlo; il
secondo è che l’altra persona avrà tempo di ri ettere sulle vostre parole
prima di rispondere. In alcune occasioni potrebbe essere appropriato
comunicare tramite una terza persona.
Ipotizzando però che abbiate deciso di avere una conversazione faccia a
faccia, vediamo come potete farlo nel modo giusto. Pensate a come
esordirete e a come andrete avanti. Prima di iniziare dovete trovare lo stato
mentale appropriato, accertandovi che il «modo giusto» di condurre la
conversazione equivalga al «modo Umano».
Punto chiave
Prepararvi è la cosa migliore che possiate fare per aumentare le
probabilità di successo in una conversazione importante.
La presentazione e il «confezionamento»
della comunicazione
Il modo in cui presentiamo il nostro messaggio è cruciale se vogliamo
ottenere un esito positivo. È un po’ come vendere un prodotto o offrire un
regalo: molto dipende dalla presentazione e dal confezionamento. È un
aspetto così importante che gli dedicheremo un po’ di spazio.
Ogni volta che comunichiamo, il nostro messaggio viene confezionato in
un certo modo. Per esempio: avete preso un caffè al bar, vi siete seduti al
tavolo e poi siete andati al bancone a prendere un cucchiaino con cui
mescolare lo zucchero; tornando vi accorgete che qualcuno si è seduto al
vostro posto. Volete farglielo presente: questo è il semplice messaggio. C’è
un’in nità di modi in cui potete «confezionarlo»: potete gridare e alzare la
voce; sorridere e parlare piano; torreggiare sopra l’altra persona per fare
sfoggio di potere; farle gli occhi dolci o incenerirla con lo sguardo; chiedere
per favore oppure aggredirla e iniziare dicendo: «Questa è la mia sedia». In
tutti questi casi avrete scelto certe modalità di confezionamento. Per
sempli care le suddividerò in quattro gruppi:
L’intonazione
Circa un terzo della comunicazione dipende dall’intonazione della voce,
che si può suddividere in tre aspetti: velocità, volume ed enfasi.
Velocità
La velocità con cui parliamo può trasmettere molte emozioni: fretta,
irritazione, entusiasmo, incertezza… Quando una persona parla
velocemente mette all’erta lo Scimpanzé dell’interlocutore, che interpreterà
questa rapidità a seconda del contesto in cui appare. Al contrario, se
parliamo lentamente lo Scimpanzé si rilassa e quindi l’Umano
dell’interlocutore può rispondere più facilmente. È anche vero che imitiamo
ciò che vediamo e sentiamo: se qualcuno parla in fretta è più probabile che
anche noi lo facciamo, e così pure se l’interlocutore ci parla lentamente.
Punto chiave
Parlare in modo equilibrato ci aiuta a trasmettere i messaggi nel modo
che intendiamo, e aiuta l’altro ad ascoltarci.
Volume
Il volume a cui parliamo sortisce lo stesso effetto della velocità sullo
Scimpanzé, perché anche lui tende a imitare il volume e il tono di voce del
suo interlocutore.
Ho preso in prestito per qualche minuto il glio di tre anni di un amico
per dare ai miei studenti una dimostrazione pratica di come le persone
tendano a imitare il volume dell’interlocutore. Ho chiesto al bambino dove
fosse stato quel giorno. Abbiamo parlato della sua visita allo zoo e io ho
iniziato intenzionalmente ad alzare la voce. Il bambino mi ha imitato e
abbiamo nito per strillarci praticamente in faccia. A quel punto si è
veri cato un altro fenomeno interessante: il piccolo ha invaso il mio spazio
personale e mi si è avvicinato per assicurarsi che lo sentissi bene! Dopo
essere rimasto quasi sordo, ho abbassato il volume della voce n quasi a un
sussurro, nel giro di poche frasi. Come per magia il bambino mi ha imitato,
ha abbassato la voce ed è indietreggiato da me. Ma quando siamo arrivati a
bisbigliare, si è avvicinato di nuovo per essere sicuro che lo sentissi. Alla ne
siamo tornati al volume normale e lui non si era reso conto di niente.
Pensateci, quando parlate con qualcuno. Forse non vedrete una reazione
così netta, ma pensate all’effetto che potete fare sullo Scimpanzé del vostro
interlocutore.
Dunque, il modo migliore per tranquillizzare lo Scimpanzé di un’altra
persona e far sì che l’Umano ci presti ascolto è parlare lentamente e a volume
normale o basso. Come con il linguaggio del corpo, anche qui è importante
contestualizzare: a volte quando una persona parla lentamente e a bassa voce
in modo non appropriato alla situazione, può essere molto irritante e
rappresentare una forma passiva di controllo sugli altri. In questi casi è quasi
certo che lo Scimpanzé si risveglierà.
Enfasi
L’enfasi è un aspetto molto interessante. Enfatizzare una parola piuttosto
che un’altra in una frase può cambiarne completamente il signi cato. Per
esempio, prendiamo la frase «Io penso che tu abbia una voce molto bella». Il
signi cato cambia a seconda della parola su cui poniamo l’accento. Ecco
quattro versioni:
Quando enfatizziamo… Può significare
Io penso che tu abbia una voce molto Lo penso solo io.
bella.
Io penso che tu abbia una voce molto La tua voce è migliore di quella degli altri.
bella.
Io penso che tu abbia una voce molto È la tua dote più spiccata.
bella.
POSSO DEVO
«Avrei potuto vincere quella gara.» «Avrei dovuto vincere quella gara.»
Lascia spazio per l’analisi della situazione, Mette sotto pressione e dichiara
per ri ettere e riprovarci, più preparati, la l’insuccesso.
volta successiva.
Un avvertimento
A volte è corretto usare la parola «voglio». Per esempio, è la parola giusta quando vogliamo
essere assertivi.
L’assertività talvolta è necessaria. Se per esempio volete porre ne a una relazione, e dite:
«Voglio chiudere questa relazione perché non la desidero più», non c’è niente da discutere,
perché avete dichiarato un fatto.
Se invece cercate di essere cortesi, e dite: «Vorrei chiudere questa relazione perché non credo
che funzioni», lasciate spazio alla discussione.
Il punto è che non ci sono regole universalmente valide; provate a ri ettere un po’ più a fondo
sull’effetto che le vostre parole avranno su di voi, sul messaggio che veicolate e sulle persone
intorno a voi.
L’atmosfera
Si può parlare dell’«atmosfera» di una persona: una miscela di
atteggiamento, opinioni, umore e modo di interagire con gli altri. Lo
Scimpanzé se ne accorge per conto nostro. Se ci rivolgiamo nel modo
sbagliato a una persona poco amichevole o di cattivo umore, le conseguenze
possono essere gravi. Saper leggere l’atmosfera è molto utile, ma a volte non
ci pensiamo in modo cosciente nché non suona un campanello d’allarme.
L’atmosfera di una persona è determinata dal suo Umano e dal suo
Scimpanzé, e può cambiare con una certa rapidità.
Riconoscerla è facile nei bambini e nei cani, che non indossano la
maschera tipica degli adulti: sono aperti e trasparenti, non hanno niente da
nascondere. Un cane ci fa sapere subito di che umore è, ed emana un’«aura»
che può essere rilassata e cordiale oppure ostile e nervosa. Anche con i
bambini è facile capire come si sentono.
Quando ci accorgiamo dell’atmosfera che un adulto crea intorno a sé, e
del modo in cui interagisce (o non interagisce) con noi, il nostro Scimpanzé
reagisce subito. Gli Scimpanzé devono sapere quando possono avvicinarsi
agli altri Scimpanzé e quando invece è bene tenersi alla larga.
Vale la pena di ri ettere sulla nostra atmosfera, perché può corrompere
ogni messaggio che cerchiamo di inviare.
Fatevi due semplici domande.
• Che tipo di atmosfera vorreste trovare in una persona con cui siete tenuti a
interagire?
• Che tipo di atmosfera, in quella persona, ha la maggiore probabilità di
farvi sentire a vostro agio e aiutarvi ad ascoltarla?
Sono due domande quasi retoriche: è chiaro che tutti preferiamo avere a
che fare con persone felici, rilassate e piacevoli, che interagiscono con noi e
sanno ascoltare.
L’atmosfera si può scegliere. Lavorare sulla nostra atmosfera signi ca
sforzarci di controllare noi stessi ed eliminare ogni ostacolo che ci impedisce
di essere come vogliamo. Spesso signi ca impegnarsi per tenere a freno lo
Scimpanzé. Pensate a quale atmosfera presentate agli altri e assicuratevi che
diventi quella che volete.
Punto chiave
Lavorare sul linguaggio del corpo, l’intonazione, l’uso delle parole e
l’atmosfera vi aiuterà a comunicare con più efficacia.
Checklist
Passo 1: Assicuratevi di star parlando con la persona giusta per i
programmi che vi prefiggete.
Passo 2: Assicuratevi che sia il momento adatto per fare quella
conversazione.
Passo 3: Assicuratevi che il luogo sia appropriato.
Passo 4: Stabilite i programmi che si prefiggono il vostro Scimpanzé e il
vostro Umano.
Dovete iniziare de nendo chiaramente che cosa volete dalla
conversazione. In altri termini: quali sono i vostri programmi, che cosa
volete ottenere al termine della conversazione?
La cosa più importante da tenere a mente è che sarete in due a voler
parlare, voi e il vostro Scimpanzé, e potreste avere programmi molto diversi.
Il vostro Umano probabilmente vorrà trovare soluzioni, mentre il vostro
Scimpanzé vorrà esprimersi. Quindi, iniziate stabilendo i programmi di
ciascuno dei due.
Passo 5: Rimuovete le parti irragionevoli dei programmi del vostro
Scimpanzé.
Spiegategli che è comprensibile e ragionevole essere emotivi o turbati, ma
esprimerlo in modo inappropriato non sarà d’aiuto nel lungo periodo. Le
emozioni dello Scimpanzé sono molto ragionevoli PER UNO SCIMPANZÉ,
ma non è detto che siano utili. Perciò accettate l’idea che le sensazioni del
vostro Scimpanzé sono normali, ma riconoscete e rimuovete quei
programmi che risultano inaccettabili al vostro Umano, per esempio: «Devo
vincere a tutti i costi» o «Devo vendicarmi».
Passo 6: Avviate la conversazione in modalità Umana.
Se necessario, fate fare ginnastica allo Scimpanzé prima di iniziare la
conversazione. Assicuratevi di essere in modalità Umana e di impiegare il
metodo comunicativo umano.
Passo 7: Ricordatevi di confezionare la conversazione nel modo giusto.
Prima di avviare la conversazione pensate al vostro linguaggio del corpo,
all’intonazione, all’uso delle parole e all’atmosfera.
Passo 8: Aiutate l’altra persona a gestire il suo Scimpanzé.
Se è lo Scimpanzé dell’altra persona ad avviare l’interazione, cercate di
lasciargli fare ginnastica e ascoltatelo, senza ribattere. Qualche minuto di
pazienza da parte vostra lo aiuterà a calmarsi. Ascoltandolo potreste
cambiare idea sul modo in cui vedete le cose e capire che lo Scimpanzé ha
qualcosa di sensato da dire. Cercate di ricordare che la maggior parte degli
Scimpanzé non è molto piacevole. Spesso ci pentiamo delle nostre parole o
azioni, e vorremmo rimangiarcele. Se qualcuno si rammarica delle azioni del
suo Scimpanzé, fargliene una colpa può essere crudele e dannoso. A un
certo punto dovete perdonare le persone che perdono il controllo del loro
Scimpanzé e dar loro una possibilità di tornare Umani, se volete lavorare
con loro. Ripeto: SE volete lavorare con loro.
Passo 9: Scoprite i programmi dell’Umano e dello Scimpanzé
dell’interlocutore. Quando lo Scimpanzé dell’altra persona si è placato, il suo
Umano può iniziare a lavorare con voi. È a questo punto che potete tentare
di capire cosa vogliono davvero.
Passo 10: Chiarite i vostri programmi.
Ora potete spiegare che cosa vorreste ottenere dalla conversazione.
Ricordate: è importante che il vostro Scimpanzé resti in silenzio, se volete le
migliori possibilità di successo.
Passo 11: Trovate un accordo sul terreno comune e sugli esiti sperati.
È utile iniziare dai punti su cui siete d’accordo; e anche enunciare i
risultati che vi pre ggete prima di iniziare.
Passo 12: Provate a realizzare i programmi dell’altra persona prima dei
vostri.
Lasciare che l’altro porti a termine i suoi programmi lo aiuterà ad
ascoltarvi quando sarà il vostro turno di parlare. Altrimenti vi interromperà
e cercherà di far sentire le sue ragioni.
Passo 13: Provate a realizzare i vostri programmi.
Passo 14: Riassumete i punti su cui avete trovato un accordo.
È meglio chiedere all’altro di dirvi cosa ha capito e su cosa è d’accordo.
Quando avete una conversazione importante o passate un messaggio a
qualcun altro è sempre il caso di accertarsi che sia stato ricevuto
correttamente e compreso. Questo controllo va svolto al termine di ogni
conversazione importante. Il modo migliore per controllare è chiedere alla
persona che cos’ha capito delle vostre parole. Chiunque può fraintendere o
non sentire alcune parti di un messaggio, e molto spesso bisogna ripeterle.
Se il messaggio è molto importante, potete anche svolgere il controllo
chiedendo alla persona di spiegarvi perché glielo avete comunicato e perché
è importante. In questo modo avrete la possibilità di appianare eventuali
piccole differenze ancora presenti.
Punto chiave
Se dite qualcosa a qualcuno, non date mai per scontato che abbia sentito
o che abbia capito.
Il negoziato
È il primo passo per risolvere un problema. Rivolgetevi personalmente
all’interlocutore e cercate un terreno comune ascoltandovi a vicenda,
rispettando le rispettive opinioni e accettando la possibilità che non si riesca
a trovare un accordo.
La mediazione
Se non riuscite a trovare un accordo ma volete lo stesso risolvere il
problema, o se la convivenza è insostenibile, allora il passo successivo è la
mediazione: una persona indipendente, scelta da entrambi, interviene per
aiutarvi ad appianare le divergenze. Il mediatore non prende decisioni, si
limita a facilitare la conversazione e fornisce il contesto migliore per
raggiungere gli obiettivi di entrambi. Il mediatore rappresenta un’in uenza
rasserenante che gestisce la conversazione ed entrambi gli Scimpanzé.
L’arbitrato
È il passo successivo quando volete prendere una decisione ma non
riuscite a trovare un accordo. L’arbitro è una persona, scelta da entrambi, che
ascolta e poi giudica e determina in via de nitiva cosa succederà. Dovete
accettare entrambi la decisione dell’arbitro, che siate d’accordo o no.
Proposta di esercizio
Esercizi per una comunicazione e un negoziato
efficaci
Scegliete le parole giuste
Sforzatevi di scegliere le parole giuste per descrivere ciò che volete dire.
Ricordate che il vostro Scimpanzé tenderà a usare parole emotive ed
enfatiche. Tentate di moderare il linguaggio che usate, anziché portarlo
all’estremo. Per esempio: «Non sopporto questa musica» potrebbe
diventare «Non mi piace molto questa musica», che evocherà
un’emozione meno accesa nell’ascoltatore e anche nell’atmosfera della
conversazione.
Ormai sappiamo bene che la nostra mente è composta da tre diverse parti
operative: lo Scimpanzé, l’Umano e il Computer. Ciascuno dei tre cervelli
percepisce un mondo diverso, ed è importante comprendere le differenze tra
di loro e saperle gestire. È molto importante anche far sì che questi mondi, o
ambienti, siano giusti per noi, perché da questo dipende la nostra capacità di
funzionare correttamente e di essere felici.
La vita quotidiana si svolge in tre mondi molto diversi.
• Lo Scimpanzé vive in una giungla. Vede ovunque pericoli e con ni e segue
le regole della giungla.
• L’Umano esiste in una società abitata da persone e si attiene a leggi.
• Il Computer interpreta le percezioni dello Scimpanzé e dell’Umano ed
elabora il mondo reale in cui viviamo: una miscela di società e giungla che
si alternano in continuazione.
Per vivere bene nel Mondo Reale ci sono tre aspetti che dovete
considerare: il primo consiste nel riconoscere la differenza tra i mondi in cui
vivono lo Scimpanzé e l’Umano; il secondo è trasformare questi due mondi
in ambienti accoglienti e appropriati in cui entrambi possano vivere,
tenendo conto delle loro esigenze. E, in ne, il terzo aspetto consiste nel
fondere i due mondi in modo che siano compatibili tra di loro, creando il
mondo del Computer.
Dispute territoriali
Dunque lo Scimpanzé ha bisogno di conoscere la sua parte di giungla e i
suoi con ni. Quindi dobbiamo prenderci cura di lui riconoscendo il suo
bisogno di regolarità, familiarità e rassicurazione. Tuttavia, se lo Scimpanzé
appartiene a un branco forte, diventerà sicuro di sé, avventuroso e curioso e
si preoccuperà meno dell’ambiente che lo circonda.
Il pericolo legato al fatto che lo Scimpanzé crede di trovarsi in una
giungla e non in una società è che può usare in modo inappropriato le sue
pulsioni. Per questo motivo le dispute territoriali sulle siepi che separano i
giardini possono letteralmente condurre all’omicidio. Provate a capire che il
vostro Scimpanzé interpreta il mondo in cui vive come una giungla e agisce
in base alle leggi della giungla.
Dispute sciocche, come quella sul parcheggio rubato, possono far nascere
con itti gravi se lo Scimpanzé opera in base all’assunto che il suo territorio
viene invaso.
Per risolvere una disputa territoriale, lasciate che l’Umano parli anche a
nome dello Scimpanzé. La mentalità di quest’ultimo riguardo i con ni si
evidenzia anche nelle mansioni lavorative: se il vostro Scimpanzé è convinto
che lo Scimpanzé di qualcun altro abbia invaso il suo territorio, lasciate che
il vostro Umano prenda il comando per risolvere il problema. Se è lo
Scimpanzé a mettersi al timone, si lascerà guidare da emozioni forti e a volte
irragionevoli.
Il territorio
Dopo aver stabilito qual è la parte giusta della giungla in cui far vivere il
vostro Scimpanzé, dovete chiedervi cosa vuole in quell’area. Ecco alcuni
consigli per tenerlo felice nel suo territorio e impedirgli di vagare o di
agitarsi.
Denaro e beni
Imparare a vivere secondo i propri mezzi è un ottimo modo per impedire
che lo Scimpanzé si agiti. Chiedere soldi in prestito è una decisione che
dovete prendere insieme con lui: alcune persone possono prendere grandi
somme in prestito senza far innervosire il loro Scimpanzé, altre no. Quindi,
se pensate che vi preoccuperete continuamente perché siete in debito, non
contraetene. Lo Scimpanzé vi sta dicendo cosa può sopportare e cosa no;
lasciate che sia lui a spiegarvi cosa potete e non potete gestire emotivamente.
Amici
Il vostro Scimpanzé si troverà bene con alcune persone e non con altre,
quindi dovete circondarvi delle persone giuste il più spesso possibile.
Lavoro
Anche se fate il lavoro adatto a voi, accertatevi che lo Scimpanzé sia
continuamente rassicurato sul suo ruolo esatto e sulle sue responsabilità. Per
fare il proprio lavoro deve sentirsi competente e sicuro di sé.
Cibo
Il cibo giusto per lo Scimpanzé è quello emotivo: è una creatura che ha
bisogno di pace mentale e di sentirsi soddisfatta. Non provocategli
un’indigestione chiedendogli di convivere con emozioni inappropriate, per
esempio lo stress e l’infelicità.
Tempo libero
Se non lo lasciate riposare a sufficienza, lo Scimpanzé non sarà felice nel
suo mondo. Le vostre emozioni non sono diverse da altre parti del vostro
corpo sico: hanno bisogno di tempo per ritrovare le forze. Concedervi
questo riposo emotivo è molto importante per il vostro Scimpanzé. Al
termine del periodo di riposo vi sentirete meglio.
Il mondo dell’Umano
Il vostro Umano vive in una società e quindi ritiene che il mondo sia basato
soprattutto sulla logica e l’empatia. Questo mondo aiuta le persone più
deboli e vulnerabili e offre a tutti pari opportunità. In questo mondo abitano
Umani rispettosi delle leggi che vivono in modo equo e morale. Provano
senso di colpa, rimorso e desiderio di espiazione.
Sulla base di questi assunti, non stupisce che l’Umano sperimenti
frustrazione e delusioni. Quel che gli Umani non capiscono è che nel loro
mondo vivono anche un mucchio di Scimpanzé, che non hanno alcuna
intenzione di attenersi alle regole. L’Umano deve venire a patti con l’idea e
deve farla entrare nel suo mondo senza che lo Scimpanzé esca allo scoperto
e assuma il comando.
Proposta di esercizio
Un obiettivo chiaro
Assicuratevi che il vostro Umano si pre gga ogni giorno un obiettivo
ben chiaro. Non dev’essere un obiettivo profondo; può essere anche un
progetto a breve termine. L’importante è che il vostro Umano sia
consapevole della direzione che deve assumere la giornata. Quindi al
mattino chiedetevi cosa vorreste ottenere entro la ne della giornata. Il
vostro obiettivo potrebbe essere quello di portare a termine un incarico
lavorativo, oppure qualche faccenda di casa. Non dev’essere per forza
legato al lavoro: l’obiettivo può essere semplicemente quello di passare
una giornata fuori casa o di socializzare. L’Umano trae energia dagli
obiettivi che si pre gge, a breve o a lungo termine che siano.
Capitolo 11
La Luna dello Stress
Improvviso
Come gestire lo stress acuto
Questa luna stabilizza il Pianeta del Mondo Reale reagendo allo stress
momentaneo o improvviso.
Punto chiave
Non limitatevi a reagire allo stress: alleviatelo in maniera costruttiva.
Punto chiave
Un Pilota Automatico è il modo migliore per gestire lo stress acuto.
Punto chiave
Ogni volta che volete fermare lo Scimpanzé, sforzatevi di rallentare i
pensieri. Funziona in TUTTE le situazioni. È un’altra tecnica molto
efficace di Gestione dello Scimpanzé.
Passo 3: La fuga
Cercate di prendere le distanze dalla situazione e ritagliarvi spazio. Se
possibile, allontanatevi sicamente; altrimenti provate a rilassarvi e a
rifugiarvi nel vostro mondo interiore. Per esempio, se le parole di una
persona vi hanno messo a disagio, spiegatele che vorreste ri etterci prima di
rispondere. Non abbiate paura di essere assertivi, se avete bisogno di tempo.
Passo 4: L’elicottero e il senso della prospettiva
Ipotizzate di essere su un elicottero sospeso in aria sopra la situazione.
Vedendola dall’alto potete metterla in prospettiva. Immaginate tutta la vostra
vita come una linea con un inizio e una ne, e scoprite a quale altezza della
linea vi trovate. Chiedetevi: «Che in uenza avrà questo evento sul resto della
mia vita?»; «Questa situazione durerà per sempre, oppure passerà?»; «Quali
sono le cose davvero importanti nella mia vita, e questa è una di esse? O le
ha fatte cambiare?»
Rammentatevi che, nella vita, tutto scorre: ben presto il momento che ora
vivete vi apparirà come un lontano ricordo. Sono davvero pochi gli eventi
che rimangono importanti a lungo.
Passo 5: Il piano
Ora passate a elaborare un piano per eliminare lo stress. Ricordate che vi
conviene pensare attraverso l’Umano, quindi iniziate sempre da voi stessi!
Chiedetevi se e come potreste reagire in modo diverso, e se vi sarebbe
d’aiuto. Se vedeste la situazione in modo diverso, questa cambierebbe? Poi
osservate le circostanze e scoprite se si possono modi care. Che cosa potete
fare, all’atto pratico, per modi care la situazione, e che cosa invece dovete
accettare?
Aspettate sempre a rivolgervi alle altre persone coinvolte nché non avete
compreso voi stessi e la situazione. Solo alla ne chiedete loro se possono
aiutarvi, o se voi potete aiutare loro.
Scoprite su cosa esercitate il controllo e su cosa no. Solitamente lo fate su
voi stessi e sulle vostre reazioni, e su una parte delle circostanze; ma non
sulle altre persone. Rassegnatevi!
Passo 6: Riflessione e attivazione
Se avete lasciato all’Umano il tempo e lo spazio per pensare, siete in
grado di ri ettere prima di agire. Chiedetevi: chi volete che domini, lo
Scimpanzé o l’Umano? È una scelta che spetta a voi. Mettete in atto il vostro
piano: cambiate ciò che si può cambiare e arginate ciò che si può arginare.
Non restate con le mani in mano. Non c’è nulla di meno costruttivo di una
vittima che ha scelto di restare passiva: non permettete che accada. Se
davvero non ci riuscite da soli, chiedete aiuto alla persona giusta.
Passo 7: Sorridere
Sorridete più spesso possibile. Compatibilmente con la gravità della
situazione, cercate di vederne il lato positivo. Ridete di voi stessi se avete
reagito in maniera eccessiva.
Punto chiave
Ridere di voi stessi, o delle situazioni, è uno dei modi più efficaci per
alleviare lo stress dello Scimpanzé.
Alleviare lo stress
Il processo decisionale
L’incapacità di decidere è una delle cause più frequenti di stress nella vita
quotidiana. Imparare a decidere e ad attenersi alle decisioni prese non è
difficile, a patto di capire che se non ci riusciamo è perché lo Scimpanzé ci
ha dirottati, e dobbiamo imparare a essere severi con lui. Può essere utile
dormirci sopra. Ricordate: se dovete prendere una decisione e non ci sono
altre informazioni da raccogliere, allora vuol dire che è arrivato il
momento giusto per farlo. Potete spiegare al vostro Scimpanzé che è
comprensibile che non voglia commettere errori, ma è irrealistico pensare
che prenderà sempre le decisioni migliori. Scimpanzé e bambini non sanno
affrontare le conseguenze delle proprie scelte, ma gli Umani adulti sono in
grado di conviverci e di fronteggiarle.
Alcuni Scimpanzé trovano particolarmente difficili i processi decisionali.
È normale, a patto che lo Scimpanzé non cominci a criticarsi con
affermazioni poco utili, del tipo: «Devo essere stupido» o «C’è qualcosa di
sbagliato in me» e così via. Per fortuna gli Umani sono in grado di prendere
decisioni senza difficoltà se sono capaci di gestire i loro Scimpanzé.
Opporsi al cambiamento
Un’altra occasione in cui può manifestarsi lo stress è quando non
accettiamo che la vita e il mondo siano in uno stato di usso costante e che
le cose non restino mai uguali a se stesse.
Le relazioni sono un buon esempio di questo fenomeno. Ogni giorno la
vostra relazione con un’altra persona muta leggermente, perché cambiano le
circostanze e un po’ anche voi. Se vi aspettate che il rapporto rimanga
esattamente com’era il giorno in cui vi siete conosciuti, rischiate una
delusione. Spesso nutriamo aspettative irrealistiche riguardo alle relazioni e
non accettiamo l’idea che possano cambiare con il tempo.
Lo stesso vale per il lavoro: non potete aspettarvi di mantenere lo stesso
impiego per tutta la vita, e neppure che le mansioni restino le stesse. La
certezza dell’impiego o di un ruolo sso sul posto di lavoro è un’aspettativa
molto irrealistica.
Il vostro Scimpanzé e le sue insicurezze sono alla base di questa esigenza
di stabilità. Il vostro Umano deve educare lo Scimpanzé. Il punto è che, se vi
aspettate che ogni cosa nella vita rimanga costante, è molto probabile che
vi sentiate stressati quando le cose cambiano. Per rimuovere lo stress
dovete vivere nel momento presente, accettare che il cambiamento è una
cosa naturale e tenerlo in conto per affrontare il futuro.
Aspettative irrealistiche
Oltre ad accettare che nulla nella vita è statico, occorre nutrire aspettative
realistiche nei riguardi di persone ed eventi. Ne abbiamo già parlato,
analizzando il Gremlin delle aspettative irrealistiche, e qui ve lo rammento.
Un fattore di stress frequente consiste nell’avere impostazioni ben
determinate su cosa dovrebbe succedere o su cosa andrebbe fatto. Imparare
a nutrire aspettative realistiche sul mondo in cui vivete e sulle altre persone
che lo abitano ridurrà molto i vostri livelli di stress.
Ovviamente non sto dicendo che non dobbiamo aiutare il prossimo, ma vi raccomando di non
farvi totalmente carico dei problemi altrui. Per esempio, provare ad assumersi la responsabilità
di una persona che ha un disturbo alimentare o è un alcolista non è una buona idea, perché
signi ca tentare di controllare l’incontrollabile: il loro impegno per guarire. Sosteneteli, certo,
ma devono aiutarsi da soli.
Proposta di esercizio
Pianificazione antistress
Un piano ben congegnato
Mettete per iscritto il vostro piano d’azione per i casi di stress
improvviso. Esercitatevi immaginando situazioni stressanti, pensando a
come reagirete in base al nuovo piano e a come determinare un esito
più positivo.
Allenamento
Nei momenti di stress, esercitatevi a rallentare i pensieri per avere il
tempo di gestire lo Scimpanzé. Per esempio, se le parole di un
interlocutore vi suscitano una reazione emotiva, provate a rallentarla
usando la parola «cambiare» e il «pulsante di pausa» come abbiamo
visto in questo capitolo, e pensate in maniera calma e razionale
attraverso l’Umano. Rallentare le reazioni consentirà all’Umano di
intervenire e impedirà allo Scimpanzé di reagire in modo impulsivo.
Farne un’abitudine inserirà un Pilota Automatico nel vostro Computer.
Capitolo 12
La Luna dello Stress Cronico
Come gestire lo stress prolungato
Lo stress cronico
• Responsabilità
• Che cos’è?
• I sintomi
• Prevenirlo
• Gestirlo
• Derivante dal sé
• Derivante dalle circostanze
• Derivante dagli altri
• E se continuo a sbagliare?
• Catturare una scimmia
Questa luna aiuta a stabilizzare il mondo in cui vivete permettendovi di
gestire lo stress cronico.
Responsabilità
Questo capitolo vi s da a cercare dentro di voi le soluzioni allo stress
cronico. Assumetevi la responsabilità di trovare le soluzioni. Il punto di
partenza è guardare dentro di voi e non dare la colpa agli altri o alle
circostanze.
• spossatezza costante;
• irascibilità;
• scarso senso dell’umorismo;
• ansia e preoccupazione senza motivo apparente;
• ansia e preoccupazione per motivi di poco conto;
• incapacità di rilassarsi a fondo;
• idee paranoiche;
• senso di impellenza in ogni cosa;
• facilità alle lacrime o depressione;
• incapacità di affrontare il lavoro o gli amici;
• le piccole incombenze sembrano ostacoli insormontabili;
• disturbi del sonno.
Alcuni di questi sintomi possono anche rimandare ad altri problemi, ma
se ne avvertite alcuni con regolarità fareste bene a indagarne la causa.
Quando non riuscite a svolgere una o più di queste attività, è quasi certo
che sia in corso un’attività dello Scimpanzé e dei Gremlin.
Punto chiave
Elencate i problemi nero su bianco e non provate a risolverli
mentalmente.
Ecco una semplice regola. Quando avete un problema che vi causa stress,
dividete la soluzione in tre parti:
False piste
Sandra è stressata perché deve laurearsi e continua a collezionare
bocciature negli esami. Si giusti ca dicendo che deve lavorare part-time e
che i professori non sono bravi. In parte può essere vero, ma Sandra non
vuole ammettere che queste sono scuse: la verità è che non studia
abbastanza, e/o il corso è al di sopra delle sue capacità, e/o non sa studiare in
modo efficace. Le scuse che accampa le impediscono di affrontare la vera
fonte dello stress e risolverla. Sandra deve iniziare da se stessa, rimuovendo i
Gremlin: e lo stress se ne andrà da solo.
Tecniche di rilassamento
Possono essere molto utili: le potete trovare online, in biblioteca o parlando con amici e colleghi
per scoprire che cosa li ha aiutati. Vale la pena di studiarle e metterle in pratica.
• non ha un’idea realistica di cosa può ottenere in quelle due aree della sua
vita;
• non ha trovato l’equilibrio giusto;
• non chiede aiuto alle persone adatte;
• non accetta la necessità di scendere a compromessi in entrambe le aree;
• se la cava bene ma non riesce ad accettarlo, perché il suo Umano o il suo
Scimpanzé provano sensi di colpa ingiusti cati.
Tutti questi esempi dimostrano che lo stress cronico può essere un parto
della nostra mente. Quest’ultimo dimostra in particolare che lo stress può
avere una molteplicità di motivi ed è una questione del tutto individuale.
L’importante è iniziare guardandosi dentro per scoprire se siete troppo
severi con voi stessi o se non vi prendete abbastanza cura di voi.
E se continuiamo a sbagliare?
Quasi tutti ci sentiamo stressati e reagiamo d’impulso, di tanto in tanto, e
la maggior parte di noi non sa gestire molto bene lo stress. Siamo tutti sulla
stessa barca. Ma tutti possiamo imparare a reagire meglio. Alcune cattive
abitudini non fanno che aumentare lo stress: eccone qualcuna.
Parlate!
Parlare del vostro stress con chi può ascoltarvi e capirvi (e magari darvi
consigli utili) è un metodo molto efficace per risalire alle cause dello stress, e
può aiutare moltissimo anche nella ricerca di soluzioni. Affidatevi al branco:
serve proprio a questo!
Proposta di esercizio
Alleviare lo stress
Parlarne con un amico
Siate proattivi e andate a parlare con un amico delle cose che vi
stressano. È meglio elencarle su un foglio di carta, per chiarire quante
sono e quali dovete affrontare. Elaborate piani d’azione per risolverle
una per una. Accertatevi di dedicare del tempo all’esecuzione dei piani.
È bene prevedere un secondo incontro con l’amico per fare il punto
della situazione!
Salute, successo
e felicità
Capitolo 13
Il Pianeta delle Ombre
e la Cintura degli Asteroidi
Come prendervi cura della vostra salute
Malfunzionamenti e disfunzioni
La forma fisica
Si tratta di un argomento vasto, che non può essere affrontato nello spazio
concesso da queste pagine; tuttavia, ecco alcune linee guida.
Possiamo suddividere la manutenzione sica in alimentazione, dieta,
controllo del peso, esercizio e forma sica. Senza scendere nei dettagli,
vediamo cosa può causare una disfunzione in una di queste aree. Farò
esempi estremi per rimarcare le differenze.
Il vostro Scimpanzé e il vostro Umano hanno programmi molto diversi
in ciascuna di quelle aree. L’Umano sa cosa vuole e prova molto piacere
quando si sente in forma, è in buona salute e mangia nel modo giusto. Lo
Scimpanzé, invece, preferisce non assumersi responsabilità, insegue il
piacere e la grati cazione immediata e si disinteressa delle conseguenze.
Lo Scimpanzé è indifferente per impostazione prede nita e non vuole
faticare: quindi la maggioranza di noi ingaggia una battaglia perenne con il
proprio Scimpanzé.
Proattivo e reattivo
La seconda regola consiste nell’essere sia proattivi, sia responsivi. Le
persone di successo sono proattive, cioè hanno un piano da realizzare.
Inoltre sono responsive, cioè se il piano fallisce per qualsiasi motivo
reagiscono facendo il punto della situazione ed elaborando subito un nuovo
piano. Sono molto tenaci e non si arrendono.
Le persone non di successo tendono a essere reattive: basano i piani sulla
reazione ai problemi e rispondono sempre alle aggressioni perché vedono la
vita come un’eterna lotta. Gli Scimpanzé sono reattivi per natura: si
arrendono facilmente e scelgono la strada più facile. Gli Umani tendono a
essere proattivi, e quindi a piani care continuamente.
In palestra
Applicate questi due concetti al vostro mantenimento sico e individuate
lo Scimpanzé e affrontatelo. Per esempio, immaginate di voler tornare in
forma e perdere peso: iniziate dichiarando questo vostro progetto. Ora
stilate un piano d’azione, senza pensare alle difficoltà; è chiaro però che il
piano dev’essere realistico. Per esempio, se vi iscrivete in palestra, sapete già
che lo Scimpanzé troverà una miriade di scuse per non andarci ogni
settimana, quindi dovete aver predisposto un piano per reagire alle sue
proteste. Al termine della prima lezione potete dire all’istruttore che non
vedete l’ora di tornare, di lì a una settimana. In questo modo metterete a
disagio lo Scimpanzé, che non vorrà fare brutta gura e quindi, pur con
riluttanza, vi spingerà a tornare in palestra. A volte, piani molto semplici
come questo possono essere davvero efficaci. Ci occuperemo più nel
dettaglio di questo tema nel capitolo sul Pianeta del Successo.
La forma mentale
Recupero e riabilitazione
• rilassarsi;
• riposare;
• dormire.
Purtroppo molti di noi trascurano tutti e tre i livelli. L’importante è
trovare il giusto equilibrio tra lavoro e relax: il corpo e la mente hanno
bisogno di tempo libero per riprendersi dallo stress quotidiano. Se volete
prendervi cura di voi, questa è una priorità.
Rilassarsi signi ca trovare qualche minuto ogni giorno per rallentare il
ritmo e fare una pausa.
Riposare signi ca fermarsi per un periodo piuttosto lungo nell’arco della
giornata, solitamente di sera, per allontanarsi dal lavoro e dallo stress e
rilassarsi completamente.
Dormire: la parola dice già tutto.
Quali conseguenze vi attendono se non vi consentite nessuno di questi
tre livelli di recupero ogni giorno? La risposta è spaventosa: il vostro cervello
inizierà a dirottare il sangue e quindi le capacità decisionali allo Scimpanzé.
È facile prevedere che cosa succederà, perché purtroppo lo sappiamo tutti.
Se ci sentiamo stanchi diventiamo irritabili, commettiamo errori sciocchi,
prendiamo decisioni avventate o abbiamo sbalzi d’umore. Essendo un
fenomeno così evidente, è incredibile constatare quanto spesso trascuriamo
quest’area cruciale della manutenzione del corpo e della mente. Vale la pena
di elaborare un piano d’azione per accertarsi di riposare a dovere, di
rilassarsi e di dormire.
Punto chiave
A volte le emozioni sono molto irrazionali e dovete convivere con loro
anziché cercare sempre di comprenderle.
La malattia mentale
La maggior parte delle malattie mentali si manifesta quando si altera
l’equilibrio tra i neurotrasmettitori (sistemi chimici) del cervello. Alcuni
neurotrasmettitori coinvolti in molte malattie mentali sono la serotonina, la
noradrenalina, la dopamina, l’acetilcolina e il GABA. Se avete sintomi di un
disturbo di questo tipo, è molto probabile che il problema riguardi i
neurotrasmettitori e sia risolvibile. Purtroppo le malattie mentali sono
ancora oggetto di molti pregiudizi. Non vi vergognereste di andare da un
medico se aveste una gamba rotta, e allora perché imbarazzarvi se avete un
problema con i ricettori della serotonina, che si chiama depressione? Gli
sbalzi d’umore, i disturbi legati all’ansia e ad altri stati d’animo andrebbero
sempre valutati e curati da esperti.
Alcol e droghe
Quasi tutte le persone dipendenti dalle droghe sanno di avere un
problema, e la maggior parte di quelle dipendenti dall’alcol si accorge che
qualcosa non va. Ma uscirne non è facile, e spesso l’alcolista nega a se stesso
di esserlo. Per quasi dieci anni ho lavorato come medico nella cura
dell’alcolismo, e i pazienti mi spiegavano che c’è una differenza tra il bevitore
abituale e l’«alcolista»: l’opinione comune era che quest’ultimo non è in
grado di fermarsi dopo il primo bicchiere. Era un’osservazione intelligente:
se scoprite di dovervi trattenere a forza dopo il primo bicchiere, valutate
seriamente di chiedere aiuto. Purtroppo circolano ancora parecchi
pregiudizi anche su questa terribile condizione, ma per fortuna ci sono molti
esperti in grado di aiutarvi. Quasi tutte le droghe, e certamente l’alcol,
possono in uenzare non solo l’umore ma anche la mentalità.
Proposta di esercizio
Prendersi cura di sé
Il recupero aiuta a gestire lo Scimpanzé
Ri ettete sul tempo che vi concedete per recuperare. Valutate tutti e tre
i livelli – relax, riposo e sonno – e tenete un diario per una settimana
per veri care quanto tempo dedicate ogni giorno alle tre attività. Il
vostro Scimpanzé diventerà incontrollabile se non gli lasciate
abbastanza tempo. L’efficacia o meno della gestione del recupero
impatta sulla qualità delle relazioni e del lavoro.
Capitolo 14
Il Pianeta del Successo
e le sue tre Lune
Le fondamenta del successo
Le Lune che orbitano intorno al Pianeta del Successo rappresentano tre degli
stabilizzatori fondamentali che possono incrementare le vostre possibilità di
successo.
La Luna Regale
Il vostro Regno
• Portare la corona
• Le leggi del Regno
• Consiglieri
• Sudditi
Il Regno degli Altri
• Essere un suddito
Il Regno condiviso
• Relazioni personali o professionali
• Relazioni personali
• Squadre
Questa prima luna consiste nel capire chi comanda nelle varie aree della
vostra vita e nell’agire di conseguenza. È uno dei fattori principali che
determinano le vostre probabilità di successo.
• voi;
• un’altra persona;
• leadership condivisa.
Il vostro Regno
Portare la corona
Le leggi regali
Sono i comportamenti e gli atteggiamenti cui avete scelto di attenervi in
quanto Monarca. Le altre persone non sono tenute a rispettarle! Se vi
prendete il tempo per ri etterci tramite il vostro Umano aumenterete di
molto le probabilità di successo in ogni cosa che fate. Il vostro Scimpanzé
dev’essere tenuto in riga e gestito in modo che vi si attenga. Per esempio
potete promulgare una legge del re che vi impone di essere sempre cordiali
con le altre persone, a prescindere da come loro trattano voi. È una regola
nobile, ma è difficile far sì che lo Scimpanzé la rispetti. Il problema, come
sempre, è gestirlo.
I consiglieri
I Monarchi non sono onniscienti, quindi hanno la responsabilità di
nominare dei consiglieri. I consiglieri esperti daranno suggerimenti (NON
ordini) al Monarca. È molto importante, quando ci troviamo in una
situazione che non conosciamo bene o quando siamo incerti, andare alla
ricerca di persone che possano aiutarci. Per avere successo è utile, se non
indispensabile, avere il sostegno giusto. Una caratteristica tipica delle
persone di successo è la capacità di accorgersi di aver bisogno di aiuto e di
andarlo a cercare nei posti migliori.
È vostra responsabilità controllare che il vostro consigliere abbia le
credenziali giuste per fare il suo lavoro. Ha le capacità necessarie per
consigliarvi o lavorare per voi? Vale la pena di analizzare le quali che,
l’esperienza e il curriculum di una persona prima di chiederle consiglio o
permetterle di aiutarvi. Una volta scelti i consiglieri esperti, ricordate che
non è saggio ignorare i loro consigli.
Dopo aver selezionato un consigliere, non dimenticate che siete stati voi a
sceglierlo! Non potete incolparlo se non ha raggiunto lo standard che vi
aspettavate perché avete scelto male! Le persone di successo si assumono la
piena responsabilità di ogni loro azione, e cercano di far meglio la volta
successiva. Non permettono ai loro Scimpanzé di scaricare la colpa sugli
altri.
Per esempio, immaginiamo che vogliate dimagrire, un desiderio che
accomuna molti di noi. Portate la corona e siete padroni del vostro progetto.
Il fatto che vogliate perdere peso signi ca che in passato non siete stati
molto bravi a mantenere la linea! (Nessun problema, è un semplice dato di
fatto.) Quindi sarebbe saggio chiedere aiuto a un «esperto» di controllo del
peso: un dietologo o anche solo un amico che è riuscito a dimagrire. Se il
sistema non funziona perché la dieta o il consigliere vi sembrano «sbagliati»,
non date la colpa a loro: avete deciso voi di seguire i suoi consigli. Il
messaggio che possiamo trarre da questo scenario può essere applicato a
molti ambiti della vita: dovete imparare a essere responsabili e a rispondere
delle vostre scelte.
I sudditi
Le altre persone che vivono nel vostro Regno sono l’equivalente dei vostri
sudditi, e devono capire due cose. La prima è che voi siete il Monarca e la
seconda è che ci sono delle leggi. Come re è vostro dovere accertarvi,
educatamente, che i vostri sudditi ne siano consapevoli. Non serve a niente
incolpare chi invade il vostro mondo o si comporta in maniera per voi
inammissibile, se non siete stati abbastanza assertivi da chiarire quelle
regole. Trattare gli altri con rispetto, a prescindere dal loro comportamento,
aumenta le probabilità che il vostro messaggio sia recepito. Accertatevi che a
parlare sia il vostro Umano e non lo Scimpanzé.
Avere dei sudditi signi ca anche doversene prendere cura e rispettarli
sempre. Più rispetto mostrate agli altri, più è probabile che loro si
comportino nello stesso modo con voi. Ma ci sono sempre Scimpanzé a
piede libero, quindi fate attenzione e ricordate che è poco saggio ingaggiare
battaglia contro uno di loro.
Essere un suddito
Se sapete che la corona non è sulla vostra testa, è ragionevole mostrare
rispetto alla persona che la porta. La mancanza di rispetto si ripercuoterà su
di voi e potrebbe compromettere il vostro successo. Essere un suddito non
vuol dire essere uno schiavo o uno zerbino; è una questione di rispetto. Se
capite che al comando c’è un’altra persona, e che la decisione ultima spetta a
lei, è saggio scoprire quali sono le sue leggi e rispettarle.
Lottare contro il sistema non è sempre sbagliato, se il sistema o la persona
è corrotta; ma ci sono modi per farlo senza perdere l’integrità. Se il sistema
non è corrotto e la persona ha semplicemente un’opinione diversa dalla
vostra, e voi continuate a opporvi, aspettatevi le conseguenze della vostra
mancanza di rispetto. Se è un Regno in cui non volete vivere, la risposta è
uscirne prima possibile e trasferirvi in uno con un Monarca che rispettate.
Il Regno condiviso
Relazioni professionali o personali
Nella vita stabiliamo due tipi diversi di relazioni: professionali e
personali. Spesso si sovrappongono parzialmente o i con ni si fanno
sfumati, e questo può essere pericoloso. È molto importante capire la
differenza tra i due tipi di relazione, e sapere in quali casi ciascuna di esse è
appropriata perché oltrepassare i con ni tende a causare problemi.
Ogni relazione ha un obiettivo, quindi chiedetevi cosa volete da ciascuna
delle vostre relazioni. Inoltre tenete presente cosa l’altra persona vuole dal
rapporto con voi: la risposta a questa domanda può essere cruciale per il
successo della relazione.
L’obiettivo della relazione è distinto dalla persona. Per esempio, a volte
siete costretti a lavorare con una persona che non vi sta simpatica, ma
questo non signi ca che debba piacervi per forza. Essere una persona
gradevole, cordiale e disponibile non richiede obbligatoriamente di farvi
stare simpatico l’altro o di stringere amicizia.
Le relazioni personali non hanno con ni prestabiliti: voi e l’altra persona
decidete come interagire e no a quale livello di intimità spingervi.
Vi scambiate con denze, quindi il rapporto è basato sulle emozioni
positive provenienti dallo Scimpanzé. Entrambi esprimerete emozioni e idee
e ne trarrete un vantaggio reciproco. La relazione vi porterà appagamento
emotivo, e questo è il suo scopo primario. Richiede che l’intimità sia
reciproca, per cui vi aspettate che anche l’altro riceva soddisfazione emotiva.
Vi giudicherete l’un l’altro sul terreno etico, morale ed emotivo e il rapporto
avrà con ni essibili che cambiano con il tempo.
Le relazioni professionali hanno con ni prestabiliti, soprattutto a livello
interpersonale. La riservatezza è della massima importanza e non vengono
emessi giudizi emotivi. In un rapporto professionale non ci si pre ggono
programmi di natura emotiva, perché è basata su doveri e responsabilità
professionali.
Il motivo per cui spesso le nostre relazioni professionali sfociano in
personali è che i nostri Scimpanzé, e a volte anche i nostri Umani,
dimenticano i con ni e iniziano a chiedere all’altra persona di esaudire le
esigenze più personali. È saggio perciò stabilire quali sono le vostre necessità
emotive e cercare la persona che possa esaudirle al di fuori della cerchia
professionale; non cercatela in un collega. E non fate entrare in un rapporto
professionale emozioni personali negative, come rabbia o frustrazione.
Per avere successo nelle vostre relazioni, provate a chiedervi: «Che cosa
voglio da questa relazione, e che cosa vuole l’altra persona?» Assicuratevi che
ciò che volete sia appropriato al tipo di relazione, professionale o personale.
Le relazioni personali
Una relazione personale coinvolge sia l’Umano sia lo Scimpanzé
dell’altro. Quindi pensateci attentamente prima di impegnarvi! La relazione
personale si rinnova ogni giorno con la decisione di continuare: nessuno vi
obbliga a proseguirla, è una scelta.
È importante ricordare che una parte della relazione ha sede in un Regno
condiviso, in cui le decisioni devono necessariamente essere prese di
comune accordo. Altre parti della relazione sono al di fuori del Regno
condiviso e richiedono decisioni individuali. Per esempio, in una coppia
nessuno possiede l’altro e nessuno può imporre all’altro le leggi che regolano
la sua vita personale. Ciascuno dei due è ancora il Monarca del suo Regno, e
ha l’ultima parola su ciò che pensa e fa.
Uno dei partner può decidere di voler trascorrere tutti i ne settimana
con altri amici: ne ha tutto il diritto. Ma l’altro ha tutto il diritto di dire: «Per
me è inaccettabile: se te ne vai ogni weekend, la conseguenza è che io non
voglio proseguire questa relazione». Tuttavia, quest’ultimo può decidere che
accettare tale condizione è meglio che troncare la relazione. In questo caso
però non potrà lamentarsi in seguito, perché all’epoca era stato chiarito che
quelle erano le condizioni.
Può accadere che uno dei partner imponga regole all’altro e poi si arrabbi
se questo non obbedisce: in sostanza, si è messo in testa la corona nel Regno
di qualcun altro. Imporre regole a qualcuno nel suo Regno è una forma di
aggressione passiva. La corona deve tornare sulla testa giusta: bisogna capire
che cos’è accaduto e permettere a ciascuno di decidere come vivere.
Il Regno condiviso si instaura quando la coppia deve prendere una
decisione insieme, per esempio comprare una casa: qui entrambi hanno la
responsabilità e nessuno porta la corona, ma la condividono.
Le squadre
Una squadra può avere un leader che porta la corona o un processo
decisionale democratico: questi sono i due estremi di uno spettro. Un fattore
importante per il successo del lavoro di gruppo è sapere se qualcuno porta la
corona e come vengono stabilite le regole. I gruppi democratici nei Regni
condivisi concordano sul fatto che non c’è un Monarca ma un governo.
La Luna CORE
Il principio CORE
• Commitment – impegno
• Ownership – proprietà
• Responsibility – responsabilità
• Excellence – eccellenza
La Luna CORE riguarda la preparazione a un compito da svolgere. Il
principio CORE è composto da quattro fattori che aumentano le probabilità
di successo.
Emma e il jogging
Emma decide di iniziare a fare jogging e si iscrive a un club. Quando lo
decide è comodamente seduta al calduccio di casa. Il suo Umano dice: «È
una decisione logica e sensata: andrò a correre due volte alla settimana con il
club, così mi rimetterò in forma», e il suo volubile Scimpanzé è d’accordo:
«Bene, mi piacerà sentirmi in forma». Ma quando arriva l’inverno, lo
Scimpanzé cambia idea. L’Umano dice ancora «Voglio andare a correre ed
essere in forma», ma lo Scimpanzé non vuole saperne.
Emma ha commesso un grave errore: ha creduto di poter avere la meglio
sullo Scimpanzé durante l’inverno con la sola forza di volontà. Non lo si può
s dare a braccio di ferro! La forza di volontà non serve a nulla se lo
Scimpanzé non vuole fare qualcosa. Se Emma conoscesse bene il suo
Scimpanzé, potrebbe essere sincera con se stessa e dirsi che in inverno la
sensazione di essere in forma non basterà, emotivamente, a convincerlo a
fare jogging al freddo. Ovviamente lei potrebbe persuaderlo in altri modi,
per esempio andando a correre con un amico: ma è improbabile, perché lo
Scimpanzé avrà sempre la meglio sui suoi progetti. La cosa migliore da fare
sarebbe scegliere un tipo diverso di esercizio sico, che risulti tollerabile allo
Scimpanzé.
Osserviamo che Emma avrebbe potuto accorgersi che lo Scimpanzé stava
partecipando al processo decisionale attraverso la frase: «Mi piacerà
sentirmi in forma». Tuttavia le emozioni provengono dallo Scimpanzé e
possono essere transitorie e inattendibili: a volte sono una guida utile, ma
non sono una base solida su cui edi care progetti. Per piani care nel modo
migliore, Emma avrebbe dovuto chiedersi come si sarebbe sentito lo
Scimpanzé in inverno.
Motivazione e impegno
La motivazione deriva dallo Scimpanzé: è una sensazione basata
sull’emozione. Di solito si manifesta quando c’è in ballo una ricompensa
ambita o quando ci troviamo così male che vogliamo cambiare le cose. La
motivazione è utile per farci andare avanti, ma non è essenziale per il
successo. È irrealistico aspettarci di «sentirci motivati» ogni giorno, qualsiasi
cosa facciamo. Il problema della motivazione è che si basa su emozioni che
provengono dallo Scimpanzé, e queste possono cambiare rapidamente.
L’impegno, invece, proviene dall’Umano e non dipende dalle emozioni.
Ci spinge ad attenerci a un piano d’azione anche quando non ne abbiamo
voglia. Per esempio, un chirurgo non può dire a metà di un intervento:
«Sapete, non mi sento motivato a nire questa operazione, quindi ora mi
fermerò!» Non è la motivazione ma l’impegno che lo spinge a portare a
termine l’operazione.
Punto chiave
Quando decidete di fare qualcosa, rammentate a voi stessi che
l’importante è l’impegno, non la motivazione.
• essenziali;
• signi cativi;
• desiderabili.
Essenziali – Queste sono le cose di cui non potete fare a meno se volete
avere successo. Per esempio, se volete avviare un’attività dovete avere a
disposizione una certa cifra in denaro, e se volete diventare un cantante
lirico professionista dovete avere una bella voce. Se volete rimettervi in
forma facendo jogging dovete andare a correre con regolarità. I requisiti
essenziali sono al contempo sici ed emotivi, ed è bene stilare due elenchi
ogni volta che vi pre ggete di fare qualcosa. Il primo elenco è per voi,
l’Umano, e il secondo è per lo Scimpanzé. L’Umano si occupa delle questioni
pratiche e delle verità, mentre lo Scimpanzé si occupa delle emozioni e delle
sensazioni.
Dovete capire per conto vostro cosa rientra in ciascuna categoria, perché
è diverso da persona a persona: dipende tutto da cosa pensano il vostro
Umano e il vostro Scimpanzé. Gli stessi criteri possono rientrare in una
categoria differente per due persone diverse. Per esempio, una persona può
ritenere essenziale essere molto intelligenti per imparare una lingua, mentre
un’altra può pensare che sia solo desiderabile, e che chiunque possa farlo a
prescindere dal suo livello di intelligenza.
Poiché è facile sbagliarsi, è sempre consigliabile mostrare l’elenco a un
amico che possa aiutarvi a capire se avete preso in considerazione tutti gli
elementi e se li avete inseriti nella categoria giusta.
• ostacoli;
• barriere;
• insidie.
In questi casi non c’è scelta, quindi dovete imparare a superare gli ostacoli
con un balzo.
Insidie – Sono fattori che potrebbero decretare la vostra scon tta se non
fate attenzione. Un esempio è lasciarvi diventare emotivamente esausti
prima di ammettere a voi stessi che avete bisogno di riposo. Altri esempi:
avviare una conversazione difficile senza essersi preparati prima; o decidere
di non mangiare cibo spazzatura ma tenerne una scorta in casa! Un’altra
insidia è quella di utilizzare l’alcol per tenere a freno l’ansia o gestire
situazioni sociali che fanno paura, anziché ricorrere ad adeguate terapie.
È davvero un sogno?
• Quant’è importante per voi e per il vostro Scimpanzé?
• Voi e il vostro Scimpanzé volete davvero ottenerlo?
• Quali vantaggi otterrete se realizzate il sogno?
• I vantaggi valgono la pena, rispetto allo sforzo di realizzare il sogno?
Punto chiave
La miglior ricetta per il successo è riuscire a funzionare al meglio delle
proprie capacità, dal punto di vista pratico ed emotivo.
Lasciarsi scoraggiare
Di tanto in tanto capita a tutti di scoraggiarsi e rinunciare ai sogni. In
questi casi, a volte può tornare utile la psicologia dei paradossi: in pratica,
dire l’opposto di ciò che volete. Quindi potete dirvi che non c’è problema se
rinunciate al sogno: non siete tenuti a realizzarlo, la scelta è vostra. È
sorprendente la frequenza con cui lo Scimpanzé, che un minuto prima ci
stava dicendo di voler rinunciare, improvvisamente cambia idea: perché
capisce che il sogno è ancora vivo e lo vuole moltissimo, quindi non ha
alcuna intenzione di arrendersi. Aveva solo bisogno di sfogarsi, il che è
perfettamente ragionevole per uno Scimpanzé. Ricordate sempre che è
normale e accettabile volerlo fare di tanto in tanto. Fate fare ginnastica al
vostro Scimpanzé nei momenti giusti.
Punto chiave
Assumersi la responsabilità di implementare o realizzare il progetto
richiede disciplina.
Punto chiave
L’eccellenza personale consiste nel fare del nostro meglio.
Argomenti chiave
• La carota senza bastone
• Tipi di carota
• Riconoscere il bastone
La carota senza bastone
Tutti conosciamo il vecchio adagio dell’asino che tira il carretto: lo
possiamo spronare con un bastone o con una carota. Asini, Umani e
Scimpanzé non amano le punizioni (bastone) ma amano le ricompense
(carota). Se sferziamo Umani e Scimpanzé con un bastone li indurremo a
muoversi, ma li renderemo anche infelici, ribelli e poco inclini a fare del loro
meglio. Agli Scimpanzé piace mangiare le carote, ma devono essere carote
grandi altrimenti non si muovono.
Immaginate di essere nella giungla a osservare Michele lo scimpanzé, che
progetta di diventare il maschio alfa. Lui «ri ette» su come riuscirci. Poiché
la giungla ha le sue leggi, decide di gridare, strepitare e battere un bastone a
terra. Ogni scimpanzé che lo ostacoli verrà aggredito con il bastone o a suon
di pugni. Se Michele diventa il maschio alfa, userà la sua autorità per
picchiare selvaggiamente qualsiasi scimpanzé che non rispetti le sue regole.
Se non riesce a diventarlo si nasconderà, starà a testa china e aspetterà la
prossima occasione.
Non ci vuole molta immaginazione per sovrapporre questo scenario a un
ufficio o un altro posto di lavoro: è un fenomeno n troppo familiare.
Immaginate una persona che voglia realizzare la sua ambizione ma lo faccia
usando l’aggressività, le minacce e il dominio sugli altri per tenerli in riga.
Quando diventa il capo si baserà sul principio che se picchia i sottoposti con
il bastone, questi non lo aggrediranno ma lavoreranno di più.
Per fortuna esiste un’alternativa.
Nella società degli Umani non usiamo bastoni. Il leader ideale è quello
capace di far crescere il gruppo e di incoraggiarlo: sa che le persone fanno
del loro meglio, e se falliscono vuol dire che hanno bisogno di più sostegno.
Le persone preferiscono essere incoraggiate, sostenute e premiate, piuttosto
che essere picchiate con un bastone. Ovviamente ci sono standard da
raggiungere e obiettivi da ssare, e vanno chiarite le conseguenze del loro
mancato ottenimento. Se una persona ha fatto del suo meglio con il pieno
sostegno del leader e non è riuscita a raggiungere l’obiettivo, deve accettarne
le conseguenze, che possono essere spiacevoli, ma senza venire bastonata.
Non c’è posto per il bastone in una società civile. C’è un posto per gli
standard e per le conseguenze del non raggiungerli, e gli Umani adulti
imparano a farci i conti.
Punto chiave
In una società civilizzata il bastone è sostituito dalle carote, dagli obiettivi
e dalle conseguenze.
Tipi di carote
Molte varietà
Ci sono molti tipi di carote, ed è una buona idea provarli tutti. Ciascuno
di noi deve scoprire quali preferisce e assicurarsi di ottenerle. Coltivate da
soli le vostre carote!
Ricompense
Possono essere di natura materiale, come biglietti per una partita di
calcio, vestiti nuovi, barrette di cioccolato, una cena fuori, una macchina e
così via: qualsiasi cosa che consideriate un premio e possa rendervi felice.
Collegare le ricompense al lavoro da svolgere è un ottimo modo per far sì
che lo Scimpanzé stia dalla vostra parte. Prevedete dei premi a cui tendere,
perché aiutano lo Scimpanzé a sentirsi motivato e l’Umano a impegnarsi per
andare avanti.
Festeggiamenti
È importante guardarsi indietro e festeggiare i risultati ottenuti. Ri ettere
sul duro lavoro e l’impegno profuso aumenta le probabilità di successo. Voi e
il vostro Scimpanzé dovete riconoscerlo ed elogiarvi per ciò che avete fatto,
o anche solo cercato di fare.
Riconoscimento
La maggior parte degli Umani non ha bisogno di riconoscimenti, perché
trova la soddisfazione in se stessa. Tuttavia, la maggior parte degli
Scimpanzé che vivono in noi ha bisogno di riconoscimenti che provengano
dalla persona giusta, e se non glieli concediamo possono provare rabbia,
amarezza e nervosismo. Scoprite da chi ne vorreste ricevere e fategli capire
che li desiderate: questo è un modo ragionevole di prendervi cura dello
Scimpanzé e allevarlo.
Incoraggiamento
Lo Scimpanzé ha bisogno di incoraggiamento, di tanto in tanto, e non è
irragionevole chiederlo. L’incoraggiamento è un’ottima carota per offrire allo
Scimpanzé emozioni positive quando ne ha la necessità. Non dimenticate
che le persone intorno a voi non sanno leggervi nel pensiero: dovrete dir
loro che desiderate essere incoraggiati. A volte noi tutti dimentichiamo di
farlo con gli altri. Pensare ai vantaggi che otterremo è uno degli
incoraggiamenti più efficaci.
Sostegno
Ricevere sostegno dalla persona o persone giuste fa bene al morale. Il
branco che si coalizza per sostenere uno Scimpanzé o un Umano in
difficoltà è una carota molto gradita. Non abbiate paura di chiedere supporto
o aiuto: è uno dei motivi per cui viviamo in branco. Non siate così sciocchi
da ri utare il sostegno! È improbabile che si tratti di un sintomo di
indipendenza, quanto piuttosto di testardaggine. Se aveste un amico in
difficoltà non esitereste a prestargli aiuto; non private i vostri amici della
possibilità di dimostrarvi l’affetto che provano per voi quando ne avete
bisogno.
Riconoscere il bastone
Bastoni tipici
Ogni forma di minaccia, punizione o attacco è un bastone. I bastoni
possono avere natura sica o psicologica.
Rimproverarsi troppo
Usare un bastone contro voi stessi è più distruttivo che subirlo dagli altri.
Criticarvi eccessivamente è un processo inutile e dannoso, ed è anche una
SCELTA: non dovete farlo per forza. Chiedetevi che bene vi fa. Domandatevi
anche se è questo il modo in cui volete avere a che fare con voi stessi. Potete
scegliere un approccio più obiettivo e scoprire come potete migliorarvi, o
accettarvi così come siete, con un sorriso. Le cose non miglioreranno se vi
rimproverate e vi sminuite. Rilassatevi, invece, e incoraggiatevi.
Proposta di esercizio
Il successo che deriva da un’attenta preparazione
Trasformare il fallimento in successo
Pensate a qualcosa in cui avete fallito in passato ma che vorreste
ottenere in futuro. Eseguite la Lista dell’Impegno e rispondete a tutte le
domande. Poi rivendicate la proprietà e la responsabilità di elaborare
un piano. Cercate di applicare tutte le raccomandazioni contenute in
questo capitolo e insistete su quelle più importanti per voi.
Capitolo 15
Il Pianeta del Successo
Come pianificare il successo
Prima di iniziare a far girare gli ingranaggi, vi prego di ricordare che siete
in due a piani care questo viaggio: voi e il vostro Scimpanzé. Quindi, al
momento di elaborare i piani, dovete tenere in considerazione le sue
esigenze, come la rassicurazione e le ricompense, se volete che resti al vostro
anco. Se non subite interferenze da parte dello Scimpanzé, non c’è motivo
per cui non dobbiate avere successo; e se vi prendete cura di lui potrebbe
persino aiutarvi.
Se pensate allo Scimpanzé come a un bambino che si distrae facilmente, è
indisciplinato e disorganizzato e vuole continuamente ricompense
immediate, non vi sbagliate di molto!
Ingranaggio 1
Punto chiave
I traguardi devono essere realistici e raggiungibili.
Perché la distinzione tra sogni e traguardi
è davvero importante
Ogni volta che il cervello si accorge di non avere il pieno controllo di una
situazione invia un afflusso di sangue allo Scimpanzé. Ne deriva un senso di
disagio, vi sentite minacciati e lo Scimpanzé assume il comando dei vostri
pensieri e progetti. Se invece il cervello sa di avere il pieno controllo della
situazione, allora lo Scimpanzé si rilassa e il sangue affluisce all’Umano. Vi
sentite calmi e ottimisti. È l’Umano a pensare e piani care.
Non trasformate i sogni in traguardi, perché farete risvegliare lo
Scimpanzé. Dovete vedere il sogno come una possibilità ma accettare l’idea
che possa non avverarsi. È come lanciare i dadi con la certezza che uscirà un
doppio sei, e poi restarci male vedendo che ciò non accade. Se capite che è
come giocare a dadi, e che i risultati possibili sono molteplici, è più
probabile che accettiate il risultato con un sorriso. Se raggiungete tutti i
traguardi necessari per dare al sogno la massima possibilità di successo,
allora potrete dirvi soddisfatti perché avrete fatto del vostro meglio.
Ingranaggio 2
Punto chiave
Minore è il numero di compiti su cui vi focalizzate, maggiori sono le
probabilità di successo.
Ingranaggio 3
La Lista dell’Impegno è già stata descritta nella sezione sulla Luna CORE,
ma qui useremo la stessa checklist per completare il vostro prossimo
compito. La Lista dell’Impegno serve per essere sicuri di sapere di che cosa
avete bisogno per puntare alla realizzazione del sogno, per tenere i piedi per
terra e prepararvi nel modo giusto.
Ricordate che lo Scimpanzé sarà coinvolto nei vostri piani, e quindi
dovete prevedere che cosa lo turberà. Pensate soprattutto alle scuse che lui
potrebbe accampare per impedirvi di fare progressi. Soffermarvi a ri etterci
e mettere per iscritto le strategie con cui pensate di risolvere i problemi che
potrebbero sorgere è tempo ben speso.
Ingranaggio 4
Disse Abramo Lincoln: «Se hai otto ore per abbattere un albero, passane
sei ad affilare l’ascia».
Punto chiave
Più tempo dedicate ad approntare il piano, più aumentano le possibilità
di successo.
Ora che avete le Pietre Angolari e sapete esattamente su che cosa dovete
lavorare, vi serve solo un piano realistico per coordinare il tutto. Il piano
deve essere realizzabile nel tempo che avete a disposizione. È consigliabile
suddividerlo in fasi, sulla base dei traguardi, in modo da poter misurare i
progressi. Stabilite esattamente in che modo monitorerete ciascun
traguardo. Avrete bisogno di una tabella di marcia precisa per decidere
esattamente dove intendete trovarvi in ogni dato momento. Siate realistici,
perché altrimenti il fallimento è garantito, e con esso una delusione inutile.
Ingranaggio 5
Quando iniziamo a fare qualcosa, di solito scopriamo che non è poi così
brutto come sembrava: e anche un piccolo passo può incoraggiarci a
proseguire. Immaginiamo per esempio che la vostra casa sia un po’ in
disordine, e che la vogliate sistemare. Sembra una fatica improba: lo
Scimpanzé si guarda intorno e vede una montagna da scalare, entra in
modalità Freeze (immobilità) e ri uta di collaborare, accampando scuse o
un semplice «È troppo per me» o «Non ne ho proprio voglia». Lo Scimpanzé
è sopraffatto.
A questo punto l’Umano può allestire il primo campo base e dire allo
Scimpanzé: «Ecco cosa faremo: metteremo in ordine una piccola parte della
casa», magari una stanza, o anche solo un tavolo o una scrivania. Il compito
da svolgere dev’essere limitato e realizzabile in poco tempo. Lo Scimpanzé
sarà felice perché è un lavoro che dà risultati immediati, e a lui piacciono le
grati cazioni immediate.
Non guardatevi intorno per vedere quanto disordine c’è ancora, perché
non fareste altro che scoraggiarvi (sarebbe come guardare la vetta della
montagna). Piuttosto rallegratevi e festeggiate il fatto di aver iniziato, e
allestite un altro campo base facile da raggiungere. Pulite la casa un po’ alla
volta, festeggiando a ogni passo. Forse non arriverete in fondo, ma farete
progressi. Ricordate che un successo parziale è meglio che nessun successo.
Anche lo studio può sembrare una montagna da scalare, quando
guardate quanto vi resta ancora da fare. Quindi è probabile che lo
Scimpanzé cerchi di distrarvi, di accampare scuse e farvi sentire esausti
prima ancora che apriate il libro o vi sediate al computer. Quel che succede è
che lui alza lo sguardo sulla vetta della montagna e si chiama fuori, perché sa
cosa lo aspetta. Anche in questo caso dovete pre ggervi un campo base
facile da raggiungere. Per esempio, anziché affermare: «Stasera studierò per
tre ore», che è molto da chiedere a qualsiasi Scimpanzé, dite: «Studierò per
quindici minuti al giorno e poi mi fermerò. Se poi scelgo di continuare, lo
farò; ma anche se non voglio, quindici minuti è sempre meglio di niente».
Giorno dopo giorno, quei quindici minuti faranno la differenza. Non è
molto da chiedere, e quasi ogni Scimpanzé accetterà di buon grado l’idea di
studiare subito per quindici minuti. È importante però che quel tempo sia
dedicato allo studio ogni sera, e dovete essere in essibili. Se pensate che
quindici minuti siano troppi, provate a cronometrarvi con dieci! Ma non
esagerate, pre ggendovi di studiare per un’ora ogni sera, perché lo
Scimpanzé lo troverà eccessivo e si ri uterà. E di nuovo vi sentirete
scoraggiati. Come con tutti i piani e le tattiche, dovete prima capire che cosa
può funzionare per voi.
La maggior parte degli Scimpanzé non avrà problemi a seguire questi
suggerimenti, ma dovete scoprire cos’è disposto a tollerare il vostro e come
reagirà ai vostri progetti. Dovreste sempre discutere i piani con lo
Scimpanzé! Al termine dei quindici minuti non dimenticate di festeggiare, o
quantomeno datevi una pacca sulla spalla.
Ingranaggio 6
Pensare il successo
Le persone di successo tendono a pensare in modo essibile e adattabile,
e a ragionare tramite l’Umano quando devono risolvere problemi: «Che cosa
ho fatto, o che cosa sto facendo, per contribuire a questo problema?» Poi si
chiedono: «Come posso cambiare i miei comportamenti o convinzioni per
risolvere il problema?» Dopo aver analizzato se stesse e scoperto cosa
possono cambiare, prendono in considerazione le circostanze in cui si è
manifestato il problema, e si chiedono: «Come posso cambiare le circostanze
in modo da agevolare la soluzione del problema?» Dopo aver cercato di
cambiare le circostanze, in ultimo guardano alle altre persone e chiedono:
«Che cosa fanno gli altri per contribuire al problema, e come posso
aiutarli?»
Vediamo un esempio.
Il risultato dell’esame
Torniamo ai giorni di scuola (sempre che non ci andiate ancora!). Avete
sostenuto un esame in una materia che per voi è ostica. I risultati sono
deludenti.
Lo Scimpanzé inizia dando la colpa agli altri: l’insegnante non è bravo;
non ha trattato l’intero programma; non riusciva a tenere sotto controllo la
classe; gli altri studenti facevano confusione e mi hanno impedito di prestare
attenzione; i miei genitori non mi hanno sostenuto; e così via. Quando ha
nito di incolpare gli altri, lo Scimpanzé passa alle circostanze: l’esame è
stato più difficile del solito e nessuno ha preso voti alti; l’esame era diverso da
quelli degli anni scorsi; abbiamo traslocato qualche mese prima dell’esame
ed era impossibile studiare; e così via. In ne, per completare il bias
egocentrico, lo Scimpanzé si assolve da ogni responsabilità: «Per arrivare a
scuola dovevo camminare per chilometri, ed ero stanco per tutto il giorno; il
mio criceto è morto alla vigilia dell’esame; il metodo d’insegnamento non
era adatto a me; se avessi voluto avrei preso il massimo dei voti, ma c’erano
molte altre cose che preferivo fare».
Alcune di queste motivazioni possono essere valide; ma è molto
improbabile che ci abbiano impedito di prendere il massimo dei voti.
Vediamo in che modo l’Umano affronta la stessa situazione. Inizia da sé,
dicendo: «Sono deluso dal mio risultato, ma è il meglio che potevo fare». O
magari dirà: «È colpa mia, perché mi sono organizzato male e non ho avuto
la disciplina necessaria». Poi può pensare anche alle circostanze o agli altri,
ma ha già trovato il vero motivo del voto basso, cioè se stesso.
Provate a capire come affrontate le delusioni o gli insuccessi. Le persone
che si assumono la responsabilità delle proprie azioni e che in caso di
insuccesso analizzano prima se stesse, hanno più probabilità di riuscire a
migliorare le cose. Chi invece incolpa gli altri e le circostanze, raramente si
migliora e tende a non imparare dai suoi errori.
C’è un altro aspetto importante in questo approccio. Che cosa sarebbe
successo se avessimo ottenuto un risultato sorprendentemente positivo
all’esame? Lo Scimpanzé si sarebbe arrogato tutto il merito del successo e
avrebbe rovesciato il ragionamento: avrebbe messo se stesso al primo posto,
poi le circostanze e in ne gli altri. Spesso lo Scimpanzé non riesce a
guardare oltre se stesso! L’Umano invece rovescia il ragionamento e
riconosce il ruolo svolto dalle circostanze e dagli altri nel proprio successo,
dopodiché si dichiara modestamente orgoglioso del risultato.
Il modo in cui reagiamo al successo e all’insuccesso, agli ostacoli e alle
delusioni diventa un’abitudine. Può trasformarsi in un Gremlin o in un
Pilota Automatico. Osservate il modo in cui pensate e chiedetevi se vale la
pena di cambiare.
L’errore di attribuzione
In ne, su questo tema c’è un altro punto da considerare. Se qualcun altro
avesse sostenuto l’esame e avesse ottenuto un risultato deludente, i nostri
Scimpanzé l’avrebbero accusato immediatamente. È tutta un’altra storia
quando l’insuccesso capita a noi. Lo Scimpanzé ragiona: «Se commetto un
errore, c’è un motivo valido. Gli altri dovrebbero capirlo: sono innocente».
Ma se qualcun altro incappa nello stesso errore, lo Scimpanzé pensa: «È
colpa sua e deve pagarne le conseguenze». In altri termini, lo Scimpanzé ci
giusti ca quando sbagliamo ma incolpa gli altri quando commettono lo
stesso identico sbaglio.
L’errore di attribuzione è un comportamento appreso, cioè è un Gremlin
presente nei Computer di molte persone. Se imparate a riconoscerlo potete
sostituirlo con un Pilota Automatico che non nutra pregiudizi nei vostri
confronti, né contro gli altri.
Riassumendo: ridipingiamo il quadro ogni volta che ripensiamo agli
eventi passati per assicurarci che ci mettano in buona luce. Tendiamo a farlo
ascoltando solo ciò che vogliamo ascoltare, vedendo solo ciò che vogliamo
vedere e ricordando solo ciò che vogliamo ricordare. La nostra memoria
degli eventi raramente corrisponde alla verità. Solitamente, quando
raccontiamo una storia continuiamo a ritoccarla nché non la trasformiamo
nel modo «giusto»! L’effetto che questo ha sugli altri e sulla nostra relazione
con loro è molto profondo. Ridipingere il quadro diminuisce le nostre
possibilità di imparare dagli errori e quindi le probabilità di successo.
Ingranaggio 7
Il successo
È chiaramente una bellissima cosa, ed è ciò che ci pre ggiamo; ma dopo
averlo ottenuto può sorgere qualche problema.
Il primo pericolo è l’autocompiacimento. Ogni volta che abbiamo
ottenuto qualcosa, lo Scimpanzé tende a dimenticare rapidamente gli sforzi
profusi per ottenerlo. Molto spesso, quindi, le persone non riescono a
ripetere il successo perché non compiono di nuovo le azioni svolte in
precedenza. È pericoloso sedersi sugli allori, nutrire troppa ducia in noi
stessi e iniziare a credere alle nostre esagerazioni. Quasi sempre il successo
deriva dal duro lavoro: le scorciatoie, se esistono, sono rare.
Il successo può condurre anche alla paura di non riuscire a ripetere
l’impresa. Concentrarsi sulla paura non aiuta: meglio focalizzarsi su cosa c’è
da fare! «Gestire lo Scimpanzé» è la risposta. È molto importante
considerare separatamente ogni evento e ricordare che ogni volta si
ricomincia sullo stesso piano. Impedite allo Scimpanzé di paragonare i
risultati del passato a quelli futuri, perché altrimenti nutrirete aspettative che
conducono all’ansia. In ogni nuova situazione potete solo fare del vostro
meglio e lavorare al massimo delle vostre capacità. Il risultato sarà quel che
sarà.
Un problema che affligge molte persone, dopo un successo, è il crollo
emotivo o sentirsi depressi. Ci siamo impegnati così tanto e così a lungo
per raggiungere l’obiettivo che poi ci assale una specie di collasso: perdiamo
la concentrazione e le buone abitudini. È molto comune: in realtà è solo la
vostra mente che vi chiede un po’ di relax.
Ciascuno di noi reagisce diversamente al successo. Se avete un crollo
emotivo sappiate che è normale, e che con un po’ di riposo vi riprenderete
senza problemi. Quindi è importante piani care il modo in cui affronterete
il successo e festeggerete i risultati ottenuti. Tenete pronta una routine o un
piano da mettere in atto al termine di un progetto in cui vi siete impegnati a
lungo.
È utile ssare un nuovo traguardo o prevedere una ricompensa per
soddisfare lo Scimpanzé. Non ignorate le sue esigenze in questi momenti.
Il successo parziale
Lo Scimpanzé dentro di noi pensa in bianco e nero, come i bambini.
L’Umano che è in noi, e la maggior parte degli adulti, vede il mondo in
sfumature di grigio. Anche il successo può essere visto in questo modo: se
avete ottenuto solo una parte di ciò che vi pre ggevate, vale la pena di
festeggiare un successo parziale. Non è una buona idea mirare a un successo
parziale, perché è probabile che il vostro Scimpanzé diventi indifferente e
che anche la vostra voglia di successo diminuisca. Ma, una volta ottenuto il
risultato, è bene accettare un successo parziale, per quanto piccolo. È una
scelta che spetta a voi. L’alternativa è decretare l’insuccesso e subirne le
conseguenze emotive.
Punto chiave
Ogni cosa nella vita ha solo il valore che voi le assegnate.
Proposta di esercizio
Mettere in pratica i consigli di questo capitolo
Realizzare il sogno
De nite il vostro sogno e trovate il tempo di stilare un piano
strutturato, come abbiamo visto in questo capitolo. È meglio lavorarci
insieme con un amico. Svolgete gli esercizi relativi a ogni ingranaggio.
Quando avete iniziato a implementare il piano, continuate a
rammentarvi perché volete che il sogno si realizzi e cosa signi cherà
per voi avere successo.
Capitolo 16
Il Pianeta della Felicità
Come essere felici
La felicità
• Che cos’è per noi la felicità?
• Tre stati mentali
• Entrare nella felicità
• L’approccio alla felicità
• I promotori della felicità
Dovete decidere che cosa signi ca per voi essere felici, perché la risposta
varia da persona a persona. Quindi il vostro primo compito è trovare il
tempo per decidere cosa vi rende felici, così almeno saprete qual è il
traguardo che vi pre ggete. Il cervello rilascia sostanze chimiche diverse
quando è ansioso, rilassato o felice: quindi l’approccio più semplice potrebbe
essere quello di de nire tre stati mentali diversi.
• Branco
• Sesso
• Cibo
• Potere
• Ego
• Territorio
• Sicurezza
• Curiosità
L’Umano ha molte esigenze basilari in comune con lo Scimpanzé, ma ne
ha anche altre.
«Avere»
L’aspetto materiale dell’«avere» comprende i risultati ottenuti e i beni
posseduti, mentre gli aspetti emotivi, sici e intellettuali dell’«avere» sono
meno tangibili.
Per esempio, l’aspetto emotivo può includere il bisogno di essere amati o
rispettati dagli altri. Quello sico non comprende solo la buona salute, ma
anche un senso di benessere. Gli aspetti intellettuali includono una vita
appagante che stimoli il cervello a pensare e lo solleciti in modo piacevole.
La lista dell’«avere»
• Risultati ottenuti
• Beni posseduti
• Aspetti emotivi
• Aspetti sici
• Aspetti intellettuali
Vale anche il contrario: voi fareste tutte queste cose per un buon amico.
Ogni partner ci fa soffrire e ci delude, di tanto in tanto. Superare tali
situazioni ed essere comprensivi è il modo giusto per tenere viva la
relazione.
Se avete perdonato un partner che prova rimorso dovete smettere di
rimuginarci. Perdonare non signi ca immagazzinare il danno subito per
riutilizzarlo in futuro quando vi farà comodo. Questo non è perdono, è
tormento. Potete perdonare il partner, e non tornare più sull’argomento,
oppure potete lasciarlo e permettergli di trovare qualcuno che non lo
tormenti. (Notate che perdonare non signi ca dimenticare, signi ca solo
non usare il ricordo come un’arma. Se però l’altra persona continua a
ripetere lo stesso errore, forse è il momento di dire basta!)
• immagine di sé;
• valore attribuito al sé;
• autostima;
• ducia in se stessi.
Il valore attribuito al sé
È il valore che riteniamo di avere come persone. Anche qui, spero sia
ovvio che Umano e Scimpanzé lo misureranno in base a fattori molto
diversi. Spetta a voi decidere come giudicare il vostro valore. Se per esempio
scegliete come criterio quello di essere una persona felice, che dà piacere agli
altri semplicemente essendo cordiale e sorridendo, allora potrete
considerarvi un membro molto prezioso della comunità. I vostri livelli di
felicità aumenteranno di conseguenza, perché la situazione piacerà anche
allo Scimpanzé.
Se invece stabilite il vostro valore in base alla vostra intelligenza e al
lavoro che fate, la percezione del valore sarà variabile di giorno in giorno,
man mano che lo Scimpanzé cambia idea.
L’autostima
È il modo in cui vi paragonate agli altri. Il principio è sempre lo stesso:
per decidere il metro di paragone potete usare i criteri dello Scimpanzé o
quelli dell’Umano.
L’Umano probabilmente dirà che tutte le persone hanno pari valore, pur
avendo diverse abilità e competenze.
Lo Scimpanzé dirà che ognuno è diverso e alcuni sono migliori di altri, e
i criteri principali sono il potere, la bellezza e i beni posseduti. La scienza ci
dice che il modo in cui ci paragoniamo agli altri in uenza moltissimo i
livelli di felicità.
Se proprio dovete farlo, utilizzate i criteri dell’Umano e non con quelli
dello Scimpanzé.
La fiducia in se stessi
È ciò di cui vi credete capaci. È una parte così importante della nostra
vita che è rappresentata da una Luna stabilizzatrice del Pianeta della Felicità.
Il capitolo «La Luna della Fiducia in sé» ne parlerà più nel dettaglio.
Osservando i vari modi in cui possiamo valutare noi stessi, individuiamo
un tema ricorrente: possiamo basarci sul sistema di valori dello Scimpanzé o
su quello dell’Umano. I risultati saranno molto diversi e condurranno a
differenti livelli di felicità. Quindi quest’ultima è in uenzata dal nostro
sistema di convinzioni e valori. Per scoprire qual è, dobbiamo fare
riferimento alla Pietra della Vita. È molto importante sapere quali sono i
vostri valori assoluti sulla vita e le altre persone, PRIMA di iniziare a
scoprire chi siete. Una volta messa in ordine la vostra casa, sarete in pace
con voi stessi ed è probabile che vi sentiate molto più felici.
Per esempio, sulla mia lista della felicità immediata ci sarebbe una tazza
di caffè, telefonare a un amico, portare a passeggio il cane, fare progetti per il
futuro, enumerare le mie fortune, sedermi a fare un bel respiro! Sono cose
che posso scegliere di fare in qualsiasi momento, più o meno. Anche solo
pensare a cose belle può farmi sentire più felice. Ciò signi ca che in ogni
momento posso impegnarmi per migliorare il mio umore, e spesso basta
solo fare un piccolo sforzo. Ora provate a elencare dieci cose, sulle quali
avete il controllo, che potreste fare per essere più felici. Poi chiedetevi se le
avete fatte di recente.
La vostra lista della felicità futura può includere: invitare gli amici a casa
vostra, uscire a cena fuori, andare in vacanza, praticare uno sport e così via.
Dovete trovare il tempo per far succedere queste cose, in modo da avere
qualcosa di bello da aspettarvi. Per la maggior parte delle persone questo è
un requisito importante per trovare la felicità. Dentro di voi potete sentirvi
bene, ma lo Scimpanzé pretenderà sempre qualcosa di bello da attendersi,
quindi allevatelo comunicandogli gli eventi positivi in programma per il
futuro. In questo modo lo aiuterete a superare i momenti meno piacevoli. Le
persone felici tendono ad avere qualcosa di bello da aspettarsi e si assicurano
che quei momenti lieti siano sacrosanti, che nulla impedisca loro di
accadere.
Tenete a portata di mano queste liste, per rileggerle e indurre uno stato
mentale più sereno. Cercate di mantenerle in linea con i vostri valori: se per
esempio date valore alla salute e all’attività sica, è meglio scrivere «fare una
passeggiata» o «scegliere un’alimentazione sana», piuttosto che «mangiare
un’intera barretta di cioccolato».
Il pensiero dicotomico
Vedere ogni cosa in bianco e nero – tutto o niente, vittoria o scon tta,
successo o fallimento – è una modalità di pensiero dicotomica, in cui
esistono solo due opzioni possibili. Questo modo di pensare è un’abitudine,
perciò è un Gremlin: è sintomo di in essibilità e rende infelici. Sostituite il
Gremlin con un Pilota Automatico essibile e capace di vedere il mondo in
sfumature di grigio: sarà più facile ritrovare il buonumore.
Proposta di esercizio
Misurare i vostri sforzi per raggiungere la felicità
Fate succedere la felicità
Poiché la felicità è molto importante per tutti noi, questo capitolo
rappresenta il pianeta che aiuta a far splendere il sole nel nostro
Universo Psicologico. Quindi dedicate tutto il tempo necessario a
mettere in pratica i consigli qui contenuti. Procedete un punto alla
volta, e prestate particolare attenzione a quelli che sentite più vicini alla
vostra sensibilità. Non affrettatevi, ma ri ettete giorno dopo giorno su
ciascuno dei punti. Ricordate che diventare felici è come sviluppare le
abilità emotive: richiede impegno e molto tempo, ma ci riuscirete.
Tenete un diario: ogni giorno annotate in poche righe le cose o i
pensieri che vi hanno dato la felicità e quanto vi siete impegnati per
raggiungerla. Nel giro di un paio di settimane potreste accorgervi di
quanto (o quanto poco) vi sforziate di essere felici.
Capitolo 17
La Luna della Fiducia in sé
Come nutrire fiducia in noi stessi
La fiducia
• Due opzioni per la ducia
• Alcune domande per chiarirsi le idee
• La ducia e il sé
La fiducia e il sé
La fiducia in se stessi
Un problema frequente che rende molto infelici alcune persone è avere
un’immagine irrealistica di sé. Per esempio, molti miei pazienti si lamentano
di non avere la ducia necessaria per fare alcunché, perché in ogni
situazione temono di dire qualcosa di stupido o di fare un errore e umiliarsi.
Fermatevi un momento e chiedetevi: perché una persona dovrebbe avere di
queste paure?
È facile averle, se ci sentiamo obbligati a essere perfetti: è un Gremlin
terribile. È impossibile esserne all’altezza, e ogni vostra mossa sarà
accompagnata dal terrore. Vivrete con l’incubo di non poter mai
commettere errori. Cercare di diventare questa creatura mitologica vi
darebbe un perenne senso di inadeguatezza. In realtà ogni essere umano fa
errori di continuo, e a volte fa sciocchezze. Imparare ad accettare il fatto che
siamo esseri umani, con difetti e manchevolezze, è un grande sollievo:
signi ca che commettere errori è normale. Imparare a ridere di noi stessi
quando facciamo una sciocchezza o diciamo qualcosa di sbagliato è parte
della vita: non conosco esseri umani perfetti, per fortuna! Ammettete i
vostri errori e riconoscete i vostri difetti, ma fatelo con un sorriso. E non
abbiate paura di dire: «Non lo so».
Fate un passo ulteriore e pensate a quanto fa soffrire il vostro Scimpanzé
questa convinzione di non doversi mai «rendere ridicoli» o di dover «essere
perfetti». Ogni giorno uscite di casa e dite allo Scimpanzé: «Anche oggi
dobbiamo essere perfetti». Lo riempirete di stress. È una vera tortura
psicologica: quindi pensateci due volte, prima che intervenga la protezione
animali!
L’immagine cui vi ispirate può basarsi anche sui modelli di riferimento
sbagliati: Mister Universo o Miss Mondo, Einstein eccetera. Provate a essere
voi stessi, perché «attraente» è una parola molto più efficace di «bello» o
«intelligente» per de nire una persona.
Proposta di esercizio
Creare la fiducia
Scegliere è inevitabile
La prossima volta che provate s ducia in voi stessi, ricordate che è una
scelta: avete scelto, coscientemente o no, di essere un bambino o uno
Scimpanzé e di preoccuparvi dei risultati e delle conseguenze.
Rammentatevi che l’alternativa è essere un Umano adulto: scegliere di
fare del vostro meglio e di affrontare le conseguenze. Inoltre stabilite se
cercate di essere all’altezza di un’immagine ideale di voi stessi, e se
questo vi danneggia.
Quando sentite che la ducia scarseggia, prendetevi qualche momento
di tranquillità per controllare quale opzione state scegliendo.
Capitolo 18
La Luna della Sicurezza
Come sentirsi sicuri
La sicurezza
• L’Umano, lo Scimpanzé e la sicurezza
• La verità sul rischio e sulla sicurezza
• Metodi pratici per aiutare lo Scimpanzé
Sicurezza e cambiamento
• La sicurezza è relativa.
• Non siamo mai pienamente al sicuro nella vita, perché la vita stessa è
transitoria.
• Viviamo in un mondo che è in perenne mutamento, e non esiste
alternativa.
Rischio
• C’è un rischio in ogni cosa che facciamo.
• Dobbiamo accettare che il rischio fa parte della vita quotidiana.
• Non possiamo controllare tutti i rischi.
• Possiamo controllare alcuni rischi.
Vulnerabilità e paure
• È saggio affrontare le paure e fronteggiarle.
• Dobbiamo accettare che la vulnerabilità fa parte della vita quotidiana.
Accettare la verità
Se riusciamo a far accettare allo Scimpanzé le verità sul rischio, la
vulnerabilità e la sicurezza, si tranquillizzerà molto. Ciò signi ca che dovete
sedervi a ri ettere su queste verità e accertarvi di averle inserite
correttamente nel Computer. Per esempio, ecco alcuni esempi di «verità»
che si incontrano di frequente.
Potrei ammalarmi
Se succede mi farò curare e affronterò la malattia. Solamente in quel caso
userò le mie energie per pensarci; perché non è ragionevole preoccuparsi di
qualcosa che non è ancora successo.
Punto chiave
Sentirsi insicuri di tanto in tanto è normale per uno Scimpanzé, quindi
aspettatevi che succeda, accettatelo e reagite.
Il branco
Per la maggior parte degli Scimpanzé, il branco è la principale fonte di
sicurezza. È sorprendente di cosa siamo capaci quando condividiamo con gli
altri le preoccupazioni, i timori o le esperienze. Se le affrontassimo da soli
potremmo perdere completamente il senso della prospettiva. Non
dimenticate che è saggio chiedere sostegno a un membro del branco, o a un
professionista, se non riuscite a risolvere un problema. Uno dei punti di
forza del branco è che i suoi membri si aiutano a vicenda. Fate affidamento
sul branco nei momenti di incertezza.
La rassicurazione
Ogni volta che il vostro Scimpanzé si sente insicuro, siate pragmatici e se
possibile cercate rassicurazione. Per esempio, se vi sentite incerti al lavoro
dovete stabilire chiaramente qual è il vostro ruolo, quali ne sono i con ni, a
chi dovete rispondere, cosa ci si aspetta da voi e come verrete valutati. Potete
anche chiedere feedback per sapere se il vostro operato è apprezzato e come
potete migliorare. Essere pragmatici è molto rassicurante per lo Scimpanzé.
Se convive con incognite e paure che si potrebbero risolvere è inutilmente
insicuro e infelice.
Cercare conferme è una buona idea anche all’interno di una coppia, di
tanto in tanto: aiuta a sapere dove sta andando la relazione.
È saggio cercare rassicurazione ogni volta che ne avete bisogno. Ma se lo
Scimpanzé ne è perennemente alla ricerca, anche quando non è proprio il
caso di farlo, allora probabilmente c’è dietro una paura irrisolta, o dobbiamo
rammentargli le verità che riguardano la sicurezza. Lo Scimpanzé del vostro
partner si sentirà più sereno se lo rassicurate senza che debba chiedervelo!
La familiarità
Se avete uno Scimpanzé insicuro, stabilire una routine che vi diventi
familiare può fare miracoli per tranquillizzarlo. Se dovete affrontare
abitudini o esperienze nuove, potete ricordare allo Scimpanzé che quando
avrà familiarizzato con la novità le paure spariranno. Fino a quel momento è
naturale che sia apprensivo.
Proposta di esercizio
Rassicurare lo Scimpanzé
Affrontare i problemi di sicurezza
Dedicate del tempo a ri ettere sulle misure di sicurezza che avete
adottato per rassicurare lo Scimpanzé. Elencate le cose che vi
preoccupano o che temete e dividete la lista in cose che potete
controllare e non. Elaborate piani per affrontare i rischi sui quali avete
il controllo.
Di fronte alla lista dei rischi su cui non avete il controllo, chiedetevi
quanto siete disposti ad accettarli, perché non c’è davvero scelta. Per
sedare le vostre preoccupazioni dovete cambiare atteggiamento.
Chiedetevi esplicitamente di quanto siete disposti a cambiare idea.
Guardare avanti
L’alba
Introduzione
Struttura e funzionamento
Il cervello è diviso in centri, strutture e circuiti: per esempio esistono
centri deputati all’uso del linguaggio, strutture adibite alla ricezione delle
informazioni, come la vista, e circuiti che ci permettono di provare piacere.
Alcune aree o strutture possono svolgere più di un ruolo, e molte di esse
collaborano per raggiungere i loro obiettivi. Il cervello è una macchina
molto malleabile e essibile: alcune aree possono persino adattarsi a svolgere
un nuovo ruolo.
Questa complessità funzionale si ritrova anche al livello più basso, quello
molecolare, che coinvolge ormoni, neurorecettori e neurotrasmettitori.
Queste componenti svolgono una vasta gamma di funzioni: per esempio
possono intensi care o mitigare la nostra risposta a una situazione,
spronarci ad agire o evocare pensieri o cambiamenti d’umore.
Anche la quantità di ossigeno che irrora i tessuti ne in uenza il
funzionamento. Il sangue trasporta l’ossigeno alle strutture del cervello: se
questo afflusso di sangue o l’assorbimento dell’ossigeno vengono alterati,
cambierà il funzionamento delle strutture.
Il funzionamento quotidiano
Anziché provare a capire direttamente come funzionano le strutture,
possiamo limitarci a osservare i risultati del loro operato nella nostra vita
quotidiana. Sempli cando molto, possiamo individuare sei aree di
intervento principali:
• comportamentale (reazioni);
• cognitiva (pensieri e convinzioni);
• dinamica (istinti e impulsi);
• analitica (modalità di pensiero);
• evolutiva (tappe della maturità);
• biologica (stato sico).
Su queste sei aree si incentrano molte terapie efficaci e metodi pratici: per
esempio, un approccio molto diffuso è la psicoterapia cognitivo-
comportamentale. Si discute molto anche sull’interazione tra coscienza e
inconscio e sulle differenze tra l’emisfero destro e quello sinistro del cervello.
Tutto ciò avviene in meno di un secondo! Queste sono solo sei delle aree
che intervengono per suggerire e agire, ma ce ne sono molte di più! È
sicamente impossibile tener presente tutto ciò ogni volta che facciamo
un’esperienza. Quindi, se vogliamo provare a esercitare il controllo sulla
nostra mente, abbiamo bisogno di un modello semplice, cui possiamo
accedere immediatamente e che possiamo usare a nostro vantaggio, ma che
sia comunque basato su principi scienti ci.
Se osserviamo attentamente il funzionamento del cervello, vedremo che
sono all’opera grossomodo due «squadre» intente a pensare e una «banca
dati» che le in uenza. Una delle squadre è molto forte e agisce rapidamente,
basandosi sulle emozioni e pensando in modo irrazionale. L’altra è meno
forte, agisce più lentamente e si basa sulla logica, l’empatia e il senso di colpa.
La banca dati è composta da due tipi di memoria, emotiva e logica, e
in uenza le due «squadre pensanti». Se consideriamo soltanto il lobo
frontale, il problema ci sarà subito chiaro. Il bordo esterno del lobo frontale
è chiamato corteccia, ed è qui che si svolge il pensiero attraverso
l’interpretazione.
Questo semplice esempio illustra uno dei modi in cui il cervello reagisce
agli input. Chiaramente ce ne sono altri, ma il principio resta lo stesso.
abitudini
accendere la luce e andare in tribunale
adrenalina
alcol e droghe
altri
capire la loro mente e
personalità
come fonte di stress
incontrarli
motivi per volerli comprendere
Regni degli
ambienti
amigdala
AMP
arbitrato
aspettative
dannose e irrealistiche
sugli altri
assertività e aggressione
atmosfera
Atteggiamento Mentale
diversi
ssarne uno e attenervisi
e personalità
Atteggiamento Mentale
di Biancaneve
atteggiamento vulnerabile
autocontrollo
autostima
«avere»
desiderio sessuale
«devo» e «posso»
dispute territoriali
disturbo della personalità
disturbo dello spettro autistico
domanda da un milione di euro
eccellenza
eccellenza personale
empatia
errore di attribuzione
«esperimento dei marshmallow» di Stanford
«essere»
estrogeni
familiarità
fascicolo uncinato
felicità
approccio
entrare nella
promotori
signi cato
tre stati mentali
fermezza nei propositi
ducia
due opzioni per la
il sé
ducia in se stessi
Forza Vitale
Gage, Phineas
gemello virtuale
giudizio emotivo
giudizio equilibrato
Goblin
esempio
Gremlin
che ballano insieme
che dirottano la personalità
come strumenti di consultazione
«devo»
e l’Atteggiamento Mentale
di Biancaneve
e lo stress
e scarsa assertività
esempi
impedire che altri entrino nel
Computer
inseriti dall’Umano
inseriti dallo Scimpanzé
rimuoverli
sostituirli con Piloti Automatici
trovarli
Gremlin della Sfera di Cristallo
il negoziato
immagine di sé
impegno
insuccesso
intonazione
istinti
la vita è ingiusta
linguaggio del corpo
Lista dell’Impegno
lutto e sua elaborazione
rabbia al volante
rassicurazione
reazione FFF (lotta, fuga, immobilità)
recupero
regola dell’«uno su cinque»
relazioni
cambiamento incessante
costruirne di appaganti
professionali e personali
rottura delle, e perdita della
ducia in sé
vedi anche partner
rendere conto del proprio lavoro
responsabilità
rimproverarsi troppo
risoluzione dei con itti
rispetto della legge
testosterone
trauma emotivo
valore attribuito al sé
valori
«verità», identi cazione delle
Verità sulla Vita
L’autore
Il professor Steve Peters è uno psichiatra con vent’anni di pratica clinica alle
spalle. Ha conseguito lauree in matematica, Education, medicina e un
master in Medical Education e attestati di specializzazione in medicina
sportiva, Education e psichiatria.
Ha ricoperto la carica di Senior Lecturer alla Sheffield University dal
1994 ed è Undergraduate Dean presso la Medical School e membro della
commissione esaminatrice del Royal College of Psychiatrists.
Inoltre si occupa di sport ad alti livelli: è Resident Consultant Psychiatrist
per la Sky ProCycling e consulente psichiatrico per il Liverpool Football
Club. Ha svolto anche il ruolo di Resident Psychiatrist per British Cycling
dal 2001 al 2014. Alle tecniche mentali del professor Peters è stato
riconosciuto il merito di trasformare la performance dei migliori ciclisti
britannici, aiutando gli atleti a conquistare alle Olimpiadi di Londra dodici
medaglie, di cui otto d’oro.
Steven Gerrard, Sir Chris Hoy, Sir Bradley Wiggins, Ronnie O’Sullivan,
Victoria Pendleton, Daniel Sturridge e Craig Bellamy hanno dichiarato
pubblicamente come l’esclusivo «Modello dello Scimpanzé» del professor
Peters li abbia aiutati a migliorare le proprie prestazioni; è stato altresì
consulente per altre dodici discipline olimpiche, tra le quali taekwondo e
canoa, oltre che per la nazionale inglese di rugby e la Premier League di
calcio.
Al di fuori dell’ambito sportivo, il professor Peters collabora anche con
dirigenti d’azienda e manager di alto livello, staff ospedalieri, pazienti e
studenti universitari, aiutandoli a capire le cause del loro agire e pensare in
un dato modo e spiegando loro come sfruttare al meglio le capacità mentali
per ottimizzare le performance nel campo lavorativo come nella vita privata.
Il «Modello dello Scimpanzé» funziona con tutti, da qualsiasi ambito
provengano. Il Paradosso dello Scimpanzé porta per la prima volta il
contributo del professor Peters alla conoscenza di un pubblico più vasto e
l’autore si augura che ciascun lettore ne possa trarre bene cio.
Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto,
trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro
modo ad eccezione di quanto è stato speci camente autorizzato dall’editore, ai termini e alle
condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge
applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come
l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei
diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto
previsto dalla Legge 633/1941 e successive modi che.
Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito,
rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In
caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata
pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore
successivo.
www.sperling.it
www.facebook.com/sperling.kupfer
COPERTINA || ART DIRECTOR: FRANCESCO MARANGON | GRAPHIC DESIGNER: ANDREA BONELLI | FOTO ©
SHUTTERSTOCK
Le informazioni contenute in questo ebook sono da intendersi come guida di carattere generale in relazione agli argomenti speci ci
trattati, ma non intendono sostituirsi né porsi come veicolo di nessun tipo di parere o assistenza professionale di carattere sanitario in
circostanze speci che. Consultate il vostro medico curante prima di cambiare, interrompere o avviare qualsiasi trattamento che
riguardi la vostra salute. I dati contenuti nel testo, secondo la dichiarazione dell’autore, sono stati controllati e aggiornati no al
settembre 2011. Pratiche, leggi e regolamenti sono tutti soggetti a variazioni, e le prestazioni professionali dovrebbero attenersi ai più
recenti aggiornamenti in ogni singolo settore. Autore ed editore declinano, per quanto la legge consente, ogni responsabilità diretta o
indiretta derivante dall’uso o dall’abuso di qualsivoglia indicazione riportata in queste pagine.