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Tuttamialacitt Taranto

GIUSTIZIA SOCIALE

Taranto deve diventare una citt che crea opportunit. Per tutti.

INDICATORI SOCIALI della QUALITA della VITA

Il Comune deve istituire un registro statistico per la misurazione annuale di alcuni indicatori sociali della
qualit della vita in citt. Indicatori che nulla abbiano a che fare con gli indici di crescita comunemente
riconosciuti negli ambiti politico-finanziari ed economici, ma esclusivamente sociali. Non lo sviluppo
economico ad indicare il livello qualitativo della vita delle persone, ma i servizi, lambiente in cui vive ed
opera. Gli indicatori da rilevare potrebbero essere stabiliti dagli abitanti.

DIRITTO ALLA CASA

Nelle citt ci sono inoltre migliaia di immobili pubblici e privati vuoti, spesso degradati, che potrebbero
essere riutilizzati (almeno in parte consistente) ai fini della residenza sociale. Occorre a tal fine mettere in
atto alcuni passaggi specifici e concreti: (i) un tempo certo e breve per un censimento di questo patrimonio;
(ii) un tempo specifico per i privati che imponga interventi di conservazione e recupero, pena la possibilit
di requisizione; (iii) la messa in campo immediata di progetti di recupero e riuso per gli immobili pubblici.

Con un strumento quale una Delibera per lautorecupero si potrebbero affidare a cooperative di aventi
diritto ad alloggi popolari a scopo socio-abitativo gli immobili requisiti come da punto precedente.

Gestione trasparente e rigorosa, attraverso le graduatorie pubbliche (da aggiornare e rendere visibili e
trasparenti) delle case popolari; assegnazione attraverso i Comuni (e in ogni caso con bandi di evidenza
pubblica) degli alloggi degli Enti aventi forme di partecipazione o di controllo pubblici; accompagnamento
verso lhousing sociale per i nuclei familiari che non hanno pi il reddito per risiedere nelle case popolari,
liberando cos alloggi da destinare ai pi poveri; tolleranza zero verso la criminalit organizzata che penetra
nel sistema delle case popolari e ne gestisce i racket e verso chi fa la compravendita delle case popolari. I
Comuni, poi, devono svolgere un ruolo determinante anche nel contrasto al canone irregolare e a quello in
nero, con campagne di informazione e assistenza legale gratuita.

Le entrate derivanti dalle locazioni sociali e/o calmierate dei patrimoni pubblici a uso sociale, infine, devono
costituire le risorse per il funzionamento di un Fondo di rotazione per gli interventi di manutenzione del
patrimonio pubblico utilizzato a fini sociali.1

ACCOGLIENZA e INCLUSIONE

Il Comune pu svolgere un ruolo centrale nella ridefinizione del modello di accoglienza di richiedenti asilo e
rifugiati, stimolando il Governo a uscire dallapproccio emergenziale e a optare per un modello di
accoglienza ordinario, coordinato a livello nazionale, ma disegnato sulla base di una stretta collaborazione
tra Enti locali, organizzazioni sociali di tutela, migranti e rifugiati. Il modello dovrebbe privilegiare
laccoglienza in piccole strutture diffuse sul territorio in modo da evitare, come avviene oggi, la
ghettizzazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Le piccole strutture e laccoglienza in famiglia potrebbero
ad esempio ricevere una premialit nei bandi pubblicati per laffidamento dei servizi.

Parallelamente vanno organizzati centri polifunzionali di orientamento e accompagnamento legale,


sociale, scolastico e lavorativo. Ci consentirebbe di scorporare dai bandi di appalto lindividuazione e la
messa in opera delle strutture di accoglienza e di rimuovere almeno uno dei fattori che favoriscono

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Proposte tratte dalle-book Sbilanciamoci!, web magazine di informazione e critica economica e sociale (www.sbilanciamoci.info).

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fenomeni di corruzione e lutilizzo improprio delle risorse pubbliche. Il sistema dei bandi di gara, per
qualsiasi tipologia di accoglienza, dovrebbe prevedere la garanzia degli standard minimi di qualit dei
servizi erogati e una rendicontazione dettagliata delle attivit svolte. Agli enti gestori dovrebbero essere
richiesti, gi in fase di gara, la pregressa idoneit delle strutture di accoglienza utilizzate, lapplicazione dei
contratti nazionali nei rapporti di lavoro con gli operatori, limpiego di tutte le figure professionali
necessarie, la garanzia di un rapporto equilibrato tra numero di operatori impiegati e numero di richiedenti
asilo ospitati. Idonee e dettagliate procedure dovrebbero garantire il rispetto degli obblighi di trasparenza e
leffettiva tracciabilit dei flussi finanziari. Proprio la trasparenza dovrebbe essere il principio di riferimento
per il Comune, che dovrebbe consentire una sistematica attivit di monitoraggio in itinere e di valutazione
ex post dei servizi anche grazie alla costituzione di un organismo dedicato composto da rappresentanti
dellAmministrazione comunale, di associazioni di tutela estranee alla gestione dei servizi, di migranti e
rifugiati. Senza un sistema coordinato di servizi di orientamento sociale, scolastico, formativo e
professionale, laccoglienza nelle citt rischia di generare dipendenza e subalternit. E senza unaccoglienza
capace di offrire una vita dignitosa, potr esserci solo guerra tra poveri e concorrenza al ribasso sulle
condizioni di vita e di lavoro di tutti e tutte.

Un sistema virtuoso: il modello SPRAR. Il modello SPRAR sistema di protezione per richiedenti asilo e
rifugiati pu garantire lo sviluppo di unaccoglienza integrata in linea con le esigenze della citt e degli
ospiti. Il modello SPRAR, infatti, prevede, ben oltre la mera predisposizione di vitto e alloggio, misure di
informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi
individuali di inserimento socio-economico.

Superamento dellapproccio hotspot. Taranto sede di uno dei quattro hotspot attivi sul territorio italiano.
Lapproccio hotspot, introdotto in seguito dellAgenda europea sulle migrazioni del maggio 2015, ha
configurato, come denunciato da importanti organizzazioni nazionali e internazionali (ad esempio da
Amnesty International nel report hotspot Italia, da Oxfam, Asgi, ecc) una contrazione generalizzata del
diritto dasilo. Allinterno degli hotspot avviene una differenziazione arbitraria tra richiedenti asilo e
cosiddetti migranti economici. Il compito di valutare nel merito le domande di asilo spetta alle apposite
Commissioni territoriali, e in nessun modo pu essere impedito laccesso alla domanda di protezione
internazionale in ragione della nazionalit del richiedente. Come testimoniato dalle organizzazioni del
settore, gli hotspot funzionano come una fabbrica di clandestinit: un numero rilevante di donne e uomini
non ha la possibilit di presentare domanda di asilo, e riceve provvedimenti di respingimento differito o di
espulsione, spesso in ragione della nazionalit di provenienza, in violazione della legge italiana, delle
direttive europee e delle convenzioni internazionali.

DIRITTI CIVILI

Istituzione del Registro comunale delle Unioni Civili. Il Comune deve dotarsi di un registro delle Unioni
Civili quando persiste la situazione di convivenza a prescindere dal sesso dei conviventi. Questo dar modo
a tutte le coppie di fatto iscritte nel registro di avere la possibilit di usufruire dei pieni diritti civili ed anche
di partecipare ai bandi pubblici pubblicati dal comune, nel reale rispetto dellart. 3 della Costituzione e
contro ogni forma di discriminazione.

PIANI TERRITORIALI PER lECOLOGIA SOCIALE

Alla luce delle modificazioni intervenute nel tessuto sociale e della necessit di contrastare la povert nelle
citt, prioritario definire i Livelli essenziali di assistenza sociale (Liveas). In tal senso appare logico inserire
il reddito di dignit, di inclusione o di cittadinanza nelle misure del progetto personalizzato allinterno degli
interventi dei Piani sociali di zona. Inoltre, per uscire da una logica esclusivamente assistenziale e

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prestazionale necessario attivare politiche sociali connesse a uno sviluppo locale ecologicamente e
socialmente sostenibile. Per conseguire questo obiettivo, le citt dovrebbero dotarsi di Piani territoriali per
lecologia sociale e finanziare progetti decentrati: la riconversione ecologica delle citt pu effettivamente
produrre occasioni di reddito, anche per le persone in condizioni di svantaggio, e trasformare i territori in
comunit solidali e accoglienti. Per questo la definizione dei Piani territoriali per lecologia sociale dovr
essere rivolta a promuovere e sostenere: (i) le azioni di formazione del funzionariato pubblico sul sistema
della co-progettazione e sulla valutazione dellimpatto sociale; (ii) la figura delloperatore sociale
comunitario; (iii) lintegrazione tra cooperazione sociale di tipo a (interventi sociali) e cooperazione sociale
di tipo b (inserimento lavorativo di persone svantaggiate); (iv) la costruzione e il consolidamento delle reti
territoriali pubblico/privato (istituzioni pubbliche territoriali, terzo settore, cittadini) attraverso processi di
co-progettazione; (v) le azioni di tutela dei diritti e gli interventi comunitari nei territori (servizi di
integrazione socio-lavorativa, Agenzie dei diritti, interventi di mediazione sociale, progetti di sviluppo
locale, eccetera).

SPESE SOCIALI FUORI dal PATTO di STABILITA

La drammatica riduzione dei finanziamenti per il contrasto alla povert e allesclusione sociale e lassenza di
misure strutturali di sostegno al reddito, come era del resto assolutamente prevedibile, hanno fatto
esplodere gli effetti della crisi sulle fasce pi deboli della popolazione. Le periferie delle grandi citt,
restituiscono plasticamente limmagine della condizione di crescente emarginazione ed esclusione sociale.
Per questo, il primo passo di (Im)patto Sociale quello di rivolgersi direttamente agli Amministratori locali
chiedendo ai Sindaci di inserire negli Ordini del giorno i temi del rilancio della spesa sociale e del contrasto
alle disuguaglianze e alla povert al centro di una campagna per lesclusione della spesa sociale dal Patto di
Stabilit (come in precedenza fatto dalla Commissione Europea per le spese sulla sicurezza a seguito degli
attentati di Parigi del 2015). Sbilanciamoci.info ha promosso una campagna con la sottoscrizione di una
petizione.

BANCA CIVICA DEL TEMPO

Il Comune deve istituire e promuovere una Banca del Tempo presso gli sportelli dellassessorato ai Servizi
Sociali. Le B.T. promuovono la cultura dello scambio, della mutualit e della socialit secondo il criterio di
egualitarismo e solidariet, soddisfacendo bisogni materiali e immateriali. Quelli legati allorganizzazione
quotidiana della vita delle persone e delle famiglie e quelli legati al bisogno di compagnia e alla messa in
comune di saperi e conoscenze. La Banca dovr poi aderire al Coord. Enti Locali per il Sostegno delle
Banche del Tempo. Si veda il sito delle associazioni delle Banche del Tempo qui:
www.associazionenazionalebdt.it.

INTRODUZIONE DELLA MONETA COMPLEMENTARE LOCALE (SCEC*)

COSE: Si tratta di una moneta complementare alleuro che ha valenza di BUONO SCONTO presso tutti gli
esercizi che decidono di accettarlo. Ogni esercizio decide di accettare una parte del proprio corrispettivo in
SCEC, in modo da incentivare il circuito virtuoso alla base dellidea, che sostenuta dai principi di
SOLIDARIETA, SOSTEGNO ALLECONOMIA LOCALE e al REDDITO, INCENTIVAZIONE DI COMPORTAMENTI
CIVICI VIRTUOSI. COME REALIZZARLO: Gli Enti locali si associano (ad un costo bassissimo) allass.ne SCEC e
diventano erogatori della moneta. A questo punto possono provvedere alla sua distribuzione quale premio
per comportamenti civici virtuosi: raccolta differenziata, corretto pagamento delle tasse, volontariato
attivo, utilizzo di biciclette e mezzi pubblici, partecipazione a visite e rassegne culturali del territorio (musei,
biblioteche, siti archeologici, mostre), turisti in visita in citt ed altri tipi di virtuosismi da valutare. Questa
moneta sar poi spendibile negli esercizi/studi professionali aderenti, accanto alleuro. Ogni esercente
decider quanta quota del prezzo dovuto potr essere pagata con moneta locale, fino a un massimo del
30%. Il risultato che merce o servizi del valore di 10 potranno essere pagate fino a 7 e 3 SCEC. La parte
da fatturare esclusivamente quella in euro, il sistema perfettamente legale. Fondamentale il ruolo di

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promozione e coordinamento delliniziativa degli Enti locali, assieme a societ civile e associazioni di
categoria quali commercianti ed albergatori.

COSA SONO E PERCHE ADOTTARE LE MONETE LOCALI http://it.wikipedia.org/wiki/Valuta_locale

*SCEC lORGANIZZAZIONE http://scecservice.org/site/index.htm

LESEMPIO DI NAPOLI http://www.targatota.org/2013/05/100-idee-x-taranto-moneta-locale.html

SCUOLA POPOLARE DIMPRESA per la CREAZIONE DI COOPERATIVE di COMUNITA

In particolare la proposta orientata a dar vita a COOPERATIVE di COMUNITA, un modello di innovazione


sociale dove i cittadini sono produttori e fruitori di beni e servizi, un modello che crea sinergia e coesione
in una comunit, mettendo a sistema le attivit di singoli cittadini, imprese, associazioni e istituzioni
rispondendo cos ad esigenze plurime di mutualit.

La cooperativa di comunit, per essere considerata tale, deve avere come esplicito obiettivo, quello di
produrre vantaggi a favore di una comunit alla quale i soci promotori appartengono o che eleggono come
propria. Questo obiettivo deve essere perseguito attraverso la produzione di beni e servizi che incidano in
modo stabile e duraturo sulla qualit della vita sociale ed economica della comunit. Non contano dunque
la tipologia della cooperativa (di lavoro, di utenza, sociale, mista, ecc) o la tipologia delle attivit svolte,
quanto piuttosto la finalit di valorizzare la comunit di riferimento. E chiaro che le cooperative di
comunit valorizzano la centralit del capitale umano, il che significa impostare modelli organizzativi e
gestionali che favoriscano la partecipazione e coinvolgimento. Si tratta di esperienze che coniugano le
tematiche e valori della cittadinanza attiva, della sussidiariet, della gestione dei beni comuni e la
solidariet. Ogni cooperativa unica e inimitabile nel suo genere, per dimensioni, obiettivi e attivit, perch
diverse e uniche sono le peculiarit della comunit, diversi i bisogni e le modalit di risposta che
affondando le proprie radici nella storia e nei modi di essere di quella specifica comunit.

Non esiste una tipologia specifica di cooperativa di comunit e come tale non ancora riconosciuta
giuridicamente. Manca un quadro normativo nazionale mentre alcune Regioni hanno gi disciplinato la
cooperazione di comunit.

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