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ESERCITAZIONI DI RECUPERO LINGUA ITALIANA (a.a.2013-14), dott.

ssa Gabriella La Placa

RECUPERO RIASSUNTO n. 7
Consegna: riassumere il testo non superando le 200-300 parole

Friedrich Engels La condizione operaia

Quando la povert del proletario cresce fino alla mancanza vera e propria dei mezzi pi necessari
di vita, fino alla miseria e alla fame, cresce ancor pi lo stimolo a non tener conto di qualsiasi
ordinamento sociale. Questo lo sanno anche molti borghesi. [...] La miseria lascia all'operaio
soltanto la scelta se morire lentamente d'inedia, uccidersi subito o prendersi ci di cui ha bisogno
l dove lo trova, in una parola, rubare. Non possiamo dunque stupirci se la maggior parte di essi
preferisce il furto alla morte per fame o al suicidio. Senza dubbio anche tra gli operai vi un gran
numero di individui abbastanza morali per non rubare anche se sono ridotti agli estremi, e questi
muoiono di fame o si uccidono. Il suicidio, che un tempo era l'invidiabile privilegio delle classi
superiori, diventato di moda in Inghilterra anche tra i proletari, e molti poveri si uccidono per
sfuggire alla miseria, dalla quale non sanno come salvarsi altrimenti.
Ma ancor pi demoralizzante della miseria , per gli operai inglesi, l'insicurezza delle condizioni di
vita, la necessit di vivere alla giornata con il salario, insomma ci che fa di essi dei proletari. I
nostri piccoli contadini in Germania sono anch'essi in gran parte dei poveri e anch'essi soffrono
privazioni, ma non sono cos soggetti alle vicende del caso, hanno almeno qualcosa di solido. Ma il
proletario, il quale non possiede nulla all'infuori delle sue braccia, che consuma oggi ci che ha
guadagnato ieri, che interamente soggetto al gioco del caso, che non ha nulla che gli garantisca
anche in futuro la possibilit di procurarsi i mezzi pi necessari di sussistenza - una crisi, un
capriccio qualsiasi del suo padrone lo pu lasciare disoccupato - il proletario ridotto alla
condizione pi rivoltante, pi disumana che l'uomo possa immaginare. Lo schiavo ha almeno
l'esistenza assicurata dall'interesse egoistico del suo padrone, il servo della gleba ha ancora un
pezzetto di terra, del quale vive, essi hanno una garanzia almeno per l'esistenza pura e semplice:
ma il proletario abbandonato a se stesso, e tuttavia, nello stesso tempo, messo
nell'impossibilit di impiegare le sue forze in modo da potervi contare. Tutto ci che il proletario
stesso pu fare per migliorare la sua posizione scompare come una goccia nel mare, di fronte
all'incalzare delle vicende alle quali esposto, e sulle quali non ha il minimo potere. Egli l'oggetto
passivo di tutte le possibili combinazioni di circostanze, e pu ancora ringraziare la fortuna se per
qualche tempo riesce a salvare almeno la vita. E, come naturale, il suo carattere ed il suo modo
di vivere si adattano a loro volta a tali circostanze. O egli cerca in questo vortice di tenersi a galla,
di salvare la sua umanit, e pu farlo soltanto sollevandosi contro la borghesia, contro la classe
che lo sfrutta cos spietatamente e lo abbandona poi al suo destino, che cerca di costringerlo a
rimanere in questa condizione indegna di un uomo: oppure abbandona, considerandola inutile, la
lotta contro la sua condizione e cerca, per quanto gli possibile, di approfittare dei momenti
favorevoli. Risparmiare non gli giova a nulla, poich al massimo riesce a mettere da parte ci che
gli pu servire per sfamarsi per qualche settimana; e quando resta senza lavoro, non vi resta solo
per qualche settimana. Non pu procurarsi un patrimonio durevole, e, se lo potesse, cesserebbe di
essere un operaio, ed un altro prenderebbe il suo posto. Che altro di meglio pu dunque fare,
quando riceve un buon salario, che vivere comodamente di esso? Il borghese inglese si meraviglia
e si scandalizza profondamente per la vita spensierata degli operai nel periodo in cui il salario
alto; e tuttavia non soltanto naturale ma anche ragionevole, da parte loro, che si godano la vita
quando possono, anzich ammassare ricchezze che non servirebbero a nulla e che alla fine
sarebbero divorate dalle tarme e dalla ruggine, cio dalla borghesia. Ma tale vita demoralizzante
come nessun'altra. [...]
La docente dichiara, sotto la propria responsabilit, che il presente materiale didattico stato redatto in conformit
alla disciplina in materia di diritti dautore di cui allart. 68, comma 3 Legge 633/1941 e successive modifiche.
ESERCITAZIONI DI RECUPERO LINGUA ITALIANA (a.a.2013-14), dott.ssa Gabriella La Placa

Un'altra fonte di demoralizzazione per gli operai la condanna al lavoro. Se la libera attivit
produttiva il massimo godimento che conosciamo, il lavoro forzato il tormento pi duro e pi
avvilente. Nulla pi tremendo che dover fare tutti i giorni, dalla mattina alla sera, un lavoro che
ripugna. E quanto pi l'operaio ha sentimenti umani, tanto pi deve odiare il suo lavoro, del quale
egli sente la costrizione, l'inutilit per se stesso. Perch mai egli lavora? Per desiderio di creare?
Per impulso naturale? Niente affatto. Lavora soltanto per il denaro, cio per una cosa che con il
lavoro stesso non ha proprio nulla a che fare; lavora perch deve farlo, e per di pi lavora cos a
lungo e in modo cos ininterrottamente uniforme che gi solo per questi motivi il lavoro fin dalle
prime settimane deve diventare per lui un tormento, se ha ancora dei sentimenti umani. La
divisione del lavoro poi ha aggravato ulteriormente l'abbrutimento derivante dal lavoro forzato.
Nella maggior parte dei rami di lavoro, l'attivit dell'operaio ridotta ad una misera manipolazione
meramente meccanica, che si ripete minuto per minuto e resta la stessa di anno in anno. Quanti
sentimenti e quante capacit umane potr aver salvato, giunto ai trent'anni, chi fin da fanciullo ha
fatto ogni giorno per dodici ore e pi capocchie di spillo o limato ruote dentate, vivendo per di pi
nelle condizioni di un proletario inglese? Le cose non mutano con l'introduzione del vapore e delle
macchine. L'attivit dell'operaio divenuta facile, gli sforzi muscolari vengono in gran parte evitati
e il lavoro stesso divenuto insignificante, ma monotono al massimo grado. Esso non consente
all'operaio nessuna esplicazione di attivit spirituale, e tuttavia incatena la sua attenzione al punto
che, per poterlo eseguire bene, non pu pensare a nient'altro. E una condanna ad un simile lavoro
- un lavoro che esige tutto il tempo disponibile dell'operaio, gli lascia appena il tempo per
mangiare e dormire, e non gli consente mai di fare del moto all'aria aperta, di godere la natura,
per non parlare poi di attivit spirituali - una simile condanna non dovrebbe degradare l'uomo al
livello delle bestie! Anche qui, l'operaio non ha che un'alternativa: rassegnarsi al suo destino,
diventare un buon operaio, badare fedelmente agli interessi della borghesia - e in questo
caso certamente si abbruttisce -; ovvero far resistenza, lottare per la sua umanit finch pu, e per
fare questo deve lottare contro la borghesia.
E a tutte queste cause che gi hanno dato origine a un profondo decadimento dei costumi tra la
classe operaia, se ne aggiunge poi un'altra, che diffonde ulteriormente ed esaspera al massimo
grado questo decadimento: l'accentramento della popolazione. Gli scrittori inglesi della borghesia
gridano al soccorso contro le influenze corruttrici delle grandi citt, questi Geremia alla rovescia
effondono le loro lamentazioni non sulla distruzione, ma sui suoi effetti. [...] naturale. Per le altre
cause, che operano dannosamente sul corpo e sullo spirito degli operai, entra in gioco in modo
troppo diretto l'interesse della classe abbiente. Se essi dicessero: la miseria, l'insicurezza della
posizione, l'eccesso di lavoro e il lavoro forzato sono le cause principali, tutti, essi compresi,
dovrebbero rispondere: diamo dunque ai poveri la propriet, garantiamo loro l'esistenza,
promulghiamo leggi contro l'eccesso di lavoro; ma la borghesia non pu ammettere tutto ci.
Invece le grandi citt sono venute crescendo da s, la gente vi accorsa di sua spontanea volont
e la conclusione secondo la quale sono state unicamente l'industria e la classe media, che da essa
trae i suoi profitti, a creare queste grandi citt, cos lontana che era fin troppo ovvio che alla
classe dominante venisse l'idea di attribuire ogni male a questa causa apparentemente inevitabile,
mentre, in realt, le grandi citt possono soltanto conferire uno sviluppo pi rapido e pi maturo
al male gi esistente almeno in germe. [...]
La concentrazione della popolazione, se da un lato un elemento di stimolo e di sviluppo per le
classi possidenti, dall'altro rende ancora pi rapido lo sviluppo degli operai. Questi cominciano a
sentirsi una classe nella loro totalit, scoprono che, pur essendo deboli quando sono isolati, uniti
costituiscono una forza; il terreno favorevole per il loro distacco dalla borghesia, per la
formazione di idee peculiari agli operai e corrispondenti alla loro posizione nella vita, si rendono
La docente dichiara, sotto la propria responsabilit, che il presente materiale didattico stato redatto in conformit
alla disciplina in materia di diritti dautore di cui allart. 68, comma 3 Legge 633/1941 e successive modifiche.
ESERCITAZIONI DI RECUPERO LINGUA ITALIANA (a.a.2013-14), dott.ssa Gabriella La Placa

conto di essere degli oppressi ed acquistano importanza politica e sociale. Le grandi citt sono la
culla del movimento operaio, in esse per la prima volta gli operai hanno cominciato a riflettere
sulle loro condizioni ed a combatterle, in esse per la prima volta si manifestato il contrasto tra
proletariato e borghesia, da esse sono uscite le associazioni operaie, il cartismo 1 e il socialismo. Le
grandi citt hanno reso acuta la malattia dell'organismo sociale, che nelle campagne si presentava
in forma cronica, e con ci stesso ne hanno messo in luce la vera essenza e il modo giusto per
guarirla. Senza le grandi citt ed il loro influsso stimolante sullo sviluppo dell'intelligenza pubblica,
gli operai sarebbero ancora ben lontani dal punto in cui sono oggi. Inoltre, esse hanno distrutto le
ultime tracce del rapporto patriarcale tra gli operai e i loro padroni, compiendo un processo al
quale ha contribuito anche la grande industria, che ha moltiplicato il numero degli operai
dipendenti da un solo borghese. Senza dubbio, la borghesia si lamenta di ci, ed ha ragione; infatti
con gli antichi rapporti il borghese era abbastanza al sicuro di fronte a una ribellione degli operai.
Poteva sfruttarli e dominarli a suo agio, e in cambio riceveva da quella sciocca gente perfino
obbedienza, gratitudine e affetto, se solo aggiungeva al salario un po' di cordialit che non gli
costava nulla, e magari qualche piccolo vantaggio, e tutto ci, apparentemente, per pura,
traboccante abnegazione e per buon cuore, mentre non era neppure la decima parte del suo
debito. Come singolo borghese, posto in una situazione che egli stesso non aveva creato, tuttavia
in qualche misura faceva il suo dovere, mentre, come membro della classe dominante, che per il
solo fatto di essere al potere responsabile delle condizioni dell'intera nazione e si assume la
difesa degli interessi generali, egli non faceva assolutamente nulla per adempiere i doveri che egli
aveva assunto insieme con la sua posizione, ma, per di pi, sfruttava l'intera nazione per il proprio
vantaggio personale. Nel rapporto patriarcale, che velava ipocritamente il suo stato di schiavit,
l'operaio doveva rimanere immerso nella morte spirituale, doveva ignorare totalmente il proprio
interesse, essere unicamente un privato. Soltanto quando egli si estrani dal suo padrone, quando
apparve chiaro che era legato a lui unicamente dall'interesse personale, dal guadagno, quando
l'affetto apparente, che non resistette alla minima prova, venne a mancare totalmente, soltanto
allora l'operaio cominci a comprendere la sua posizione ed i suoi interessi e a svilupparsi in modo
indipendente; soltanto allora, egli cess di essere lo schiavo della borghesia anche nei suoi
pensieri, nei suoi sentimenti e nelle manifestazioni della sua volont. E ci stato soprattutto
opera della grande industria e delle grandi citt.( tratto e adattato da F. Engels, Situazione della
classe operaia in Inghilterra, Edizioni Rinascita, Roma 1955, pp. 139-47)

1
Movimento di rivendicazione politica e sociale promosso dalle classi lavoratrici inglesi, che trova espressione in un
documento articolato in sei punti (People's Charter , "Carta del Popolo", 1838). Nel documento si chiede tra laltro il
suffragio universale maschile, il voto segreto, la revisione delle circoscrizioni elettorali.
La docente dichiara, sotto la propria responsabilit, che il presente materiale didattico stato redatto in conformit
alla disciplina in materia di diritti dautore di cui allart. 68, comma 3 Legge 633/1941 e successive modifiche.

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