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Il fu Mattia Pascal un romanzo di Luigi Pirandello, pubblicato per la prima volta

nel 1904. La trama, molto lunga e complessa, narra le vicende di un giovane uomo,
per lappunto Mattia Pascal, che, una volta morto il padre, si trova ad affrontare una
situazione difficilissima, che lo porter a intraprendere grandiose e bizzarre
avventure. I fatti raccontati sono molto eterogenei: si spazia dai matrimoni ai lutti,
dai suicidi alle truffe, dalle fughe fino ai ritorni, tutti elementi alla base di una
storia, a mio avviso, davvero unica.

Anche la struttura del romanzo molto eterogenea. Fabula e intreccio non


coincidono, infatti la quasi totalit della storia viene narrata in un lunghissimo
flashback, interrotto soltanto allinizio e alla fine. Le sequenze sono ben bilanciate,
anche se lautore ha fatto un uso particolarmente ampio del discorso diretto,
ricorrendo talvolta anche al discorso indiretto libero, che si riallaccia al precedente
conservandone limmediatezza e la carica espressiva. Le sequenze riflessive sono
occupate quasi sempre dai pensieri di Pascal, fatto spiegabile in quanto il narratore
interno con focalizzazione fissa. Il narratore viene palesato allinizio del romanzo,
momento in cui anche lo stesso Pascal si rivela, per poi concludere il suo racconto
alla fine del XVIII capitolo. La sintassi del romanzo vede un ampio utilizzo
dellipotassi: i periodi sono molto lunghi e talvolta anche di lettura non semplice. Il
lessico adottato da Pirandello rispecchia certamente le differenze linguistiche del
tempo, infatti ci sono alcune discrepanze nella scrittura delle parole: la j viene
usata sempre nei dittonghi dove la i la prima vocale (bujo, ajuto, gioja) oppure
in atre parole rimangono ancora residui lei latinismi (sagrifizii, istoria, ispasso). Il
registro, pur rimanendo di tipo colloquiale, mantiene comunque una certa
complessit, dovuta alle molte parole auliche o desuete. I luoghi si estendono in
lungo e in largo: tutto inizia in un piccolo borgo chiamato Miragno, ma poi la
narrazione continua a Nizza, a Montecarlo, a Roma per poi tornare al punto di
partenza. La collocazione temporale allinizio del novecento, mentre la durata
storica del romanzo di circa un paio di anni.

I personaggi del romanzo sono molti. Il protagonista indiscusso il Mattia, che


allinizio della narrazione viene presentato assieme a suo fratello Roberto: i due
vengono accuditi dal loro maestro privato Pinzone. Lantagonista della questione
Batta Malagna, un uomo avido che si impossessa del patrimonio della famiglia
Pascal dopo la morte del padre di Mattia, portando in questo modo il casato a una
lenta rovina. Questo avviene anche grazie allingenuit della madre del protagonista
che, nonostante i suoi difetti, si sempre dimostrata buona con i figli e ha inoltre
dimostrato una grande capacit di sopportare il dolore anche nei momenti pi
difficili. Oltre al Malagna un altro personaggio negativo la cugina Marianna Dondi
(detta vedova Pescatore), nonch madre della moglie di Mattia, Romilda
Pescatore. La vedova si sempre dimostrata stizzosa e insofferente nei confronti del
genero, tanto da costringerlo ad abbandonare il paese. Durante il suo soggiorno a
Roma Pascal conosce Anselmo Paleari, proprietario dellappartamento di via
Ripetta, uomo ormai anziano che dedica gli ultimi anni della sua vita alla lettura,
alla meditazione e alla filosofia, un frequente argomento di discussione con lo stesso
protagonista. Adriana Paleari, figlia di Anselmo, si innamora ricambiata di Mattia: i
due vorrebbero sposarsi, ma vengono ostacolati da diverse persone, compreso il
cognato Terenzio Papiano, che da anni cerca di impossessarsi di Adriana per
poterne riscuotere la dote. Il personaggio che pi ho apprezzato stato il signor
Paleari, in quanto in lui ho trovato come una voce dellautore che dialogava e si
confrontava direttamente con il Pascal e anche con il lettore. Personalmente ritengo
che il Paleari sia come una sorta di rifugio per il protagonista, che viene
continuamente messo alla prova dagli attriti con la sua coscienza e con le persone
con cui costretto a vivere. Con quellanziano signore egli pu confidarsi e trovare
un po di pace: tutto questo si pu osservare nel XIII capitolo, nel quale Anselmo
espone al giovane la sua concezione filosofica chiamata lanterninosofia. Secondo
questo concetto ognuno di noi porta come una lanterna dentro di s, una lanterna
che coincide con il nostro sentimento di vita e che va continuamente alimentata.
Secondo il Paleari ogni momento storico di grande intesa e pensiero collettivo le
lanterne di ciascun uomo si fondono creando un unico grande lume, il quale diventa
unentit indispensabile per dare colore e luce a quei termini astratti che di per s
non avrebbero senso, come verit, virt, bellezza, onore i periodi bui della storia
avvengono quando irrompe un qualcosa che spegne violentemente questi lumi, che
ritornano ad essere migliaia e migliaia di lanternine erranti e incapaci di mettersi
daccordo. In fin dei conti penso che il nocciolo della questione fosse che le virt che
oggi conosciamo esistono perch ci sono uomini che incarnano quelle virt: lonest
esiste perch esistono uomini onesti, la verit esiste perch ci sono uomini che
dicono il vero, e cos via.

Il romanzo in questione lho abbastanza apprezzato. Il motivo per cui non mi


piaciuto del tutto stato soprattutto la scarsa scorrevolezza e la lentezza narrativa,
le quali dipendono in gran parte dallutilizzo di una sintassi e un lessico non proprio
facile da seguire. I momenti pi piacevoli della lettura sono stati i dialoghi, che
mantengono unimmediatezza colloquiale molto verosimile e diretta, in modo da
permettere al lettore di immedesimarsi nella scena. La storia narrata,
personalmente, lho trovata molto attuale perch ha come protagonista un uomo
definito inetto, cio buono a nulla, che, nonostante la situazione a lui
completamente avversa, riesce a ricostruirsi da zero una nuova vita facendo
affidamento nemmeno sulle proprie capacit, che appunto non possiede, ma sul
caso, sul destino e sulleventualit. Tramite il suo semplice esistere si lasciato
alle spalle una vita che egli stesso riteneva fallita, per poter sperare nuovamente
nella fortuna di un domani.

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