Che gli scacchi siano uno dei giochi pi tradizionali e
diffusi al mondo una certezza: le testimonianze della loro presenza nella storia delluomo sono molteplici. Molto meno chiara la loro origine: il misterioso Oriente, probabilmente. Oppure un altro pianeta. C chi sostiene che gli scacchi siano il messaggio in bottiglia inviato allo spazio da specie aliene come dimostrazione della loro esistenza, un po come il disco dorato a bordo del Voyager lanciato dagli umani oltre i confini della galassia. O un rebus che racchiuderebbe, in trentadue caselle bianche pi trentadue nere e trentadue pedine (anche i principi di numerologia sono applicabili) le leggi universali. Persino pi inquietante sarebbe lattrazione che gli scacchi esercitano in coloro che si trasformano in loro devoti adepti. Il regista russo Pudovkin chiama questa attrazione febbre, lo scrittore austriaco Stefan Zweig avvelenamento. Una passione che, oltrepassata la soglia, si auto-alimenterebbe fino a tramutare il gioco in religione fondamentalista. Sinodo di chiarezza, per le sue regole, e di complessit incrementale, al moltiplicarsi esponenziale delle posizioni possibili maggiore il numero di mosse, gli scacchi sono un luogo dove vittoria e sconfitta diventano assolute, definitive. Anche casualit e fortuna sono scomponibili nel calcolo, riconducibili ad esso. Ecco perch lex campione del mondo Garry Kasparov lo defin il gioco pi violento. Chi vince sovrasta una mente; e, in virt di ci, pu ergersi come un re nel suo regno. In questo senso, pi che agli scienziati genialoidi del clich cinematografico (Einstein non era un guru della scacchiera), gli scacchi si addicono a chi ha volont di primeggiare, competitivit e lucida determinazione: la blake-iana lust for domination. Ecco perch Aleister Crowley se ne dedic, diventando un buon giocatore, da giovane studente del Trinity College di Cambridge. Se non fosse per antitetica ambientazione, potremmo effettivamente stabilire un parallelismo psicologico con chi si cimenta nelle scalate montane: valicare cime mai raggiunte, cos come prevaricare gli avversari per mirare, comunque, alla vetta. Crowley riuni le due ambizioni, divenire maestro di scacchi e scalare il K2. Sfior entrambi gli obbiettivi, dimostrando senza dubbio di aver sviluppato in s quel concetto di Volont che divenne la legge del suo sistema: Thelema. Curioso constatare che Aleister, quando giocava col nero, il suo colore preferito, adottava preferibilmente la difesa Siciliana, 1.e4 c5; strano preludio alla sua futura attivit presso Cefal. La sua carriera di giocatore dur ben poco: le prime sconfitte e la constatazione che lambiente scacchistico non era poi cos nobile ne fecero tramontare le mire di conquista.
Di scacchi e scacchiere se ne trovano in varie fattezze e
preziosismi artistici; le figure assumono diverse sfaccettature caratterizzandone i personaggi come gli arcani dei Tarocchi. Non furono queste variet ad ammaliare il pi forte scacchista tra i personaggi celebri e straordinari: Marcel Duchamp. Fu invece il dinamismo in gioco degli scacchi classici, nel formato da torneo, ad ispirare molti lavori del pittore francese. Duchamp sembra meno posseduto dal piacere del conflitto e dalla sete di conquista; forse perch percepisce una relazione creativa tra scacchi e pittura: giocare a scacchi come disegnare qualcosa o costruire un meccanismo di qualche genere per mezzo del quale si vince o si perde. Nonostante questo distacco artistico-filosofico, compiuti trentacinque anni Duchamp mise da parte la pittura e si dedic totalmente agli scacchi. Divenne un giocatore di primissimo piano, vinse tornei internazionali, incontr (pur perdendo) il campione del mondo Capablanca, pareggi col grande Marshall, scrisse a quattro mani un libro sui finali di partita e partecip a pi edizioni delle olimpiadi, nella squadra francese che al tempo schierava in prima scacchiera mostri sacri del calibro di Alekine.
Lingerenza che gli scacchi effettuano nelle mente
delladepto, vera e propria contaminazione psicologica, indotta dai ritmi di gioco (una partita pu durare anche oltre sette ore), dalla modalit degli aggiornamenti (una partita pu venir sospesa ed aggiornata ai giorni successivi, previo loccultamento allavversario dellultima mossa attraverso la trascrizione in busta chiusa), dalla metodologia di analisi delle partite giocate ( usanza rivederne e anallizzarne tutte le fasi salienti) e dalla tipologia di allenamento e studio tra un torneo e il successivo (nessun giocatore mai sufficientemente preparato sulla teoria delle aperture e dei finali). Tutte queste pratiche caricano di tensione emotiva la fase di confronto sulla scacchiera. Ruben Fine, nel suo Psicologia del giocatore di scacchi, afferm che la competizione scacchistica talmente agguerrita da poter dar sfogo alla tensione accumulata; non aveva infatti ancora evidenza del contrario. Avrebbe dovuto attendere fino al 2002 per esser smentito, anno in cui in Russia il serial killer della scacchiera diede inizio al suo progetto grandioso: arrivare ad uccidere 64 persone, una per ogni casella della scacchiera. Si ferm a 48 vittime prima di costituirsi.
Un aspetto molto interessante la difficolt di definire dei
criteri di valutazione oggettivi per le posizioni in gioco: il dilettante conta le pedine vinte, i libri attribuiscono un valore numerico ad ogni tipo di pedina sulla scacchiera; lesperienza dimostra invece che ogni giudizio devessere funzione del contesto e non pu prescindere da esso. Talvolta non per niente facile sapere se una mossa buona o cattiva. Questo argomento stato molto importante per la programmazione di intelligenze artificiali capaci di giocare a scacchi. Nel film 2001 Odissea nello spazio di Kubrick il computer di bordo Hal 9000 in grado non solo di battere a scacchi il comandante dellastronave ma anche di interpretare e riprodurre i comportamenti emozionali. Kubrick fu un appassionato di scacchi; sosteneva che gli scacchi insegnano a controllare quellemozione iniziale quando ci si accorge che una mossa sembra buona: insegnano a riflettere prima di eseguirla e a pensare con la stessa obiettivit quando ci si trova nei guai. Una dote che sembra appartenere ai pi forti scacchisti una possente abilit nel prevedere sequenze di mosse che verranno giocate durante la partita, una specie di veggenza. La visione mentale del gioco cos limpida da permettere di confrontarsi senza la necessit di muovere le pedine su una vera scacchiera, comunicando le mosse solo attraverso le coordinate. Ecco quindi le simultanee alla cieca in cui il maestro gioca pi partite contemporaneamente senza poter guardare le posizioni. Questa capacit collegata anche allo sviluppo delle straordinarie propriet mnemoniche degli scacchisti: alcuni di essi riescono a ricordare tutte le mosse di tutte le partite giocate negli anni!
Secondo il grande maestro Eduard Gufeld lo scacchista
dovrebbe perseguire la propria Monna Lisa, la partita perfetta, il capolavoro. Arriver quel giocatore capace di discernere sempre la mossa migliore? Ci riusciranno i software, sempre pi temibili e competitivi? La soluzione di questo gioco meraviglioso giunger dallo spazio profondo? Chiediamo ad Aphex Twin, il compositore di musica elettronica definita aliena e apprendista scacchista, di sintonizzarsi per risolvere la questione.