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GIORNALE CRITICO
DELLA FILOSOFIA ITALIANA
Firenze
Le Lettere
Lorenzo Perilli
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da Bologna, anticipando la visita; presentatosi, con la sua parvula statura e
labito da ecclesiastico secolare, vi trover vitto e alloggio per un anno,
insieme ai trenta, tra familiari e dipendenti, che convivevano con i quattro
torculi da stampa ininterrottamente in funzione.
Si detto dei primordi aristotelici. Ma altro e pi imponente
progetto Aldo annunciava proprio nella Prefazione a quellopera, al
secondo volume: dabimus etiam et Hippocratis et Galeni omnia. Lintero
Galeno greco! Intento prospettato con convinzione, se ribadito nello
stesso anno, mentre era sotto i torchi lAristofane, nella Prefazione al
Dictionarium Graecum copiosissimum secundum ordine alphabeti: tutto quello che
ci resta di Galeno. Un progetto che, dir pi tardi Erasmo, vehementer
expectatur ab eruditis. Nel laboratorio veneziano erano stati riuniti per la
prima volta manoscritti di tutti i trattati medici, filosofici,
autobi(bli)ografici di Galeno allora conosciuti, e di un buon numero di
scritti inediti. Gi questo sorprendente, per chi consideri che solo
quattro anni prima il medico bresciano Diomede Bonardo, pubblicando,
sempre a Venezia, per i tipi di Filippo Pincio, il Galeno latino, aveva
lamentato la difficolt di reperire antigrafi su cui lavorare, e ci sebbene le
versioni latine fossero ben pi numerose e di facile fruizione rispetto agli
originali greci. N erano accessibili a Venezia i numerosi e talora
autorevoli codici galeniani raccolti nella Firenze medicea, la stessa
biblioteca del Cardinale Bessarione, confluita nella Marciana e ricca di
manoscritti medici, era oggetto di discussione piuttosto che duso, qualche
maggiore liberalit sar testimoniata solo in seguito, con il prestito di
alcuni codici galeniani nel 1524 e 251. Non si pu che restare ammirati
della capacit di Aldo, ai primissimi anni dattivit, di assemblare i materiali
sufficienti per una edizione integrale di un autore cos impervio: a riprova
della sua propensione imprenditoriale non meno che culturale, della
funzionalit della sua rete di relazioni.
Limpresa prospettata era di straordinario impegno. Aldo mor
diciotto anni pi tardi, nel 1515: del Galeno, nessuna traccia. Subito dopo
la scomparsa del fondatore, Marco Musuro uno dei migliori discepoli di
quel Giano Lascari, che fu tra laltro bibliotecario dei Medici a Firenze
validissimo collaboratore, tra i primi, di Aldo (aveva curato lAristofane, a
soli 28 anni, quindi il Platone, opere impervie come lEsichio,
1 quanto ha verificato G. COGGIOLA, Il prestito di manoscritti della Marciana dal 1474 al 1527,
Zentralblatt fr Bibliothekswesen XXV, 1908, p. 54 sg.
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lEtymologicum Magnum), scrive una lettera, datata alle idi di novembre
1515, indirizzandola a Jean Grolier. Amministratore della Corona
francese, mecenate e collezionista, era questi appassionato possessore di
una biblioteca foltissima di edizioni aldine, come sa chi abbia frequentato i
fondi antichi della Bibliothque Nationale e del British Museum (ben
quattro copie del Polifilo, sei del primo Marziale in ottavo, erano nelle sue
mani). Musuro ne invoca incoraggiamento e protezione, anche per indurre
Andrea Torresani di Asola, ormai unico decisore, a ristabilire lo splendore
della tipografia, a riprendere quell ultimo e lieve filo della speranza a cui
erano rimaste sospese numerose iniziative: tra queste, il Galeno. Ma
neanche Musuro, scomparso nel 1517 a 47 anni, era destinato a vedere
realizzata limpresa. N altri erano stati pi fortunati. Il bergamasco
Francesco Vettori, editore a sua volta, raccolti numerosi manoscritti del
corpus Galenicum, nel tentativo di precedere Aldo, fu definitivamente
dissuaso da un incendio nel quale tutto and distrutto (compresa la sua
casa-laboratorio): era il 1512, ne informa due anni dopo lo stesso Musuro
nella Prefazione al Commento di Alessandro di Afrodisia ai Topici di
Aristotele.
Infine, ma ormai il 1525, in pochi mesi i tormentati Opera omnia di
Galeno in greco sono stampati. Cinque volumi in-folio, come lAristotele;
la pi voluminosa edizione mai uscita dai torchi degli Aldi, con una
stampa fittamente distribuita su pagine di cos grande misura. Essa dovette
costare pene incredibili, come ha osservato Antoine-Augustin Renouard,
allo stampatore e ai curatori. Lopera manca delleleganza di altri prodotti
della tipografia, mostra piuttosto una stampa affrettata, n solo
graficamente, nonostante i trentanni intercorsi tra il primo annuncio e la
concreta attuazione. Limpresa era destinata a sovvertire gli studi su
Galeno, e con essi la storia stessa della medicina, che galeniana era stata e
sarebbe rimasta per secoli. Lattesa per ledizione era ormai febbrile, la
risonanza fu, negli ambienti eruditi, notevolissima: non invece lo smercio.
Editio princeps di soli tre trattati, editi singolarmente, era gi stato
reso accessibile il testo greco, a partire dal Methodus medendi del 1500 , il
lavoro uscito dallofficina aldina comprendeva centosei scritti. Di questi,
quasi la met (quarantasei) erano totalmente sconosciuti, o misconosciuti
per il tramite di epitomi infelici. Per la prima volta, si accedeva a trattati
autobibliografici presso che unici per lantichit, a opere filosofiche, a dati
di storiografia filosofica e scientifica ancora oggi non adeguatamente
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escussi, ma soprattutto le opere di anatomia, di venesezione, di dietetica,
offrivano alla prassi terapeutica del medico materiali ricchissimi.
Chi pensi, per dire di un caso, alla pratica del salasso e alla diffusione da essa conquistata, ai
rischi connessi al suo non infrequente abuso, allimpatto, nonch sociale, anche letterario e
artistico, potr facilmente figurarsi la ramificata pervasivit di quelle dottrine. Era Galeno a
riaffermare lopportunit della flebotomia nei casi pi disparati, persino laddove il paziente
presentasse perdita di sangue, anche due volte in uno stesso giorno, e fino alla perdita di
conoscenza del malato: si voleva, che eliminare il sangue in eccesso aiutasse la natura a
prevenire la malattia, giovamento di cui avrebbero beneficiato le donne grazie al ciclo mestruale.
Da Molire, alla commedia intitolata Il salasso del librettista napoletano Giovan Battista
Lorenzi, le numerose raffigurazioni letterarie testimoniano del pi vasto impatto di convinzioni
cosiffatte.
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Ep. 2780). Si trattava di una cifra tuttaltro che trascurabile, che doveva
essere pari a un cospicuo stipendio mensile, superava quella dellaffitto di
una buona casa; laddove ad esempio la sontuosa abitazione romana di
Giovanni della Casa, da lui offerta in uso proprio in quegli anni a Pietro
Bembo nominato cardinale, costava 25 scudi al mese, trattandosi,
osservava il coetaneo Benedetto Varchi, di una assai nobile abitazione, di
cui pagava scudi trecento lanno daffitto, con molti fornimenti, ed un
bellissimo camerino acconcio de suoi panni molto ricchi, con un letto di
velluto, ed alquante statue antiche, ed altre belle pitture2.
La tiratura dov essere intorno alle consuete (per Aldo) mille copie,
una quantit ragguardevole se comparata con le due- trecento della media
degli altri editori. Cui si aggiunsero, in una tiratura limitata oggi rarissima,
pochi esemplari di formato ancora maggiore (in-plano: superiore ai 50 cm
dellin-folio pi grande). Ma per quanta lattesa, e limportanza dellopera, lo
smercio non fu facile. Il prezzo, gi alto per le edizioni aldine in genere
rispetto alla concorrenza, era difficilmente accessibile; il greco, ai medici,
era assai meno familiare del latino; critiche, forsanche malevole, alla
qualit del lavoro cominciarono presto a farsi largo. Tant che, come di
rado, lopera non fu mai ristampata, neppure parzialmente.
Al contrario, la rivale stamperia dei Giunta, nella sede veneziana
fondata da Lucantonio nel 1480 sulla fattispecie di quella fiorentina,
dovette la propria fortuna alle almeno undici edizioni del suo Galeno:
quello latino. Fu il maggior successo editoriale e finanziario della ditta (P.
Camerini), una delle principali speculazioni commerciali della casa
Giuntina di Venezia3. Ledizione del Galeno latino godeva, rispetto
allimpresa aldina, di due indiscutibili privilegi commerciali: un prezzo
basso, come era nella strategia di vendita della stamperia, e la lingua,
facilmente accessibile sia ai medici, sia soprattutto alla pletora di guaritori
di professione che doveva rappresentare la clientela pi ambita, alla quale
loriginale restava precluso.
2 Dati di singolare interesse, con le somme spese per le pi varie attivit, ivi compreso il
riscatto che accadeva con una certa frequenza di dover pagare per chi fosse fatto prigioniero,
sono reperibili nel Libro delli ricordi et spese di Marcello Alberini, cfr. D. ORANO, Il Diario di
Marcello Alberini (1521-1536), in Archivio della R. Societ Romana di Storia Patria, XVIII/3-
4, 1895, pp. 319-416.
3 A.A. RENOUARD, Notice sur la famille des Junte, in Annales de lImprimerie des Alde, ou histoire des
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La prima edizione giuntina del 1522, e la successiva del 1528, ormai quasi introvabili, erano
nientaltro che la ristampa delledizione patavina del 1515; la terza edizione, del 1541,
profondamente rivista e ampliata, fu denominata dai Giunta nostra editio, e conta come la
prima Giuntina. Le ristampe, sempre migliorate, si susseguirono fino al 1625, per quella
del 1550 fu redatto un indice analitico notevolissimo da Antonio Musa Brasavolo, che occupa
unintero volume, ancora ristampato nella seconda met del 900, usato fino a non molti anni
orsono e tuttora non privo di interesse.
Lombra di Erasmo
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almeno in parte. N, secondo Erasmo, si dovevano in questo caso temere
aemulos verosimilmente quelle riedizioni pirata che tanto danno,
economico e dimmagine, arrecavano, da indurre Aldo a stampare nel
1503 il celebre Monitum in Lugdunenses typographos, una diffida in forma di
manifesto atto allaffissione, nel quale denunciava lillecita abitudine (non
solo degli stampatori di Lione) rilevandone la grossolanit, della
confezione come del contenuto, irto di refusi. Seppure qualcuno ne avesse
avuta lintenzione, gli sarebbero mancati mezzi e capacit: ut sit hic qui velit,
non est qui possit, cos Erasmo.
Come conciliare limmoderato giudizio che delledizione Erasmo
dar scrivendo al Martinius nel 28, con le previsioni di luminoso successo
del 26? Vi sar chi pensi, che un esame pi accurato del testo da parte di
Erasmo lo aveva condotto a quella mutata opinione. Non cos.
Gi prima della lettera di ringraziamento allAsolano (perch lasci
passare mesi prima di dare un cenno di riscontro, non chiaro), due
missive del maggio del 26 annunciano che Erasmo ha volto in latino
priores aliquot paginas del Galeno (i primi brevi trattatelli, tra cui il Protrettico,
o Esortazione alla medicina), per rilevare, tuttavia: mai ho visto nulla di pi
corrotto, n opera pi folta di errori (nihil adhuc vidi depravatius, Ep. 1713,
p. 345, nihil comperi mendosius, Ep. 1707, p. 336). Tranciante il giudizio sul
curatore, cui sarebbero mancate perfino le pi elementari basi del greco:
qui praefuit emendationi, videtur vix satis tenuisse prima Graeci sermonis elementa.
Eppure sapeva, Erasmo, che tale emendatio del testo, la finale revisione e
correzione delle bozze, si doveva al giovane amico Giorgio Agricola; e che
tra i curatori delledizione era laltro suo aficionado Thomas Lupset, a cui
lAsolano, nella Prefazione, riconosce ruolo di spicco nel gruppo, cos
come merito specifico aveva dato allAgricola. Per la cui opera intitolata
Burmannus, edita da Froben a Basilea nel 1530, lo stesso Erasmo si offrir
perfino di scrivere la Prefazione. Tanto basta per restare disorientati.
noto che il rapporto di Erasmo con Aldo prima, quindi con il
socio, suocero e continuatore Andrea Asolano e i suoi eredi, tra cui spicca
Francesco, era stato notevolmente diseguale. Tra il 1507 e il 1508, egli era
stato ospite di Aldo, un soggiorno sul quale non mancano notizie. A
Erasmo piacque ricordare le ininterrotte giornate trascorse al fianco dei
compositori, ai quali passava le pagine dei suoi Adagia via via che le veniva
scrivendo, l nellofficina, rinunciando, secondo luso della casa, ai pasti
regolari a cui era uso, condividendo con le maestranze lunica mezzora di
pausa in unintera giornata di lavoro. Si pu dire sistematicamente, fin dai
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secoli scorsi, nel riferire di questo soggiorno di Erasmo si fa menzione del
gustoso dialogo Opulentia sordida (Ricchezza pidocchiosa secondo
unespressiva traduzione italiana), composto dallOlandese nel 1531 per
affidare al sarcasmo il racconto della vita miserabile che si conduceva nella
tipografia, con pi aspro risentimento verso Andrea Asolano, il quale con
Aldo, dopo averne questi sposato la figlia, si era legato in parentela (il
frontespizio del Galeno reca in aedibus Aldi et Andreae Asolani soceri).
Erasmo narra delle ristrettezze cui era stato costretto, del vorace arrivismo
di Andrea, che offriva vino annacquato, croste secche di formaggio per la
minestra, uova immangiabili, molluschi dalla provenienza indicibile (le
pubbliche latrine), neppure legna per il fuoco, ma radici fradice. Aldo
viene presentato come totalmente assoggettato al suocero, al quale
rimetteva ogni decisione. Una certa grettezza, in verit, era rimproverata
ad Andrea da pi parti, insieme alla mancata competenza nelledizione di
classici e di testi eruditi in genere (ne parla Battista Egnazio, amico di Aldo
e curatore di varie opere, che fu in rapporti con lo stesso Erasmo)4:
Erasmo, per usare di un vezzo linguistico dattualit, ne fa un ritratto
tombale. Egli non riusc mai, del resto, ad amare gli italiani, su cui d
giudizi espliciti: non fossaltro che per lesecrata abitudine di rinunciare alla
colazione del mattino, alla quale in Germania si dedica unintera ora
(Opulentia sordida, in Erasmi Opera Omnia, I p. 681 sgg.). Spesso si scritto,
che le accuse erasmiane riguardano Andrea pi che Aldo, che comunque i
rapporti dellOlandese con la casa editrice non ne ebbero detrimento. Se
condivisibile appare la prima osservazione, sia pur solo allingrosso,
sullaltra i dati sono contrastanti, aiutano a intendere anche il giudizio sul
Galeno, a dirne la motivazione.
Che lopera non sia stata la pi felice tra quelle uscite dal laboratorio
opinione largamente condivisa, pi di una volta ne sono stati segnalati i
frequenti errori. Che fosse per anche la pi impegnativa delle imprese
dellofficina non si vorr contestare, ne documentano i quasi trentanni
richiesti per condurla a compimento, la mole sconfinata dei materiali, le
oggettive difficolt di reperimento dei manoscritti (lamentate anche da
Andrea Torresani nella Prefazione, sia pure con una parvenza di
consuetudine editoriale). Ma pi ancora ne testimonia forse la successiva
4 Cfr. Ep. 588, ed E. REICKE, Willibald Pirckheimers Briefwechsel, I, Mnchen 1940, Ep. 86, pp.
280 sgg.
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storia del testo. Ioannes Froben, a Basilea, aveva tentato di precedere gli
Aldi, per infine rinunciare. Anche nel decennio che segu il Galeno aldino,
pochissimo apparve di quelle opere in greco sul mercato librario, e
comunque solo singoli trattati (undici, dei centosei), a fronte del
proliferare di traduzioni latine che saturavano il mercato; quando infine, e
solo nel 1538, la stamperia frobeniana pubblica la sua edizione dellintero
Galeno, questa si dimostra in tutto dipendente dallAldina, senza la quale
non sarebbe mai stata realizzata.
I curatori di Basilea, che pure lamentavano le carenze delledizione veneziana, non andarono
molto pi avanti, bench disponessero di un comodo testo di partenza. Chi compulsi le edizioni
critiche moderne, trover in riferimento alle singole opere constatazioni come Basileensis ad
litteram fere ex Aldina expressa paucis admodum pusillis erroribus correctis (Georg Kaibel),
ovvero tota ex Aldina pendet Basileensis (Iwan von Mller), Basileensis paucissimis ac
levissimis mendis sublatis ceteroquin Aldinam refert (Georg Helmreich), tanto che raramente
quelledizione trova cittadinanza attiva negli studi.
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rimarchevoli sue iniziative, non ha retto alla dissezione cui stato
sottoposto dai filologi: confrontando il testo edito con i manoscritti, in
parte sopravvissuti, che ne furono alla base, si osservano decine di errori
ingiustificati, congetture pi o meno casuali, omissioni, sviste,
incomprensioni tra curatore e compositore. Si aggiunga, che la qualit dei
manoscritti su cui si basavano le edizioni era affidata al caso, talora codici
vetustiores, talaltra per non pi che copie realizzate in fretta su
commissione, con carta di scarsa qualit, scrittura poco accurata, frequenti
abbreviazioni (causa, a loro volta, di possibili fraintendimenti in chi
doveva interpretarle). Chiunque sia familiare con la storia della tradizione
manoscritta sa quali conseguenze questo comporti. Il lavoro veniva spesso
effettuato in poche settimane, senza neppure il tempo di grattarsi un
orecchio come vuole Erasmo per gli Adagia, e non difficile immaginare
i veri e propri errori di stampa che si aggiungevano alle pi sostanziali
ragioni.
Per linaugurale Aristotele, su cui Aldo fondava le proprie speranze,
si ha il raro privilegio della conservazione di alcuni degli esemplari
direttamente utilizzati nella stamperia per la composizione (ad esempio
l'attuale parigino Bibl. Nat. Suppl. Gr. N. 212, o Harvard ms. gr. 17), con
una certa fascinazione comunque esercitata dalle macchie d'inchiostro, le
annotazioni marginali e interlineari (spesso solo indicazioni per il
compositore), segni d'ogni specie esemplari letteralmente dilacerati,
poich squinternati e utilizzati foglio per foglio, non di rado persino
tagliando e incollando singole sezioni, per lorrore dei codicologi. In
genere, una volta ultimata la stampa, lesemplare di partenza andava
distrutto, per meno di un decimo dei libri di Aldo sono state recuperate le
sue Unterlagen, in tutto o in parte. Se lanalisi dellAristotele ha condotto ai
risultati ora detti, non era da attendersi per il Galeno, morti sia Aldo che il
Musuro, sorte migliore.
Dunque, il giudizio di Erasmo. Che cosa lo aveva indotto a tanta
intransigenza? C unosservazione decisiva, di un conoscitore come Lon
E. Halkin, circa il duplice registro rilevabile nella sterminata
corrispondenza erasmiana: attraverso le sue lettere abilmente selezionate,
Erasmo vuole lasciare di s limmagine che ha scelto, ma le risposte dei
suoi corrispondenti suggeriscono continue correzioni di tale immagine5.
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Se nel 1531, ormai noto in tutta Europa, Erasmo scrivendo della
veneziana Opulentia sordida decide di rievocare sarcasticamente il soggiorno
di ben ventiquattro anni prima a casa di Aldo, avr avuto motivazioni
contingenti. Il suo atteggiamento nei confronti dei prodotti aldini era
mutato. Nella lettera del settembre 1528 gi ricordata (Ep. 2049),
allauspicio di un eruditus castigator si accompagnava il pi ampio biasimo
per linsieme della produzione editoriale italica: se il Galeno era tam mendose
proditum, tali del resto fere sunt quae nobis nunc prodeunt ex Italia. Se ne
adduceva anche il motivo (nulla di nuovo): vide quod faciat auri sacra fames! Il
tono era affatto diverso che nelle pi formali lettere scambiate
direttamente con Francesco Asolano.
Ma doveva aver lasciato il segno anche la convinzione, ora latente
ora esplicita, sempre per combattuta dallOlandese, che Erasmo sarebbe
stato in casa di Aldo non ospite, per preparare ledizione degli Adagia,
bens impiegato nella correzione delle bozze e nella revisione dei testi.
Come tale, avrebbe come duso beneficiato di vitto e alloggio, insieme con
tutti gli altri, oltre che di un salario che doveva essere tutt'altro che
trascurabile, se i tre ducati mensili corrisposti a un compositore padovano
nel 1475 coincidevano con il compenso di un esperto ingegnere idraulico
nel 1492 (Lowry, p. 20).
Un correttore poteva guadagnare tra i 4 e i 6 ducati mensili; il manoscritto per ledizione del
lessico enciclopedico bizantino Suda, nel 1499, fu pagato 25 ducati6; gli Aldi spendevano per
lazienda circa 200 ducati al mese, con una quindicina di dipendenti e le ingenti spese per la
carta e il reperimento dei manoscritti. Il prezzo di unopera monovolume di grande formato,
come quella del Poliziano o come il Dictionarium Graecum, era pari a un ducato, stando
al Catalogo di Aldo del 1503, i due volumetti in ottavo dellEuripide, unedizione
tascabile, si vendevano a un ducato e 3 lire.
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preoccupa di confutarla, ma nientaffatto inverosimile, per chi pensi che le
condizioni economiche di Erasmo erano allepoca tuttaltro che floride,
che gli anni immediatamente successivi al periodo italiano, pur conclusosi
con una felice parentesi romana e lapprezzamento degli ambienti
ecclesiastici, furono da lui trascorsi nella triste piovosit di Cambridge,
dove le ristrettezze finanziare ne fanno una sorta di pubblico mendico
(S. Seidel Menchi), inviso a molti per le insistenti richieste di denaro e
sostegno (cfr. Epp. 225, 227, 238, 282, 288). Sar con il 1515, con la nuova
edizione degli Adagia pubblicati a Basilea presso Froben, che la condizione
di Erasmo muta sostanzialmente, grazie in particolare al favore di Leone
X, che prende il posto del detestato Giulio II, da lui immaginato come
exclusus e coelis, nellomonimo dialogo. Quale che fosse il suo status nei
locali di SantAgostin, Erasmo non smetter di ricordare Aldo con sincera
gratitudine, e di rievocare loccasione avuta a Venezia di convivere e
confrontarsi con i maggiori eruditi del tempo: non altrettanto con il socio
e i successori di Aldo, con i quali i buoni rapporti appaiono piuttosto di
forma che di sostanza. vero, nel 1520 gli Asolani stampano a Venezia
una ulteriore edizione degli Adagia: ma quella sembra unoperazione
commerciale e di quieto vivere, Erasmo ormai il principe degli umanisti.
Non si riesce invece a intravedere la reale convinzione degli editori.
Che infatti rifiutano, qualche anno dopo, di ripubblicare lennesima
volta lopera (che lautore continuamente ampliava e limava). Erasmo si
era trasferito a Basilea, aveva in Froben un editore capace, e disponibile a
stampare tutto quanto gli sottoponesse. Ma lofficina frobeniana non era
laldina, e di ci Erasmo si mostra consapevole, anche nelle prefazioni
scritte per lo stesso Froben. Al quale nuovamente affida, nel 1526,
ledizione degli Adagia rifiutata dai veneziani.
Dietro il sipario di formale benevolenza voluto da Erasmo per i
suoi rapporti con la stamperia veneziana, emergono dati sostanzialmente
diversi. Erasmo si rivolge ad amici e conoscenti, per sondare gli umori
delleditore, ottenerne una mediazione. Vorrebbe riprendere i rapporti con
la stamperia di Venezia. Ma le risposte che riceve, delle quali si ha ben
diverso riscontro nelle sue proprie lettere (un caso?), sono di un tenore
sorprendente. Thomas Lupset, s detto, era membro dal 1523 del team
incaricato delledizione di Galeno. Era anche da diversi anni in contatto
con Erasmo, al quale riferisce da Padova, il 23 Agosto del 1525 (il Galeno
era appena stato concluso): de Francisci Asulani indignis adversus te moribus
multa mihi forent scribenda, ma, aggiunge, ne sarai informato facilius et plenius a
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voce, dallamico Carlo Harst (Ep. 1595). Un comportamento indegno,
dunque, su cui molto si sarebbe potuto dire. Quello stesso giorno, parte
ancora da Padova unaltra lettera diretta a Erasmo da Leonard
Casembroot, il futuro borgomastro di Bruges, di famiglia molto in vista.
Erasmo attendeva notizie, in particolare circa la possibilit di stampare a
Venezia la nuova edizione degli Adagia. Ma, a Casembroot che a questo
scopo chiede di lui, lAsolano fa dire ripetutamente (inveterate
abitudini) di non essere in casa, sebbene la voce ne tradisca la presenza:
Azulana illa (Azinina fere dixissem) par impudentiae perfidia!, riporta
Casembroot a Erasmo, raccontando di come per Francesco Asolano fosse
alla pari di un gioco nos identidem recursantes fallere, atque ideo subinde negare
domi praesentiam suam, quamquam vocis indicio (ecce frontem!) interim proditam.
Alle pressanti insistenze, Francesco superciliose nos contemnit, quindi,
esasperato, lacessitus respondet, Abite vos! Satisfaciam abunde Erasmo, tam
mihi a multis annis familiari, tam amico, tam noto: togliersi finalmente dai piedi,
insomma.
Coerentemente con la ricordata considerazione di Halkin, dalle
lettere di mano di Erasmo (quelle sopravvissute alla sua selezione), in
risposta agli amici a cui aveva affidato lincarico di sondare la disponibilit
dei veneziani (Epp. 1624, 1626), si ricava un quadro molto pi attenuato, si
dice che no, da parte sua non vera alcun particolare interesse a far
stampare lopera a Venezia piuttosto che a Basilea, che il giovane sodale
Carlo Harst, per troppa dedizione, come suo solito solleva un polverone
per cose di nessuna importanza, multum ille pulveris movere solet in quamlibet
levi negocio. La lettera che Erasmo acclude alla copia degli Adagia inviata agli
Asolani per valutare leventualit di stamparli (diretta come al solito a
Francesco: col padre preferiva evitare rapporti diretti) lascia trasparire
come egli non si aspettasse troppo da parte dell'editore, a cui si rivolge
sperando che da quell'officina aliquid splendoris accessurum operi meo, sapendo,
scrive non senza blandizie, che il padre pi benevolo nei fatti che a
parole. Aggiunge, che se l'opera non di gradimento gli sia rinviata
indietro, poich c comunque un tipografo sempre pronto
(evidentemente Froben). La lettera suona fredda, se non sospettosa. Non
quanto ci si aspetta da un princeps delle lettere, tenuto ormai in gran
considerazione nelle corti dEuropa, oltre che negli ambienti eruditi: ma
non molto di pi permetteva il logorato rapporto con gli eredi di Aldo.
Pochi mesi dopo, il veneziano fa comunque spedire a Erasmo la
copia omaggio dei cinque costosi volumi di Galeno, forse pensandolo
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parziale risarcimento. Erasmo formalmente ringrazia: ma il suo giudizio
sar quello che sappiamo, si comprende ora meglio perch. Come meglio
si intende perch, qualche anno dopo, rinfaccer pubblicamente a quei
veneziani, per cui pure professava amicizia, la loro ricchezza
pidocchiosa. Per gli auspicati Adagia aveva dovuto accontentarsi della
officina frobeniana.
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Lesemplare delledizione aldina di Galeno a cui si fatto ricorso quello della Biblioteca di Stato di
Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibliothek), che si ringrazia per la liberalit con la quale ha
consentito laccesso ai fondi antichi.
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