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S7a </i c e

Intmdu/ionc
Capitolo 1
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Addio, pap
11carico sulle spaile
Soliamo odo anni
Due fatti positivi
Il grande problema di un ragazzo
Un carattere terribile
Trionfo del Reserv e Officers
Training Corps
8 La scelta della facolt
9 (ambiano le rcgole
10 Un passo im|XHlaiMc
Un altn passo avanti
II
12 I dovuti riconoscimenti
13 Un anno speciale
14 Una bimba di nome Manmda
15 Crepacuore
16 1-upiccola Retti
17 Tre bambini speciali
18 Craig e Susan
19 I j separazione dei gemelli siamesi
20 1-i continuazione della storia
21 Allah di famiglia
22 Pensare alla grande
Dall album di famiglia

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IO
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no

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D e if ic a
Questo lib ro dedicato a m ia madre

SO M A CARSO S
che ha praticam ente sacrificato la sua vita
p er avere la certezza che m io fra te llo ed io
potessim o p artire da una buona posizione.

In tro d u z io n e
Altro sangue! Presto!"
Il silenzio della sala operatoria fu rotto da queH'ordinc
sorprendentemente tranquillo. I gemelli avevano ricevuto 50 unit
di sangue, ma la loro emorragia non si era ancora fermata!
"Non abbiamo pi questo particolare tipo di sangue**, fu la rispo
sta. "L o abbiamo usato tutto."
Il risultato di questa comunicazione fu che un panico silenzioso
si diffuse per la sala operatoria. Ogni goccia del sangue tipo A B *
negativo era stata prelevata dalla banca del sangue dell'ospedale
John*
Tuttavia i gemelli di sette mesi che dalla nascita erano
uniti alla nuca necessitavano di altro sangue o sarebbero morti sen/a
alcuna possibilit di riprendersi. Questa era la loro unica opportunit,
lunica possibilit che avevano di iniziare una vita normale.
La loro mamma. Theresa Binder. aveva cercato in tutto il mondo
un medico, ma aveva trovato una sola equipe disposta a tentare la
separazione dei due gemelli per salvare la loro vita Altri chirurghi le
avevano detto che iH>n lo si poteva fare, che sicuramente uno dei barn
bini doveva essere sacrificato. Concedere che uno dei \uoi due pre
ziosi fig li m orisse? Theresa non poteva neppure sopportare il

// gruppo sanguigno reole e stato cambialo per rispettare la privacy.


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pensiero. Per quanto uniti per la testa, gi a llet di sette mesi ognuno
dei gemelli aveva la sua propria personalit, uno giocava mentre l'altro
ilomiiva o mangiava. Ni), era assolutamente impossibile fare qualcosa di
simile! Dopo mesi di ricerche, la donna scopri l'quipe del Johns
Hopkins.
Consapevoli d e llurgenza della situazione, molti d e llquipe chi
rurgica di 70 membri offrirono di donare il proprio sangue.

lutto considerato, le 17 ore di laboriosa, meticolosa, coscienziosa


operazione su quei pazienti cosi piccoli, era andata avanti bene.
Erano state necessarie alcune ore solo per anestetizzare efficace
mente i bambini: un procedimento complesso a causa dei loro vasi
sanguigni intercomunicanti. La preparazione dei bypass cardiova
scolari non aveva preso pi tempo di quanto ci si aspettasse; i
cinque mesi di organizzazione e le numerose prove generali si era
no dimostrati efficaci.
Anche arrivare al punto di congiungimento dei gemelli non era
stato particolarmente difficile per il giovane ma esperto neurochi
rurgo. Tuttavia, come risultato del procedimento per inserire il bypass
cardiovascolare, il sangue aveva perduto la capacit di coagularsi.
Perci ogni punto clic poteva sanguinare sulla testa dei due bimbi...
sanguin!
Provvidenzialmente la banca del sangue della citt fu in grado,
in poco tempo, di individuare l'esatto numero di unit necessarie
per continuare l'intervento. Usando ogni abilit, trucco ed espe
diente conosciuti nelle loro specializzazioni, i chirurghi furono in
grado di bloccare l'emorragia in un paio dore. L'operazione prose
gu. Infine il chirurgo plastico cuc l'ultimo lembo di pelle per
chiudere lincisione e termin il travaglio chirurgico durato 22 ore.
I gemelli siamesi, Patrick e Benjamin, erano separati per la prima
volta nella loro vita!
L'esausto primario neurochirurgo che aveva progettato i piani
per lintervento era stato un ragazzo del ghetto uscito dalle strade di
Detroit.

Candy Canon

Capitolo I
ADDIO. PAP
"Vostro padre non vivr pi con noi".
"Perch no?" le chiesi ancora, ingoiando le lacrime. Non riusci
vo ad accettare la strana conclusione delle parole di mia madre. "Io
amo mio padre!
Anche lui ti ama. Bennie... ma dovuto andare via. Per sempre".
"M a perch? Io non voglio che vada via. Voglio che stia qui,
con noi."
"M a lui dovuto andare..."
Ho fallo qualcosa per cui se n' voluto andare?"
"Oh. no. Bennie. nel modo pi assoluto. Tuo padre ti ama".
Scoppiai in lacrime. "Allora fallo tornare a casa"
Non posso. Non posso proprio". Le sue forti braccia mi circon
darono. cercando di confortarmi e di farmi smettere di piangere.
Lentamente, i miei singhiozzi si calmarono e mi acquietai.
Ma appena lei allent l'abbraccio per lasciarmi andare, le mie do
mande cominciarono di nuovo.
Tuo padre ha..." Mamma si ferm un istante c. per quanto fossi
giovane, sapevo che stava cercando le parole giuste per farmi capi
re quello che non volevo afferrare. "Bennie, tuo padre ha fatto delle
brutte cose. Brutte cose, veramente".
M i strofinai gli occhi con le mani. Ma tu puoi perdonarlo. Non
lasciarlo andar via".
"Non basta perdonarlo. Bennie...
"M a io voglio che lui stia qui, con Curtis, te e me!
Ancora una volta mamma tent di farmi capire perch il pap se
nera andato, ma le sue spiegazioni non avevano molto significato
per un bambino quale io ero. a otto anni di et.
Ripensandoci, non so quante ragioni potei capire per la partenza
di mio padre. Persino quello che afferravo, volevo rifiutarlo. Il mio
cuore era a pezzi perch la mamma diceva che mio padre non
sarebbe mai pi tornato a casa. E io lo amavo.
Il mio era un padre affettuoso. Spesso andava via. ma quando
era a casa mi teneva sulle sue ginocchia, felice di giocare con me in
qualunque momento lo desiderassi. Era molto paziente con me.
M i piaceva molto giocare con le enormi vene della sua grande

mano, proprio perch erano cos grandi. Gliele schiacciavo e poi le


osservavo mentre saltavano fuori nuovamente. Guarda! Sono fuori
di nuovo!" F:. ridevo, tentando con le misere capacit della mia
piccola mano di far stare gi le sue vene. Pap sedeva tranquilla
mente, lasciando che giocassi lutto il tempo che volevo.
Talvolta diceva: Scommetto che non sei abbastanza forte", e io
spingevo ancora di pi. Naturalmente non poteva funzionare, e ben
presto perdevo ogni intcrcvse e giocavo con qualcos'altro.
Per quanto mamma avesse detto che pap aveva fatto qualcosa di
brutto, non potevo pensare a mio padre come un cattivo", perch era
sempre stato buono con mio fratello Curtis c con me. Talvolta ci
portava dei doni, senza alcuna ragione. Ho pensato che vi sarebbe
piaciuto", diceva disinvoltamente, e i suoi occhi scuri scintillavano.
Molti pomeriggi importunavo la mamma, o guardavo l'orologio,
finch sapevo che era tempo che pap tornasse a casa dal lavoro. Poi
correvo fuori ad aspettarlo. E guardavo ansiosamente la strada finch
non lo vedevo venirmi incontro. Pap! Pap!" gridavo mentre gli
correvo incontro. E lui mi sollevava fra le sue braccia, portandomi in
casa.
Tutto questo fin nel 1959, quando avevo otto anni, e pap lasci per
sempre la nostra casa. Il mio cuore, giovane e ferito, non vedeva la
possibilit di un futuro. Non riuscivo a immaginare la vita senza pap, e
non sapevo se Curtis, il mio fratello di dieci anni, o io l'avrcmmo visto di
nuovo.
Non ricordo per quanto tempo, il giorno che pap se n' andato, ho
continuato a piangere e a chiedere di lui. So soltanto che stato il giorno
pi triste della mia vita. E le domande non smisero con le lacrime. Pr
settimane interrogai mia madre con ogni argomento che la mia mente
riusciva a trovare, cercando il modo di convincerla a far tornare pap di
nuovo a casa.
"Come possiamo andare avanti senza il pap?"
Perche non vuoi che lui rimanga qui?"
"Lu i sar buono, adesso. Lo so. Chiedilo a pap. Non far altre
cose cattive .
Le mie implorazioni non cambiarono nulla. I mici genitori ave
vano gi deciso tutto prima di dirlo a Curtis e a me.
"S i suppone che madri e padri stiano insieme", insistevo. Si
suppone che ambedue stiano con i loro ragazzi".
S Bennie. ma talvolta le cose non vanno cos bene come si
vorrebbe".
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Ma io continuo a non vederne i motivi", risposi. Pensavo a tutte


le cose che pap faceva con noi. Per esempio, molte domeniche
portava Curtis e ine a fare una passeggiata in auto. Di solito visitava
mo delle persone e spesso ci fermavamo per vedere una famiglia m
particolare. Pap parlava con gli adulti mentre mio fratello ed io
giocavamo con i bambini. Solamente tempo dopo conoscemmo la
verit, miti padre aveva un'altra moglie" e altri figli di cui non sape
vamo nulla.
Non so come mia madre scopr questa doppia vita, perch lei non
aveva inai afflitto noi figli con questo problema. In effetti, ora che sono
adulto, la mia unica lamentela che lei and sola per la sua strada, per
proteggerci dal conoscere quanto era triste quella situazione. Non ci fu
mai permesso di condividere la profondit dei suoi sentimenti. Ma quello
era il suo modo di proteggerci, pensando di star facendo la cosa giusta.
Molti anni dopo ho finalmente compre*) quello che lei definiva: tradi
mento con donne e droghe .
Molto tempo prima che mamma sapesse dellaltra famiglia, io sentivo
che qualcosa non andava bene tra i miei genitori. Loro non bisticciava
no: mio padre semplicemente se ne andava. Andava via di casa sempre
piii spesso e ne stava lontano sciupa* pi a lungo. E io non avevo mai
saputo il perch.
Tuttavia quando la mamma mi disse: 'Tuo padre non torner a casa",
quelle parole mi spezzarono il cuore.
Non lo dissi alla mamma, ma ogni notte andando a letto pregavo:
"Signore caro, aiuta pap e mamma a tornare insieme .
Nel mio cuore sentivo che Dio li avrebbe aiutati a sistemare le cose
cos die potessimo essere nuovamente una famiglia felice, lo non vole
vo che fossero separati e non riuscivo a immaginare il mio futuro senza
pap.
Ma pap non torn pi a casa.
Tuttavia, mentre i giorni e le settimane passavano, compresi che
potevamo andare avanti anche senza di lui. Eravamo pi poveri c
sapevo che la mamma era molto preoccupata, per quanto non dices
se molto a Curtis e a me. Crescendo, e diventando un po' pi
saggio, all'et di 11 anni mi resi conto che noi tre eravamo pi felici
di quanto lo fossimo mai stali con pap in casa C e ra la pace.
In casa non c erano pi quei periodi di silenzio mortale, lo non
restavo pi congelato dalla paura o nascosto in camera, domandan
domi che cosa stesse succedendo quando non sentivo pi pap e
mamma che discutevano.
Fu allora che smisi di pregare perche tornassero nuovamente insieme.
meglio per loro stare divisi, non vero? dissi a Curtis.
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"S. immagino di s", mi rispose. E come la mamma, non mi confid i


suoi sentimenti. Ma credevo di capire che anche lui si rendesse conto
con riluttanza che la nostra situazione, senza il pap, era decisamente
migliore di prima.
Cercando di ricordare come mi sentivo in quei giorni, dopo che
pap se nera andato, non mi sembra di essere passato attraverso
stadi di collera e risentimento. M ia madre dice che quell'esperienza
caus a Curtis e me un grande dolore. Non ho alcun duhhio che il
fatto chc ci avesse lasciati comport un terribile adattamento per
noi ragazzi. Tuttavia non ho ricordi all'infuori della sua fuga.
Forse cos che ho imparato ad affrontare le mie ferite profonde,
dimenticandole.
" Il fatto clic non abbiamo il denaro. Bennie".

Nei mesi che seguirono la partenza di pap, Curtis ed io dobbiamo


aver sentito centinaia di volte quella dichiarazione chc. naturalmente, era
vera. Quando chiedevamo giocattoli o dolci, come facevamo prima,
imparai presto a capire daH'espressione della mamma quanto la feriva il
dovaceli negare. Dopo un po' smisi di chiedere quello che sapevo chc non
avremmo comunque potuto avere.
In alcune circostanze vidi il risentimento balenare sul viso di
mamma. Poi diventava molto calma e spiegava a noi ragazzi che
pap ci amava, ma che non le avrebbe mai dato del denaro per
sostenerci. Ricordo vagamente alcuni momenti quando mamma and
m tribunale, cercando di ottenere il sostegno per noi figli. Dopodi
clic pap mandava denaro per un mese o due, ma mai la somma
totale, e aveva sempre una scusa legittima. Diceva: Non posso
darti tutto questa volta, ma te li rimborser. Lo prometto .
Pap non mantenne mai la promessa. Dopo qualche tempo
la mamma rinunci alla possibilit di ottenere un aiuto finanziario
da lui.
M i rendevo conio chc non le avrebbe mai dato del denaro, il che
ci rendeva la vita pi difficile. E nel mio amore infantile per un
pap che era stato gentile e affettuoso, non sentivo alcun rancore
verso di lui. Ma nello stesso tempo non riuscivo a capire come
potesse amarci senza darei denaro per mangiare.
Una delle ragioni per cui non nutrivo risentimento o pensieri
cattivi vcn*> di lui doveva essere che mamma raramente lo accusa
va. o per lo meno non di fronte a noi o chi potesse riferircelo. Non
riesco a ricordare neppure una volta che abbia parlato contro di lui.
Tuttavia, pi importante di quello fu il fatto che la mamma
riusciva a portare un senso di sicurezza alla nostra famiglia di tre
H

membri. Mentre per mollo tempo continuai a sentire la mancanza di


pap, sentivo anche un senso di soddisfazione che mi derivava dalles
sere solo con la mamma e il fratello. Eravamo davvero una famiglia

felice.
Mia madre, una donna giovane con pochissima istruzione, veni
va da una famiglia numerosa e contro di lei si erano abbattute molte
avversit.
Tuttavia aveva operato un miracolo nella sua vita e ci aveva
aiutalo nella nostra. Posso ancora sentire la sua voce, anche quando
le cose andavano decisamente male, dire: "Bennie. stai tranquillo,
andr tutto bene .
Ma non erano parole vuote e inutili, perch lei ci credeva ferma
mente. E poich lei ci credeva, anche Curtis ed io ci credevamo, e
questo mi infondeva una grande sicurezza e mi coasolava.
Parte della forza di mamma le veniva da una profonda fede in
Dio e. forse, anche dalla sua innata abilit di ispirare Curtis c me.
sicura di ogni parola che diceva. Sapevamo di non essere ricchi:
tuttavia anche se le cose andavano male non ci preoccupavamo di
quello chc avremmo mangiato o di dove avremmo abitato.
I
a nostra crescita senza il padre mise un grosso peso sulle spalle
di mamma. Lei non si lamentava, almeno non con noi, c non era
dispiaciuta per se stessa. Cercava di portare tutto il peso e, in qual
che modo, potevo capire quello chc slava facendo. Non importava
quanto tempo dovesse stare lontana per il lavoro, io sapevo chc lo
faceva per noi. La sua dedizione e il suo spirito di sacrificio ebbero
un profondo impatto sulla mia vita.
Sarebbe impossibile parlare delle mie imprese senza dover ini
ziare con l'influenza esercitata da mia madre. Per me, raccontare la
mia storia, vuol dire iniziare con la sua.

Capitolo 2
IL CARICO SULLE SPALLE
"Non tratteranno mio figlio in questo modo , disse mamma,
guardando il foglio i Ik- Curtis le aveva dato. "Nossignore. non
permetter che ti facciano questo". Curtis aveva dovuto leggerle
alcune parole, ma lei aveva capito hene quello che il consigliere
scolastico aveva fatto.
"M a mamma, che cos'hai intenzione di fare?" le chiesi sorpreso.
Non mi era mai passato per la mente chc qualcuno potesse far
cambiare idea alle autorit scolastiche, una volta che avevano preso una
decisione.
Domattina andr da loro e metter le cose in chiaro", disse. E dal
tono della sua voce compresi chc lavrebbe fatto.
Curtis. di due anni pi anziano di me. frequentava la scuola
media quando un consigliere scolastico decise di metterlo nel pro
gramma di studi professionali. Prima i suoi voti erano stati piuttosto
bassi, ma da pi di un anno stavano migliorando e lui era iscritto
in una scuola la cui maggioranza era di razza bianca. Mamma non
aveva dubbi che il consigliere ragionasse in modo stereotipato e chc,
secondo lui. i neri non erano capaci di studiare all'universit.
Naturalmente non fui presente al loro incontro, ma ricordo molto
bene quello che mamma ci disse quella sera: "H o detto alla signora
consigliera: M io figlio Curtis andr alluniversit; io non voglio
chc frequenti una scuola professionale". Poi mise la mano sulla
testa di mio fratello: Curtis. ora sci iscritto ai corsi di preparazione
Huniversit".
Questa storia illustra il carattere di mamma. Non era la persona
chc avrebbe permesso ai sistemi di dettare legge nella sua vita.
Mamma sapeva bene come sarebbero andate le cose per noi
ragazzi.
Mia madre una donna attraente, alta un metro e ottanta e
magra, anche se. quando eravamo bambini, io avrei detto chc era me
diamente grassottclla. Oggi soffre di artrite e di problemi al cuore, ma
non credo che abbia rallentato di molto il ntmo della sua vita
Sonya Carson ha la personalit classica di tipo A . lavoratrice
instancabile, con uno scopo nella vita, portata a dare il meglio di
s in ogni situazione c a rifiu tare di accontentarsi di meno.
IO

F. decisamente intelligente, una donna chc afferra subito il significato


generale delle cose, piuttosto che ricercarne i dettagli. Ha un'abilit
naturale, una capacit d'intui/ionc chc le permette di comprendere
chc cosa deve fare. E questa, probabilmente, la sua pi illustre
caratteristica.
Forse a motivo di quella personalit definita, forse coercitiva, che
richiedeva cos tanto a se stessa, ha saputo infondere un po del suo
spirito in me. Non voglio rappresentare mia madre come una donna
perfetta, perch anche lei era umana. In certi momenti, il fatto chc mi
vietasse di accontentarmi di meno del meglio, mi si presentava come
qualcosa di fastidioso, impegnativo c insensibile. Quando credeva in
qualcosa, ci si aggrappava e non voleva mollare. Non sempre mi
piaceva sentirle dire: Tu non sei nato per essere un fallito. Bennie.
Tu puoi farcela". O una delle sue frasi preferite: "Tu devi solo chieder
lo al Signore c lui li aiuter".
Essendo ragazzi, non eravamo sempre pronti ad accettare le sue
lezioni e i suoi consigli. In noi montavano il risentimento e lostina
zione. ma mia madre si rifiutava di cedere.
Dopo un periodo di alcuni anni, con il continuo incoraggiamento di
nostra madre, Curtis cd io incominciammo a credere che potevamo
fare qualunque cosa sccglicvsimo di fare. Forse ci aveva fatto il lavag
gio del cervello, portandoci a credere che saremmo stati bravissimi e
pieni di successo, qualunque cosa avremmo fallo. E ancora oggi pos
so chiaramente sentire la sua voce nella mia testa che mi dice: "Bennie.
puoi farcela. Non smettere di credaci neppure per un secondo".
Quando si spos, mamma aveva soltanto la terza elementare, tutta
via era lei che faceva andare avanti la nostra casa. Fu lei chc spinse il
mio pigro padre a fare un sacco di cose. Essendo molto frugale,
riuscirono a risparmiare una certa somma di denaro c infine compraro
no la nosira prima abitazione. E suppongo chc. se le cose fossero
andate come voleva la mamma, alla line sarebbero siali bene
finanziariamente. E sono anche ceno chc lei non avesse sospetti circa
la povert e le difficolt che avrebbe dovuto affrontare negli anni a
venire.
Per contrasto, mio padre era alto poco pi di due metri, magro, c
spesso diceva: Devi farti sempre vedere elegante. Bennie. Vestiti nel
modo che preferisci". Metteva sempre lenfasi su abili e possedimenti
e gli piaceva stare con la gente.
"S ii carino con la gente. Le persone sono importanti e se tu sci
carino con loro, sla sicuro chc sapranno ammirarti . Ripensando a
quelle parole, credo chc egli desse molta importanza al fatto di essere
apprezzato ila tulli. Se qua i uno mi avesse chiesto di descrivere papa.
11

avrei detto: " proprio un uomo in gamba**. E malgrado tutti i problemi


chc sorsero pi tardi, sento la stessa cosa ancora oggi
Mio padre era il tipo di persona chc voleva chc indossassimo sempre
abiti eleganti e facessimo cose da "maschi", come andare a caccia di
ragazze, proprio lo stile di vita c!e sarebbe stato pericoloso per la
nostra formazione universitaria. Sono riconoscente chc mia madre ci
trasse fuori da quella situazione!
Intellettualmente, pap non afferrava in fretta problemi comples
si perch tendeva ad impantanarsi nei dettagli, incapace di vedere il
quadro nel eompteno l a m o era. probabilmente, la maggiore
differenza tra i miei due genitori.
Ambedue provenivano da famiglie numerose: mia madre aveva
avuto 23 fratellastri, c mio padre crebbe con 13 tra fratelli e sorelle.
Si sposarono quando papa aveva 2X anni e la mamma 13. Molli
anni pi tardi lei ci confid che aveva cercato il modo di uscire da
una situazione familiare disperata.
Poco dopo il loro matrimonio, si spostarono da Chattanooga. nel
Tennessee, a Detroit, meta usuale per gli operai tra la fine degli anni
'40 e i primi '50. Le persone del sud rurale emigravano verso quello
che consideravano un lavoro di lusso nelle fabbriche del nord. Mio
padre ottenne un posto negli stabilimenti Cadillac e. per quanto ne so.
fu il primo e lunico impiego che abbia mai avuto, l-avor per la
Cadillac finch and in pensione alla fine del 1970.
M io padre, inoltre, oper come Pastore in una piccola chiesa Balli
sta. Non sono mai stato in grado di capire se fosse stato ordinato
ministro o no. Solo una volta pap mi port a sentirlo predicare, o
perlomeno mi riconto di una sola volta. Pap non era uno di quei
personaggi fieri e famosi come alcuni evangelisti televisivi. Parlava
piuttosto calmo, raramente alzava la voce, e predicava con un tono
basso che non scuoteva l'uditorio. Non riversava fiumi di parole, ma
faceva del suo meglio. Posso ancora vederlo in quella domenica particolare mentre stava di fronte a noi, allo e attraente, con il sole che
scintillava su una grossa croce di metallo che gli pende* a dal petto.
Me nc vado per qualche giorno", disse la mamma dopo diversi
mesi che pap ci aveva lasciati. "Vado a trovare dei parenti".
"Veniamo anche noi", proposi interessato.
No, debbo andare sola . La sua voce era insoliiamenie calma.
"Oltrctutto voi ragazzi non potete perdere la scuola".
Prima che potessi obiettare qualcosa, mi disse che potevamo
siarc con dei vicini. Ho gi sistemato tutto. Potete dormire c man
giare con Uno fintatilo che non ritorno**.
12

Forse avrei dovuto chiederle perch andava via. ma non Io feci. Ero
cos felice di stare a casa di qualcun altro perch questo comportava dei
privilegi, come un cibo migliore c un gran divertimento giocando con i
humhini dei vicini.
Avvenne cos quella prima volta, e molte altre dopo d'allora.
Mamma ci diceva che doveva andare via per alcuni giorni e di noi
si sarebbero presi cura i vicini. Poich riusciva ad arrangiare tuno e
bene con gli amici, la cosa diventava pi eccitante chc spaventosa.
Sicuro del mio amore, non mi era mai passato per la mente chc
potesse non tornare indietro.
Pu sembrare strano, ma una testimonianza della sicurezza che
sentivamo nella nostra casa. Ero gi adulto quando scoprii dove
andava la mamma quando visitava i parenti . Quando il carico
diventava troppo pesante, si faceva ricoverare in un ospedale psi
chiatrico. I.a separazione e il divorzio l'avevano latta piombare in
un terribile periodo di confusione c depressione, lo pensi) che la sua
forza interiore le fece comprendere che aveva bisogno di aiuto spe
cialistico e le diede il coraggio di cercarlo. Normalmente stava
lontano per diverse settimane alla volta.
Noi i.ivmz/1 non avemmo mai neppure la pi piccola idea dei
suoi trattamenti psichiatrici. Ma era lei che voleva cos.
Con il tempo, la mamma si ristabil dalla depressione mentale,
ma gli amici e i vicini trovavano difficile accettarla come una per
sona normale. Noi ragazzi non ne sapemmo mai nulla, perch la
mamma non ci fece mai capire quanto ne fosse ferita. Ma quelle
sue cure in ospedale psichiatrico fornirono un buon soggetto di
chiacchiere ai vicini, anche di pi. forse, perch era passata attra
verso un divorzio. Ambedue quei problemi generarono, a volte, dei
marchi difficili da accettare. La mamma non solo doveva lavorare
per provvederci una casa c darci da vivere, ma al momento del
maggior bivigno, molti dei suoi amici sparirono.
La mamma non aveva mai parlato ad alcuno dei dettagli del \uo
divorzio; per questo la gente pens alle cose peggiori c fece circola
re su di lei storie incredibili.
Decisi che dovevo andare per la mia strada", mi disse mamma
una volta, c ignorare quello che la gente diceva". Lo fece, ma la
cosa non fu certo facile. Mi fa male pensare a quante volte pianse
lacrime solitarie c amare.
Infine, non avendo alcuna risorsa a cui appoggiarsi, la mamma
comprese chc non poteva sostenere la spesa di vivere nella nostra
casa, per quanto fosse modesta. La casa era sua come parte dcHasscgnazionc legale. Cosi, dopo molli mesi in cui cerc di farcela da
13

sola, mamma affitt la casa, ci impacchett e andammo altrove. Questa


fu una delle volte in cui pap ricomparve perch venne per condurci a
Boston. I.a sorella pi grande di mamma. Jean Avery, c suo marito
William, furonodaccoroodi prenderei incavi loro.
Cos ci trasferimmo nell'appartamento degli Avery, a Boston.
I loro figli erano grandi e avevano molto amore da donare a due
bambini. Con il tempo divennero per Curtis e me un'altra coppia di
genitori e questo era fantastico, perch in quel tempo avevamo
davvero bisogno di molto affetto e comprensione.
Dopo che ci fummo trasferiti a Boston, per circa un anno la mamma
dovette ancora sottoporsi a cure psichiatriche. Ogni volta andava via
per tre, quattro settimane. Ci mancava molto, ma quando si allontanava
ricevevamo attenzioni speciali da zio William e zia Jean c a noi piaceva
quella sistemazione temporanea.
(li Avery ci rassicuravano: "L a vostra mamma sta proprio bene .
Dopo aver ricevuto una lettera 0 una telefonata, ci dicevano: "Sar
qui con noi tra pochi giorni". Trattavano cos bene la situazione che
non avemmo mai idea di quanto le cose fossero difficili per nostra
madre. Ed era proprio cos che la risoluta, decisa Sonya Carson
voleva che fosse.

14

Capitolo 3
SOLTANTO OTTO ANNI
"R a tti!" gridai. "Guarda. Curi, guarda l. ho visto dei ratti! Con
raccapriccio gli indicai una grossa arca di erbacce, dietro il nostro
edifcio. " E sono pi grandi dei gatti!"
"Non sono cos grossi , replic Curtis, cercando di mostrarsi pi
maturo. "M a certo che hanno un brutto aspetto .
Niente a Detroit ci aveva preparato per la vita in una casa di
Boston. Eserciti di scarafaggi transitavano per la stan/.i e non riu
scivamo a disfarcene qualunque cosa mamma facesse. Ma avevo
pi paura delle orde di ratti, anche se non si avvicinavano mai. Per
la maggior parte vivevano fuori nell'erba o tra montagne di rifiuti.
Saltuariamente per correvano alla rinfusa negli scantinati del no
stro edifcio, specialmente durante la stagione invernale.
"Non andr mai da solo nello scantinato", dissi inflessibile pi
di una volta. Pro terron//ato a llidea di andarci da solo e non mi
sarei mosso se Curtis o lo zio W illiam non fossero venuti con me.
Talvolta, dal mucchio di erbacce uscivano anche dei serpenti chc
strisciavano lungo i marciapiedi. Una volta un grosso rettile si infi
l nello cantinato e qualcuno lo uccise. Nei giorni chc seguirono
noi ragazzi non parlavamo altroch di serpenti.
"Sapete, lanno scorso un serpente si infilato dentro uno di
quegli edifci dietro casa nostra e ha ucciso quattro bambini nel
sonno , divsc uno dei miei compagni di classe.
Loro sono capaci di divorarti , insiste un altro.
"No. chc non lo fanno", rispose il primo ridendo. "Loro ti pun
gono e poi tu muori". E allora raccont unaltra stona di qualcuno
ucciso dal morso di un serpente.
Le stonc non erano vere, naturalmente, ma ad ascoltarle cosi
spesso mi rimasero nella mente rendendomi cauto, timoroso c sem
pre in guardia dai serpenti.
M olli avvinazzati e ubriachi percorrevano la nostra zona c noi ci
abituammo a vedere bottiglie infrante, lotti interi ro\ inati, case sven
Irate e auio di pattuglia che sfrecciavano per le strade. Ben prcsio ci
adattammo a quel cambiamento di siile. Nel giro di poche settima
ne quella nuova situazione divenne perfettamente normale c com
prensibile.
15

Nessuno disse mai: "Questo non e il modo in cui vive la gente


normale . Ma. di nuovo, penso che fosse quel senso di unione
familiare, rafforzato dagli Avery, che mi trattenne dallessere pre
occupato per lo stile della nostra vita a Boston.
Naturalmente mamma lavorava. Continuamente. Raramente ave
va del tempo libero, ma quel poco tempo lo dedicava a Curtis e a
me. il chc ci consolava per le ore chc stava fuori. Mamma cominci
a lavorare nelle case di gente ricca, accudendo i bambini o facendo
lavori domestici.
Sembri stanca", le dissi una sera, quando rientri) nel nostro minu
scolo appartamento. Era gi buio e lei aveva avuto una lunga giornata,
aveva lavoralo in due posti e in nessuno dei due pagavano bene.
Si appoggi all'indictro sulla sedia imbottita. S. crcdo di esserlo
disse, mentre gettava lontano le scarpe. Il suo sorriso fu come una
carezza. Che cos'hai imparato a scuola oggi? mi chiese.
Quando tornava a casa, non imporla quanto fosse stanca, se noi
eravamo ancora alzati la mamma non mancava mai di chiederci
della scuola. Mi colpi il suo interesse per la nostra istruzione e questo
mi fece riflettere chc considerava la scuola molto importante.
Ero ancora piccolo quando ci trasferimmo a Boston, e spesso
meditavo su tutti i cambiamenti avvenuti nella mia vita. Un giorno
mi dissi: Avere otto anni fantastico perch quando hai otto anni
non hai alcuna responsabilit. Tutti si prendono cura di te c tu devi
soltanto giocare e divertirti". Ma aggiunsi: Non sar sempre cosi e
allora... meglio godersi la vita ora".
Eccezione latta per il divorzio dei miei genitori, la parte migliore
della mia infanzia fu quando avevo otto anni. Anzitutto, ebbi il Natale
pi fantastico della mia vita. Curtis ed io ci divertimmo straordinaria
mente facendo acquisti natalizi, c poi gli zii ci ricolmarono di giocattoli
Anche la mamma, che cercava di sostituire la mancanza del pap, ci
compr pi di quanto avesse mai fatto poma.
Uno dei miei regali preferiti era urta Buick modello 1959 con le
ruote a frizione. Ma la scatola del piccolo chimico super di gran
lunga anche la Buick. Mai. n prima n dopo, ho avuto un giocatto
lo che abbia suscitato il mio interesse come quello. Passavo delle
ore a giocare in camera da letto, studiando le istruzioni c facendo
un esperimento dopo l'altro. Trasformavo la carta di tornasole in
blu e rosso. Mescolavo in modo strano le sostanze chimiche e le
osservavo affascinato quando schiumavano, frizzavano o assume
vano colori diversi. Quando qualcosa che io avevo creato riempiva
l'appartamento con il puzzo di uova marce, o peggio, rilievo finch
mi tacevano male i fianchi.
16

Poi ebbi la mia prima esperienza religiosa, sempre quando avevo


otto anni. Frequentavamo la Comunit Avventista, e una domenica mat
tina il pastore Ford, nella Chiesa Bum Avcnuc di Detroit, illustr il suo
.sermone con una storia.
Il pastore Ford era un narratore straordinario e raccont di una
coppia di missionari, un dottore e sua moglie, che in un paese
lontano furono inseguiti dai ladri. Si nascosero dietro alberi e rocce,
sempre cercando di sfuggire ai banditi. Alla fine, stremata dalla
faticu e dall'emozione, la coppia si ferm ai bordi di un precipizio.
Erano in trappola. Ma improvvisamente, proprio nella roccia videro
uno squarcio, una spaccatura grande abbastanza perch loro ci po
tessero strisciare dentro e nascondersi. Alcuni secondi pi tardi,
quando i banditi raggiunsero l'orlo della scarpata, non riuscirono a
trovare il dottore e la moglie. A i loro occhi increduli. In coppia era
semplicemente svanita. Urlando e imprecando contro di loro, i ban
diti se ne andarono.
Mentre ascoltavo, il quadro era cos vivo che mi sembrava di
essere io l'inseguito. Non che il pastore fosse drammatico pi del
dovuto, ma ebbi un'esperienza emotiva e vissi la loro fuga come se
quei banditi stessero cercando di catturare me. M i vedevo insegui
to. Il respiro divenne superficiale e affrettato per il panico, la paura
e la disperazione di quella coppia. Alla fine, quando i banditi se ne
andarono, tirai un sospiro di sollievo, ero salvo.
Il pastore Ford guard attentamente i credenti: Quella coppia
era riparata e protetta", disse. Erano nascosti nella fessura della
roccia c Dio li ha proietti dal male".
Il sermone era terminato e noi cominciammo a cantare il "canto
dell'appello". Quella mattina il pastore aveva scelto il canto: "Eg li
ha nascosto l'anima mia nella fessura della roccia" Costru il suo
appello sulla storia missionaria e spieg la nostra necessit di fug
gire nella "fessura della roccia" e trovare la salvezza soltanto in
Ges Cristo.
"Se riponiamo la nostra fede nel Signore , disse, mentre il suo
sguardo si attardava su tutti i volti della congregazione, saremo
sempre al sicuro. Sicuri in Cristo Ges".
Mentre ascoltavo, vedevo nell'immaginazione quanto era stato
straordinario Dio a prendersi cura dei credenti chc volevano servir
lo. Con limmaginazione e le emozioni rivissi quella storia con la
coppia di missionari c pensai: Questo esattamente quello che
dovreifare, rifugiarm i nella fenditura della ro ccia".
Pur avendo solamente otto anni, la mia decisione sembrava perfet
tamente naturale. Altri ragazzi della mia et venivano battezzati e si
17

mm*'

mi" .ill(chiesa, cos quando il messaggio e la musica mi tocnioio amente. io risposi. Seguendo il sistema della nostra
..............m io . piando il pastore Ford chiese se qualcuno voleva ar>'ii-1- .1 .il Signore Ges C risto, sia C urtis sia io andammo
<iiv uni. di Ironie a tutti. Alcune settimane pi lardi, ambedue
lumino battezzati.
I
io fondamentalmente un bravo ragazzo e non avevo fatto nulla d
I* iiiicolannentc cattivo, tuttavia per la prima volta sentivo chc avevo
........ un <k II.nulo di Dio. Durante i quattro anni che seguirono ce iva i ili

v -mie jIi insegnamenti clic ricevevo in chiesa.


Una certa mattina compresi di aver gettato una pietra m iliare:
decisi di diventare dottore, un dottore missionario.

Sia nel culto di adorazione, sia nelle lezioni bibliche, c'erano di


frequente racconti sui dottori missionari. Ognuna ili quelle storie mi
avvinceva: vedevo quegli uomini viaggiare attraverso villaggi pri
mitivi in Africa o Asia e fare tanto del bene. C i veniva raccontato
di sofferenze fisiche che i dottori alleviavano e di come essi aiutas
sero le popolazioni a condurre vite pi felici e pi sane.
"E c c o che cosa voglio diventare , divsi alla mamma tornando a
casa. "V o g lio essere un medico, losso essere un medico, mamma?"

"Bennie, ascoltami , disse. C i fermammo c mamma mi fiss


negli ocelli. Poi. appoggiando le sue mani sulle mie magre spalle
disse: "Se chiedi qualcosa al Signore e credi chc lui la far, allora
puoi esser certo chc avverr.
lo credo di poter divenute un dottore .
"A llo ra, Bennie, tu sarai un dottore", disse con tono sicuro; e
riprendemmo nuovamente a camminare.
Dopo quelle parole di mamma, non ho mai dubitalo di quello
chc volevo fare nella mia vita.

Come molli bambini, non avevo alcuna idea di quello che una
persona doveva fare per diventare dottore, ma mi dicevo chc se fossi
andato bene a scuola avrei anche potuto farlo. Quando arrivai all'et
di 13 anni non ero pi cosi sicuro di voler fare il missionario, ma non
mi era mai passata la voglia di entrare nella professione medica.
C i eravamo trasferiti a Boston nel 1959 e rimanemmo l fino al
1961. Poi la mamma ci riport a Detroit perch le cose le erano
andate bene finanziariamente. Detroit era la nostra casa c. a palle
questo, mamma aveva uno scopo. Per quanto impossibile all'inizio, lei
programmava di tornare indietro e reclamare la casa in cui avevamo
vissuto.

I
a casa aveva le dimensioni di molti garage moderni, ed era uno d
quei prefabbricati quadrati della seconda guerra mondiale. I.'intera
18

arca probabilmente non arrivava a 300 metri quadrati, ma era una bella
zona, dove la gente teneva il prato a tappeto ed era orgogliosa del luogo
in cui viveva.
"Ragazzi." ci disse la mamma mentre passavano le settimane c i
mesi, "abbiate pazienza. Torneremo nella nostra casa di Deacon
Street. Forse non possiamo permetterci di vivere l ora. ma ce la
faremo. Nel frattempo, possiamo usare laffitto che ne riceviamo".
Non passava un giorno senza chc la mamma ci parlasse di tornare a
casa. La sicurezza le bruciava negli occhi e io non ho mai dubitato
che un giorno ci saremmo andati.
Ci trasferimmo poi in un edificio multifamiliare oltre i binari, in
una sezione chiamata Delray. Era unarea fortemente industriale,
attraversala dai binari del treno, con molte pasticcerie e rimesse
di automobili. Era ci chc definirci un quartiere di classe mediobassa.
Noi Ire vivevamo all'ultimo piano. Mamma faceva due o tre lavori
per volta. In un posto sorvegliava i bambini e in un altro faceva le
pulizie. Qualunque fosse il tipo di lavoro chc qualcuno richiedeva, lei
diceva: "Posso farlo. In questo momento non so come, ma imparer
presto".
In effetti, non c era altro chc lei potesse fare perch non possedeva
altre abilit. Ma essendo intelligente e pronta, si era guadagnata un
sacco di buonsenso e cultura con questi lavori. Mentre lavorava, osser
vava attentamente tutto quello chc la circondava.
Era particolarmente interessata alle persone perch, per la mag
gior parte, lavorava per persone ricche. Tornata a casa ci diceva:
Questo ci chc i ricchi fanno. Cos si comportano le persone di
successo. Questo quello che pensano". E costantemente infonde
va questo modo di pensare in mio fratello e in me.
" E questo c ci chc voi ragazzi dovete fare , diceva con un
sorriso, e aggiungeva: "...c potete farlo anche meglio!"
Stranamente, mamma inizi a presentarmi queste motivazioni
quando ero tuli'altro che uno studente brillante. Beh. non del tutto
vero: ero il peggiore studente della quinta classe nella scuola ele
mentare /Uggirvi.
I
miei primi tre anni nelle elementari Iella Scuola Pubblica d
Detroit mi avevano dato delle buone basi Quando ci trasferimmo .1
Bonoo andai in quarta, c Curtis mi precedeva di due anni. Mamma
ci trasfer poi nella scuola privata di una chiesa, perch credeva chc
ci avrebbe dato una migliore istruzione chc non la scuola pubblica.
Purtroppo le cose non andarono cos. Per quanto Curtis ed io avessimo
dei buoni voti, la scuola ix*n esigeva cos tanto come avrebbe dovuto c
19

quando ci trasferimmo nuovamente nella scuola pubblica di Detroit, io


ebbi uno shock.
La scuola elementare Hggins era prevalentemente frequentata da
bianchi.
Le le/ioni erano difficili e gli alunni della quinta, a cui ero assegnato,
mi superavano in ogni singola materia. Con mia grande sorpresa, non
riuscivo a capire nulla di quanto venisse detto. N avevo rivali quale
ultimo della classe. Peggio ancora, credevo seriamente di aver fatto del
buon lavoro a Boston.
Essere l'ultimo della classe era gi abbastanza penoso, ma gli
scherni e le derisioni degli altri alunni mi facevano sentire peggio.
Come fanno spesso i ragazzi, c'era linevitabile opinione sui voti
dopo aver fatto un esame.
Qualcuno invariabilmente diceva: Io so quello che ha preso
Canoni
"Oh. s. un grosso zero!" rispondeva un altro gridando.
"Lh i, tu, tonto, pensi di riuscire ad avere un buon voto questa
volta?
Carson ne ha avuto uno buono l'ultima volta. Sapete perch?
Cercava di scrivere la risposta sbagliata".
Rigidamente seduto al mio posto, mi comportavo come se non li
sentissi. Volevo che credessero che non m'importava nulla di quel
lo che dicevano. Invece m'importava, e molto anche. Quelle parole
mi ferivano, ma non mi permettevo di piangere o scappare. Talvol
ta riuscivo, quando iniziavano a deridermi, anche a sorridere. Con il
passare delle settimane avevo accettato il fatto di essere lultimo
della classe; quello era il posto chc mi spettava!
Sono proprio uno stupido. Non avevo dubbi su questo fatto e lo
sapevano anche lutti gli altri.
Anche se nessuno mi diceva qualcosa in particolare sul fatto di esse
re nero, credo che le mie misere votazioni rinforzassero l'impressione
generale chc i bambini neri non erano cos intelligenti come quelli bian
chi. Scrollai le spalle, accettando la realt; e normale che le cose vadano
cos.
Ripensandoci dopo tutti questi anni posso ancora sentirne il do
lore. La peggiore esperienza della mia vita scolastica avvenne nella
quinta, dopo un compito di matematica. Come al solito la nostra
insegnante, la signora Williamson, ci fece consegnare il compilo
scritto alla persona seduta dietro a noi che avrebbe dato il punteg
gio. mentre lei leggeva a voce alta la soluzione. Dopo il voto, ogni
compito tornava al proprietario. Poi l'insegnante ci chiamava e noi
dovevamo dire ad alta voce il voto ricevuto.
20

Il compilo conteneva trenta problemi. La ragazzina chc corresse il


mio compito era la capobanda di quelli che mi beffavano perch troppo
stupido.
I.a signora Williamson cominci a elencare i nomi, lo ero seduto
in quella classe dall'aria viziala, eoo lo sguardo chc navigava dal
brillante bollettino scolastico al muro delle finestre, tappezzato di
ritagli di carta. La stanza puzzava di gesso c bambini, c io chinavo
la testa con il terrore di sentir chiamare il mio nome. Ma era inevi
tabile. "Benjam in? l-a signora Williamson attese che riferissi il
mio punteggio.
Mormorai la risposta.
Nove!" L'insegnante pos la penna, mi sorrise e disse con vero
entusiasmo: Davvero, Benjamin, e magnifico!" Per me era incredi
bile avere un punteggio di nove su trenta.
Prima clic mi rendessi conio di quanto stava accadendo, la ra
gazzina clic era seduta dietro di me grid: "Non nove!" ridacchi.
"Ha preso niente! Non ha dato nemmeno una risposta giusta!" La sua
derisione suscit risate c sogghigni in tuna l'aula.
Adesso basta!" disse l'insegnante seccamente, ma era troppo
tardi. La durezza di quella bambina mi tagli fino in fondo al cuore.
Non credo di essermi mai sentito cosi solo c cosi stupido in tutta la
mia vita, lira gi abbastanza triste il fatto che sbagliassi quasi tutte
le domande di quasi tutti gli esami, ma quando la classe intera, o
almeno sembrava che cos fosse, rideva per la mia stupidaggine,
non volevo fare altro che sprofondate sotto il pavimento dell'aula.
lx lacrime mi bruciarono gli occhi, ma mi rifiutai di piangere.
Sarei morto prima di far vedere a quei bambini chc mi avevano
ferito. Invece, dipinsi sul viso il sorriso del non in'im porta, manten
ni gli occhi sul banco e il grosso zero in cima alla testa!
Potevo facilmente concludere che la vita era crudele e che il
fallo di essere nero voleva dire averli tutti contro. E sarei potuto
andare avanti per quella strada, se non fosse stato per due cose chc
accaddero durante quel quinto anno e che cambiarono la mia conce
zione del mondo.

21

Capitolo 4
DUE FATTI POSITIVI
"Non li) so", dissi, scuotendo la testa. "Voglio dire, non ne sono
sicuro" Mi sentii di nuovo terribilmente stupido, dalla cima dei capelli
fino alla punta dei piedi, n bambino davanti a me aveva letto sulla
lavagna ogni singola lettera, dallinizio alla fine, senza problemi, lo non
rime ivo a vedere abbastanza bene da poter leggere oltre la prima riga.
Va bene", mi disse l'infermiera e mi fece andare via. Un bam
bino che seguiva si fece avanti verso la tavola ottotipica per Tesa
nte oculistico. La sua voce era vivace ed efficiente. "Fa attenzione, devi
leggere senza socchiudere gli occhi".
A met della quinta classe, la scuola ei obblig a sottoporci a un
ewme della visUL Io strinsi gli occhi, cercai di mettere a fuoco e
lessi la prima riga, appena e solo la prima.
La scuola mi forn gratuitamente di occhiali. Quando andai a pren
derli, il dottore mi disse: "Figliolo, la tua vista cos cattiva che ti si
potrebbe tranquillamente definire un handicappato"
Apparentemente i mici occhi si erano rovinati gradatamente, e
non avevo idea che fossero cosi malconci. Misi gli occhiali a scuola
il giorno dopo. Ed ero esterrefatto: per la prima volta potevo vedere,
dal fondo della classe, lo scritto sulla lavagna. Ricevere quegli oc
chiali fu il primo passo che. dal fondo della classe, mi spinse verso
l'alto. Subito dopo aver corretto la vista, i mici voti migliorarono,
non eccessivamente, ma almeno mi muovevo nella giusta direzione.
Quando la pagella di met corso arriv, la signora Williamson
mi chiam a parte: "Benjam in", mi disse, "nellinsieme stai andan
do molto meglio". Il suo sorriso di approvazione mi fece sentire
come se potessi fare ancora di pi. Sapevo che voleva incoraggiar
mi ad andare avanti e migliorare ulteriormente.
Avevo una I). insufficiente, in matematica, ma quello indicava
un miglioramento. Almeno non avevo fatto fiasco completo.
Vedendo clic quel voto mi aveva fatto sentire bene, pensai: "Ho
preso una D in malemalica. Sto migliorando. C ' speranza per me.
Dopotutto, noti sono il Iximbino pi stupido della scuola". Quando uno
come me, che per la prima met dell'anno era stato in fondo alb classe,
improvvisamente sfreccia verso lalto, anche se solo dalla F alla D. pu
dare inizio alla speranza. Per la prima volta, dallentrata tlTHiggins,
sapevo di poter fare meglio di alcuni studenti della mia classe.

Ma mamma non era disposta a lasciare chc mi accontentassi di


un progresso cos modesto! Oh. certo, un miglioramento! disse.
E, Bennie, sono orgogliosa che tu abbia ricevuto dei voti migliori,
h perch non dovresti. Bennie? Tu sci un ragazzo intelligente!
Tuttavia non era felice, malgrado la mia eccitazione e le mie speranze. Vedendo il miglioramento dei voti in matematica e sentendo
quello che la signora Williamson mi aveva detto, cominci a insistere:
"Non puoi accontentarti soltanto di essere promosso. Sci troppo intel
ligente per farlo. Tu puoi avere il voto migliore di tutta la tua classe .
"M a mamma, sono andato bene..." mi lamentai, pensando che
non avesse saputo apprezzare il miglioramento fatto negli studi.
"M a cerio, Bennie. hai cominciato a migliorare", insistette lei. e
continuerai a farlo .
Risposi: C i sto provando, mamma. Sto facendo del mio meglio".
Ma tu puoi fare ancora di pi e io ti voglio aiutare". I suoi occhi
scintillarono. Avrei dovuto sapere chc aveva gi ini/iato a fare i
suoi programmi. Per mamma non era sufficiente dire: Fai meglio".
Avrebbe trovato il modo di mostrarmi come. 11 suo piano, messo in
atto mentre proseguivamo, si rivel essere il secondo fattore positivo.
La mamma non aveva detto molto dei miei voti finche venne la
pagella alla met deiranno. Evidentemente aveva creduto che i voli
della scuola di Boston fossero migliori. Ma una volta compreso
quanto andassi nule alle dementali di Higginx, controll che stu
diassi ogni giorno.
Tuttavia non mi disse mai: Perch non puoi essere come quei
ragazzi svegli c intelligenti? Aveva troppo buon senso! Inoltre non
aveva mai preteso che mi mettessi in competizione con gli altri
allievi, ma piuttosto che facessi del mio meglio.
"H o due figli intelligenti , diceva. "Due ragazzi veramente in gamba .
"Sto facendo tutto il possibile , insistevo. "Sono migliorato in
matematica!
"M a farai ancora di pi. Bennie . mi disse una sera. "Ora. poich
hai iniziato ad andare meglio in matematica, andrai avanti, ed ecco
come farai. Per prima cosa imparerai a memoria la tabella pitagorica".
"La tabella pitagorica?" gridai. Non potevo credere di dover
imparare cos tanto. Ma lo sai quante ce ne sono? C i vorrebbe un
anno intero.
Lei si drizz, sembrava pi alta. "Io Imi frequentato soltanto fino alla
ter/a elementare, ma la conosco come se avessi l'alto studi superiori .
"M a mamma, non ci riesco...
Tu puoi farlo. Bennie. Devi solo disporre la tua mente alla
concentrazione. Lavoraci su e quando io rientro a casa dal lavoro.
23

la ripassiamo insieme. Continueremo a rivolere la tabella finch la cono


scerai meglio di chiunque altro nella tua classe!"
Protestai ancora un po', ma avrei dovuto sapere che era inutile.
" E poi", spar infine, "tu non andrai fuori a giocare domani,
finch non avrai imparato quelle tabelle".
Ero quasi in lacrime. "Guarda tutte queste cose , gridai, indican
do le colonne sul retro del libro di matematica. Com possibile
che qualcuno le impari tutte?"
Talvolta parlare a mamma era come parlare a una pietra. Con la
mascella serrata e la voce dura diceva: "Non andrai fuori a giocare
fino a quando non avrai imparato la tua tabella".
Naturalmente la mamma non era a casa quando uscivo da scuo
la. ma non mi venne neppure in mente di disubbidire.
Aveva insegnato a Curtis e a me in modo giusto e noi facevamo
quello che ci diceva.
Imparai le tabelle. Continuai a ripeterle finch \i fissarono nel
mio cervello. Come promesso, quella sera mamma le ripass con
me. Il suo continuo interesse e I instancabile incoraggiamento mi
stimolarono a proseguire.
Pochi giorni dopo aver imparato le tabelle, la matematica divenne
cos facile che i miei voti andarono alle stelle. Il pi delle volte
arrivarono cos in allo come quelli degli altri ragazzi della mia
classe. Non dimenticher mai come mi sentii dopo un altro compito
di matematica quando risposi alla signora Williamson con: Buono!"
E ripetei gridando: "H o ottenuto buono!!"
L insegnante mi rispose con un sorriso che mi fece capite quan
to fosse contenta di vedere i miei progressi. Non raccontai agli altri
ragazzi quello che succedeva in casa mia o quanto gli occhiali mi
avessero aiutato. Non credo che molti di loro fossero interessati.
Le cose cambiarono immediatamente c resero pi piacevole lan
dare a scuola. Nessuno pi rideva o mi chiamava ancora lasino in
matematica! Ma la mamma non mi fece smettere di continuare a
ripassare le tabcllinc. M i aveva dimostrato che potevo riuscire in
una cosa. Cos inizi la fase seguente del mio programma di
automiglioramento per farmi ottenere i voti pi alti in ogni materia.
Lo scopo andava bene, soltanto non mi piaceva il suo metodo.
"H o deciso che voi ragazzi guardate troppa televisione", disse
una sera spegnendo improvvisamente lapparecchio nel bel mezzo
di un programma.
"Non la guardiamo poi cos tanto", dissi. Cercai di mettere in
evidenza che alcuni progammi erano educativi e che tutti i ragazzi
della mia classe guardavano la televisione, anche i pi in gamba.
24

Ma lei dett legge come se min avesse sentito una parola di quello chc
avevo detto. Non mi piacevano le regole, ma la sua determinazione di
vederci migliorare cambi il corso della mia vita. "Da ora in poi voi
ragazzi non vedrete pi di tre progammi alla settimana".
"A lla settimana? Pensai immediatamente a tutti i meravigliosi
programmi chc avrei perduto.
Malgrado le nostre proteste, mio fratello e io sapevamo chc
quando mamma aveva deciso che non potevamo guardare continua
mente la televisione ogni protesta era sana. Tra l'altro aveva fidu*
cia in noi e noi figli aderivamo alle regole della famiglia perch
eravamo fondamentalmente dei bravi ragaz/i.
Curtis. anche se un po' pi ribelle di me. era migliorato notevol
mente nello studio. Tuttavia i suoi voti non erano abbastanza buoni
da soddisfare i desideri di nostra madre. Cos, una sera dopo l'altra,
mamma parlava con mio fratello, spronandolo a migliorare il suo
atteggiamento c a ricercare un maggior successo, supplicandolo di
non arrendersi. Nessuno di noi due aveva un vero modello di suc
cesso, o persino una figura maschile rispettabile da imitare. Credo
che Curtis, essendo pi adulto, avesse pi sensibilit di quanta non
ne avessi io. Mamma, tuttavia, non rinunciava, e poco importa quan
to fosse difficile lavorare con lui. In qualche modo, con il suo amore
e con una buona dose di determinazione, incoraggiamento e discipli
na. Curtis divenne un ragazzo pi ragionevole e cominci a credere
in s stesso.
Mamma aveva gi deciso come avremmo speso il nostro tempo
libero quando non guardavamo la televisione. "V o i ragazzi andrete
in biblioteca e sceglierete dei libri. Dovrete leggere almeno due
libri alla settimana, e alla fine di ogni settimana mi farete un reso
conto di quello che avrete letto .
Questa regola sembrava impossibile: due libri? Non avevo mai
letto un libro intero in tutta la mia vita, fatta eccezione per quelli
chc ci facevano leggere a scuola. Non riuscivo a credere che avrei
potuto finire un libro intero in una breve settimana.
Ma un giorno o due pi tardi, Curtis e io. brontolando e
protestando, svogliatamente e lentamente percorremmo, trascinando
i nostri piedi, i sette isolati chc dividevano la nostra casa dalla
biblioteca pubblica. Mamma tuttavia aveva parlato e a nessuno dei
due venne in mente di disubbidire. Il motivo? La rispettavamo.
Sapevamo che lei faceva sul serio e sapevamo anche che era meglio
per noi ubbidire. Ma la cosa pi importante era chc la amavamo.
"Bennie . mi diceva continuamente. "MOTO, se H i leggere puoi
imparare lutto quello chc vuoi conoscere. Le pone del mondo sono
25

aperte pei la genie Che sa leggere, L i mici ragazzi avranno successo


nella vita perch saranno i migliori lettori della scuola".
Ripensandoci, sono convinto oggi come lo ero alla quinta elementa
re che mia madre volesse veramente dire questo. Lei credeva in Curtis
e in me. Aveva una tale fede in noi che non avemmo il coraggio di
deluderla. I ai stia fiducia illimitata mi spinse a cominciare a credere in
me stesso.
Molti amici di mia madre criticarono la sua severit. Sentii una donna
dirle: "M a che cosa pretendi da questi ragazzi, facendoli studiare conti
nuamente? Finiranno con lodiarti".
Loro potranno odiarmi", rispose stroncando le critiche della
donna, "ma avranno comunque una buona istruzione!"
Naturalmente io non lho mai odiata. Non mi piaceva essere
sotti pressione, ma lei riusc a farmi capire che tutto questo lavoro
era per il mio bene. Quasi ogni giorno mi diceva: Bcnnie, tu puoi
fare qualsiasi cosa che ti disponi a fare .
Ho sempre amato animali, natura c scienza, cos dalla biblioteca
presi dei libri su questi soggetti. E sebbene fossi un pessimo studente
nelle materie tradizionali, riuscivo molto bene in quelle scientifiche.
Il professore di scienze, il signor Jaeck. comprese il mio interes
se c mi incoraggi dandomi compiti particolari, quali aiutare altri
studenti a identificare rocce, animali o pesci. Avevo la capacit di
riconoscere un pesce attraverso lo studio di un particolare, e da
questo potevo identificare la specie. Nessun altro della classe aveva
quella capacit, cos era la mia occasione per brillare.
A llinizio andai in biblioteca e scelsi libri sugli animali e altri
soggetti della natura. Divenni lesperto su qualunque soggetto scienAlla fine dellanno polevo raccogliere una pietra qualsiasi
lungo i binari della ferrovia e identificarla. Lessi cos tanti libri sui
pesci e sulla vita nellacqua che iniziai a cercare le larve degli
insetti che si riproducevano in essa. Il professore aveva un micro
scopio e mi piaceva prendere campioni d'acqua per esaminare i vari
protozoi sotto le lenti dingrandimento.
Lentamente mi resi conto che il mio rendimento scolastico gene
rale era nettamente migliorato. Cominciai ad aspettare con gioia il
giorno stabilito per andare in biblioteca. Il personale addetto arriv
a conoscerci talmente bene da suggerirci i libri che avremmo letto
volentieri. Ci informavano su tulle le novit che arrivavano, lo prospe
ravo in questo nuovo modo di vivere e ben presto il mio interesse si
amplio, includendo libri di avventure e scoperte scientifiche.
Per il latto di leggere cos tanto, automaticamente il mio vocabo
lario miglior insieme alla mia comprensione. Divenni ben presto il

26

migliore studente in matematica, in purticolar modo quando si faceva la


dimostrazione dei teoremi.
Nelle ultime settimane di scuola, esercizi di matematica a parte, i
nostri compiti settimanali di ortografia erano per me la cosa peggiore
delle lezioni. Normalmente mi ritrovavo .1 terra alla puma parola.
Ma ora. trenf anni dopo, ricordo la parola che mi stimol a imparare 11
scrivere correttamente.
NeU'ultima settimana della quinta ci fu una lunga gara di ortografia
in cui linsegnante ci fece analizzare ogni parola che avevamo imparato
durante lanno scolastico. Come tutti supponevamo. Hobby Farmer
vinse la gara, ma con mia grande sorpresa la parola finale che doveva
compitare correttancntc per vincere era: agricoltura.
lo
posso compitare quella parola. pensai con eccitazione: lave
vo imparata il giorno prima da un libro della biblioteca. Mentre il
vincitore si sedeva, un'ondata di entusiasmo mi invase, un deside
rio profondo di raggiungere lo scopo, pi potente che mai. Posso
compitare agricoltura, d in ! DM stesso, "e scommetto che potrei
imparare a farlo con qualsiasi altra parola al mondo. Scommetto di
poter imparare a farlo meglio di Bobby".
Imparare a pronunciare e formare le parole meglio di Bobby
Farmer fu per me una grande sfida. Hobby era evidentemente il
ragazzo pi in gamba della quinta.
Un altro ragazzo. Steve Kormos, si era guadagnato la reputazione di
essere il pi bravo prima delfarrivo di Farmer. Costui mi aveva pro
prio impressionato durante una lezione di storia, quando linsegnante
menzion il lino, e nessuno di noi sapeva di che cotsa stesse parlando.
Poi Hobby, nuovo della scuola, alz la mano c spieg al resto di
noi che cosera il lino, come e dove crescesse e come le donne ne
filassero le fibre. Mentre ascoltavo, pensavo: Bobby sicuramente
conosce molto sul lino. veramente intelligente. Improvvisamente,
mentre stavo seduto in quella classe con il sole di primavera chc ci
mondava attraverso le finestre, un pensiero nuovo lampeggi nella
mia mente: lo /tosso apprendere sul lino o su qualsiasi altra mate
ria tramite la lettura. E proprio come dice la mamma: se sai legge
re. puoi im parare di lutto. Continuai a leggere per tutta l estate, c
quando iniziai la prima media avevo imparato a compitare un muc
chio di parole senza neanche rendermene conto. Nella prima media
Hobby era ancora il ragazzo pi intelligente della classe, ma io
iniziavo a guadagnare terreno su di lui.
Dopo che cominciai a progredire nella scuola, il desiderio di
essere bravo crebbe, e divenne sempre pi forte. Un giorno mi
trovai a pensare: Deve essere straordinario per tutti sapere che sci
27

il rogasxo pi in gomita della classe. Quello fu il giorno in cui decW


d ie runico nodo di sapete con certezza come mi sarei sentito, era di
diventare il pi bravo.
Mentre continuavo a leggere, questo miglior la mia conoscen
za dell'ortografia, del vocabolario e della capacit d'intendere e la
mia classe divenne mollo pi interessante. Migliorai cos tanto
che, al momento di entrare nella seconda media al Wilson Junior
lligh, ero il primo della classe.
Ma il fatto di essere il primo della classe non era il pensiero
principale. Arrivato a quel punto, non mi andava pi tanto bene.
Fu l che la continua influenza di mamma fece la differenza. Non
avevo lavorato duramente per competere ed essere migliore degli
altri ragazzi, quanto per essere il meglio che potevo per me.
Molti dei ragazzi che erano venuti a scuola con me nelle ultime
due classi, vennero anche alla Wilson. Tuttavia, i nostri rapporti
erano radicalmente cambiali negli ultimi due anni. Proprio quei
ragazzi che un tempo mi deridevano e mi chiamavano 'sciocco',
cominciarono .1 venirmi vicino e chiedami: Beante, d un po',
come risolveresti questo problema?
ovvio che gongolassi tutto nel dare la risposta. Ora mi rispetta
vano perch avevo guadagnato il loro rispetto. Era straordinario c
divertente ottenere buoni voli, imparare sempre meglio c conoscere
pi di quello che ci veniva richiesto.
I.a scuola di Wilson era soprattutto per i ragazzi bianchi, ma li
sia Curtis sia io divenimmo studenti eccezionali. Fu proprio in
quella scuola che superai i ragazzi bianchi. Per quanto non ne fossi
cosciente, mi piace tomaie indietro c pensare che la mia crescita intellet
tuale aiut a sopprimere l'idea stereotipata clic i neri fossero intellettual
mente inferiori.
Ancora, debbo ringraziare mia madre per quell'atteggiamento.
Durante tutto il tempo della mia crescita, non ricordo di averle mai
sentito dire cose come questa: I bianchi sono soltanto..." Questa
donna incolta, sposatasi a 13 anni, era stata tanto intelligente da
programmarsi la sua vita e sottolineare a Curtis e a me che le
persone sono persone. Non diede mai ascolto ai pregiudizi razziali
c non permise mai che noi lo facessimo.
Curtis ed io incontrammo molti pregiudizi e avremmo potuto subir
ne le conseguenze, specialmente in quei giorni, agli inizi degli anni 60.
M i sono rimasti nella mente tre episcnli di pregiudizio razziale
diretti contro di noi.

Anzitutto, quando iniziai a studiare alla Wilson, sia Curtis sia io


spesso saltavamo su un treno per recarci a scuola. Ci divertivamo a
28

farlo perch i binari correvano paralleli alla strada della scuola. Sa


pevamo di non doverlo fare, ma tacitavo la mia coscienza decidendo
di balzare soltanto sui treni pi lenti.
M io fratello si aggrappava al treno veloce che doveva rallentare
.ili'incrocio. Io invidiavo Q uii* mentre lo osservavo in azione. Quando
il treno pi veloce arrivava, appena passato l'incrocio lui gettava il
suo clarinetto sulla prima carrozza merci, proprio all'inizio del treno. Poi
aspettava e saltava sullultima carrozza. Se non ce lavesse fatta a salire e
.d arrivare all'inizio del treno, sapeva che avrebbe perduto il suo clari
netto. Curtis non ha mai perso il suo strumento musicale.
Avevamo scelto un'avventura pericolosa e ogni volta chc salta
vamo su di un treno il mio corpo fremeva di eccitazione. Non solo
noi dovevamo saltare, afferrare la maniglia e tenerci forte, ma
dovevamo anche essere sicuri che gli uomini della sicurezza fer
roviaria non ci avrebbero mai preso. Hssi stavano attenti ai ragaz
zi e ai vagabondi chc agli incroci saltavano sui treni. Non ci
hanno mai acchiappati.
Smettemmo di saltare sui treni per una ragione totalmente diver
sa. Un giorno che Curtis non era con me. mentre correvo lungo i
binari, dei ragazzi pi grandi, tutti bianchi, vennero minacciosa
mente contro di me con la rabbia scolpita sui visi. Uno di loro
brandiva un grosso bastone.
"Eh i tu, ragazyo nero!
Mi fermai e li osservai, spaventato e silenzioso. Sono stato sem
pre molto magro c dovevo apparire terribilmente indifeso e lo ero.
Il ragazzo con il bastone mi percosse sulle spalle. Io mi ritrassi non
sapendo quello clic sarebbe successo dopo, l.ui e gli altri ragazzi si
fermarono davanti a ine e mi chiamarono con ogni volgare nome
chc gli veniva in mente.
Sentivo il cuore battermi nelle orecchie e il sudore colarmi ad
dosso. lo fissavo i miei piedi, troppo spaventato per rispondere e
troppo terrorizzato per scappare.
"V o i sporchi ragazzi neri sapete che non dovete andare alla
Wilson. Se vi ci peschiamo di nuovo vi uccideremo". I suoi occhi
scialbi erano freddi come la morte. Hai capito?"
II mio sguardo non lasci mai il suolo. "Credo di s" mormorai.
Ho detto: 'mi capisci, sporco nero?'*' Insistette il ragazzo.
I .1 pania mi strangolava ( Vrcai di usare un tono pi alto. "S ".
"Allora vattene di qui e corri pi che puoi, barai bene anche a
guardare dove siamo perch la prossima volta ti uccideremo!"
M i misi a correre pi in fretta chc potevo c non rallentai finch
non raggiunsi il cortile della scuola. Smisi di fare quella strada e ne
29

presi un'altra. Da allora non sono pi saltato su di un treno n ho pi


visto quella banda.
Certamente mia madre, se lavesse saputo, ci avrebbe maltrattato
fuori dalla scuola. Io non le ho mai raccontato quel fattaccio.
Un secondo episodio, ancora pi scioccante, mi capit quando face
vo la ter/a media. Alla fine di ogni anno scolastico il preside e gli
insegnanti consegnavano i certificati allo studente che aveva raggiunto
il maggior livello accademico nel triennio. Io lo vinsi nella seconda
media e Curtis, quello stesso anno, lo vinse per la prima superiore. Per
la fine della terza media tutti dovettero accettare il fatto che io ero un
ragazzo intelligente. Vinsi l'attestato anche l'anno seguente e in una
assemblea generale uno degli insegnanti lo present. Dopo averme
lo consegnato la professoressa rimase in piedi da\anti all'intero
corpo studentesco, e cimi il suo sguardo percorse finter auditorium:
Ci sono alcune parole che vorrei dire, adesso , cominci con la
voce insolitamente alta. Poi. con mio grande imbarazzo, rimprover
urlando i ragazzi bianchi perch mi avevano |>ermcsso di diventare
il numero uno. "Non avete fatto il vostro meglio", concluse.
Anche se non laveva detto con le parole, fece loro sapere che un
nero non dovrebbe essere il numero uno in una scuola dove tutti gli
altri sono bianchi.
Mentre l insegnante continuava a sgridare gli studenti, tanti pen
sieri mi passavano per la mente. Naturalmente mi sentivo ferito.
Avevo lavorato duramente per essere il primo della classe, probabil
mente pi di lutti gli altri nella scuola, e lei mi denigrava perch non
avevo il suo stesso colore. Da una pane pensavo: "Che razza di donna
' inai questaF' Poi dentro di me sentii sorgere una rabbiosa determina
zione: "77 accorgerai di quello che far vedere a te e agli a ltri!"
Non riuscivo a capire perch questa donna parlasse in quel modo.
Lei stessa era stata la mia insegnante in molte classi e sembrava che
mi accettasse. Sapeva chiaramente che avevo guadagnato i miei voti
c meritato lattestato datomi Perch dunque dia* tutte queste parole
terribili? Era cos ignorante da non rendersi conto che le persone
sono semplicemente persone? Che il colore della loro pelle o la loro
razza non le rende pi intelligenti o pi stupide? M i passava per la
mente anche che. considerate le situazioni, ci sono dei casi in cui le
minoranze etniche sono pi intelligenti. Possibile che non lo capisse?
Malgrado mi sentissi ferito e arrabbiato non dissi nulla. Lei con
tinuava a inveire mentre io me ne stavo seduto in silenzio. Molti
dei ragazzi bianchi mi guardavano occasionalmente di nascosto e
rotevano gli occhi per farmi capire il loro disgusto. Sentivo che
stavano cercando di dirmi: Che oca mai questa!"
30

Alcuni ili questi ragazzi che tic anni prima mi avevano schernito, mi
crani) diveniaii amici. Si sentivano imbarazzati c potevo leggere il risenti
mento su pi di un volto.
Non raccontai l'episodio alla mamma. Non credevo chc le avrebbe
fatto piacere e avrebbe soltanto ferito i suoi sentimenti.
Il terzo episodio clic mi viene in mente riguarda il gioco del mgbv.
e nel nostro rione ne avevamo una quadra. Quando ero nella seconda
media giocare al rugby era il desiderio pi grande per un ragazzo.
Com'c logico, sia Curtis sia io desideravamo partecipare al gioco,
ma nessuno di noi due era abbastanza robusto. In effetti, paragonati
agli altri giocatori, eravamo piuttosto mingherlini. Ma avevamo un
vantaggio: eravamo svelti. Cos svelti chc potevamo superare qualsiasi
altra persona in campo. Poich i fratelli Carson fornivano una cos
bella prestazione, la cosa apparentemente disturbava alcuni dei bianchi
Un pomeriggio, dopo un allenamento, quando Curtis ed io lasciam
mo il campii, un gruppo di giovani bianchi, nessuno di loro sopra i
treni anni, ci circond. Prima clic dicessero una parola vedemmo sul
loro volto una chiara minaccia. Nim ero certo chc facessero parte della
banda chc mi aveva minacciato al passaggio a livello. Sapevo solo di
avere paura.
Poi uno di loro si fece avanti e disse: "Se voi giovanotti vi faie
rivedere da queste parti vi gettiamo nel fiume. Poi si voltarono c si
allontanarono.
Avrebbero messo in atto la loro minaccia? Curtis ed k>non eravamo
tanto preoccupati per questo, quanto per il fatto chc non ci volessero
nella squadra.

Mentre tornavamo a casa dissi a mio fratello: "Chi vuole giocare


a rugby quando i tuoi stessi sosienitori li sono contro?
Curtis rispose: "Penso che potremmo fare cose migliori con il
nostro tempo .
Non dicemmo mente a nessuno riguardo alla nostra decisione di
abbandonare lo sport. I;. non tornammo pi al campo. Nessuno dei
vicini ci chiese mai perche. A mamma dissi: Abbiamo deciso di
non giocare pi a rubgy. Curtis disse qualcosa circa l'applicarsi
maggiormente allo studio.
Avevamo deciso di non parlare a mamma delle minacce ricevu
te. sapendo chc se lo avessimo fatto si sarebbe preoccupala eccessivamente. Da adulto, guardando indietro, vedo l'ironia della situa
zione: quando eravamo giovani, mamma con il suo silenzio, ci ha
protetti dalla verit sui suoi problemi emotivi e su nostro padre. Ora
era il nostro turno di proteggerla affinch non si preoccupasse.
Scegliemmo lo stessi) metodo.
31

Capitolo 5
IL GRANDE PROBLEMA
DI UN RAGAZZO
Sapete che cosa fecero gli Indiani con gli abili usali del genera
le Custer?" chiese il capo banda.
'Diccelo!' rispose uno degli affiliali con esageralo interesse.
L i salvarono e ora il nostro C'arson li indossa!
Un altro ragazzi annu vigorosamente: Sembra proprio cos".
Sentivo il calore salirmi dal collo e dalle guance: ci stavano
provando di nuovo.
A vvicinati e ci crederai, rise il primo ragazzo, puzzano come se
fossero vecchi di cent'anni!"

Mi trovavo ora nella 3-A della scuola media Hunter. e dovevo


affrontare un'esperienza imbarazzante e spinosa: volevano appro
fittarsi di me. Scoprii clic i ragazzi intendevano fare l'osservazione pi
sarcastica possibile, gettando una frecciata per renderla pi ironica.
La battuta veniva sempre fatta accanto alla vittima, e il bersaglio migliore
erano i ragazzi i cui abiti erano fuori moda. Il capogruppo aspettava
finch un mucchio di ragazzi si riuniva intono a quello preso di mira, poi
tutti facevano a gara per vedere chi avrebbe detto le cose pi buffe e pi
sarcastiche.
Io
ero un bersaglio speciale. Tanto per cominciare gli abiti non
avevano molta importanza per me e non ce l'hanno neppure oggi.
Eccezione fatta per un breve perodo della mia vita, non mi sono
mai lasciato condizionare da quello che indossavo perch come la
mamma mi diceva sempre: Bcnnic. quello che conta di pi quel
lo che c dentro. Tutti possono vestire bene apparentemente ed
essere morti intcriormente".
M i dispiaceva lasciare la scuola Wilson alla met della terza
media ma ero entusiasta a llidea di tornare nella nostra vecchia
casa. Mi dicevo spesso: Torniamo finalmente a casa! Quella era
la cosa pi importante di tutte.
Pei la frugalit di mia madre la nostra situazione finanziaria era
decisamente migliorata. Mamma riusc finalmente a guadagnare ab
bastanza denaro e noi ritornammo nella casa dove avevamo vissuto
prima del divorzio dei nostri genitori.
32

Malgrado la casa fosse piccola, era la nostra casa. Oggi la vedo


un po pi realisticamente: rassomigliava a una scatola di fiammiferi.
Ma a noi tre la casa sembrava un palazzo, un posto veramente
favoloso.
Ma laver cambiato casa voleva dire dover cambiare anche le scuo
le. Mentre Curtis and al liceo Southwestern, io mi iscrissi al liceo
Hunter. una scuola con predominanti di allievi neri e con circa il 30% di
studenti bianchi.
I
compagni di classe mi riconobbero subito come un ragazzo
sveglio. Sebbene non fossi il pi bravo, soltanto uno o due altri mi
superavano nei voli, Ero abituato ormai ai successi scolastici, li godevo
ed ero deciso di restare in vetta.
A quel punto per sentivo una nuova pressione, una a cui non
ero mai stato sottoposto prima. A parte il voler primeggiare, affron
tavo la continua tentazione di voler diventare come uno di quei
ragazzi. Non ero mai stato coinvolto in questo lipo di situazione per
poter essere accettato. Nelle altre scuole i ragazzi mi ammiravano a
causa dei mici voti superiori. Ma alla Hunter avere dei voti alti era
meno importante.
Essere accettato dal gruppi) in voleva dire indossare gli abiti
giusti, andare nei luoghi che i ragazzi frequentavano abitualmente c
giocare a basket. Pi importante ancora, per essere parte di quel
gruppo, ai ragazzi si richiedeva di imparare a superare gli altri.
Non potevo chiedere a mia madre di comprarmi gli abiti chc mi
avrebbero posto, per essere accettato, al loro livello sociale. Anche
se non avevo mai pienamente capito quanto duro fosse il lavoro di
mia madre, sapevo comunque chc cercava di tenerci fuori detraisi*
stenza sociale. Quando anivai alla prima supcriore, mamma aveva
fatto finanziariamente progressi tali da ricevere soltanto ancora dei
buoni pasto. Non avrebbe potuto provvedere a noi e alla casa senza
quel sussidio.
Poich voleva fare il meglio per Curtis c me teneva a stecchetto
s stessa. I suoi abiti erano puliti c decorosi, ma mai alla moda.
Essendo un bambino non l'avevo mai notato e lei non se ne era mai
lamentata.
Durante le prime settimane non dissi nulla quando i ragazzi
approfittavano di me. La mia mancanza di reazione li incoraggiava
a insistere e lo facevano senza piet. Mi sentivo un disgraziato,
messo da pane c ferito perch non facevo porte del gruppo.
Tornando a casa da solo pensavo: "Che cosa non va in me? Per
ch non riesco a fa r parte del gruppo? Perch devo essere diverso
da lo ro ?" Mi confortavo dicendomi: Sono solo un mucchio di buffoni.
33

Se cosi die si divertono possono andare avanti, ma io non star al


loro stupido gioco. Io avr successo e un giorno glielo dimostrer".
Malgrado le mie parole di autodifesa, continuavo a sentirmi
emarginato e respinto. Come la maggior parte delle persone, vole
vo appartenere a qualcosa e non amavo essere un escluso. Pur
troppo dopo un po di tempo il loro atteggiamento ebbe la meglio
su di me finch, alla fine la malattia mi contagi. Fu allora che mi
dissi: "Bene, ragazzi, se volete approfittare di me. vi render pan
per focaccia**.
Il giorno seguente attesi che cominciassero a prendermi in giro.
Un ragazzo della classe superiore disse: Ehi. quella camicia che indossi
ha fatto la prima guerra mondiale, la seconda, la terza e la quarta".
Risposi: "Ehi s. infatti lindossava tua madre!
Risero tutti. Lui mi guard quasi non credendo a quello che
aveva sentito. Poi anche lui cominci a ridere e mi dette una mana
ta sulle spalle. "Eh i. ragazzo! Cos va bene!
La mia stima sali alle stelle. Ben presto diventai il pi importan
te degli insolenti di tutta la scuola. Mi sentivo grande per il fatto di
avere un tale riconoscimento per la mia lingua tagliente.
Da allora in poi, quandi qualcuno voleva approfittarsi di me. io
rispondevo rilanciando la stessa frase contro di loro, che poi era
lidea del gioco. In poche settimane quei ragazzi smisero di tormen
tarmi. Non osavano pi prendermi di mira con i loro sarcasmi
perch sapevano che io gli avrei risposto per le rime.
Una volta ogni tanto degli studenti che mincontravano cercava
no di attaccarmi, ma io non gliela lasciavo passare liscia: "Ehi.
Miller! Anchio nasconderei la mia faccia se fossi brutto come te!
Una brutta risposta? Certo, ma mi confortavo dicendomi: "Lo fanno
tutti. Farsi rispettare lunico modo di sopravvivere". O talvolta mi
dicevo: Lui sa che in realt non questo che volevo dire".
Non mi ci volle molto per dimenticare come d si sentisse a
essere oggetto di scherno. Il fatto di essermi impadronito del gioco
mi risolveva un grosso problema. Purtroppo, per, non risolveva il
problema dei miei vestiti.
Oltre a deridermi per i mici abiti, i ragazzi mi avevano definito
un poveretto. E per il loro modo di pensare, se cri povero non
valevi niente. Era ridicolo, nessuno degli studenti era ricco, c quin
di non aveva diritto di criticare gli altri. Ma essendo poco pi di un
ragazzo non riuscivo a fare un simile ragionamento. Oltre a questo
sentivo pi acutamente il marchio di essere povero perch non
avevo un padre. La maggior parte dei ragazzi che conoscevo aveva
due genitori c questo mi convinceva che stav ano meglio di me.
34

Durante il primo anno di liceo ci fu un compito chc mi procur pi


imbarazzo di qualsiasi altra cosa. Come ho gi detto, noi ricevevamo il
sussidio |)er il cibo e non ce l'avremmo fatta senza di esso.
Di tanto in tanto mia madre mi mandava al negozio per comprare
pane o latte con quei bollini. Odiavo andare 11, temendo che uno
dei m ici compagni potesse vedere quello chc stavo facendo.
Se qualcuno chc conoscevo si presentava alla cassa, io dicevo di
aver dimenticato qualcosa, tornavo indietro e aspettavo finche se ne
andava, dopodich mi affrettavo a pagare.
Riuscivo ad accettare il fatto di essere povero, ma sarei morto
mille volte se i ragazzi l'avessero saputo. Se avessi pensalo con pi
logica circa i bollini del cibo, mi sarei reso conto che li usavano
anche parecchie famiglie dei miei amici. Eppure. ogni volta chc
uscivo di casa con quei bollini che nn bruciavano in tasca, mi
preoccupavo che nessuno mi vedesse o sentisse mentre li usavo c di
conseguenza sparlasse di me. Per quanto ne so nomino lha mai
fatto.
La prima superiore rimane il perno della mia vita. Poich ero tra
i primi della classe ero intellettualmente alla pari con il pi bravo,
tanto da poter competere con il migliore, o il peggiore, dei miei
compagni, lira un tempo di transizione. Stavo lasciando l'infanzia,
cominciavo a pensare seriamente al futuro c specialmente al mio
desiderio di diventare un medico.
Quando arrivai alla seconda supcriore la pressione era diventata
troppo forte per me. G li abiti erano il mio problema pi grande.
Dicevo alla mamma: "Non posso indossare questi pantaloni. Ride
ranno lutti di me".
"Solo le persone stupide rideranno di quello chc indossi, Bennie".
rispondeva. Oppure: Non c quello che indossi che fa la differenza".
Supplicavo: "M a mamma, tutti quelli chc conosco hanno vestiti
migliori dei miei".
"Forse hai ragione", mi diceva con pazienzu. "lo conosco tante
persone chc hanno abiti pi belli dei mici, ma ci non le rende
migliori .
Quasi ogni giorno imploravo e supplicavo la mamma insistendo
chc dovevo avere l'abito giusto. Sapevo esattamente quello che
intendevo dire con i giusti abiti: camicie lavorate a maglia con i
bordi di pelle scamosciala, pantaloni di seta aderenti, calze di seta,
scarpe di coccodrillo, cappello a falde tese, giacca di pelle e cappot
to di pelle scamosciata. Parlavo continuamente di questi indumenti
c sembrava chc non riuscissi a pensare ad altro. Dovevo avere
quegli abiti: dovevo essere come tutti gli altri.
35

La mamma era delusa di me e io lo sapevo, ma tutto quello a cui


riuscivo a pensare era il mio povero abbigliamento e il mio bisogno di
essere accettato. Dopo la scuola, invece ili andare direttamente a cavi e
fan; i mici compiti, andavo a giocate a basket. Talvolta restavo fuori fino
alle 22 e alcune volte fino alle 23. Tornando a casa sapevo quello che
mi aspettava e mi preparavo a subirlo.
"Bcnnie. non riesci a vedere che cosa stai facendo a te stesso?
Per me e proprio una delusione. Rovinerai la tua vita stando fuori tutto
questo tempo ed elemosinando per niente altro che begli abiti".
Non sto rovinando la mia vita", ribattevo, perch non volevo
ascoltare. E non potevo sentire niente altro perch la mia mente
infantile si concentrava suHcsscre come tutti gli altri.
"Sono stata orgogliosa di le. Bennie , mi diceva. Hai lavorato
duro. Non perdere tutto adesso .
Scattai: Continuer a fare quello clic giusto. Andr lutto bene.
Non ho ponato a casa dei buoni voti?" Non poteva controbattermi
su questo punto, ma sapevo che era preoccupata. Finalmente mi
rispose: Va bene, figlio mio .
Poi. dopo settimane intere che la imploravo per avere nuovi
vestiti, mamma disse le parole che volevo sentire. "Cercher di
acquistarti alcuni di quei bei capi di vestiario. Se quello che ti
rende felice, li avrai .
''Sicuro che mi renderanno felice", dissi. Lo faranno".
E difficile ora per me credere quanto fossi insensibile a quel
tempo. Scn/.i pensare alle sue necessit lasciai che la mamma an
dasse a comprarmi quegli indumenti che mi avrebbero aiutato a
presentarmi come i ragazzi in .
Ma non ne avevo mai abbastanza. Soltanto ora comprendo che
non mi sarebbero mai bastate tutte le camicie italiane, le giacche di
cuoio 0 le scarpe di coccodrillo che lei mi avrebbe potuto comprare.
I
miei voti calarono: da primo della classe diventai uno studente
mediocre. Peggio ancora, arrivare a questi voti non mi turbava af
fatto: ero diventato parte del gruppo in\ Bazzicavo sempre con i
ragazzi pi in vista che mi invitavano ai loro festini ed alle loro
bisbocce. Strano a dirsi: mi divertivo di pi di quanto avessi fatto in
tutta la mia vita, perch facevo parte del gruppo.
Ma non ero molto felice. Mi ero allontanato dai valori fonda
mentali della mia vita. Per spiegare quanto dico, debbo tornare
nuovamente a mia madre e dirvi di una visita di Mary Thomas.
Quando mia madre era in ospedale per partorirmi aveva avuto il
suo primo contatto con credenti della comunit Avventista.
36

Mary Thomas faceva delle visite in ospedale e cominci a parlare di


( es Cristo alla mamma. Lei ascoltava cortesemente, ma aveva poco
interesse seno quello che le veniva detto.
Pi tardi, come ho gi accennato, mamma era cos ferita emotiva
mente che dovette essere ricoverata in un ospedale psichiatrico. A un
certo punto consider seriamente il suicidio: mise da parte tutte le medi
cine giornaliere e poi ingoi tutte le pillole in una volta sola. Ma un
pomeriggio ricevette la visita di una donna. I.'aveva gi incontrata una
volta prima: m trattava di Mary Thomas.
Questa donna tranquilla ma zelante cominci a parlarle di Dio.
Quello in s stesso non era niente di nuovo: da quando era bambina
nel Tennessee mamma aveva sentito parlare di Dio. Tuttavia Mary
Thomas si accostava alla religione in modo diverso. Lei non cerc
di forzare la mamma o di dirle quanto fosse una peccatrice. Invece
Mary espresse in modo molto semplice la sua fede e. di tanto in
tanto, leggeva versetti dalla Bibbia chc spiegavano le basi della sua
fede.
Pi importante del suo insegnamento era il fatto che fosse since
ramente interessata alla mamma: c lei in quel momento ne aveva
estremamente bisogno.
Anche prima del divorzio mamma era una donna disperala con
due bambini, c non aveva idea di come prendersi cura di loro se le
cose non fossero andate bene. Molti la consideravano anticonformi
sta c la ostacolavano. In quel periodo apparve Mary Thomas che
sembr come un raggio di speranza. C ' un'altra sorgente di forza.
Sonya", disse. *'c questa forza pu essere tua".
Queste erano proprio le parole di cui aveva bisogno nella sua
vita come forza stabilizzante. Mamma cap lilialmente che non era
sola al mondo.
Dopo un certo tempo. Mary le spieg gli insegnamenti della sua
chiesa e la mamma, lentamente, credette in un Dio amoroso chc
espresse quell'amore tramite Ges Cristo. Giorno dopo giorno quella
donna parl a mamma con pazienza, rispondendo alle domande e
ascoltando tutto quello che lei diceva.
I.a povera istruzione di mia madre le impediva di leggere molti
dei passi biblici, ma la sua visitutricc non si stanc mai: continuava
a leggere e spiegare la Parola di Dio. Mediante l'influenza di quella
donna la mamma cominci a leggere e studiare da sola la Bibbia.
Mia madre leggeva stentatamente, ma una volta chc aveva deciso
dimparare, faceva ore c ore di pratica. Fu cos clic impar a legge
re bene la Bibbia, li vero chc talvolta non capiva c doveva insistere
sullo pronuncia, ma persisteva. Quella era la sua specialit: la
37

determinazione sul lavoro. Alla Fine riusc a leggere dei libri abba
stanza difficili.
La zia Jean e lo zio W illiam , con cui avevamo abitato a Boston
dopo il divorzio dei mici genitori, erano diventati credenti, li loro
incoraggiarono la mamma che dopo pooo tempo si fortific nella fede.
Non essendo mai stata una persona che faceva qualcosa a met,
divenne immediatamente attiva e rimase un devoto membro di chiesa.
Dal tempo della sua conversione inizi a portare alle riunioni anche
Curtis c me.

Quando avevo 12 anni, ed ero pi maturo, mi resi conto che


quantunque fossi stato emotivamente toccato e poi battezzato allet
di 8 anni, non avevo del tutto compreso che cosa volesse dire essere
un cristiano. In qucll'cpoca ci trasferimmo e frequentammo la chiesa
a Inkstcr. Dopo averci pensalo diversi giorni parlai con il pustore
Smith: "Quantunque sia stato battezzato non ho veramente compreso il
significato di quello che ho fatto".
1 . 0 comprendi adesso?
Risposi: "Oh. certo, ora ho 12 anni e credo in Ges Cristo.
Dopotutto Ges aveva 12 anni quando i suoi genitori lo portarono
al tempio di Gerusalemme per la prima volta. Cos vorrei essere
battezzato di nuovo perche ora capisco e sono pronto .
Il
pastore Smith mi ascolt benevolmente c. non avendo proble
mi a esaudire la mia richiesta, mi ribattezz.
Guardando indietro, non sono sicuro di quando io sia veramente
diventato un credente. Forse avvenne cos lentamente che non mi
resi conto dei progressi che facevo. Ma so con precisione che quan
do avevo 14 anni finalmente capii come Dio pu trasformarci.
Ed stato proprio a 14 anni che ho affrontato il pi duro problema
esistenziale della mia vita: un problema che rischiava di rovinarmi per
sempre.

38

Capitolo 6
UN CARATTERE TERRIBILE
"Sicuramente era una cosa stupida da dire", mi stuzzicava Jcrry
mentre uscivamo insieme dopo la lezione di inglese. I ragazzi ci
circondavano da tutte le parti e la voce di Jerry sovrastava tutto
quel baccano.
Scrollai le spalle: Penso che tu abbia ragione". La mia risposta
sbagliata nella lezione dinglese della seconda superiore era stata
imbarazzante: e non avevo voglia di sentirmelo ricordare.
"Tu pensi? "L a risata di Jerry era stridula. "Ascolta. ( 'arsoli,
stata la cosa pi stupida che abbia mai sentito in tutto l'anno!
Lo guardai. Era alto e robusto c non era nemmeno uno dei miei
amici migliori. Dissi sommessamente: "Anche tu hai detto delle
cose piuttosto sciocche .
Ma davvero?
Si davvero! Proprio la settimana scorsa tu....
Le parole volarono avanti e indietro, con la mia voce rimasta
calma mentre la sua diventava sempre pi alterata. Infine mi girai
verso il mio armadietto: avevo deciso di ignorarlo c forse si sarebbe
zittito e sarebbe andato via.
Le mie dita composero la combinazione sul lucchetto. Poi. pro
prio mentre lo stavo sollevando. Jerry mi diede uno spintone. Tra
ballai c il mio caratteraccio prese fuoco. Dimenticai che era molto
pi alto e robusto di me. e non vidi i ragazzi e gli insegnanti che
affollavano il corridoio. M i scagliai contro di lui con il lucchetto in
mano. Lo colpii con violenza alla fronte, gemelle, indietreggi bar
collando con il sangue che gli sgorgava da un taglio profondo tre
centimetri.
Stordito. Jerry si port lentamente la mano alla fronte. Sent tra
le dita qualcosa di appiccicoso, abbass lentamente la mano davanti
ai suoi occhi e. vedendo il sangue, url.
Naturalmente il direttore mi interpell. Intanto mi ero calmato e
mi scusai profusamente. stato un incidente , gli dissi. Non
l'avrei mai colpito se mi fossi ricordato di avere in mano il lucchet
to". Ed era proprio questo che intendevo: mi vergognavo. 1cristiani
non perdevano mai il controllo in quel modo. Mi scusai con Jerry c
l'incidente fu chiuso.
39

li il mio carattere? Lo dimenticai: non ero il tipo di ragazzo che


avrebbe spaccato di proposito la testa a qualcuno.
Alcune settimane dopo la mamma port a casa un nuovo paio di
pantaloni per me. (li diedi un'occhiata e scossi la testa. "Niente da
fare, mamma. Non ho nessuna intenzione di indossarli, sono del
tipo sbagliato".
Che cosa intendi per tipo sbagliato'? ribatt, lira stanca ma
aveva la voce ferma. Hai bisogno di pantaloni nuovi. L adesso
indossali!
G lieli gettai in braccio e gridai. "N o! Non indosser questi orri
bili calzoni".
Lei li pieg sulla spalliera della sedia di plastica che era in
cucina. "Non posso portarli indietro. Erano in offerta", rispose con
pazienza.
"Non mi interessa", le gridai in faccia, li odio e non vorrei
essere trovato morto, indossandoli".
Ho pagalo una buona cifra per questi pantaloni".
Ma non sono quelli chc io voglio".
Fece un passo avanti. Ascolta, Bennie. Nella vita non abbiamo
sempre quello che vorremmo .
Una grande eccitazione sopraffece il mio corpo, infiammandomi
il viso c tendendomi i muscoli: Lo avr", gridai, aspetta e vedrai.
Lo avr! Lo..." Il mio braccio destro si alz c la mia mano rote in
avanti. Curtis mi salt addosso gettandomi lontano dalla mamma e
inchiodandomi il braccio al fianco.
Il
fatto di aver quasi colpito mia madre avrebbe dovuto farmi
capire quanto il mio temperamento fosse diventato micidiale. Forse
lo sapevo ma non lo avrei mai ammesso neppure a me stesso.
Avevo quello chc potrei definire un temperamento patologico, una
malattia chc mi controllava rendendomi totalmente irrazionale.
Normalmente ero un buon ragazzo e ci voleva parecchio a farmi
andare in bestia. Ma una volta chc arrivavo a quel punto perdevo
ogni controllo su me stesso. Senza pensarci, quando la mia collera
veniva suscitata, afferravo quello che mi stava pi vicino: mattone,
sasso o bastone c lo scagliavo su qualcuno. Era come se non avessi
alcun controllo della situazione.
G li amici chc non mi conoscevano da ragazzo pensano che stia
esagerando quando dico di aver avuto un carattere orribile. Ma non
sto esagerando, e per spiegarlo meglio racconter altre due delle
mie folli esperienze.
Non ricordo come avesse avuto inizio, ma un bambino del vici
nato mi colpi con una pietra. Non mi fer, ma spinto da qucU'insana

rabbia che avevo, corsi al lato della strada, afferrai un grosso sasso c
glielo gett; in faccia. Raramente mancavo il bersaglio quando scagliavo
qualcosa. Il sasso ruppe i suoi occhiali c gli spacc il naso.
Facevo la prima supcriore quando avvenne l'impensabile. Persi
d controllo c cercai di accoltellare un amico. Bob c io stavamo
.scollando un programma alla radiolina a transistor quando lui.
improvvisamente, cambi stazione. E tu chiami musica, quella l?
mi chiese.
migliore di quella chc piace a te", gli gridai afferrando la
manopola.
Andiamo. Canon, tu sempre....
In qucH'istante una furia cicca, chiamiamola rabbia patologica,
si impossess di me. Afferrai il coltellino da campeggio chc tenevo
in tasca, lo aprii di scatto e mi scagliai contro il ragazzo chc era
stato mio amico. Con lutt.i la forza dei miei giovani muscoli allun
gai il coltello verso il suo addome. Colpii la sua grossa, pesante
fibbia con tale forza che la lama si .spezz e cadde sul terreno.
Fissai la lama spezzata e mi sentii svenire. L'avevo quasi ucciso.
.Avevo quasi ucciso il mio amico. Se la fibbia non lavesse protetto.
Bob sarebbe stato ai mici piedi moribondo o ferito gravemente. Non
disse nulla, mi guard soltanto, incredulo. M... mi dispiace , mormo
rai lasciando cadere il coltello. Non riuscivo a guardarlo negli occhi.
Senza una parola mi voltai e corsi a casa.
Fortunatamente la casa era vuota; non avrei sopportato di ve
dere qualcuno. Corsi verso la stanza da bagno dove potevo esse
re solo e chiusi a chiave la porta. Poi crollai sul bordo della
vasca, con le gambe allungate sul linoleum clic sbattevano contro il
lavandino.
H o quasi ucciso Bob. Ho cercalo d i uccidere il mio am ico.
E per quanto cercassi di chiudere con forza gli occhi, non potevo
cancellare dalla mente la vista della mia mano, del mio coltello,
della fbbia, della lama spezzata c del viso attonito di Bob.
"Questa pazzia, mormorai infine, devo essere pazzo. I sani di
mente non cercano di uccidere i loro amici . Sentivo il freddo del
bordo della vasca sotto le mani che poi misi sul volto in fiamme.
Vado cos bene a scuola e poi faccio queste cose".
Sognavo di diventare un dottore da quando avevo otto anni, ma
con potevo realizzare questo sogno con un carattere cosi \iolen
Quando nu arrabbiavo uscivo dai limiti e non ero pi capace <li
fermarmi. Non avrei mai fatto niente di buono se non fossi stato
capace di controllare il mio temperamento. Se solo avessi potuto
fare qualcosa contro la rabbia chc mi bruciava dentro!
41

Passarono due ore. Il disegno sul linoleum verde e marrone a


svolazzi, come un serpente, ondeggiava davanti ai miei occhi. Avevo
crampi allo stomaco, ero disgustato e mi vergognavo di me stesso.
Dissi ad alla voce: "S e non mi libero di questo carattere non ce la
tar mai. Se Bob non avesse indossalo queliti grossa fibbia ora
probabilmente sarebbe morto e io sarei finito in prigione o al rifor
matorio .
Mi sentivo terribilmente infelice. Il sudore mondava la camicia che
mi si incollava sul dorso, e colava dalle ascelle sui fianchi. Mi odiavo
ma non sapevo chc cosa fare, cosi mi odiavo ancora di pi.
Da qualche parte, dal profondo della mia mente, venne una forte
sensazione: prega! M ia madre mi aveva insegnato a pregare. I miei
insegnanti della Scuola Domenicale di Boston dicevano spesso chc
Dio ci avrebbe aiutalo se glielo chiedevamo. Per settimane, per
mesi avevo cercalo di controllare il mio minio di fare, immaginan
do di poterlo fare da me siesso. Ora. in quella piccola, rovente
Manza da bagno, compresi la verit: non potevo modificare da solo
il mio caranere.
Sentivo come se non potessi pi alzare gli occhi su qualcuno.
Come avrei potuto guardare mamma negli occhi? Avrebbe capito?
I. come potevo vedere ancora Bob? Che cos'altro poteva lare se
non odiarmi? Come avrebbe potuto avere ancora fiducia in me?
Mormorai: Signore, devi togliermi questo caratteraccio. Se lu
non lo fai. non ne sar mai libero. Finir con il fare cose molto
peggiori chc tentare di pugnalare uno dei mici migliori amici .
(iia .1 >:. i li/. della psicologia (avevo letto pei un am o
r%\chology Today), sapevo che il temperamento era un aspetto del
la personalit. Il modo di pensare comune in quel campo indicava
la difficolt, se non limpossibilit, di modificare i tratti personali.
Anche oggi alcuni esperti credono chc il meglio chc si possa fare
Ma ili .livellate i nostri limiti e allattarci ai! essi
Le lacrime mi scorrevano fra le dila. Signore, malgrado lutto
quello che gli esperti mi dicono, tu mi puoi cambiare. Tu puoi
liberarmi per sempre da questa personalit distruttiva .
Mi soffiai il naso con un pezzo di carta igienica che lasciai poi
cadere sul pavimento. Tu hai promesso chc se veniamo a te c li
hiediumo qualcosa in fede, lu la farai, lo credo chc lu mi puoi
i ambiare . M i alzai c. guardando attraverso la stretta finestra, con
tinuai ad invocare l'aiuto di Dio. Non potevo andare avanti odian
domi per sempre per le cose terribili chc avevo fatto.
Sedetti sul gabinetto con scene mentali di altri accessi d'ira che
mi riempivano la mente. Vidi la mia ira c le strinsi i pugni contro.
42

Non avrei mai fatto niente di buono se non fossi cambiato. Pensai:
"Povera madre mia, le i crede in me. Nemmeno le i sa quanto suo
fig lio sia infam e".
L'infelicit mi fece sprofondare nelle tenebre. Oh. Dio. se tu non
mi d ii una mano non ho nessun altro da cui andare".
Ad un certo punto scivolai fuori della stanza da bagno e afferrai
nna Bibbia. Rientrai, la aprii c cominciai a leggere nei Proverbi. Vidi
immediatamente una sequela di versetti sulle persone irose e su
come finiscono nei problemi. Il versetto che m'impression di pi fu
Proverbi 16:32: "C h i lento a ll'ira vale pi del prode guerriero,
chi ha autocontrollo vale pi di chi espugna c itt ".
Continuavo a leggere mentre muovevo silenziosamente le lab
bra. Sentivo come se quei versetti fossero stati scritti solo e unica
mente per me. Le parole dei Proverbi mi condannavano, ma nello
Messo tempo mi davano speranza. Dopo un po' la pace cominci a
riempire la mia mente. Ix mani smisero di tremare e le lacrime
cessarono. Durante quelle ore, da solo nella stanza da bagno, qual
cosa mi era accaduto: Dio aveva sentito le mie profonda grida di
angoscia. Un senso di leggerezza scese su di me e mi resi conto chc
egli aveva operato nel mio cuore. Mi sentivo diverso. F.ro diventato
diverso.
Alla fine mi alzai, poggiai la Bibbia sul bordo della vasca da
bagno e mi diressi verso il lavandino. Mi lavai il viso e le mani,
sistemai i mici vestiti e uscii dal bagno come un giovane trasfor
mato". Il mio carattere non mi controller mai pi", mi dissi. Mai
pi. Sono libero".
0
da quel giorno, da quelle lungltc ore di battaglia con me stesso
e di grida a Dio per ricevere il suo aiuto, non ho pi avuto problemi
con il mio carattere.
Quello stesso pomeriggio decisi che ogni giorno avrei letto la
Bibbia. Ilo mantenuto quella pratica come un'abitudine quotidiana
c gioisco in particolare nel leggere i Proverbi. Persino adesso, (pian
do possibile, la prima cosa che faccio al mattino prendere la mia
Bibbia e leggerla.
Quando ci penso, il miracolo avvenuto in me aveva qualcosa di
incredibile. Alcuni dei miei amici psicologi insistono che ho ancora
il potenziale per arrabbiarmi. Forse hanno ragione, ma da quel
l'esperienza sono passati quasi vent'anni e non ho mai avuto un
altro scoppio d'ira o un problema tanto serio da dover ancora con
trollare il mio carattere.
Riesco a sopportare una quantit straordinaria di tensioni c derisioni.
Per la grazia di Dio. non mi richiede alcuno sforzo lo scuotermi
43

(Li situazioni spiacevoli c irritanti. Dio ini lu aiutato a vincere, una volta e
per sempre, il mio carattere terribile.
Durante quelle ore nella stanza da bagno mi resi conto che. se le
persone potevano farmi diventare furioso, potevano anche controllarmi.
Perch avrei dovuto dare a qualcun altro tale potere sulla mia vita?
Con il passare degli anni ho spesso sorriso di quelle persone chc
facevano deliberatamente delle cose per farmi arrabbiare. Non sono
migliore di altri, ma rido interiormente di quanto le persone possa
no essere sciocche quando cercano di farmi arrabbiare. Non hanno
alcun controllo su di me.
F. questa la ragione. Da quel terribile giorno, quando avevo 14
anni, la mia fede in Dio stata strettamente personale e parte im
portante di quello che io sono. Fu in quel tempo chc cominciai a
canticchiare un inno che continua a essere il mio favorito: "Ges
tutto il mondo per me . Quando qualcosa mi irrita, quell'inno dis
solve la mia irritazione. L ho spiegato cosi ai giovani: Nel mio
cuore c la luce del sole, quali che siano le circostanze che mi
circondano .
Non ho paura di niente finch penso a Ges Cristo, al mio rap
porto con lui e ricordo chc Colui chc ha creato luniverso pu fare
tutto. Ho anche delle dimostrazioni, per mia propria esperienza, che
Dio pu fare qualunque cosa perch lui cambiato me.
Dall'et di 14 anni cominciai a guardare al mio futuro. Le lezio
ni di mia madre, e quelle di altri miei insegnanti, alla Fine erano
serv ite a qualcosa di costruttivo.

Capitolo 7
TRIONFO DEL RESERVE OFFICERS*
TRAINING CORPS
(Corpo d i addestramento degli ufficiali di riserva)

Avevo dicci anni quando cominciai a interessarmi alla clinica dell'Universit Johns Hopkins. In quei giorni sembrava che ogni televi
sione o giornale medico coinvolgesse qualcuno della Johns Hopkins.
Cos mi dissi: "Q uello il posto dove voglio andare quando sar
dottore. Quella gente sta trovando nuove cure e nuovi metodi per
aiutare i malati".
Per quanto non avessi dubbi di voler diventare un dottore, il campo
della medicina in particolare non mi era sempre casi chiaro. Per esem
pio quando avevo 13 anni cambiai programma: da medico generico
volevo diventare psichiatra. Me ne ero convinto guardando i program
mi alla televisione che mostravano degli psichiatri, in quanto si presen
tavano come degli intellettuali dinamici che sapevano come risolvere i
problemi di tutti. A quella et ero molto cosciente dei problemi finan
ziari, c pensavo chc con cos tanti matti chc abitavano negli Stati Uniti,
gli psichiatri dovevano vivere proprio bene.
Se avevo qualche dubbio circa la carriera da intraprendere, a 13
anni si dissolse quando Curtis mi abbon a Psychology Today (Psi
cologia Moderna). Era il regalo perfetto. Non essendo solo un grande
fratello ma anche un buon amico. Curtis deve aver fatto dei veri sacri
fici per spendere questo denaro, guadagnalo duramente, sole* per me.
Aveva solo 15 anni, e non era pagato molto bene nel laboratorio di
scienze, lavoro chc faceva dopo la scuola.
Curtis non era soltanto generoso con me, ma anche molto seasibile.
Poich sapeva che mi stavo interessando alla psicologia e psichiatria,
scelse quel modo per aiutarmi. Anche se trovavo che Psychology
Today fosse un giornale difficile da leggere per un ragazzo della mia
et. afferravo abbastanza dai diversi articoli e aspettavo con impazien
za l'uscita del numero seguente. Ma leggevo anche libri su quella
materia. Per un periodo mi proposi anche come una specie di
strizzaccrvelli locale.
45

Alcuni ragazzi venivano da me con i loro problemi e io li ascoltavo


attentamente. Imparai persino delle tecniche per aiutare gli altri. Facevo
domande come: "Vuoi parlarne con me? oppure: "Che cos' chc ti
tutta tanto oggi?
F i ragazzi si aprivano: forse volevano soltanto una possibilit
per parlare dei loro problemi. Alcuni di loro mi ascoltavano attenta
mente. M i sentivo onorato di avere la loro fiducia e di sapere chc
erano disposti a raccontarmi le loro difficolt.
Un giorno mi congratulai con me stesso: "Bene. Benjamin, hai
trovato la tua strada e la stai gi percorrendo".
Soltanto quando cominciai l'universit nella facolt di medicina
quella strada cambi ancora una volta.
Passata la met della seconda supcriore mi unii al R ()T C (Corpo
di addestramento degli u fficiali d i riserva). Confesso chc lo feci
soprattutto a causa di Curtis. Ammiravo veramente mio fratello, pur non
avendoglielo mai detto. Ma che lo sapesse o meno, lui rappresentava
per me un modello speciale. Era una di quelle persone che volevo
imitare. Ero cos orgoglioso di vederlo nella sua uniforme, con il petto
coperto di medaglie c nastri, pi di qualunque altra persona conoscessi.
Con la mia partecipa/ione al ROTC ini/i un altro cambiamento nella
mia vita chc mi aiut a tornare sul sentiero giusto. Mio fratello, gi
laureando, era arrivato al grado di capitano ed era il comandante della
compagnia quando io ero un soldato semplice.
Curtis non si era mai lasciato attrarre da cose elevate o abiti
speciali come avevo fatto io. Rest in quel ruolo onorifico conti
nuando a essere un ottimo studente per tutta lu durata della scuola
superiore. Si diplom tra i primi della sua classe e and poi all'uni
versit del Michigan, ottenendo infine la laurea in ingegneria.*
Dopo essermi iscritto al ROTC. un'altra persona di valore entr
nella mia vita, uno studente di nome Sharper. Aveva ottenuto il grado
maggiore al quale uno studente potesse ambile, quello di colonnello.
Curtis si diplom alla scuota superiore durame la guerra in Vietnam. In quei
giorni il Sersizio di Selezione usavo un sistema tipo lotteria, per determinare ehi
dovesse fare il servizio militare. Il basso numero di Curili, gli garantiva che se
avesse aspettato, l'esercito f avrebbe chiamato Dopo aver completalo un anno e
mezzo di Coltene dtdtt ih tmttare tirila marina DltSt I IHtgllO Cht io mi
arruoli nell"Arma che preferisco''
Unir in un corpo speciale e la manna lo istru per essere un operatore nucleare
sui sottimarmi Era un programma di sei anni (per quarto non confermasse la
ferma dopo il suo quarto anno di servizio) Progred bene tra le fila e probabil
mente. sefosse rimasto. sarebbe diventato capitano. Comunque decise di tortu
re al College Oggi Curtis un ingegnere e sono tuttora orgoglioso di mio
fratello
46

Sharpcr sembrava cos maturo, sicuro di s e. tuttavia, era simpatico.


"F. in cred ib ile". mi dicevo, mentre lo osservavo addestrare lintera
unit ROTC. Poi venne il secondo pensiero: Se Sharper potuto
diventare colonnello, perch io n o ?" In quel momento decisi chc
volevo diventale uno studente colonnello.
Poich mi ero iscritto tardi al ROTC (nella seconda met della
seconda supcriore, invece di cominciare all'inizio dellanno come
tutti gli altri), sarei rimasto nel ROTC soltanto cinque semestri
invece di sci. Fin dal principio mi resi conto di non avere molte
possibilit di arrivare in cima, ma invece di scoraggiarmi, accettai
la sfida. Decisi chc prima del diploma avrei raggiunto il pi allo
grado possibile nel ROTC.
Mia madre continuava a parlarmi del mio atteggiamento e inizi
ad avere effetto. Non mi faceva pi prediche perch aveva scoperto
modi pi sottili per incoraggiarmi. Imparava a memoria poesie e
detti famosi, e me li citava spesso.
Ripensandoci ora, mamma aveva dell'incredibile: imparava a
memoria lunghe poesie come quella di Robert Frost: "L a strada non
seguita (The Road \ot Taken). Spesso me nc citava una intitolata:
"D evi solo biasimare te stesso" ( You /lave YourselfTo M anie). una
poesia chc non sono mai riuscito a scovare in libreria. Parla di
persone che cercano di giustificarsi per non essere riuscite a fare
del loro meglio. L ultimo verso dice che dobbiamo incolpare sol
tanto noi stessi: creiamo il nostro destino nel modo in cui facciamo
le cose. Dobbiamo sfruttare le opportunit ed essere responsabili
delle nostre scelte.
Mamma mi stette addosso finch afferrai pienamente chc io ero
l'unico, vero responsabile della mia vita. Dovevo prendermi cura
della mia situazione se volevo arrivare a qualcosa. Ben presto i
mici voti sfrecciarono nuovamente in alto. Durante la terza c la
quarta supcriore, arriv ai nuovamente a essere tra gli studenti A. i
migliori. Lro ritornato sul sentiero giusto.
Un'altra persona influente nella mia vita fu un'insegnante d'in
glese. la signora Miller. Nel corso d'inglese mostr un vero interesse
per me e dopo la scuola minsegn molte cose extra. Era orgogliosa di
me perch ero uno studente bravo e mi insegn ad apprezzare la buona
letteratura c la poesia.
Ripassavamo insieme quello chc avevo fatto in classe e chc non era
svolto bene, e rimaneva con me finch non avessi corretto ogni errore.
Nella quarta supcriore, quando i miei voti calarono, era molto
delusa. Sebbene non fosse pi una mia insegnante, continu a seguirmi e
comprese che solo l'indifferenza aveva fatto crollare i miei voti nei com
47

piti scolastici. Invece di tentare, stavo bighellonando. A quel punto, mi


sentivo pi in colpa per aver deluso lei che non la mia stessa madre.
Finalmente cominciai a comprendere chc dovevo biasimare me
stesso e soltanto me. Il gruppo di cui facevo parte non aveva alcun
diritto su di me, a meno chc non lo permettessi io stesso, cos
cominciai ad allontanarmene. Il problema degli indumenti si risolse
da solo perch nel ROTC dovevamo indossare luniforme tre giorni
alla settimana. Questo significava chc dovevo mettere i mici abiti
solo due giorni alla settimana, c io avevo vestiti 'giusti' a sufficienza
perch i ragazzi non sparlassero di me.
Risolto il problema degli indumenti e avendo cambialo latteg
giamento, rincominciai ad andare bene a scuola.
Durante gli anni di liceo, diversi insegnanti giocarono un ruolo
importante nella mia vita. Mi diedero una particolare attenzione, mi
incoraggiarono e tutti mi ine itarono .1 continuare a provare.
Ammirai e apprezzai due insegnanti, in particolare. Anzitutto
Frank McCotter. un insegnante di biologia. Fra bianco, molto alto,
di corporatura robusta e portava gli occhiali. Se lo avessi visto per
strada, senza sapere nulla di lui. avrei detto: Questo c un insegnan
te di biologia".
Il
signor McCotter aveva cos tanta fiducia nelle mie capaci
che mi spinse ad assumermi altre responsabilit, oltre a darmi l'in
carico di assistente di scienze biologiche. McCotter mi assegn la
responsabilit di programmare esperimenti per gli altri studenti,
prepararli c mantenere il laboratorio in funzione.
Il
secondo insegnante. Leinucl Doakcs, dirigeva la banda. Fr
nero, robusto e serio per la maggior parte del tempo, anche se aveva
una buona dose di umorismo. Richiedeva sempre la perfezione. Non gli
hastava chc suonassimo bene la musica, dovevamo farlo alla perfezione.
Oltie a essere un insegnante che si interessava principalmente di
musica, il signor Doakcs mi incoraggiava nelle mie attivit accade
miche. Si era accorto chc avevo talento musicale, ma mi disse: "Curson.
devi badare anzitutto alle attivit scolastiche. Metti sempre al primo
posto le cose principali . Pensai che fosse un atteggiamento ammirevole
per un insegnante di musica.
Ma ammiravo il signor Doakes, oltre chc per la musica, anche
per essere un uomo coraggioso. lira uno dei pochi insegnanti che
aveva il coraggio di tener testa ai prepotenti della scuola, senza
lasciarsi spaventare da loro. Non tollerava gli sciocchi. Alcuni stu
denti riuscirono a sfidarlo, ma finirono con il battere in ritirata.
Vinsi un mucchio di medaglie nel ROTC in qualit di membro delle
squadre di tiro a segno c di scherma.
48

Vincevo premi accademici offerti in quasi tutte le competizioni e.


insieme a questi, ricevevo rapide promozioni.
Una delle grandi sfide arriv quando ero sergente maggiore.
Il sergente Bandy, istnittorc nel l'esercito americano e capo dell'unit
ROTC del nostro liceo, mi assegn la guida dell'unii ROTC della
quinta ora, perche gli studenti erano cos turbolenti che nessuno degli
altri studenti sergenti riusciva a controllarli.
Carson. voglio darti la guida di questa clusse". disse. "Se riesci
a tirarne fuon qualcosa di buono ti promuovo sottotenente". E que
sta era proprio la sfida di cui avevo bisogno.
Feci due cose. Primo: cercai di conoscere personalmente i ragaz
zi e scoprire ci a cui erano interessali. Poi organizzai le classi e gli
esercizi. Offrii un corso extra sulle esercitazioni acrobatiche alla
fine di ogni sessione d'insegnamento e i ragazzi erano entusiasti di
fare tutto questo.
Secondo: tomai alla mia capacit primitiva di stimolare le perso
ne, chc funzionava sempre. Si uniformarono in fretta perch, quan
do non facevano le cose per bene, sapevano che potevo riprenderli
severamente, facendogli fare una brutta figura.
Questo metodo non utilizzava la psicologia migliore ma funzio
nava, e loro si misero in nga.
Era prima dell'estate e io avevo lavorato duramente con le classi
per settimane intere, quando il sergente Bandy mi convoc nel suo
ufficio: Carson. la classe della quinta ora la migliore unit della
scuola. Hai fatto un buon lavoro", disse.
E, secondo quanto mi aveva detto, alla fine dell'anno mi pro
mosse sottotenente, cosa mai accaduta nella nostra scuola *
Quella promozione mi permise di tentare di diventare "aiutante
di campo". Infatti, solo dopo essere stato ammesso al grado di
sottotenente si poteva pensare di fare gli esami per diventare aiu
tante di campo. I.'itcr normale prevedeva clic si passasse da
sottotenente a tenente. |*>i a capitano e infine maggiore. Dopo di
questo, a pochi studenti era concesso di diventare tenente colonnel
lo e soltanto tre in tutu la citt di Detroit divennero colonnelli.
Il
sergente Bandy sistem ogni cosa perch potessi fare gli esa
mi di aiutante di campo. Ero stato cos bravo che fiss di farmi
comparire davanti a una commissione di capitani e maggiori ddl'ctercilo, quello vero!
Diventai sottotenente dopo solo ire semestri quando, normalmente, ce ne
volevano almeno quattro e la magxlot parte dei t miriti ROTC non ragfiiunsero
mai quel ^rado in sei semestri

49

In quel tempo il sergente Hunt divenne il primo sergente di colore


alla guida della unit ROTC, sostituzione del sergente Bandy. Hunt
riconobbe la mia capacit di comando e. poich andavo cos bene
negli studi, nutr uno speciale interesse per me. Spesso mi prendeva da
parte c mi diceva: "Carson. ho in serbo cose grandi per te .
Il
sergente Hunt mi dava spesso suggerimenti e idee extra, con
dividendo le sue conoscenze attinenti alle cose che gli esaminatori
mi avrebbero chiesto. Carson , abbaiava. "D evi imparare questo e
impararlo alla perfezione".
Imparai a memoria tutto il materiale richiesto. (li ufficiali del
lesercito regolare che tenevano gli esami, facevano ogni domanda
possibile dai nostri testi d'insegnamento. Domande su terreni, stra
tegie di guerra, i differenti tipi di armi e le armi convenzionali. E io
ero pronto!
Quando mi presentai allesame per aiutante di campo, insieme ai
rappresentanti delle 22 scuole della citt, ottenni i voti migliori.
Infatti il mio totale (parlo di allora) era il pi alto chc ogni studente
avesse mai ottenuto.
Con mia grande, e piacevole, sorpresa ricevetti unaltra promo
zione: da sottotenente divenni tenente colonnello, qualcosa di stra
ordinario e mai avvenuto prima! logico chc fossi esaltato dal
successo! E l'incredibile che questo avvenne durante la prima
parte dellultimo anno di liceo. Non riuscivo a crederci! Dopo lul
timo semestre della seconda liceo, in due anni ero passato da solda
to semplice a tenente colonnello. Avevo ancora un intero temettte
da studiare e un altri) esame di aiutante di campo da fare. Questo
voleva dire chc avevo una possibilit di diventare colonnello. Se ci
fossi riuscito, sarei stato uno dei tre colonnelli ROTC' a Detroit.
Affrontai nuovamente gli esami e fui il migliore di tutti gli allievi.
Fui quindi nominato ufficiale esecutivo cittadino sopra tutte le scuole.
Avevo realizzato il mio sogno. Ero arrivato al grado di colonnel
lo anche se mi ero unito tardi al ROTC. Molte volte avevo pensato:
"Coro C urtis. tu sei diventato capitano e sei stato il punto di par
tenza per me. O ra ti ho superato, ma non sarei mai entrato nel
ROTC se tu non lo avessi fatto per prim o .
A llultimo anno di liceo marciai in testa alla sfilata del Mcmorial
1>.i\ Mi sentivo o.-.i
. lioso, con il petto chc esplodeva sotto
nastri c fasce di ogni tipo. Per renderlo ancora pi straordinario, quel
giorno avevamo visitatori importanti. Erano presenti due soldati che
avevano meritalo e avuto la Medaglia dOnorc del Congresso in Vietnam.
I . cosa eccezionale per me. c'era anche il generale W illiam
YVestniorcland (preminente nella guerra del Vietnam), con un seguito

30

impressionante. Poi il sergente Hunt mi present al generale


Wcstmorcland e pranzai con lui e con gli altri vincitori della Medaglia
del Congresso. Pi ardi mi venne offerta una borsa di studio a West
Point.
Non rifiutai sul momento la borsa di studio, ma feci capire che la
carriera militare non era esattamente quello chc vedevo per il mio
futuro. Ero felice per l'offerta straordinaria che mi veniva fatta, ma in
realt non nc ero tentalo. Mi avrebbe obbligato a passare quattro unni
di servizio, dopo aver terminato gli studi, precludendomi la possibilit
di iscrivermi alla facolt di medicina. Sapevo chc cosa volevo Iure,
diventare un medico, e nulla me ne avrebbe distolto o me lo avrebbe
impalilo.
Naturalmente l'offerta di una borsa di studio mi lusingava. Stavo
sviluppando fiducia nelle mie capacit proprio come mia madre mi
aveva detto durante gli ultimi dicci anni. Disgraziatamente andai un
po' troppo oltre. Cominciai a credere di essere una delle persone
pi spettacolari c intelligenti del mondo. Dopotutto, ero riuscito a
fare quella straordinaria figura nel ROTC. ed ero il migliore del
mio corso accademico. G li istituti maggiori mi scrivevano c man
davano i lor>rappresentanti per reclutarmi.
Rappresentanti dei comitati di universit come H arvard e Yale
mi fecero sentire speciale e importante, in quanto volevano reclu
tarmi a tutti i costi. Pochi hanno esperienza della sensazione di
essere considerati speciali e importanti, c io non facevo eccezione.
Non sapevo come reagire a tutte queste attenzioni. I rappresentanti
delle scuole mi si accalcavano attorno per le mie ulte imprese acca
demiche e perche ero riuscito eccezionalmente bene nel SA T (Test
di Assetto Scolastico), classificandomi al novanta per cento, cosa
mai verificatasi per uno studente della citt di Detroit.
Sorrido talvolta quando penso al mio segreto per aver ottenuto
voti cos alti al SAT. A i tempi, mia madre ci permetteva di guarda
re soltanto due o tre spettacoli televisivi c insisteva chc leggessimo
due libri alla settimana, cd era quello che facevamo. C era un pro
gramma alla T V , il mio favorito, della G eneral Electric College
Bow l. In quel programma, a base di quiz, cerano studenti dalle varie
universit del paese che competevano luno con laltro. Il presenta
tore poneva domande attinenti a certi fatti e sfidava la conoscenza di
quegli studenti.
Durantc tutta la settimana aspettavo che arrivasse la domenica
sera. Nella mia mente avevo gi formulato un progetto segreto:
competere in quel programma. Per avere la possibilit di presentarmi,
sapevo di dover essere esperto in molti soggetti, cosi ampliai la gamma
51

d'interessi nella lettura. L aver acquisito un lavoro nel laboratorio di


scienze, dopo chc Curtis si era diplomato, mi aveva aiutalo molto per
ch l'insognante di scienze vide il mio desiderio di saperne di pi.
Mi diedero ripeti/ioni extra e mi suggerirono libri o articoli da leggere.
Per quanto fossi esperto in molte delle materie classiche, debbo confes
sare che non conoscevo molto sulle arti.
Cos, dopo gli orari di scuola, cominciai ad andare allAccademia di Belle Adi di Detroit. Passai e ripassai attraverso le sale
d'esposizione finch imparai a riconoscere lutti i dipinti delle galle
rie principali. Scovai libri sui vari artisti e riuscii a imparare tutto
su di loro. Non pass molto tempo che sapevo riconoscere i dipinti
dei Maestri, citarne il nome e lo stile. Appresi tutte le informazioni
possibili: dove era vissuto l'artista o chc scuola aveva seguito. Ben
presto potevo riconoscere in un batter d'occhio il dipinto o l'artista
chc veniva citato nel College Bow l.
Poi. per poter competere, dovevo conoscere la musica classica.
Quando iniziai, ricevevo strane occhiate dalla gente. Se ero sul
prato e strappavo erbacce, o sistemavo il giardino, avevo la mia
radio portatile chc suonava musica classica. Quello era considerato
uno strano componamento per un ragazzo nero di Molown: lutti gli
altri infatti ascoltavano soliamo jam e belxip.
A dire la verit, non chc la musica classica mi piacesse ma
Curtis, ancora una volta, gioc un molo decisivo nella mia vita.
In quel tempo era gi in Marina e una volta torn a casa con un
paio di dischi. Lno di questi era l 'O liava Sinfonia (Incompiuta) di
Schubcrt. Suon quel disco incessantemente.
Curtis , gli chiesi, perch ascolti quella robaccia? Mi sembra
assolutamente ridicola".
A me piace", rispose. Probabilmente tent di spiegarmi qualco
sa su quella musica, ma a quel tempo non ero pronto ad ascoltarlo.
Tuttavia la suon cos spesso durante quelle due settimane che
pass a casa, chc io mi sorpresi a girare per casa canticchiandone la
melodia. Fu proprio in quel tempo chc cominciai a rendermi conto
chc mi piaceva la musica classica!
Debbo dire chc quel tipo di musica non mi era del tutto estranea.
Avevo preso le/ioni di clarinetto da quando avevo dodici anni,
perch quello era lo strumento chc mio fratello suonava. Dopo
tutto, questo voleva dire chc mamma doveva affittarne soltanto uno
e io potevo utilizzare la musica di Curtis. Poi suonai la cornetta e. a
quattordici anni, mi indirizzai al baritono.
Curtis mi aiut ad apprezzare Schubcrt e poi. come dono alla mamma. le comprai uno di quei dischi. A dire il vero, l'avevo compralo per
52

me stesso. Quel disco conteneva molle ouverture dalle opere di Rossini,


inclusa quella famosa del Guglielmo Teli.
Il
passo seguente fu di ascoltare le arie delle opere tedesche e
italiane l essi U M Dille OM N c ne compresi le storie. A quel punto
potevo dire: ''Questa musica grande". Non avevo pi bisogno di
forzarmi ad ascoltare e imparare la musica classica perch volevo
entrare nel College Bow l, nella Coppa della scuola. Ero stato preso
all'amo.
Quando entrai nell'universit, potevo ascoltare quasi ogni tipo di
musica, dalla classica alla pop. c sapevo chi l'aveva scrtta. Ilo un
buon orecchio e pOCSO riconoscere i vari stili ili musica, cos colti
vavo quella capacit.
Durante Funiversit, ogni sera ascoltavo un programma chiamato
I prim i cento. Trasmettevano soltanto musica classica. L ascoltavo
ogni sera c in meri che non si dica conoscevo a memoria / prim i
cento. Poi decisi di approfondire la mia conoscenza oltre la musica
classica, cos mi prefissai di ascoltare una gamma piii vasta di generi
musicali.
Feci tutto quello chc potei per prepararmi a tentare la mia ammissio
ne al College Bowl. Purtroppo, non riuscii ad apparire nel programma.

Capitolo 8
LA SCELTA DELLA FACOLT
Fissai il biglietto da dicci dollari che mi stava davanti sul tavolo,
sapendo chc dovevo lare una scelta. F poich avevo so lo una possibili
t, volevo essere sicu ro di fare quella g iu sti. IV r giorn i avevo ciHisidci.it*
la situazione da ogni punto di vista e avevo an ch e pregato Dio di aiutarmi.
Tuttavia sembrava chc n o n fossi capace di p re n d ere una decisione.
In quell'autunno del 1968 avevo davanti una strana situazione,
perch molte delle universit della nazione mi avevano contattato
con offerte e contributi. Tuttavia, ogni universit richiedeva una tassa
di dieci dollari non restituibili, da mandare con la domanda di iscri
zione. Io avevo esattamente dieci dollari, cos potevo iscrivermi sol
tanto ad una.
Ripensandoci, mi rendo conto chc avrei potuto chiedere del denaro
in prestito per fare molteplici domande. F possibile chc se avessi parlalo
ai responsabili della scuola, avrebbero potuto rinunciare alla tassa d'iscri
zione. Ma mia madre aveva sempre sostenuto il concetto della fiducia in
s stessi e io non volevo iniziare con un debito verso la scuola solo per
essere accettato.
In quel tempo l'universit del Michigan, ununiversit straordinaria
e sempre in testa sia accademicamente s ia negli eventi sportivi, reclu
tava attivamente studenti neri. E questa universit rinunciava alle tasse
scolastiche per quegli studenti residenti che non potevano permettersi
di pagare. Tuttavia io volevo andare oltre luniversit.
Esaminai a lungo il mio futuro, sapendo chc potevo entrare in
qualsiasi universit, delle pi celebri, ma non sapendo che cosa fare.
Essendomi diplomato ter/o della mia classe, avevo eccellenti voti
SA T e la maggior parte dei college pi rinomati facevano a gara per
avere degli studenti neri. Dopo il college, superati i corsi preparatori
allo studio della medicina e aver ottenuto una specializzazione com
plementare in psicologia, sarei stato pronto per la facolt di medici
na o. per lo meno, sarei stato sulla strada per diventare dottore.
Per lungo tempo mi sentii a disagio per il fatto chc ero arrivato terzo
nella scuola superiore. Probabilmente questo mi deriva dal carattere e
non posso proprio farci nulla. Non che dovessi primeggiare in ogni
cosa, chc avrei dovuto essere il numero uno. Se non ne fossi stato
distolto dal bisogno di approva/ione da parte dei compagni, sarei
54

stato il primo della classe. Pensando all'universit, decisi chc non


sarebbe successo mai pi. D'ora in poi. sarei stato il migliore studente
die ero capace di essere.
Passarono diverse settimane, mentre io mi affannavo per sapere
.1 quale universit mandare la mia domanda, e alla fine della prima
vera avevo ristretto la scelta tra H arvard e Yale. Sarebbero state
entrambe eccezionali c questo rendeva difficile la decisione. Stra
namente la mia scelta finale fu connessa con un programma televi
sivo. Una domenica sera, mentre osservavo il programma "College
ttow l" , gli studenti di Yale sconfissero quelli di Harvard con il
punteggio fantastico di 510 a 35! Quella gara mi aiut a prendere la
decisione: sarei andato a Yale.
In meno di un mese, non solo ero stato accettato per entrare a
Yale nell'autunno del 1969. ma mi avevano offerto una borsa di
studio accademica del 90 percento!
Suppongo die sarei dovuto essere entusiasta per quella notizia: ne
ero felice ma non sorpreso. In effetti la presi con calma e. forse, anche
con un po' di arroganza, dicendomi che avevo compiuto quasi tutto
quello clic avevo voluto fare: un alto primato scolastico, punteggio
eccellente SA T. ogni tipo di riconoscimento possibile in tutte le scuole
superiori, insieme alla mia lunga lista di risultati nel programma ROTC'.
La sistemazione alluniversit era adeguata a giovani della mia
levatura. La casa degli studenti era lussuosa e le stanze rassomiglia
vano a delle suites. L'appartamento includeva una stanza da pranzo
con caminetto c biblioteca. Le camere da letto si ramificavano dalla
stanza principale. Ogni appartamento ospitava da due a quattro stutlenti, ma io ne avevo uno solo per me.
Passeggiai per l'universit guardando gli alti edifici di stile gotico
e ammirai le mura ricoperte di edera. Immaginai di dover conquistare
quel luogo, sbaragliando tutti come una tempesta. E perch no?
Lro incredibilmente intelligente.
C i volle meno di una settimana perch scoprissi chc non ero poi
cos brillante. Tutti gli studenti erano intelligenti; e molti di loro
estremamente dotati e ricettivi. Yale fu un grande livellatore per me
perch studiavo, lavoravo e vivevo con dozzine di ragazzi di alto
livello culturale e io. tra di loro, proprio non mi distinguevo.
Un giorno ero seduto a un tavolo della sala da pranzo, con diversi
studenti delle varie facolt chc parlavano dei loro voti. Uno di loro disse:
"H o superato lesame SA T con un totale di poco superiore a 1.500 .
"Non male , approv un altro studente, "non straordinario, ma
non male .
Il primo studente gli chiese: " E tu cos'irai preso?

"Oh. in totale 1540 oppure. 1550. Non ricordo bene i miei voti di
matematica .
A lutti loro sembrava perfettamente naturale avere voti superiori
alla percentuale del novanta. Ascoltai silenzioso, rendendomi conto
che mi classificavo inferiore a ogni studente che avevo intorno. Per la
prima volta mi rendevo conto di non essere brillante come pensavo e
quell'esperienza spazz via un po della mia presunzione. Allo stesso
tempo, quellincidente fece da deterrente solo in parte perch non
sarebbe stato difficile dimostrare quello che valevo. Avrei fatto come
allaltn> iMituto c mi sarei immerso completamente nello studio, impa
rando quanto pi possibile. Allora i voti mi avrebbero posizionalo in
vetta alla classifica.
Imparai presto per chc a Yale le esercitazioni scritte erano difficili,
diverse da qualsiasi cosa avessi affrontato all'istituto superiore di
Soulhwestern. I professori si aspettavano chc noi avessimo comple
tato i compiti prima di arrivare in classe, poi li utilizzavano come base
per la lezione. Quella era un'idea totalmente nuova per me. Nell'istitu
to superiore ero stato promosso, un semestre dopo l'altro, studiando
solo ciucilo che volevo per poi preparare le altre materie negli ultimi
giorni prima degli esami, studiando giorno e notte come un matto.
Aveva funzionato alla Soulhwestern, ma fu uno shock rendermi conto
chc a Yale non sarebbe siala la stessa cosa.
Arretravo ogni giorno di pi nella mia classe, specialmente in chimica.
Non sono s ic u r i del perch non avessi lavorato di pi per tenermi alla
pari. Avrei potino trovare una dozzina di attenuanti, ma non avevano
alcuna importanza. Quello che contava era chc io non sapevo clic cosa
stesse accadendo nella classe di chimica.
Venne tutto alla luce alla fine del primo semestre, quando dovet
ti far fronte agli esami finali. Il giorno prima dell'esame vagavo per
il campus', terrorizzato e impaurito. Non potevo pi nasconderlo,
neppure a me stesso: slavo per fallire il primo anno dcll'univcrsit... e anche in malo modo.
Camminavo trascinando i piedi tra le foglie dorate chc tappezza
vano lampio marciapiede. Luce solare e ombre danzavano sulle mura
ricoperte di edera. Ma la bellezza dell'autunno era come una derisio
ne. Avevo sciupato tutto. Non avevo la pi piccola speranza di passa
re quell'esame, perch non mi ero tenuto aggiornato con i compiti.
Mentre prendevo coscienza dell'imminente fallimento, questo brillante
giovane di Detroit fiss sbalordito unaltra orribile verit: se fallivo in
chimica non sarei potuto entrare nel programma di medicina.
Mi sentii invadere dalla disperazione, mentre i ricordi della quinta
classe mi tornavano alla mente: "Chc voti lui preso oggi. Carson?
56

"Ehi. tonto, hai fatto qualcosa di giusto oggi? G li anni erano passa
ti, ma potevo ancora sentire quelle voci beffarde nella mia testa.
Ma chc cosa stofacendo a Yale? Era una domanda legittima, e non
riuscivo ad allontanarla dalla mia testa. Ma chi credo di essere? Solo uno
sciocco ragazzo nero che viene dalla zona povera di Detroit, che non
ce la ptttr maifare a Yale con tutti questi studenti bravi e intelligen
ti. Diedi un calcio a un sasso e lo feci volare nellerba scura. Fu allora che
mi tlissi: Smettila! hai solo peggiorare le cose!"
Ripensai a quegli insegnanti che mi avevano pronosticalo:
"Benjamin, tu sei sveglio e intelligente. Tu farai molte cose".
E l. solitario, camminando nell'oscurit dei mici pensieri, senti
vo la mamma che diceva con insistenza: Bennie. puoi farcela!
Figlio mio. tu puoi fare qualsiasi cosa tu voglia c puoi farla meglio
di chiunque altro, lo credo in te".
M i voltai e cominciai a camminare tra gli alti edifici di stampo
classico, direno verso il dormitorio. Dovevo studiare. M i dissi: "Smetti
di pensare a i fallim ento. Puoi ancora farcela... forse . Guardai in
alto, attraverso le foglie chc palpitavano al vento, stagliate contro il
rosato tramonto autunnale Ma i dubbi insidiavano la mia mente.
Finalmente mi rivolsi a Dio: "H o bisogno di aiuto , pregai. Es
sere dottore c tutto quello che ho sempre desiderato e ora sembra una
cosa impossibile. E . Signore, io ho sempre avuto l'impressione chc
questa fosse anche la Tua volont. Ho lavorato duramente e spinto la
mia vita in quella direzione, presumendo che sarebbe stato ci chc
avrei fatto. Se per fallisco in chimica dovr trovare qualcos'altro da
fare. Ti prego, aiutami a scoprire chc cos'altro potrei tare".
Tornato in stanza, piombai sul letto. Il crepuscolo venne in fret
ta, e la stanza era buia e silenziosa. I rumori serali del campus
riempivano la camera, automobili che passavano, la voce degli stu
denti nel parco sotto la mia finestra, folate di vento chc stormivano
tra gli alberi. Suoni quieti, lo sedevo l. un giovane magro e alto,
con la testa fra le mani. Avevo fallito. M i trovavo davanti a una
sfida chc non potevo affrontare: era troppo tardi.
M i alzai e accesi la lampada sulla scrivania. "Bene", mi dissi
mentre camminavo avanti e indietro nella stanza. indubbio che
fallir in chimica e non potr quindi essere un dottore. Chc cosa mi
resta da fare allora?"
Per quanto considerassi tutte le carriere possibili e immaginabili,
non riuscivo a pensare a niente altro che a essere un medico. Ricor
dai la borsa di studio offertami da West Point. Una carriera di
insegnante? Affari? Nessuna di queste prospettive suscitava in me un
vero interesse.
57

Lai mia mente sinnalz verso Dio. uno struggimento disperato, unin
vocazione. un'afferrarsi a lui: "O mi aiuti a capire quale tipo di lavoro
potrei fare, oppure open un qualche miracolo e mi aiuti a superare
questo esame".
Da quell'istante mi sentii in pace. Non avevo avuto risposta.
Dio non era intervenuto, fugando la mia confusione mentale e mostran
domi una foto di quel che avrei dovuto fare. Tuttavia sapevo chc
qualunque cosa fosse successa, lutto sarebbe andato bene.
Un barlume di speranza, anche se minima, brill nella mia apparen
temente. impossibile situazione. Per quanto mi fossi bloccato all'ultimo
scalino della classe, sin dalla prima settimana a Yale, il professore aveva
una regola chc forse poteva salvarmi. Se gli studenti incapaci riuscivano
bene nellesame finale, linsegnante avrebbe scartato molto lavoro del
semestre, lasciando che il buon punteggio del test finale avesse il suo
peso per l'ultimo esame. IVr me era Punica possibilit di superate Pesame
di chimica
Erano quasi le ventidue e mi sentivo stanco. Scossi la testa,
sapendo che quel miracolo, l'indomani mattina, non si sarebbe po
tuto realizzare.
Ben. tu devi provare", dissi ad alta voce. Devi fare tutto quello
die puoi".
Le due ore che seguirono mi videro seduto e immerso nello studio
del mio ponderoso libro di chimica, memorizzando le formule e le equa
zioni che potevano servire. Qualunque cosa fosse successa durante Pesa
me. ci sarei andato determinato a fare il meglio che potessi. Mi consolai
con la consapevolezza chc. se avessi fallito, avrei almeno avuto un "alto
fallimento".
Mentre scrivevo le formule sul foglio, sforzandomi di ricordare
quello chc per me non aveva alcun significato, nel mio intimo
sapevo perche stavo fallendo. Il corso non era stato difficile c la
verit giaceva in qualcosa di molto pi profondo. Malgrado i mici
alti voti nella scuola supcriore, in realt non avevo imparato proprio
niente riguardo allo studio. In tutto quel tempo mi ero appoggiato
sugli stessi metodi antichi, perdere il mio tempo durante il semestre
e poi lare una bella sgobbata per gli esami finali.
Era mezzanotte. l>e parole sulla pagina si confusero e la mia
mente rifiutava di ricevere altre nozioni. Mi gettai sul letto e bisbi
gliai nelle tenebre: "Signore, mi dispiace. Perdonami per aver delu
so te e me stesso . Poi mi addormentai.
Mentre dormivo feci uno strano sogno e, quando mi svegliai al
mattino, era rimasto incredibilmente nitido come se fosse appena avve
nuto. Nel sogno ero seduto nellaula di chimica completamente solo.
58

La porta si apr e una figura nebulosa entr nella stanza, si ferm alla
lavagna e inizi a svolgere problemi di chimica, lo presi nota di tutto
quello clic veniva scritto.
Svegliandomi, ricordai la maggior parte di quello che era stato rcgi
strato sulla lasagna, e lo scrssi frettolosamente prima chc svanisse dalla
mia memoria. In verit dimenticai alcune delle risposte ma. ricordando i
testi, li controllai sul mio libro. Conoscevo abbastanza la psicologia da
presumere chc. durante il sonno, stavo ancora cercando di risolvere i
problemi non ris*lti.
M i vestii, feci colazione c mi diressi verso laula di chimica con
un senso di rassegnazione. Non ero sicuro di saperne abbastanza
per superare lesame c mi sentivo inebetito per il tentativo disperato
di incamerare, in una sola notte, tutto il lavoro di un semestre.
L'aula era enorme, stipala di singoli sedili di legno. C era posto
per almeno un migliaio di studenti. Nell'aula, davanti, cera una
lunga fila di lavagne. Sulla pedana era posta una grande scrivania
con un ripiano e un lavello per le esercitazioni pratiche di chimica.
I miei passi ri suonavano cupi sul pavimento di legno.
Il
professore arriv e. senza dire mollo, cominci a distribuire
gli opuscoli con le domande per lesame. Ix> guardai, seguendolo
con gli occhi intorno alla stanza. G li ci volle un po' di tempo per
distribuirli ai seicento studenti. Mentre aspettavo, notai lungo una
parete che il sole brillava attraverso i vetri delle finestre ad arco,
tra una giornata troppo bella per fallire l'esame.
Infine, con il cuore che mi batteva violentemente, aprii l'opusco
lo c Ic s m il primo problema In quell istante potevo quasi sentire la
dissonante melodia, trasmessa dalla televisione, della serie TwHigfu
Zone. In effetti sentivo di essere entralo nella "terra di nessuno". Scorsi
velocemente le domande, ridendo silenziosamente, c ricevendo la con
ferma di quello chc avevo immediatamente compreso: i problemi desa
me erano identici a quelli scritti dalla figura nebulosa del mio sogno.
Conoscevo la risposta a ogni domanda della prima pagina. Mor
morai: un dolce regalo di D io", mentre la matita scorreva per
scrivere la soluzione. Finita la prima pagina passai alla seconda c.
di nuovo, il primo problema era uno di quelli chc. nel sogno, avevo
visto scritto sulla lavagna. Non potevo crederci.
Non mi fermai per analizzare quello chc stava succedendo. Ero
cos eccitato per il fatto di conoscere le risposte esatte che scrissi
velocemente, quasi timoroso chc potessi perdere quello che ricorda
vo. Quasi alla fine della prova, quando il ricordo del sogno cominciava
a svanire, non ero pi capace di risolvere ogni problema. Ma sapevo
chc. ormai, avevo fatto abbastanza c chc avrei superato la prova.
59

Dio. tu hai fatto un miracolo", gli dissi lasciando laula. E ti


faccio la promessa chc non ti metter mai pi in una simile situa
zione".
Cumminai nel campus per oltre un'ora, inebriato c tuttavia bisognoso
di solitudine, desiderando capire quello che era Successo. Non avevo
mai avuto prima dallora una simile visione e neppure avevo conosciuto
qualcuno che lavesse avuta. Quella situazione contraddiceva tutto quel
iti che avevo letto sui sogni nei mici studi di psicologia.
L'unica spiegazione possibile mi soonvolsc. l a nsposta era semplice.
Per una qualsiasi ragione, il Dio dell'universo, il Dio che trattiene le
galassie nelle sue mani, aveva visto un motivo per scendere nella camera
di uno studente universitario sul pianeta Terra e aveva mandato un
v>gno a un ragazzo scoraggiato del ghetto che voleva diventare dottore.
Boccheggiai comprendendo quello che era avvenuto. Mi sentivo
piccolo c umile. Infine scoppiai in una sonora risata, ricordando chc la
Bibbia racconta tali eventi, anche se poche erano state le occasioni in
cui Dio aveva dato al suo popolo risposte e direttive specifiche.
Il Signore lo aveva fatto per me nel ventesimo secolo. Malgrado i miei
fallimenti, mi aveva perdonato ed era venuto per rivelarmi qualcosa di
meraviglioso.
Dissi al Signore: "E evidente che tu vuoi io sia dottore. Far
tutto quello che nelle mie possibilit per diventarlo. Imparer a
studiare c ti prometto che non ti far mai pi qualcosa di simile".
Durante i mici quattro anni a Yale ebbi momenti di arresto, ma mai tali
d;i non essere preparati. Iniziai a imparate come studiare, non pi con
centrandomi su cose superficiali o soltanto su quello che i professori mi
avrebbero chiesto all'esame finale. Volevo afferrare tutto nei dettagli.
In chimica, per esempio, non volevo conoscere solo le risposte, ma capire
il ragionamento dietro le fonnule. Da questo, applicai lo stesso principio a
tutte le malene di studio.
Dopo questa cspcricn/a non ebbi pi dubbi che sarei diventato un
medico. Avevo anche limpressione chc Dio non voleva che diven
tassi solo un dottore, ma capivo che aveva un piano speciale per me.
Non sono sicuro che le persone capiscano sempre quando dico
questo, ma avevo la certezza interiore che ero sul sentiero giusto
della mia vita, i tender vhe Dio aveva netto per me. M i sarebbero
accadute grandi cose e io dovevo fare la mia parte, preparandomi
ed essendo disponibile.
Quando affront l'ultim o esame di chimica, Benjamin S. Carson
ottenne 97. allo stesso livello dei primi della classe.

60

Capitolo 9
CAMBIANO LE REGOLE

Durante i mici anni di scuola avevo svolto diversi tipi di lavori,


cosa chc avevo mi/iato a fare nella scuola supcriore lavorando nel
laboratorio. L'estate trascorsa tra gli anni di scuola inferiore c supe
riore del liceo, avevo lavorato alluniversit dello stato di Wayne.
in uno dei laboratori di biologia.
Tra il diploma del liceo e il momento di andare a Yale, avevo un
disperato bisogno di lavorare. Per entrare l dovevo procurarmi de
gli abiti, avevo bisogno di libri, di denaro per i trasporti e per
dozzine di altre spese che sapevo di dover affrontare.
Uno dei consiglieri del nostro liceo. Alma Whittley. conosceva
la mia situazione ed era molto comprensiva. Un giorno le raccontai
la mia storia c lei mi ascolt con evidente interesse. "H o alcune
conoscenze alla Ford M otor Company", mi disse. Seduto accanto a
lei. ascoltai la sua telefonata alla direzione generale. Ricordo le sue
parole: "Ascolta, abbiamo un giovane qui chc si chiama Ben Carson.
E molto intelligente ed ha gi una borsa di studio per andare a Yale
in settembre. Ora il ragazzo ha bisogno di lavorare per mettere da
parte il denaro per quest'autunno". Tacque, ascoltando quello chc
veniva detto dall'altra pane della linea, poi aggiunse: Dovete dar
gli un lavoro".*
L'interlocutore fu d'accordo.
Ero felice chc le i si ricordasse di me.
Il
giorno dopo la fine del mio conto di studi liceali, il mio nome
fu scritto sulla lista degli impiegati della Ford Motor Company a
Dearbom, nelledificio dcU'amministrazionc principale. Lavorai nel
lufficio paghe, lavoro che io consideravo prestigioso o. come
mia madre lo definiva, di alto livello, perch richiedevano che in
dossassi ogni giorno camicia bianca c cravatta.
Quel lavoro mi insegn una lezione importante sull'impiego nel
la societ dopo il liceo. L autorit mi poteva portare oltre la porta.
Se lf estate del I9&8 la signora Whittley mi mand un IngUeito che iniziata
cos Mi ctucdo se ti ricordi di me". Ne fui toccalo e lusingato. Certo che la
ricordavo, come ricordavo chiunque mi era stato iT aiuto come lei. Mi disse di
tiverrni viito in televisione e di aver letto degli articoli su di me Al tempo era in
pensione, vneia nel Sud e voleva mandarmi le sue congratula:ioni

m a la mia attivit e la qualit del m io lavoro eran o il vero banco di


prova. Conoscere sem plicemente molte informazioni, sebbene fosse di
grande aiuto, non era ancora abbastanza. Possiam o dire cos: non
quello che sai. m a il tipo di lavoro che svolgi che fa la differenza.
Quell estate lavorai seriam ente, cosi com e facevo per ogni lavoro,
anche quelli temporanei. In c isi chc sarei stato limpiegato migliore che
mai avessero avuto.
D opo aver com pletato il prim o anno a Yale, ricevetti uno strao r
d in ario lavoro estiv o com e ispettore di una squadra che togliev a i
rifiuti lungo la superstrada. Il governo federale aveva preparato infat
ti un program m a di lavoro rivolto soprattutto agli studenti della citt.
I.a squadra cam m inava lungo la Interstate, v icin o a D etroit e alla
p eriferia occidentale, raccogliendo e insaccando la spazzatura, nel
tentativo di tenere bella e pulita la superstrada.
M olti degli ispettori avevano avuto problem i di disciplina e sv a
riate difficolta e i giovani operai avevano centinaia di ragioni per non
sforzarsi di far bene il lavoro. U no diceva: O ggi fa tro p p o caldo
per lavorare". Un altro: Sono stanchissim o per il lavoro fatto ieri".
E a n c o ra : P erch d o b b iam o fare tu tto q u e sto ? D o m attin a sar
lu tto sporco di nuovo. ('In sap r se ab b iam o o non ab b iam o p u li
to ? " O ppure: Perch ci d ovrem m o am m azzate di lavoro? Non ci
p agano abbastanza per questo!
Appresi le conclusioni tratte d all'altro ispettore: se ognuno dei cin
que o sci giovani del gruppo riem piva due sacchi di plastica al giorno
aveva fatto un buon lavoro.
Sapevo bene invece che tutto questo poteva essere fatto in un'ora.
possibile chc io sia un super-lavoratore, m a mi sem brava proprio
tem po sprecato lasciare che il m io gruppo poltrisse, raccogliendo solo
12 sacchi di pattumiera al giorno. Fin dal prim o giorno, i miei ragazzi
riem pirono quotidianam ente da 100 a 200 sacchi al giorno, ripulendo
lunghi tratti di strada.
I.a portata del lavoro che fece il m io gruppo sbalord il sovrinten
dente del Dipartim ento dei Lavori Pubblici. Mi chiese: "C o m chc i
suoi ragazzi riescono a fare cos tanto lavoro? Nessun gruppo lavora
va cos!
"Ebbene, ho il mio piccolo segreto", rispondevo sorridendo, scher
zando su quello che facevo. Se avessi detto di pi. forse qualcuno si
sarebbe introniesso facendomi cambiare le regole.
U savo un m etodo m olto sem plice, m a non procedevo per le vie
ordinarie. C ondivido questa storia perch penso chc illustri un altro
principio della mia vita. com e quella nota canzone di alcuni anni fa
che dice: "H o fatto tutto a m odo m io". Non perch mi opponga alle

62

regole, sarebbe assurdo fare il chirurgo senza ubbidire a c e n e norme,


ma a volle queste ostacolano c debbono essere ignorale o violale.
Per esem pio, il quarti' giorno ili lavoro dissi ai mici ragazzi " ( )w*gi
far davvero caldo..." "Puoi ben dirlo!" rispose uno di kwoe tutti gli altri
furono immediatamente d'accordo.
Dissi: Bene, allora vi faccio una proposta. A nzitutto, com in
ciando da dom ani, iniziam o alle sei del m attino m entre ancora
fresco... "P er carit! N essuno al m ondo si alza cos presto!"
"S en ti il m io p ia n o " , d issi al ra g a z z o c h c m i a v e v a risp o sto .
Il nostro gruppo doveva lavorare dalle 7.30 fino alle 16.30, con un
ora di riposo per il pranzo. "Se voi ragazzi, e dovete farcela tutti e sei,
sarete pronti a com inciare il lavoro alle sci del m attino, dop o aver
riem pito 150 sacchi sarete lberi per tutta la giornata". Prim a che
qualcuno mi interrompesse spiegai quello chc intendevo dire.
"V edete, se riuscite a raccogliere tutta quella pattumiera in due ore,
vi riporto a casa e voi siete liberi per il resto della giornata. E avrete
comunque guadagnato b paga di un giorno intero. M a dovete riem pire
150 sacchi. non im porta quanto tem po ci m etterete.
D iscutem m o a lungo, ma com presero quello che volevo. C e ra n o
voluti solo un paio di giorni per spingerli .i raccogliere cento sacchi al
giorno e nel pom eriggio il lavoro diventava pesante per il gran caldo.
Ma loro am avano stuzzicare gli altri gruppi vantandosi della loro de
strezza. cos erano pronti per la nuova sfida. Questi ragazzi stav ano
im parando a essere orgogliosi del loro lavoro, per quanto molti di loro
lo considerassero umile.
Furono d 'acco rd o con la mia proposta e il m attino seguente tutti
c sci si presentarono alle sei del mattino, h com e lavorarono: fati
cosam ente e velocemente! Im pararono a ripulire un intero tratto di
superstrada in due o tre ore. m entre prim a la stessa quantit di
lavoro aveva richiesto tutto il giorno.
"B ene, ragazzi", dissi appena term inai di contare i sacchi. "Per il
resto della giornata facciam o riposo!" I ragazzi am avano il lavoro c
lo facevano allegram ente. I m om enti m igliori erano per noi quando
ci recavam o al D ipartim ento dei Trasporti p er le nove del mattino,
proprio m entre gli altri gruppi si avviavano al lavoro.
"A ndate al lavoro oggi, giovanotti?" urlava ridendo uno dei mici
ragazzi. Un altro aggiungeva: "lih i. ragazzi, non c m olla spazza
tura l fuori oggi. Superm an c le sue frecce infuocate hanno ripulito
la m aggior parte della strada".
"S periam o che l al sole non vi bruciate troppo! U rlarono m en
tre il camion partiva.

63

ev idente chc gli ispettori sap ev an o q u ello ch c stav o facendo


perch ci vedevano tornare indietro e sapevano di sicuro della n o
stra levataccia m attutina. Non mi dissero mai nulla. Se lo avessero
fatto non avrei dovuto fare a ltro c h produrre l'ev id en za del nostro
lavoro.
Non avrem mo dovuto lavorare in quel modo perch le regole stabili
vano un determinato num ero di ore di lavoro. Tuttavia nessun ispettore
fece mai comm enti su quello che facevo con la mia squadra. Io credo,
per, chc pi chc altro stessero /itti perch noi non stilo eseguivamo il
lavoro, ma lo facevam o m eglio e pi velocem ente di qualsiasi altro
gruppo.
A lcune persone sono nate per lavorare c altre vi sono spinte dalle
situazioni. M a fare quello che deve essere fatto, bene c in fretta per
quanto possibile, stata la mia strategia per ogni cosa, inclusa la medici
na Non dobbiam o necessariamente aderire a regole rigide se riu sc ia
m o a tro v are un m odo ch c fu n zio n i m eg lio , ragionevole e che non
crei problemi. Qualcuno mi la detto chc la creativit e sem plicemente
imparare a fare qualcosa con una prospettiva diversa. E forse si trattava
proprio di questo: essere creativi.
L estate seguente, dopo il m io secondo anno a ll'u n iv ersit, to r
nai a D etroit per lavorare ancora com e sorvegliante della squadra
per la pulizia delle strade. A lla fine d e ll'a n n o precedente C ari
Seufert, il dirigente del D ipartim ento dei T rasporti, m i aveva salu
tato con le parole: T o m a l estate prossim a: ci sar sicuram ente
un posto p er te".
Tuttavia leconomia croll nell'estate del 1971. specialm ente nella
capitale dell'industria autom obilistica. Il lavoro di ispettore, perch
ben pagato, era incredibilm ente difficile da ottenere. Molti degli
studenti chc ottenevano tale lavoro avevano im portanti appoggi a
livello politico o personale. Erano stati assunti con mesi di anticipo
mentre io mi trovavo ancora nel New I laven.
Poich C ari Seufert mi aveva prom esso un lavoro non pensai di
conferm arlo durante le vacanze di N atale. Q uando presentai la d o
m anda alla fine di m aggio, la direttrice del personale m i disse:
"Spiacente, non c c pi posto . Mi spieg la situazione di poco
lavoro e m olte richieste, cosa che io gi sapevo.
Non biasim ai quella donna c sapevo che discutere con lei non
sarebbe servito a nulla. Avrei dovuto presentare prima la mia d o
manda com e avevano fatto gli altri. E ro fiducioso chc avendo lavo
rato ogni estate avrei trovato facilm ente un altro im piego.
Mi sbagliavo. C om e centinaia di studenti universitari, scoprii
che non esisteva lavoro da nessuna parte. Battei le strade per due

settimane. Ogni m anina prendevo lautobus, andavo in citt e presenta


vo la mia domanda a ogni azienda che trovavo.
Spiacente, niente lavoro". Devo aver sentito quelle parole, con qual
che varia/ione, un centinaio di volte. Talvolta sentivo veni comprensione
nella voce di chi mi parlava. In altri posti mi sentivo come l'ennesim a
persona che si era presentata, e il direttore era stanco di ripetere a tutti
la stessa cosa e desiderava soltanto clic me nc andassi.
In mezzo a questa deludente ricerea di lavoro, spunt Ward Randall.
Jr. come una luce nella mia vita.
W ard, un procuratore bianco dell'area di D etroit, si era diplom ato
a Yale due decenni prim a di m e. C e ra v a m o incontrati nella locale
sala degli studenti m entre ero ancora al college. G li piacevo perch
condividevam o un profondo interesse per la m usica classica.
Durante lestate del 1971. m entre cercavo lavoro a D etroit, ci
incontravam o spesso per pranzo c poi andavam o ai concerti pom e
ridiani. Per la m aggior parte si trattava di concerti d organo in una
delle chicsc della citt.
O ltre a questo. W ard mi invitava spesso ad andare con la sua
fam iglia a vari concerti e auditorium c mi introdusse in molti circoli
culturali di Detroit chc non avrei mai avuto lu possibilit di fre
quentare per la mia situazione finanziaria. Era un uom o veram ente
gentile, mi stato di grande incoraggiam ento e ancora oggi non
posso chc apprezzarlo.
D opo aver cam m inato per tutta la citt, alla fine d ecisi: Mi far

delle regole personali al riguardo. Ho tentato tutte le vie con


venzionali per trovare un lavoro e non ho trovato nulla. Nulla.
Nulla.
Poi mi ricordai del m io colloquio regionale per entrare a Yale e
d ella persona con cui avevo p arlato , un g en tilu o m o chiam ato
Standart. Era anche il vicepresidente della Young e Rubicum , una
delle pi grandi com pagnie pubblicitarie.
C ercai di contattare anzitutto il personale della sua com pagnia
ricevendone le parole ben note: "M i dispiace, non abbiam o disponi
bilit di lavori tem poranei".
G e ttan d o lo ntano l'o rg o g lio e so m m in istra n d o m i un altro
discorsetto, montai suHasccnsore c mi diressi verso la direzione.
Poich il signor Standart mi aveva intervistato per Yale dandomi
una buona raccom andazione, pensavo dovesse avere una buona opi
nione di me. Non avevo per pensato a com e superare l'ostacolo
della sua segretaria. R icordai chc nessuno, e nel m odo pi assoluto,
entrava nel suo ufficio senza un appuntam ento. Poi mi dissi: "C he
cosa ho da perdere?"

65

Q uando la segretaria mi guard, dissi: Mi chiam o Ben C arsi


Sono uno studente di Yale e vorrei vedere il signor Standart solo per
minuto".
Vado a vedere se c libero". And nel m io ufficio e un minuto dopi
signor Standart siesso venne fuori. Sorrideva mentre i suoi occhi incontrav
no i miei e lui mi tendeva la mano. Gentile da parte tua di venirmi
tro v a re " , m i d is se . C o m e v a n n o le c o se p e r te a Yale
A ppena term inate le form alit gli dissi: "Signor Standart, I
bisogno di lavorare, e passo dei mom enti terribili cercando di trov
le un'occupazione. L 'h o cercata da due settim ane ogni giorno sen;
alcun risultato".
"D ici davvero? Hai chiesto qui all'u fficio del personale?"
M i hanno detto di no anche qui , risposi.
Va bene, vedrem o quello che si pu fare". Il signor Stand
sollev il telefono c fece un paio di numeri, m entre io am m iravo
suo im ponente ufficio, lira esattam ente com e un fantastico insien
di uffici dirigenziali chc avevo visto in televisione.
N on sentii il nom e della persona con cui p arl , m a com presi
resto delle sue parole: M ando un giovanotto al tuo ufficio. Si chiani
Ben Carson. Trovagli un lavoro*.
Tutto qui. Non veniva detto com e un ordine, m a com e una sen:
plico direttiva da una persona che aveva l'autorit di dare quel tip
di ordine.
Dopo averlo ringraziato tom ai all'u ffic io del personale. Quest
volta fu lo stesso direttore a parlarm i: Non abbiam o bisogno tl
personale, ma possiam o m etterti .1 sm istare la posta".
"Q ualunque cosa. Ho proprio bisogno di un lavoro per il resti
dell'estate".
Il lavoro si rivel un vero divertim ento perche andavo in giro pei
la citt consegnando c ritirando lettere e pacchi.
Avevo solo un problem a. Quel lavoro non mi fruttava abbastan
za denaro per m etterne da parte per la scuola. D opo tre settimane
feci la m ossa seguente. Decisi che dovevo lasciare quel lavoro c
trovarne uno chc fosse m eglio pagato. Per rinforzare la mia decisio
ne mi dissi: "Dopotutto ha funzionato bene con il signor Standart".
A ndai al D ipartim ento dei T rasporti e parlai ;i C ari Seufert.
Ci avvicinavam o alla fine di giugno. Ogni posto era occupato e da
parte mia sem brava audace lare quel tentativo, ma lo feci comunque.
Andai direttamente nell'ufficio del signor Seufert e lui, gentilmente,
mi dedic del tem po. D opo aver ascoltato il m io racconto estivo mi
disse: "Ben, per un giovanotto come te si trova sempre un lavoro. Fra il
supervisore generale del personale per la costruzione, la pulizia e il

m antenim ento delle autostrade. Mi disse: Poich tutti i lavori di


sorveglianza del personale sono stati assegnati dobbiam o trovare un
altro lavoro". Riflett per qualche istillile, poi disse: Formiamo un'altra
squadra cosi lu avrai il lavoro".
E questo esattam ente quello che lece il signor Scufcrt. Usando
inventiva e un p o di audacia, riebbi il m io vecchio lavoro. Adottai
le stesse tattiche, gi collaudate, con il m io nuovo gruppo di sei
persone, e il lavoro fu efficiente com e Tesiate precedente.
V edevo di frequente C ari Scufcrt quando andavo in ufficio o
quando lui veniva a controllare sul posto di lavoro. Trovava sempre
tem po per parlare con me. Pi di una volta mi disse: Ben. sci un
bravo ragazzo. Siam o fortunati ad averti".
Una volta m ise il suo braccio sulla m ia spalla dicendom i. Tu
sei un uom o chc sa quello chc vuole c potrai fare qualunque cosa
deciderai di intraprendere".
M entre ascoltavo le sue parole mi risuonavano nella m ente q u el
le di mia m adre e mi piaceva ascoltarle: Ben, tu sei una persona di
talento e puoi fare tutto quello chc vuoi, lo credo che farai grandi
cose c sono felice di conoscerti". Mi sono sem pre ricordato di
quelle parole.
L estate seguente, nel 1972. lavorai per la com pagnia Chrysler
Motor, m ontando i parafanghi. Tutti i giorni andavo al lavoro e mi
concentravo per fare del m io meglio. Per alcuni sar difficile crederlo,
ma dopo solo tre mesi ricevetti riconoscim enti c una prom ozione.
V erso la fine d ell'estate mi destinarono a ispezionare le aperture di
ventilazione sul vetro posteriore delle auto sportive. Dovetti guidarne
alcune al luogo dove le parcheggiavam o per il trasporto alle sale
d'esposizione. Mi piacevano le cose chc facevo alla Chrysler e ogni
giorno l mi conferm ava quello che gi sapevo.
Q uell'estate im parai una grande lezione: una che non dim enti
cher mai. Mia m adre mi aveva insegnalo parole di sapienza m a.
com e m olti giovani, non vi avevo prestato molta attenzione. Ora
sapevo, in base alla m ia propna esperienza, q uanto avesse ragione.
Non im porta il tip*' di lavoro n quante ore devi lavorare. Q uesto
vero anche per un lavoro estivo. Se sei diligente e fai del tuo m e
glio. sarai riconosciuto per quello c h c vali c andrai avanti.
Mia m adre mi aveva dato gli stessi co n sig li, anche se in m odo
d iv e rso : "B e n n ie . non p ro p rio im p o rtan te d i ch e co lo re tu sia.
Se sc i b rav o , sap ra n n o ric o n o sc e rti co m e ta le . P e rc h la g e n te ,
an ch e se so tto p o sta a p re g iu d iz i, v u o le sem p re le c o se m ig lio ri.
Devi solo fare del 'm e g lio ' lo scopo della tua vita".
Sapevo chc aveva avuto ragione.

67

Durame il perodo univ ersitario fui sempre turbato dalla mancanza di


denaro. C erano state tuttavia due situazioni, durante i miei studi a Yale.
che mi ricordavano chc Dio si prendeva cura di m e c avrebbe sempre
provveduto alle mie neoeradL
la n to per com inciare, durante il m io secondo anno di universit
avevo poco denaro. Poi. improvvisamente, il denaro svani del tutto, non
ne avevo neppure quanto bastava per pagare l'au to b u s per andare e
tornare dalla chiesa. In qualunque modo guardassi la situazione, testava
il latto che non e era la prospettiva di vedere un p o ' di denaro per
almeno altre due settinunc.
Quel giorno cam m inavo solo, lamentandomi della mia situazione,
stanco di non avere abbastanza denaro p er com prarm i le cose che
mi servivano quotidianam ente, cose semplici com e un dentifricio o i
francobolli ITBfl i : "Signore, aiutam i, ti prego. D am m i alm en o il
denaro per l autobus, perch possa andare in chiesa".
Sebbene avessi vagabondato senza meta, alzai gli occhi e mi resi
co n to di trovarm i nella vecchia u niversit, v icin o alla cap p ella di
Battei). Avvicinandomi alla rastrelliera delle biciclette, guardai in ter
ra. Un biglietto da dieci dollari giaceva, lutto raggrinzito, sul terreno
a un metro dai mici piedi.
G razie, m io Dio! dissi mentre lo prendevo, incapace di credere
che avevo del denaro in mano.
L anno seguente mi ritrovai nella stessa situazione: neppure un
centesim o in tasca e nessuna possibilit di riceverne. N aturalm en
te. rileci la strada lino alla vecchia cappella, cercan d o un biglietto
da dicci dollari. N on ne trovai.
La mancanza di denaro, tuttavia, non era il solo problem a di quel
giorno. E ro stato informato, poche ore prima, chc i compiti dell'esam e
di psicologia. "Pcrceptions 301. erano stati bruciati inavvertitamente.
Avevo gi fatto I esame due giorni prima ma. insieme agli altri studenti,
avrei dovuto ridarlo. Cos, con altri 150 ragazzi, mi recai all'auditorium
designato per ripetere l'esame.
Appena consegnati i test ja professoressa usc dalla classe. Prima
che avessi avuto la possibilit di leggere la p rim a dom anda, sentii
dietro di me dei forti lamenti. Vogliono scherzare?*' qualcuno disse ad
alta voce.
Guardai le domande, e neppure io riuscivo a crederci. Erano incredi
bilmente difficili. |xt non dire impossibili. Ognuna di esse conteneva una
traccia di quello che avrem mo dovuto conoscere del corso, ma erano
cosi intricate che. immaginai, anche un esperto psichiatra avrebbe avuto
problemi a risolverne alcune

hX

"Dimentica tutto, sentii una ragazza dire a un'altra. "Andiamocene a


casa e studiamo questo testo. Diremo chc non abbiam o letto l'annuncio
e quando ripeteremo Pesame saremo pronte.
L'am ica fu d accordo e. silenziosamente, uscirono dall'aula.
S ubito dopo tre altri im pacchettarono i loro fogli. Altri ancora si
dileguarono. D opo dicci minuti chc lesam e era iniziato eravam o
diventati un centinaio circa. Ben presto per met della classe se n'era
andata c lesodo continu. N eppure uno studente consegn il testo
prima di andarsene.
lo
continuai a osservare i fogli pensando: come pretendono che
possiamo conoscere questa roba? F eci u n a p a u sa p e r g u a rd a rm i
in to rn o c . o ltre m e. c o n ta i se tte stu d e n ti c h c e sa m in a v a n o il
test o.

M ezzora dopo l'in iz io dcHcsam c. ero rim asto l'u n ico studente
nell'aula. E ro tentato di andarm ene com e gli altri, ma avevo letto
lavviso e non potevo mentire dicendo di non averlo fatto. Per tutto
il tem po che scrivevo le mie risposte pregavo che D io mi aiutasse a
capire quello chc dovevo scrivere. Non feci pi attenzione ai passi
c h e si allontanavano.
Im provvisam ente la porta d e llaula si apr rum orosam ente inter
rom pendo il corso dei miei pensieri. V oltandom i, il m io sguardo
incontr quello della professoressa. Allo stesso tem po mi resi conto
che nessun altro stava ancora cercando di rispondere alle dom ande.
I,a professoressa si diresse verso di me. C on lei c 'e ra un fotografo
del Daily .\V \ di Yale chc si ferm e mi scatt delle foto.
C he sta succedendo? chiesi
una burla , disse l'insegnante. V olevam o vedere chi era lo
studente pi onesto della classe . Sorrise ancora. Sci tu .
La professoressa fece poi qualcosa di m eglio: mi porse un b i
glietto da dicci dollari.

69

Capitolo IO

UN PASSO IMPORTANTE
M i hanno sem pre chiam ata C andy. m i disse. "M a il m io nom e
I Picena Rustin".
Per un attim o la guardai, incantato dal suo sorriso. Piacere di
conoscerti", replicai.
Era una delle m atricole chc avevo incontrato quel giorno al
Country Club di G rosse Pointe. Molti facoltosi cittadini del Michigan
vivevano in questa citt, e spesso i turisti venivano per am m irare le
case dei Ford e dei Chrysler.
Yale aveva organizzato un ricevim ento per le nuove m atricole e
io, insiem e a un certo num ero di anziani, partecipavo al benvenuto
per gli studenti del M ichigan. Per me aveva voluto dire m olto avere
alcuni collegam enti quando ero venuto via dal liceo e. quando pote
vo. e ro contento di incontrare e aiutare i nuovi studenti.
C andy era m olto carina. Ricordo di aver pensato: proprio una
bella ragazza. A veva un'esuberanza che mi piaceva. Era efferve
scente: si intratteneva piacevolm ente parlando a questo e a quello.
Rideva facilm ente e mi fece sentire bene durante quei pochi minuti
d ie parlam m o insiem e.
Alta quasi un m etro e ottanta, Candy era d i poco pi bassa di
ine. I suoi capelli erano vaporosam ente arruffati intorno al viso
nello stile popolare africano. Pi di tutto, per, mi sentivo attirato
dalla sua personalit effervescente. Forse perch ho la tendenza a
essere tranquillo e introverso, m entre lei era cos aperta ed estro v er
sa, I am m irai fin dal principio.
Amici com uni di Yale mi dicevano spesso: "B en. dovresti veder
li spesso con C andy . Scoprii pi tardi che quegli stessi am ici dice' ano a lei: C andy. tu e Ben C arson dovreste uscire insieme.
Sembrate fatti l'u n o per l'altro".
tju an d o c'incontram m o avevo appena iniziato il m io terzo anno
li universit e non mi sentivo pronto per un rapporto affettivo. Con
I. mancanza di soldi, con lintenzione di diventare dottore e i lunItlii anni di studio e internato che dovevo affrontare, l ultim a cosa
. Ih- avevo in m ente era l'am ore. E ro andato troppo avanti per essere
dlMnlto da una storia d am ore. C era anche un altro fattore chc
inscriva nel quadro: sono piuttosto tim ido e non avevo avuto

711

molti appuntamenti. Ero uscito con piccoli gruppi, qualche volta con le
ragazze, ma non avevo mai avuto relazioni serie. E a dire il vero non ci
ivns.ivo neppure.
Una volta iniziate le lezioni, vidi Candy occasionalm ente in quan
to am bedue eravam o nel program m a di prepara/ione allo studio
della medicina. "C iao", le dicevo. "C om e vanno gli studi?
"In m odo fantastico!" mi rispondeva norm alm ente.
La prim a volta le chiesi: Sci ben inserita, allora?"
"SI. penso che, per finire, prender dei bellissim i voti".
M entre chiacchieravam o pensavo: questa ragazza dev'essere ve
ramente sveglia. E lo era.
Fui ancora pi sorpreso quando appresi chc suonava il violino nel
l'orchestra sinfonica di Yale e nella Societ di Bach. Sicuramente rum un
posto per chiunque sapesse solo suonare uno strumento. Quei giovani
erano m usicisti di classe. C on il passare delle settim ane c dei m esi,
im parai altre cose interessanti riguardo a C andy Kustm. Il fatto che
avesse un talento musicale e conoscesse la musica classica ci permette
va di fare quattro chiacchiere insieme quando ogni tanto ci vedevamo sul
campus.
T uttavia. Candy era solo u n 'a ltra studentessa, una persona sim
patica, m a non sentivo niente di particolare nei suoi confronti, f o r
se. con la testa nei libri c la m ia visione sugli studi di m edicina, non
mi perm ettevo di considerare che cosa provassi veram ente per la
brillante c ingegnosa Candy Rustin.
Intorno al periodo in cui C andy e io avevam o iniziato a parlare
pi spesso c pi a lungo, la chiesa chc frequentavo nel New Havcn
ebbe bisogno di un organista.
A vevo parlato a Candy pi volte del nostro direttore della corale.
A ubrey T om pkins, perch costui era una com ponente im portante
della m ia vita. D opo essere entrato a far parie del coro della chiesa.
A ubrey passava a prenderm i le sere del venerd per fare le prove.
Durante il secondo anno il m io com pagno di stanza. Larry Harris,
anche lui un credente, si un al coro. Spesso nelle sere del sabato
Aubrey portava sia Larry sia me a casa sua. cos conoscem m o bene la
sua famiglia. Altre volte ci mostrava le bellezze di New Haven. Fanatico
del teatro, spesse volte mi invit ad andare con lui, le sere del sabato, al
Metropolitan di New Y ori.
"Sai, C andy, le dissi un giorno. "M i c venuto in m ente qualco
sa. T u sei una m usicista e la nostra chiesa ha bisogno di qualcuno
chc suoni lorgano. C hc cosa nc pensi? T i interessa? La chiesa paga
lorganista, ma non so dirti quanto . Non esit neppure e rispose: C er
tamente sari felice di pro v aci.

71

T acqui un m om ento, poi ripresi: Pensi di p oter suonare senza


problemi? Aubrey spesso ci sottopone dei pezzi molto difficili.
"C redo di poter suonare qualsiasi cosa con un pi*' di pratica".
C os parlai di Candy ad A ubrey T om pkins. R ispose: "F an tasti
co! Portala per un'audizione".
C andy arriv alla successiva prova del c o ro e suon sul grande
organo elettrico. Suon bene, ed e ro felice di vederla l. m a il violino
era il su vero strum ento. Era cap ace di suonare qualsiasi spartito
scritto per violino. Per quanto Candy avesse suonalo P organo per la
consegna dei diplomi di maturit, non aveva avuto molte occasioni per
tenersi in esercizio. Non aveva alcuna idea che A ubrey volesse asse
gnarci in partiture difficili, particolarm ente M ozart, e lei non era p ro
prio allaltezza.
A ubrey la fece suonare per alcuni m inuti, poi le disse gentilm en
te: "A scolta, cara, perch non canti nel coro?"
A vrebbe potuto sentirsi offesa, ma C andy aveva abbastanza fi
ducia in s stessa da prenderla bene. M aestra di violino, l'o rg an o
non era il suo strum ento principale. "B ene", disse. "S uppongo di
non essere cos brava con questo strum ento .
Cos Candy si diresse verso di noi e si un al coro. A veva una
bella voce da m ezzosoprano e io ero felice di vederla tra noi. Era
un tocco in pi per il coro. Fin dalla prim a sera tutti lapprezzarono
e poich a lei piaceva cantare con noi la chiesa di M onte Sion
divenne anche la sua.
Non era molto religiosa, non parlava molto di cose spirituali c non
aveva vere conoscenze bibliche. Ma era aperta e pronta a imparare.
D opo chc C andy inizi a frequentare la chiesa si iscrisse a spe
ciali corsi biblici che duravano d a llautunno alla prim avera. A vevo
preso l abitudine di an dare con lei una o d u e volte alla settim ana,
im parando io stesso m olto sulla Bibbia e. allo stesso tem po, g o d en
d o la sua compagnia.
Nelle sue riflessioni sul proprio viaggio spirituale. Candy dice di
aver sem pre avuto desiderio di Dio. Ma che cosa aveva trovato
nella nostra comunit? "La gente, dice. "Mi hanno portato alla fede con
amore".
La sua fam iglia pens che fosse strano chc lei andasse in chiesa
al sabato. Alla fine per non solo accettarono la sua decisione, ma
anche la mamma divenne una cristiana impegnata.
Candy e io prendem m o presto l'abitudine d incontrarci dopo le
lezioni. C am m inavam o insieme nei viali dell'universit e occasional
mente andavamo a New llavcn. Candy cominciava a piacermi.

72

Poco prim a del giorno del R ingraziam ento del 1972. quando ero
all'u ltim o anno a Yale e Candy era al suo secondo anno, l'u fficio
am m inistrativo, ci pag le spese per reclutare giovani studenti nella
scuola superiore dell'area di Detroit. Ci diedero dei fondi per le
spese, cos io affittai una piccola Pinto. e con il resto ilei soldi
potevam o andare a m angiare in diversi ristoranti tipici. Eravam o
solam ente noi due e trascorrem m o uno splendido periodo.
P a ssam m o m o lto te m p o in sie m e e le n ta m e n te mi resi c o n to
c h e C a n d y mi p ia c e v a se m p re di p i . P i di q u a n to io ste sso
m e ne ren d essi c o n to ; pi di (p ian to a v essi m ai a p p re z z a to una
rag azza.
L universit aveva reclutato Candy e me per intervistare gli studenti
che al SA T avevano avuto il punteggio pi alto. Dopo essere andati in
tutte le scuole pubbliche di D etroit, non trovam m o un solo studente
che avesse ottenuto quel punteggio. Per trovare studenti da intervistare
Candy c io dovemm o recarci nelle comunit pi floride come Hlattmfield
H ills e Cross*- Pointe. Intervistam m o molti studenti chc volevano
discutere la possibilit di frequentare Yale, m a non ne reclutam m o
neppure uno.
I>uninie il viaggio. ( andy conobbe mia madre e alcuni dei mici amici.
Fu cos chc finim m o con il rim anere a Detroit pi a lungo di quanto
avessi programmato. Sennonch il giorno seguente avrei dovuto restitu*
re la Pinto allagenzia per le otto del mattino. Voleva dire che dovevamo
tornare a Yale senza soste.
A veva fatto m olto freddo. Il giorno prim a c era stata una leggera
nevicata e molta neve si era gi sciolta Da quando avevam o lascia
to Yale, dicci giorni prim a, non avevo avuto neppure unii notte di
com pleto riposo, a m otivo del nostro lavoro c del desiderio di p as
sare il tem po con gli am ici.
Non so se riuscir a stare sveglio", dissi a C andy con uno
sbadiglio. G ran parte del viaggio si sarebbe svolto su llautostrada
federale, il che lo rendeva piuttosto monotono.
Successivam ente Candy e io non ci trovam m o d accordo sulla
risposta che lei aveva dato. Io credevo chc avesse detto qualcosa
tipo: N on preoccuparli. Ben. ti terr sveglio io'*. Lei non aveva
dorm ito pi di quanto avessi fatto io. cos disse che le sue parole
erano state: "N on preoccuparti, Ben. tu starai sveglio.
Iniziam m o il viaggio verso il C onnecticut. 11 lim ite di velocit
per quella direzione era di 70 m iglia a llora, m a probabilm ente io
andavo quasi a 90. C hc cosa poteva essere pi noioso per il mio
co rpo stanco e la m ente assonnata, chc guardare le infinite linee
della strada luccicare in una notte buia c senza luna?

Nel lasso di tem po necessario per arrivare al confine con l'O h io .


Candy si era addorm entata e non mi sentivo di svegliarla. A vevam o
trascorso un periodo stupendo, ma i giorni lontani dall'universit erano
stati pesanti per tutti o due. Pensai che m sarebbe riposata per un paio di
ore e poi al risveglio avrebbe guidato lei.
A lluna del mattino stavo sfrecciando lungo lautostrada 80 e ricor
do di aver visto un cartello indicante che ci avvicinavamo a Youngstown
ncll'Ohio. L'auto volava a 90 miglia all'ora e le mie mani erano rilas
sate sul volante. Il riscaldam ento tenuto al m inim o ci faceva sentire
a nostro agio, lira passata m ezzora o pi da quando avevo visto
u n altra auto e io mi sentivo rilassato. T utto era sotto controllo.
Poi presi a fluttuare in un piacevole sonno.
Le vibrazioni d ellauto che strisciava contro i pali della luce chc
separano ogni corsia, mi riportarono alla realt. 1 mici occhi si
spalancarono m entre le ruote anteriori finivano sulla banchina di
ghiaia posta ai bordi della strada. La Pinto usc dalla strada con i
fari puntati verso loscurit di un profondo burrone. Tolsi veloce
m ente il piede daH 'accelcratore, afferrai il volante e sterzai violen
tem ente a sinistra.
In quei pochi secondi vidi passare davanti agli occhi tutta In mia
vita. A vevo sentito dire che scene della vita scorrono nella m ente al
rallentatore prim a di morire. Questo il preludio della morte. Sto
per morire, pensai. Una rassegna degli avvenim enti, dalla prima
infanzia al m om ento presente, mi attraversarono la m ente. Questo
tutto. Questa la fine. I x parole mi rintronavano nella testa.
A quella velocit l'au to avrebbe dovuto capottarsi, m a accadde
qualcosa di strano. A causa della m ia violenta sterzata, lau to co
m inci a girare su s stessa com e una trottola. Allentai la stretta sul
volante, con la m ente concentrata sulla morte im minente.
A llim provviso la Pinto si ferm nel bel m ezzo del sentiero
v icino ili bordo della strada, rivolta nella giusta direzione c con il
m otore ancora in funzione. C osciente a m alapena di quanto stessi
facendo, con la m ano che mi trem ava girai lentam ente il volante e
riportai l'au to sul m argine della strada. Un attim o dopo sfrecci su
quella corsia un enorm e cam ion da trasporto
Spensi il m otore c cercai d i tranquillizzarm i, provando a respira
re norm alm ente. Sentivo il cuore com e se battesse 200 volte al
m inuto. "S ono vivo", mi ripetevo. "G loria a Dio. Non riesco a
crederlo, m a sono vivo. G razie. Signore. O ra so che tu hai salvato
le nostre vite".
C andy doveva essere veram ente stanca, perch aveva dorm ito
durante tutta quella terribile esperienza. M a la mia voce dovette

74

raggiungerla nel sonno, perch apr gli occhi: "Perch hai parcheggiato
qui? Qualcosa non va con l'auto?
"T utto bene", risposi, "to m a a dorm ire".
La m ia voce dovette suonarle tagliente, perch continu: "N on
fare cos. Ben. Mi dispiace di esserm i addorm entata. Non volevo,
credim i".
Respirai profondam ente. "V a tutto bene", le dissi, sorridendole
n ellom bra.
"N on pu essere chc tutto vada bene se non ti m uovi. Chc cosa
c che non va? Perch ci siam o ferm ati?
Mi chinai e accesi il motore. O h, mi sono riposato un m om en
to", risposi sem plicem ente, m entre com inciavo ad accelerare e mi
inserivo sulla strada.
Ben. ti prego..."
C on un senso di tim ore e di sollievo, lasciai chc l'a u to arrivasse
ad uno stop sul bordo della strada e spensi il motore.
"B ene", sospirai. "M i ero addormentato..."
Il cuore mi batteva ancora all'im p az z a ta c i m uscoli eran o tesi,
mentre le raccontavo quanto era accaduto. Ilo pensato che saremmo
morii am bedue", conclusi. Quasi non riuscivo a dire le ultime parole a
voce alta.
C andy stese la m ano e tocc la mia. "Il Signore ha risparm iato le
nostre vite. Ha un piano per noi".
Ne sono certo", risposi, sentendom i sicuro quanto lei.
N essuno di noi dorm per il resto del viaggio. Parlam m o tutto il
tem po, c le parole fluivano continuam ente tra di noi.
A un certo punto Candy disse: "B en. perch tu sei sem pre cos
gentile con m e? C om e stanotte, per esem pio. Mi sono addorm enta
ta m entre tu avresti voluto che stessi sveglia e ti parlassi.
Beh. sar sem plicem ente perch sono un bravo ragazzo".
"C redo chc ci sia qualcosa di pi. Ben .
"O h. mi piace essere carino con le studentesse del secondo anno
a Yult'".
Ben! Sii serio".
La prim a pennellata di violetto dipinse l'orizzonte. G uardavo
diritto davanti a m e con le mani ferm e sul volante. Q ualcosa di
strano m i palpit nel petto m entre Candy insisteva.
"Perch? Era difficile sm ettere di giocare, difficile lasciar cad e
re la m aschera e dire queste parole: "S uppongo chc sia perch tu mi
piaci. C redo chc tu mi piaccia m olto.
A nche tu mi piaci m olto. Ben. pi di chiunque altro abbia mai
incontrato .

75

iNon risposi, lasciai chc l au to rallen tasse, accostai e mi ferm ai.


Ci volle solo un m om ento perche m ettessi le mie braccia aito m o a
Candy e la baciassi. Era il nostro primo bacio. In qualche modo sapevo
chc aveva contraccambiato il mio bacio.
E ravam o due giovani ingenui e nessuno di noi due sapeva m ollo
sugli appuntam enti o su com e portare avanti un rapporto. M a am be
due sapevam o una cosa: ci amavamo.
Da allora Candy c io divenim m o inseparabili. trascorrevam o ogni
m inuto libero insiem e. curioso per chc il nostro rapporto sem pre
pi profondo non mi distolse dagli sludi. C on Candy al m io fianco
e continuam ente incoraggiato da lei. nu sentivo ancora pi stim ola
to ad andare avanti seriam ente.
N em m eno Candy si sottrasse ai suoi studi. Era specializzata in
tre discipline, seguiva corsi di m usica, di psicologia c faceva co n
tem poraneam ente linternato. Di conseguenza lasci cadere linter
nato concentrandosi di pi sulla m usica. Candy una delle persone
pi brillanti chc io conosca, capace di fare qualsiasi cosa.*
Un problem a che turbava m olte persone nel program m a di pre
parazione allo studio della m edicina, era riuscire poi a entrare nella
facolt di medicina. Il sistem a universitario richiede che gli studenti
svolgano un co rso di quattro anni dopo il quale, se am m essi, alla
facolt di m edicina, devono seguire altri q uattro anni di studio in
tensivo.
U no dei miei colleghi di studio diceva spesso: "S e non riesco ad
accedere alla facolt ho proprio sprecato tutto questo tem po .
"N on so se riuscir a entrare a S tanford", mi disse uno studente
d o p o a v e r sp e d ito la d o m a n d a . "O in q u a lu n q u e a ltro p o sto " ,
aggiunse.
Un altro m enzion un'universit diversa, ma il problem a degli
studenti era essenzialm ente Io stesso. Mi trovai raram ente coinvolto
in quelle che chiam avo "fantasie", ma questo lipo di conversazioni
avvenivano spesso, specialm ente durante q u e llultim o anno.
Una volta, m entre queste 'fa n ta sie andavano avanti e io non
entravo nella conversazione, uno dei miei am ici si rivolse a me:
C arson. m a tu non sci preoccupato?"
Risposi: No Io andr alla facolt di m edicina dell'universit del
M ichigan".
"C om e fai a esserne cosi sicuro?"
" sem plice, a dire il vero. L 'u n iv ersit appartiene a m io Padre".
N o n f u i a ffa n o s o r p r e s o d i s a p e r e ch e, d u ra m e i l te m p o c h e tu o n c o n I 'O rc h e
stra S in fo n ica d i Y ale, C a n d y u r u b i n e lla p u m a e u r o p e a d e llo p e r a " M ass", d e l
prtSligiOKO ! s o n a r d H en tsiein . E b b e a n c h e la p o s u N h M d i in co n tra rlo a Vienna

76

"A vete sentito? grid agli altri. "A l vecchio di C arson appartiene
l'universit del Michigan!"
Molti studenti rim asero im pressionati, Fd com prensibile, pcrch provenivano da fam iglie incredibilm ente ricche. I loro genitori
possedevano molte grandi industrie. In realt io avevo scherzato e.
forse, non ero stato del tutto leale. In quanto cristiano io credo chc
Dio, il m io Padre celeste, non solo ha creato l'u n iv erso m a anche lo
co n tro lla. E. per estensione, a D io appartiene l un iversit del
M ichigan c qualsiasi altra cosa.
Non ebbi mai modo di spiegarmi.
Q uando mi diplom ai a Yale, nel 1973. avevo concluso gli studi
con un discreto punteggio, sebbene fossi ben lontano d a llessere tra i
primi della classe. Ma sapevo di aver fatto del m io meglio e di averci
messo il massimo sforzo. Ero soddisfatto.
S cherzo ai com pagni a parte, non avevo dubbi di essere accettato
ad "A nn A rbor", la facolt di m edicina del M ichigan. Fu l chc mi
iscrissi e. credendo ferm am ente che D io volesse che diventassi un
dottore, non avevo dubbi: sapevo chc mi avrebbero accettato. Molti
dei miei am ici scrissero a una mezza dozzina di facolt di m edici
na. sperando d ie alm eno una li avrebbe accettati. Per due motivi io
mi misi in contatto con l'universit del M ichigan: anzitutto era nel
m io stato, il chc voleva dire spese decisam ente minori per i rim a
nenti quattro anni. Secondariam ente, q uell'universit aveva la fam a
di essere una delle m igliori di tutti gli Stati Uniti.
A vevo anche fatto dom anda alla Johns Hopkins, alla facolt di
m edicina di Yale, alla statale del M ichigan c a quella di W avne.
R icevetti presto una risposta afferm ativa d all'u n iv ersit del M ichi
gan, cos ritirai im m ediatam ente le altre dom ande. Q uando iniziai il
corso di m edicina. Candy doveva frequentare ancora d u e an n i a
Yale, m a tro v am m o il m o d o di su p erare il tem p o e lo sp azio .
C i scrivevam o ogni giorno. A ncora oggi teniam o cari degli scatoloni
pieni di lettere d am ore chc abbiam o conservalo.
Q uando potevam o perm ettercelo, am avam o telefonarci. Una volta
la chiam ai a Yale e non so chc cosa sia successo, m a nessuno dei
due sem brava capace di ferm arsi. Forse ci sentivam o troppo soli.
Forse avevam o avuto am bedue dei brutti m om enti. Ma forse aveva
m o solo bisogno di stare insiem e e m antenere il contatto, essendo
cos lontani luno dall'altra. C om unque sia, parlam m o per sei ore
filate e senza chc m e ne preoccupassi. A m avo Candy. c mi era
prezioso ognuno di quei secondi che passavo al telefono.
Fu solo il giorno seguente chc com inciai a preoccuparm i per il
pagam ento di quella telefonata. In una lettera scherzai sul fatto che

77

avrei dovuto continuare a pagare durante tutta la mia carriera mcdica


Mi chiedevo che cosa avrebbe potuto fare, la societ dei telefoni, a ur
povero studente di medicina il cui buon senso era ancor m eno del sue
denaro.
Aspettai, trem ando al pensiero del giorno in cui avrei visto In
bolletta. Incredibilm ente, quella telefonata di sei ore non venne mai
conteggiata e neppure me ne fu richiesto il pagam ento. Comunque
non avrei potuto pagarla, non tutta la som m a, m a confesso che non
andai a indagare. Parlandone poi con C andy, pensam m o che la
com pagnia dei telefoni avesse guardato gli addebiti c qualcuno d el
la direzione aveva deciso che nessuno avrebbe mai potuto parlare
cos a lungo!
N ellestate, tra il diplom a e l universit m cdica, mi trovai di
nuovo nella condizione di trovare lavoro. C om e avevo gi sp eri
m entato in precedenza, non trovai alcun im piego. Q uesta volta av e
vo iniziato le ricerche in prim avera, tre mesi prim a del diplom a, ma
Detroit era in una profonda depressione econom ica, e molti mi
dicevano: A ssum erti? Stiam o licenziando!"
In quel tem po mia m adre aveva la custodia dei bam bini della
fam iglia Scnnet. Il signor Sennct era il presidente delle acciaierie
con il suo nom e. D opo aver ascoltato le m ie tristi notizie, mam m a
parl di me al suo datore di lavoro. "H a veram ente bisogno di un
im piego. Pu aiutarlo in qualche m odo?" disse.
E lui mi diede un im piego. Ero l'u n ic o della sua ditta con un
lavoro estivo. C on mia sorpresa, il caporeparto mi insegn com e far
funzionare la gru. un posto di grande responsabilit perch voleva
dire afferrare e spostare cataste di acciaio chc pesavano diverse
tonnellate. C he se ne rendesse conto o m eno, loperatore doveva
avere cognizioni di fisica per poter visualizzare quello che faceva,
m uovendo su e gi il braccio della gru per prendere le barre d ac
ciaio. Le im m ense cataste d 'acciaio dovevano essere afferrate in un
certo m odo, per im pedire ai fasci di oscillare. Poi loperatore d o v e
va m aneggiare la gru e portare lacciaio fuori e depositarlo nei
cam ion parcheggiati in un cortile incredibilm ente stretto.
Durante quel periodo, in qualche m odo divenni cosciente di ave
re u n abilit straordinaria, un dono divino, credo, una fantastica
coordinazione tra occhi e mani. Personalm ente credo chc Dio ci dia
dei doni, delle abilit particolari che abbiam o il privilegio di svilup
pare per servire lui c l'um anit. E quel dono in particolare, coordi
nazione tra occhi e m ani, stato un inestim abile vantaggio p er me
in chirurgia. Q uesto dono va oltre la coordina/ione occhio-m ani e
include l'abilit di capire i rapporti personali, per pensare in tre

dim ensioni. I bravi chirurghi debbono capire le conseguenze di ogni


azione, perche spesso non sono in grado di vedere quello che accade
dall altra parte della zona in cui stanno operando.
Alcuni individui hanno d don o della coordinazione fisica, e in
genere sono quelli chc diventano cam pioni olim pici. Altri sanno
cantare in m odo straordinario. A lcune persone hanno un orecchio
naturale per le lingue o una disposizione particolare per la m atem a
tica. C onosco delle persone che sanno attrarre gli am ici, che hunno
l'ab ilit unica di far sentire le persone benvenute in casa loro e
persino parte della famiglia.
Per qualche ragione, io sono capace di "v ed ere" in tre dim ensioni
e . in effetti, sem bra incredibilm ente sem plice. S e n /a renderm ene
conto, qualcosa che sono capace di fare. M olti dottori non hanno
questa abilit naturale e alcuni, inclusi dei chirurghi, non hanno mai
im p a ra to q u e s ta c a p a c it . Q u e lli ch c n o n l'a f f e r r a n o , non
d iv e n te ra n n o m ai d ei c h iru rg h i eccezionali 0 in co n tre ran n o
frequentem ente problem i e dovranno lottare continuam ente contro
le com plicazioni.
Mi resi conto di questa abilit a Yale, quando un collega me la
fece notare. Lui e io giocavam o spesso al calcio da tavolo (chiam a
to anche ftissball) e. sebbene non lo avessi mai fatto po m a, fin dalla
prima volta giocai con velocit e disinvoltura. Non m e ne resi conto
allora, ma era proprio a causa di questa abilit. Q uando visitai Yale, al
principio del 1988, parlai con quel vecchio compagno di classe, cle ora
faceva parte del personale. Mi disse ridendo chc ero stato cos bravo in
quella partita che diversi giochi vennero chiamati, in seguito, le battute
di Carson".
Durante i mici studi all'universit di m edicina, e negli anni se
guenti. com presi il valore di questa abilit. Per me. questo c il dono
pi grande chc Dio mi abbia dato ed la ragione per cui la gente
dice, talvolta, che ho mani m iracolose.
D opo il m io prim o anno all'universit, ebbi un lavoro estivo
com e tecnico di laboratorio per fare raggi X e fu l'u ltim a estate
libera che ebbi. Mi piaceva, perch potevo im parare m olto sulle
radiografie, sul funzionam ento c su ll'u so delle attrezzature. Non
me ne resi subito conto, m a in seguilo mi sarebbe stato utile nelle

ricerche.
L 'am m inistrazione della facolt di m edicina offriva speciali op
portunit com e istruttori c. com c laureando, riuscivo m olto bene
ricevendo onori accadem ici cos com e raccom andazioni nei mici
tirocini. A un certo punto insegnai anche 00100 fare diagnosi fisiche

79

agli studenti del primo c secondo anno. Di sera ci vedevamo c facevamo


pratica gli uni con gli altri. Imparammo, per esem pio, com e ascoltarci
cuore e polmoni e come fare il test dei riflessi. Era unesperienza straor
dinaria, e quel lavoro mi obblig a impegnarm i seriamente per essere
pronto per i miei studenti.
Non fui per tra i prim i della classe. Nel m io prim o anno
d 'u n iv e r s it e ro so lo n e lla m ed ia. Fu a llo ra c h e c o m p re si
lim portanza di apprendere veram ente in profondit. A ndavo alle
conferenze, ma senza im parare m olto, in particolare quando il
professore era noioso.
Per me era im portante studiare attentam ente i libri di testo di
ogni corso. Durante il m io secondo anno d universit frequentai
poco le lezioni. Mi alzavo di solito alle sei del m attino e mi ap p li
cavo sui libri finch avevo im parato a m em oria ogni co ncetto e
ogni dettaglio. (li studenti intraprendenti prendevano degli ottimi
punti nelle conferenze e poi. per pochi denari, vendevano quelle
note. Io ero uno di quelli che le acquistavano e le studiavo in
profondit tanto quanto i testi dei libri.
D urante il m io secondo anno non feci altro che studiare, dalla
sveglia al m attino lino alle 23.00. Q uando giunsi al terzo anno, e
potei lavorare nelle corsie, conoscevo bene la mia materia.

HO

Capitolo 11

UN ALTRO PASSO AVANTI


Dovrebbe esserci un modo migliore, pensai osservando il mio
istruttore. N eurochirurgo esperto, lui sapeva quello che stava facen
do ma aveva difficolt a locali/vare il foro ovale (il firn alla base
del cranio). La donna chc stava operando aveva la nevralgia del
trigem ino, una diffcile e penosa condizione del viso. Q uesta la
parte peggiore", disse il chirurgo m entre sondava il cranio con un
lungo ago sottile. D ebbo solo localizzare il foro ovale.
C'ominciai a discutere con me sti
Sei nuovo in neurochirurgia,
ma gi pensi di conoscere lutto, eh? Ricorda. Ben. chc queste
persone praticano questo tipo di chirurgia gi da molli anni. Eh.
s. rispose u n 'a ltra voce intcriore, questo per non vuol dire che
conoscano gi tutto quanto. Lascialo stare. Prima o poi tu avrai
la capacit ili cambiare il mondo!
Avrei sm esso di dibattere il problem a fra me e me. solo chc non
potevo estraniarm i dall'idea che doveva esserci un m odo m igliore e
pi facile di operare. D ovendo fare l'esplorazione per rintracciare il
foro ovale, si sciupava del tem po prezioso p er lintervento e. co
m unque. non aiutava il paziente.
"Va bene, intelligentone, scoprilo, allora". mi dissi. F. questo
quello chc decisi di fare.
S tavo facendo il tirocinio di un anno nella facolt di m edicina
d eiru n iv ersit del M ichigan, e in quel periodo ero stato assegnato
al reparto di neurochirurgia. O gnuno di quei periodi durava un
m ese, e fu in una di quelle occasioni che il chirurgo com m ent la
(ttfA cokdi trovare quel piccolo loro alla base del cranio,
D opo aver m editato a lungo, approfittai degli am ici chc mi ero
fatto l'estate precedente quando avevo svolto il lavoro di tecnicoradiologo. M i rivolsi a loro ed esposi il problem a. Ne furono inte
ressati e mi diedero il perm esso di andare nella loro sezione e fare
pratica con le attrezzature.
D opo averci pensato per diversi giorni e provalo v ali sistem i,
scoprii la sem plice tecnica di sistem are due piccoli anelli metallici,
uno dietro e uno davanti il cranio, allineando poi gli anelli cosicch
l orifzio ovale si trovasse esattam ente tra di loro. U sando questa
tecnica i dottori avrebbero risparm iato un sacco di tem po e di en er
gie invece di perforare il cranio.

81

A vevo ragionato in questo m odo: poich due punti determ inano


una linea, io potevo m ettere un anello sulla superficie esterna del cra
nio dietro la zona dove avrebbe dovuto trovarsi l'o rifizio ovale. Poi
avrei sistem ato l'a ltro sul davanti del cranio. Passando un raggio X
attraverso il cranio, potevo girare la testa finch i cerchi si allineavano.
A quel punto lorifizio si trovava al centro.
Il procedim ento sem br sem plice e pratico, una volta che c ero
a rriv ato . A p p aren tem en te p er n essu n o c i aveva p en sato prim a.
Ma non lo dissi a nessuno. I.a mia unica intenzione era di fare un
lavoro m igliore e non mi p reoccu p av o di im pressionare gli altri o
m ostrare una nuova tecnica ai mici docenti.
P er un certo tem po mi torm entai chiedendom i: Sto entrando in

un nuovo cam po che a ltri non hanno ancora scoperto? O sto


solo pensando di avere scoperto una tecnica che nessun altro
aveva consideralo prim a? Infine d ecisi che av ev o sv ilu p p ato un
sistem a ch e av reb b e fu n zio n ato per il m io lav o ro e q u ella e ra la
cosa im portante.
Iniziai ad adoperare questa procedura e mi resi conto di quanto fosse
pi sem plice, se confrontata con la chirurgia del momento. Dopo aver
fatto due operazioni con quel sistem a, spiegai ai miei professori
neurochirurghi che cosa stessi facendo c poi glielo dim ostrai. Il prim a
rio o sserv, scosse lentam ente la testa e sorrise: F. semplicemente
straordinario, Carson.
G razie a D io i neurochirurghi accettarono favorevolm ente la mia
idea.*
A vevo gi qualche interesse per la neurochirurgia, ma ben presto
il cam po mi affascin a tal punto che mi sentii costretto a continua
re. Avrete notaio che mi era gi successo prima. Fu cos chc mi ritrovai
a pensare: debbo saperne di pi. Tutta la letteratura disponibile sulla
materia divenne oggetto delle mie lettuie. A causa della mia intensa
concenti a/ione e ilei mio profondo desiderio di saperne di pi, invo
lontariamente cominciai a superare gli ;iltii medici.
Fu durante il m io secondo tirocinio, nel quarto anno di universi
t. chc mi resi conto di conoscere m olto di pi sulla neurochirurgia
dei m edici intem i c degli altri studenti. M entre facevam o il giro
delle visite ed esam inavam o i pazienti venivam o interrogati dai
professori, com e parte della procedura d insegnam ento. Se nessuno
degli universitari conosceva la risposta, invariabilm ente i professori
si rivolgevano a me: C arson. mi chiedo se tu puoi spiegarglielo.
U s o a n c o r a il p r in c ip io d i q u e s ta p r o c e d u r a , m a h o f a t t o c o s i la u ti d i questi
in te rv e n ti e s a n o d iv e n ta to m o llo r e p e r to n e l tr in a r e il f o r o N on h b is o g n o d i
u-R uire le b a s i S o e s a tta m e n te d o \ e si tr o v a il f o r o o v a le .

82

Per quanto fossi ancora uno sludcnie. potevo sem pre rispondere.
N aturalm ente, sapere di eccellere in questo cam po ebbe su di m e un
forte im patto em otivo. A vevo lavorato duram ente perseguendo una
conoscenza profonda e questo stava dando buoni risultati. F perche
no? Se dovevo diventare un dottore, sarei dovuto essere il migliore, il
pi informalo possibile!
Fu aUineirca in questo periodo che m olti dei m edici interni c o
minciarono a delegarm i alcune delle loro responsabilit. Non dim en
ticher mai la prim a volta chc uno di loro mi disse: C arso n . tu
conosci m olte c o se, perche non prendi il cercap erso n e e rispondi
alle chiam ate? Se ti trovi davanti a qualcosa che non puoi risolvere
da solo, chiam am i. Vado a sdraiarm i sul divano sperando di fare un
sonnellino.
N aturalm ente non era corretto che quel m edico facesse cos, ma
era esausto, e io mi sentivo felice per la possibilit chc avevo di fare
pratica per imparare. Cos accettai entusiasticamente. Non pass m ol
to tempo che anche gli altri medici di guardia mi offrirono il cercapersone
per le eventuali urgenze, oppure mi chiedevano di controllare i loro
malati.
Forse approfittavano di me. c in un certo senso lo facevano, in
quanto il peso di altre responsabilit significava orari pi lunghi c
lavoro extra. Ma am avo la neurochirurgia e mi entusiasm ava cos
tanto l'essere coinvolto nell'esecuzione degli interventi operatori,
che mi sarei preso anche altri incarichi, se solo lo avessero voluto.
Sono certo che i professori conoscessero quello che accadeva,
ma non ne fecero mai m enzione. Certam ente non sarei stato io a
riferirlo! Mi piaceva essere uno studente in m edicina ed e ro il pri
m o designato a occuparsi dei problem i, provandone una soddisfa
zione senza precedenti.
N on ebbi mai intralci sul lavoro e m antenni un buon rapporto
con i m edici interni. Per tutte queste opportunit, mi convinsi chc
apprezzavo questa specialit pi di qualsiasi altro di cui avessi fatto
pratica.
Spesso, cam m inando per le corsie, pensavo: Se cos straordi

nario finch sono studente, sar anche meglio quando termino l'in
ternato! Facevo ogni giorno il giro delle corsie, andavo alle lezioni
oppure nelle sale operatorie. liccitam cnto c avventura riem pivano i
miei pensieri, perche sapevo che m entre raffinavo la mia abilit,
avrei acquisiti) esperienza e aum entato la conoscenza. T utto questo
mi avrebbe portato a essere un ottim o neurochirurgo.
In quel periodo mi trovavo al quarto anno di universit ed ero
pronto per Fanno di internato.

Professionalmente stavo andando nella direzione giusta, senza alcun


dubbio. Da ragazzo volevo essere un medico nel cam po missionario,
poi avevo scelto la psichiatria. Di tanto in tanto, quale parte d d l'in scgnam ento. gli studenti in medicina assistevano alle conferenze tenute
da vari specialisti i quali presentavano i loro cam pi particolari. Pi di
tutto rimasi impressionato dai neurochirurghi. Quando questi parlavano
e m ostravano delle foto scattate prima c dopo un intervento, attirava
no la mia attenzione com e nessun altro. Mi dicevo: Sono straordinari,
riescono a fare qualsiasi cosa.
Le prim e volte che osservai un cervello um ano, o vidi delle mani
operare sul centro d d l'in tellig cn za , delle em ozioni e del m ovim ento
per portare alla guarigione, com presi di essere agganciato. Sapendo
poi che avevo mani ferme e che potevo vedere intuitivam ente gli
effetti delle mie mani su di un cervello, com presi di aver trovato la
mia vocazione. C osi feci la scelta chc per me sarebbe diventata
carriera e vita.
Tutti gli aspetti di quella carriera confluirono davanti ai mici occhi:
anzitutto l'interesse che avevo per la neurochirurgia: secondariamente, il
m io crescente interesse per lo studio del cervello c. in terzo luogo,
l'acccttazione del talento datom i da Dio di coordinare occhi e mani,
dono che mi rendeva adatto a quel com pito. E? quando optai per la
neurochirurgia, sembr essere la cosa pi naturale del mondo.
Al terzo anno di medicina avevam o un mese di tirocinio alla volta, e
q u e sto ci dava q u in d i la p o ssib ilit di ap p ro fo n d ire o gni branca.
Richiesi, e ottenni, il perm esso di fare due tirocini in neurochirurgia.
Ambedue le volte ricevetti riconoscimenti per il m io la\*n>.
Il Michigan aveva tiri notevole programma di neurochirurgia e, se non
fosse stato per un episodio casuale, sarei rimasto fi sia per l'internato sia
per esercitare lattivit. Credo sia decisamente meglio trovarsi nello stesso
luogo dove si svolto il lavoro precedente.
Un giorno ascoltai una conversazione che cam bi i mici piani
Un docente, inconsapevole che fossi l vicino, parlava con qualcuno
del prim ario del nostro reparto di neurochirurgia: Se ne sta andan
d o . disse.
I.altra persona chiese: "Pensi chc faccia sul serio?
"S enza dubbio. stato lui stesso a dirm elo, c ' troppa discordia
politica .

Quella conversazione sentita casualmente mi forz .1 considerare il


imo futuro in quella facolt. Il cam biam ento del personale avrebbe
sicuram ente danneggiato il program m a dei m edici che praticavano
linternato. Q uando viene nom inato un prim ario a interim , nuovo,
insicuro e non ha idea di quanto tem po rester Insieme a ci, il caos c

lincertezza regnano ira i medici interni, la devozione e la fedelt spesso


dividono c avviene un avvicendamento di personale. Personalmente non
avevo intenzione di essere fagocitato da quel m eccanism o in quanto
credevo chc potesse ostacolare il mio lavoroc il mio futuro.
I.'a b b in a m e n to di q u e H 'in fo rm a /io n c e del fatto che da m olto
tem po am m iravo luniversit Johns Hopkins mi spinse a iscriverm i
a quest'ultim a.
N on ebbi alcuna rem ora neUinviarc la mia dom anda per un inter
nato alla Hopkins n ell'au tu n n o del l )66. perch sentivo di essere
bravo quanto chiunque altro negli studi. A vevo ottenuto dei voti e c
cellenti e raggiunto degli alti punteggi alle prove della com m issione
esam inatrice nazionale. C 'e ra solo un problem a: \aJohns Hopkins
accettava solo due studenti l'an n o per l'in tern a to in neurochirurgia,
per quanto la m edia fo sse d i 125 d o m an d e.
Inviai la mia domanda e nello spazio di qualche settimana ricevetti la
splendida notizia di un colloquio fissatomi presso quella universit. Non
significava l'inserim ento nel programma, m a alm eno sarei entrato per
quella porta. Sapevo che con la concorrenza spietata che c era, essi
intervistavano solo pochi candidati.
I
modi del D r G eorge l dvaihelyi. responsabile del program m a di
insegnamento della neurochirurgia, mi mise immediatamente a mio agio.
Aveva un ufficio molto grande e decorato con gusto con oggetti antichi.
Parlava con un delicato accento ungherese. Il fumo della pipa si spande
va nella stanza con una dolce fragranza. Cominci con il formulare delle
dom ande e sentivo d>c voleva onestam ente conoscere le mie risposte.
Sentivo anche che sarebbe stato corretto sia nella valuta/ione sia nei
consigli.
"Parlami di te , com inci il Di Ldvarhelyi. guardandom i da dietro
la scriv an ia. I suoi m odi erano sch ietti, interessati e io mi rilassai.
Respirai profondam ente e lo guardai negli occhi. A vrei o salo m o
strarm i com e sono? Pregai: Aiutam i. Signore. Sr questa la tua

volont per me. se questo il posto dove tu sai che dovrei stare,
aiutam i a dare le risposte che m i apriranno le p o n e di questo
istituto.
"Q uesta universit e certam ente la mia prim a scelta'*, com inciai a
dire. "E d anche la mia unica scelta. Infatti il posto dove vorrei
studiare questo autunno".

Avex'O usato troppa foga? Avevo dichiarato in modo troppo espli


cito quello che desideravo? mi chiesi. Non me ne rendevo conto, ma
prima di andare a Baltimora avevo deciso chc. per il colloquio, volevo
essere m e stesso, accettato o respinto per quello chc ero e non perche
proiettavo con successo un certo ti|x> di immagine.

85

Dopo aver ottenuto alcune informazioni sul m io conto, le domande


del dottor Udvarhelyi tornarono sulla medicina. Perch hai deciso di
diventare mi dottore?" mi chiese. Le sue mani erano rilavsatc sull'im po
nente scrivania.
"C he aspirazioni hai? Qual il tuo campo principale di interessi?"
Ad ogni sua dom anda cercai di rispondere con chiarezza e inci
sivit. T uttavia in m ezzo alla conversazione il rettore fece un riferi
m en to in d ire tto a un co n c e rto a cui a v e v a p arte c ip a to la sera
precedente.
Risposi: "S. signore, fin fi."
"D avvero? mi chiese e sul su o viso vidi una espressione di
sorpresa. "T i piaciuto?
M olto, davvero , risposi, aggiungendo che il violino solista non
era stato cos bravo quanto mi sarei aspettato.
Si protese in avanti con il viso acceso. "P ensavo proprio la stes
sa cosa, t r a eccellente, tecnicam ente eccellente, m a..."
N on ricordo il resto d eirin te rv ista tranne il fatto chc il D ottor
U dvarhelyi insistette sulla m usica classica e chiacchieram m o a lun
go. forse per u n ora, sui vari com positori e i loro diversi stili di
m usica. Penso che fosse sorpreso dal fatto che questo ragazzo nero
di D etroit conoscesse cos tanto sulla m usica classica.
Q uando term in il colloquio e io lasciai il suo ufficio, mi chiesi
se avessi portalo il rettore fuori strada e la divagazione fosse a m io
svantaggio. Mi consolai con il pensiero chc era stato lui a sollecita
re largom ento e chc aveva m antenuto quel soggetto com e filo co n
duttore della nostra conversazione.
Anni dopo il rettore mi confid chc aveva fatto un discorso
convincente al Dr Long, presidente del consiglio d amministrazione del
l universit. perch fossi accenato. Mi disse infatti: Ben. sono rimasto
im pressionato dai tuoi voti, dalla tua integrit, dalle tue qualit c dal
m odo splendido in cui ti sci com portato al colloquio. Sebbene non
lavesse detto, sono convinto che il m io interesse per la musica classica
era slato un fanore decisivo.
R icordavo con piacere le ore di studio durante il liceo per poter
c o m p etere con il C ollege Bowl. S tran am e n te . T an n o c h e entrai
n e ll'istitu to p er gli studi universitari, il College Bowl spar. Pi di
una v o lta m i e ro rim p ro v erato p er a v e r sp re ca to un bel p o di
tem po a im parare qualcosa sulle arti, q u an d o non m i sareb b e mai
sialo necessario.
Da quell'esperienza imparai qualcosa: nulla che si conosca sprecalo.
Per citare l'apostolo Paolo: "Ora noi sappiamo che lune le cose
cooperano a l bene di coloro che amano D io " (R om ani N:28).

86

[.'am ore che coltivai per la m usica classica aiut a unire Candy e me
e inoltre mi aiut a entrare in uno dei m ig lio ri pro g ram m i di
neurochirurgia degli Stati Uniti. Q uando lavoriam o scado in qualsiasi
cam po, per im padronirci di esp erien za e co n o scen za, riceviam o la
ricom pensa. In questo caso, alm eno, ne vidi i risultati. C redo inoltre
chc D io abbia un p ro g etto g lo b ale p er la v ita d e lle p erso n e, e i
dettagli si sviluppano lungo la via. anche se noi non abbiam o idea di
quanto stia accadendo.
Fui euforico quando ricevetti la noti/iu chc ero stato accettato nel
program m a di neurochirurgia alla Johns Hopkins. O ra avrei avuto la
possibilit di svolgere il tirocinio in quello che io consideravo il pi
importante ospedale universitario del mondo.
Svanirono i dubbi riguardanti la branca della m edicina in cui
dovevo specializzarm i. C on la fiducia proveniente da una buona
m adre, un lavoro serio e la fede in Dio. sapevo di essere un buon
m edico. E quello che non sapevo... l'avrei im parato, " losso im pa
rare a fare qualunque cosa chc altri sanno fare", dissi pi volte a
Candy.
Forse ero un p o ' troppo fiducioso, ma certam ente non sfrontato
e. sicuram ente, non mi sentivo superiore. S apevo riconoscere anche
le capacit e le abilit degli altri. Ma in ogni carriera, chc sia quella
di tecnico TV , di m usicista, di segretario o di chirurgo, un indivi
duo deve credere in s stesso c nelle sue capacit. Per ottenere il
m eglio da s stesso bisogna avere la fiducia che si esprim e cos:
"P osso fare qualsiasi cova e. se non la posso fare, so conte ottenere
aiuto".
In quel tem po la vita andava avanti m olto bene per me. A lluni
versit del M ichigan mi erano stati conferiti una variet di ricono
scim enti per il m io operato clinico e ora stavo per entrare n e ll'u lti
m a 0 forse pi im portante fase dei mici studi.
La mia vita privata era persino migliore. Candy si laure a Yale
nella prim avera del 1975 e ci sposam m o il 6 luglio, tra il secondo c
il terzo anno del corso di m edicina. Fino al nostro m atrim onio,
abitai con C urtis. A quel tem po m io fratello era ancora cclibc.
aveva ricevuto il congedo dopo quattro anni di serv izio nella M arina
e poi si era iscritto all'universit per com pletare gli studi superiori.
C andy e io affittam m o un appartam ento a A nn A rbor. c lei
trov presto lavoro nell'ufficio per la richiesta di disoccupazione.
Nei due anni chc seguirono, vagli le richieste di disoccu-pazione
e si o cc u p d e lla no stra ca sa , m en tre io c o m p letav o g li stu d i di
medicina.

87

Fumm o poi felici di trasferirci a Baltimora, lasciando la cittadina di


Ann Arbor. Durante il tempo che abitamm o fi. Candy lavor nella Com
pagnia di Assicurazioni Generali del Connecticut. Poich si trattava di un
im piego provvisorio, si diede da lare per trovare un lavoro d ufflc i"
Si occup inoltre, brevemente, della vendita di aspirapolvere. Poi riusc
a trovare unoccupazione nelluniversit com e assistente editoriale per
uno dei professori di chimica.
P er due anni Candy ban a m acchina testi per diverse pubblica
zioni della Johns Hopkins e si occup di alcune revisioni. In quel
periodo approfitt dell 'opportunit che avevam o di essere am bedue
a lluniversit e si rim ise a studiare. Poich era im piegata l dentro e
sposata con un interno. C andy poteva partecipare gratuitam ente alle
le/ioni. Procedette negli studi e ottenne la laurea in com m ercio. Poi
trov im piego nella Banca M ercantile e inizi a lavorare nell'am m inistra/ionc.
lo
lavoravo sodo com e m edico interno nella Johns Hopkins. I no
dei m ici scopi era di m antenere un buon rapporto con tutti, in
quanto non credo n d l attivit di una sola persona. In un gruppo
tutti sono rilevanti e debbono sapere chc laltro, o l'altra , di vitale
im portanza. T uttavia alcuni dei dottori tendevano a sentirsi superio
ri. e questo mi dava fastidio.
Non si abbassavano a parlare con la gente com une", com e ge
nerici e inservienti. Q uando vidi quanto accadeva ne fui turbato, mi
dispiaceva m olto per quel personale cos consacrato. Noi dottori
non potrem m o essere efficienti senza il loro sostegno. Fin d a ll'in i
zio mi im pegnai a parlare con i dipendenti addetti alle m ansioni pi
umili e a conoscerli. Dopotutto, da dove provenivo? A vevo avuto
una buona insegnante, m ia m adre, la quale mi aveva insegnato che
le persone sono solo persone. I loro introiti e la loro posizione nella
vita non le rende m igliori o peggiori di chiunque altro.
Q uando avevo del tem po libero mi ferm avo in corsia e dom an
davo i nom i di tutte le persone che lavoravano con noi. In effetti
questo risult essere un vantaggio, nonostante non l'avessi programma
to. Durante il m io internato scoprii che alcuni tra le inferm iere e gli
inservienti lavoravano l da 25 o 30 anni, c proprio a causa della loro
esperienza ncll'ovservarc c nel lavorare con i pazienti potevano inse
gnarmi molte cose. F lo fecero.
Mi resi anche con to chc notavano nei pazienti cose che io non
avevo modo di conoscere. Lavorando a stretto contatto con dei malati
particolari, ne riconoscevano i cam biam enti e le necessit prim a che
diventassero evidenti. Una volta che mi ebbe accettato, questo neglet
to personale mi fece sapere di chi mi p otevo fidare e su chi non

88

dovevo fare affidam ento. Mi inform avano quando le cose andavano


male in reparto. Pi di una volta un'inserviente, finito il turno di lavoro,
si fermava e mi diceva: "Oh! mi viene in mente che..." e mi informava
del problem a di un paziente. Il personale non era obbligalo a dirlo ai
m edici, ma molti di loro avevano sviluppato lu straordinaria abilit di
avvertire i problem i, e particolarmente le ricadute e le complicazioni.
A vevano fiducia che avrei dato loro ascolto e avrei agito in base alla
loro intuizione.
Probabilm ente iniziai a sviluppare un rapporto con il personale
perche volevo ripagarli per il modo in cui gli altri medici li trattava
no. Non ne sono certo. Ma so che mi irritavo quando vedevo un
m edico disprezzarc il suggerim ento di un'inferm iera. Q uando uno
di loro, per un sem plice errore, sferzava a parole un ausiliario, mi
sentivo a disagio c desideravo proteggere la... vittim a. Ad ogni
modo, grazie all'aiu to chc ricevevo da loro, fui in grado di am pliare
le mie conoscenze c di fare un buon lavoro.
Parlando ai giovani, ora, cerco di sottolineare questo punto: "N on
c c nessuno al m ondo che non valga qualcosa", dico. Se tu sei
gentile con le persone, loro saranno gentili con te. Le persone che
incontri sulla salita sono le stesse chc vedrai iclla discesa. A parte
questo, ogni essere che incontri uno dei figli di Dio".
C redo sinceram ente che essere un abile neurochirurgo non signi
fichi essere m igliore degli altri. Vuol dire che sono fortunato perch
Dio mi ha dato il talento per far bene questo lavoro. C redo anche
che quali chc siano i talenti che possiedo, d ebbo essere disposto a
condividerli con altri.

89

Capitolo 12

I DOVUTI RICONOSCIMENTI
I.inferm iera mi guard con indifferenza m entre m 'in c a m m in a
vo verso di lei. "S ? " chiese, ferm andosi co n In penna in m ano.
" venuto a prendere qualcuno?" Capii im m ediatam ente, dal tono
della sua voce, che pensava che fossi un inserviente. Indossavo
infatti un grem biule verde, niente indicava chc fossi un dottore.
"N on sono venuto a prendere qualcuno . La guardai e sorrisi,
rendendom i conto che le uniche persone di colore nero chc avesse
visto nella divisione erano inservienti. Perch avrebbe dovuto pen
sare diversam ente? Sono il nuovo m edico interno.
"Il nuovo medico? Ma tu non puoi... volevo dire... non intende
v o ...'' m orm or linferm iera, cercando di scusarsi senza sem brare
prevenuta.
Non im porta, le dissi, togliendola d 'im barazzo. Com e m alinte
so era abbastanza naturale. "S on o nuovo, com e avresti potuto sape
re chi ero?
La prim a volta che entrai nel reparto di terapia intensiva indos
savo il cam ice bianco (l'ab ito da scim m ia, com e noi interni lo
chiam avam o) c l'inferm iera di turno mi fece un cenno: Sei qui per
il sig. Jordan?
N o, signora, non lo sono.
Sei sicuro? mi chiese con la fronte aggrottata. lunico in
lista per la terapia respiratoria qu estoggi.
Nel frattem po mi ero avvicinato e lei poteva leggere il mio nome
sul cartellino, e la parola internista |xsta sotto il m io nome.
O h, sono davvero spiacente, mi disse, e potevo vedere che lo
era davvero.
A nche se non proferii verbo, avrei voluto dirle: N on ti preoccu
pare. Mi rendo conto chc m olte persone agiscono basandosi sulle
passate esperienze. Tu non hai mai conosciuto un m edico interno
nero, cos hai pensato chc fossi l'unico uom o di colore chc tu
avessi mai visto indossare un cam ice bianco, cio un terapista della
respirazione. Invece tacqui, sorrisi e m incam minai.
Era inevitabile che alcuni pazienti bianchi non volessero un dottore
n e ro , q u in d i p r o te s ta r o n o co n il D r L o n g . U n a d o n n a d is s e :
"Mi dispiace, ma per il m io caso non voglio un medico di colore.

90

Il Doli. Long aveva una risposta pronta, proferita con voce calm a ma
ferma: "Q uella la porta c. a suo piacere, pu varcarla. M a se si ferma
con noi. sar il Dr Carson a trattare il suo caso.
lo
e ro del tu tto a ll'o s c u ro d i q u e llo c h c ac c ad ev a q u a n d o i
pazienti obiettav an o in tal m odo. S olo pi lardi ebbi d elle sp ieg a
zioni dal Dr Long, il quale rideva dei loro pregiudizi. M a non c era
u m o rism o nella su a v o ce q u a n d o d e fin iv a la sua p o siz io n e, t r a
inflessibile nell'atteggiam ento, non perm ettendo pregiudizi per il co
lore o l'etnia.
N aturalm ente mi rendev o c o n to di q u ello chc alcuni sentivano.
Sarei dovuto essere insensibile per non rilevarlo. I loro sentim enti si
m anifestavano nel modo in cui si com portavano e nella loro freddez
za, anche se non dicevano una parola. \ l a ogni volta dovevo ricor
dare a m e stesso ch e quelli e ra n o individui che p arlav an o p er s
stessi e non rappresentavan o affa tto tu tti i b ianchi. Per q u an to un
paziente fosse contrariato, appena esprim eva i suoi pensieri sapeva
chc il Dr Long l'avrebbe dim esso im m ediatam ente. E per q uanto ne
so. nessuno dei pazienti e mai andato via!
D ebbo dire, onestam ente, che non ho mai sentito un grande disa
gio. Q uando incontravo del pregiudizio, potevo sentire la voce di
m am m a che mi sussurrava: "C i sono delle persone ignoranti e sei
tu che le devi educare".
L unica pressione che ho sentito durante il m io internato, e negli
anni chc seguirono, fu un obbligo m orale autoim postom i ad agire
com e m odello per i giovani neri. Questi ragazzi dovevano sapere
chc il solo m odo per sfuggire alle situazioni deprim enti era insito in
loro stessi. Non dovevano aspettarsi che altre persone lo facessero
per loro. Forse io non posso fare m olto, ma posso alm eno prendere
ad esem pio qualcuno che ce lha fatta e che proviene da ciucila che
definita una situazione sfavorevole. In fondo, non sono diverso da
molti di loro.
Pensando alla giovent di colore, voglio anche dire che credo
c h e molti dei nostri problem i razziali saranno risolti quando noi.
chc siam o una m inoranza, starem o fermi al nostro posto e rifiutere
m o di cercare che altri risolvano i nostri problem i. La cultura in cui
viviam o ci spinge a cercar di essere il num ero uno! Senza adottare
un tale sistem a di valutazione autoccntrista, possiam o richiedere il
m eglio da noi stessi aprendo contem poraneam ente le m ani per aiu
tare gli altri.
V edo barlumi di speranza. Per esem pio, ho notato che quando
negli Stati Uniti sono arrivati i V ietnam iti, spesso dovevano affron
tare il pregiudizio di tutti gli altri, bianchi, neri e ispanici. Ma loro non

im plorarono la carit, c spesso accettav an o i lavori pi um ili. A n


che ai laureati non im portava di pulire i pavim enti se era un lavoro
pagato.
O ggi molti di questi Vietnamiti posseggono delle propriet e sono
diventati imprenditori. Questo il messaggio che cerco di far pervenire
ai giovani. C i sono le stesse opportunit per tutti, m a non possiam o
cominciare quali vicepresidenti di una societ. Anche se iniziassimo da
una tale posizione non ci renderebbe alcun servigio perch non sa
prem m o com e fare il lavoro. F meglio com inciare l dove possiam o
inserirci e poi ali t a r e In nostra \ li verso ! '.Ito.
La mia storia sarebbe incom pleta se non aggiungessi che. d u ran
te gli anni di internato in chinirgia, fui in contrasto con uno dei
medici interni superiori, un uom o della G eorgia chiam ato Tom m y.
Sem brava non riuscire ad accettale di avere un intem o nero alla
Johns flopkins. Non diceva nulla ma la ik ia \a continuam ente nei
miei confronti delle osservazioni m ordaci, interrom pendom i o igno
random i. Talvolta era sfacciatam ente sgarbato.
Ci fu un'occasione in cui il conflitto venne allo scoperto quando
gli chiesi: "Perch dobbiam o prelevare il sangue da questo pazien
te? A bbiam o ancora..."
"Perche sono io che lo dico!" tuon.
Feci quello che mi era stato detto.
Pi volte quel giorno, quando posi delle dom ande, specialm ente
se iniziavano con un: Perch...?" scattava, dandom i esattam ente la
stessa risposta.
Pi tardi, quel pomeriggio, accadde qualcosa che non aveva niente
a che vedere con m e. ma lui era irritato e io sapevo p er esperienza
che lo sarebbe rim asto a lungo. Si volt verso di me iniziando,
com e faceva spesso, con: Io sono una persona gentile, m a... Non
mi ci era voluto molti) per capire che quelle parole sm entivano la
sua im m agine di 'persona gentile*.
Q uella volta si abbatt veram ente su di me: "T u pensi davvero di
valere qualcosa perch sei stato accettato subito in neurochirurgia,
vero? Tutti parlano di quanto tu sia bravo, m a personalm ente non
credo che vali il pane chc mangi. T anto per essere chiari, penso chc
tu sia un essere spregevole, li voglio che tu sappia, C arson, che
|x>trci buttarti fuori della neurochirurgia com e c quando voglio".
C ontinu a sbraitare per diversi minuti.
Io
lo guardai, sem plicem ente, senza dire una parola. Q uando
finalm ente prese fiato, chiesi tranquillam ente: "H a finito?"
S...!"

"Bene, conciasi con la massima calma.


Fu tutto quello che tlissi, tutto quello che era necessario, c lui smise
di sbraitare. Non tent mai di farmi del male e io. com unque, non ini
preoccupavo della sua influenza. Per quanto fosse il m edico interno
superiore, sapevo chc erano i responsabili dei dipartimenti quelli chc
prendevano le decisioni. Da parte mia non avrei reagito, in quanto solo
allora avrebbe potuto imporre la sua volont. Feci, invece, sempre il mio
dovere come era giusto che facessi. Nessuno mai ebbe occasione di pro
durre lamentele s u l mio comportamento, cosi n m mi pieocaipuvo di quello
chc lui poteva dire.
Nel dipartimento di chirurgia generale avevo incontrato diverse per
sone che si com portavano com e il chirurgo pom poso e stereotipato.
La cosa mi infastidiva e volevo uscire da quella situazione.
Quando entrai nella neurochirurgia scoprii chc la situazione era com
pletamente diversa. Il D r Donlin I xmg, chc fui dal 1973 aveva presiedu
to al dipartim ento di neurochirurgia alla Hopkins, era la persona pi
squisita del m ondo. Se qualcuno si guadagnato il diritto di essere
pom poso dovrebbe essere proprio lui, perche conosceva tutto e tutti e
tecacamcnlB era uno dei migliori, se non il migliore- del mondo. Tuttavia
trovava sem pre il tem po per ascoltare le persone e trattava tutti nel
modo migliore, f in dal principio, anclie quando ci un semplice medico,
lho sempre visto disposto a rispondere alle mie domande.
F. alto circa d ue m etri e di co rp o ratu ra m edia. Q uando iniziai il
m io internalo aveva i capelli sale-e-pepe. m a il 'p e p e ' era pi pro
nunciato, mentre ora la sua capigliatura pi sul sale. Parla con voce
profonda e gli universitari della Hopkins lo im itano in continuazione.
Lui sa che lo fanno ed c il prim o a riderci sopra perch ha un gran
senso dellumorismo. Q uesto e luomo che e diventato la mia guida.
L ho am m irato fin dalla prim a volta che l'h o visto. T anto pei ( ( H
m inciarc. quando arrivai alla Hopkins, nel 1977, c 'e ra n o pochi
neri e nessuno di loro nel corpo insegnante. U no dei responsabili
dei m edici interni nella cardiochirurgia era un nero. Levi W atkins.
lo e ro uno dei due m edici di colore nella chirurgia generale e laltro
era Martin Goines, chc era anche stato a Yale*
M olti fanno il loro internato nella chirurgia generale, m a pochi
in neurochirurgia. A volte non c nessuno chc dal program m a di
chirurgia generale vada nella neurochirurgia. A lla fine d ell'an n o di
internato cinque studenti su trenta, del nostro groppo, si m ostrarono

M a rtin G o in e s o r a t un o to r in i la rin g o ia tra a l S in a i H o s p ita l ili B a llim o r a r


d ire tto n e d e lla d i n m u te

interessati a entrare nella neurochirurgia. Naturalmente c erano anche


125 studenti da altre universit nazionali chc avrebbero voluto fam e
piirte. Q uell'anno Hopkins aveva solo un posto.
Dopo il mio anno di internato, ne feci altri sci: uno di chirurgia gene
rale c cinque di neurochirurgia. Avrei dovuto fare due anni di chirurgia
generale per essermi iscritto alla neurochirurgia, ma non intendevo farli.
Quella materia non mi piaceva c volevo uscirne tanto che ero disposto a
sacrificare la mia posizione nella neurochirurgia della Hopkins e andare
da |ualche altra parte, se mi avessero preso dopo solo un anno di
internato.
Nel corso di tutti i mici tirocini com e interno avevo ottenuto
degli apprezzam enti estrem am ente buoni. Stavo com pletando il mio
m ese di tirocinio quale interno nel reparto di neurochirurgia, ed era
giunto il m om ento di scrivere ad altre universit.
Tuttavia il Dr Long mi convoc nel suo ufficio: Ben, lu i fatto un gran
bel lavoro come intemo", mi disse.
M olte grazie, risposi, com piaciuto di ascoltare quelle parole.
Ecco. Ben. abbiam o notato che hai svolto bene il tirocinio in
serv izio. Tutti i chirurghi sono stati veram ente im pressionati d al tuo
lavoro".
M algrado volessi che i m iei lineam enti rim anessero passivi, mi
rendo conto chc dovetti sorridere fin troppo apertam ente.
D iciam o cos", continu, protendendosi leggerm ente verso di
me. S arem m o interessati ad accoglierti, per il prossim o anno, nel
program m a interno di neurochirurgia piuttosto che farti fare un a l
tro anno di lavoro nella chirurgia generale".
G razie m olte", risposi, sentendom i assolutam ente inadeguato a
rispondere. La sua offerta era una risposta definitiva alle mie pre
ghiere.
Rim asi alla Johns Hopkins dal 1978 al 1982. Nel 1981 ero m edi
c o interno n ell'ospedale di Baltim ore C ity (ora C entro Medico
Francis Scott), di propriet della Johns Hopkins.
In quell'ospedale avvenne qualcosa di straordinario: fu portato
un paziente che era stato duram ente picchiato al capo con una
m azza da baseball. Q uesto fatto avvenne durante la conferenza dell A ssociazione A m ericana di C hirurgia N eurologica a Boston. Q u a
si tutta la facolt partecipava a quella conferenza, incluso lassi
stente di guardia all'ospedale Baltim ore City. L assistente in carica
alla Johns Hopkins doveva coprire tutti i reparti dell'ospedale.
Il paziente, gi in stato com atoso, peggiorava rapidam ente. Ero
preoccupato sapendo che qualcosa doveva essere fatto subito, ma
mi sentivo piuttosto inesperto. Non riuscii a scovare l'assistente di

94

guardia, malgrado lo cercassi telefonando dappertutto. Ad ogni chiama


ta aum entava la mia ansiet. Infine mi resi conto che l'u o m o sarebbe
morto se non avessi fatto subito qualcosa, e qualcosa voleva dire una
lobectomia,* intervento che non avevo mai fatto.
Che cosa debbo fare? C om inciai a pensare a tutti i possibili osta
coli. specialmente quelli medico-legali, che mi im pedivano di portare
un paziente in sala operatoria senza avere uno specialista a disposizio
ne (era illegale, infatti, praticare un tale intervento senza la presenza di
un primario chirurgo).

Che succede se comincio l'intervento e non riesco a controllare


una possibile emorragia? pensavo. O se sorge un altro problema
che non so come affrontare? Se qualcosa va male ci saranno sicu
ramente delle persone che mi criticheranno chiedendomi: "Perch
l'hai fatto?"
Poi mi chiesi: M a che succede se non intervengo ora? La rispo
sta era ovvia: luom o sarebbe morto.
L assistente m edico. Ed Roscnquist. chc in quel m om ento era di
guardia, capiva che cosa stavo passando. Mi disse solo tre parole:
Vai e agisci".
Hai ragione", risposi. Una volta presa la decisione di andare
avanti mi sentii invadere dalla calm a. D ovevo fare lintervento e
avrei cercato di farlo nel m iglior m odo possibile. S perando di
m ostrarm i fiducioso cd esperto, dissi alla caposala: P ortate il pa
ziente nella sala operatoria".
Fd e io ci preparammo per l'intervento c quando arriv il momento
dell'operazione ero assolutamente calmo Aprii il cranio del paziente
rimuovendo i lobi frontale e temporale dal lato destro, in quanto erano
incredibilmente ingrossati. L intervento era particolarmente serio e ci si
potrebbe chiedere come un uom o possa vivere senza quella parte del
cervello. FI fatto che quelle parti possono essere sacrificate. Durante
l'intervento non sopravvennero problemi. L uomo si svegli poche ore
dopo e, successivamente, fu perfettamente normale dal punto di vista
neurologico, senza problemi di sorta.
T uttavia quell'ep isodio mi provoc una buona dose di ansiet.
Per alcuni giorni dopo l intervento e ro ossessionato dal pensiero
che potessero sorgere problemi. Il paziente avrebbe potuto svilup
pare una discreta quantit di com plicazioni e io essere i l iticato per
aver eseguito l'intervento. C om unque non fu pronunciata neppure
una parola negativa, infatti tutti si rendevano conto chc l'uom o
sarebbe m orto se io non fossi intervenuto e anche di corsa!
L o b e c to m ia u n i f i c a r im n io n e t i r i lo b o f r o n ta le . m e n tre la lo b ttio m ia c o n ti
n e n e ll' asportazione

ili

a lc u n e

fibre.

95

Un punto chiave per me. durante quel periodo, fu la ricerca chc fcci
nel quinto anno. Per molto tem po il m io interesse si era concentrato nel
cam po del tum ore al cervello e della neuro-oncologia. Avrei voluto
continuare a fare questo tipo di ricerche m irate, ma non avevam o il
giusto tipo di amm ali su cui im piantare tumori cerebrali. O perando su
piccole cavie, i ricercatori avevano scoperto che, una volta ottenuti
risultati consistenti, potevano trasferire le ricerche in terapie idonee of
frendo cos un aiuto all'umanit sofferente. Q uesta una delle pi usate
fonile di ricerca per trovare cure mediche alle nostre malattie.
I ricercatori hanno fatto un gran lavoro usando topi, scimmie e cani,
ma hanno anche incontrato problemi. Dai cani venivano risultati inconsi
stenti: le scimmie erano costose in modo proibitivo; ratti e topi potevano
essere acquistati a buon mercato, ma erano cos piccoli chc trovavamo
impossibile operarli. E non era possibile neppure visualizzarti bene con la
TAC'* e la risonanza magnetica*
Per com pletare le ricerche che volevo fare, dovevo affrontare
una triplice sfida:
1) trovare una cavia relativam ente a buon mercato:
2) trovarne una che si potesse avere continuativam ente;
3) trovare un m odello abbastanza grosso da poter essere operato.
I.a risonanza m agnetica fornisce un concetto chiaro c netto della
sostanza interna, riflettendo lim m agine basata sulla stim olazione
dei protoni. Per esem pio, i protoni saranno stim olati in gradi diversi
in acqua piuttosto chc nei m uscoli o nel sangue.
Tutti i protoni forniscono segnali diversi e il com puter li presen
ta in immagine.
II m io scopo era di lavorare con un certo tipo di anim ale e lasciare
chc questo fosse la base, o il m odello, per lo sviluppo nella ricerca
dei tum ori cerebrali. Un certo num ero di oncologi c ricercatori chc
avevano preventivam ente stabilito modelli di lavoro, mi consigliaro
no: "B eh. se vai avanti e inizi la ricerca sui tum ori cerebrali, faresti
meglio a prt>gcttarc alm eno due anni di studio in laboratorio".
Q uando intrapresi il progetto ero deciso a lavorare tutto quel
tem po, e anche di pi. Ma quale cavia avrei dovuto usare? Avevo
iniziato con i ratti, m a in effetti erano troppo piccoli per i miei
scopi. E. personalm ente, odio i ratti! Forse mi facevano scattare
h i (o m o g r a fia m t i l e c o m p u te r iz z a ta s i a v s a le d i un c o m p u te r u lta m en te
te c n ic o e s o f is tic a to c h e p e r m e tte a i r a g g i X d i f o c a liz z a r e liv e lli d iv e r s i.
L a r is o n a n z a m a g n e tic a n on u tiliz z a i r a g g i X . m a un m a g n e te c h e e c c ita i
p r o to n i ( le m ic r o p a r tic e lle ) I l c o m p u te r , /* . r a c c o g lie i s e g n a li d i e n e r g ia d a
q u e s ti p r o to n i e li tr a s fo rm a in im m a g in e.

96

n ella m en te tro p p i ric o rd i d 'in f a n z ia n ella p e rife ria d i B o sto n .


M i resi conio ben presto chc quelle bestiole non avevano le qualit
n ecessarie p er u na buona ricerca c co m in ciai a cercare una cavia
diversa.
N elle settim ane ch c seg uiro n o parlai con d iv erse persone. Una
c o sa strao rd in aria da accred itare a lla Johns Hopkins c h e hanno
e sp erti che co noscono praticam en te lu tto nel loro cam p o di studi.
Iniziai facendo un giro tra i ricercatori, chiedendo: "Q u ali anim ali
usale? Avete pensato a un altro tipo?" D opo molle dom ande e molte
considerazioni, conclusi con l'id e a di usare i co n ig li bianchi della
N uova Zelanda. Si uniform avano perfettam ente alla mia triplice ri
chiesta.
Qualcuno alla Hopkins mi indic lopera di ricerca svolta dal D r Jim
A nderson che stava usando proprio i conigli bianchi neo-zelandesi.
Fu emozionante entrare nel laboratorio dcU'cdilicio Blaylock. Al centro
notai un am pio spazio con un apparecchio per i raggi X, un tavolo
operatorio da una parte, un frigorifero, una incubatrice c un profonde
lavello. In un arm adietto si vedevano gli anestetici. M i presentai al
Dr Anderson e gli chiesi: "H o visto chc operi con i conigli.
"Si. certamente, mi rispose, parlandomi jx)i dei risultati ottenuti la
vorando con quello chc chiam ava VX2 c chc causava tum ori sia
nel fegato sia nei reni. D opo un periodo di tem po le sue ricerche
m ostravano risultati consistenti. Jim. sono interessato allo svilup
po di un m odello di tum ore cerebrale c mi sono chiesto se fosse il
caso di usare i conigli. Hai idea di un qualche tum ore che possa
form arsi e crescere nel loro cervello?"
"C erto", rispose, pensando ad alla voce, "il VX2 potrebbe c re
scere nel cervello". Parlam m o ancora e poi insistetti: "Pensi davve
ro chc VX2 funzionerebbe?
"N on vedo ragioni perche non dovrebbe. Se cresce in altre parti
c* una buona possibilit che lo faccia anche nel cervello." Fece
una pausa, poi aggiunse: "S e vuoi, provaci".
"Perfetto!"
Jim A nderson mi aiut im m ensam ente nella mia ricerca. Pro
vam m o anzitutto la dissociazione m eccanica, cio usam m o delle
piccole griglie per raschiare i tum ori, in m odo m olto sim ile a comc
si grattugia il form aggio. Ma non crebbero. Secondaiiam ente im
piantam m o pezzi di tum ore nel cervello dei conigli: e questa volta
avem m o successo.
Per fare quello che viene chiam ato un test di vitalit mi rivolsi al Dr
Michael Colvin, biochimico nel laboratorio di oncologia c lui mi invi da
un altro biochimico, il Dr John Ililton.

97

H ilton m i sugger di usare deg li enzim i p er sciogliere il tessuto


co nnettivo e lasciare intatte le cellu le cancerogene. D opo av er pro
vato per d iv e n e settim ane le varie com bina/ioni di enzim i, Hilton si
present con quella giusta. Scoprim m o di avere un'alta percentuale di
vitalit: sopravvisse quasi il 101) per cento delle cellule.
Da allora potem m o concentrare le cellule nelle quantit volute.
Perfezionando gli esperim enti, sviluppam m o anche il m etodo di
usare un ago per im piantarle nel cervello. Ben presto quasi il 1()0
p er cento dei tum ori si svilupp. Invariabilm ente i conigli m orivano
di tum ore cerebrale tra il dodicesim o e il quattordicesim o giorno,
con la regolarit di un orologio.
Q uando i ricercatori ottengono questo risultato, possono proce
dere e im parare com e si sviluppano i tum ori cerebrali. Facem m o
anche delle T A C e fum m o entusiasti di vedere chc. effettivam ente,
i tum ori si m anifestavano.
La risonanza m agnetica, sviluppata nella G erm ania occidentale,
era una nuova tecnologia che in quel tem po non avevam o a nostra
disposizione. Jim A nderson port parecchi dei nostri conigli in G er
m ania, li sottopose alla risonanza m agnetica e fu in grado di vedere
il tum ore. Mi sarebbe piaciuto andare con lui e l'a v rei anche fatto...
se solo avessi avuto il denaro per il viaggio.
Utilizzam m o poi, nel 1982, la PET* c Hopkins era uno dei primi
ospedali nel Paese ad avere a disposizione l'attrezzatura adatta. Il primo
esam e lo facem m o sui conigli con tum ori cerebrali. Tramite le riviste
m ediche venne fatta una larga pubblicit al nostro lavoro. Fino a oggi
molti ricercatori alla Johns Hopkins e in altri luoghi operano con questo
modello di tumore cerebrale.
N orm alm ente questa ricerca avrebbe richiesto parecchi anni, ma
io avevo molta collaborazione da altri studiosi alla Hopkins, i quali
mi aiutarono ad appianare i problem i tanto chc il m etodo fu co m
pletalo in sci mesi.
Per questopera di ricerca ottenni il prem io di Internista d e ll'A n
no. G razie a questo, invece di ferm arm i due anni in laboratorio, ne
uscii lanno seguente e proseguii il m io internato.
Iniziai quellanno con discreto entusiasm o. Fra stata una via lun
ga e talvolta difficile. M olte ore, terribilm ente lunghe, lontano da
C andy tra studi, pazienti, crisi, altri studi e altri pazienti. Ero pronto
* L a to m o g r a fia a e m is sio n i d i p o s itr o n i (P E T ) u tiliz z a s o s ta n z e r a d io a ttiv e c h e
p o s s o n o e s s e r e m e ta b o liz z a te d a ll e c e llu le e u n ta s e g n a li r a d io a ttiv i c h c p o s to n o e s s e r e r ip r e s i e tr a d o tti C o r v Ut ris o n a n z a m a g n e tic a r a c c o g lie seg n a li
e le ttro n ic i, la P E T r a c c o g lie s e g n a li r a d io a ttiv i e li tr a d u c e in im m a g in i.

98

a m ettere le mani su strumenti chirurgici e conoscevo com e praticare


procedure delicate in m odo svelto ed efficiente. Per esem pio, imparai
oome rimuovere tumori cerebrali e suturare aneurismi. Aneurismi diversi
richiedono suture di misura diversa, spesso oon angolazioni insolite. Feci
pratica finch la procedura di sutura/ione divenne una mia seconda
natura, finch gli occhi e l'istinto mi dicevano, nella frazione di un secon
do che tipo di sutura usare.
Imparai a correggere m alform azioni delle ossa, del tessuto e a
operare sulla spina dorsale. Espcrim entai com e tenere un trapano
potente ad aria, soppesarlo nelle m ani, provarlo c poi usarlo per
incidere le ossa a pochi m illim etri dal tessuto nervoso e cerebrale.
A ppresi quando essere aggressivo c quando trattenerm i. Imparai
a fare quegli interventi che correggono gli attacchi epilettici c a
lavorare vicino al tronco cerebrale. Durante q u ell'an n o davvero in
tenso com e interno, appresi quella perizia particolare che trasform a
in guarigione uno strum ento chirurgico, insiem e alle m ani, agli
occhi e a llintuizione.
C onclusi poi il m io internato. Stava per aprirsi un altro capitolo
della mia vita e, com e spesso accade prim a di eventi chc trasform a
no lessere, non me ne rendevo conto. A ll'in i/io . lidea mi attraver
s la niente com e qualcosa d im possibile.

Capitolo 13

UN AN NO SPECIALE
Non spiegai il vero m otivo a Bryant Stokes. Pensavo chc sapesse
lutto senza chc dovessi accennargliene. C osi risposi: "S em bra un
buon posto**. U naltra volta dissi: "C hi sa? Forse un giorno".
"Sarebbe un posto speciale per te", insistette.
O gni volta che lo m enzionava, davo a Stokes u n 'altra scusa, ma
pensavo seriam ente a quello chc mi diceva. Un vantaggio mi attirava
in m odo particolare. "In un a n n o l avresti tanta esperienza in
neurochirurgia m entre in qualsiasi altro posto ce ne vorrebbero
cinque".
Mi sem brava strano chc B ryant Stokes insistesse su q u e llidea,
ma lo faceva. Autorevole neurochirurgo negli Stati Uniti, proveniente
da Pcrth. Australia occidentale, Bryant e io ci intendemmo allistante.
Spesso mi diceva: "Dovresti venire in Australia ed essere titolare di
neurochirurgia nella facolt di medicina del nostro ospedale".
Cercai in vari m odi di distoglierlo dal soggetto. "G razie, m a non
credo che sia quello che vorrei fare. In un altro m om ento risposi:
"Stai scherzando! Quel continente e d all'a ltra parte del mondo:
perfori la terra a Baltim ora ed esci in A ustralia!"
Lui sorrise e mi disse: "Oppure |x>tiesti volate ed essere fi in 20 ore".
C ercai di rispondere evasivam ente c con um orism o: "S e tu sci l.
chi ha bisogno di m e o di chiunque altro?"
Per me era un soggetto di turbam ento, che naturalm ente non
m enzionai: sapevo, per sentito dire, che da anni le leggi razziali
dell'A ustralia erano peggiori di quelle del Sud-A frica. Non sarei
potuto andare l perch sono nero c loro hanno una politica razzista.
Non si rendeva conto del colore della mia pelle?
Respinsi l'idea. A parte il problem a razziale non riuscivo a ve
dere. dalla mia prospettiva, quale beneficio potesse avere per la mia
carriera andare in A ustralia per un anno, anche se era decisam ente
interessante.
Se Bryant non fosse stato cos insistente non ci avrei pensato
pi, m a ogni volta che avevam o occasione di parlarci, casualm ente
mi diceva: "Sono sicuro chc ti piacerebbe l'Australia**.
Ma io avevo altri progetti: il Dr Long, direttore della neurochirurgia
c mio consigliere, mi aveva detto che sarei potuto rimanere nella facolt

100

della Johns Hopkins dopo aver ultim ato l'internato. Inoltre aveva ag
giunto: Mi piacerebbe che tu rimanessi con noi, e questo rendeva tutto
molto pi interessante.
Non potevo pensare a qualcosa di pi stim olante chc restare alla
H opkins , dove si dava m olta im portanza alla ricerca. Per me
Baltim ora era diventata il centro d elluniverso.
Per quanto possa sem brare strano, nonostante avessi liquidato il
pensiero dell' Australia, il soggetto mi perseguitava. Sembrava chc per
un periodo, ogni volta clic andavo da qualche parte, incontravo qualcu
no che mi salutava con qucUacccnto particolare.
Accendendo la T V . finivo sem pre con il vedere delle pubblicit
chc dicevano: A ndate in A ustralia c visitate la terra dei koala".
Infine chiesi a Candy: C he cosa sta accadendo? possibile chc
Dio stia cercando di dirm i qualcosa?"
"N on so", rispondeva. "M a forse sarebbe m eglio se davvero
parlassim o un p o tra di noi dell'A ustralia".
S ubito mi vennero in m ente un m ucchio di problem i, prim o fra
tutti la politica razzista: solo bianchi! C hiesi a Candy di andare in
biblioteca a cercare libri sull'A ustralia cos che potessim o farci
u n 'id e a di quella nazione.
Il giorno seguente Candy mi telefon: Ilo scoperto qualcosa
su llA ustralia che dovresti sapere . S entivo nella sua voce u n ecci
tazione inconsueta, cos le chiesi di dirm elo subito.
La politica dei "solo bianchi" che ti dava tanto fastidio", mi
dis.se. "l'A u stralia ce l'aveva. Non esiste pi. H anno abolito quella
legge nel 1968!"
Fece un pausa. Che cosa stava succedendo? "F o rse dovrem m o
considerare seriam ente quell'invito, le dissi. "F orse dovrem m o pro
prio andare in A ustralia".
Pi leggevam o, pi a Candy e a m e piaceva lidea. E in m en che
non si dica nc eravam o entusiasti. Poi discutem m o di quel paese
con alcuni am ici. A parte poche eccezioni, venim m o scoraggiati dai
nostri am ici ben intenzionati. U no di loro chiese: "M a che cosa
volete andare a fare in un sim ile posto?
Un altro mi disse: "N on ci pensate nem m eno. Ritornerete in una
settim ana.
"N on vorresti chc Candy passasse quella prova, vero?" disse un
altro. Come! Ha gi avuto un periodo brutto. A ndare laggi per lei
sarebbe peggio!"
Non potei trattenerm i dal sorridere alle parole del m io amico,
l a sua preoccupa/ione era che fossim o felici ed elim inassim o le

101

preoccupazioni. Candy era incinta e, in quel m om ento, sem brava una


follia volare fino all'altra parte del mondo. Il problema era che nel 1981,
mentre ero capo reparto. Candy aveva concepito due gemelli. Purtrop
po abort al quinto mese. Poi. l'an n o seguente, fu nuovamente gravili
A causa di quello chc era avvenuto nella sua prim a gravidanza, dal
quarto mese il dottore le consigli di stare a letto. Candy lasci il lavoro
c si dedic a s stessa.
Q uando si presentava il problem a della sua situazione, Candy
sorrideva e diceva con voce ferma: "S ai. cred o che in A ustralia ci
siano dei dottori ben qualificati, non ti pare?
I
nostri am ici non l'avevano capito, ma eravam o gi decisi a
partire, anche se non ce ne rendevam o conto. A vevam o gi fatto i
prim i passi fonnali c la dom anda di assunzione, richiesta a llo sp e
dale C harles G ardincr del centro m edico Regina F.lisabctta II. il pi
grande centro ospedaliero dell'A ustralia occidentale e l'u n ic o cen
tro affidabile per la neurochirurgia.
La risposta arriv entro due settim ane: mi avevano accettato.
S uppongo sia la nostra risposta", dissi a C andy. A quel punto, lei
sem brava pi entusiasta di me! Sarem m o partiti nel giugno del
1983 ed eravam o totalm ente im pegnati nei confronti di q u e ll'av
ventura.
D ovevam o essere pienam ente im pegnati perche ci volle ogni
risparm io che avevam o per acquistare i biglietti di sola andata. Non
sarem m o potuti tornare indietro nem m eno se non ci fosse piaciuto c
io. com e laureando, mi sarei dovuto fermare per un an n o ."1
(" e ra n o svariati m otivi che rendevano attraente l'av v en tu ra, uno
dei quali era il denaro. Avrei avuto un ottim o stipendio (m olto pi
di quanto avessi avuto in precedenza), pari a 65.000 dollari all'a n
no. 1A vevam o davvero bisogno di quel denaro!
I
p o s izio n i di Wl k lli/ea n d > r .
i r. \ m < n , <4 . ,1/1/. >1 in , 1,1 in i I / >.
un m fdico interni) e un m em bro subalterno turni* Il Uiurearulo la vo ra so tto il
consulente. Seguendo il sistem a d e lle scuole m ediche inglesi. l'A u stra lia ha
p e rso n e defin te consulenti che. so tto tutti g li a sp etti, so n o in vena a lla gerar. tua Con questo sistem a, un d o tto re resta p e r m olti anni un laureando.
l o \iip c n d io e r a in te r e s s a n te p e r c h n on d e n e v o p a g a r e u n a c ifra e s o r b ita n te
t'er / ' a s s ic u r a :io n e d i n e g lig e n za p r o fe s s io n a le In A m e ric a 1 *m o s c o d iv e r s i p r e
m in ,u n d o tto r i c h e p a g a m i d a i 1 0 0 .0 0 0 a i 2 0 0 M t ) d o lla r i l'a n n o p e r l'a s s ic u r a
:u m e l.a d if f e r e n t i s ta n e l f a t t o c h e in A u str a lia s o r g o n o p o c h i c a s i d i n eg lig en :a p r o fe s s io n a le L a le g g e a u stra lia n a p r o ib is c e a g li a v v o c a ti d i a s su m e re c a s i
di a b u s o s u b a s i f o r tu ite . L e p e r s o n e c h e s o g lio n o c ita r e q u a lcu n o in g iu d iz io
d e b b o n o tir a r e f u o r i il d e n a r o d a lle lo r o ta sch e. N e c o n s e g u e c h e le u n ich e
l * r so n e c h e c ita n o a lt r i in g iu d ic o , so n o c o lo r o su c u i i d o tto r i h a n n o f a t t o gli
e r r o ri p i g r a v i e d e v id e n ti

102

Un dottore pu diventare consulente solo quando quello in carica


muore, li governo ha stabilito un numero fisso per tali cariche.
Per quanto nellAustralia occidentale avessero solo quattro consulen
ti, si (ruttava di persone estremamente valide, chirurghi tra i pi in gamba
chc io abbia mai conosciuto. O gnuno di loro aveva la sua zona di
competenza. Trassi profitto dalla loro conoscenza ed essi mi aiutarono a
sviluppare le capacit di neurochirurgo.
Nonostante il problema razziale fosse risolto. Candy c io volammo a
Pelili con molta trepidazione: non sapevamo quale accoglienza avremmo
ricevuto. Le nostre preoccupazioni erano legittime perch ero un chirurgo
sconosciuto che andava a lavorare in un nuovo ospedale. Candy era
incinta e malgrado i suoi discorsi coraggiosi non potevamo fare a meno
di pensare a eventuali problemi.
Ma gli au straliani ci ricev ettero c alo ro sam en te. Da su b ito fre
q uentam m o la chiesa, conoscem m o d pastore c altri m em bri prima
che com inciasse l'adorazione. D urante il culto il pastore annunci:
"O g g i co n n o i c u n a fa m ig lia d a g li S ta ti U n iti c h e re s te r in
A ustralia per un anno". Poi present C andy e m e. in coraggiando i
m em bri della com unit a salutarci.
E lo fecero! Q uando term in la riunione, tutti si affollarono attor
no a noi. V edendo che mia moglie era incinta, molte donne chiesero:
Di che cosa avete bisogno?" In effetti, non avevam o portato nulla
per il nascituro in quanto limitati dal peso dei bagagli che dovevam o
trasportare dagli Stati U niti. Q uelle persone stupende com inciarono
a portarci bacinelle, coperte, passeggini c pannolini, e poi eravam o
continuamente invitati a pranzo!
Il personale dell'ospedale non riusciva a capire com e, essendo
arrivati da due settim ane, avessim o potuto conoscere tanta gente e
ricevessim o di continuo inviti a pranzo.
U no dei miei colleglli, assunto in ospedale da cinque m esi, un
giorno mi chiese: "C he cosa late stasera?" Risposi che eravam o
invitati a cena da una certa famiglia.
Quel collega sapeva chc. pochi giorni prima, unaltra famiglia ci ave
va portato a fare un giro turistico fuori Perth.
C om e fate a conoscere tanta gente?" chiese. " solo una settima
na che siete arrivati. Mi ci sono voluti dei mesi per avvicinare cosi tante
persone!"
Veniamo da una grande famiglia, risposi.
Intendi dire che hai parenti qui in A ustralia?
"Q ualcosa di sim ile". Sorrisi, poi spiegai: "N ella nostra chiesa ci
riteniam o parte della fam iglia ili Dio. Q uesto vuol dire che pensiamo
alle persone che adorano D io com e fratelli e sorelle, cio parte della

103

nostra fam iglia. La genie di chiesa ci ha trattato com e m em bri della


famiglia". Non aveva mai sentito un tale concetto prima!
Fin dal prim o giorno mi innam orai d ell'A ustralia. Non solo delle
persone, ma della terra e dell'aim osfera. Essendo slato assum o com e
laureando, la m aggior parte delle operazioni toccavano a me. Tale
responsabilit mi inorgogliva e mi faceva apprezzare di pi il fatto
di essere in quella lerra lontana. A nche Candy fu davvero coinvolta,
perche venne assunta com e prim o violino nella Mediami* Symphony
e com e corista in un gruppo professionista.
N on era passato un m ese che ci si present un caso estrem am en
te difficile chc cam bi la direzione del m io lavoro a Perth. Il prim a
rio del reparto aveva visitato una giovane donna e diagnosticato un
neurom a del condotto auditivo, umore chc cresce alla base del
cranio. Q uesta neoform azione causa sordit e debolezza dei m usco
li facciali, per evolversi in seguilo in paralisi. Non solo, m a la
paziente soffriva anche di frequenti e dolorose emicranie.
Il
tum ore era cos grande chc. con la decisione di asportarlo,
consulente disse al paziente che non sarebbe sialo possibile salvare
alcuno dei suoi nervi cranici.
D opo aver sentito la prognosi chiesi al con su len te prim ario:
"T i d ispiace se provo a farlo io usando una tecnica m icroscopica?
Se funziona, potrei salvarle i nervi.
"V ale la pena di provare, non c c dubbio".
M entre le parole erano cortesi, traspariva quello chc era il suo
vero pensiero: Provaci, giovane presuntuoso, c vedrai chc bel fia
sco farai!" Non potevo dargli torto.
L 'intervento dur dieci ore, senza sosta. A lla fine ero esausto,
m a al settim o cielo per la felicit: non solo avevo rim osso il tum o
re. ma avevo anche salvato i nervi cranici. Il prim ario poteva dirle
che avrebbe avuto una guarigione completa.
Poco d o p o essere stala dim essa, la signora rim ase incinta. Quan
do il bam bino nacque, gli venne d ato il nom e del prim ario perch la
giovane credeva che fosse stato lui a estirparle il tum ore e a salva
re i suoi nervi cranici. N on sapeva che e ro stato io a fare quel
d e lic a to intervento. Infatti co s chc v an n o le c o se in A ustralia:
l'a iu ta n te opera sotto la d irettiv a d el p rim ario e lui, co m e capo,
riceve il m erito di un intervento riuscito, non importa chi taccia real
mente l'intervento.
N a tu ra lm e n te g li altri c o m p o n e n ti d el p e rs o n a le ne e ra n o al
co rren te.
Dopo quell'intervento, im provvisam ente gli altri dottori mi m o
straro no un en orm e rispetto. Di tan to in tan to uno di lo ro m i si

104

avvicinava per chiedere: "Senti, Carson. potresti sostituirmi in questo


intervento?
D esid ero so di im parare e fare altre e sp erie n ze , non rico rd o di
aver mai rifiutato un caso, il chc vuol dire chc ne ebbi in abbondan
za, ben oltre quelli che avrei dovuto fare. In m eno di due m esi dal
m io arrivo facevo gi in ten eriti di due o tre craniotom ie al giorno, e
cio aprivo la scatola cranica dei pazienti per rim uovere em atom i c
operare aneurismi.
Ci vuole molta resistenza fisica per eseguire cos unti interventi perche i
chirurghi stanno in piedi per ore accanto al tavolo operatorio, lo potevo
intraprendere lunghe operazioni perche, avendo fatto prtica con il Dr Long,
avevo imparato sia i suoi metodi sia la sua tecnica, incluso come proseguire
un'ora dopo laltra, faticosamente, ma senza arrendermi alla fatica.
Avevo osservato attentamente ogni intervento che il D r Long aveva
fatto c gli ero riconoscente che avesse rim osso tanti tum ori cerebrali.
I neurochirurghi australiani non lo sapevano, ma io conoscevo alla perfe
zione gli interventi sul cancro cerebrale. I professori, poco per volta, mi
lasciavano mano libera, pi di quanto avrebbero permesso a un laurean
do. Dal m om ento chc facevo degli interventi validi e desideravo fare
sempre pi esperienza, mi ritrovai ben presto a fare operazioni sul cer
vello, una dopo l'altra. Non era esattamente come lavorare a una catena
di montaggio, perche ogni intervento era diverso dall'altro, m a divenni
ben presto l'esperto in quel campo.
D opo diversi m esi com presi chc av ev o un m otivo speciale per
ringraziare Dio di averci condotto in Australia. In quell'anno di pratica
feci m olte esperienze chirurgiche tanto che la m ia abilit si am pli
incredibilm ente, e io mi sentivo assolutam ente capace di poter fare,
senza problemi, interv enti sul cervello. Non pass molto tem po che mi
fu chiaro perche avessi avuto la sapienza di passare un anno in Austra
lia. Dve avrei potuto trovare un'opportunit unica c una simile qualit
di interventi subito dopo aver ottenuto l'internato?
Feci molti interventi difficili ed alcuni assolutam ente spettacolari.
R in g raziav o sp esso il S ig n o re p er l'in se g n a m e n to e l'e s p e rie n z a
chc egli nii avev a p ro v v ed u to . P er e se m p io , il co m a n d a n te dei
pom pieri di qu ella citt avev a un tum ore di incred ib ile grandezza
c h c c o in v o lg ev a tutti i m aggio ri v asi sa n g u ig n i atto rn o alla zona
anteriore della buse cranica. D ovetti operarlo tre volte per e stirp a
re co m p letam en te il tum ore. Si ristab il len tam en te, m a a lla fine
ebbe una straordinaria guarigione.
Ci fu un a ltro ev en to bellissim o: C andy partor il n o stro prim o
fig lio. M urray N edlands C arso n (N e d la n d s era il q u a rtiere dove
vivevam o) il 12 settem bre 19X3.

105

E poi, prima che ce ne rendessimo conio, si concluse il nostro perio


do in Australia, cos Candy c io facem m o i bagagli per tornare a casa
C hc cosa avrei fatto? Dove sarei andino a lavorare? Il direttore della
chinirgia al Provident Hospital di Baltimora mi contatt subito dopo il
rientro.
Ben, non devi continuare la pratica all 'Hopkins", disse. Qui
con noi avresti una posizione m igliore . Al Provident Hospital si
concentravano servi/i sanitari per i neri. N essuno avr pazienti per
te, alla Hopkins", continu. "Sappi clic in qucU 'ospcdalc c un
razzism o tremendo. Finiresti con il rovinare i tuoi talenti e la carrie
ra senza raggiungere alcuno scopo".
Annuii pensando: Forse hai ragione".
A scoltai tutto quello che voleva dirm i ma, in fin dei conti, ero io
che dovevo decidere. Risposi: "G razie per il tuo interessamento.
Non mi sono mai accorto di essere stato oggetto di discrim inazione
alla Hopkins, ma potresti aver ragione. T uttavia, una decisione
chc dovr prendere da solo".
C ontinu: Potresti scoprirlo in seguito a rifiuti e delusioni.
Forse hai ragione" ripetei, lusingalo chc mi volesse al Provident.
Sapevo per che era al Johns Hopkins chc volevo stare.
Poi lui us un'altra tattica: "B en, abbiam o davvero bisogno qui
di qualcuno con le tue capacit. Pensa a tutto il bene che potresti
fare alla gente di colore".
"A pprezzo davvero lofferta e l'in teresse", risposi. Ed era vero,
in fondo mi dispiaceva disilluderlo. Non avevo il coraggio di dirgli
clic volevo .untare la gente di tutte le razze, tutte le persone. Cos
gli dissi: "Lasciam i vedere com e vanno le cose nel prossim o anno.
Se non dovessero andare bene, considerer la possibilit di venire
da voi.
Non ho pi avuto contatti con lui.
Non saprei dire che cosa mi aspettassi q u an d o , to rnato d a ll'A u
stra lia andai alla H opkins, m a e ra il c o n tra rio di q u a n to l altro
m ed ico av ev a p red etto . In p o ch e se ttim a n e co m in ciai ad avere
m olti pazienti e ben p resto ne eb b i co s tanti da non sap ere com e
districarmi.
N e lle sta te d el 1984. d o p o e ss e re to rn a to a B a ltim o ra , fu
ev id en te chc gli altri n n accettav an o com e un m edico m olto abile
nel praticare la chirurgia. La ragione principale, per cui ho spesso
ringraziato il Signore, era che con la sua benedizione avevo acquisito
pi esperienza m edica in un solo anno in A ustralia, di quanta molti
dottori ne com piano in tutta la loro vita professionale.

11K

D opo pochi mesi dal mio rientro, il prim ario della neurochirurgia
pediatrica diede le dimissioni per diventare primario della chirurgia alla
B row n U niversity. In quel periodo av ev o gi svolto m ollo del m io
lavoro nella neurochirurgia pediatrica e il Dr Long propose al comitato
direttivo d i affidarmi lincarico di primario di quel repano.*
D isse al com itato chc. nonostante avessi solo 33 anni, avevo una
vasta gamm a di esperienze e un'abilit eccezionale. "H o piena fiducia
chc il Dr Carson sia alla ltc //a di assumere tale incarico, mi disse pi
lardi.
N eppure una persona nel c o n sig lio d i q u e llisiitu io " ra z z ista
obiett.
Quando il Dr Long mi inform della mia nomina, mi sentii veramente
felice. Ero profondamente grato c riconoscente. Continuai a ripetermi
per lungo tem po: Non riesco a credere che sia accaduto proprio a
me. Mi sembrava di essere com e un bambino
chc avesse realizzato il suo sogno. Guardatemi! A 33 anni sono il

direttore della neurochirurgia pediatrica al Johns Hopkins. Non


possibile che sia successo proprio a me!
Ma anche altre persone erano incredule. M olti genitori, prove
nienti da lontano portavano i figli in gravi condizioni nel nostro
reparto di neurochirurgia pediatrica.
Q uando entravo nella loro cam era, il pi delle volte uno dei geni
tori mi guardava e chiedeva: "Q uando viene il Dr Carson?
gi qui, rispondevo sorridendo. "Io sono il Dr Carson".
C onfesso chc m i divertivo a osservarli m entre cercavano di m a
scherare l'espressione di sorpresa. Non so quanto il loro stupore
derivasse dal fatto che sono nero c quanto dal fatto chc ero giov ane.
Forse un p o ' da entram be le cose.
Una volta presentatici, sedevo con loro e com inciavo a parlare del
problema del tglio. Term inato il consulto, avevano com preso chc sa
pevo ci di cui parlavo. N on ci fu m ai nessuno chc rifiu t il m io
intervento.
Una volta stavo per com piere un intervento particolare su una hambina e la nonna mi chiese: D r C arson. ha mai fatto prim a una simile
operazione?
No. veram ente no, dissi con il viso serio, ma so leggere. Ho una
biblioteca piena di libri di chirurgia c ne porto sempre molti con me in
sala operatoria.
* Il m io tito lo u fficia le e r a A s s is te n te P r o fe s s o re d i C h ir u r g ia N e u ro lo g ic a .
D ir e rio n e D iv is io n e d i N eu ro c h iru r g ia P e d ia tr ic a . U n iv e r s it e O s p e d a le J oh n s
H o p k in x .

107

La donna rise di cuore, consapevole di quanto fosse stata sciocca la


sua domanda.
Ci scherzai su i n effetti nc ho fatte almeno un migliaio. Talvolta tino
a 300 la settimana".
Lo dissi sorridendo, non volevo che si sentisse imbarazzala, ma lei si
mise a ridere, comprendendo dal l'espressione del volto e dal tono della
voce chc stavo ancora scherzando.
"B ene*, disse, suppongo che se lei quello che c. e ricopre
questa carica, deve essere a posto.
Non mi sentii offeso. Sapevo che am ava profondam ente la tripo
lina e voleva essere certa che la bim ba fosse in buone mani. Suppo
si che in realt avrebbe voluto dire: "Sem brerebbe che lei non abbia
ancora frequentato luniversit!" D opo chc quel tipo di conversa
zione si verific diverse volte, divenni cos abituato a rispondere
d ie aspettavo allegram ente le varie reazioni.
Le risposte negative mi arrivarono pi frequentem ente dai pa
zienti neri, e in particolare da quelli pi anziani. Non riuscivano a
credere che fossi il prim ario della neurochirurgia pediatrica. O , se
10 ero, che avevo com prato la mia redditizia posizione. In principio
mi guardavano con sospetto, chiedendosi se qualcuno mi avesse
favorito p er avere quel posto per una questione di integrazione
razziale. In tal caso, supponevano, non sapevo davvero di chc cosa
stessi parlando. Ma pochi minuti dopo aver fatto la consultazione,
si rilassavano e il sorriso sul loro viso mi diceva chc ero stato
accettato.
C 'e ra n o dei pazienti di pelle bianca, tuttavia, persino certi in cui
p>tevo chiaram ente vedere il fanatism o, che erano pi facili da
trattare. Li vedevo con la m ente confusa, m a il ragionam ento finale
era: Quest'uomo deve possedere delle capacit straordinarie per

avere ottenuto questa posizione!


A desso non ho pi problem i ilei genere in quanto la m aggior
parte dei pazienti, prim a che arrivino qui. conosce chi sono c anche
11 m io aspetto. Ma un tem po le cose andavano diversam ente. Ora
c 'c il problem a opposto perche sono conosciuto e molte persone
ripetono: "D eve essere il D r C arson a fare l'intervento, non vogliamo
nessun altro". Cos la mia lista d interventi viene completata oh mesi di
anticipa
H o la prerogativa di poter rifiutare dei pazienti c a volte, purtroppo,
sono costretto a farlo. D ebbo rifiutare degli interventi perche,
com prensibilm ente, non posso farli tutti. C redo anche che sia giusto
consultare altri dottori e chiedere loro se sono interessati a fare quelle

c^Kra/Joni.
108

Non avrei mai avuto l'abilit chc ho oggi, se altri chirurghi non mi
avessero lasciato intervenire su casi interessanti che. per la loro difficol
t. comportavano un'enorm e responsabilit.
Entro un anno della mia nom ina al Johns Hopkins affrontai uno
degli interventi pi difficili della m ia vita. Il nom e della bambina
era M aranda, e non potevo certo sapere quale influen/a avrebbe
avuto sulla mia carriera.
L esito del caso ebbe un effetto straordinario su llatteg g iam en
to d e lla p ro fe ssio n e m cdica v e rso un p ro c e d im e n to c h iru rg ic o
controverso.

Capitolo 14

UNA BIMBA DI NOME MARANDA


Il vostro c l'unico ospedale dove ci stala data una speranza",
disse Terry Francisco. Fece uno sforzo per m antenere In voce fer
ma. "A bbiam o provato in m olti ospedali c con m olti dottori, ma
tutti concludono dicendo chc non possono fare nulla per nostra
figlia. Per favore, per favore ci aiuti!
Erano stati tre anni lunghi c spaventosi, e m entre i mesi diventa
vano unni, la paura si trasform ava in disperazione. Con la figlia
sem pre pi vicina alla m orte, la signora Francisco, disperata, aveva
chiamato il Dr John Freeman qui alla Hopkins.
Q uando, nel 1985, entrai in contatto con M aranda Francisco, una
bella bim ba dai capelli scuri, non avrei mai im m aginato quale in
fluenza avrebbe avuto sulla direttiva della mia carriera: su Maranda
avrei infatti eseguito la mia prima cm isferoctom ia.
Sebbene fosse nata in m odo norm ale, M aranda Francisco ebbe il
primo attacco del grande male a 18 mesi, una caraneristica convulsio
ne epilettica chc noi talvolta definiam o com e tem pesta elettrica del
cerv ello'. Due settim ane dopo si ripet il m edesim o attacco c il suo
dottore prescrisse una medicina anticonvulsiva.
Gli attacchi si susseguirono fino al quarto anno, poi cam biarono
im provvisamente, interessando siilo il lato destro del corpo. La bimba
non perse mai conoscenza: le sue convulsioni erano localizzate e
originavano dal lato sinistro del cervello e conscguentem ente inte
ressavano il lato destro del corpo.
O gni convulsione lasciava M aranda cimi il lato destro sem pre pi
debole, ed era incapace talvolta di parlare norm alm ente per due ore.
Q uando m inform arono della sua situazione, la bam bina aveva fino
a cento convulsioni al giorno, spesso a distanza di tre minuti l'una
d a llaltra, chc rendevano inutilizzabile tutta la parte destra del c o r
po. La convulsione iniziava con il trem ito nella parte destra della
bocca. Poi continuava su tutto quel lato del viso, seguito da scosse
del braccio e della gam ba destra finch tutta quella parte del corpo
si contraeva violentem ente, per poi diventare inerte.
"N on riusciva a m angiare", ci raccont la m adre, lasciando chc
la figlia sm ettesse poi di provare a nutrirsi.

NO

Il
pericolo di m orire soffocata era troppo alto, co si iniziarono ad
alim entarla attraverso un sondino nasogastrico. P er quanto le crisi
interessassero il lato destro. M aranda stava dim enticando com e canim inare, parlare, m angiare e apprendere, aveva anche bisogno di una
terapia continua. Don C olbum . del W ashington Post, scrisse in un
articolo che M aranda "v iveva la sua vita nei b revi intervalli tra una
convulsione e l'altra*'. Ne era libera solo durante il sonno.
Poich gli attacchi peggioravano, i genitori di M aranda la porta
rono da uno specialista all'altro , ricevendone delle diagnosi d isp a
rate. Pi di un m edico la defin una ritardata mentale epilettica.
Ogni volta che la fam iglia andava da un nuovo m edico, piena di
speranza, o in una nuova clinica, ne ripartiva sem pre pi delusa.
Provarono con m edicinali, diete e. su consiglio di un m edico, anche
con un tazza di caff forte due volte al giorno.
T erry mi inform: Mia figlia ha preso 35 diversi tipi di m edici
ne. Spesso gliene prescrivevano cosi tante che arrivava persino a
non riconoscerm i pi.
Tuttavia. L uis e Terry Francisco rifiutavano di rinunciare alla
loro unica figlia. Facevano molte dom ande e leggevano ogni artico
lo di letteratura medica inerente al caso che potessero trovare. Luis
possedeva un piccolo superm ercato e le loro entrale erano davvero
m odeste. Ma questo non li distoglieva dal proposito: "Se c un
posto qualsiasi sulla terra dove potrebbero aiutare M aranda, noi Io
scoprirem o".
NcHinvem o del l >H4 i genitori della bim ba appresero finalm en
te il nome della malattia della figlia. Il Dr Thom as Rcllcy. del centro di
epilessia infantile d e llospedale di D enver, dop o aver consultato un
altro neurologo pediatrico, sugger una possibile spiegazione: encefalite
di Rosmussen. infiammazione del tessuto cerebrale estremamente rara,
lui malattia progrediva lentamente, ma inesorabilmente.
Se la diagnosi era corretta, R cllcy sapeva che il tem po a disposi
zione era ben poco. Q uel tipo di encefalite porta, progressivam ente,
alla paralisi di un lato del corpo, a un ritardo m entale e, infine, alla
motte.
S olo con un intervento sul cerv ello c era la possibilit di salvare
M aranda. A D enver i d o tto ri av ev an o p o sto la bam bina so tto una
c o p ertu ra di barbiturici per 12 o re c quindi in stato so p o ro so tipo
co m a, nella sp eran za ch c ferm an d o l'a ttiv it c ereb rale p o tessero
ferm arsi anche le convulsioni. M a quando M aranda si risvegliava le
crisi ricom inciavano im m ediatam ente. Q uesto dim ostr chc la c au
sa di quella form a di epilessia non era dovuta all'irregolarit elettri
ca del cerv ello , ma a un p rogressiv o d eterio ram en to d ello stesso.

Ili

E questo forn una prova ulteriore chc si trattasse dell'en cefalite di


Rasmussen.
K cllcy d isp o se ch c a M aran d a fosse fa tto un a ltro esa m e al
c e n tro m odico U C I.A . l'o s p e d a le pi v ic in o co n e sp e rie n z a nel
trattam ento del R asm ussen. Una biopsia cerebrale conferm l'e s a t
te /z a della diagnosi. Fu allora ch e i F ran cisco ricev ettero il colpo
d efinitivo. " inoperabile", dissero i dottori. "N on c assolutam ente
nulla che possiamo fare".
Q uella sarebbe potuta essere la fine della storia di Maranda se non
avesse avuto dei genitori tenaci. Terry Francisco indag c si inform
dovunque le fu possibile. A ppena sentiva parlare di qualche dottore
esperto nel cam po dellepilessia, prendeva subito contatto con lui.
Q uando la risposta era negativa chiedeva: "N on conosce qualcun
altro? Q ualcuno che potrebbe aiutarci?" Infine le venne suggerito di
prendere contatto con il Dr John Frccman al Johns Hopkins . per la sua
reputazione nel campo delle crisi epilettiche.
Per telefono. Terry Francisco descrisse tutto il caso al direttore
della neurologia pediatrica. Q uando term in di parlare, si sent dire
le parole pi incoraggianti chc avesse ricevuto da mesi: "Sem bra
che M aranda s i a i i i i . i buona candidata per lcm isferoctom ia". le
disse il Dottor Frccman.
"D ice d avvero? Lei pensa... pensa di p o terci a iu tare? c h iese,
tim orosa di usare una parola com e cu ra dopo cos tante delusioni.
Il
m edico rispose: "Penso che ci siano buone possibilit. Mi m an
di le cartelle, le T A C c q u alunq u e altro esam e la bam bina abbia
fatto".
John aveva operato n ellospedale universitario di Stanford prima
che l'em isferoctom ia cadesse in disuso. Per quanto non ne avesse mai
compiuti, sapeva di due siffatti interventi ben riusciti, ed era convinto
chc fosse una valida possibilit chirurgica.
Non osando quasi sperare, la mam m a di M aranda fotocopi tutte
le cartelle cliniche che aveva e le spedi quello stesso giorno. Q u an
d o John Frccm an ricevette il m ateriale, studi il tutto m olto attenta
m ente. poi venne da me: "B en , mi disse, vorrei che tu dessi
unocchiata a queste cartelle Mi porse tu tto dan d o m i la possibilit
d i stu d ia rle m in u zio sam en te, poi ag g iu n se : " C ' un p rec e d e n te
per lem isferoctom ia del quale c re d o chc tu non abbia mai sentito
p arlare...
Risposi: S, ne ho sentito parlare, ma non ne ho mai fatto una".
Solo di recente mi era venuto sotto gli occhi. M entre cercavo altro
m ateriale, avevo sfogliato un testo m edico c letto delle ricerche
su ll'cm isfcroctom ia. m a superficialm ente. Q ueU 'm fo rm a/io n e nini

112

suscitava il m io ottim ism o riguardo a tale intervento. Il Dr Frccm an


continu: "C redo chc un tale intervento potrebbe salvare la bambina.
Hai veramente tanta fiducia in quell'operazione?"
"Certamente". C 'cni convinzione nei suoi occhi. Poi chiese: "Credi di
poter praticare un'emisferoetomia su questa bimba?"
M entre consideravo com e rispondere. John continu a spiegarmi
i m otivi della sua sicurezza. Era certo che un tale intervento ch iru r
gico si potesse fare senza disastrosi effetti collaterali.
"M i sembra possibile", risposi, sentendo crescere lentusiasm o
per questo nuovo tipo d'interven to . Tuttavia non mi ci sarei avven
turato senza esserm i prim a ben docum entato c John non mi avrebbe
voluto in m odo diverso. "L asciam i prendere e leggere della lettera
tura su questo argom ento, poi ti dar una risposta".
Da quel giorno lessi articoli c riviste m ediche che illustravano i
problemi determ inati d all'alto lasso di com plicazioni e mortalit.
Poi mi concentrai sul procedim ento, esam inando le T A C c le cartel
le cliniche. Finalm ente fui in grado di dire: John, non ne sono
troppo convinto, ma credo sia possibile. Lasciam i ancora qualche
tem po per studiare bene la situazione".
John c io parlam m o a lungo e continuam m o a studiare le cartelle.
Alla fine telefon ai Francisco. Am bedue parlam m o con la mamma
e le s p ie g a m m o c h e s ta v a m o c o n s id e r a n d o d i fa re u n a
em isferoctom ia. Non le facem m o alcuna prom essa, ma lei comprese.
Le dissi: Porti la bam bina affinch possiam o studiare la situa
zione. c poi le darem o una risposta definitiva".
E ro ansioso di co n o scere M aranda c fui felice q u an d o , alcune
settim ane dopo, i genitori la co n d u ssero in ospedale p er una v isi
ta c, q u in d i, u na m ig lio re v a lu ta z io n e . R ic o rd o di a v e r n o ta lo
q u a n to e ra g ra z io sa c p ro v ai un g ro s so p eso p e r q u e lla p icco la.
M iiranda avev a q u attro an n i, e ra di D en v er e d ic e v a di v en ire da
"D enverado".
D opo aver svolto num erosi esam i, aver parlato a lungo con John
Frccm an e altri chirurghi, mi sentii pronto ad annunciare la mia
decisione. Il padre di M aranda era tornato a casa in aereo per m oti
vi di lavoro, cos parlai con la m adre. "S o n o disposto a rischiare
una em isferoctom ia. ma voglio che lei sappia che non ne ho mai
fatte prima. E importante che lei lo capisca".
"I>r C arson, qualsiasi cosa, qualsiasi cosa lei possa fare. Tutti gli
altri hanno rinunciato".
" un intervento pericoloso. E possibile che M aranda muoia
sotto i ferri". L o dissi in m odo leggero, ma sentivo quanto quelle
parole pesassero e fossero terribili per le orecchie della madre.

Tuttavia ritenevo im portante esporle ogni possibile aspetto negativo:


Potrebbe avere delle limitazioni significative, com preso un importante
danno cerebrale". La mia voce era calma perch non volevo spaventarla,
ma non intendevo neppure dirle false spcnmzc.
(li occhi della signora Francisco si fissarono nei mici: "Se non fossi
m o d'accordo di fare l'intervento, che ne sarebbe di Maranda?"
"Peggiorerebbe... e poi la morte".
A llora non abbiam o altra scelta, vero? Se c ' una possibilit
per lei. anchc una piccola p o ssib ilit .- La gravit del su o viso
m ostrava chiaram ente l'em o zio n e di q uella decisione: "S . la p re
g o , o peri la m ia bam bina!"
Una volta d 'acco rd o sull'intervento. Terry e L uis sedettero ac
canto alla piccola. T erry. usando una bam bola, m ostr a M aranda
dove avrei fatto lincisione c disegn anchc delle righe sulla testa
del fantoccio dicendo: "A nche tu finirai con l'av ere i capelli vera
mente corti!" M aranda rise: l'id e a le piaceva.
Sicura chc la bim ba com prendesse, per q uanto possibile alla sua
et, quattro anni. Terry le disse: 'T e so ro , dim m i se vuoi qualcosa di
speciale per dopo l'intervento".
I
dolci occhi di M aranda fissarono quelli della mam ma: Niente
pi crisi epilettiche, ti prego". C on gli occhi pieni di lacrim e, Terry
abbracci la figlia: la tenne stretta com e se non volesse pi lasciarla
andare: "Q uesto c quello che vogliam o anche noi, rispose.
La notte p recedente l'in te rv e n to , m i rccai nella sala giochi
della pediatria. I gen ito ri di M aranda sed ev an o sul b o rd o del
recin to p er i bam bini, una zona speciale p artico larm en te am ata
dai p icco li. Al cen tro della stan z a tro n eg g iav a una g iraffa sulle
ruote. S parsi sul p av im en to c 'e ra n o m odcllini di cam ion c a u to
m obili e q u alcuno aveva d isp o sto anim ali di p eluche co n tro il
m uro. La signora F rancisco mi salu t calo ro sam en te e tra n q u il
lam ente. E ro stupito dalla calm a c dalla serenit chc le vedevo
negli occhi. La sua tranquillit mi com unic che era in pace e
pronta ad accettare qualunque cosa fosse successa. M aranda gioca
va accanto a lei con qualche giocattolo.
Nonostante li avessi avvertiti di qualche possibile com plicazione
chirurgica c avessero com unque accettato lintervento, pure volevo
essere sicuro che non lo dim enticassero. Sedetti sul bordo del recinto
di gioco con la coppia e lentam ente, scrupolosa m ente, descrissi ogni
fase dell'intervento. Voi avete gi avuto, sicuramente, alcune informa
zioni su quello che dovrem o fare", dissi, "perch avete gi parlato con
il neurologo. Pensiamo che per l'intervento occorrano cinque ore. C '
una grossa possibilit chc M aranda sanguini p ro fu sam en te c m uoia

114

sul tav o lo o p erato rio . In o ltre, c la p o ssib ilit c h e so p rav v en g a


la p a ralisi e non sia p i cap ace di p arlare. E sisto n o an ch e m olte
p ro b abilit di em orragie, infezioni e co m p licazio n i neurologiche.
D 'a ltra p arte, p o ssib ile ch e ne e sc a b e n issim o e non a b b ia pi
c o n v u ls io n i. N on ab b iam o la sfera d i c rista llo e n essu n a p o ss i
b ilit d i sap ere q u ello che p otreb b e a v v e n ire .
La signora Francisco rispose: G razie per il chiarimento. Ho capito
benissimo.
"C" u n altra cosa chc sappiam o, aggiunsi. Vorrei chc co m
prendeste che se non facciam o qualcosa le sue condizioni continue
ranno a peggiorare, al punto che non sar pi possibile tenerla fuori
di un istituto. Poi, seguirebbe la morte".
La donna annui, troppo em ozionata per rischiare di parlare, ma
mi resi conto che aveva com preso le mie parole.
"Il rischio per la bam bina m olteplice", continuai. "L a lesione
sul lato destro, cio sulla parte predom inante del cervello. In molte
persone in cui predom ina lem isfero destro, il sinistro controlla il
linguaggio, il m odo di parlare cd i m ovim enti del lato destro del
corpo. "V o n ei chc fosse chiaro , dissi, e feci una pausa volendo
essere certo che avessero veram ente capito, "che il rischio m aggio
re a lungo term ine, anche se supera lintervento, chc la bimba
potrebbe essere incapace di parlare c rim anere perm anentem ente
paralizzata in tutto il lato destro del corpo. V o n ei chc vi fosse
veramente chiaro il rischio che fronteggiate".
Dr Carson. conosciamo i rischi", disse Luis. Quello che deve suc
cedere. succeda. Questa la nostra unica possibilit".
A lzandom i per uscire, dissi ai genitori: "H o anche un com pito
particolare da assegnars i. Lo prescrivo prima d ellintervento ad ogni
paziente c fam iliare.
Q ualunque cosa", disse T crry. Farem o tutto quello che ci chie
d e . replic Luis.
"D ite le vostre preghiere. Sono convinto che aiutino veram ente".
"O h , s. certam ente, rispose T erry. sorridendo.
Q uesto qualcosa chc dico sem pre ai pazienti, e sono il prim o a
credere nella preghiera. Finora nessuno si c mai opposto. Mentre
ritinto di avere discussioni religiose con i pazienti, mi piace ricor
dare loro lam orosa presenza di Dio. Penso anche che quel poco
che dico sia sufficiente.
E ro piuttosto pensieroso quella sera, m entre tornavo a casa. P en
savo all'intervento e ai possibili risultati devastanti. Ne avevo par
lato con il D r Long, il quale mi aveva detto chc. nel passalo, aveva
praticato una em isferoctom ia.* Insiem e ripercorrem m o tutte le fasi

115

dell*intervento. Solo pi tardi mi resi conto di non avergli chiesto se


quell'operazione avesse avuto successo.
Molte cose potevano andare storte per Maranda ma. anni prima, ero
giunto alla conclusione chc d Signore non mi avrebbe mai messo in una
situazione da cui non avrebbe potuto tirarmi fuori, cosi noti avrei perso
tem po a preoccuparm i. A vevo adottato la filosofia chc se qualcuno
m uore perch non facciam o niente, non abbiam o niente da perdere se
proviam o a salvarlo. certo chc non avevo niente da perdere con
Maranda. Se non fossim o intervenuti con la cm isferoctom ia, la m one
sarebbe stata inevitabile. Alm eno, avrem m o cercato di dare a quella
graziosa Ixunbina una possibilit di vivere.
Infine dissi: "Signore, se M aranda muore, m uore, ma saprem o che
avrem o fatto per lei tutto il possibile e il meglio". Quel pensiero mise
pace nella mia mente e andai a dormire.
Tuttavia, nel 1940, un dottore di Montreal. Theodore Rasm ussen.
scopr qualcosa di nuovo sulla rara m alattia che poi avrebbe colpito
M aranda. A ccert chc il male era lim itato su un solo lato del cervel
lo. provocando una patologia alla parte opposta del corpo (poich la
parte destra del corpo c sotto il contro llo d e llem isfero sinistro del
cervello c viceversa).

* l.'in te r v e n to c o n o s c iu to c o m e e m is fe r o c to m ia f u te n ta to 5 0 a n n i f a d a !
D r W a lte r D a n d y , u n o d e i p r im i n eu ro c h iru rg h i a l J o h n s H o p k in s. T r e s o n o 1
n o m i d e i c h iru rg h i p i im p o rta m i n e lla M orta d e lla n e u ro c h iru r g ia : H a r \e y
C u sh in g . W a lte r D a n d y e A . E a r l W a lk er, 1 tr e r e s p o n s a b ili d e l la d ir e z io n e d e lla
n e u ro c h iru r g ia n e lla H o p k in s a p a r tir e d a lla f in e d e ll'8 0 0 .
D a n d y te n t u n a e m ts fe r o c lo m ia s u un p a z ie n te a ff e tto d a tu m o re, m a q u e l
p a z ie n te m o r i T ra il IV.W e il l**4l un c e r to n u m e ro d i ch iru rg h i in iz i a fa r e
q u e l tip o d 'in te r v e n to T u tta u a g li e ffe tti c o lla te r a li e la m o r ta lit a s s o c ia ti
a ll' in te rv e n to e r a n o c o s i g r a t i c h e l etn isfe ro c io m ia f u p r e s to a c c a n to n a la S e i
1 9 5 0 l' in te n e n to f u r ip r e s o , c o m e p o s s ib ile s o lu zio n e , n ei c a s i d i e m ip le g ia
in fa n tile a s s o c ia ta a lle c r is i e p ile ttic h e . A b ili n e o c h ir u rg h i r ip r e s e r o n u o v a m e n te
q u e s to tip o d i in te r v e n to d a to ch e o r a a v e v a n o l'a iu to s o f is tic a lo
d e l l e le ttro e n c e fa lo g r a m m a e. in d iv e r s i p a z ie n ti s e m b r a v a c h e tu tta l'a ttiv it
e le ttr ic a a n o rm a li- p r o v e n is s e i l i una p o n e ilei e t n t U o V>. hi
, prm I ( den ti
r is u lta li d e lla e m is fe r o c to m ia n on f o s s e r o sta ti v a lid i, o r a i ch iru rg h i erarut
c e n i d i /X fte r f a r e un la v o r o m ig lio r e e co n m in o n e ffe tti c o lla te r a li. C o s i p r o
v a r o n o e f e c e r o c ir c a 3 0 0 in te n e r iti d i q u e s to tip o . M a , d i n u o v o , la m o lyilil e
la m o r ta lit r is u lta r o n o p i n a t e M o lli p a z ie n ti a v e v a n o e m o r r a g ie c h e p o r la
s a n o a lla m o n e g i in s a la o p e r a to r ia A ltn s v ilu p p a v a n o f id r o c e fa lo o si
r itr o v a v a n o c o n g r a v i d a n n i n e u ro lo g ic i. In a m b e d u e i c a s i s i v e r if ic a ta la
m o n e o v e i m a a m a n c a r e la fu n zio ru ilit fis ic a

116

ancora un mistero, per i medici, il meccanismo per cui l'infiam m a


zione rimane circoscrina in un em isfero del cervello senza diffondersi
all'altro. Rasmussen, che aveva creduto da sempre ncll'emisferoctomia
com e un intervento valido, continu .1 (faticarla anche quando tutti gli
altri lavevano sospesa.
Nel 1985. quando mi interessai all'emisferoctomia, il Dr Rasmussen
operava molto meno c riferiva non pochi problemi.
Suggerisco due motivi per il numero elevato di fallimenti. Anzitutto i
chirurghi selezionavano molli pazienti non idonei c, di conseguenza, il
risultato era scadente.
Secondariam ente, al chirurgo m ancava la com petenza o l'abilit
specifica in questo campo. Nuovamente l'em isferoctom ia fu abbando
nata. Gli esperti conclusero che l'intervento era. probabilm ente, peg
giore della stessa malattia, cos conclusero chc era meglio, pi saggio
e pi umano, abbandonare tale procedimento.
F in o ad o g g i, n e ss u n o c o n o s c e le c a u s e d i q u e sta m a la ttia .
Gli esperti hanno suggerito com e probabili cause: l'ictus cerebrale, le
anom alie co n g en ite, un tu m o re m alig n o o. pi c o m u n e m e n te , un
virus. Il Dr John Freem an. direttore della neurologia pediatrica alla
Hopkins, ha ben detto: "N on siam o neppure sicuri chc sia causata da
un virus, anclte se lasc ia delle tracce proprio come un virus".

Il

Capitolo 15

CREPACUORE
In un certo senso stavo adottando un procedim ento chirurgico che
avrebbe segnato la strada, sem pre chc ci fossi riuscito. I chirurghi
avevano registrato pochi cavi di recupero com pleto e funzionale, pei
cui la m aggior parte di loro non consideravano valido l'intervento di
emisferoctomia.
C om unque, io avrei fatto del m io meglio. Andai in sala operatoria
convinto di due cose: anzitutto, se non intervenivo, Maranda sarebbe
peggiorata e sarebbe m orta. In secondo luogo, m i e ro preparato ac
curatamente per questo intervento, c ora avrei lasciato il risultato nelle
mani di Dio.
Chiesi al D r Neville Knuckcy. uno dei chirurghi intemi, di essere il
mio a ss iste n te . L a v c v o c o n o s c iu to d u ra n te l a n n o tra sc o rs o in
A ustralia, era venuto alla Hopkins per fare pratica e io lo consideravo
straordinariamente abile.
Fin d all'in izio dell'intervento avem m o dei problem i: invece delle
cinque ore previste restam m o intorno al (avolo op erato rio per dicci
ore. Richiedevamo continuamente sangue per la trasfusione. Il cervello
di M aranda era m olto infiam m ato e, dovunque toccassim o con uno
strum ento, com inciava a sanguinare. Non fu solam ente un intervento
lungo, m a anche uno dei pi difficili che avessi mai fatto.
La dram matica operazione inizi semplicemente, con una incisione
praticata sulla cute del cranio. L assistente aspir il sangue mentre io
cauterizzavo i piccoli vasi, l'n o a lla volta applicammo dei fili d'acciaio
sullincisione per tenerla pervia. La piccola sala operatoria era fresca c
silenziosa. Poi incisi pi profondam ente sul secondo strato di cute.
Suturam m o ancora piccoli vasi sanguigni mentre il tubo dcU'aspinitorc
liberava il campo operatorio dal sangue.
Fcci sci fori nel cranio di M aranda, ciascuno della dim ensione di
un b o ttone da cam icia. Q uei fori fo rm av an o un sem icerch io
com inciando dalla parte anteriore d ell'o recch io sinistro e. risalendo
lungo la tem pia, facevano un saliscendi dictfo lorecchio. O gnuno di
essi veniva riem pito con della cera liquida p u rificata per p o ter
lubrificare la lam a della sega. Poi con un seghetto ad aria com pressa
seguii i fori praticando u n incisione e sollevando il parietale sinistro
della scatola cranica di M aranda per visualizzare la dura m adre del

cervello, chc era gonfia e dura in m odo anorm ale, rendendo cos pi
difficile l'intervento. L 'anestesista iniett un farm aco nella cannula
intra venosa per ridurre il gonfiore. Neville poi inser un sottile catetere
uttraverso il cervello fino al cen tro della testa, con il quale avrebbe
drenato l'eccesso di liquido.
Lentam ente, per o tto lunghe e faticose ore. avanzai con prudenza
nelfem isfero sinistro del cervello di Maranda. infiam m ato a dism isu
ra. I piccoli strumenti chirurgici si m uovevano attentam ente, un m illi
m etro alla volta, spostando pazientem ente i tessuti dai vasi sanguigni
vitali, cercando di non toccare o danneggiare le altre parti delicate
del cervello. I grossi vasi sanguigni, alla base della m assa cerebrale,
sanguinarono abbondantem ente mentre ricercavo quella linea, sottile
e d elicata, che separa cerv ello e vasi. N on era facile m anipolare il
cerv ello per separarlo dalle vene che portavano la vita in quel picco
lo corpo.
Maranda perse una quantit impressionante di sangue durante lin
tervento. e noi sostituim m o quasi il doppio del suo norm ale volum e
sanguigno. Durante quelle lunghe tire, le infermiere informavano i geni
tori su quanto avveniva attorno al tavolo operatorio. Mi chiesi spesso
chc cosa pensassero, durante quella lunga attesa. Q uando i miei pen
sieri si rivolsero a Dio. lo ringraziai per averm i dato la sapienza e per
aver guidato le mie mani.
finalm ente, l'intervento term in e il cranio di M aranda fu ricucilo
con suture ben forti. Poi N eville ed io ci allontanam m o dal tavolo
operatorio m entre il tecnico di sala mi toglieva dalle m ani lultim o
strum ento. Mi perm isi il lusso di m uovere le spalle e ruotare la testa.
Il D r Neville, io e il resto del personale sapevam o di aver rim osso con
successo lemisfero sinistro del cervello di Maranda. L'im possibile era
stalo compiuto. Che succeder ora? mi chiesi.
Non sapevam o se gli attacchi epilettici si sarebbero ferm ati. Non
sapevam o neppure se M aranda avrebbe mai cam m inato o parlato.
Potevam o fare solo una cosa: aspettare e vedere.
Neville ed io arretrammo mentre le infermiere sollevavano e toglieva
no i teli sterili e gli anestesisti slaccavano e sbloccavano i vari strumenti
che avevano registralo i segni vitali della bim ba durante l'intervento.
Le venne poi tolta la cannula dell'ossigeno e Maranda cominci a respi
rare da sola. L'osservai attentamente cercando di captare ogni possibile
movimento, ma non ce n'erano. Dopo lintervento si era mossa legger
mente al risveglio, ma quando l'infermiera la chiam non fece un gesto e
n o n a p r g li o c c h i. E p re sto , p e n s a i g u a rd a n d o il D r N e v ille .
Si sveglier tra non mollo. M a l'avrebbe fatto? Non avevam o modo
di saperlo.

119

I
coniugi Francisco avesano passato oltre dieci ore nella sala d attesa
preparata per le famiglie degli operandi. A vevano declinato il suggeri
mento di uscire per prendere una bibita o fare una breve passeggiata cd
erano rimasti l. pregando e sperando. Bisogna dire chc le stanze sono
graziose, dipinte con colori delicati e com ode, com e pu esserlo una
sala d attesa. S parse un p o ' dovunque si vedevano riviste, libri e
persino dei puzzles. tutto quello che aiuta a far passare il tempo. Ma.
come una delle infermiere mi disse pi tardi, quando le ore del mattino
si prolungarono in quelle del pomeriggio, i Francisco diventarono m ol
to silenziosi. Era evidente la preoccupazione chc segnava il loro viso.
Seguii la barella di M arinila fuori della sala operatoria. Sembrava
cos piccola e vulnerabile sotto il lenzuolo verde pallido, mentre lausiliaria la trasportava verso il reparto di terapia intensiva pediatrica.
Un flacone di liquido per endovena pendeva da u n asta della barella.
G li occhi della bim ba erano gonfi perche era stata sotto anestesia per
dieci ore. La grande quantit di liquido somministratole aveva alterato
le funzioni del suo sistema linfatico, provocando il gonfiore. Il tubo ilei
respiratore, d ie le era rimasto in gola per dieci ore, le aveva tum efatto
le labbra e il viso sem brava addirittura grottesco.
I
coniugi Francisco, attenti a ogni rum ore, sentirono la barella
chc cigolava nel corridoio c corsero a incontrarci. "U n m om ento",
disse dolcem ente T erry. C on gli occhi arrossati e il viso pallido, si
avvicin alla barella, si chin c baci la figlia.
(li occhi di M aranda si aprirono per un secondo: "P ap e m am
m a. vi am o tanto", disse.
Terry scoppi in lacrim e di gioia, c Luis asciug il suo pianto
con la mano.
" Ila parlato!" grid u n inferm iera. " Ila parlato!
Rim asi im m obile, sorpreso cd eccitato, partecipando silenziosa
m ente a q u elfin crcd ib ile evento. A vevam o sperato chc si ripren
desse. m a nessuno di noi credeva che potesse m igliorare cos in
fretta. Ringraziai silenziosam ente il Signore p er av er rid a to la vita a
quella bim ba stupenda. Im provvisam ente mi sentii m ancare il fiato
dallo stupore, m entre il mio cervello afferrava il significato della
conversazione tra figlia e genitori.
M aranda aveva aperto gli occhi e riconosciuto i genitori. Poteva
parlare, ascoltare, pensare e rispondere.
Le avevam o rim osso la parte sinistra del cervello, la parte domi
nante che controlla il linguaggio. E ppure M aranda aveva parlato!
Era leggerm ente agitata, scom oda sulla stretta barella, e m uoveva la
iMmba destra c il braccio destro, esattam ente la zona controllata dalla
met del cerv ello chc avevamo rimosso!

La notizia si divulg per il corridoio c lutto il personale, compresi


ausiliari e im piegati, corse per vedere con i propri occhi. Incredibi
le!" "Straordinario!" Sentii anche una donna dire: "G loria a Dio!

Il
successo dcU 'intervcnto era straordinario e im portante per
M aranda e la sua fam iglia, ma non mi venne in m ente chc fosse
anche una notizia da pubblicare sui giornali. Era, vero, un evento
eccezionale, ma se avessi tallito, nel tem po a venire un altro neuro
chirurgo avrebbe potuto avere successo. Tuttavia sem inava che il
p e n siero g enerale fosse ch e e ra una g rossa n o tizia per i gio rn ali.
I reporter com inciarono a venire, inform andosi, chiedendo dichiara
zioni e notizie. Don C olbum . del Washington Post, mi fece u n in
tervista c poi scrisse un im portante articolo, incredibilm ente lungo
e accurato, descrivendo l intervento c seguendo quindi la fam iglia.
II program m a televisivo "Evrning Xfagazine" present un servizio
M iil'cm isfcroctom ia diviso in due parti.
D opo qualche tem po Maranda svilupp u n infezione che fu p re
sto risolta con gli antibiotici. C ontinu a m igliorare c fece progressi
straordinari. Da quando c stato fatto l'intervento, n ell'ag o sto del
1985, la bim ba ha realizzato il suo unico, grande desiderio: non ha
pi avuto attacchi epilettici. T uttavia difetta di un valido coordina
m ento m otorio nelle dita della m ano destra c cam m ina in modo
leggerm ente claudicante. ben vero, per, chc anche prim a d e ll'in
tervento M aranda zoppicava leggerm ente. O ra prende lezioni di
danza.
M aranda apparve in telev isio n e, nello show di Phil D onatine.
Il produttore voleva chc partecipassi an c h 'io alla trasm issione, ma
rifiutai linvito per varie ragioni. A nzitutto sono interessato a ll'im
m agine chc proietto. Non intendo diventare un personaggio dello
spettacolo o essere conosciuto com e un celebre dottore. Seconda
riam ente. mi rendo conto dell'intrinseco pericolo di essere intervi
stato. riconosciuto c am m irato sui circuiti televisivi. Il fatto che se
senti dire troppo spesso chc sci una persona straordinaria finirai con
il crederlo, anche se farai del tuo m eglio per resistere.
Terzo, sebbene avessi sostenuto gli esam i scritti per ottenere l'atte
stato e operare com e neurochirurgo, non avevo affrontato ancora gli
esam i orali. Per eseguire quel test, i candidati siedono davanti ad una
commissione di neurochirurghi e. per un giorno intero, gli vengono poste
ogni specie di dom ande. Il buonsensi) mi sugger che non avreb b ero
a c ce tta to v o len tieri le m ie in terv iste , co n sid eran d o m i v an ito so c
presuntuoso. Pensai quindi chc. apparendo in u n 'in terv ista telev isi
va. avrei perso invece di guadagnare. C os rifiutai.

121

Q uarto m otivo, non volevo suscitare gelosie tra gli altri m edici e
subire m agari delle critiche quali: O h. questo luom o che crede di
essere il pi bravo dottore del m ondo. Infatti c andata cos con altri
d o tto ri, veram ente bravi, chc si so n o esp o sti a q u esto genere di
interviste televisive.
Parlai con John Frecm an circa queste apparizioni pubbliche dato
che anche lui vi era coinvolto. John c anziano, professore da anni
cd e una persona chc io rispetto enorm em ente. (li dissi: "John, non
c niente chc ti possano fare e non im porta quello chc altri dottori,
gelosi di te. pensino o facciano. T i sei guadagnato u n 'o ttim a reputa
zione e sei m o lto rispettato da tutti. C os, pensando a tu tto questo,
mi sono chiesto se non sarebbe meglio che vi andassi tu".
John non era entusiasta allidea di doversi presentare in televisio
ne. ma com prese le mie ragioni. Si present quindi nello show di Phil
Donahuc e spieg com e funziona l'cm isfcroctomia.
Anchc se quello era il m io pom o incontro con i m edia, ho sempre
ev itatn certi tipi di apparizioni alla televisione, alla radio c sui giornali.
V aglio attentam ente ogni proposta prim a di decidere se ne vale la
pena. "Q u a l lo sco p o d i q u e sta in te rv ista ? c h ic d o . e q u e sta
la dom anda principale da cui esigo una risposta. Se la m otivazione
chc vogliono pubblicizzare me oppure fornire unora d'intrattenim ento
televisivo, dico subito chc non intendo averci mente a chc fare.
M aranda p ro ced e ben e, pur m an ca n d o le la m et sin istra del
c erv ello , p er quel fen o m en o che ch ia m iam o p lasticit. S appiam o
c h e le d u e m et del ce rv e llo non so n o se p arate co s rig id am en te
com e ritenevam o una volta. Per q uanto i due em isferi abbiam i fun
zioni ben distinte, uno ha m aggiore responsabilit per il linguaggio e
l'a ltro per la capacit artistica. Ma nel cervello dei bam bini c una
considerevole sovrapposizione. Nella plasticit, le funzioni un te m
p o d irette da un insiem e di cellule nel cerv ello , vengono sostituite
d a un a ltro gru p p o d i e sse . N essu n o riesc e a c a p ire e sa tta m e n te
com e funzioni.
La m ia teoria, e altri esperii in m ateria sono d accordo, che
quando i bambini nascono hanno delle cellule non differenziate, che
non si sono sviluppate in quelle chc poi saranno le loro specifiche
funzioni. O , come dico talvolta: "N on sono ancora cresciute". Se qual
cosa avviene alle cellule gi differenziate, queste cellule indefinite han
no ancora la capacit di cam biare e sostituire q uelle che sono state
distrutte e prendere il Ioni posto. Avanzando negli anni, queste cellule
multipotcnziali o totopotcnziali si differenziano ancora cos che ne ri
m angono poche chc. a lloccorrenza. possono cam biare in qualcosa
d'altro.

122

Quando poi un bambino arriva all'et di 10-12 anni, la m aggior


parte di queste cellu le potenziali hanno gi svolto il loro com pito e
non hanno pi la capacit di scambiare le funzioni con un'altra parte
del cervello. Ecco perch questa duttilit cellulare funziona solo nei
humhini.
Tuttavia io non guardo soltanto l et dei pazienti: considero anche
l'epoca dell'insorgenza della malatta. Per esempio, a m otivo dei suoi
spasmi non trattabili farmacologicamente, eseguii l'emisferoctomia su
Christina Hutchins, una giov ane di 21 anni.
N el suo caso, g li attacchi epilettici erano iniziati quando aveva 7
anni, cd era stata una lenta evoluzione. I.a mia teora, risultata poi
corretta, era che essendoci stata una progressiva distruzione del
c ervello fin da quella tenera et. c era la possibilit che durante
questo processo molte delle sue funzioni si fossero trasferite in altre
parti. Nonostante fosse pi adulta delle altre mie pazienti, procedemmo
con l'emisferoctomia.
Christina ora tornata a scuola e ottiene voti soddisfacenti.
Dei 22 pazienti che ho operato, 21 erano di sesso femm inile.
N on so spiegarne i m olivi. Tecnicamente i tumori cerebrali non
dovrebbero essere pi frequenti nelle donne piuttosto chc negli uo
mini. Ritengo quindi che sia un fatto casuale e chc. nel corso del
tempo, se ne scoprir la regione.
Carol James, chc la mia assistente e il m io braccio destro,
spesso mi prende in giro dicendom i: " perch alle donne basta
solo la met del cervello per pensare bene quanto g li uomini. Ecco
perche puoi fare questi interventi su cos tante donne".

Ritengo che il 9 5 'r dei bambini clic hanno l em isferoctom ia non


abbiano pi attacchi epilettici. Il restante 5% ne ha soltanto occa
sionalmente. Pi del 95 l7c. dopo l intervento, sono migliorati intel
lettualmente perch non vengono pi bombardati in continuazione
dagli attacchi c non debbono pi prendere m olte medicine. Vorrei
anchc aggiungere chc il l(K)% dei loro genitori sono felici cd
logico che. quando loro sono entusiasti dei risultati, questo rende
contenti anche noi.
L'intervento di cm isferoctom ia pi accettato ora di quanto lo
fosse prima. Infatti anchc altri ospedali iniziano a praticarlo. So che
per la fin e del 1988 a ll'U C L A ne hanno eseguite alm eno sci. Per
quanto nc so. ne ho fatte pi di chiunque altro stia lavorando attual
mente. Il Dr Rasmussen. tuttora vivente, non pratica pi nel campo
della medicina.
123

Una d e lle ragio n i p rin cip a li d e l nostro alto tasso d i successi


alla Hopkins che abbiam o una situazione unica d ove la voriam o
straordinariam ente bene insiem e, sia in neu rologia, sia in neuro
c h ir u r g ia p e d ia tric a . C o n tra r ia m e n te a q u a n to h o o s s e rv a to
alcune v o lte in Australia, nella situazione presente non abbiam o
b is o g n o di dipendere da grandi nomi. Durante l'an n o chc ho pas
sato in quel continente, ho notato che alcuni professori non erano
interessati a vedere altri avere successo; di conseguenza sembrava
ch c c o lo r o ch c la v o ra v a n o a lle lo ro d ip en d en ze non fa c e ss e ro
sem pre del loro m eg lio .
N on p osso fa re a m en o d i valu ta re p o s itiv a m e n te lo s fo r z o
d ella nostra terapia intensiva pediatrica. In realt, questa unione
perm ea ogn i aspetto d el nostro program m a, incluso l 'u f f ic io del
personale. Sia m o am ici, la v o ria m o bene insiem e, siam o dedicati
ad a lle v ia re i d o lo ri d ei pazien ti e interessati anche ai prob lem i
g li uni d egli altri.
Siam o un team e Ben Carson ne solo una parte.
Di tutte le emisfcroctom ie chc ho operalo, soltanto una si risolta
con In m orte del paziente. Da allora ne ho praticalo una trentina
circa. La persona pi giovane su cui ho praticato qu eirin terven to
stata la p iccola K eri Joyce, di 3 m esi. L op erazion e era una di
routine, ma la bimba ebbe poi una grossa emorragia per la mancanza
di coagulazione del sangue. Questa im perfezione influ sull altra parte
d e llem isfero cerebrale valido. Una volta chc quel problema fu sotto
controllo, la bimba in izi a riprendersi e da allora non ha pi avuto
attacchi epilettici.
L esperienza pi emozionante e dolorosa che ebbi fu quella con
Jennifer.
Iniziam m o gli interventi su di lei quando aveva solo cinque mesi.
A veva degli attacchi epilettici spaventosi, iniziati pochi giorni dopo
la nascita, e la sua povera madre era distrutta d alla fatica e dal
dolore.
Dopi* aver effettuato l'elettroencefalogram m a, le ecografie c tutti
gli altri esami di routine, scoprimmo d ie la maggior parte delle attivi
t anormali sembrava provenire dalla parte posteriore dell'em isfero
destro della bimba. D op o aver studiato lutto attentamente, decisi di
togliere solo la parte posteriore.

Questo non t u su vero nome

124

L intervento sembr riuscito. Lei si riprese in fretta c i suoi attacchi


epilettici diminuirono notevolmente. Inizi a rispondere alle nostre voci
e ad essere pi attenta. Per un po'.
Poi gli attacchi epilettici ripresero. 11 2 luglio 19X7 la riportai in sala
operatoria e rimossi il resto deH cm isfero cerebrale destro. L 'o p e ra
zione si concluse senza intralci e la piccola Jennifer si s v eg li dopo
l intervento e inizi a muovere tutte le membra del corpo.
C i erano volute soltanto otto ore per concludere l operazione, m ol
lo m eno di tanto altre. R itengo per che. poich aveva soltanto 11
mesi, il lavoro mi prese pi energie del solito. Quando lasciai la sala
operatoria ero completamente esausto, cosa assolutamente anormale
per me.
Poco dopo 1 intervento su Jennifer, lasciai l ospedale e mi diressi
verso casa, a 35 minuti di auto. T re chdomctri prima che arrivassi, il
cercapersone com inci a suonare. Sebbene il m otivo d d l'em crgcnza
avrebbe potuto riguardare una m ezza dozzina di altri casi, compresi
subito che era accaduto qualcosa a Jennifer. Gemetti: Oh, no. non
quella bimba!"
Poich ero vicino a casa, vi entrai di corsa e chiamai l ospedale.
L infermiera capo mi disse: "S u bito dopo la tua partenza Jennifer
ha smesso di respirare. Ora stanno tentando di rianimarla". Spiegai
la situazione a Candy. saltai nuovamente in auto e feci la strada di
ritorno in 20 minuti, invece dei 35 dell'andata.
In sala operatoria, stavano ancora tentando di rianimarla quando
arrivai. M i unii a loro e continuammo a provare tutto quello chc
potevam o, per riaverla viva tra noi. T i prego, Signore, li prego, non

farla morire. Ti prego!


D opo un'ora e m ezza guardai l'inferm iera e i suoi occhi mi
dissero quello chc gi sapevo. Non si riprender", dissi.
Ci volle molta forza di volont per non scoppiare in lacrime per
la perdita di quella piccola. Mi voltai immediatamente e mi diressi
in fretta verso la camera dove aspettavano i suoi genitori. " M i
dispiace..." dissi, e questo fu tutto quello chc riuscii a tirar fuori.
Per la prima volta, da quando ero diventato adulto, mi misi a pian
gerc in pubblico. M i sentivo terribilmente a disagio per i genitori e
la profonda perdita che subivano. Erano passati attraverso monta
gne russe di preoccupazioni, fede, disperazione, ottimism o, speran
za e dolori, negli 11 mesi di vita della piccola Jennifer.
Era una creatura con un incredibile spirito com battivo", mi
sentii dire ai suoi genitori. M i chiedo perch non ce l abbia fatta .
Il nostro gruppo aveva fatto un buon lavoro, ma talvolta affrontia
m o delle circostanze chc vanno oltre il controllo medico.
125

Guardare il dolore scolpito sui volti dei genitori della piccola era pi
di quanto potessi affrontare. Jennifer era figlia unica. I.a mamma aveva
dei grossi problemi di salute ed era in cura all'istituto Nazionale della
Salute di Bcihcsda. Considerando i suoi problem i personali e quelli
avuti dalla sua bimba, mi chiesi: Non somigliano forse alle prove e

alle difficolt che ebbe il vecchio Giobbe della Bibbia?


Ambedue i genitori piansero, c cercammo di consolarci a vicenda.
La dottoressa Patty V ining. una delle neurologhe della pediatria che
era stata con me durante l'intervento, entri* nella stan/a. Era em otiva
mente colpita dalla perdita tanto quanto lo ero io. Ambedue cercam
m o di consolare la fam iglia mentre noi stessi eravamo sopraffatti dal
dolore.
Non ricord o di aver mai sentito prima un tale senso di perdita.
Il dolore mi feriva cos proti nulamente che sembrava come se tutti quelli
che amavo al mondo fossero morti nello stesso tempo.
lui famiglia era devastata, ma bisogna riconoscere che si mostrarono
comprensivi. Ammirai il loro coraggio e come andarono avanti dopo la
morte di Jennifer. A vevano compreso il rischio che dovevam o correre:
sapevano anche chc u n'em isferoctom ia era l unica possibilit chc
a vevam o d i salvure la vita della figlia . Quei genitori erano m olto
intelligenti e fecero molte domande. Vollero vedere la registrazione dei
documenti, che furono messi a loro completa disposizione, e pi di una
volta parlarono con l anestesista. D op o chc li ebbi incontrati alcune
volte, mi dissero di essere soddisfatti perch avevam o fatto tutto il
possibile per la loro bimba.
N on abbiamo mai scoperto perch Jennifer mor. L operazione
era ben riuscita c. nell'autopsia, nulla dimostr chc qualcosa era
andata male. C om e accade talvolta, la causa della sua morte rimane
un mistero.

Nei g K * m i chc seguirono, per quanto continuassi a lavorare, v ivevo


sotto una cappa di depressione e dolore. A n clie og g i, quando ripenso
alla morte di Jennifer, mi senio ancora toccato c piango senza ritegno.
Il compito peggiore, com e chirurgo, quello di affrontare i genitori
con notizie devastanti sui loro figli. Ed e anche pi duro da quando sono
diventato padre, perch ora ho qualche idea di com e si sentono i genito
ri quando i figli stanno nule. Suppongo sia proprio questo che lo rende
cos difficile. Quando la notizia cattiva, non c ' nulla che possa fare o
dire che renda migliore la situazione.
So
come mi sentirei se uno dei miei figli avesse un tumore cerebrale.
Sarebbe com e se stessi affondando in m ezzo aH'occano, im p lo ra n d o
ch e qualcu no, chiunque, mi gettasse una cord a d i s a lv a ta g g io .
126

C ' una paura che va olire le parole, oltre i pensieri razionali c molli dei
genitori che vedo arrivare alla Hopkins si presentano con quel tipo di
disperazione.
Anche adesso non sono del (ulto sicuro di aver complctumcnte supe
rato la morte di Jennifer. Ogni volta chc un paziente muore sento una
profonda ferita, proprio com e la sentono le persone quando muore un
membro della loro famiglia. Uscii da quella depressione ricordandomi
chc ci sono molte persone fuori che hanno bisogno di aiuto, e non
giusto nei loro confronti che mi solferini su questi fallimenti.
Pensando alla mia reazione, mi rendo conto chc quando op ero e
accade chc il paziente non reagisca bene, sento una profonda re
sponsabilit per l accaduto. Probabilmente tutti i dottori che hanno
un profondo interesse per i loro pazienti reagiscono in quella manie
ra. Alcun e v o lte mi sono torturato pensando: Se non avessi fa llo

quell'intervento questo non sarebbe successi) Forse, se l'avesse


fa tto qualcun altro, il risultalo sarebbe stato decisamente m i
gliore.

So
anche di dover 3girc razionalmente su questo soggetto. Spes
so trovo conforto nel sapere chc il paziente sarebbe morto comun
que. e che noi abbiamo fallo un tentativo disperato di salvargli la
vita. Riconsiderando la storia del m io im pegno chirurgico e del
lavoro che facciam o alla Hopkins, ricordo a me stesso che m igliaia
di persone sarebbero morte se noi non avessim o operato.
Alcune persone accettano i loro fallimenti m eglio di altre. Da quanto
gi detto o v v io , probabilmente, che io ho bisogno di 'arrivare' cd
agire il m eg lio chc posso, cos non accetto facilm ente i miei
fallimenti. M olte volte ho detto a Candy: "Suppongo chc il Signore
lo sappia, cos nella sua bont impedisce che m i accada spesso".
M algrado il dolore che provai per Jennifer e i giorni chc ci
vollero perch il tormento si alleviasse, non credo nel rimanere
emotivamente lontano dai m iei pazienti. L avoro c opero su esseri
umani, tutti creature di D io. pcisone nel dolore chc hanno bisogno
di aiuto. Non riesco a capire com e potrei operare sul cervello di una
bambina, avere la sua vita nelle mie mani, c non esserne coinvolto.
M i sento particolarmente legato ai bambini, che sembrano cos
indifesi c non hanno ancora avuto la possibilit di vivere una vita
piena.

127

Capitolo 16

L A PICCOLA BETH
Bcth Ushcr cadde da un'altalena nel 1985 c accus soltanto un
piccolo colpo, niente che. allora, destasse grosse preoccupazioni.
D opo breve tempo quel piccolo urto provoc il suo prim o attacco
epilettico, o cos pensarono. Che cos altro poteva esserne la causa?
Bcth. nata nel 1979, era stata una bimba in perfetta salute.
Una convulsione epilettica qualcosa di spaventoso, s p e c ia l
m ente per dei g en ito ri chc non ne hanno mai vista una prim a.
Il personale m edico interrogato rispose che non c era nulla di cui
preoccuparsi. Beili non sembrava malata, non agiva da malata, cos
i dottori tranquillizzavano i genitori: Questo pu succedere dopo
un colp o alla testa. l>e convulsioni smetteranno presto .
M a le convulsioni non cessarono. Un mese dopo Bcth ebbe un
secondo attacco e i genitori iniziarono a preoccuparsene seriamen
te. I dottori diedero delle m edicine alla bimba per fermare le crisi e
i genitori ripresero fiducia: ora sarebbe andato tutto bene. Ma alcu
ni giorni dopo Bcth ebbe un'altra convulsione: le m edicine non
l avevano fermata. Malgrado le venissero somministrati medicinali
validi, g li attacchi ripresero con m aggiore frequenza.
Il padre di B elli, Brian Ushcr, era l'assistente allenatore della
squadra di football all'universit del Connecticut. La madre. Kathy
U sher, aiutava il dipartim ento atletico del club per la raccolta di
fondi. Brian c Kathy cercarono di ottenere ogni sorta di informazioni
m ediche, posero dom ande, parlarono alle persone dentro e fuori
dall'universit, decisi a trovare un qualsiasi modo chc facesse cessa
re g li attacchi della figlia . M algrado tutto, per, le convulsioni au
mentavano di frequenza.
Bisogna riconoscere, per, chc Kathy Usher una ricercatrice
infaticabile. Un giorno, nella biblioteca, lesse un articolo sulle
em isfcroctom ic che praticavamo al John v Hopkins. L o stesso giorno
telefon al Dr John Frccman. "V o rre i avere inform azioni m aggiori
sullcmisfcroctomia , inizi. N el giro di pochi minuti aveva esposto la
triste storia di Bcth.
John le fiss un appuntamento per il lu glio del 1986. ed essi
portarono la bimba a Baltimora. L i incontrai quello stesso giorno c
parlammo a lungo della situazione di Bcth. John c io l'esaminammo
128

c con trollam m o la sua storia clin ica. In quel p eriod o la bambina


stava abbastanza bene: g li attacchi era n o m eno frequ en ti, circa
IO alla settimana. Bcth era intelligente e perspicace, una splendida
bambina.
Coin a vevo fatto in precedenza con altri genitori, presentai a chia
re lettere i peggiori risultati possibili, convinto chc quando le persone
conoscono tutti i fatti possono com piere una scelta saggia. D opo aver
ascoltato. Kathy chiese: "C o m possibile affrontare tutto questo? In
fondo Bcih sembra andare meglio".
John Frccman e io com prendem m o la loro riluttanza e non fo r
zam m o una decisione. In fondo era una decisione tremenda pensa
re d i sottoporre qu ella creatura v iv a c e e fe lic e a una op erazion e
chirurgica radicale. M a c era la sua vita in g io c o anchc se in quel
perodo Bcth era in ottime condizioni. C i rendeva d iffic ile prende
re d e lle d ecisio n i. Q uando un bam bino sul punto di m orte, ai
g en itori costa m eno fatica arrivare ad una scelta. N orm alm ente
finiscono con il dire: "Potrebbe anche morire. Se niente viene fatto,
la perderem o sicuramente; alm eno ha una possibilit con l'in te r
vento".
Ma con Bcth i genitori arrivarono alla conclusione: "Sta andando
molto bene. Preferiamo non affrontare l'intervento . N oi non facemmo
nulla per forzarli o insistere per l'operazione.
G li Usher tornarono a casa, nel Connecticut, pieni di speranza,
indecisione c ansiet. Passarono le settimane c g li attacchi di Beth
aumentarono sensibilmente provocandole la perdita d ell'u so di par
te del corpo.
N e ll'o tto b r e d e l 1986 la fa m ig lia torn alla Hopkins per altri
esami su Bcth. Constatai un serio deterioram ento nelle condizioni
della bimba nei soli tre mesi trascorsi. I.a pronuncia era difettosa e
una d elle cose che volevam o sapere era se la difficolt nel linguag
g io di Bcth avesse intaccato l'em isfero valido.
Cercam m o di scoprirlo, somministrando a ll'e m is fe ro malato
un iniezione per farlo addormentare. Purtroppo tutto il cervello si
addorment, cos non potem m o determinare se l intervento avrebbe
tolto a Beth la possibilit di parlare.
D a ll incontro chc avevam o avuto in luglio, sia John sia io erava
m o c o n v in ti ch e per la b im b a l u n ica v ia d 'u s c it a era
l emisferoctom ia. D opo aver visto peggiorare le sue condizioni, i
genitori si stavano avvicinando al punto di dire: " V a bene, tentate
con l'cm isfcroctom ia". A questo punto John c io non solo li spinge
vam o ad affidarci l'intervento, ma uno di noi disse: "Prim a lo fac
ciam o. m eglio per Beth".
129

Quei poveri genitori non sapevano chc cosa fare e io comprendevo


il loro dilemm a. Ora. perlomeno. Beth era viva, per quanto stesse
progressivamente peggiorando. Se praticavamo l'intervento senza suc
cesso la bimba finiva in com a e diventava parzialmente o com pleta
mente paralizzata. Oppure poteva morire.
Suggerii: "Tornate a casa e pensateci su. Siate certi di quello che
volete che si faccia".
John rispose: "P res to sar il giorn o del R ingraziam en to c spero
che godiate assiem e quel giorno. Ten etela a casa per N atale. T u t
tavia". aggiunse gentilmente, " v i prego di non indugiare oltre".
Beth doveva partecipare a una recita di Natale nella sua scuola,
e qu ella parte v o le v a dire m olto per le i. D op o aver fedelm ente e
tenacem ente p ro vato la parte, m entre era sul p a lcoscen ico ebbe
una crisi epilettica. N c usc devastata, e cos pure i gen itori. Quel
giorno la fam iglia decise di procedere con l'em isferoctom ia.
N el gennaio del 1987 riportarono Beth in ospedale. G li Usher
erano ancora ritrosi, ma dissero che avevano deciso di andare avan
ti con l'operazione. Parlammo ancora insieme di tutto quello che
sarebbe potuto accadere. Spiegai nuovamente i rischi, la bimba
poteva restare paralizzata o morire. Guardando i loro visi, mi resi
conto che era per loro una lotta tremenda dover affrontare l'op era
zione e la possibile perdita della figlia. Sentivo il m io cuore pieno
di compassione per loro.
Dobbiam o accettare", disse alla fine Brian Usher. Sappiamo
chc la sua unica opportunit". C os fissammo la data. Il giorno
d ell'intervento Bcth fu condotta in sala operatoria e preparata al
l operazione. I genitori attesero, pregando e sperando.
L intervento and bene, senza alcuna com plicazione. Tuttavia
Bcth rimase letargica c d iffic ile da svegliare. Quella reazione mi
impensier, cos quella notte chiesi di tare una T A C . M ostr chc il
suo tronco cerebrale era gonfio, la qual cosa non anormale, cos
cercai di rassicurare i genitori. probabile che stia m eglio nel giro
di qualche giorno, quando si ridurr il gonfiore .
Mentre cercavo di consolare gli Ushcr. potevo vedere dalla loro espres
sione che non credevano affatto a quanto dicevo loro. Non li biasimavo,
pensavano che stessi offrendo loro la solita consola/ione tnta e ritrita. Se mi
avessero conosciuto meglio, avrebbero capito che di regola non ho tale
approccio. M i aspettavo sinceramente che Beth migliorasse.
Tuttavia, Kathy e Brian Usher iniziavano a rimproverarsi per
aver permesso che la figlia si sottoponesse a quel drastico procedi
mento chirurgico. Erano arrivati allo stadio delle supposizioni e si
chiedevano l'un l'altro. Che sarebbe successo se...?"

130

Si torturavano tornando con il pensiero al giorno dell'incidente di


Bcth. dicendosi: Se fossi stata attenta quel giorno..." Se non le avessi
m o permesso di giocare con quell'altalena..."
"S e non avessimo dato il permesso di fare questo intervento, fonie
sarebbe peggiorala e forse sarebbe moria, ma noi avremmo avuto an
cora un anno o due da vivere con lei. Ora non l avremo pi con noi".
Per ore rimasero vicini al suo letto nella camera di rianimazione,
con gli occhi su quel virin o inerte, guardando quel p iccolo petto
salire e scendere, con il ronzio del respiratore chc faceva risuonarc
nelle loro orecchie l'e c o della respirazione.
"B cth. Bcth. tesoro... Infine se ne andarono, carezzando fino
all ultimo quel visino con i loro occhi.
M i sentivo veramente distrutto anchc se non mi avevano detto
mai nulla di umiliante, non si erano lamentati e non mi avevano
accusato.
Bisogna dire, tuttavia, chc con il passare d egli anni molti dottori
imparano ad afferrare em ozioni nascoste e arrivano a comprendere
per quale grado di dolore passano i genitori. A n ch 'io ero terribil
mente addolorato per la piccola Bcth. ma non potevo fare pi nien
te per lei. Tutto quello chc p otevo fare era di mantenere costanti i
suoi parametri vitali e attendere che il cervello guarisse.
Sia John sia io eravamo ottimisti e cercam m o di rassicurarli
dicendo loro: "V ed rete che si risveglier. La situazione di Bcth ora
com e quella di ragazzi chc subiscono un forte trauma cranico e
gli si gonfia il tronco cerebrale. Talvolta dorm ono per giorni, setti
mane o mesi, ma alla fine tornano indietro".
Era evidente che volessero credermi, e p otevo vedere chc affer
ravano ogni parola di conforto chc il Dr Freeman. io o le infermiere
potessimo dare. Tuttav ia ero convinto che non ci credessero.
M algrado il fatto chc John c io credevam o in quello che d iceva
m o ai genitori di Beth. non potevam o essere certi chc la bimba si
sarebbe svegliata o. piuttosto, chc alla fine sarebbe scivolata nel
l eternit. Non ci eravam o mai trovati prima in una situazione simi
le. Tuttavia non potevam o dire nulla di sicuro sulla condizione di
Beth se non che il suo tronco cerebrale aveva subito un trauma.
La situazione non era cosi drammatica da farci escludere chc potesse
fare un passo indietro. Rimase per due settimane in stato di coma.
Esaminavo Bcth ogni giorno e controllavo i suoi dati. M a diven
tava sempre pi d iffic ile entrare nella stanza c incontrare i genitori.
M i guardavano disperati, min osando pi sperare. Un giorno dopo
l'altro d o v e v o dire: "A n cora nessun cambiamento**. E intendevo
ancora malgrado quello chc vedevam o.

131

Il personale al completo continuava a sostenerli, offrendo incoraggia


mento agli Usher c incoraggiando anche me. vedendo che cominciavo a
preoccuparmi. Altri dottori e infermiere mi venivano vicino dicendo:
"Andr lutto bene, vedrai!"
sempre stim olante vedere altre persone disposte ad aiutarti.
M i conoscevano e, dal m io silenzio, immaginavano che cosa mi
turbasse. M algrado le loro parole ottimistiche, per (ulti noi co in vo l
ti nel caso di Beth fu un perodo d ifficile.
Finalmente la bimba m iglior leggerm ente, tanto chc potem mo
toglierle il respiratore, ma rimase in coma.
La togliem m o dalla camera di rianimazione e la sistemammo nel
reparto di chirurgia. G li l's h e r passarono m olto tempo con lei, se
condo le loro possibilit, parlandole o facendole vedere programmi
in videocassetta. A Beth era sempre piaciuto il programma / vicini
del signor Roger.\ cos ne riproducevano le videocassette. Quando
sent parlare di Beth, Fred Rogers stesso venne a visitarla! Rimase
a lungo vicino al letto, le tocc la mano c le parl, ma il viso della
bimbi non mostr alcuna espressione e non si risvegli.
Una notte il padre giaceva sulla branda accanto a lei. incapace di
dormire. Erano circa le due del mattino.
"Pap, mi prude il naso".
Chc cosa?" grid lui. saltando gi dalla branda.
" M i prude il naso**.
"B eth ha parlato! Bcth ha parlato!" Brian Usher corse nel corri
doio. tanto eccitato da non rendersi conio che indossava soltanto...
le mutande! M a dubito chc qualcuno se nc sia preoccupato. G rid
all*infermiera: " L e prude il naso!"
L o staff medico corse nella stanza dietro di lui. Bcth giaceva tran
quilla sul lettino, sorridente: M i prude davvero. E anche molto .
Quelle parole segnarono l'in iz io della guarigione di Bcth perch,
dopo d allora. il m iglioram ento A l continuo.
Ognuna delle em isferoctom ic ha una storia a se. Per esempio,
penso a Denise Baca, di 13 anni, del N u ovo M essico. Denise arriv
da noi in stato epilettico, cio aveva crisi continue. Poich era in
questa situazione da due mesi, dovem m o applicarle un respiratore.
..........
. ..M in u tilo i
*
."'.W :
.. /. ,/ H i :h *.
/!.

migliorare ed era la prima nella classe d matematica.


Beth :<>i>pica leggermente. In d ire ha ima veduta periferica limitata da una
parte, e questo un fatto comune a lune le emisferoctomic in quanto la corteccia
visiva bilaterale, una parie controlla il campo visivo dell altra parte. Per
qualche ragione sembra che d campo vjnr o non sia trasferibile Anche la
zoppai si t verificata in ogni caso

132

Incapace di controllare la sua respirazione per le continue convulsioni,


dovem m o praticarle una tracheotomia. Paralizzata da un lato, non parla
va da diversi mesi.
N eg li anni precedenti IX'iuse era Mata una bimba perfettamente
normale. D op o l'in iz io delle crisi, i genitori l'aveva n o portata in
tutti i centri m edici del N u ovo M essico che potessero esaminarla, e
poi in altre parti della nazione.
Tulli g li esperti conclusero che il centro d ello spasmo si trovava
nella zona di Brocha. il settore della parola, e nella corteccia
cerebrale, le due sezioni pi importanti del suo em isfero dominante
"N o n c ' proprio niente chc possa essere fatto per le i", disse
infine un dottore ai suoi genitori. Questa sarebbe potuta essere la
parola finale se non fosse stato chc un'amica della fam iglia aveva
letto uno d egli articoli su Maranda Francisco. Immediatamente chia
m i genitori di Denise c la mamma, a sua volta, chiam l'ospedale

Johns Hopkins.
"P orti Denise da noi , dicem m o, e valuteremo la situazione".
M a trasportarla dal N u ovo M essico a Baltimora non era un com
pito facile, in quanto Denise aveva un respiratore. C i richiedeva
uno speciale sistema di trasporto. M a ce la fecero.
D op o aver valutato la situazione della bambina, alla Hopkins ci
fu una controversia se praticare o meno unemisferoctom ia. Diversi
neurologi pensavano che saremmo stati paz/i ad affrontare un sim i
le intervento. F. avevano delle buone ragioni: anzitutto Denise era
troppo avanti negli anni. Secondariamente, gli attacchi provenivano
da una zona che rendeva g li interventi m olto rischiosi, se non addi
rittura impossibili. In terzo luogo, a m otivo d egli spasmi, l'ad ole
scente si trovava in una d iffic ile condizione clinica. Bisogna dire
poi che aveva aspirato del liquido, cos aveva anche problemi
polmonari.
Un m edico in particolare predisse: Probabilmente morir sul
tavolo operatorio a causa del suo stato generale, piuttosto che per
l intervento di cm isferoctom ia . N on che volesse essere d ifficile,
ma esprim eva la sua opinione dettata da una pnxx.cupaz.ione pro
fonda c sincera.
M a i dottori Frccman. V inin g e io non fum m o d'accordo. Erava
m o i tre chirurghi direttamente coin volti ne II intervento e avevam o
una discreta es p e rie n za , o ltre a essere fid u c io s i di sapere
suUcmisfcroctom ia pi di chiunque altro. Pensavamo inoltre di
conoscere m eglio di chiunque altro alla Hopkins, le sue possibilit. Sen
za l intervento sarebbe morta, e anche in fretta. Inoltre, malgrado tutti i
suoi vari problem i fis ic i, era ancora una possibile candidata
133

all'cm isferoctom ia. Infine stabilimmo che dovevam o essere noi tre a
determinare chc cosa fare e a chi.
Ci rivolgem m o ai critici in diverse conferenze, sostenendo i nostri
argomenti con l'evidenza e l'esperienza proveniente dai casi gi intra
presi. Abbiam o una sala per le conferenze d ove invitiamo anche altri
che non sono della nostra cerchia. N ello spazio di alcuni giorni presen
tammo tutte le possibili tesi c coinvolgem mo il personale della Hopkins
che ritenevamo interessato alle condizioni di Denise.
A causa della controversia, l'intervento fu rimandato pi volte. N or
malmente saremmo andati avanti e l avremmo fatto, ma fronteggiava*
mo un tale contrasto che dovevam o procedere forzatamente in modo
calm o e attento. La nostra opposizione meritava di essere ascoltata e
noi insistevamo sulla necessit c sulla validit deU intervcnto.
Il neurologo chc ci criticava fin con lo scrivere delle lettere al
direttore della neurochirurgia, al direttore della chirurgia, al presidente
d ellospedale e ad alcune altre persone. Sosteneva che, considerando la
sua professione medica, per nessun m otivo la Johns Hopkins avrebbe
dovuto permettere quell'intervento. Ne spiegava poi le motivazioni.
Forse era inevitabile chc il contrasto derivasse dal caso di Denise,
ma quando la questione assunse importanza fu d ifficile tenere i
sentimenti personali fuori della situazione. C red evo nella sincerit
del neurologo coin volto e anche nel suo interesse di non coin vo lge
re la Hopkins in un avventura di quel genere, cos non ho mai
considerato i suoi argomenti com e un'accusa personale. Per quel
chc mi riguarda, riuscii a stare fuori della controversia personale,
ma alcuni dei miei amici e collaboratori ne furono veramente coin
volti.
M algrado tutti gli argomenti di quel neurologo, noi tre restammo
convinti che l'unica possibilit di Denise stava n ell intervento. Non
ci era stato proibito di praticarlo c nessun dirigente aveva fatto
obiezioni. A v e v a m o quindi la libert di operare a nostra discrezio
ne. Tuttavia esitavamo, non volendo fam e un caso personale. A v e
vam o la sensazione che se l avessim o fatto, la controversia sarebbe
esplosa e avrebbe toccato la sensibilit d i tutto il personale
ospedaliero.
Per giorni chiesi al Signore di aiutarci a risolvere questo proble
ma. C i pensavo sopra andando avanti a indietro al lavoro. Pregavo
al riguardi mentre facevo il g iro del reparto e quando mi inginoc
chiavo accanto al letto la sera. Tuttavia non riuscivo a vedere come
sarebbe andata a finire.
Poi la situazione si risolse da sola: il nostro 'critico se ne and per
partecipare a una conferenza oltremare di cinque giorni e mentre era

134

lontano decidemmo di fare l'intervento. Era proprio un'occasione d'oro


c non avremmo sentilo clamori.
Spiegai la situazione al signor Baca, cos com c tacevo con gli
altri: "S e non Cucciamo qualcosa, morir di sicuro. Se invece faccia
m o qualcosa, possibile che muoia, ma almeno avrem o fatto un
tentativo".
La madre rispose: "A lm e n o l'intervento le dar una possibilit .
I genitori erano delle pcrvmc davvero sensibili c amabili: avevano per
fettamente compresa la situazione. Infatti Denise aveva di fre
quente le convulsioni e la situazione peggiorava velocem ente, stava
diventando una corsa contro il tempo.
D opo rcm isfcroctom ia Denise rest in com a per diversi giorni,
poi si svegli. L e convulsioni erano cessate. Quando fu pronta a
tornare a casa, aveva inizialo u parlare. Alcune settimane pi lardi
torn a scuola e da allora ha fatto continuamente dei validi progressi.
Non ho mai provalo del risentimento verso quel m edico chc
aveva suscitato tanta opposizione, perch lui credeva fermamente
chc l'intervento non si dovesse fare. Sollevare obiezioni era una sua
prerogativa e pensava chc. facendolo, cercava l'interesse della pa
ziente cosi com e quello dcll'istilulo.
La storia di Denise mi ha insegnato due cose: anzitutto, mi ha
fatto capire chc il Signore, nella sua bont, non mi perm eile di
entrare in una situazione da cui lui non potrebbe tirarmi fuori. Se
condariamente. mi ha conferm alo chc quando le persone conoscono
le loro capacit c il loro lavoro, non ha importanza chi crei opposi
/.ione. M algrado la reputazione o la popolarit dei critici, la loro
potenza o quanto pensano di conoscere, la loro opinione diventa
irrilevante. D ebbo dire, onestamente, chc non ho mai avuto dubbi
sulla necessit deH'intervento di Denise.
N ei mesi che seguirono avrei fallo altri interventi e suscitalo
altre controversie. Guardando indietro, credo chc D io abbia usalo la
situazione di Denise per prepararmi a quello chc mi aspettava.

135

Capitolo 17

TRE BAMBINI SPECIALI

il

lampada

( oti un movimento energico


m edico interno accese la
tascabile e si d rizz accanto al letto di Ho Ho Valentinc. "N o n credi
che sia il momento di rinunciare ad andare avanti con questa bam
bina?" chiese, accennando con il capo verso la bimba di 4 anni.
Era un luned, di mattina presto, e io facevo il giro. Quando
arrivai da B o-B o. il m edico mi illustr la sua situazione. " L unica
cosa rimastale la reazione delle pupille chc ancora rispondono
alla luce", disse. La luce chc proiett negli occhi della bimba m o
str chc la pressione era aumentata nella testa. I dottori avevano
messo B o-B o in un com a di barbiturici sottoposta all'iperventilazione. tuttavia la pressione non si era abbassata.
La bimba era una di quelle tante piccole vittim e che corrono
nelle strade e vengono urtate dalle automobili. Per B o-B o fu addi
rittura un camion. Era stata posta in quel reparto dalla fine della
settimana, in coma e con un m onitor per la pressione endocranica.
La pressione sanguigna era gradualmente diminuita e stava perden
do quelle piccole funzioni, quegli utili m ovimenti e la risposta agli
stimoli chc aveva avuto.
Prima di rispondere al m edico, mi chinai sulla bambina e le
sollevai le palpebre. L e sue pupille erano fisse e dilatate. "N o n mi
avevi detto che le pupille erano ancora in funzione?" chiesi stupe
fatto.
Certam ente", protest. Funzionavano proprio quando tu sei
arrivato!"
"V u o i dire che quello che vedo appena accaduto? Che i suoi
occhi si sono dilatati solo in questo momento? "D e v e essere stato
cos per fo rza !"
Em ergenza! gridai ad alta voce, ma con calma. Dobbiam o
fare qualcosa, im mediatamente!" M i voltai verso l'inferm iera clic
mi seguiva: Chiama la sala operatoria, c em ergen za!"
"E m ergen za! grid lei con voce anche pi alta correndo nel
corridoio.
Quantunque sia raro, un caso di emergenza galvanizza e coin
volge tutti nell'azione. Il personale operatorio predispone una sala c
inizia a sistemare tutti gli strumenti. Lavorano con calma efficienza

c in m odo solerte. Nessuno contrasta e nessuno ha il tempo di dare


spiegazioni.
Due infermieri afferrarono quindi il letto di B o-B o e si diressero
verso il corridoio. Ero felice chc nessun paziente fosse ancora pron
to per essere operato, cosi occupammo immediatamente la sala.
Dirigendom i verso la sala operatoria incontrai un altro neurochirur
go. un uomo pi anziano di me e chc rispetto profondamente per le
sue capacit nei casi di traumi. Mentre la sala veniva preparata, gli
spiegai quanto cru avvenuto e quello chc stavo per fare.
"N o n farlo, sprecheresti il tuo tem po! mi disse, allontanandosi.
Fui sorpreso da queU'aiteggiamcnto. ma non ci pensai su pi di
tanto. B o-B o Valcntinc era ancora viva: avevam o una possibilit,
anche se estremamente ridotta. Era ancora possibile salvarle la sita.
Decisi di andare avanti c fare, comunque, l'intervento.
I.a bimba fu delicatamente posta sul tavolo operatorio imbottito
di tessuto soffice c flessibile e coperta con un lenzuolo verde palli
do. In pochi minuti le infermiere c l'anestesista la prepararono per
l'intervento.
F e d una craniectomia. Anzitutto intervenni sul cranio, ne tolsi la
parte frontale c l'osso del cranio fu posto in una soluzione stenle.
Poi incisi la dura madre, il tessuto clic copre il cervello. Tra le due
met del cervello c una zona chiamata falce. Dividendo la falce le
due met potevano comunicare e rendere uniforme la pressione tra i
due emisferi. Usando una dura madre presa da un cadavere, la
suturai sopra il cranio c questo diede al cervello la possibilit di
dilatarsi, poi di guarire mantenendo nel cranio ogni cosa al posto
giusto. Una volta rivestita la parte, suturai lo scalpo. C i vollero
circa due ore per concludere l'intervento.
B o-B o rimase in coma per qualche giorno. E d avvero straziante
osservare dei genitori seduti accanto al letto di un bimbo comatoso,
e io mi sentivo male per loro.
P otevo solo dare delle speranze, certamente non promettere la
guarigione della bambina. Una mattina mi fermai vicino al lettino
di B o-B o c notai che le sue pupille iniziavano a muoversi. Ricordo
di aver pensato: Forse inizia qualcosa di positivo ./ Due giorni dopo
la bimba com inci a muoversi. Talvolta allungava le gambe o muo
veva il corpo, com e cercando di stare pi com oda. N el corso di una
settimana divenne attenta e sensibile. Quando fu evidente chc si
sarebbe ripresa bene, la riportammo in sala operatoria e io rimisi a
posto quella parte del cranio chc era stata rimossa. N e llo spazio di
sci settimane Bo Bo era. nuovamente, una bimba normale di 4 anni
vivace, vigorosa e graziosa.

137

Questa fu un altra situazione in cui fui felice di non aver dato ascolto
alle critiche.
Da allora ho eseguito solo un'altra craniectomia ma, di nuovo,
ho dovuto affrontare l'opposizione.
N ell'estate del 1988 ci ritrovammo in una sim ile situazione se
non che Charles. di 10 anni, era in uno stato peggiore. Era stato
investito da un'auto.
Quando la capo inferm iera mi disse che le pupille di Charles
erano diventate fisse e dilatate, compresi chc qualcosa doveva esse
re fatto. Quel giorno eravam o particolarmente impegnati in sala ope
ratoria, cos mandai un m edico a spiegare alla madre che ritenevo
necessario intervenire immediatamente sul bimbo. A vrem m o rimosso
una porzione del cervello quale tentativo disperato di salvargli la vita
Il m ed ic o le disse: "P otreb b e non riuscire, ma il Dr Carson pensa
chc valga la pena di tentare".
Q uella povera madre fu assolutamente sconvolta e turbata. N o.
nel m odo pi assoluto , grid, non vi permetto di farlo! Non potete
fare questo al m io bimbo! Lasciatelo piuttosto morire in pace .
"M a se lo facciamo abbiamo una possibilit..."
"U n a possibilit? lo v o g lio pi di una possibilit!" Continu a
scuotere la testa. "Lasciatelo stare". Com prendevam o la sua reazio
ne. ma in quei momenti Charles non rispondeva pi agli impulsi.
Purtroppo, tre giorni prima le avevam o detto che le condizioni
del bambino erano cos gravi che probabilmente non ce l'avrebbe
fatta a riprendersi.
D oveva farsi forza e affrontare la fine inevitabile. Poi. a ll'im
provviso. un m edico le andava a chiedere il consenso per fare un
intervento radicale senza, tuttavia, fornirle la certezza che Charles
l'avrebbe superato nel m odo m igliore.
Quando il dottore torn e mi rifer la conversazione, andai a
parlare personalmente con la mamma di Charles. Passai m olto tem
po a spiegarle che non avrem m o tagliato a pezzi suo fig lio ma
avrem m o fatto qualcosa di positivo. L ei esitava ancora, l-e dissi:
"Perm etta chc le racconti di una situazione sim ile chc abbiamo
avuto qui da noi. Era una bimbetta di nome B o-B o..." Quando
terminai aggiunsi: "A s c o lti, non so che cosa succeder con questo
intervento. E possibile chc non vada bene, ma non vedo com e
possiam o rinunciarvi quando c ancora un raggio di speranza.
* Per motivi di pfi\-acy ho cambialo il tuo nome.
138

Forse c una speranza piccolissima ma non possiamo gettarla via. non le


sembra? La cosa peggiore che potrebbe succedere chc Charles muo
ia. ma... morirebbe comunque".
Una volta com preso esattamente quello chc v o le v o fare, la ma
dre mi disse: "V u o l dire chc c ' davvero una speranza? La possibi
lit che Charles possa vivere?
"U n a possibilit, certamente, se facciam o l intervento. Senza di
questo, non c possibilit al mondo...
Rispose: "In questo caso v o g lio che proviate. Non desideravo
che si facesse perch pensavo chc non ci fosse alcuna possibilit".
Rinunciai a spiegarle chc queste cose noi non le facciam o tanto
per fare e le ripetei piuttosto chc questa era Tunica possibilit.
Firm immediatamente il fo g lio di assenso c noi portammo d urgenza il bambino in sala operatoria. C om e per B o-Bo. l intervento
consistette nel rimuovere una parte del cranio, tagliando tra le due
met del cervello chc coprim m o poi con la dura madre di un cada
vere c. dopodich rimettemmo a posto il cuoio capelluto.
C i aspettavamo che Charles restasse in stato comatoso e per una
settimana non ci furono cambiamenti. Pi di un membro del perso
nale mi disse: " I l gioco finito, stiamo solo perdendo tempo .
Qualcuno present il caso di Charles nella conferenza settimana
le a cui partecipano tutti i neurochirurghi e i m edici per discutere
sui casi pi interessanti. Impegnato preventivamente per un inter
vento importante, non potei essere presente ma mi venne riferito
quanto detto da parecchi medici intervenuti alla conferenza.
"C h e cosa ne pensi?" chiese uno di loro. "N o n vuol forse dire
andare oltre il dovere?"
Un altro disse m olto seriam ente: Penso che sia stata fatta una
cosa fo lle . An ch e altri furono d'accordo. U n o dei neurochirurghi
presenti, chc con osceva bene le con dizioni del bambino, dichiar:
"Q u esto tipo di interventi non va mai a Finire bene . Un nitro anco
ra disse: "Q u esto paziente non si ancora ripreso c non si ripren
der. S econ d o me stato fo lle e in appropriato tentare una
craniectomia".
Si sarebbero espressi cos se fossi stato presente? Non ne sono
certo, tuttavia mia convinzione che si erano espressi cos perch
erano sicuri di quel chc dicevano. Il loro scetticismo era comprensi
bile dal momento che erano passati sette giorni senza cambiamenti.
Forse sono un testardo oppure sapevo che il ragazzo aveva una
possibilit di uscirne? Comunque, non ero disposto a rinunciare.
L 'o tta v o g iorn o un 'in ferm iera not che le palpebre di Charles
battevano. Si ripeteva la storia di B o-B o. Ben presti) il bambino

139

cominci a parlare c prima della scadenza di un mese lo mandammo in


riabilitazione. Da allora ha fatto grandi progressi e crediamo che. con il
tempo, tutto andr a posto.
B o-B o non avr pi crisi epilettiche, ma possibile chc Charles le
abbia. lx* sue condizioni erano pi gravi, era pi grandicello di lei e non
si riprese alla svelta com e B o-B o. Sei m esi pi tardi, quando ebbi
l'ultim o contatto con la fam iglia, Charles non si era ancora com ple
tamente ripreso per quanto fosse attivo, camminasse c parlasse.
s\ iluppando una personalit dinamica. E la mamma decisamente
riconoscente di avere suo tiglio ancora vivo!
Un altro caso che non potr mai dimenticare quello di Danielle,
nata a Detroit. A v e v a appena com piuto i cinque mesi quando la
vid i per la prima volta. Era nata con un tumore sulla testa che
continuava a ingrossarsi e. quando la vidi per la prima volta, aveva
le stesse dimensioni del capo. Il tumore aveva erosa la pelle e ne
fuoriusciva continuamente del pus. D egli amici consigliarono alla
madre: M etti la bambina in un istituto e lasciala m orire .
N o ! " grid lei. Questa mia figlia. Carne della mia carne c
sangue del m io sangue!"
La mamma di Danielle era sottoposta a un com pito immane nel
prendersi cura della figlia. Due o tre volte al giorno cam biava la
m ed icazio n e d ella p ic co la , cercan do d i tenere pulite le ferite,
lui signora mi chiam in u fficio perch aveva letto un articolo sul
m io lavoro nel ladies Home Journal in cui dichiaravo chc spesso
tacevo d egli interventi che nessun altro voleva fare.
Parl con Carol James, la mia assistente. "B en ", mi rifer pi tardi
C arol, penso che valga proprio la pena di interessarsi a questo
caso". D opo aver ascoltato i particolari fui d accordo. D i' alla ma
dre clic mi spedisca foto c relazioni mediche".
M eno di una settim ana pi tardi pulci esam inare ogn i cosa e
mi resi con to im mediatamente che era una situazione deprimente.
Il c e rv e llo era anormale perch il tumore si era ingrossato su tutta
la testa e non riuscivo a capire com e avrei potuto suturare la pelle.
Chiamai il m io am ico C raig Dufresnc. un chirurgo plastico eccezio
nale. e insiem e cercam m o di scop rire un m od o per rim u overe il
tumore e chiudere il cranio. Consultammo anche il Dr Peter lliilip s ,
unti dei nostri pediatri neuroncologi, specializzato nel trattare i bam
bini con tum ori cereb rali. Insiem e trovam m o il m od o di operare
quel tumore.
Poi il D r Dufresnc sarebbe ricorsi) a lembi di muscoli c pelle della
parte posteriore per cercare di coprire la testa Una volta guarita, i

140

dottori Peter Phillips e L e w is Strauss sarebbero intervenuti con un


programma di chemioterapia per estirpare ogni cellula maligna.
Presumemmo chc sarebbe stato un caso d iffc ile c questo avrebbe
richiesto un'incrcdibilc quantit di tempo. Avevam o ragione. I . inleivento
per rimuovere il tumore e cuc ia* i lembi di muscoli prese 19 ore. Ma non
ci preoccupa* amo del tempo, solo del risultato.
Il Dr Dufresne c io seguimmo passo dopo passo l'intervento: io ebbi
bisogno di circa la met del tempo per rimuovete il tumore, poi Dufresne
passo le altre nove o ie coprendo il cranio con i lembi di pelle cutanea,
n i straordinariamente abile c riusc a concludere bene l'intervento
A met circa d ell intervento dissi a Dufresne: "Penso che ne usciremo
nel modo m igliore". Lui fece un cenno di approvazione con il capo, e
potevo dire chc si sentiva fiducioso quanto lo ero io.
L intervento fu un successo. Com e a v o amo previsto, nelle settimane
che seguirono la rimozione del tumore, Danielle dovette tomaie in sala
operatoria dove vennero rimossi i lembi per togliere la tensione da certe
zone del capo c migliorare la circola/ione del sangue sulla parte operata.
A ll inizio Danielc reag bave e rispondeva agli stimoli come una hombina normale. Potevo vedere la Mxklisfa/iooe dei genitori in ogni m ovi
mento della piccola, proprio com e avviene por la m aggior parte dei
genitori chc danno tutto questo per scontalo. La sua manina che afferra
va lina delle loro dita o un gentile sorriso...
Poi Danielle fece una svolta e in izi ad andare nella direzione
sbagliata. C om inci con una piccola difficolt respiratoria seguita
da problemi gastrointestinali. D opo averli risolti fu la volta dei reni,
e noi non sapevamo se tutti questi problemi fossero correlati al
tumore. I dottori e le infermiere del reparto pediatrico l assistevano
continuamente, cercando di far funzionare i polmoni c i reni della
bimba. Erano coinvolti proprio com e lo eravam o noi.
Facem m o tutto quello che era umanamente possibile fare, ma la
bimba mor. Venne fatta l autopsia e scoprim m o chc il tumore si
era mctastatizzato su polm oni, reni c tratto gastrointestinale. L 'in
tervento effettuato sulla testa era stato tardivo. L avessim o fatto un
mese prima, avanti chc il tumore si diffondesse, avrem m o avuto la
possibilit di salvarla.
I
nonni c genitori di Danielle erano venuti dal M ichigan c s
erano fermati a Maltimora per esserle vicini. Durante le settimane di
attesa e di speranza per la sua guarigione, erano stati estremamente
dedicati c com prensivi, c ci incoraggiavano in tutto quello che ten
tavamo di fare. Quando la bimba mor, rimasi sorpreso nel vedere
la loro seriet c maturit. I genitori mi dissero: Vogliam o chc sia chiaro
chc im m i abbiamo alcun risentimento per tutto ci che avete l a t t o qui alla
141

H o p k in s Siamo profondamente debitori e riconoscenti", disse la non


na, chc abbiale voluto intervenire in un caso che tutti gli altri considera
vano. comunque, impossibile .
R icordo ancora, per, in m odo speciale le parole della mamma
di Danielle. Con voce appena udibile, soffocando il proprio dolore,
mi disse: N oi sappiamo chc lei un uomo di D io e che il Signore
ha ogni cosa nelle sue mani. Crediam o anchc di aver fatto tutto il
possibile per salvare la nostra piccola. Malgrado il risultato. le saremo
sempre riconoscenti per tutto quanto stato com piuto".
C ondivido la storia di Danielle per mostrare che non tutti i nostri
interventi vanno a buon fine ma, grazie a D io, posso contare sulle
dita il numero di casi finiti male!

142

Capitolo 18

CRAIG E SUSAN
N ella stanza li C raig W am ick si erano stipate 25. 30 persone e.
qu a n d o v i e n tra i, stavan o ten en d o una riu n io n e di p reg h iera .
Si alternavano a chiedere un miracolo al Signore nel momento che Craig
entr in sala operatoria. Era sorprendente vedere cosi tante persone
ammassate in una stanza, ma era ancora pi straordinario sapere che
erano v enute per pregare con e per Craig.
Mi fermai pochi minuti nella stanza e pregai con loro. Mentre
stavo |x r uscire Susan, la m oglie di Craig, mi si avvicin rivolgen
dom i un caldo sorriso: Ricorda quello che ha detto tua madre".
Non lo dim entico", risposi, fin troppo consapevole delle partile
della mia mamma, perch una volta le a v e v o ripetute a Susan:
Bennic. se tu chiedi qualcosa al Signore credendo chc egli lo fari,
allora lo far di sicuro'*.
Ricordalo anche tu", le dissi.
" I o credo", rispose, credo veram ente". Anchc senza che lo d i
cesse, p otevo leggere sul suo volto la fiducia nella riuscita d e ll in
tervento. Procedendo per il corridoio ripensai a Susan e Craig e a
tutto quello che trapelava dalla loro vita. A veva n o avuto una quan
tit incredibile di prove e non era assolutamente finita.
Susan W am ick un'eccellente infermiera diplomata chc lavora
nel reparto neurochirurgico infantile. 11 marito ha una malattia chiamata
V on Ilipp el-L in d au ( V H L ) c le persone con questa rara malattia
sviluppano molteplici tumori cerebrali c della retina. una condizione
ereditaria. Anche il padre di Craig, nel periodo di qualche anno, aveva
sviluppalo quattro tumori cerebrali.
Il problema di C raig inizi nel 1974 quando era ancora studente
universitario e apprese di avere un tumore. Poche persone conosce
vano il V H L c. di conseguenza, nessuno dei professori che esamin
C raig sapeva d egli altri tumori, lo non avevo ancora incontrato
questo giovane e ci fu un altro neurochirurgo che lo oper cd estrasse
il tumore. Continuando a camminare lungo il corridoio, ripensai a
quello che aveva passato negli ultimi 13 anni.
Poi i m ici pensieri si rivolsero a Susan: da parte sua aveva attraversato tante prove quanto Craig. 1 ammirai per essere stata cos
dedicata nel prendersi cura del marito c assicurarsi che fosse stato

143

fa llo per lui tutto il possibile. D io g li aveva mandalo la com pagna


perfetta.
Una volta Susan mi aveva d e llo chc Craig c lei sapevano fin dal
p rin c ip io ch e il lo ro era un am ore speciale, mandato dal c ic lo .
Si erano incontrati nella scuola supcriore, quando lei aveva 14 anni
c lui due di pi. M ai nessuno dei due consider qualcun altro com e
il p ossib ile com p agn o d ella propria vita. Fu in quel p erio d o che
ambedue diventarono credenti tram ile il ministero di Younx Life.
Da allora crebbero nella fede c divennero membri attivi della loro
chiesa.
Quando Craig ebbe 22 anni, appresero il nome della rara malattia
che lo aveva colpito, inclusa la possibilit di tumori ricorrenti. Il giova
ne aveva gi subito un intervento ai polmoni, l'adrenalcctoinia. due resezioni
di tumori cerebrali e tumori alla retina. Malgrado tutti gli impedimenti fisici
che affrontava, ira un ricovero e l'altro ( 'fai/ era andato avanti con gli
studi. D opo il primo intervento, aveva avuto problemi con l'equilibrio c
la deglutizione, ambedue risultali del tumore. Questi due sintomi non
l'hanno mai lascialo.
N el 1978 C raig com inci a vomitare c a sviluppare nevralgie.
Ambedue i sintomi persistettero con una regolarit allarmarne. P ri
ma chc il giovane facesse altri esami, sia lui *ia Susan sapevano che
aveva sviluppato un altro tumore. Tuttavia il dottore che al tempo
aveva in cura Craig non si rese conto chc poteva essere un altro
tumore e, com e poi mi venne riferito, allontan i loro timori.
G li esami confermarono per che gli Wamick avevano visto
giusto. Il dottore prepar un secondo intervento. La notte prima
ddl'opcra/ionc il neurochirurgo di Baltimora disse alla madre di
Craig: N on credo di poter rimuovere il tumore senza mutilarlo".
Pur desiderando conoscere l'esito finale si sentirono devastati, com
prendendo chc veniva loro offerta una ben minima speranza.
L'ultim a cosa che quel dottore disse a Susan la sera del 19 aprile
1978. la notte che precedette la seconda operazione, fu: "D om ani,
dopo l'intervento, sar portato in terapia intensiva . C om inci ad
allontanarsi, poi torn indietro e disse ancora: "Speriam o che ce la
faccia . Quella fu una delle poche volte che Susan si trov a lottare
con il dubbio sulla guarigione del fidanzato.
C raig usc bene dall'intervento, ma ebbe una lunga lisia di com
plica/ioni inclusa la visione doppia e l'incapacit di inghiottire.
La sua mancanza di equilibrio era cos forte che non riusciva nep
pure a stare seduto. Fra infelice fisicamente, depresso emotivamente e
pronto a rinunciare. Ma Susan non si arrendeva e imped al suo ragaz
zo di arrendersi. "Finirai con il guarire", gli diceva continuamente.

Alcuni mesi pi lardi Craig fu ammesso nell'istituto di riabilitazione

The G ood Samaritan e questo fu un vero m iracolo, a m otivo degli


avvenim enti chc successero. N ei due anni chc seguirono C raig fu
sottoposto ad alcune d elle m ig lio ri terapie disponib ili e m ig lio r
sensibilmente.
"G r a z ie . S ign ore nostro! Susan. C raig e le loro fa m ig lie
pregarono, ringraziando un D io p ien o d 'am o re per ogn i segn o di
progresso. M a per i due g io v a n i raga zzi il progresso non era
abbastanza. "Padre Celeste", pregavano quotidianamente, "fa i guarire
bene C raig".
C raig trascorse un p eriodo d iffic ile durante la convalescenza e
d ovette affron tare una serie d i osta co li. N on era pi un giova n e
robusto e perso 35 ch ili, rimanendo niente altro che p elle stesa su
quasi due metri di ossatura. Continu a m igliorare ma aveva ancora
molta strada da fare. A causa d el suo disturbo nella deglutizione,
a v e v a b isogn o di un'ora e m ezza per fare un pasto. N on poteva
cam m inare e d o v e v a accontentarsi di p roced ere su una sedia a
rotelle. Tuttavia, durante quel periodo d i ripresa continu g li studi
mostrando una notevole determinazione.
I.a fede dei due fidanzati era notevole, specialmente da parte di
Susan: "Cam m iner, certamente", d iceva alle persone. "C ra ig cam
miner di sicuro . D op o due anni di terapia fisica e con l'aiuto di
un bastone da passeggio. C raig affront una passeggiata per il corri
d oio con Susan.
Si
sposarono il 7 giugno del 1980. Il quotidiano St/n di Baltimora
scrisse una lunga storia su questo loro amore e su com e fosse stato
proprio questo a strappare Craig dalle fauci della morte.
Il giovane si gett negli studi universitari e finalmente li termi
n. Si laure nel gennaio del 1981 e trov un lavoro governativo,
occupando un posto per andicappati. M a non c erano solo buone
notizie: alla fine del 1981 Craig svilupp dei tumori nelle ghiandole
che secernono adrenalina. Ne segu I intervento e la rim ozione d e l
le stesse. Fu poi sottoposto a una terapia che continuer per il resto
della sua vita. D opo p oco tempo. Susan conobbe il Dr N eil M iller,
ofta lm ologo del Johns Hopkins, che le disse: " C c almeno un nome
per questa malattia: V on Hippcl-I.indau o V ili. . F chiamata cos
dai m edici chc l'hanno scoperta". Sorrise e porse alla giovane un
articolo sulla malattia.
Mentre Susan iniziava a leggere, il D r M iller le disse che la malattia
di Von Hippel-Lindau colpisce lina persona su 50.000 causando tu
mori a polmoni, reni, cuore, milza, fegato, ghiandole adrenalinichc e
pancreas. Fu in qucH'istantc chc la giovane comprese l'im patto chc

questa malattia avrebbe avuto sulla vita di C raig. Sm ise di leggere


e il suo sguardo incontr q u ello del Dr M ille r. Am bedue avevano
gli occhi colm i di lacrime.
Pi tardi lei disse: "I-c sue lacrime mi confortarono pi di quanto
avrebbe potuto fare le parole. Ero impressionata dalla scoperta che
c erano persone, nella professione mcdica. che provavano dolore
per quanto accadeva ai loro pazienti. II suo pianto cos evidente mi
fece capire chc aveva compreso e partecipava alla nosUa sofferenza .
Fu cos che Susan conobbe il nome c le caratteristiche della
m alattia d el m arito e questo l aiut anche a con oscere che cosa
doveva aspettarsi nel futuro: altri tumori. "Questa malattia non sar
v in ta ", disse pi a s stessa che al D r M iller. D ovrem o v iv e re in
questa situazione per tutta la vita, v ero ? ( l i occhi del dottore si
riem pirono nuovamente di lacrime. Annu mentre diceva con voce
rauca: "A lm e n o lei sa con che cosa deve combattere".
Susan decise di nascondere tutto a Craig il quale calm o per
natura, ma in quel periodo era seriamente depresso. Pensava che
metterlo al corrente del suo triste futuro non avrebbe fatto altro che
aggiungere del peso sul suo cuore. Tenne quindi l'inform azione per
s stessa, ma non era soddisfatta: doveva saperne di pi. N ei 18
mesi che seguirono Susan lesse, ricerc e scrisse a chiunque pensa
va clic potesse darle altre informazioni.
Susan sostiene di avere una delle pi grandi biblioteche al mon
do sul V H L E io le credo! T e lefo n in tutti gli Stati Uniti, cercando
i luoghi dove facevano delle ricerche. Nel corso della malattia del
marito, Susan aveva acquisito una vasta conoscenza del V i l i , c
manteneva la sua conoscenza a liv e llo d egli sviluppi scientifici.
Quel male associato con una forma di cecit, che per
evitabile. Poich si tratta di una malattia dominante ereditaria,
certo cl>e il 50% dei discendenti della persona malata la svilupper.
I.a sorella di Craig, chc ora ha 40 anni, ebbe uu tumore quando nc
aveva 20. Sembra per che non ne sia pi soggetta.
Quando Susan rifer a C raig sul V H L . lui disse semplicemente:
"S a p ev o chc c'cra qualcosa di m olto serio visto chc i tumori conti
nuavano a presentarsi". Susan ricorda chc. in quel tem po, la c o m
passione del D r M iller l'aveva aiutata a superare lo stress. R I p e n n a
d o alla sua propria esperienza, concluse che sicuramente i pazienti
beneficiavano delle cure e delle attenzioni del personale ospedaliero.
Fu allora che decise di diventare infermiera. D opo essersi diplomata,
nel 1984, chiese c ottenne di essere assunta nel reparto pediatrico
neurologico del Johns Hopkins . d ove si trova tuttora. Non c pro
prio da stupirvi se Susan un'eccellente infermiera!
146

N el settembre del 1986 Susan si rese conto che il marito mostra


va i sintomi di un altro tumore cerebrale. Fu allora che intervenni
nella situazione. Infatti mi chiese di premiere Craig com e m io pazien
te. Acconsentii. Facemmo la T A C e dovetti dire clic sembrava avesse
addirittura tre tumori. D opo l'abituale preparazione, rimossi i tumori
e sono contento di dire che non avem m o com plicazion i in seguito
a ll intervento. N e ebbe p er nel cam po en d ocrin o log ico e furono
necessarie diverse settimane perch si rimettesse a posto. P o c o pi
tardi C raig svilupp un altro tumore, insieme a una ciste, nel centro
del cervello.
L n abile chirurgo. Art W ong, mi assistette. Fu un intervento d iffi
c ile in quanto dovem m o separare il corpo calloso che unisce le due
met del cervello e scendere fino al centro per asportare il tumore e
la ciste. L'operii/ione si risolse bene senza alcun problema e Craig
ebbe un ottim o ricupero postoperatorio. Furenti c am ici pregavano
perch questo fosse l ultimo intervento, ben sapendo chc le statisti
che contrastavano le loro convinzioni. E lui continuava a migliorare,
lentamente ma decisamente.
Poi. nel 1988. arriv la tremenda notizia: in Craig si era svilup
pato un altro tumore, questa volta nel tronco cerebrale. Si trovava
nella parte conosciuta com e il ponte di Varolio. una zona conside
rata inoperabile. Qualcuno per doveva provarci. Lui c Susan chie
sero a me di fare l'intervento. Dissi loro: " M i dispiace, ma non
posso inserire quello di Craig tra i miei interventi!'* C om e Susan
ben sapeva, ero carico di lavoro c non riuscivo a vedere la possibili
t di assumermi un altro paziente. Anche se convinto li aver fatto
la scelta giusta, mi sentivo colp evole di dover dire di no.
V orrei chc prendeste contatto con un altro neurochirurgo qui
alla Hopkins-, specializzato nei problemi vascolari , dissi loro, "p er
ch i problemi sono vascolari .
"N o i saremmo felici se fossi tu a farlo", rispose Craig quieta
mente. E Susan continu: "S e ci fosse una possibilit... M a sappia
m o quanto tu sia impegnato e comprendiamo..."
D opo aver lungamente parlato insieme e usando tutta la mia
dialettica persuasiva, convinsi Craig a rivolgersi a un altro chirurgo.
Costui intendeva usare un nuovo procedimento chiamato radiochirurgia a raggi gamma. Tuttavia, dopo aver parlato con l inventore
del sistema, un m edico svedese, decise che probabilmente non avreb
be funzionato sul particolare tipo di tumore di Craig. C os l inter
vento fu sospeso.
N el frattempo Craig com inci a peggiorare rapidamente. Perse
la capacit di inghiottire, sviluppando una debolezza nei muscoli

facciali al punto di sentirsi inebetito e iniziando anche ad avere delle


terribili nevralgie. Il 19 giugno 1988 dovette essere ricoverato d'urgen
za. Susan mi chiam. Ascoltandola, compresi che non potevo farmi da
parte e lasciarlo peggiorare. D ovevo tare qualcosa. Cercai di separare
le mie reazioni emotive dalle capacit professionali. Cos mi sentii dire:
"B en e, dovr togliere qualcuno dal programma e fare l'intervento a
Craig .
Fissammo l operazione per il giorno dopo, 20 giugno, alle ore 18.
C raig e Susan erano estatici; non credo di aver mai ' isto due perso
ne cos felici a ll idea di un intervento! Sembrava che il solo sapere
che io l avrei fatto dava loro un profondo senso di pace. tutto
nelle mani di D io , dissi loro.
"M a noi crediam o che tu permetterai a D io di usare le tue mani",
rispose Craig.
l'or quanto avessi acconsentito a fare l'intervento, dovevo spiegare ai
due sposi chc sia il tumore, sia la ciste erano, probabilmente, nel tronco
cerebrale. "N on posso confermarlo finche non vado all'interno e investi
g o . dissi. "E se in quella zona... Tacqui, non volendo dir loro che
non sarei stato in grado di fare nulla.
"C om prendiam o", disse Craig. Susan fece un cenno di assenso
con il capo. A veva n o afferrato la situazione che erano costretti ad
affrontare. Continuai: "M a ogni parte del tumore che non nel
tronco restirper". "A n d r tutto bene rispose Susan. F. lo intende
va davvero. Provai una strana sensazione nel sentirmi incoraggiato
dalla m oglie del paziente: non mi capitava spesso di essere dalla
piirte di chi riceve un aiuto morale!
Sebbene avessi acconsentito all intervento, pure non a vevo idea di
quale dovesse essere la mia linea di condona. A v e v o messo insieme dei
pensieri e consultato altri neurochirurghi, ma nessuno sapeva chc cosa
fare in questo caso particolare.
"F ar l intervento e perlomeno potr investigare", dissi alla fine.
N on promisi nulla ai W am ick: e com e potevo farlo? M a loro non
sembrava avessero bisogno di assicurazioni extra, erano pi tran
quilli di me.
Fu nel tardo pom eriggio, prima d e ll intervento, che vidi tutte
quelle persone riunite in preghiera nella stanza di Craig
L operazione fu m olto com plicata. Il tumore aveva cos tanti
vasi sanguigni anom ali chc entravano e uscivano da esso che d o
vetti usare un m icroscopio per vedere con precisione da dove
iniziasse, cos da poterlo estirpare. Esplorai il tronco da ogni parte
ma non riuscii a trovare nulla, se non chc fosse enormemente
ingrossato.
148

M i dissi: // tumore deve essere qui dentro, nel tronco cerebrale.


cos vi inserii degli aghi. Il tronco cerebrale considerato intoccabile
perch ha cos tante strutture e fibre che anche l'irritazione pi leggera
pu provocare grosse complicazioni. A v e v o gi avuto il sospetto che al
tumore potesse esservi abbinata una ciste. Se cos era, potevo arrivare
alla ciste ed estrarre del liquido c questo avrebbe sollevato in parte la
pressione nel cervello di Craig.
Non trovai nessuna ciste, provocai invece un'im provvisa e im
ponente emorragia. Questo fu tutto quello chc ottenemmo d a ll'in
tervento. D opo otto ore. intorno alle 2.30 del mattino, suturammo c
Craig venne riportato nella camera di rianimazione.
Pensai che fosse completamente distrutto, dopo tutto quello che
aveva passato. A l mattino, entrando nella sua camera rimasi sbalor
dito: si comportava come se stesse ancora aspettando l'intervento.
Era ancora a letto ma sorrideva, si muoveva tranquillamente e dice
va anche delle battute scherzose. Passatomi lo shock, dissi loro chc
pensavo chc il tumore fosse chiaramente in qualche parte del tronco
cerebrale.
"S on o disposto a intervenire di nuovo , dissi, ma non potevo
farlo la notte scorsa in quanto ero m olto stanco, avendoti fatto un
intervento di otto ore. N on sarei stato m ollo sveglio con la testa.
Quando mi avventuro nella terra di nessuno' mi piace avere tutte
le facolt attive, e per questo m otivo non v o g lio mai tentare qualco
sa del genere a notte fonda .
"A p ri di nuovo", disse Craig. Non ci sono altre possibilit,
v ero ?" chiese Susan.
" C c comunque il 5 0 'v di possibilit clic C raig muoia sul tavolo
operatorio", risposi. Non erano parole facili da dire, tuttavia d o vevo
dire loro ogni cosa, specialmente quelle m eno piacevoli. " E se non
dovesse morire, potrebbe restare paralizzato o avere dei danni neu
rologici m olto gravi e
"C om prendiam o", disse Susan. "M a vogliam o chc tu vada avan
ti. comunque. Stiamo pregando per un m iracolo e crediam o che D io
user te per farlo . "C h e cosa abbiamo da perdere? aggiunse Craig.
"Altrim enti per me non c chc la fin e . Fissai l'intervento per
alcuni gKwni dopo.
Anche se sapevo che i due sposi erano dei veri credenti, pi di
quanto lo fossero stati in precedenza, ne ebbi la prova. Continuavano a
dire: V ogliam o un m iracolo, e crediamo che lo riceverem o. Stiamo
l>regando affinch il Signore ce lo dia .
Un inserviente condusse Craig nella sala operatoria e l'interven
to ebbe inizio. Il giovane giaceva con il viso appoggialo sul tavolo

permanenti .

149

operatorio e il capo veniva tenuto stretto in una struttura chc gli impedi
va di muoversi. Ancora una volta i dottori lo rasarono e gli strofinarono
energicamente la lesta. U n infermiera pos un lenzuolo sterile su di lui
con una piccola fessura di plastica sopra il punto da incidete. I/intcrvento ebbe inizio.
Fu nuovamente qualcosa di difficile. Infine arrivai al punto dove si
trovava il tronco cerebrale. Sussurrai al personale: Ora vado a pratica
re un piccolo foro nel tronco cerebrale .
Presi uno strumento bipolare, un p iccolo strumento elettrico per
la coagulazione, c aprii il tronco, chc com in ci a sanguinare
profusamente. Ogni volta chc lo toccavo sanguinava. Il m io assi
stente continu ad aspirare il sangue per mantenere sgombro il
campo operatorio, mentre mi chiedevo: ora che cosa faccio?
Pregai in silenzio e con fervore: O Signore, aiutami a sapere quello

che devo fare.


Prego sempre, mentre m i strofino e lavo energicamente le mani
prima d egli interventi, e anchc davanti al tavolo operatorio prima di
iniziare a operare. Questa volta mi resi conto d i aver pregato duran
te tutto l'intervento perch continuavo a pensare: Signore, tocca a
le Tu devi fare qualcosa in questi momenti. Non a vevo idea di c i
che dovessi fare.
M i fermai fissando il vuoto, mentre dicevo a Dio: Craig morir se
tu non mi m ostri qu ello che debbo fa re . T ra sco rsero pochi se
condi e cap ii, una specie di sapienza intuitiva mi riempi la mente.
Mi rivolsi ;ii ttrnu i "Passatemi il laser".
A v e v o chiesto il fascio laser semplicemente perch sembrava
essere la scelta pi logica. Usando cautamente il laser cercai di
aprire un piccolo foro nel tronco cerebrale. Procedendo, il laser mi
permise di coagulare alcuni dei vasi che sanguinavano. Infine ottenni
un piccolo foro con una minima emorragia e procedetti. A vvertii
qualcosa di anormale e cercai di rimuoverne una piccola parte.
Probabilmente era di natura tumorale, ma bloccato sulla parete
intema del tronco. Tentai delicatamente di estrarlo ma senza riuscirvi.
Esitai ancora non volendo diventare troppo violento e non potevo
allargare il foro perch ero proprio sul tronco cerebrale.
G li anestesisti controllarono sui loro monitor Cattivit elettrica
proveniente dal cervello. Uno d i loro disse: "L 'a ttiv it cerebrale
sparita".
Il potenziale evocato era morto nello stesso m odo in cui un
elettrocardiogramma diviene piatto quando il cuore smette di batte
re. Questo stato indica che non ci sono onde cerebrali o attivit in
una parte del cervello, segno di un grave danno. Il cervello opera su

onde elettriche e l attivit proveniente dal tronco cerebrale di quella


parte era sparita, quantunque l'altra parte restasse intatta.
"Siam o arrivati a questo punto e andiamo avanti", dissi, non permet
tendomi di considerare quanto potesse essere grave il danno. Signore,

a questo punto non posso rinunciare. Ti prego di guidare le mie


mani.
M i bloccai su quel piccolo foro praticato nel tronco e le mie
mani si m uovevano cautamente implorando, supplicando, tirando
gentilmente. Infine la massa tumorale com inci a staccarsi. C onti
nuai pazientemente a rimuoverla e im provvisamente si stacc in un
blocco gigantesco.
Immediatamente il tronco cerebrale si restrinse avvicinandosi
alle dimensioni normali. Tuttavia, mentre mi sentivo felice di avere
estirpato quella massa, il danno a C raig era stato fatto. Quantunque
cercassi di non pensare a c i che era potuto succedere, lo sapevo fin
troppo bene. Anche se Craig fosse sopravvissuto (il chc era alta
mente im probabile) sarebbe stato un relitto umano, sarebbe rimasto
in stato comatoso e probabilmente paralizzato. Tuttavia a vevo con
tinuato l'intervento perch sapevo che era la cosa pi giusta da fare.
I.'intervento continu per altre quattro ore. Quando terminam
mo. mi sentivo distrutto. D itti ad alta voce: Bene, abbiamo fatto
del nostro m eglio". Sapevo chc era vero, ma le mie parole non mi
consolarono affatto.
Susan chc racconta l'ultima parte di questa storia. Pi tardi
registr la storia di Craig, inclusa la sua esperienza durante quel
prim o intervento del 1988 che ho appena descritto.
S U S A N W A R N IC K :
M olti dei mici amici e fam iliari rimasero con me. quella notte,
durante l intervento. Ero davvero riconoscente per la loro presenza.
Quando le persone non parlavano con me. passavo il tempo leggen
do la mia Bibbia. V o le v o avere fiducia in D io c scacciare tutti i
m ici dubbi. M a i dubbi erano l, a tt a g lia n d o m i il cuore. Non
riuscivo a capire quello chc stava accadendo o perch stessi caden
do a pezzi. A v e v o avuto una vera, reale fiducia in D io per lungo
tempo con la certezza chc avrem m o ottenuto il m iracolo. N el corso
degli anni, ogni volta che C raig si mostrava dem oralizzato ero l a
incoraggiarlo, a fargli sentire che ero con lui. Insieme avrem m o
potuto affrontare qualunque prova perch D io aveva la nostra vita
nelle sue mani. Ero stata com ggiosa, ma ora stavo crollando.
151

Non ci fu nulla, quella noue, chc mi disiogliessc dalla depressione.


Ricordo di aver detto a qualcuno della stanza: Non l'h o mai detto
prima d ora, c non mi sono mai sentita cosi ma. in questo momento, mi
senti) totalmente sconfitta. Porse D io vuole farmi capire chc troppo
tropp). Porse C raig c io non possiamo pi affrontare tutto questo.
Porse... forse m eglio che finisca cos... Tutti cercavano di consolarmi,
ma io non potevo fare altro che preoccuparmi e attendere.
A volte, durante la notte, alzavo g li occhi c v e d evo il Dr Carson
entrare nella sala d attesa d ove mi tro v a v o con la mia fam iglia.
C i spiegava la posizione del tumore, il diurno cerebrale e altre cose,
e alla line: C om e ho gi detto altre volte, tutto questo doveva
accadere. Nel m igliore dei casi. Craig vivr ancora qualche mese e
poi... morir .
Il Dr Carson ha la reputa/ione di essere impossibile e non mostrare
alcuna em ozion e quando parla con le fam iglie. Ila una voc e quieta,
cortese, cos calma che m olte persone debbono tendere l orecchio
per sentirlo. Soprattutto, c sempre m olto gentile.
Rimasi rigida, ascoltando quella che sembrava la sentenza di
morte di Craig. Pi ascoltavo le parole del Dr Carson. pi sentivo
crescere in me l inquietudine. Non piansi, ma tutto il m io corpo
com inci tremare. P ro cosciente di questo tremito, ma pi cerca
v o di controllarlo pi diventava convulso. Craig sta per morire...
N ella mia testa quella sentenza risuonava in continuazione.
Il Dr Carson continu dicendo che avrebbe tentato di rimuovere il
tumore se Craig c io eravam o d accordo di affrontare l intervento.
M a aggiunse che m io marito sarebbe stato sicuramente, c definitiva
mente, paralizzato da un lato del corpo... e vi era la possibilit chc
potesse morire.
Per alcuni minuti non notai affatto Ben Carson n sentii qualcosa.
C raig sarebbe m orto, oltre c i era il buio. Il dottore si trovava
davanti a me c cercava di consolarm i, ma sapevo che non avrebbe
mai trovato le parole che mi avrebbero confortato. D op o 14 anni di
ricerche e avendo im presso nella mia mente che se C raig avesse
avuto un tumore nel ponte detto di V a rolio sarebbe m ono, sapevo
quello che stava accadendo. Il m io Craig. L avrei perduto, stava per
morire.
" I l tumore si trova al centro del p on te", ripeteva il Dr Carson.
In qu el m om en to alzai g li occhi c v id i il Dr B enjam in Carson,
l essere umano: d oveva essere terribilm ente stanco c le profonde
occhiaie lo dimostravano. M a c era qualcosa di pi.
Pensai: "S'on casi che appare, normalmente In Ini c ' qualcosa
tli diverso". Allora compresi: il Dr Carson era scoraggiato, sconfitto.

M i resi conto chc ero stata avvolta cos intensamente dal dolore e
dalla confusione che a v e v o pensato soltanto a Craig c a me, senza
considerare q u ello chc poteva esserci nel cuore e nei pensieri del
Dr Carson.
C era un uom o chc sapeva mascherare bene le sue em ozioni e
tuttavia, in quel momento, non lo stava facendo proprio al meglio. Pen
sai: Quest'uomo rimuove la met del cervello delle persone e inter

viene nelle procedure chirurgiche in un modo che nessun altro pu


fare. M a sul suo viso potevo leggere una profonda tristezza, uno sguar
do di disperazione.
Per un momento dimenticai C raig e me, sentendomi terribilmen
te dispiaciuta per il dottore. A v e v a tentato tutto il possibile c ora
mostrava tutta la sua frustrazione e demoralizzazione.
Term in di parlare, si volt e si av v i verso il corridoio. Mentre
lo osservavo, continuavo a ripetermi: Sono cos spiacente per lui..."
Corsi nel corridoio e lo raggiunsi. L o abbracciai dicendo: Non
sentirti cos depresso. Ben .
Poi tomai nella stanza. Quel giorno un paziente era stato dimes
so e le infermiere mi lasciarono usare la stanza divenuta libera.
Mentre ero distesa sul letto, fissavo il soffitto. Ero furiosa, incredi*
bilmelHc furiosa.
N on rico rd a v o di aver m ai sentito prim a una tale ondata di
emozioni.
D io , sussurrai nella penombra, abbiamo avuto cos tanti d olo
ri e abbiamo visto tante cose positive pnvedere da tutto questo.
Anche se Craig e io abbiamo avuto momenti difficili, specialmente
nei nostri primi anni insieme, questo sicuramente il peggiore. Sono
arrabbiata con te. Signore. Tu lascerai morire Craig c non farai niente
per impedirlo. Perche allora non te lo sci ripreso nel 1981? O quando
stato operato per il primo tumore? Se tu sci un Padre amoroso, come
puoi permettere clic mio marito passi attraverso tanti dolori per poi farlo
morire?
Nulla ha pi senso, ormai. Tu mi renderai vedova a 30 anni e
non abbiamo neppure avuto un fig lio ". Ricordai di altre donne che
avevano perduto il marito e mi dicevano che avere dei fig li dava
loro uno scopo, una ragione per vivere. "A lm e n o loro hanno fig li!
lo non ho nulla!"
M i sentivo casi incredibilmente ferita dentro chc avrei voluto
morire.
Alcuni minuti pi lardi mi recai nella stanza da hagnoc mi vidi riflessa
nello specchio: noti riconobbi il viso chc mi guardava. Era un'esperienza
cos anomala che fissai a lungo l estranea davanti a me.
153

Tom ai a letio pi sconfortala chc mai. Sentivo com e se tutta la mia


vita fosse Mata un errore. "Inutile! Ecco quello che sono. Tutti i tentami,
tutti gli sforzi... per niente! Com e potr vivere senza C raig? C om e ti
aspetti clic possa andare avanti senza nini marito?"
Spargevo velen o attorno a me. D avo la colpa a D io per avermi
messo nella posizione d i rendere Craig tutto il m io mondo c ora il
Signore se lo stava portando via. Piansi disperatamente, lasciando che la
mia rabbia esplodesse.
Esausta, smisi di sfogarmi. N ei momenti di quiete che seguiro
no. D io mi parl. Non sentii una voce, tuttavia percepii decisamen
te delle parole: Craig non tuo, che tu debba tenerlo per forza.

Non appartiene a te. Susan. mio.


Mentre la realt prendeva forma in me. mi resi conto di quanto
ero stata sciocca. Craig c io avevam o arreso le nostre vite a Ges
Cristo quando eravam o al liceo. Am bedue appartenevamo a D io e
ora non a vevo alcun diritto di trattenere m io marito.
S olo alcuni giorni prima a v e v o ascoltato un programma trasmes
so da una stazione radio cristiana. Il predicatore aveva narrato la
storia di Abramo chc conduceva Isacco su per la montagna, disposto
a sacrificarlo: era la persona chc bram o amava di pi (Genesi 22).
Pensai a quella sti>ria e dissi: "S . o Signore! Craig il m io
Isacco c com e Abram o lo o ffro a te".
Mentre giacevo su quel lindo letto d ospedale, mi sentii invadere da
unondata di pace chc. lentamente, mi perv ase. Piombai nel sonno.

B EN C A R S O N :
Il pom eriggio che segu il secondo intervento al tronco cerebrale,
facevo il m io giro c andai a vedere Craig. Non credevo ai mici
occhi: stava seduto sul letto. L o fissai a lungo c poi. per nascondere
la mia sorpresa, g li dissi: "M u o v i il braccio destro .
L o mosse.
Ora il sinistro".
V id i ancora una reazione normale.
G li chiesi di m uovere i piedi c tutto quello chc mi venne in
mente. Tutto era nella norma. Non sapevo spiegarmi com e potesse
esserlo, ma lo era. Craig aveva ancora problemi di deglutizione ma
tutto il resto sembrava a posto.
Dissi: Suppongo chc D io abbia qualcosa a che fare in questo".
"Suppongo chc D io abbia tutto a chc vedere in questo , mi
rispose.
154

La manina seguente potemmo rimuovere la mascherina che erogava


l ossigeno.
Mi svuoti?" rise Craig. Scherzava e sembrava godesse di tutto quel
lo che avveniva.
"H a i avuto il tuo m iracolo. C raig", dissi.
Il viso gli brill: M e ne rendo conto".
Circa sci settimane pi tardi mi trovavo una sera a casa con la mia
fam iglia, quando squill il telefono. Appena Susan riconobbe la mia
vo ce, sen/a sprecare tempo a identificarsi, grid: D ottor Carson!
Non crederai a c i che appena successo! Craig ha m angiato un
piatto pieno di spaghetti con sugo e polpette! E lo ha mangiato tutto.
E successo pi di m ezz'ora fa e si sente benissimo!
Chiacchieramm o ancora a lungo e mi sentii riconoscente di aver
fatto parie della loro vita durante uno dei momenti pi d iffcili. Tutto
ci mi costrinse a pensare quanto prendiamo per scontato le cose pi
semplici, quale la capacit d'inghiomre. Solo delle persone chc hanno
affrontato prove com e Craig e Susan possono capire quanto sia mera
viglioso*

Quali Ui/t il fui uro >


I l ii.yvHiii/no di vederli' tornare nel # stato
pre-operatoro e questo uni dire che lotner ti essere eff iciente e capace
Da quando l'h o conosciuto stato neurologicamente menomalo. Ha ancora
tremori e problemi nella deglutizione, risultato degli effetti neurologici deva
stanti del secondo intervento in seguito al quale era in fin di vita.
Purtroppo Craig probabilmente avr altri tumori, ma io credo che le probabilit
di una recidiva a livello del tronca cerebrale siano scarse Attualmente lavora
presso un consiglio pastorale

155

Capitolo 19

L A SEPARAZIONE
DEI GEMELLI SIAMESI
" V o le v o uccidere loro e... anche me , disse The re va Rindcr nel
gennaio del 1987, quando, a ll ottavo mese di gestazione, questa
donna di ven t anni ricevette l'incredibile e tremenda notizia chc
avrebbe partorito due gemelli siamesi.*
"O h . m io D io !" grid. "N o n pu essere vero! Non avr due
gem elli, avr un orribile c terribile m ostro!" N ei tre giorni che
seguirono piarne continuamente. N ella sua distretta, questu futura
madre contemplava ogni m odo possibile per evitare la nascita dei
piccoli.
Theresa pens anzitutto di ingoiare una overdose di sonniferi,
per uccidere s stessa e i bambini. Non potevo andare avanti c.
per un periodo, mi sem br Tunica soluzione per loro e per m e .
M a quando si trov sul punto di farlo, non riusc a trovare il corag
g io di inghiottire le pillole. Alcuni dei suoi pensieri sfioravano
l'assurdo, contemplando qualsiasi possibile espediente solo per tro
vare la pace c uscire da quell'incubo. A v e v a anchc considerato di
saltare gi dalla finestra di un grattacielo c, qualsiasi soluzione
contemplasse, ripeteva nella sua mente: " V o g lio solo m orire".
M olti gem elli siamesi uniti al cranio m uoiono alla nascita o
subito dopo. Per quanto ne sappiamo, non pi di 50 tentativi erano
stati fatti per separare questo tipo di gem elli. Di questi, meno di
dieci operazioni avevano portato ad avere due bimbi normalmente
separati. A parte l abilit dei chirurghi, il successo dipende, per la
m aggior parte, da quanto tessuto e di quale tipo condividono i
bimbi.
Dei piccoli, quali i Hinder. uniti nella parte occipitale del cranio,
non erano mai stati separati prima con la sopravvivenza di ambedue.
La nascila di gemelli siamesi si verifica una volta ogni 70.000 - 100fflO
nascile. I l caso di gemelli uniti per la lesta u verifica solo una volta ogni 2-2
milioni e m e lo d i nascile I gemelli siamesi Chang ed Eng (1811-18741 riceveilero quel nome dal luogo di mite ila. il Siam e P T. Hatnum li eslN sia in
America sia in Eurofm,

156

Altri gemelli siamesi uniti alle anche o al petto, sono stati separati con
successo. Anchc in questo caso, quando due bimbi nascono con il
corpo unito, un tentativo di separarli c un interv ento estremamente deli
cato, con una possibilit di so p ra v vi\ c ra id lC si M ||n intorno 50%.
Quei gem elli infatti condividono dei biosistemi chc. se danneggiali,
possono provocare la morte di entrambi.
La mattina d el quarto g io rn o T h e resa si rese im provvisam ente
conto che non solo si sarebbe tolta la %ila. il clic era p a terribile, ma
con il suo suicidio avrebbe assassinato due altri esseri che avevano
diritto alla vita. Si mise cosi il cuore in pace, sapendo chc comunque
avrebbe dovuto affrontare la situazione. Ora doveva superare il trau
ma e con vivere con le inevitabili conseguenze. Anchc altri genitori
c'erano riusciti.
S o lo alcuni mesi prima Theresa e Josef, il m anto trcntascttcnne.
erano entusiasti al pensiero di avere un figlio . A ll'in iz io della gravi
danza il dottore li aveva informati chc avrebbero avuto due gem elli.
Theresa ricorda: Ero incredibilmente felice e riconoscente al Signore
per questo stupendo d op p io regalo'*.
Aspettando l arrivo dei gem elli questa coppia acquist a Ulm,
nella Germania occidentale, abitini per i piccoli, una doppia culla e
una doppia carrozzina.
I due bim bi. Patrick e Benjamin, nacquero con parto cesareo il
2 febbraio 1987. Pesavano in totale 4 chili e m ezzo ed erano uniti
nella parte occipitale del capo.
Subito dopo la nascita i gem elli furono portati in un ospedale per
bambini e Theresa non li vide, se non tre giorni pi tardi. Quando
pot vedere i suoi piccoli, il marito era al suo fianco pronto a
sostenerla e. se necessario, a portarla fuori della stanza.
Davanti a lei c erano i bimbi uniti per la testa: li fiss. Parole
tipo m ostri" si spensero sulle sue labbra, c Theresa vide solo due
minuscoli maschietti, i suoi figli, e il cuore le si sciolse. Lacrime
com inciarono a scorrerle sul viso. Il marito l attir a s e, insieme,
abbracciarono i loro figli. "S iete nostri", bisbigli ai bimbi, " c io vi
am o con luna me stessa'*.
Per quanto i giorni chc seguirono fossero veramente d iffic ili c a
volte strazianti, in Theresa Binder l'am ore materno non mut, an/i
crebbe in lei un amore protettivo. Quei genitori dovettero imparare
com e tenere in braccio i piccoli cd essere sicuri che, ambedue,
fossero sostenuti bene.
Poich i loro visi erano contrapposti, per nutrirli Theresa d o v e
va accom od arli su un cu scino c tenere un biberon in ogn i mano.

157

Per quanto i gem elli non condividessero organi vitali, avevano in c o


mune una parte del cranio, del cuoio capelluto c una vena importante,
responsabile della conduzione del sangue dal cervello al cuore.
D opo cinque settimane dalla nascita, i Bindcr portarono a casa i
piccoli. Josef disse: "N eppure per un attimo li abbiamo rifiutati.
Erano i nostri fig li".
A causa della particolare patologia, i piccoli non potevano impa
rare a muoversi com e gli altri bambini e tuttavia fin dal primo
giorno si comportavano com e due individui ben distinti. Spesso
uno dorm iva mentre l'altro gridava.
I
Bindcr avevano la speranza che un giorno i loro due fig
biondi e paffuti, sarebbero stali separati. Considerando il futuro di
Patrick e Benjamin, si rendevano conto che se i piccoli fossero
rimasti attaccati, non avrebbero mai potuto sedersi, arrampicarsi,
girarsi o camminare. Quelle due splendide creature sarebbero rima
ste, per tutta la vita, relegate in letto e imprigionate dalla loro
condizione patologica. Non era una prospettiva m olto allenante.
" H o vissuto con un sogno che mi ha aiutato ad andare avanti".
m idis.se T h e res a qu a n d o c i in c o n tra m m o p er la p rim a v o lta .
Il sogno chc. in qualche m odo, avrem m o trovato un dottore capace
di operare un miracolo".
Andando a letto, una notte dopo l'altra. Theresa accarezzava
com e ultim o pensiero prima di addormentarsi di poter cullare e
tenere nelle braccia separatamente i suoi piccoli: giocando con uno
di loro alla volta, mettendoli poi a dormire in due culle diverse.
M olte notti nella veglia, a letto con g li occhi pieni di lacrime, si
chiedeva se per i suoi piccoli ci sarebbe mai stato un miracolo.
Nessuno aveva mai separato con successo di sopravvivenza di en
trambi dei gemelli siamesi uniti nella parte occipitale del cranio*
"M a non rinunciai tuttavia alla speranza. Non potevo. Erano i
m iei figli, la cosa pi importante della mia esistenza. Sapevo chc
avrei dovuto lottare tutta la vita per dare loro una speranza di so
pravvivenza norm ale". Il pediatra della Germania occidentale prese
contatto con noi alla Johns Hopkins, chiedendo se lo staff chirurgi
c o pediatrico fosse in grado di separare i gem elli Binder e dare loro
la possibilit di vivere normalmente e separatamente.
Il f> marzo /W- Alex Ualter e 21 membri del corpo inedit o detta Johns Hophnt
erano inlcrienuti con successo su due gemelle siamesi nate da CaroI e Charles
Selvaggio di Salisbury (Massochusets), in un operazione durata dieci ore. Ermi?
e Francesca Selvaggio erano unile dal torace alla porle superiore dell'addo
me. condividendo cordone ombelicale, pelle, muscoli e cartilagine intercostale.
Halter ehlte il problema maggiore con le ostruzioni iniettinoli

158

Fu a questo punto che io entrai nella v icenda. D op o aver studiato


tutti i metodi possibili in base alle informazioni ricevute, fui d accor
do. con riserva, di tentare l intervento, sapendo chc non solo sareb
be stato rischioso, ma anchc la cosa pi im pegnativa e d iffc ile che
avessi mai fatto. Sapevo anche che qu ell'in terven to avrebbe dato
una possibilit ai bambini, l'unica per vivere normalmente. Prendere
quella decisione era solo l assenso da parte mia. perche qu ello non
sarebbe stato l'intervento di un unico chirurgo. Il dottor Mark Rogers.
direttore d ella terapia intensiva pediatrica alla Hopkins, coord in
l'im ponente impresa. R iunim m o sette anestesisti pediatrici, cinque
neurochirurghi, due cardiochirurghi, cinque chirurghi plastici c. altret
tanto importanti, dozzine di infermiere e tecnici. Eravamo settanta in
tutto!
Avrem m o anchc affrontato cinque mesi di studio intensivo e
preparatorio per questo intervento d avvero unico.
N el m aggio del 1987 C raig Dufresnc, Mark R ogers, David
Nichols e io ci preparammo a partire in aereo per la Germania
occidentale. Durante quei quattro giorni Dufresnc avrebbe inserito
dei pallimi di silicone gonfiabile sotto il cuoio capelluto dei piccoli.
Questo dispositivo avrebbe provveduto a tendere lentamente la
pelle, cos che io avrei avuto un discreto margine di azione per
suturare le estese ferite chirurgiche, conseguenza dell'intervento di
separazione.
Giunti all'intervento vero c proprio, io avrei separato i gem elli,
poi Donlm Lon g avrebbe operato su uno dei bimbi c io sull altro.
Per aumentare le possibilit di successo avrei avuti* .il m io fianco il
gruppo m edico pi qualificato, tutti della Hopkins. inclusi Brucc
R citz. direttore della cardiochirurgia, Craig Dufresnc, professore
assistente del reparto di chirurgia plastica. David Nichols. anestesi
sta d ella chirurgia pediatrica e D on lin L o n g , p rim ario d ella
neurochirurgia, con Mark Rogers com e coordinatore e oratore.
Poich a vevo visto solo le lastre dei due bambini, avrei dovuto
controllare di persona le loro capacit neurologiche. Fu per questo
m otivo chc avrei fatto parte del gruppo che si recava in Germania
per stabilire se. e quando, l intervento sarebbe stato realizzabile.
Due settimane prima della partenza avem m o la sgradita visita
dei ludri che, oltre ad apparecchi elettronici, rubarono la nostra
cassetta di sicurezza chc. comunque, non avrebbero potuto aprire
con facilit. Non era pi grande di una scatola da scarpe, ma conte
neva tutti i nostri documenti importanti, inclusi i passaporti!
Compresi immediatamente la difficolt di sostituire i passaporti
m duo settimane, ma non sapevo che sarebbe stato addirittura...

159

impossibile! Q uando telefonai al Dipartim ento di Stato, una voce


gentile ma efficiente mi rispose: "Spiacente, dottor Carson. non posr i U O lare nulla in cos p o c o tempo". Chiesi poi all'agente incaricalo
delle indagini: Quante sono le possibilit di recuperare i miei docu
menti e. specialm ente, il passaporto?" Nessuna possibilit", fu la
risposta. "N o n si recupera mai niente di queste cose. V en gon o get
tate nella spazzatura".
D opo aver riattaccato il telefono, pregai: Signore, se vuoi che io sia
coinvolto in questo intervento devi in qualche modo far s che io recuperi
il passaporto". Cercai di non pensarci pi. Ero cos assorbito da altri
impegni importanti che allontanai la questione dalla mente.
Due giorni dopo lo stesso poliziotto mi telefoni) in ospedale: "N on lo
crederebbe, dottore, ma abbiamo i suoi documenti. Compreso il passa
porto!"
"O h . io lo c re d o !" risposi.
C on tono m eravigliato mi disse chc un investigatore privato
aveva frugalo dentro un cassone d ella spazzatura c in una grossa
busta di plastica aveva trovato un fo g lio con il m io nome. Fu cos
chc continu a cercare. T ro v poi tulle le altre cose chc mi appar
tenevano. incluso ogni singolo docum ento importante che mi era
stato rubalo. In base a quel ritrovam ento poterono am pliare le
indagini sulla crim inalit della zona di Ballim ora e recuperare
lutto q u ello che era stato rubato, inclusa la refurtiva sottratta ad
altre fam iglie.
Il
nostro gruppo pass i cinque mesi chc seguirono nella pro
grammazione c preparazione di ogni possibile situazione. Farle d e l
la preparazione comprendeva la revisione completa del settore di
una grande sala operatoria, con luci di emergenza pronte in caso di
mancanza di corrente. L a camera operatoria aveva due esemplari di
ogni apparecchiatura: monitor per l'anestesia, macchine cuore-pol
mone c tavoli operatori posti l'u no accanto a ll altro, ma che poteva
mo spostare una volta praticala l incisione che doveva separare i
gem elli.
A l term in e dei cin qu e m esi lu tto era stato o rg a n izz a to cos
accuratamente che. a v o lte , mi sem brava chc stessim o preparan
d o un 'operazione m ilitare. A v e v a m o persino studiato d ove, nella
sala op eratoria e presso le v arie apparecchiature, d o v e v a pren
dere p osto o g n i m em b ro d e l gruppo. Un lib ro d i d ie c i pagine
esponeva, dettagliatam ente, o g n i atto op eratorio. D iscutem m o e
studiam m o infin itam en te i cin qu e interventi di p ro va d i tre ore
ciascuno, usando bam bole attaccate alla testa c d elle dim ensioni
di un bambino.

160

Dal momento chc com inciam mo a discuterne, cercammo di tenere


a mente chc non avrem m o praticato l'intervento a meno che fossimo
stati cen i di avere una buona possibilit di separare i bimbi sen/a
danneggiare le funzioni neurologiche di ambedue i gemelli.
N Donlin L on g n io potevam o essere sicuri che certe parti del
tessuto cerebrale, quali i centri della vista, fossero totalmente sepa
rati. Provvidenzialm ente, com e avevam o previsto, i bimbi con divi
devano solo un sistema principale di drenaggio, chiamato seno
sagittale supcriore, una vena estremamente importante.

L'intervento sui gem cllini di sette mesi inizi sabato 5 settembre


1987, Festa del Lavoro, alle ore sette e un quarto del mattino.
Scegliem m o quel giorno perch l'ospedale sarebbe stato meno
impegnato, ma con una discreta quantit di personale presente. In genere
non accettiamo di fare normali operazioni nei fine-settimana.
Mark Rogcrs aveva consigliato ai genitori di restare in albergo
durante le fasi dell'intervento affinch potessero riposare. Com e mi
aspettavo, per, riposarono ben poco e uno di loro era costantemen
te seduto accanto al telefono. Durante le seguenti 22 ore uno dei
dottori chiamava regolarmente i Bindcr per tenerli al corrente di
ogni intervento che veniva fatto.
I
due cardiochirurghi. R eitz e Cameron, dop o aver anestetizzato
i gem elli, inserirono dei cateteri delle dimensioni di un capcllo
nelle m aggiori vene c arterie, per poterne effettuare il m onitoraggio
durante l'intervento. Posizionam m o il capo dei piccoli in maniera
tale da impedire che si piegassero causando, dopo la separazione,
un'anormale pressione sul cranio. Incidemmo il cuoio capelluto c
asportammo il tessuto osseo chc univa i due crani, tenendolo pre
ziosamente da parte cosi da poterlo usare pi tardi per ricostruirli a
entrambi.
Incidem m o poi la dura madre che la membrana che ricopre il
cervello. Fu piuttosto complicato, a causa delle numerose involuzioni
e delle zone tortuose sia nella dura madre sia n elfaracnoidc tra i
loro cervelli, c anche per una enorme arteria anomala frapposta tra i
due cervelli da separare.
D ovevam o com pletare tutta la divisione delle parti chc aderiva
no tra di loro, prima di com piere il tentativo di separare i grandi
seni venosi. Isolam m o la porzione superiore e quella inferiore poco
prima del torculare di E rofilo, il centro dove confluiscono i seni
venosi. Normalmente le dimensioni del torculare non superano po
chi centimetri. Purtroppo questo era m ollo pi largo.
161

Quando recidemmo sotto la zona dove il torculare sarebbe dovuto


terminare, fummo sorpresi da una forte emorragia. l.a controllammo,
suturandovi vipra dei frammenti di muscolo, ma lcmonagia era massiva.
Procedemmo e ricordo di aver detto ad alta voce: "11 lorcularc non pu
estendersi oltre". M a ogni volta ci trovavamo davanti lo stesso scenario.
Infine riuscimmo ad arrivare alla base cranica, dove la spina dorsale c
tronco cerebrale si incontrano, ma continuavamo ad avere il medesimo
problema.
C oncludem m o chc il torculare, invece di avere le dimensioni di
una monetina, copriva interamente la parte posteriore di ambedue le
teste, cd era un gigantesco lago venoso, pressurizzato in m odo in
credibile.
Questa situazione ci costrinse prematuramente ad attuare un ar
resto ipotermico. Nel piano di lavoro avevam o attentamente calco
lato di prendere da tre a cinque minuti per separare le strutture
vascolari e. nel resto del tempo, ricostruirle simultaneamente in
ambedue i bambini.
Ogni piccolo era allacciato a una macchina cuore-polmone, ed il
sangue pompato attraverso di essa serviva per raffreddare la loro
temperatura da 35 a 20 gradi Celsius.
Lentamente facem m o defluire il sangue dal corpo dei bimbi.
Questo profondo grado di ipotermia porta le funzioni metaboliche a
un arresto quasi totale, il che ci permise di bloccare cuore e flusso
sanguigno per circa un'ora senza provocare un danno cerebrale.
D ovevam o arrestare il flusso del sangue abbastanza a lungo per
poter ricostruire diverse vene. In quel periodo i gcm cllini rimasero
in uno stato simile alla morte apparente.
A v e v a m o pensato chc, dopo un'ora, la richiesta di nutrimento
sotto forma di sangue da parte dei tessuti, avrebbe causato un irrepara
bile danno degli stessi. Questo voleva dire chc. una volta ablxissata la
temperatura del corpi) dei bambini, dovevam o lavorare pi in fretta
possibile. interessante il fatto chc questa tecnica pu essere usata solo
nei bambini al di sotto dei 18 mesi, quando il cervello si sta ancora
sviluppando, ed abbastanza flessibile da riprendersi da un simile shock.
P oco prima delle 23.30. venti minuti dopo aver iniziato il processo
ip oterm ia, venne il m om ento critico. Con il cranio gi aperto, mi
preparai a recidere la delicata vena principale posta dietro la testa dei
gem elli, deputata al trasporto del sangue dal c e rv e llo ai tessuti. F.ra
l'u ltim o legame rimasto tra i due bimbi. Com pletato anchc c i sepa
rammo i tavoli operatori, cosicch il Dr Lon g pot intervenire su un
bambino c io su ll altro. Per la prima volta nelle loro giovan i vite.
Patrick e Benjamin vivevano separati.
162

Sebbene liberi, i gem elli dovettero affrontare immediatamente un


ostacolo potenzialmente mortale. Prima di poter ripristinare il flusso
sanguigno, operando com e due unit sia Long che io avremmo dovuto
modellare una nuova vena sagittale da frammenti del pericardio (rive
stimento cardiaco) preparati in precedenza.
Qualcuno punt il grande o ro lo gio della stanza: avevam o un'ora
per completare l'intervento e ripristinare il flusso sanguigno. Lotta
vam o contro il tempo e io dissi alla capo infermiera: "P e r favore,
non ditemi che ora o quanto tempo ci rimane . Non volevam o
saperlo; non avevam o bisogno della pressione extra di qualcuno
che ci dicesse: " V i rimangono solo 17 minuti". Stavamo infatti lavoran
do il pi celcrmcntc possibile.
A v e v o istruito il personale: "Quando il tempo sar scaduto, fer
mate il macchinario. Se sanguinano a morte... sanguineranno c m o
riranno. ma noi sapremo di aver fatto lutto il possibile". Non chc io
mi sentissi cos crudele, ma non volevo che sopravvenisse la possibilit
di un danno cerebrale. Fortunatamente, sia I .ong sia io eravamo abi
tuati a lavorare sotto pressione ed cosi che andammo avanti, senza
permettere alla nostra attenzione di cedere.
Procedendo nell'intervento provai una strana sensazione, perch
i loro corpi erano terribilmente freddi. M i sembrava di operare su
un cadavere. In un certo senso i gem elli erano morii e, in quel
momento, m i chiesi se sarebbero mai ritornali alla vita.
N elle sessioni preparatorie a vevo previsto chc ci sarebbero volu
ti dai 3 ai 5 minuti per intervenire sui seni venosi. A vrem m o poi
speso i rimanenti 50-55 minuti per ricostruire i seni stessi prima
che il sangue cominciasse a rifluire.
163

Oh. no", mormorai sottovoce, ho trovato un ostacolo imprevisto".


A vrei avuto bisogno di un tempii maggiore del previsto per ricostruire
l'enorme torculare sul gem ello che stavo operando. Questa la zona pi
terribile per t neurochirurghi, poich il sangue vi scorre impetuoso e con
una pressione tale chc un foro nella stessa delle dimensioni di una matita
causerebbe a un bambino un emorragia che lo porterebbe alla morte in
meno di un minuto.
D opo l'arresto ipotcrm ico ci vollero venti minuti per separare
tutti i tessuti vascolari, il che voleva dire che avevam o utilizzalo
alm eno tre volte il tem po previsto.
Non avevam o potuto prevedere questa situazione per la violenta
pressione nel bacino vascolare, a causa della quale la materia c o lo
rante dcll'angiogram m a era scomparsa.
Usando venti minuti per separare i vasi sanguigni ne rimasero
solo quaranta per completare l intervento. Provvidenzialm ente, i
chirurghi cardiovascolari avevano monitorato l'intervento da sopra
le nostre spalle, osservando la configurazione dei seni mentre io li
incidevo. Dal pericardio tagliarono dei frammenti che erano esatta
mente della f i m i e ilei diametro giusti.
Nonostante fosse solo uiu valutazione visiva, questi due uomini era
no cos esperti chc quando porsero i frammenti a Long c a me. tutti i
pezzi si adattav ano perfettamente. Fummo cos in grado di suturarli nel
plinto giusto in breve tempo.
A un certo momento, forse nei 45 minuti previsti, capii che ci
stavamo avvicinando alla scadenza. Non mi guardavo attorno ma
sentivo crescere la tensione, quasi che le persone mormorassero
l una all'altra: Finirem o in tem po?"
Fu il dottor Lon g a terminare per primo, lo completai il m io
intervento pochi secondi prima chc il sangue cominciasse a scorrere
nuovamente. Eravamo arrivati al traguardo.
Un silenzio profondo e assoluto riempiva la sala operatoria e io
ero cosciente soltanto del ronzio ritmico della macchina cuore-pol
mone. fatta , disse qualcuno dietro a me. Annuii, respirando
profondamente, rendendomi conto improvvisamente che a vevo trat
tenuto il fiato durante g li ultimi momenti critici. I.a tensione traspa
riva da ciascuno di noi. anche se avevam o rifiutato di cedervi.
Una volta rimesso in funzione il cuore dei bambini, ci scontram
m o con il secondo grande ostacolo: un'emorragia massiva da tutu i
piccoli vasi sanguigni del cervello che erano stati incisi durante l inter
vento. Ogni cosa che poteva sanguinare, sanguin. Passammo le tre
ore successive usando qualunque cosa fosse a conoscenza della nien
te umana per controllane lemorragia.

164

A un certo punto eravamo sicuri di non farcela. Il sangue delle trasfu


sioni scorreva dai flaconi nelle vene, e ben presto la riserva a nostra
disposi/ime si esaur.
C eravam o aspettati l'emorragia: avevamo dovuto fluidificare il san
gue con un anticoagulante per poter usare la macchina cuore-polmone.
Quando il loro cuore riprese a battere, il sangue era effettivamente
anticoagulato e dovem m o fronteggiare qucU'intensa emorragia. 1 loro
cervelli traumatizzati cominciarono a gonfiarsi drammaticamente e ci ci
aiut a effettuate l'emostasi di alcuni dei vasi sanguinanti. M a non vole
vamo che questo ci privasse della riserva di sangue.
Il
momento pi diffcile venne quando apprendemmo che le riserve
stavano terminando. Rogers chiam la banca del sangue dell ospedale.
I.a voce dall'altra parte del filo ci disse: M i spiace, ma non abbiamo
molto sangue disponibile. C i siamo informati c non lo troviamo da nes
suna ptirte nella citt di Baltimora''.
V i dar il m io. se ne avete bisogno , disse qualcuno non appe
na Mark Rogers ci rifer la risposta. Sette od otto persone, nella sala
operatoria si dichiararono pronte a donare immediatamente il loro
sangue. Era un nobile gesto ma non attuabile. Infine la banca del
sangue della Hopkins interpell la C roce Rossa americana c giunse
ro dieci flaconi, esattamente quello di cui avevam o bisogno.
A l termine dcHopera/ione i gemelli avevano ricevuto sessanta flaconi
di sangue, diverse dozzine in pi di quello che era il loro normale
volume sanguigno. Le estese ferite alla testa avevano una circonferen
za di circa una ventina di centimetri ciascuna. Mentre l intervento
procedeva, qualcuno del personale nella sala operatoria manteneva con
tatto con i genitori che avevano lasciato l albergo e ora si trovavano
nella sala d'attesa. C e r a del personale che si assicurava chc avessimo
d el c ib o da m angiare durante le b re v i pause di riposo.
A v e v a m o programmato che il capo dei gem elli venisse ricoperto
da una struttura a rete di titanio, ideata da Dufresne, mescolata con
un impasto di ossa polverizzate estratte dalla parete occipitale del
cranio dei bambini. A lla fine quelle ossa del cranio sarebbero cre
sciute dentro e intom o alla struttura e non ci sarebbe stato bisogno
di rimuoverle successivamente durante la crescita.
Anzitutto, per, d ovevam o suturare il loro cuoio capelluto prima
che i cervelli, gonfiandosi, uscissero fuori della scatola cranica.
Cos mettemmo i bambini in un coma barbiturico per rallentare il
m etabolismo cerebrale. Quindi L on g e io ci allontanammo dal tavo
lo operatorio lasciando che Dufresne e i suoi collaboratori entravsero in
azione, lavorando cclcrmcntc per rimettere insieme il cuoio capelluto.
Infine, per un bambino le cose andarono abbastanza a | X * i o mentre

165

all altro rimasero delle piooolc brecce. Dufresnc avrebbe dovuto attendere
un altro momento per installare la copertura di titanio.
Dovem mo anche fronteggiare il problema di non avere cuoio capellu
to a sufficienza per coprire ambedue le teste dei bimbi. Cos, tempora
neamente. chiudemmo la testa di Ben jamin con una struttura chirurgica.
Dufresne dovette pianificare un secondo intervento per creare un cranio
fisicam ente accettabile, sempre chc i p iccoli avessero continuato a
migliorare.

Se i p iccoli avessero continualo a migliorare.

* Benjamin e Patrick dovettero sottoporsi ad altri 22 interventi in sala operato


ria per completare la sutura del cuoio capelluto lo ne fe ci alcuni ma fu Dufresne
a farne la tfuanura maggiore, incluse le sislenumoni di lembi di pelle per coprire
la parte occipitale del cranio di Hen/amn

166

Capitolo 20

L A CONTINUAZIO NE DELLA STORIA


Se si ristabiliscono. In ogni fase d e ll intervento questo era Maio
l'in ta rrofarivo fondamentale. Se! Oh. D io mtO, prefVO lilW liM l
mente e continuamente, permetti che vivano. Aiutali a tirarsene
fu o ri!
Anche se fossero sopravvissuti all intervento, sarebbero passate
delle settimane prima chc potessimo valutare le loro condizioni.
I.'attesa sarebbe stata una tensione continua, in quanto avremmo
costantemente scrutato il prim o segnale di normalit, temendo sem
pre per di vedere qualche segno di danno cerebrale.
M ettem m o i bambini in com a artificiale, usando il fenobarbitale,
il quale riduce l'attivit cerebrale, per dare ai loro piccoli cervelli,
cos terribilmente traumatizzati, una possibilit di recupero sen/a
danni conseguenti. I.i collegam m o a un sistema chc controllava sia
il flusso sanguigno sia la respirazione. L a dilatazione del cranio era
accentuata, ma non p e gg io re di quanto ci eravam o aspettati.
Monitorammo indirettamente il gonfiore misurando le variazioni dei
battiti cardiaci e della pressione sanguigna, con periodiche T A C chc
forniscono un'immagine radiografica tridimensionale del cervello.
L'intervento termin alle 5.15 della domenica mattina. A v e v a
richiesto ben 22 ore, e la battaglia non era ancora conclusa.
Quando il nostro personale emerse dalla sala operatoria al suono
d egli applausi degli altri membri del personale dell'ospedale. Rogers
and direttamente da Theresa Bindcr e. con il sorriso sulle labbra le
chiese: "Q uale bambino vorrebbe sedere per p rim o?" L e i apr la
bocca per rispondere, ma g li occhi le si riem pirono di lacrime.
Una volta iniziato il piano di separazione dei gem elli Binder,
l u fficio delle pubbliche relazioni del Johns Hopkins inform la
stampa di quello che stavamo facendo. Era un intervento storico. Seb
bene non l<> sapessimo, la sala d'attesa e il corridoio rigurgitavano di
giornalisti anche se, logicamente, nessuno di loro entr nella sala opera
toria. Se avessero tentato di farlo, la guardia di sicurezza dell'ospedale li
avrebbe immediatamente fermati. M olte stazioni radio locali trasmette
vano. ogni ora. notiziari sull andamento del l'operazione. Con questo
servizio di cronaca diverse migliaia di persone furono improvvisamente

167

coinvolte nel l'avvenimento chirurgico. .Appresi pi tardi che molte per


sone seguivano i notiziari, si erano fermate pi volle nella giornata c
avevano piegalo per il nostro successo.
Una volta usciti dalla sala operatoria eravamo esausti c avevamo sub
voglia di rilassarci. Nei minuti chc seguirono l'intervento non riuscivo a
pensare alla possibilit di rispondere alle domande dei giornalisti su
quello chc avevam o fatto. R ogers rinvi la conferenza stampa per il
pomeriggio, dandoci la possibilit di riposare e rinfrescarci. A lle 16.00.
quando entrai nella sala delle conferenze, fui colp ito dalla portata di
questo interv ento: infatti la sala era gremita di giornalisti cor telecamere
e m icrofoni. Pu sembrare strano, ma quando qualcuno com pie un
lavoro, non importa che tipo di lavoro sia. difficile comprenderne tutta
l'importanza.
Quel pom eriggio, soltanto poche ore dopo l'intervento, i mici
pensieri si concentrarono su Patrick e Benjamin Binder. L'attenzione
dei giornalisti, generata da questo storico intervento, era una delle
ultime cose che a v e v o in mente. A dire il vero, ho i m ici dubbi che
qualcuno di noi fosse preparato a ricevere un tale assalto da parie
della stampa e alle m igliaia di domande chc ci vennero fatte.
D ovevam o avere un) strano aspetto, di fronte ai giornalisti, con gli
abiti stropicciati e i volti segnati dalla stanchezza. Eravamo esausti
ma euforici! 11 prim o passo era stato gigantesco, ma ce l'aveva m o
fatta. Era, comunque, il prim o passo di una lunga strada.
Il successo di questa op erazion e non so lo n e ll'a v c r separato
i g em elli*'. dis\c Mark R ogers a ll'in iz io d ella con ferenza stampa.
Il successo consiste n e ll a vere com e risultato due bam bini nor
mali".
Mentre Rogers rispondeva alle domande, io continuavo a pensa
re con gratitudine di aver fatto parte di questo gruppo straordinario.
Per cinque mesi eravam o stati in totale unit, tutti MBCiaUlti 6 tutti
preparati ad affrontare insieme lo stesso problema. Il personale del
reparto pcdiatnco e i consulenti del centro infantile avevano operato in
m odo eccellente. Com patti al nostro fianco, c a nostra completa d i
sposizione. avevano lavorato gratuitamente molte ore per rendete possi
bile il successo dell intervento.
Ascoltai mentre Rogers ne spiegava le varie fasi, e aggiunsi:
"S o n o sorpreso per il fatto chc siam o stati capaci di lavorare insie
m e com e gruppo e a un tale liv e llo di complessit. Siam o capaci di
fare anche cose m igliori quando ci crediamo c se ci esortiamo gli
in i gli altri".
Nonostante anchc altri chirurghi rispondessero alle domande, fum
m o Mark Rogers c io a dover illustrare la m aggior parte dei quesiti
168

postici. Quando i giornalisti mi chiesero quale fosse la probabilit di


sopravvivenza dei bambini risposi: "H an n o la possibilit del 50%.
A b b iam o progettato tutto l'interven to nel m odo m igliore c dovreb
be avere un e s ito p ositivo. P enso, p er, chc quando vien e fatto
qualcosa che non mai stato fatto prim a, possono sopravven ire
improvvise complicazioni .
Un giornalista sollev la domanda sulla capacit visiva dei bambini:
Saranno ambedue in grado di vedere'?"
A questo punto non lo sappiamo .
Perche no?
Numero uno , dissi, i gem elli sono troppi p iccoli per dircelo
con la loro bocca! Alcuni risero. Continuai: "N u m ero due. k loro
condizioni neurologiche erano indebolite e questo ci rende incapaci
di accertate la loro possibilit visiva. I bambini non erano ancora
capaci di guardare le cose o seguire m ovim enti con i loro occh i .
Il giorno seguente nei giornali di tutto il mondo c erano i seguenti
titoli: G em elli accecati da un intervento. N on abbiamo mai fatto,
neanche implicitamente, una tale dichiarazione. Dicem m o soltanto
che al momento non era possibile prevederlo'
M a sopravvivranno? Potranno avere una vita normale? chiesero
altri giornalisti.
"O ra c tutto nelle mani di D io ", risposi. A parte credere ferma
mente in queste parole, non sapevo che cos'altro dire. Uscendo
dalla sala delle conferenze compresi chc a v e v o detto tutto quello
che era necessario che dicessi.
Pur essendo pessimista circa la riuscita finale dell'intervento,
sentivo una vampata d 'o r g o g lio per essere stato capace di lavorare,
fianco a fianco, con i m igliori uomini c donne del campo medico.
M a la fine dell'intervento non era la fine d ell'operato di gruppo.
L'assistenza postchinirgica fu eccezionale quanto l operazione. Tutti
gli avvenimenti delle settimane chc seguirono l'intervento confer
marono l'unione del gruppi). Era com e se tutti quanti, dalla portan
tina alla caposala, si sentissero personalmente coin volti in questo
storico evento. Eravamo una squadra, una splendida, meravigliosa
squadra.
Per dicci giorni Patrick e Benjamin rimasero in coma. Questo
significava che, per una settimana e m ezzo, nessuno pot fare un
pronostico sullesito. Sarebbero rimasti in stato com atoso? Si sa
rebbero svegliati per iniziare una vita normale? Sarebbero stati
andicappati? Tutti noi aspettavamo c ci ponevam o interrogativi.
Probabilmente la m aggior parte di noi si preoccup un poco c preg
molto.

169

P rovocan d ogli il com a non a vevam o fatto nulla d i inconsueto:


anche prim a a v e v a m o m esso d e lle persone in com a barbiturico
per p e rio d i c osi lunghi. P er e sem p io: bam bini con g ra v i traumi
cranici hanno b isogn o del com a per mantenere bassa la pressione
endocranica. Controllavam o regolarm ente i segni vitali d ei gem elli
e p alp avam o i lem bi d i p e lle trapiantata sul cra n io per capire se
fo s s e ro te s i. In iz ia lm e n te lo e ra n o , p o i c o m in c ia r o n o ad
am m orbidirsi. Fra un buon segno: il g o n fio re si stava riduccndo.
O cca sion a lm en te, quando d im in u iva l'e ff e t t o d e i barbiturici e
vedevam o dei m ovim enti, dicevam o: "B en e, riescono a m uoversi".
A quel punto a vevam o b isogno di ogn i segno di speranza.
tutto nelle mani di D io", dicevo, e poi ricordavo a me stesso: Ed
c l chc c sempre stato".
Nella settimana che segu, quando term inavo il servizio e anda
v o a casa, m i asp ettavo ch e qu alcu n o m i tele fo n a ss e d icen d o:
"D o tto r C arson! Uno dei due gem elli ha avuto un arresto cardiaco.
In questo momento lo stiamo rianimando . Neppure a casa riuscivo a
rilassarmi, perche pensavo chc il telefono avrebbe squillato e avrei senti
lo il temuto, terribile messaggio.
N on chc non avessi fiducia in D io o nel nostro personale
medico. Eravamo in acque sconosciute c. com e dottore, sapevo che
le com plicazioni non avevano fine. M i aspettavo sempre di ricevere
cattive notizie. Grazie a D io non ce ne furono.
A lla met della seconda settimana decidem m o di alleggerire il
coma, f ermandomi un paio d ore dopo presso le culle per controllare,
dissi: "S i Stanno muovendo. Guardate! Ha mosso il piede sinistro!"
"S i stanno m uovendo!" disse qualcuno accanto a me. "O rm ai
sicuro che ce la faranno!
Eravamo fuori di noi dalla gioia, quasi com e i genitori novelli
che spiano ogni centimetro del corpo dei loro bambini. Ogni m ovi
mento. dallo sbadiglio all'agitarsi di un dito, divenne m otivo di
festa per tutto l'ospedale. Poi arriv il momento che fece sgorgare
le lacrime a molti di noi.
Q uello stesso giorno, appena terminato l effetto del fenobarbitale,
ambedue i bambini aprirono g li occhi e com inciarono a guardarsi
intorno. " C i vedono! Tutti c due possono vedere! M i sta guardan
do! Guarda, guarda chc cosa succede quando m uovo la m ano!"
Potevam o sembrare insensati a chiunque non avesse saputo della
preparazione di cinque mesi, del lavoro, delle preoccupazioni c
dell'interesse che tutti avevam o avuto. M a noi ci sentivamo entu
siasti c stimolati. N ei giorni chc seguirono mi sorprendevo a chie
dermi: M a <' vero? Sia veramente accadendo? Non mi ero aspettato
170

chc sopravvivessero per 24 ore e ora li vedevo progredire un giorno


dopo l'altro. Signore, ti ringrazio, ti ringrazio", mi sentii dire ripetutamente. "Io so chc hai messo la tua mano in questa situa/ione .
C i furono delle em ergenze postchirurgiche. ma niente clic non
fosse messo immediatamente sotto controllo. I^e persone che si
erano fortemente impegnate in questo intervento con il loro tempo,
erano le stesse chc ora si prendevano cura dei piccoli e ne sorve
gliavano la situazione.
Sorsero poi d egli interrogativi circa la loro capacit neurologica:
che cosa sarebbero stati capaci di fare? A vreb b ero imparato a
camminare a quattro zam pe? A passeggiare? A com piere attivit
normali?
Una settimana dopo l'altra Patrick e Benjamin iniziarono a fare
sempre pi cose c a interagire pi responsabilmente.
Patrick specialmente arriv al punto di divertirsi con i giocattoli,
rotolando da un lato all'altro del lettino e agitando i piedi. Tuttavia
un giorno, tre settimane prima di tornare in Germania. Patrick aspi
r malauguratamente il cib o nei polmoni. U n infermiera scopr chc
aveva subito un arresto respiratorio. lui sua mente esercitata diede
la possibilit a una squadra di soccorso di rianimarlo, ma nessuno
poteva dire quanto tempo fosse rimasto senza respirare. lira gi
cianotico c dopo qucll'incidcntc non fu pi lo stesso. Senza dirlo,
sapevamo che questo significava un danno cerebrale, ma non ave
vam o idea di quanto fosse esteso.
Il
cervello non tollera pi di pochi secondi l'assenza di ossigeno
Quando i gem elli lasciarono il Johns Hopkins il bimbo, malgrado
l arresto respiratorio, faceva dei buoni progressi.
Benjamin continuava a progredire nonostante le sue reazioni all'ini
z io fossero pi lente. Fece ben presto le cose che Patrick faceva
prima dcH arresto respiratorio, com e rotolare da una parte all'altra del

iettino.

Purtroppo, a causa del contratto dei genitori con la rivista liunte,


non posso dilungarmi sul progresso dei gem elli dopo che ebbero la
sciato il nostro ospedale. H o saputo che il 2 febbraio 1989 i due
maschietti, amati e finalmente divisi, hanno festeggiato il loro secondo
compleanno.

171

Capitolo 21

AFFARI DI FAMIGLIA
La voc e di Candy al m io fianco, concitata, mi s veg li alle due
del mattino da un sonno profondo: Ben. Ben! Svegliati!
M i sprofondai ancora di pi nel cuscino. Era stato un giorno
pesante, quel 26 m aggio 1985 e l'a v e v o passato nella nostra chiesa,
impegnato in una com petizione per corridori chiamata: "S celte sa
lutari . A v e v a m o invitato le persone a correre per uno, cinque o
dieci chilometri. Insieme ad altri dottori avevo fatto, alla svelta, un
e siime fisico e a v e v o fornito un profilo fMfljpO i v i sonali-. mentre gli
esperti provvedevano a dare suggerimenti sul m odo di vivere e.
quindi, correre m eglio.
Candy, all'ultim o mese di gestazione, aveva fatto anchc lei una
bella camminala. Ora mi dava delle gom itale dicendomi: S veglia
li! M o d e lle forti contrazioni!
Forzai i m iei occhi ad aprirsi: Che frequenza hanno?"
"O g n i due m inuti!"
C i volle solo un mom ento perch il m essaggio mi penetrasse nel
cervello: "Presto, v e stiti!" le dissi, mentre saltavo dal letto. A v e v a
mo una m ezz ora di auto per arrivare alla Hopkins. Il nostro primo
figlio, nato in Australia, era arrivato dopo otto ore di travaglio e calco
lammo che questo sarebbe arrivato un po prima.
" I dolori sono cominciati solo alcuni minuti fa ", disse Candy,
facendo penzolare i piedi fuori del letto e mettendosi diritta. A met
stanza mi disse: "B en . i dolori sono m olto pi frequenti . La sua
voce era cos calma e serena che si sarebbe detto stesse com m en
tando il tempo. Non ricordo quello chc risposi A n c h 'io ero piutto
sto calm o, mentre mi vestivo metodicamente.
"Credo chc il bambino stia arrivando , disse Candy. O r a !
"S e i sicura?" gridai, afferrandola per le spalle e aiutandola a
tornare a letto. M i accorsi chc la testa del bim bo com inciava a
intravvcdcrsi. l e i giaceva quietamente sul letto e spingeva, mentre
io mi sentivo perfettamente a posto e non particolarmente eccitato.
Candy si comportava com e se partorire un bambino fosse qualcosa
chc le avveniva ogni due mesi. Ricordo chc mi sentivo particolar
mente riconoscente per l'esperienza fatta in passato sul parto, ren
dendomi conto per chc quelli chc a v e v o visto io erano avvenuti in
circostanze m igliori!

172

Pochi minuti dopo il bambino era tra k mie braccia: Un maschio,


un altro maschio!" dissi.
Candy tent di sorridere mentre continuavano le contrazioni. Atte
si l arrivo della placenta. M ia madre stava con noi. cos le gridili:
Mamma, porta degli asciugamani e chiama il 9 1 1!" Pi tardi mi
chiesi se la mia voce avesse risuonato com e in tempi di emergenza!
Una volta che ebbi la placenta nelle mani, dissi: I lo bisogno di
qualcosa per tagliare il cordone om belicale. D ove posso trovarlo?
In quel m om ento l'interesse m aggiore era di stringere e tagliare il
cord on e om b elicale unito al bam bino, ma non a v e v o idea d i chc
cosa potessi usare. Senza risponderm i C andy si a lz dal letto e.
camminando ferma c tranquilla, and nella stanza da bagno ritornan
d o im m ediatam ente con una m olletta chc io agganciai al cordone
om bclicak. Fu in quel momento chc sentii arrivare l'ambulanza. Pre
sero Candy e il neonato, chc avevam o gi chiamato Benjamin Carson
junior, conduccndoli nel locale ospedale.
Pi tardi i m iei amici mi chiesero: L e hai poi fatto pagare
l'onorario?
"S o n o troppo im pegnato", mi dissi per la centesima volta. C
qualcosa che d eve cambiare". R ipetevo quelle frasi in continuazio
ne. com e se ci fosse uneco che rimbalzasse da una parete all'altra
della mente. M a questa volta mi rendevo conto che dovevano esser
ci dei cambiamenti.
Com e altri medici alla Hopkins, fronteggiavo un problema serio nella
mia carriera di neurochirurgo, la v o ra re in un ospedale, anche come
insegnante, richiedeva un impegno estenuante di tempo, pi di quello chc
avrei dovuto affrontare se avessi esercitato la professione privata. Dove
trovo il tempo da passare con la mia famiglia? mi dttedeio.
Purtroppo la neurochirurgia un cam po im prevedibile. Non sap
pi.mio mai quando sorgeranno i problemi; m olli di cnm K M K > M M M
mente complessi c richiedono un incredibile impegno di tempo. Anche
se mi fossi dedicato esclusivamente a quella pratica professionale avrei,
comunque, avuto delle ore pesanti. Caricando su queste anche altri
im pegni, quali la necessit di fare continue ricerche di laboratorio,
scrivere per i giornali, preparare delle conferenze, essere coinvolto in
progetti accademici e. impegno recente, risvegliare in vari modi l inte
resse dei giovani, per tutto questo non c'eran o abbastanza ore in un
giorno o in una settimana. V oleva dire che se non fossi stato attento,
avrei messo nei pasticci ogni settore della mia vita.
Per diversi giorni considerai i miei programmi, gli impegni, i principi
c c i chc avrei potuto eliminare. M i piaceva tutto quello chc facevo.
173

ma v e d evo l'im possibilit di fare tutto. Conclusi cos chc, tanto per
cominciare, la cosa pi importante era la mia famiglia c quindi dovevo
essere un buon marito c un buon padre. A v r e i cos riservato i finesettimana alla mia famiglia.
Secondariamente, non avrei perm esso alle m ie attivit mediche
di risentire delle mie decisioni. Conclusi chc avrei fatto di tutto per
essere il m iglio r neurochirurgo di repano e contribuire per quanto
possibile al benessere dei m ici pazienti.
T erzo, v o le v o essere un buon m odello per i nostri giovani.
Anche se sono convinto che la decisione era quella giusta, il proces
so non fu facile. V olle dine fare un bilancio del m io tempo, rinunciare a
ci chc amavo fare, anche cose che avrebbero favorito la mia carriera.
Per esempio, mi sarebbe piaciuto fare pi pubblicazioni nel campo me
dico. con dividere quello chc a v e v o imparato e stim olare la ricerca.
M i sentivo spinto a tenere delle conferenze e c erano varie possibilit di
parlare in incontri nazionali. Questo, naturalmente, mi avrebbe permesso
di avanzare rapidamente nei ranghi accademici.
Grazie a D io molte di queste cose stanno accadendo comunque, ma
non cos in fretta com e sarebbe successo se avessi potuto dedicarvi pi
tempo.
Fra importante anchc poter trascorrere pi tempo nella mia chiesa di
Spencervillc. della quale sono anziano. Sono anche direttore d ell Asso
ciazione Lega Vita e Salute, il chc significa che presento programmi
particolari c coordino gli altri medici. Per esempio sosteniamo attivit
quali maratone e io aiuto a coordinare gli eventi c organizzo le visite
mediche. I -i nostra denominazione insiste sul benessere fisico e spiritua
le. Insegno anche in corsi per adulti in cui discutiamo i vari aspetti del
cristianesimo c la loro importanza nella vita di ogni giorno.
Fu nel 1985 che cominciai a fare i primi passi per avere pi tempo
liberi. Il lavoro in ospedale era cos aumentato che dovem m o assu
mere un altro neurochirurgo pediatrico, il quale mi tolse buona parte
del peso. Acquisire un aln o m edico fu un passo avanti per la Hopkins
perch fin dalla nascita dell'istituto nel secolo scorso la neurochirurgia
pediatrica era stata nelle mani d i un unica persona. Tuttora ci sono
pochi ospedali che hanno due primari. Stiamo attualmente preveden
d o d i avere tre chirurghi e. probabilm ente, una d ivisio n e di
neurochirurgia pediatrica, perch abbiam o un alto numero di casi e
non vediamo alcun segno di diminuzione.
A g li in izi del 1988 confessai a me stesso chc. per quanto avessi
lavorato duramente cd efficacem en te, non avrei mai com pletato il
la v o ro neppure se fossi rim asto in osp ed ale tutta la notte. C os
presi la d ecisio n e, una che avrei mantenuto, con l'a iu to d i D io:
174

o g n i sera a v re i lasciato i'o s p c d a lc per tornare a casa a lle 19 o


alle 20 al pi tardi. A lm e n o cos avrei potuto ved ere i m ici fig li
prima chc andassero a letto.
"N o n posso fare tutto'', dissi a Candy. che sempre stata un
appoggio in tutto e per tutto. " impossibile, c sempre qualcos'altro
da fare. Cos sar m eglio che lasci il lavoro incompiuto alle 19
invece che alle 23".
H o tenuto fede a quel program m a. T e rm in o il m io la v o ro in
ospedale alle 19.30 c rientro in reparto dod ici ore pi tardi. L 'o r a
rio ancora lungo, ma lavorare undici o d odici ore per un dottore
una cosa accettab ile. R im anere sul la v o ro d alle 14 a lle 17 ore
non lo .
A ven d o spesso occasione di tenere conferenze sono costretto a
viaggiare c quando debbo fare un lungo viaggio, porto con me tutta
la famiglia. Quando i bambini andranno a scuola anche questo sar
un problema da affrontare. Per adesso, quando sono invitato a par
lare, chiedo se anche la mia fam iglia pu beneficiare di trasporto c
alloggio. C 'c la possibilit che mia madre venga presto a vivere con
noi, cos potr prendersi cura dei bambini mentre Candy c io v ia g
geremo. Impegnato com e sono, per il fatto chc molte persone ri
chiedono il m io tempo, sar bene per Candy c per me stare insieme
e da soli. Senza il suo sostegno la mia vita non sarebbe stata il
successo che oggi.

Prima chc ci sposassimo dissi a Candy che non mi avrebbe visto


m olto spesso, " l o ti amo. ma sar un dottore e questo significa chc
avr m olti impegni. E se sar un dottore sar oberato di lavoro, il
che vuol dire mi porter via un sacco di tempo. Se questo qualco
sa con cui pensi di poter vivere quando saremo sposati, bene, ma se
non puoi ricorda chc stiamo facendo un grosso errore".
"C re d o di poterlo fare", mi rispose.
Sono stato egoista? L 'id ea lism o ha forse oscurato la dedizione
per la donna che sarebbe stata mia m oglie? Forse la risposta ad
ambedue le domande s. ma io ero realistico.
Candy Ini affrontato bene il problema delle mie lunghe ore in
ospedale. Forse pu sostenermi cos bene perch cos fiduciosa c
sicura. Ed a causa del suo sostegno che mi occupo pi serenamen
te del m io lavoro.
Appena laureato, com e m edico interno a v e v o ben poco tempo d i
sponibile. perch lavoravo dalle cento alle centoventi ore alla settimana.
Naturalmente Candy nu vedeva di rado: io le telefonavo c se lei aveva

175

qualche minuto veniva da me e mi portava il pasto. M angiavo e passa


vamo alcuni minuti insieme prima clic lei tornasse a casa.
Fu durante quel periodo chc Candy decise di tornare a scuola.
M i disse: Ben. ogni sera sono a casa da stila; in questo m odo
potrei uscire e fare qualcosa . Candy ha un'energia creativa straor
dinaria, cos la mise in pratica. In una chiesa in izi un coro e in
un'altra mise insieme un gruppo strumentale e durante il nostro
anno in Australia fece la stessa cosa.
Ora abbiamo tre figli. Rhocycc nacque il 21 dicembre 1986 e ora
siamo una fam iglia di cinque persone, lo sono cresciuto senza un
padre e non v o g lio che i miei fig li abbiano la stessa situazione. di
importanza vitale che essi conoscano me, piuttosto chc guardare la
mia foto in un album di fam iglia, in una rivista o vedermi in televi
sione. M ia m oglie e i mici figli sono la cosa pi importante della
mia vita.

176

Capitolo 22

PENSARE A L L A GRANDE
Candv c io condividiam o un sogno, un sogno ancora incompiu
to. Il nostro desiderio di vedere un fondo nazionale scolastico
istituito per giovani chc abbiano capacit negli studi, ma non il
denaro necessario. Questo fondo scolastico li aiuterebbe a ottenere
qualsiasi tipo di istruzione vogliano, e l accesso a qualsiasi istituto
in cui desiderino studiare. M olti fondi sono orientati troppo politi
camente e dipendono dal fatto di conoscere k persone o avere
dietro gente importante.
Sogniam o un programma scolastico che riconosca dei veri talen
ti in ogni campo. Sogniam o di ricercare giovani di talento chc
meritano una possibilit di successo, ma non sarebbero mai in gra
do di ottenerla per la mancanza di fondi.
M i piacerebbe m oltissimo essere nella posizione di poter fare
qualcosa per aiutare a rendere questo sogno una realt.
Pensare alla grande una pratica della mia vita. Mentre vado
avanti v o g lio vedere m igliaia di persone m eritevoli, c di ogni razza,
progredire e avanzare nei posti direttivi a m otivo delle loro capacit
e della loro affidabilit. Persone con sogni e im pegno possono ren
derlo possibile.
Un adolescente africano mi ha chiesto: Qual la chiave del suo
successo? Non era una domanda inconsueta. L a vevo sentita cos
tante volte che, per finire, ho elaborato una risposta particolare:
Pensa alla grande , gli dissi.

PENSARE A L I A ( .R A N D E
T A L E N T I
Impara a riconoscere c accettare i doni che D io ti ha dato (tutti
noi ne abbiamo). Sviluppa questi talenti c usali nella carriera chc
scegli. Ricorda che questi doni ti assicurano un vantaggio se sai
approfittare di quello che D io ti ha dato.
TEM PO
Impara l'importanza del tempo. Quando sci puntuale le persone
possono dipendere da te c cos dimostri la tua affidabilit.

Impara a non .sprecare il tempo, perch il tempo denaro, ma il


tempo c anche realizzazione. Anche Fuso del tempo c un talento: D io d
ad alcune persone l abilit di saper amministrare il tempo. Il resto di noi
deve imparare a farlo, li possiamo fario!

SPERANZA
N on andare in giro con il v iso tirato, aspettando che ti capiti
qualcosa di brutto. Anticipa cose buone c vedile quando arrivano.
O NEST
Quando fai qualcosa di disonorevole, d evi fare qualcos altro di
disonesto per coprire il tutto. La tua vita diventa disperatamente
complicata. La stessa cosa avviene per le bugie. Se sei sincero non
hai bisogno di ricordare quello chc hai detto la volta precedente.
Dire sempre la verit rende la vita sorprendentemente facile.
D IS C E R N IM E N T O
Ascolta c impara dalle persone che sono gi state l dove tu vuoi
andare. Trai profitto dai loro errori invece di ripeterli. L e g g i buoni
libri com e la Bibbia, perche spalancano nuovi mondi di conoscenza.

CORTESIA
Sii cortese con le persone, con tutte le persone. Se tu sei gentile
con loro, loro saranno gentili con te. Prende meno energia essere
cortese chc essere m alvagio. Essere gentile, am ichevole e utile
decisamente meno faticoso c riduce di m olto hi pressione.
CONOSCENZA
La consapevolezza la chiave per una vita indipendente, la chia
ve per tutti i tuoi sogni, le tue speranze e le tue aspirazioni. Se sci
perspicace, c in particolare pi perspicace di chiunque altro nel tuo
campo, diventi inestimabile c potrai stabilire i tuoi prezzi.
LIBRI
L'apprendim ento attivo dalla lettura m igliore d e ll apprendi
mento passivo, quale ascoltare delle conferenze o guardare la tele
visione. Quando leggi, la tua mente deve lavorare guardando le
lettere e collegandolc per formare le parole. Le parole poi si c o m
pongono in pensieri e concetti.
Sviluppare una buona abitudine alla lettura com e essere un
cam pione nel sollevam ento pesi. Non c possibile chc un campione
vada un giorno in palestra c sollevi 200 chili. Deve tonificare prima

178

i suoi muscoli, cominciando con pesi molto leggeri, aumentando sempre il


carico e preparandosi per qualcosa di pi pesante. L o stesso si verifica
con labilit intellettuale: sviluppiamo le nostre menti leggendo, pensando
c raffigurandoci le cose da noi stessi.
A P P R E N D IM E N T O SE R IO
C olo ro che imparano superficialmente sgobbano per un buon
risultato agli esami, ma due settimane pi tardi non ricordano pi
niente. C olo ro chc apprendono seriamente scoprono che la con o
scenza acquisita diventa una parte di loro. Possono cos compren
dere di pi loro stessi c il loro mondo e continuano a costruire
sull 'apprendimento accumulando nuove informazioni.
D IO
Non diventare mai troppo grande per D io e non respingerlo mai
dalla tua vita.

Normalmente concludo le mie conversazioni dicendo ai giovani:


Se riuscite a ricordare queste cose, se riuscite a p en sare alla
g ra n d e, niente al mondo vi impedir di avere successo in qualsiasi
cosa sceglierete di fare".
11
m io interesse per i giovani, c in m odo particolare per i giovan
disadattati, m i ha c o lp ito qu ell'esta te che ho lavorato com e
re c ita to re per Yale. Fui rattristato quando vidi i risultati scolastici
di questi ragazzi e quanti pochi di loro si avvicinavano al punteggio
stabilito La cosa mi disturbava, anche perch crescendo a Detroit,
sapevo per esperienza personale che il punteggio non sempre dim o
strava quanto i ragazzi fossero svegli. A v e v o incontrato molti g io
vani brillanti che afferravano le cose in frena c tuttavia, per un
insieme di ragioni, avevano dei punteggi m olto bassi.
Pi di una volta ho detto a Candy: C ' qualcosa ili sbagliai* in
una societ che ha un sistema chc impedisce a questi giovani di
realizzarsi. Con l'aiuto giusto e il giusto incentivo, m olli ragazzi
disadattati potrebbero raggiungere risultati eccellenti".
M i impegnai quindi a incoraggiare la giovent in qualsiasi occa
sione. Divenuto pi fam oso c avendo pi opportunit di parlare,
divenne un tema costante della mia vita, quello di insegnare ai
giovani com e prefiggersi delle m ele c raggiungerle.
O g g ig io r n o ric e v o c os tante richieste ch c non riesco ad
assecondarne neppure la met. Tuttavia cerco di fare quanto mi c
possibile per i giovani, senza trascurare la mia fam iglia c i miei
compiti al Johns Hopkins.

179

N utro forti sentimenti per i g iovan i am ericani, ed ccconc uno.


Onestamente, sono disturbato per l'enfasi data dai giornali sullo sport
nelle scuole. M olti ragazzi spendono tutte le loro energie c il tempo
nei cam pi di pallacanestro vo le n d o diventare d ei n o v elli M ichael
Jordan. O investono tutte le loro energie per essere com e R c gg ie
Jackson nel baseball oppure com e O J . Sim pson nel football. V o r
rebbero guadagnare un milione di dollari l'anno, senza rendersi conto
quanto sono pochi coloro che ricevono questo tipo di salario. Questi
ragazzi finiscono con il gettar via la loro vita.
Quando i giornali non mettono l'accento sullo sport, lo fanno
sulla musica. Sento spesso parlare di gruppi, c m olti decisamente
validi, che danno libero sfogo alle loro capacit abbracciando car
riere altamente com petitive, senza rendersi conto che solo un grup
p o su diecim ila riuscir a diventare famoso. Piuttosto che mettere
lutto il loro tempo e le loro energie nello sport o nella musica,
questi giovani, brillanti c pieni di talento, dovrebbero dedicarsi ai
libri c alla valorizzazione di loro stessi, assicurandosi di avere una
carriera quando saranno adulti.
Accuso i media perch fomentano questi sogni grandiosi. Passo m ol
to tempo spiegando tutto questo a gruppi di matricole, cercando di
aiutarli a capire che hanno delle responsabilit verso le comunit da cui
provengono, per diventare il m eglio che possono essere. Andando nelle
scuole e parlando a questi giovani, cerco di dimostrare loro quello che
possono fare e com e posson o avere una v ita serena e facoltosa.
L i spingo a emulare gli adulti chc hanno avuto successo nelle varie
professioni. A i professionisti di successo dico: "Portate i giovani nelle
vostre case. Mostrate loro l'auto chc guidate, fate vedere chc avete una
vita piena di soddisfazioni. Aiutateli a capire che cosa ci vuole per avere
una vita appagata. Spiegate che ci sono molti m odi per avere una vita
pienj. a parte lo sport e la musica'*.
Molti no\.im sono incicdibilmcntc ingenui. Ilo sentito m continuazio
ne affermazioni come: "V o g lio diventare un dottore", oppure: "U n avvo
cato , o anche: "Presidente di una compagnia petrolifera . Tuttavia
questi giovani non hanno idea di che tipo di lavoro viene svolto per
raggiungere tali traguardi
Parlo anche ai genitori, agli insegnanti e a qualunque altra perso
na associata alla comunit, chiedendo loro di concentrarsi sulle
necessit di questi ragazzi chc debbono imparare com e operare dei
cambiamenti nella loro vita. Manno bisogno di aiuto, altrimenti le
cose non miglioreranno mai. ma andranno sempre peggio.
E cco un esem pio di com e funziona. N el m aggio 1988. News, il
giornale di Detroit. pubblic sul supplemento domenicale un servizio

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speciale sulla mia vita. D opo aver letto l articolo, un uomo mi scrisse.
ra un assistente sociale e a v e v a un fig lio di 13 anni che voleva
intraprendere la stessa attivit del padre. Tuttavia le cose non erano
andate bene: erano stati sfrattati e il padre aveva perduto il lavoro.
Cos lui e suo fig lio non sapevano dove trovare il prossimo pasto, il
m ondo g li si era rovesciato addosso. Era cos depresso che era
tentato di commettere un suicidio. Poi prese il News e lesse l articolo.
Cos mi scrisse:

"Ixi sua stona ha dato una grand'e svolta e speranza alla mia
vita. I l suo esempio m i ha ispirato ad andare avanti e fare qualcosa
di nuovo: infatti ora ho un nuovo lavoro e le cose vanno decisa
mente meglio. Q uell'articolo lia cambiato la mia vita .
I lo anche ricevuto un certo numero di lettere da parte di studenti
di varie scuole che non andavano, ma dopo aver letto articoli su di
me. averm i visto in televisione o sentii) parlare, erano stati stimola
ti a raddoppiare i loro sforzi, l-anno dei tentativi per imparare e
questo vuol dire chc saranno il m eglio che possono essere.

{ I s t r u 7*or.

segno uno n jp o jt a )

Domando: Chi ammiri di pi tra


i seguenti pesonoggi?

J Michael Jackson
J L a rry Bird
Dr. Ben Carson
Barbara W alters
U Ronald Reagan
P.S. Chiunque con 'm en o cervello"
sarebbe in grado di risponderei
Jimmic Hankey

181

A n ch c una m adre s in g le m i scrisse, raccontandom i d i avere


due fig li, uno dei quali v o le v a fare il pom piere e l'a ltro il dottore.
M i d ic ev a chc i ragazzi a vevan o letto la mia storia c nc avevano
ricevu to ispirazione. C onoscere quella chc crii stata la m ia vita, c
com e mia madre mi avesse aiutato ad arrivare dove e ro arrivato, le
fccc venire il desiderio di tornare a scuola. Quando mi scrisse, era
stata accettata alla facolt di giurisprudenza. I tgli si erano portati
avanti c andavano m olto bene a scuola. Lettere simili mi hanno sem
pre fatto sentire una gran soddisfazione.
A lla periferia di Baltimora, nella Old Court Middle School, han
no fondato il Club Ben Carson " . Per diventarne membro ogni
studente deve dichiarare chc. ogni settimana, non vedr pi di tre
programmi alla T V e legger almeno due libri. Quando visitai quel
la scuola, g li studenti fecero qualcosa di inatteso: i membri del club
avevano raccolto informazioni biografiche sulla mia vita c indetto
un concorso. I vincitori erano quegli studenti chc avevano dato
risposte corrette al m aggior numero di domande sulla mia vita. N el
con>o della mia visita i sei vincitori vennero sul palco e risposero ad
altre domande su di me e sulla mia carriera lo ascoltavo, stupefatto
nel realizzale quante cose sapessero di me e mi rendeva profonda
mente felice chc la mia vita avesse toccato la loro.
Quando vado da qualche parte mi sembra ancora irreale il fatto
che le persone siano euforiche a ll idea di conoscermi. Non qual
cosa chc riesca a capire completamente ma mi rendo conto che.
particolarmente per le persone di colore di questa nazione, io rap
presento qualcuno che non hanno mai visto nella loro vita, qualcu
no nel cam po scientifico e tecnico chc arrivato in alto. Vengo
apprezzato per le mie conquiste accademiche e mediche, invece che
per il fatto di essere un campione nello sport o un uomo di spettacolo.
M algrado questo non accada spesso, tuttavia avviene, c mi ricor
da che non sono l'unica, grande eccezione. Per esem pio, ho un
am ico di nome Fred W ilson, ingegnere nella zona di Detroit. li nero
c la Ford lo ha selezionato quale uno degli otto ingegneri m igliori
del mondo.
Q uest'uom o incredibilm ente intelligente c ha fatto un lavoro
eccezionale, tuttavia sono pochi quelli chic conoscono le sue im pre
se. Quando fa c c io apparizioni in pu bblico, mi piace pensare chc
sto esibendo la mia vita, e quella di tutti g li altri chc hanno d im o
strato che essere m em bri di una m inoranza razziale non sign ifica
dover raggiungere risultati inferiori.
L o d ic o a m olti studenti a cui parlo di Fred W ils o n e d i altri
neri ch e hanno fa tto gran d i c o n q u is te m a. ch c non r ic e v o n o

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l'atten zion e delle riviste o non hanno una grande fama. d iffic ile
nascondersi quando sei in un cam po com e il m io. in un luogo com e
il Johns Hopkins c fai del tuo m eglio. Quando qualcuno di noi qui
fa qualcosa di eccezionale, i giornali Io scoprono c la notizia viene
divulgata. C onosco m olte persone in altri campi, m eno famose, che
hanno fatto d elle cose eccezion ali, ma d iffic ile che se ne sappia
qualcosa.
lin o dei miei traguardi c assicurarmi che i giovani apprendano l at
tivit di questi individui intelligenti c capaci, cos che possano .nere
una variet di m odelli. Quando i giovani hanno dei m odelli validi,
possono cambiare e puntare i loro sguardi verso fini pi alti.
Un altro scopo incoraggiare i giovan i a guardare a loro stessi
c ai talenti che D io ha donato loro. Tutti noi abbiam o queste capa
cit. Il successo nella vita si fonda sul riconoscimento c sull'uso del
nostro materiale grezzo".
lo sono un buon neurochirurgo. Questo non vuole essere un
vanto, ma c un modo di riconoscere l'abilit innata chc D io mi lia dato.
In izian d o con d eterm inazione e usando l'a b ilit d e lle m ie mani,
procedetti nello sviluppo e neU'affinam cnto delle m ie capacit.
Pensare alla gran d e e usare i nostri talenti non significa che.
lungo la strada, non avrem o difficolt. L e avrem o, tutti nc abbiamo.
Come affrontianK) questi problemi determina come le cose finiranno.
Se scegliamo di vedere come barriere gli ostacoli sul nostro sentiero,
ci bloccheremo. Saremo tentati di mormorare: Non possiamo vincete.
Sono loro che non ci lasceranno vincere".
Tuttavia se scegli annidi vedere gli ostacoli come se fossero steccati,
possiam o sempre saltare sopra di essi. Non vero chc le persone
famose hanno problemi minori: ma hanno deciso chc niente potr impe
dire loro di andare avanti.
Qualunque direzione sceglieremo di prendere, se comprendiamo chc
ogni steccato chc saltiamoci rafforza e ci prepara per il prossimo, siamo
gi sulla \ia del successo.

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