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In occaione, che dall'Auttore li viene conecrato
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BENIGNO , E CORTESE
L E TT O R E.
'Solito di chi crive di fare le ue protete, e cue; Io che
. A confido nella tua generoa virt, di cui proprio il com
ne ti dir quel detto d'Apelle non ultra crepida utor, e non giudi
care quello, che non tuo cibo ; e poi ei della profeione, ne
meno tu non paare ultra crepidas , voglio dire , che olo tai le
mie imperfettioni , e non quello, che troverai di bello , e buono
pii muicali fatti da noi, rapportati da altri auttori non foero con
quel brio, e pirito, che bramerebbe il tuo genio virtuoo , devi
apere, che olo i tudiato di porre in pratica il modo del Tee
re, e di motrare emplicemente la regola data anteriormente con
le parole, havendo havuto pi cuore la facilit, che la tudioa
bizzaria. Partiremo queto notro Muico Tetore in quattro parti,
Nella Prima i dicorrer, che ii Muica, ua Invenzione, Di
viione,
Propagatione, altre coe pettanti ad ea, come proe
mio
dell'Opera.
t
Non credo, che in queta mia Opera vi poi cadere coa alcuna
contro li veri entimenti Chritiani, non otante per mi proteto
d'eere empre come Religioo, e Cattolico otto l'obbedienza, e
cenura di Santa Madre Chiea, e vivi felice.
condannare qualcoa per fallo, di render con un occhiata corretti quei che
.
-
F;
in fidem datum Venetiis die 21. Septembris 17os. Ita Fr. Francifcus Antonius
Ita eft Fr. Jofeph Natali de Camerino hujus Metropolitan Ecclefi Magifter
ufices.
-
Noi
NOI
REFF ORMATORI
l |
P A R T E
Cap.
Cap.
P R
I M A.
El Titolo dell'Opera.
I.
Carte I
i D
Cap. III.
Cap. IV.
Cap. V.
Cap. VI.
Cap. VII.
Cap. VIII.
Cap. IX.
Cap. X.
4
5
6
8
ivi.
1V1,
9
-
IVI,
IO
11
12
22
Gap.
I.
Gap. II.
Cap.
Cap.
Cap.
Cap.
lII.
IV.
V.
VI.
23
24
P A R T E
I3
I4
17
19
S E C O N D A.
Carte 31
32
33
35
36
4o
46
55
62
63
67
72
Cap. XIII. Del Sitema participato comparato alle quattro Parti, 3 alla tatatura dell'Or
gano .
7;
- - -
4?
2,
8;
91
93
99
PA R
P A R T E
-
Ci contrapunto,
Cap. I.
Cap. II.
T E R z A.
i
Carter o?
I I2
I 22,
13o
I 34
I 42
I 44
15o
I 53
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vi "
"
"
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ap. VIII.
VII.
Che
i poino
due cononanze p
perfette del medeim
Cap.
Dellinon
Paaggi
del fare
Uniono.
ledeitmo genere.
-
I6o
I 64
171
173
I 79
188
I 92
197
Cap. XVI. Delli paaggi della Quarta uperflua, e della Quinta diminuta.
Cap.XVII. Delli paaggi
della
Settima.
Cap.XVIII.Delle
Legature,
e delle
Sincope.
Cap. XIX. Delle due dionanze, e delle due Negre.
/
r
-2OI
2o9
218
Cap. I.
Cap. II.
P A R T E Q U A R T A.
D alcune regole generali del Contrapunto.
Delle petie del Contrapunto.
221
22
Cap. III. Modo di formare l'Armonial Tetura a due , e pi voci per Contrapunto em
-
plice.
228
234
262
Gap. vi. Del modo di formare il Contrapunto a due, e pi voci, e delle ue cadenze. 27o
Cap. VII. Delle regole per la formatione del Contrapunto opra il Bao.
287
296
Cap. X.
299
292
311
32o
322
332
335
3,
Cap. XIX.
36o
362
365
M Ue
C A P.
P R I M o.
- -
del Mondo 688. al rifferir di Giovan de Buieres ne uoi fiori d'Itorie, quan
progenitura di Lamec, due de uoi Figli, una Figlia furono
gl'inventori delle tre Arti pi biognoe all'viver humano, cio della Muica,
dell'Armi, e del Teere. Sub hac tempora, dice l'Auttore, Iubal intrumenta mui
ca, Tubalcaim arma invenerunt, vitam hominis providentia in belli, pacique tudia
partiente, utin hac jucundius ageret , in illa tutius . Et Noema mulier lanificium com
menta, eundem hominem texit honetius. Jubal al parere di Pietro Cometore dal tin
tinar de martelli del Fabro Tubalcaim appree la uavit del concento, e le con
onanze ritrov della muica. Habuit enim fratrem, dice Margarita Filoofica, qui
Artem ferrariam invenit, quo fabricante Tubal ex malleorum propenione, dicto modo
cononantias reperit . E e favolleggiarono li Poeti, che Pallade fue maetra d'
do dalla felice
Apollo nell'arte muica; Jubal f timato da Gentili Apollo, di cui dice Gio
van Kepplerio Armonices mundi libr. 3. cap.3 Nii fallor Iubal hic Apollo et levi
Muco Tetore .
protzta
2.
P A RT E I C A P. I
mutatione litterarum, qui fratrem Iabelem pecuaria auctorem fitulaque agreti gaudentem
( Pana Deum a Graecis creditum) cythara reperta claro tinnitu uperavit, materiam cor
darum, Tubal-Caino fratre, qui nebis ex nominis alluione Vulcanus eto mutatus. Ci
ne porge motivo di poter dedurne, che Noema qual'altra Pallade motrae al Fra
tello l'Arte del Teere, & egli apprendee da quella Teitura la Muica, poiche
reultando all' orecchio di Jubal dal riuonar de martelli un'ammirabile unione,
& una dolce armonia,pareagli appunto nel intreccio vario del batter di quelli la varia
ta conneione de fili,che vedea nel teer della orella; e e nella medeima caa di La
mec s'unirono,e Muico, e Fabro, e teitrice,icome dal martellar del fabro il uo pri
mo natal hebbero i uoni, cos era ben anche il dovere dall'indutrioa teitura Jubal
ne cavae delle voci l'unione, e de concenti l'intreccio, Queta voce di Teere tanto
propria alle coe create, che fra loro tengono conneione, che anche il ommo Faci
tore in dargli l'eere ne piglia la metafora col dire yicut nebula texi omnem terram .
Se adunque la conneione delle coe una Teitura, ar pur lecito a me intitolar
queta mia debole fatica Muico Tetore, eendo omigliantiimo l'intreccio de fi
li all'unione armonica delle voci, che forma la Muical'Arte, e fra le varie eperien
ze fatte da Pitagora per ritrovare il fondamento delle proportioni armoniche, quella
della corda fatta con l'itrumento chiamato Cordotono, non l'effigie d'un ben ordito
Telaio? come pure tutti li trumenti da corde, cio Cetre, Tiorbe, Gravicemba
li, & altri, non ono l'idea d'un perfetto ordigno Tetorio ? m per avvalorare quan
to dii ar di prova quel tanto, che inegna il Spada nel Giardino d'Epiteti. Il fi
lo, dice l'Auttore, eer quello, che i trabe filando da lana, lino, imili, per imilitudine
dice anco ad ogni coa, che i riduce guia di filo, come di rame, di ferro, d'oro, d'
argento, quali fili, come ono atti teere, cos anco ono proprii de muici trumenti.
Et il Kirchero lib. 2 della Muurgia cap.4. dice Cum enim nil adeo necearium it, quam
filorum ad varia compingenda uus; omnis autem quorumeumque filorum extenio gratum
quemdam onum excitet. Che perci cant l'Alciato nell' Emblema 184.
-.
Certabat Tlectro partim commius in botem
Et percua onum pollice fila dabant.
Queti fili adunque, che ono atti al uono vari ne godono gl'Epiteti.
Il Bruni muiche fila le chiama
Idilio z.
di
-
Nei
A PARTE I CAP. I
Nei dolci fili ....
Il Marini Loquaci Zamp. 6
- -
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Et Homero nell'Odiea, cantus mua docuit, amataue genus Poetarum. Onde il can
tare aegnato al Poeta, lo potremo aomigliare al Muico, & appropriare alla no
tranuicale Tetura, poiche notro propoito ben die Euonio.
Licia, qui texunt carmina, carmina mus
Licia contribuunt cata Minerva tibi.
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Nel parger il filo nel arte Tetoria i batte il pettine, 8 il muico la battuta in diri
gere i uoi canti, ci vien decritto dall'Anguillara.
Fan che la trama per l'ordito pae,
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E col
p A RT E I C A P. II
E col paato fil batton le cae.
Arotti fili nel teer ono neceari li groppi, 3: il muico annoda con groppi i
uoi concenti, opra di che il Fontanelli.
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-
II.
P.
A Muica una delle ette arti liberali, e tra le quattro matematiche dicipline la
ofi) de numeri, 3 armoniche proportioni, non meraviglia e poi fatto adulto tan
to i compiaccia dell'armonia, che quai incantato, e dolcemente legato ne reti
dalla medeima .
ne il Kirchero nel primo della ua Muurgia cap.3 la definice. Muica latiim umpta
ai dicors concordia, velconcors dicordia variarum rerum ad unum aliquid contituendum.
Applicandoi fore al parere d'Empedocle, che aeriva l'armonia eer quella lite, e
amicitia, dalla quale volea i generaero tutte le coe, queta unione, e legame adun
que, che muica i chiama, coniderando varie coe armonicamente unit, diveri
ne cotituie li membri, che perci la muica in generale i divide in Naturale, Sc
va; che i dice anche Teorica, 8 Inpettiva; & in Pratica, 3 Attiva, e per fine
in Rcale, e Finta.
-
- ".
C A P.
C A P.
, III.
tr A Muica dice Boetio ea qua et mundana in bis maxim perpicienda et, qua in ip
L o celo, vel compage elementorum, vel temporum varietate viuntur, ci parimen
te conferma Margarita Filoofica dicendo. Mundana muica et, qua de harmonia totius,
d9 partium mundi upercarletis , 9 elementari, coniderat.
de chi potr eplicare gl'armonici concenti de Cieli? Quis enarrabit coelorum voces ?
Se non tu ommo Creatore, che qual Archimuico uperno totum calum quai cano
ram cytharam temperas. Deve adunque batare a noi il apere da Sant'Anelmo, che
eptem coelorum orbes cum dulciima harmonia volvuntur, qui onus ideo ad aures notrs
non pervenit, quia ultra aerem fit, 9 eius magnitudo notrum angutum auditum exce
dit. Segue all'armonia de cieli la dicordante concordia degl'elementi, tabiliti, e
legati nella propria ede cen armonial proportione, onde cant Boetio.
Tu numeri ligas, ut frigora fiammis
Arida conveniant liquidis ne purior ignis
Evolet, aut meras deducant pondere terras.
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Ordine s bello in genere muico, che vagamente corriponde alle muicali parti,poi
che il Canto appropriato al Foco;l'Alto all'Aria,il Tenore all'Acqua,cc il Bao alla
Terra. Nelle tagioni poi, che pi bell'armonia i pu bramare; poiche nella produ
tione de Frutti; Quod contringi Hyem, dice Boetio, Verlaxat, torra. A tar, maturat
tumnus. Ordine s vago, e bello, che non i pu dire, che non i armonia prodi
gioa ucita delle benigne, e provide mani del Creatore uperno.
-
Muco Tetore.
A 3
A P.
IV.
PI ds anima,
Aerice Pitagora, che la generatione del corpo humano i diretta dalla oave
armonia, poiche dice egli: Hominis partus eptimo mene vitalis et, quoniam harmonias
complet, perfectiorum vero nonimetris, eo quod pluribus conficiatur ymphoniis, epti
mus igitur ideo harmonicus, quoniamid tempus triginta quinque diebus per enarium duatum
contat; triginta quinque vero, ex onoris numeris colligitur. La dipoitione armonica
delli giorni 35. per la formatione del corpo humano, egue in queta forma: ne' primi
6 giorni, il eme i converte in latte, negl'8 eguenti diventa angue, dopo li 9. i
forma in carne, 8 in coro d'altri 12 piglia la forma di corpo humano, quali nume
riformano giorni 35. che replicati per ei formano (come die ", i nutnero
di mei ette; li numeri poi 6 8 9 e 12. comparati tra loro, formano le principali
organizato Iddio l'infonde l'anima rationale, qual " 45. replicato per 6. forma
il numero di giorni 27o che divio in mei, ono appunto mei nove, nel qual tempo
" parto perfettiimo, e quet' l'armonica dipoitione del Corpo. Veniamo
all'Anima .
lezze dell'Anima, arebbe un non mai fornire: bater adunque olo per motrare la
ua armonica manifattura coniderare con Plutarco, che Animus noter quai Tetracor
--
dum
T ARTE I c A P. V.
dum quoddam, intellectu, ratione, fantaia, ac enibus contat. Et Angelo Politiano
muica bumana tribus animi partibus, intellettu, enibus, habitu, tres efficit rationes, dia
paon, diapente, diatearon. L'Intelletto ha la proportione del duplo, che cotitui
ce l'ottava formata da ette intervalli, e ette ono le potenze dell'Intelletto, cio
Mente, Opinione, Ragione. Immaginatione, Memoria, Cognitione, e Scienza. Il
eno corriponde al equialtero forma della quinta, li di cui intervalli ono quat
tro, & il eno ha il Vedere, Udire, Odorare, 8 il Tatto, a cui congionto il Gu
to. L'Habito h relatione al equiterzo, che forma la quarta, che conite in tre
intervalli, e tre ono dell'habito le parti, Augumento, ommit, e Decremento; il
che bati dell'ammirabile muica humana, che i corge dall'unione dell'anima , e
del corpo, e delle loro particolari cotitutioni brevitatis gratia. Chi vorr pi eatto
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producens, productos diudicans. Molti ono gli Auttori, che l'hanno definita. S.Ago
" Muica et cientia ben modulandi, bene quidem, idei artificios; aut ben, idet ho
met .
- --
Boetio nel 5. della muica cap.1. Harmonia et faculta , differentias acutorum, 5 gra
vium onorum, enu, ac ratione perpendens.
Guido Aretino Muica et motus rationabilium vocum per Arim, is Them, idet per
acenum, 9 dicenum.
Nicola Burtio Ars et Deo placens, ac bominibus, omne quod canitur dicernens, 9,
dijudicani, ac de cuntis que funt per Arim, (9 Theim, idei per vocularum intentio
-
nem
p A RT E I CAP. VI,
tem,
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VI
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be. Intentionem verborum, s an ne ons verbis, ollabis, ben, aut mal coherea, inquisit
- dice Margarita Filoofica, e queta i conidera dall'oratore, e Poeta, ancoacei
C A
P.
- VII.
-
e -
Boetio Tertiamca, que inquibudam conitere dicitur intrumentis, bac ver adminitra
tur, aut intentione, ut nervis; aut piritu, ut tibiis; vel his quae ad aquam moventur, aut.
apercuione quadam, aut in bis, que in concava quadam virga erea, feriunturoni. Queta
aggiunta all'armonica, forma un concento perfettiimo, e meraviglioiimo. i
-
- .
C.
-
P.
VIII.
pi
-
9
pi voci, m tutte in uniono con figure d'un medeimo valore enza variatione di
miura, vien definita dal Padre Stefano Vaneo lib.1. cap.r. del Recaneto Muica Pla
ma et illa, cuius note velfigura, s menura, si tempore pari pronunciantur. San Ber
nardo Plana muica notarum implex, (9 uniformis prolatio, quae augeri, neque minui potet.
Giorgio Rau nell'Enchiridion Ona namque choralis, quae 9 Plana, (9 Gregoriana, eu
vetus dicitur , et quae inuis notulis equamervat menuram, abque incremento, vel de
cremento prolationis. Atanaio Kirchero. Muica Plana non temporis moras, ed acuti,
gravique differentiasperpendit,
. .
-
C A P.
IX
s Inpettiva.
Aca et cientia ono naturalibus intrumentisformatos, non auribus, quorum unt obtua ju
dicia, ed ingenio, rationegue perpendens.
-
- -
ti
:
- .
-
P.
X.
A Muica Pratica, 3. Attiva i dice eer una certa quantit de uoni per itrumen
ti naturali, d pure artificiali armonioamente raccolti, onde e li uoni foero
raccolti enza il debito ordine armonico, non i direbbe muica, ma confuione, i
che la muica pratica un'adunanza de numeri onori, da quali ne nace la dolce Ar-t
monia; queta Muica Pratica, Attiva reduce all'atto quello, che h coniderato
la peculativa, di cui dice S. Agotino et bene modulandi cientia, e Guido nel dottri
male et Ars liberalis veraciter canendi principia adminitrans, dalla quale ne vengono la
Muica Reale, e Finta.
nella Quarta
arte ,
CAP,
re
PARTE 1 cAP. XI
C A P.
XI
i pu dire quot capita, tot ententiae, poiche alcuni diero eer tata inventata dal
fichio de Venti; altri apprea dall'ammaetramento del canto degli Uccelli, i fon
darono certi, che eendo all'huomo proprio, e connaturale i" la natura
itea ne sii tata la maetra ; f anche detto da alcuni , che dal uono dell'acque
foe trovata, o pure dal rumoreggiare dell'acque del Nilo, e che perci derivi da
Moys voce Egittia, che ignifica acqua, Icos, che ignifica cienza, quai cienza
inta aquas reperta; altri dal rumore, che facevano i popoli habitatori del monte,
Ida
percotendo certi vai di rame per occultare i vagiti di Giove fanciullo, non
mancarono quelli, che attribuirono queta inventione gli Arcadi tudioiimi di
queta cienza, che furono i primi, che introduero nel Latio gl'itrumenti mu
ici; alcuni aerirono, che i primi popoli habitando in rozze capanne in luoghi
Siringa Ninfa,quale fuggendo da queto alle ripe del fiume Ladone convera in can
na in memoria di ea ne formae la Zampogna ; f aerto da alcuni, che foe in
ventioned'Apollo, che perci lo figurarono con le Gratie in mano, ciacuna delle
quali havea un'itrumento muico alla mano, 8 anco lo figurarono enza le Gratie,
ma con la Cetra; & altri diero, che lo teo Apollo imparae da Minerva il uo
no del Flauto, a cui f acrato dalla cieca gentilit; f anche attribuita la muicale
inventione a Mercurio, formando dal gucio d'una Tetuggine la tanto decantata,
Lira ; non mancarono aertori, che Amore ne foe il Padre, mentre Amore la
concordanza, 8 armonia delle coe , onde hebbero ragione le genti (al parere del
Beroaldo) attribuire queta inventione per opera delli Dei; furono anche timati
inventori della Muica Anfione, e Zeto fratelli figli di Antiopa, e Giove, li Greci
bacchetta certi vai di terra, della grandezza, e picciolezza de quali ne cavae le pro
f" armoniche. Noi per mirando la prima caua , e l'opere di quel grande
ddio, che fonte, origine d'ogni coa, diremo, che dalla bont di eo ne ia
originata la Muica, e con il parere d'Angelo Berardi affirmaremo, che il ommo
Creatore formae ab aeterno l'uniono in Cielo, 8 in terra Juballi corripondee in
ottava, poiche nota queto Auttore ne uoi Dicori, e nella Micellanea, che vi cor
ree da Dio Jubal otto generationi, poiche Iddio per la Creatione produe Ada
mo; Adamo gener Caino ; Caino Henoc; Henoc Irad ; Irad Maviel ; Maviel
Matuael; Matuael Lamec; e Lamec Jubal, come appunto tanti intervalli coti
tuicono l'ottava, i che dopo queta miterioa generatione, ne riult, e picc in
terra
T'ART E I
CAP XII.
I I
P.
XII.
Organo, declinando il genere humano dal bene , ogni coa divenuta nefan
diimo lezzo, provocato Iddio da tante iniquit ommere gli huomini, & i vitii
nel diluvio dell'acque, in cui anche la Muica ne fece il naufragio; renovata negli
Egittii da Cam, e Meraimo, e da Mercurio dopo l'inondatione del Nilo inventata
dalla Tetugine la Lira di quattro corde, al parere d'alcuni e ne form il Tetracor
do, che f la prima regolarinventione oervata nel mondo dopo il diluvio, che e
gu negli anni zooo della Creatione del Mondo, dopo il detto diluvio anni 344 alla
predetta Lira, Tetracordo Corebo v'aggiune la quinta corda; Hiange la eta ;
Terpandro la ettima, quale cotitutione dur inino Pitagora Samio, che fior
del 337o pure del 3445 il quale al parere di diveri dall'oservatione del uono de
martelli ne oserv le cononanze prima non conociute, abbenche fosero conociuti
tamente fra gl'Antichi Aritoseno, che fiori negli anni del mondo 362o in circa
Euclide nel 367o. Didimo nel 389o Aritide Quintiliano negli anni del Signore
13o cui uccese Alipio. Tolomeo nel 117. pure 13o. cui egu Nicomaco Ge
raeno. Gaudentio nel 39o e Bacchio eniore gli uccese. Boetio nel 5oo S. Gre
dationi de Barbari. Quanti poi dopo di Guido siino tati li ampliatori, e crittori di
queta nobil'Arte, esendo il numero grande, i tralaciano per brevit, olo apporte
r per fine di queto Capitolo alcuni inventori d'itrumenti.
Il Violino f inventato da Orfeo figlio d'Apollo; e Safo Poetesa invent l'Arco
fatti di canna, gambe di Gr, alli quali Hiange Frigio vi aggiune li fori, e uona
Va. Con
-
1,
va con variati uoni, & ancora ne uonava due ad un fiato. Boetio invent il Chi
tarrino. Il Cornetto dalli Popoli Tireni hebbe l'origine. Il Flauto da Pan Dio de
Patori. Tireno trov la Tromba, pure Melito, e econdo Gioeffo Hebreo, Mos,
il uo proprio modo il Frigio apro, e gagliardo, che propoito ben dise il Poeta
At Tuba terribili onitu taratantara dixit.
P.
, -
XIII.
L parlare (che induse gli huomini alla vita ociabile) esendo una voce articola
ta, ditinta da tutti gli Animali, dono peciale di Dio al ol huomo conceso;
oservata, e conociuta in eso cert'armonica propenione, non olo f dalla diligen
to, che dal rozzo ridotta ad una talqual politia, ne reult la muical facolt, la quale
ne tempi antichi non era esercitata con tanti itrumenti, e variationi di voci come i
cotuma in queti notri, ma olo con un emplice uono di Pifaro, d Tibia, di Ce
tra, Lira, accompagnando la voce al uono d'uno di queti itrumenti cantavano li
loro veri in lode degli Dei, e degl'Eroi, & ancone Teatri recitavano, cantando i lo
Queta Muica, al parer del Kirchero (Muurgia lib. 17. pag. 558 ) hebbe tr et;
La prima impolita, e rude, che e volevano cantare delicato, e polito, cantavano
(come i dise) al uono della Lira, altro itrumento gl'Hinni di Lino, 8 Orfeo.
Monarchia in varie diviioni riolta, al niente i riduse; opinione quai che uni
verale, che i perdee affatto, e che giorni notri non ve ne rimanese vetigio; di
queto parere f Vincenzo Galilei nel uo Dialogo della Muica antica, e moderna
alle carte 28 ove dice:Si perd dico l'antica Muica, inieme con le belle arti, e cienze, della
quale ne rimato cos poco lume, che molti reputano ogno, e favola la ua meraviglioa ec
-
cellenza.
T A R TE I CA P. XIV
I3
cellenza. Non otante per alle carte 104 ne rapporta un poco di barlume, qual'esa i
fose, con dire Ciacuna loro Canzone, foe cantata da un olo, da molti, era un canto
fermo, dal quale veniva una ola aria, non altrimente di quello, che noi udiamo in Chiea
almeggiando nel diri il Divino ufficio, e pecialmente quando i celebra olenne, e egue po
co dopo: il cantare in cononanza alla tibia in quei tempi, non poteva eer altro,che uonando
il tibicine una ua aria , cantae alcun altro l'itea con proferir le parole nel medeimo tem
po, ma con divero uono circa l'acuto, e grave, come per eempio all'ottava, e fore alla
quinta, overo, che uonando un tibicine un tenore nel grave, uonae un'altro nell'acuto una
parte diminuta, non altrimenti di quello, che f hoggi il picciolo.Aulo della piva ul bordone
P.
XIV.
ta dal Cranio, e corna del techio d'una Capra, come i pu vedere nel dialogo di
Vincenzo Galilei alle carte 129, e che il pletro di queta foe il Zampetto dieccato
della medeima. La iringa fabricata da Pan Diode Patori era di ette pezzi di can
na
in memoria dell'amata Ninfa siringa di cui ne riceve il nome: onde die il
Poeta -
Il Pifaro, Tibia era enza fori, e non havea variatione alcuna di modulatione di.
voci, e tale la decrie Oratio.
lib. della Muurgia con il dire. Si Graeci vel viliimum fitularum traminearum cera, 9,
ino connexarum inventum prorus puerile, tanti fecerunt, ut id monumentis inciderent;
Atulti ane cenendi unt, ut i quadan meliora baberent, ea poteritati inviderint.
Queta Muica adunque rozza in tre maniere viene decritta dal Kirchero nel To
mo 1 della ua Muurgia alle carte 558. La Prima detta Monadica, era voce ola ,
-
Ca Iltata
14
P A RT E I C A P. XV.
cantata dal Poeta, o Muico, accompagnata da geti, d moti del corpo, moventi,
'e decriventi ira, odio, amore, degno, con variet di modulatione di voce addattata
re. Onde i pu coniderare quanto foe la Muica ne uoi principii povera e rozza.
P.
XV,
cap.1. che atis ea decet ratio quod Deos habeat Auctores. Et tanto potente ae
rice S. Tomao di Villa Nova, che per ea fugatur diabolus, poichead cythara o
nitum tremeactus recedit, (9 quod nulla vis uperat, uperat harmonia. Onde non
anche opera efficacemente ne bruti, poiche li Cervi del uono degl'itrumenti tan
to e ne compiacciono, che i cordano della natural timidit; gl'Elefanti divengo
no manueti al uono de timpani; li Delfini al fichio de marinari, 8 al uono di
qualche itrumento cherzano intorno le navi; e gl'Uccelli, che eercitano natu
Vengono per da tal'uno decantati certi effetti prodigioi, che, ii detto con ua
buona pace, hanno del favoloo , & in particolare Vincenzo Galilei nel uo dialo
go della Muica antica, e moderna, tima tanto gl'effetti della Muica antica, che i
adira con certi, che non credono a tali favoloi racconti, onde alle carte 8o li taa da
temerarii. Vedete, dice egli, quanto cotoro ino temerari, che i ridono degli effetti, che
faceva una coa, la quale non anno quale i foe, ne conocevano la natura, 9 propriet
ai ea, n " ci operare. Li potrebbe per tal'uno ripondere, e noi bia
timiamo una coa, che non conociamo, come lodate voi una coa, che non i s
qual foe, mentre aerite alle carte 82. che i perd, e che la ua
eC
ner"
Cellen Za
I 5.
cellenza vien timata favola, e ogno, alle carte 84. dite eendoi gi perduta in
tieramente molti, e molti anni avanti per le guerre, per altro accidente quell'antica, e
dotta maniera. Onde e noi biaimiamo torto quello, che timiamo favoloo, voi
lodate quello, che non i s come ii tato, al preente non ; m laciando que
te coe da parte, vediamo quali iino gl'effetti meraviglioi della Muica Antica :
dice il precitato Auttore alle carte 8o qual maggiore argomento volete per convincergli,
che i miracoli per eoi dirgli, che ella faceva? i quali ci ono raccontati da pi degni, 9,
famoi ricrittori. Stiamo vedere, che haver reucitato qualche morto, e quali
mai aranno queti s grand'effetti? Li racconta alle carte 86 conervava la pudicitia ,
faceva manuetii furioi, inanimiva i puillanimi, quietava gli piriti perturbati, inacui
va gli ingegni, empiva gli animi di Divino furore , racchetava le dicordie nate tr po
poli, generava negl'huomini un babito di buoni cotumi, retituiva l'udito ordi, ravvi
vava gli piriti, cacciava la petilenza, rendeva gli animi opprei lieti, e giocondi,
faceva cati i luurioi, racchetava i maligni piriti, curava i mori deerpenti, mitigava
gli infuriati, 9 ebrii, cacciava la noia prea per le gravi cure, 3 fatiche, e con l'e
empio d'Arione poiamo ultimamente dire (laciando da parte altri imili) che ella libe
rava gl'huomini dalla morte. Manco male, che non h detto, che li habbi reu
citati .
Tutte quete coe ono belle, e buone, ma non i devono intendere tutte ad un
eno, poiche, i come la muica un arte di ben regolata Armonia, cos il guarir
l'infirmit, render cati, racchetar le dicordie de popoli, far manueti i furioi, e
l'ebrii, & altre coe imili, ono tutti effetti coniderati in ridurre le prefate coe
alla loro debita concordia, come proprio del Medico render concordi gl' humori
della Muica cap. 1. amica enim imilitudo, diimilitudo vero odioa, atque contraria ,
hinc etiam morum quoque maxim permutationes fiunt; Lacivus quippe animus, velipe
lacivioribus delectatur modis, vel epe eodem audiens, cit enollitur, ac frangitur;
rurus aperior mens, velincitatioribus gaudet, velincitatiorihusaperatur. Et pur
troppo il vero, che un lacivo de lacivi metri i compiacer, e per il contrario ad un
che perci queto propoito ben die Giovan Boccaccio lib.5.de genealog Deorum
-
cap.12.
I6
T A RT E I. C A P. XV.
cap 12. Hae Orfeus movet olvas radices habentes firmiimas, y fixas olo, idet ob
ftinata opinionis homines, qui nii per eloquentiae vires queunt ua pervicacia remove
ri. E gi che vien detto, che queta Muica era atta mitigar i furioi, e liberare
quai dalla morte, mi i dica, perche f trucidato Orfeo dalle Bacchanti ? La cetra
ua, che penetr l'inferno, perche non f atta alvarlo ? Eh che queto i deve
coniderare non litteralmente, ma per allegoria (come i die dell'altre coe) cio ,
utile dulci. Cio placa Iddio ne canti Eccleiatici, e devoti, all'huomo dolce, e
uave delettandolo, e ollevandolo dalla tritezza, e non opera niente di pi.
Altre coe appartenenti queta materia toccaremo nel Capitolo della difea del
la muica mederna. Aggiungiamo olo per hora alcuni veri, che eplicano le ue
sualit, e prodigioi effetti, i quali per i devono intendere anamente, come hab
biamo detto di opra.
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. .
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5
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r .
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Con
pA RT E I C A P. XVI
-
17
P.
XVI.
O mi vado peruadendo, che l'huomo, in cui (come i die) innato il canto, dal
entir altr'huomo cantare, foe itigato, e moo a far il imile; onde non con
formandoi l'uno con l'altro nella medeima voce, ne nacee da queto la diverit ,
Queto crittore crie l'anno 1581, onde al uo parere arebbe tata queta inven
tione del 143o in circa; m io non s coa crederli; s per trovari motivi in contra
rio, s, perche l'iteso Auttore nel uo dialogo n'ininui, che anche anticamente i
cantase, e onase in cononanza, e primo alle carte 38. parlando delle corde del Si
mico, & Epigonio itrumenti antichi cos dice. Dico, che uno di ei ne haveva tren
tacinque, e l'altro quaranta, dalla qualit delle quali i pu far argomento, che i profeori di
ei onaero in cononanza. E poco dopo oggiunge: dalla qual maniera di onare hebbe
veriimilmente origine (come uo luogo motraremo) queto modo di componere, e di canta
re nell'iteo tempo tante arie inieme, e econdo la ditributione delle corde, 5 non altri
condo, alle carte 83 di maniera, che i vede epreamente, che inino al tempo di quel
divino Filoofo (parla di Platone) i cotumava per alcuni di cantare, e onare in cononan
za. Terzo, alle carte 118. parlando delle ette d'Epigonio, 8. Altri, dice. Le quali
bebbero intorno la Muica Pratica diveri pareri, queti volevano, che i onae, e canta
e in cononanza, quelli per il contrario, come coa pernicioa lo vietavano. S che da que
ti uoi detti, pare a me, che haverebbe fatto meglio di dire, che dal tempo di cen
to cinquanta anni i fose rinovato, 8 ampliato il modo di cantar in cononanza
con formarne regole ode, e tabili, uate in ino al giorno d'hoggi.
Io timo per, che queto modo di cantare in cononanza fose asai antico, per
li motivi, che ne apporter. Aritotile lib.8. de Rep. cap.5. dise Muica nobis in iis
ponitur, qua ummam afferunt voluptatem, venuda t, ive conjungatur concentu. Se
neca nell'epitola 83 ad muicam traneo, doces me, quomodo intere acuta, acgraves
Muco Tetore .
B
490Cgo
19
PARTE I CA P. XVI
Avoces cononent, quomodo nervorum diparem reddentium onum fiat concordia: Cicero
ne de omno Scipionis. Qui acuta cum gravibus temperans equabiliter concentus efficit.
Meglio per Platone Concentus et ordo, qui in voce acuta, s gravi imul contempera
tis apparet. Onde da quete auttorit di Auttori cos celebri, che ono tati tanto
tempo avanti il 143o quali decrivano il concento, che non i pu fare e non per l'
accoppiamento di pi voci, i pu comprendere, & argumentare l'antichit del can
tare, e onare in cononanza, 8 abbenche dica il Galilei, che Platone comanda
onantia et mitio duorum onorum, acuti cilicet, (9' gravis. Le cononanze ono tate
invetigate accuratiimamente da tutti gl'Antiehi crittori, e profeori Greci, for
mandone varie eperienze con Pei, Corde, Verge, Acetaboli, & altro, onde tanta
perquiitione arebbe tata gettata al vento, e non foe tata di grand'utile; anzi al
concento di quete oervato nel uono de martelli aericono eeri coperta la mui
ca al mondo, e per coneguenza fondata opra il dolce motivo delle cononanze; e
non mi i dichi, che olo per accidente trattarono di quelle, e non per ervirene ,
poiche ci contrario all'eperienza, ervendoi al meno gl'Antichi delle cononan
ze nell'accompagnare la voce alla Lira, Tibia nelle loro canzoni; come pure ac'
compagnando due Pifari inieme, uno nell'acuto, e l'altro nel grave. La commu
ne opinione per (come dii) , che i cantae voce ola, d pure che queto foe
il modo pi uitato, & abbracciato; noi per non appiamo preciamente qual i fo
e l'Antica Muica, poi che die Sinibaldo Heidem lib.1. cap.26 Vetutiores muicot
Boetium, Capellam, 3 imiles nil de hac notra arte canendi tradidie contat, neque nos il
lorum muicam qualis fuerit intelligere poumus. Si che il narrato inin'hora non altro,
che congietture; onde io, Lettorhumaniimo Aquam, y ignem appoui tibi, pi
glia, e credi quello, che te piace; olo ti dir per fine di queto Capitolo, che var
fie furono le cuole di Muica al riferire del Banchieri nella ua Cartella. La Prima
de Greci, che cantavano otto le ei lettere G. A. B. C. D. E La econda f di Gui
do, che invent le illabe ut, re, mi, fa, ol, la . Accommodandole alle ette
itioni da Chiea, alli loro Madrigali pi voci uati in quei tempi. In due modi
adunque i pu coniderare la Muica; In uno, che l'Armonia ii padrona, e ignora
dell'Oratione; Nell'altro, che l'Oratione ii padrona dell'Armonia, e queta
quella, che i tudia hoggid, vagamente concertando, e con le voci, e con gli tru
menti, & all'hora i forma un maetoo, odo, pregno, e vago concerto, pigliando
anche la cuola de notri Anteceori.
CAP.
19
XVII.
L nenza e ne pu perare da ee, che perci bene die Boetio lib.2 de conolatio
ne proa 2 Hanc continuum ludum agimus, rotam volubili orbe veramus; infima ummit,
umma infimis immutare gaudemus, & Ovidio nelle Metamorfoi.
Tanta bomines rerum incontantia verat,
E ne fati .
na. Preagice Adamo uoi poteri la ruina del mondo in due diluvii, del fuoco, e
dell'acqua, e non apendo qual dovee eer il primo, per eternare la bella, e gio
cond'Arte della Muica, f decritta da Jubal al referir di Margarita Filoofica o
pra due colonne Latericia quidem neigne, Lapidea ver ne aqua periret. Venne il dilu
vie dell'acque, nel quale con gl'huomini ne rimae aborta, e come rapporta il Gaf
furio nel 1.libro della Teorica al cap.8 pot diluvium poteritas ipa reperit, uuique man
davit, e come altrove i die pas per opra di Cam, e Meraimo gl'Egitii, e da
queti ne Greci, 8 al cader della Greca potenza mieramente per; havea di gi fat
to paaggio dalla Grecia all'Italia, m nel 426 di notra alute otto Cotantiniano
devatata da Atila, e nel 566 otto Giutino minore rea chiava de Longobardi, la
Muica con l'altre Scienze in un mare di tragi fece mieramente naufragio; riorge
l'Italia per opra di Carlo il Magno, e la Muica qual novella Fenice in Guido rinace
& introdotta neTempii al culto del ommo Facitore; m eendo da Cantori mal
esercitata, e deformata da metri lacivi, venne sbandita da S. Atanaio dalla Chie
di evera matrona, che anticamente era, divenuta boggi la muica una laciva (per non dir
sfacciata) Meretrice.
-
Varie ono le opinioni circa qual pecie delle Diatoniche ssi canti, e i uoni
2,
COll
2o
PART E I c AP XVII
lis et: ondene men noi la riolveremo; oervaremo olo la caua, perche la muta
tione di queta petiecagioni una mutatione,e detrimento s grande,che facci mutare
totalmente la natura della Muica, e la facci divenire vile,8 abbietta.
Fra le molti perquiitioni, che forma il Galilei opra queto fatto, alla fine i riduce
all'itrumento da tati, dal quale ne cava quete differenze. carte 33. Si trova adunque
nel motrato temperamento
comma; il Ditono d'un intiero, e di pi d'una ettima ua parte ; la Quinta di due ettime
parti, e l'Eacordo maggiore di ei ettime parti , dove per il contrario viene d eeri an
gumentato il minore Eacordo d'un comma intiero, 9 in oltre d'una ettima ua parte, la
guarta di due ettime parti; 9 il emiditono di ei: adunque queta gran differenza co
d poco pi rigore, ma e queto incapibile dall'udito (come i
vedr) & ineplicabile alla voce proferiri, come mai queta inenibile parte potr
variare, apportare detrimento s grande alla Muica ? per non parere di dir ci
ta d'un
i"
mie capriccio i enti Aritoeno tradotto da Marco Meibomio alle carte 14 del pri
rno libro . Horum igitur utrumque determinandum, relatione fatta ad duo; ad id quod o
mat, 9 quodjudicat, ta vero unt vox, 9 auditus: adunque la voce deve proferire, e
l'orecchio giudicare; m e queta variatione degl'intervalli conite in un comma,
& il eno non la pu n proferire, n giudicare,come mai varier la natura,e quiddit
della Muica? alla prova di che i enta Aritoeno nel citato luogo. Neque vox dieis
minima, minus adbuc intervallum ditinct proferre potet, nec auditus diudicare, e par
lando del dieis Eharmonico alle carte 19. die Quimodulata erie nituntur, aut Dia
tomus et , aut chromaticus, aut Enharmonius, e poco dopo egue ultimo enim iti vive
etiam magno cum labore enus aduecit. Se difficile un dieis enarmonico, quanto
ar incapibile al eno un comma, che aai meno? alle carte 21. parlando della di
viione del tuono die: nimirum cantetur ipius, 9 dimidium, 9 tertia pari, 9 quarta.
gua bis unt minora intervalla omnia cani nequeunt. Pars vero minima vocetur, die, en
harmonia minima, equens dieis chromatica minima, maxima hemitonium : ai le carte 25.
quod et toni pars exta; intervallun minus minimo eorum quae canuntur, cujumodi pror
us cani nequeunt, e per fine alle carte 28 Hoc ver ei, autoduplum dieis minim, ait
parvo quodam, 9 incondito minus, at in grave, duobus tonieis dieibus minus modulari ne
quit ; Adunque il comma tanto predicato per l'alteratore della Muica incapibile
all'udito , e dalla voce non i pu proferire ; i che non pu variare la natura della
oservatione, dic'egli, che le voci naturali, e gl'itrumenti fatti dall'arte non uonano, n
cantano realmente in queta moderna muica pratica, alcune delle nove pezie Diatonicbean
tiche nella implicit loro; ma bens tr inieme diveramente mecolate uano heggi inaver
tentemente i pratici, e ono quete. L'incitato d'Aritoseno; il Diatono diatonieo antichi
mo, 9 il intomo di Tolomeo. Siche dich'io non nacendovi da queta mecolanza di,
onanza, n concerto, che dal eno i poi comprendere, adunque queto comma
inenibile, e non h forza di mutare la Muica.
Bon
Il Bon
2. I
Il Bontempi nella ua Hitoria Muica alle carte 95 rapporta eer opinione d'al
cuni, che queti minutiimi intervalli, ripetto alla voce i cantino in un modo, e ri
petto li trumenti i uonino in un'altro, coa da lui reprobata, poiche dice; ondee
ciia vero ne viene in coneguente, che Noi ogni volta, che babbiamo cantato qualche canti
lena Eccleiatica Voce ola accompagnata dall'Organo, da due Violini, e da una Viola da
braccio , babbiamoprodotto nelloteo tempo gl'intervalli perfetti del intonoriformato, e
gl'intervalli imperfetti del intono antico; i perfetti in riguardo de Violini, e della Viola;
El'imperfetti in riguardo dell'Organo. Opinione appreo di Noi, che profeiamo opra ogni
altra coa l'Arte del canto, non meno ridevole, che motruoa; apendo per eperienza, che
nella Muica armonica non enibile ne meno un comma intiero, non che qualche parte minu
tiima di quello . Segue l'Auttorerapportando le differenze , che i dicotano da un
intono all'altro, quali i tralaciano per brevit, rimettendo il curioo al vederle nel
luogo citato; conclude infine con dire, onde i copre, che le differenze, che i trovano
tra il intono antico, 9 il intono riformato, itemi, che hanno le ragioni eatte de numeri, e
di quelle, che ono tra il intono antico, e intono riformato, 9 il intomo uguale, che non ha le
ragioni eatte, altro non ono, che d'intervalli inenibili, e non comprei dal eno.
Afferma il Galilei alle carte 33 il comma eer enibile, ove dice, i pufare argo
mento, quanto s'ingannano quelli, che dicono il comma non eerenibile. Certo che in un
itrumento da tati, date due corde ditanti l'una dall'altra per l'intervallo di mezo
tuono, nell'acuir, e tender la grave per renderla uniona con l'acuta, i ente una cer
ta motione di voce, uono inenibile avanti, che arrivi ad unionari, che nace
uai gemendo dalla corda inenibilmente moa; ond'io non s che titolo di voce
Il Bontempi nella ua Hitoria alle carte 1o2. con
cede, che queto uono da eo chiamato mezano per via di miure i poi trovare nel
Canone, ma nega il poteri proferire dalla voce, e che non permeo dalla natura
non olo alla voce humana, ma ne meno alla voce degli uccelli; & alle carte 1o7, par
lando degl'intervalli Enarmonici dice, che il canto di quei Muici non coniteva in al
tro, che in trici ; onde non eendo permeo alla voce naturale il proferimento di
tinto delli due dieis, aai meno ar permeo quello delli tr, e delli pi dieis. Ne
que enim, dice Aritoeno lib.2 pag.53 per tot diees quis inceerit. Ad tres enim ita mi
mut continuando vox pervenire non potet ; m e anco queto comma foe enibile,
come i die dalla eperienza opradetta (che Dio s e sii comma, altro) da e olo
non atto nulla, non eendo intervallo tabile, e legitimo, opra cui vi i poi fon
dare i uoni, poiche tato abbandonato il genere Enarmonico (come uo luogo
i dir) per la difficult di tabilire la voce opra un quarto di tuono, adunque meno
i potr opra un comma, e finalmente diremo con Aritoeno pag.25. che illudenim
non poe cani dicimus, quod per e non collocatur in itemate, m nel itema non i pon
gono altro, che tuoni,emituoni,dieis, cromatici, 8 enarmonici, ergo,8cc. di pi die
il Fogliani nella ua Teorica et 2. cap.13 che il comma per e teo di niuna uti
lit. Commatis nulla et pere ipum utilitas, quia in illo nulla ab invicem differunt cono
mantiae, ut manifetatinductio ; verum toni minori sfavore, commoditatem nobis affert de
diapente ad diateeron poe tranire, ut upra demontravimus, ubi de toni minoris utilitate
fiebat percrutatio, nec aliam praeter hanc commate expectabis utilitatem. Il comma non
legitimo intervallo , poiche dice il Fogliani nel medemo capitolo, voco autem
legitima intervalla illa, qua velunt cononantiae, vel inter immediatos onos ad harmoniam
aptos, qui in ordine monocordi comprehenduntur, pomunt differentiam, 9 quorum unumquod
que minus et quod it minima cononantia : illegitimi ver intervalla unt illa, quibus pre
Muico Tetore,
B 3
dicta
T A RT E I CAP XVII.
22.
ditta deunteonditiones : il comma non cc. adunque &c. e poi anche queto in
tervallo minimo i congiungee ad un intervallo tabile, e legitimo, lo alterer cos
poco, che non i entir, e non i proferir, e perci non haver auttorit di mutare, e
difformare la Muica ; onde noi taremo con la notra opinione avvalorata dal Bon
tempi, che dice alle carte 188 che il eno non cura la minucia d'un comma, 8 in oltre che
da ditintione del Tuono, 9 emituono in maggiore, e minore, pu laciari al mathematico per
la olita ua peculatione intorno alle ragioni de numeri, eendo al Muico uperfua, inutile, e
vana, & avviandoci l'Artui nella econda parte dell'Arte del contrapunto cap.2. che
per il paato queto intervallo habbi etorto la mente de Filoofi, e Muici antichi, e
moderni, e che teme, che nell'avvenire facci impazzire qualcheduno; noi per non in
correre in queto diordine enza cercar altro, taremo nell'opinione, che la diviione
del tuono, e emituono in maggiore, e minore cauata da queto minimo intervallo
poco, nulla importi al Muico Pratico, non eendo in conideratione appreo di
eo per eer coa, che non capibile dal eno, e perci mai ar atto far mutar fac
cia alla Muica, 8 in queta lite iamo pi che icuri, che notro favore ar in coni
deratione del Giudice quel detto, che de minimis non curat Praetor.
C A P.
XVIII.
a -
. :
E che dolcemente diletta il eno , tata dagli Antichi con tanto tudio abbrac
ciata, 8 ampliata, non per altro, che per haverla conociuta atta, e nata olevar l'ani
mo dalle fatiche, e cure, che per ben die Giovan Spangerbech, che inventa et Mu
fica propter eius artis jucunditatem, (9 mirabiles effectus - Per due fini adunque i deve
imparare; l'uno per lodar Iddio neacri Tempii; l'altro per ollevatione dell'animo,
e per paare tal'hora l'otio virtuoamente; in queto motivo lecito ad ogni et, ta
to, e conditione di perone; il Nobile per tratteneri virtuoamente potr eercitare
gli trumenti nobili, cio da tati, e da corde, come Violini, Viole, Tiorbe, e imili,
e tal'hora potr anche esercitare il canto . Non difice ne meno perona d'et, n
di tato, e conditione mediocre ; nelle perone base asai lodevole, mentre che
ollevandoi dalla basa sfera i eercitano in Arte nobile, che li rende copicui, e li
virtuoamente il pane; olo nella Donna non timo lodevole la Muica , poiche e
endo per e tesa Arte dolce, e luinghiera, arebbe un'aggiungere magie agl'incanti.
Per il culto poi di Dio, ne Religioi lodevoliima, nelle Chiee per, che in altro
modo didice ad alto egno , e ono obligati almeno eser in qualche modo verati
nel Canto Chorale, e pi di tutti li Clautrali. F introdotta la Muica nella Chiea
di Dio per incitar il popolo alla devotione, e farli ollevare la mente Dio, e con pi
maet eercitare le lodi, e minitero Divino, che perci die S.Alderedo Ad mores
itaque intruendos, 9 animos exultatione virtutis projiciendos in cultum Domini, non modo
concertum hominum , ed etiam intrumentorum modos conueverunt Sancti Patres Domino
PARTE I CA P. XIX.
23
r, che piaccia pi la coa, che i canta in lode di Dio, che il canto, perche dice
S. Agotino Io. confe cap.33 Cummihi accidit, ut me amplius cantus quam res, quae
cantatar moveat, paenaliter me peccare confiteor, rogamus proillis, ut qui delectabiliter au
diunt organum, delectabilius audiant vocem Dei. E biogna molto guardari nelle coe
Divine di non introdur canti, e modi lacivi, che perci ammonice il Gaffurio nella
ua Teorica lib.1. cap.1 con dire. Probibenturin Divinis cantilena carmina que laciva,
rum populum ad libidinem revocant, 9 mentem Divina contemplatione educant. Si guar
Stop. mac.
cantores iti, mias uper Organa cantant,
P.
XIX.
qualit de uoni. Il Muico Pratico poi ar quello, che poner all'atto con il uono,
e canto, quanto haver coniderato lo peculativo, che percio die il Gaffurio citato:
TPraticit bilice dicipline et ipe cantor, qui ea pronunciat, qua Mugias ratione di tante
-
proponit:
p ARTE I CAP XX
2 4.
proponit: & il P.Stefano Vaneo Eremitano parlando del Cantore die:Cantor et autem,
qui cantando diutina exercitatione muica pracepta capet, vocique ono promit, 5 ad a
dium deducit . Pratico parimente vien chiamato il emplice Contrapuntita ; non
deve per olamente il Muico, e Contrapuntita ricercare di dilettare, m di giovare,
& invetigare la natura, e propriet delle coe, che perci ben die il Galilei nel uo
dialogo alle cart.86. Gli huomini giudicioi, e dotti non i appagano delemplice piacere, che
trae la vita nel riguardare i colori,e le forme divere degl'oggetti;m dall'invetigare appree
o quala la convenienza,e proportione,che hanno inieme quelli accidenei, e cos parimente la
propriet, e natura loro: nell'itea maniera adunque dico non batare emplicemente diler
tari di varii accordi, che i o laiv tra le parti delle cantilene muiche,e non s'impara ancora
con qualproportione di un ano fra di loro congiunti ; Coniderato adunque il Muica
peculativo, 8 il pratico, cantore, diremo, che il vero Muico ar quello, che non
olo apr componer le cantilene con le debite regole del contrapunto, la qual'opera
tione corite nella pratica, ma pur anche ar ben itrutto delli principii Teorici di
quea nobil'Arte, che ben dise opra ci il citato Franchino: Is igitur muicus et, cui
aaei muica peculationis, notionique facultas , non cui canendi tantm praticabilis inei
modus, e poco dopo: idcirco i adaquatus dicetur muicus, cui nil, 9 pecalationis, 9 ope
rationis defuerit, e Bacchio interrogando dise : Muicus quis ? qui novit ea que circa
modulationem contingunt. La differenza poi, che tra il Cantore, 8 il Muico, Franchi
no ne f la comparatione, come tra il Podet, 8 il Banditore: et profeto muicus ad
cantorem, vei utiTractor ad Praeconem, cio che uno f la legge, e l'altro la promulga; il
Muico f le cantilene, il Cantore cantando le pone all'atto; da ci, che i detto
in'hora, ogn'uno potr dedurre quanto impropriamente i chiamino li Sonatori, e
Cantori con il nome di Muico; onde il nome proprio de Cantori ar il tal Cantore,
e de Sonatori il tal Sonatore di tali trumento; certi tali, e quali,che i eercitano eme
plicemente nella compoitione communemente detta Contrapur:o, e che non anno
render ragione alcuna dell'eperato in ordine Teorico, i potranno chiamare largo modo
con nome pecioo di Muici.
C A P.
-
XX.
C'
-- -
--
Ice il Proverbio commune, che Onuquiiue habet Populum duplicem; onde non
meraviglia e anche la Muica moderna, econdo le diverit del genii, ne ri
trovi il biaimo, e le lodi; Vincenzo Galile, nel uo Dialogo uno di quelli, che lo
da l'antica, e biaima la moderna, acci adunque tal'uno da uoi detti non i gomen
ti, e tralaci l'acquito di queta Bobile, e dilettevole Arte, m'ingegner di formarne
una, abbenche debole, difea, tante imbecillit del mio ingegno . Li motivi dell'
Auttore in biaimarla ono diveri. Il primo, che non si atta moverli eni. Il e.
condo, che il cantar con tante arie, e parti sii una impertinenza. Il terzo, che non
eercitata da gente civile, ma olo da plebei, e bai. Il quarto, che ve ne ono di tan
to ignoranti, che ne meno anno leggereCirca il Primo abbenchene habbiamo toccato qualchecoa nel cap. 15 non otan
te ne aggiugneremo qualche cos'altra, biogna coniderare adunque, oervare
ual Muica da Greci venne noi Italiani, opra ci l'Auttore alla prima carta del
o dialogo dice, che i Romani bebbero di ea cognitione prendendola da Greci, m eerci
-
tarO/70
P A RT E I C A P. XX.
25
comedie, enza molto apprezzar quella, che intorno alle peculationi. E queta Teatrale
regettata dall'Auttore, eendo olo per dilettar la Plebe, come dice alle carte 8o. non
quella del Teatro fatta per odisfarla Plebe, che quai l'itea della notra: non la notra
in cononanza, che biaimata, e ne meno ar la peculativa, perche olo conidera
l'eenza de uoni, enza ponerli all'atto, s che ar quella regitrata nel uo dialogo
alle carte 1o4. e da noi rapportata nel cap.13 cio, che ciacuna loro canzone, o foe
cantata da un olo, o da molti, era un canto fermo, dal quale veniva una ola aria non altri
mente di quello, che noi udiamo in Chiea almeggiando nel diri il Divino Offeio, epecial
mente quando i celebra olenne . Stabilita adunque la Muica antica eer in queta for
ma, vediamo perche caua vogli l'Auttore,che la Muica moderna in cononanza non
si atta a moveri eni, e trovaremo, che non cantandoi voce ola, non h forza di
eprimere con pi efficacia i concetti dell'animo ; alle carte 81. dice l'Auttore : e
l'uo della Mui dico, f dagl'huomini introdotto per il ripetto, e fine di commun parere
dicono tutti i avii, il quale non da altro principalmente nacque, che dall'eprimere con effi
cacia maggiore i concetti dell'animo loro nel celebrare le lodi de Dei, de genii, e degli heroi,
come da canti fermi, e piani Eccleiatici, origine di queta notra pi voci, i pu in parte
comprendere. Hor qu s, che parmi s'inganni l'Autore; dir adunque per primo,
che non officio, e cibo primario della Muica l'eprimer il concetto, ma bens delle
cienze, 8 arti ratiocinali, come della Grammatica per il parlare congruo , &in
congruo; della Rettorica con l'ornato, 8 inornato, della Logica con il vero, e fal
o, delle quali l'Oratore e ne erve nell'orare per moveri eni, e peruadere gli udi
tori. Secondo, che la Muica pu moveri eni con la debita combinatione delle
cononanze. Ritornando al Primo dico, che l'officio primiero della Muica il di
slettare con l'Armonia,e con il Canto, coa,che anche l'afferma l'Auttore nel bel prin
cipio della ua Opera pag 1. f empre in molta etima; e da migliori Legislatori, non olo
come dilettevole alla vita, ma ancora come utile alla virt, f comandato doveri inegnare,
e ci pur anche habbiamo dimotrato nel cap. 15. la ua principale, e vera conidera
tione circa il conono, e diono, e queto con leggiadria eponer cantando per di
lettar l'udito, e non opra l'eplicatione del concetto humano, che e foe altrimente,
Paione di Chrito Signor Notro ne Matutini della Settimana Santa , non promo
vono ad altro con il loro canto, che ad una devota contemplatione, frono" "s
alla
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P A RTE I C A P. XX.
dalla circontanza del tempo, che dall'altro canto, un olo acro Oratore nel reci
tare, e rappreentare non olo la Paione del Signore, ma pur anche in altre flebili
oceorrenze ne eiger le lacrime, coa, che s, e pu, 8 atta adoperare l'arte orato
ria, e non la Muica, il canto, il cui proprio principalmente il dilettare e poi,
nover il eno.
Per econdo dir, che anche la Muica concertata atta a muover gli affetti, pur
che si debitamente teuta con arte, e giudicio, coa che pur sforzato di confeare
anche il Galilei alle carte 75. ove dice alla coniderazione delle quali coe (parla della na-.
tura delle cononanze " , e mete, e della differenza del moto ) quando fai ag
giunto la convenienza del Rithmo, e la conformit de concetti, qualforza, e virt crediamo
che havee dipoi quella tale melodia tanta certo, che ella arebbe atta, come gi era di pie
gare gli animi degli uditori in quella parte, che al perito Muico piacee, ma perche alcune
9
di quete coe non ono intee, ne coniderate, non che oervate da pratici d'hoggi nelle loro
cantilene & c. adunque non la Muica, ma li poco intendenti (e ve ne foero ) devo
no eertaati, che nel reto la cienza, 8 arte moderna per e tea arr quanto
l'antica.
Circa il econdo, che il cantar con tante parti sii una impertinenza, vediamo quello
dichi l'Autore; i h alle carte 81. Laonde dico eer altra la natura deluono grave, altra.
quella dell'acuto, e divera dall'una, e dall'altra di quete, dico eer quella del mezzano: cos
parimenti dico haver altra propriet il moto veloce, altra il tardo, e da queta, e da quella
lontana dico eer il mediocre. Hora eendo veri queti due principii, che veriimi ono, i
pu facilmente da ei raccorre (eendo una la verit) che il cantare in cononanza nella ma
niera, che i moderni pratici uano una impertinenza, perche la cononanza altro non , che mitura di uono grave, 9 acuto, la quale (come bavete di oprainteo) enza offea, con
diletto , uaviimamente ferice l'udito , laonde e tal contrariet loc. & alle carte 82.
Aggiungiamo appreo queti impedimenti, che cagionano la diverit de uoni, e la variet
delle voci, quelli che nacono dall'inegualit del moto delle parti, non meno de primi impor
tanti, e queti ono, che molte volte la parte del Soprano malapena i move per la pigritia
delle ue note, quando per contrario quelle del Bao con le ue vola, e che quella del Tenore, e
del Contralto e ne v paeggiando con lento pao, veramente, volando alcuna di quete, e
ne v paeggiando quella, enza fare quai movimento l'altra; di maniera che quello, che
la natura dal movimento, e daluouo, che una delle parti tirarebbe l'uditore, e vie pi ac
compagnata da parole eo uono, e moto conforme, l'altra come ua contraria da ci la re
pinge, non altrimenti di quello, che avverrebbe una colonna, la quale ugualmente pota per
tutto s la ua bae, altri per atterrarla le attaccae al luogo del capitello due, pi canapi
uguali, tirato ciacuno oppoitamente da uguale ditanza da pari forza, perche ne queta con
tutta la ua fatica, che vi iadoperaeimoverebbe punto daluo luogo 9 c. Appunto que-,
ta mitura di grave, 8 acuto, di veloce, e tardo il buono, 8 il bello della Muica,
conforme appunto la Pittura picca dalla variet de colori,e i verifica quel detto, che
oppota juxtae poita magis elucecunt; cos la Muica i pace dalla diverit de uoni,
e ci afferma anche il Galilei alle carte 84. l'udito il quale volontieri i pace come tutti li
altri eni della diverit de propri oggetti : e icome la Pittura et cognitio lucis, 9 um
- no dipoti
T A RT E I CAP XX.
C27
no dipoti con giudicio da mano perita, e dotta, apporteranno gran diletto alla vi
fta; cos nella Muica non ar impertinenza la variatione, e mecolanza delle con
onanze, e dionanze, anzi l'Autore iteso confesa alle carte 87, che non ha altro d'in
gegnoo, e di raro il moderno Contrapunto, che l'uo delle dionanze, quando per elle ono
con i debiti mezziaccommodate, e con giudizio riolte, e adunque loda l'uo delle diso
nanze, che ono apre, 8 abborrite dall'udito, che i dover dire delle cononanze,
che ono dolci, e grate all'orecchio m queto nulla.
Queta mitura di varie voci, e queta variatione demoti cos glorioa alla Mui
ca, che la cotituice emula del Cielo, e la paragona all'Architettura del Mondo; e
e quete coe nella Muica ono impertinenze, ar pur anche impertinenza la bella
machina de Cieli, e la dicordante unione degl' Elementi ; il moto del tardo Satur
no, comparato al veloce della Luna, e di Venere tramezzato dal mezano di Marte, e
del Sole, ar una impertinenza la gravit della Terra, e la leggerezza del Fuoco ar
negli Elementi una impertinenza ; e pure la Muica ritrova le ue cononanze dalla
immitatione degli apetti delli Pianeti, coa che ancoreso Galilei applaude al rap
porto di Tolomeo nel terzo degli Harmonici regitrato nel uo dialogo alle carte 11.
il tetragono, e quadrato comparato al trino, f equiterza, comparato all'exagono ( eti
le, che dir lo vogliamo) f equialtera ; comparato all'oppoitionef dupla, e con tutto il
-
terchio del Zodiaco fa diapaon diapente, il qual tutto comparato di nuovo al quadrato f
diapaon, e comparato ultimamente tre quadrati a due trini hanno fra di loro l'itea relatio
che b9. 8. e e dice l'Autore, che il Cielo non permette l'imperfette, perche non
ammette imperfettioni, le ammette la Muica come pi imperfetta del Cielo, 8 am
mettendo le cononanze, e disonanze, come etremi, pu anche abbracciare l'imper
ette, come medie tra ese. Li nomi de uoni ono pure cavati dal Cielo, poiche dice
Nicomaco Sonorum itaque nomina ab illis in Caelo vertentibus eptem tellis , terramque
circumeuntibus ee appellata et probabile. Le parti muicali, come i dise nel capitolo
terzo, pigliano la propriet dagli Elementi, il Baso comparato alla Terra per la ua
tabilit, e fondamento dell'altre parti; il Tenore all'Acqua, 8 il Contralto all'Aria,
come parti di mezzo; il Soprano al Fuoco per eser leggiero, e poiede la pi alta e
de, e pure, altro la gravit della Terra, 8 altro la leggerezza del Fuoco, e ci non
impertinenza, m vaghezza, e icome dalla variata poitione degli apetti Celeti e
ne formano gl'influi, e buoni, e rei, cos anche nella Muica dall'accoppiamento
Circa all'eempio della Colonna, cert' che pi parti, che canteranno, pi i adom
brer l'Oratione, e meno ar intea, e perci non dperer; che e fose una parte o
la meno impedirebbe l'operatione dell'Oratione : Le coe nude ono pi conociute
da eni, che le adombrate, e queti meglio le rappreentano all'anima, che per mezzo
di ei intende, e capice, con limitatione per, che perci dise Pietro Mengoli nelle
ue Speculationi Muicali alla peculationenona, che l'anima naturalmente numera
inino al tr, e pi oltre non pasa, come appare dal batter dell'horiolo, che quantun
28
T'A RT E I CA P. XX
adunque nella Muica non pu tante parti capire, e dicernere ad un tratto, perche
l'operatione ua non i etende a tanto; entir l'Armonia delle parti, ma l'Oratione,
e le parole, che arebbero atte a moverla, ono adombrate dal rumore di tanti, che
cantano; onde non potendo giudicare, ne meno pu eser mosa a ricevere l'impre
ione atta a detar in esa gli affetti, iche dico, queta mancanza non proviene
dalla Muica, ma dall'Oratione, che non nuda, e perci non pu muover l'anima,
come farebbe con una parte ola, che dall'anima conociuta nuda, e nel uo esere,
ne riceverebbe l'impreioni ; entendola poi confua, 8 adombrata da tante parti
muiche, abbenche non intendi, n sii mosa a qualche affetto da esa, gode per del
grato quantunque trepitoo concento ; adunque i vede , che il muover gli affetti
forza dell'Oratione, 8 il dilettare, debito, 8 officio della Muica, esendo il uo pri
miero fine il ricreare, e dilettare, e non l'eprimere il concetto dell'animo humano,
n a pi obligata.
Circa poi, che gl'Antichi non cantasero in cononanza, fori ar tato, perche
non en'era per anco ritrovato il modo, come di tante altre Arti copicue, cio il
ne meno anno a pena leggere. Alle carte si. Hoggi non olo i capi delle Republiche, (9 i
Senatori non uonano, ne cantano s fattamente, ma e ne vergognano in d privati gen
silhuomini. Et alle carte 86. e mi foe lecito vorrei con pi eempi d'autorit motrarvi,
che tra i pi famoi contrapuntiti di queto ecolo, ve ne ono di quelli, che non le anno ne me
ne leggere, non che intendere. (Ci dise di quelli, che non intendono la forza dell'
Oratione, e delle parole; che la prima Muica fose tanto apprezzata dagl'Antichi,
non meraviglia, perche Omnia nova placent. M che fose cos univeralmente tu
diata, eercitata, non il vero, poiche Alcibiade nel onar la Tibia entendoi
gonfiar le guancie, degnoo da e la rigett , e la ruppe Nerone, che ne Teatri
l'eercit, f da tutti i crittori taato per pazzo. Athea Scita, lod pi il nitrito
del uo detriero, che il dotto canto d'un Muico perito. Aleandro non uonava ,
n cantava, ma come li Principi moderni tenea i uoi Muici, 8 in particolare Ti
moteo, che per econdare il genio guerriero di quel Principe, gli uonava bellici, 8:
incitati li modi. Se f taato quel Filoofo, che non apee onare la Lira? f ne
COn
p ART E I C A P. XX.
29
come i vede nella prima carta del uo dialogo, ove dice in caa di lui, (9 ivi in dilet
tevoli canti, e lodevoli ragionamenti con " ripoo paar il tempo (9 c. E e al preente
li capi delle Republiche non cantano, e uonano, comandano, e vogliono, che i
faccia mantenendo Capelle, come fanno tutti li Potentati d'Europa, e fra gl'altri
plendidiimamente la Sereniima, 8 Invittiima Republica Veneta, li di cui No
biliimi Patritii, e Senatori Eccellentiimi portano in palma di mano, per cos di
re, queta nobil Arte facendola anche eercitare con tanta pompa, e plendore ne lo
roTeatri. E chi mi neger, che pur anche ne loro Palaggi non l'eercitano con no
bili trumenti non olo, ma pur anche nel canto in loro paatempo, e diletto? gior
ni notri l'Illutriimo Conte Pirro Albergati Bolognee oltre il dilettari della Mu
ica, e componer egregiamente, non h poto alle tampe divere opere, come o
nate, Cantate, e Mee, e Salmi? L'Invittiimo, 8 Augutiimo Imperator Leo
poldo ol bati ad equilibrare non olo, ma uperare quanti Principi Antichi ha
veero potuto eercitar queta nobil Arte; non d'eterna memoria il Duca d'Atri?
il Conte Ercole Botrigari Bolognee, e Luigi Dentice Nobile Napolitano non han
no tampato trattati muicali, e non furono contemporanei dell'Auttore? adunque
non vi conoco tanta diparit.
Che poi i eercitata da gente baa gi habbiamo detto nel cap. 18. che in queti
lodevole, poi che i tirano nel numero delle genti civili, 8 acquitano virtuoamen
te il pane, io non s perche caua la virt non poi eer acquitata da gente pove
ra; Anzi e ono poveri de beni di fortuna, procurano l'acquito de beni dell'animo,
quali non esendo retaggio della natura, n dono della orte, non i poono per
dere , e l'honore, che ne acquitano , loro proprio, e peronale, e per non ha
ver beni dalla natura, e dalla nacita, non ono biaimevoli , poiche in naturali
bus neque meremur, neque demeremur. Anzi per il contrario, i devono laudare, che
er via de loro honorati, e virtuoi udori, iino arrivati nobilitari al dipetto del
a cattiva orte, che poveri nacerli fece, 8 a loro favore quel detto, che povert
non guata gentilezza.
Che tal'uno delli profesori di Muica non appi ne meno da chi ii nato; t a ve
dere, che e gl'Antichi favoleggiarono, che la Muica ucise dal Gucio d'una
Tartaruca , queto notro Signor Galilei vorr, che li moderni Muici ecano
da qualche rupe ignota, opra ci non dico altro , poiche reto tu " , che
un'huo
PARTE I c AP xx
3o
ri fine,
che vene iino di tanto ignoranti, che ne meno appino leggere, cert
, che al empliciimo Contrapuntita gli necesario di havere una buona Gram
matica, 8 eser verato nella Proodia, enza coniderarlo in niun modo Muico
Teorico. Le cienze, 6 Arti liberali ono orelle, l'una d la mano all'altra, e nella
cognitione delle coe, ono fra loro di cambievol lume, e giovamento, in parti
colare alla Muica le Mathematiche , fra le quali anch' ea annoverata ;
onde chi haver tudiato pi cienze , haver l' intelletto pi perpicace ,
e vivo , 6 operer con pi fondamento ; che e il Contrapuntita empli
ce non haver ne meno la Grammatica , e Proodia , mai potr vetire, che
tiino bene le parole. Io mi d a credere, che in queto notro ecolo ferace di tanti
virtuoi veratiimi in queta nobiliim'Arte, non vene iino di queti tasati di i
mil crasa ignoranza, ma e per digratia ve ne fosero (che non voglio mai crederlo)
Muica mia habbi patienza, che e queti ti lacerano, deturpano, tanti altri valoro
i, e dotti con loro chiari, e purgati inchiotri, ti rendono tutta lucida, e bella,e ol
i" all'alta magione della gloria, ti tabilicono nel plendido nicchio dell'
-
CIMI
M U.
e -
MUISICO TESTORE
P A R TE SE CON D A.
Nella quale i parler delle Voci, e Suoni, e d'altre coe pet
tanti alla formatione di ei, che ervir di Orditura
alla Muical Tetura .
C A P.
, a
P R I MI O .
humana voce harmonia mediante contat, ed etiam poniturpro cantatione cujucumque rei.
E Bacchio. Quid et cantus ? Remiio, si inteno, qua fit per onos concinnos . Que
to canto adunque, che una melodia formata dal uono della voce, eendo
della Muical truttura la principal caua, vien chiamata da Muici Armonica Modu
latione, la quale da Euclide nel principio della ua Introdutione Armonica vien det
ta Que
32
T'ARTE II CAT II.
ta ordine, erie modulata. Modulata vero eries, dice egli, et qua ex onis, 9 in
tervallis certum quendam ordinem ervantibus componitur. La qual erie modulata in et
te parti la divide. Illius partes unt eptem. De onis. De intervallis. De generibus. De
itematis. De Tonis. Decommutatione. De melopeia . E ci parimente conferma Ari
tide Quintiliano alle carte o ove dice. Totius Harmoniae partes ee eptem: Quarum
prima diceptat deonis..Altera de Intervallis. Deytematis Iertia Quarta de Generibus.
guinta de Tonis Sexta de Mutationibus. Septima de Melopeia. Noi in queta econda
Parte tratteremo di tutte le predette coe, con qualche differenza per dagl'Antichi,
abbenche picciola econdo il notro biogno; onde il notro ordine della vocale, 8.
itrumentale modulatione ar. Delle Voci, e Suoni, da quali li Tuoni, e Semituo
C A
P.
II.
bilis quantum in ipo et. Platone aerice, che la voce non corpo, ed plaga ipa, at
que percuio aeris. Et il Kirchero lib.1. cap.1o. Vox et ontus animalis, glotide ex per
suione repirati aeris ad effectus animi explicandos productus,
Definitioni del uono.
Il uono per il Filoofo. Et illud, quod propri, 5 pere abauditu percipitur. Opu
re, Et collio duorum corporum inanimatorum. Secondo Nicomaco. Dicimus trepitum
quidem ee aeris percuionem
aeris indioluta uque ad auditum. Et al cap.8. Sonus et vocis caus e meles, idet aptus me.
k in unam tenionem. Secondo Aritoseno, Euclide, e Gaudentio. Sonus et vocif
eaus in unam tenionem. E Bacchio pag.1. Sonus generaliter umptus quid et ? vocis con
sinnae caus in unam tenionem. E per fine econdo Aritide Quintiliano alle carte 9. So
nus et vocis cantui apta pars minima.
Il uono alle volte viene impropriamente chiamato voce come dal vero del
Poeta ,
T A RT E II C A P. III
33
Il uono i pu anche chiamare, corde, phthongi, & altro; i conidera nel tempo
per la duratione, e quantit del ritmo. Nel luogo, per l'acuto, e grave. Il uono acu
to. Et coartati aeris ex colliione corporumfrequens, 9 celerrima vibratio. Il uono gra
ve. Et laxi aeris ex colliione tarda, 9 lenta vibratio. Phthongus Et vocis caus , idet
onus aptus voci in unam intenionem. La voce dice il Kavalier Marini nelle dicerie acre
parte econda, e i getta a cao non onora, e digiunta dal uono, non perfetta. Quan
io regolata con miura, e ne forma il canto, e quando col uono i congiunge, ne riulta l'
barmonia .
Tre coe i coniderano nel uono,e voce, il Stato, vero Tenione, l'Intenione, e la
Remiione.
e aliud vocem tare, qum manere in eadem tenione. E Gaudentio. Teno vero et mora,
ac tatio vocis. Secondo Bacchio Manio quid et cum ad eundem onum plura verba canun
tur. Aritide: Teno autem et manio, 9 tatio vocis. Et in fine il Kirchero lib.3. cap.5.
il tato, tenione della voce juxta quam vox aut chorda in tono ad canendum apto coti
tuitur -
L'Intenione della voce per Aritoseno Et itaque Inteno voci, motus continuus,ex gra
viori loco in acutiorem. Bacchio. Quid et inteno ? motus cantilena abgraviore ono ad acu
tiorem. E econdo Aritide. Intentio quando graviore tranit ad acutiorem. In fine il Kir
chero. Quando movetur gravi ad acutum.
- La Remiione per Aritoseno. Remiio vero ex acutiore loco in graviorem. E Bac
chio dice Quid et remiio? motus modulationis ab acutiore ono in graviorem. Secondo Ari
tide. Remiio et quando ab acutiore locoad graviorem vox decendit. Et il Kirchero, la
Remiione quando ab acuto in grave procedit. Onde e ne cava, che ex intenione na
-
citur acumen, ex remiione gravitas. Altre qualit, e propriet delli Suoni, e Voci, i
rapporteranno ne eguenti capitoli,
-
C A P.
-
III,
(. . .
noi nel parlare tramandiamo; e gli Stoici affirmarono eser prodotta dall'impeto dell'
aria percosa. Noi diremo con il Kirchero, che un uono ucito dalla Glotide per.
la percuione dell'aria repirata, onde di neceit il decrivere l'organo della voce,
e vedere con gl'Anatomici le ue parti, 8 operationi, & oservare quanto i richieda
alla formatione di esa mediante il prefato Organo.
L'ArteriaTrachea, Apera cos chiamata dagl'Anatomici, e pecialmente dal
Veslingio, quel canale, che nacendo dalli Polmoni, e pasando per la gola arriva a
terminare alle fauci della bocca. Queta formata per tramandare l'aere inpirato, e
repirato, per ventilare il calor naturale, e per l'efformatione de uoni, e della voce;
i divide in parte inferiore, e uperiore, l'inferiore i chiama Broncho, che i divide pri
ma in due rami, e queti in molti altri, che i connettono alli Polmoni ; la uperiore
Muco Tetore C
e chia
-
T A RT E II C A P. III,
34
me con legamenti carnoi, e termina alla parte delli Polmoni (come i die ) in diver
i canali in forma d'Arterie; li circoli anelli vero la gola ono maggiori degl'altri,
quali terminano all'oso Hyoide, che bae della Lingua.
I
Cinque ono le cartilagini, che ono necesarie alla formatione della voce.
La Prima detta Tyroide, vero Scutiforme, dentro concava, e fuori gibboa (ve
di la Figura I. II.) La parte di opra i congiunge all'oso Hyoide, e quella di otto
con la Cricoide; i move queta Scutiforme da tre mucoli. Il primo chiamato Stermot
byroide, il quale tira a baso la cartilagine, 8 inerto nella parte inferiore della Scu
tiforme; Il econdo detto Cricothyroide, 3 picciolo, e cartilagineo, e i move al
quanto obliquamente, h l'origine dall'anulare cartilagine, e da queto i dilata qual
che coa la rima della Laryngie. Il terzo i nomina Hyothyroide, 8c dedotto dall'oso,
Myoide, e fornice circa l'inferior parte della Scutiforme, e queto atrahe e la Scutifor
me, e cotringe la rima della Laryngie. Vedi la Figura III.
a .
Aggiungiamo, che il Suono caua formale della voce, l'Aria la caua materiale, e
caua della voce, poiche poono offiare, e non eervi voce; ma olo a "
-
mian
- --
--
PARTE II CA P. III.
di mantice omminitrano l'aere; n pure caua la Lingua, n la Gola, n il Palato,
n li Denti, nle Labra, ma la ola Laryngie, a cui queti ervono come uoi minitri,
il che i vede dal proferiri di alcune lettere, altre con le Labra, altre con il Palato, altre
con la Gola, 8 altre con i Denti, onde conchiuderemo con Marchetto Padovano cap.
de sono, si voce del uo Lucidario, che per formare perfettamente la voce vi concor
rono li narrati trumenti, poiche. Prim enim anhelitus pulmone procedit, ecund per
medium gutturis tranit; terti palatum ferit, quod ipum retinet; quart lingua cindi
tur, ut diverificetnr; quint per tacium ipus linguae circum dentes dicernitur, quid homo
proferat; ext labiis moderatur, pot bac vox et.
-
- a
--
- . (
.-
Figura
I. Cartilagine cutiforme eterna.
Figura II. Cartilagine cutiforme interna,
Figura III. A. Cartilagine Thyroide, o cutiforme.
B. B. Due mucoli Hyothyroidi.
e
.
E. E. Due mucoli della Laryngie, che dalla parte anteriore del petto
nacendo, ono inerti nella ede inferiore della cartilagine
-
Scutiforme.
. :
A c TD e'
-
I r corpo
dell'Arteria apera, che v inerto ne'Polmoni.
:
- e
C A P.
crT V/
I v.
- ft
T Ante ono le variationi delle Voci , che quai arebbe impoibile rappreentarle
tutte, pure ne piegaremo alcune . Per la varia cotitutione dell'organo, i va
riano anche le voci; onde alcune ono grandi, e picciole; altre acute, e gravi; altre
leni, & apre; cotanti, e tremole; forti, e deboli; crae, e ottili; chiare, e rauche;
altre allegre, altre fievoli, e mete, la quale variet pu avvenire dalla naturale coti
tutione della Laryngie, & anco dall'aria, materia della voce, 8 ipiratione; e il tem
peramento della Laryngie ar humido enza influo d'humore, la voce ar foca, o
cura, e confua; e ar con humore, la voce ar rauca. Il temperamento eceo f la
-
VOCC
pA RT E II
36
CA P. IV,
Il Suono i forma dalla fratione dell'aria moa da corpi odi, e duri, 8 anche dal
vento movente vehementemente l'aria; il uono delle canne organiche, tibie, e imili
itrumenti da fiato, come pure il vento del polmone, che allide l'aria alla dura parte
della Trachea, ci i f per contrittione d'aria ; altri uoni i formano per la ua eten
fione, come il ibilo del vento; altri per coitione, come il franger della carta, panno,
dalla quale l'aria moa, 8 intorno celere s'aggira quai coeundo,fra e tea i frange,
e circola, e forma il uono; & altri modi, che i tralaciano, il qual uono proviene dal
C A P.
v.
r- l dalle definitioni delle voci, e uoni, che i ono apportate nel cap 2 di queta
econda parte, i venuto in cegnitione, che ono una percuione, e motione
d'aria : Gli Atomiti con la commune opinione dicono, che non i f uono enza mo
to, n moto enza percuione, dalla quale vogliono sii tramandato dal "
-
un dilu
pARTE II cap. V.
un diluvio d'atomi, che portati, e cacciati dall'impeto loro impreo dalla percoa, i
pargono per ogni parte,e pervengono all'udito,e che dalla percoa e ne traggono pi,
e meno, econdo le ue qualit, come pure pi, e meno conforme la continuatione del
tremare, e vibrare della corda, 8 anche eer variati alla variatione de uoni, come dalla
corda d'acciajo d'una qualit, da una di rame d'un altra, e cos delle altre. Noi per
tralaciando queta opinione, diremo con la commune, che queto uono, che et col
lio duorum corporum: al entimento del Filoofo: requiritur medium in quo fiat, 8c intan
to uono, in quanro, che l'aria i pezza, e frange dalla percoa de corpi, che perci
die
de Muris
nel uo Specchio di Muica part. 2. Sonus etfradioaeris, ex im
pulu Giovan
percutientis
ad percuum.
Al parer del Gaffurio tre coe ono necesarie alla formatione di eso; dice egli nel
la Teorica lib.2. cap.2. Neces autem et quum actu onus fit haberi mimirum tria, duo qua
concurrunt, 9 tertium, id in quo hic concurusfat, verbi gratia, qua concurrunt dura, 9 a
lida corpora neceum et, in quo idgeraturaer et ; & in vero e li corpi non fosero odi
non formarebbero uono, come i pu conocere dal latte, 8 oglio, che per la loro mor
bidezza non riuonano, come pure la lana, Scaltre coe molli, che fra e percotendoi
e
non formano uono alcuno, il che i vede dall'eperienza, onde devono eser duri, ac
ci habbino potenza nella loro colliione di mover l'aria in cui i formano, e ne cauino
il tremore, il quale al parere del Kirchero lib.1. della Muur. cap.6. Et pecies quaedam
motus localis, ve impulus, quo corpus aliquod collium in e tremit, 9 minutis quibudam un
dationibus concutitur. Per dimotrare adunque la formatione de uoni nell'aria, di ne
ceit trovarne il modo, e gi che i rende impoibile il pingerne meno l'Echo, che
figlia della voce, pure ombra, e coda di voce, meno i potranno pingerli uoni, e le
voci. Boetio per nel primo libro della ua Muica al cap. 14 opra il tero foglio d'un
acqua tabile, e quieta c'inegna a formarne una perfetta idea. Tale enim, dice egli,
quiddamferi conuevit in vocibus, quale cum paludibus, vel quietis aquis injectum eminus
mergimus axum. Prius enim in parviimum Orbem undam colligit; deinde majoribus unda
rum globos pargit, atque eo uque dum fatigatus motus ab aliiciendis fluctibus conquiecat.
Semperque poterior, 9 major, undula pulu debiliore diffunditur, quod i quid it, quod crecen
tes undas poit offendere, tatimille motus revertitur, 9 quai ad centrum, unde profectus fue
rat, eidem undulis rotundatur. Ita igitur cum aerpulusfuerit onum pellit alium proximum,
d9 quodammodorotundum fuctum aeris ciet. Itaque diffunditur, 9 omnium circumtantium
imul ferit auditum, atque illi et obcurior vox, qui longis teterit, quoniam ad eum debilior
pulaeris unda pervenir. Tale adunque l'idea de uoni pota otto la potenza viiva,
coa pur anche oervata da Vitruvio avanti del citato Boetio, & anco l'affirmarono gli
Stoici prima d'entrambi, vediamo quello dichiVitruvio al cap.3 del 5. lib. Vox enin
ei piritus fuens, s aeris i tu enibilis auditui. Ea movetur circulorum rotunditatibus in
finiti, utili in tagnantem aquam lapide immio nacantur innumerabiles undarum circuli,
recente centro, si quamlatiime point vagantes, e poco dopo, eadem ratione vox ita
ad circinum efficit motiones. Sono l'ondicelle dell'aria agevoliime a formari, e velo
ciime al coro per ogni impreione di moto, e percoa, tante la picciolezza, e flei
bilit delle ue parti, e vatiime nel dilatari, onde molti affermano il uono formari
da effe, o eerinee, o pure non difonderi e non per ese, e che nel loro moto tanto
sno uguali nel principio, quanto nel fine.
Comincia il uono adunque dalla colliione di due parti dell'aria, al entimento del
Mengoli nelle ueSpeculationi Muicali, le quali nel dipartiri l'una dall'altra, cedono
il luog al vacuo d'aria, ove l'altre due parti d'aria concorrono a collideri, e perche le
Muco Tetore,
due
38
T A RT E II
CAT. V.
due prime parti d'aria inclinano a ritornarene al centro della colliione, e non poso
no, perche il poto preo, i dipartono dal centro per linee ricorrenti quai al primo
luogo, nel che fare vanno a collideri con le parti d'aria, che hanno preo il luogo, e
cos il uono i moltiplica, e i tende : o pure con il P. Daniele Bartoline uoi Tre
mori Armonici. Nace il uono dal percotimento, il quale non pu esere enza il mo
to, e la percoione, che riceve l'aria quella, che cagiona il uono; poiche dalla per
coione mosa, per non ammetterevacuo,n penetratione, i divolge ubito, e piega
per radezza ad ogni lato quelle parti condenate dell'aria, e le caglia inino all'udito.
Il formari poi il uono pi grave, e pi acuto, proviene dalle vibrationi della corda
onora, che pi, e meno sferza, e muove l'aria, e la caua di quete vibrationi maggiori,
se minori, ono la lunghezza, grosezza, e tenione d'esa corda, la quale quanto pi
lunga, e grosa debita proportione, tanto i move pi lenta, e le vibrationi ono pi
rare, e meno fericono l'aria col numero delle percose, il uono tanto meno incita
Nel moveri della corda intervengono tr moti; Il primo quello della corda, 8
una vibratione, o un guizzo di qu, e di l dalla linea ua dritta, opra la quale poava
avanti, che fose percosa, e mosa; Il econdo dell'aria, che dalla motione della
acorda viene sferzata, e percosa, pi, e meno, econdo la qualit della corda nella lun
ghezza, grosezza, e tenione; Il terzo i f dal corpo onoro, che quello, che otenta
la corda, a cui fermata da l'uno, e l'altro capo, e da queta ne nace il tremore armoni
co . Li tremori, e linee onore ono pi frizzanti appreso il centro della colliione,
e lontani meno, nelle quali prevale l'inclinatione al ritorno vero al centro, e i rivolta
no ad eso; dalla pecie del uono i riempie una sfera d'aria, e tanta parte di sfera per
quanto i pu ditendere queto moto d'aria enza impedimento; Due uoni, anco
pi, parimenti i difondono per esa aria, enza il michiari l'uno con l'altro, come ap
punto i vede nell'acqua dal gettari pi fasolini in esa, che ognuno forma il uo cen
tro, e sfera, 8 ondationi, e enza impediri l'una con l'altra proeguicono il loro mo
to, econdo la qualit de ai in esa gettati, per vero, che pi, che aranno, pi ne
formaranno confuione, e cos parimente nell'aria, pi che aranno li uoni pi ar
conturbata, e meno ditinta : La differenza del moto dell'acqua da quello dell'aria ,
che l'acqua percosa dal aso egue a tremare, abbenche il aso sii arrivato al fondo, e
sii in quiete; m l'aria, cesato il moto della vibratione della corda, o voce, fornice
ancor lei di rionare.
Il uono vicino, o lontano non varia nella qualit del grave, e dell'acuto, m tanto
vicino al centro, quanto all'ultimo del giro della sfera ; vicino al centro ar pi friz
zante, come i dise, per eser ivi l'impeto pi vivo, e valido; che lontano pi debo
le, tante la fiacchezza della vibratione, che perviene al uo fine.
Si prova con evidenza la propagatione de uoni per l'aria dall'eperienza del uono
d'una campana portato da un vento intabile nel uo pirare, che tal'hora i ente per
il favore di eso, anche lontano, e tal'hora non i ente per haverlo contrario,abbenche
sii vicino, vero, che l'ondicelle dell'acqua corrono anche contro la correntia del fiu
me, m e ar detta correntia asai valida, i diperdono; tanto avviene
"
11 luOnO
T ARTE II C A P. V.
39
il uono contro l'impeto del vento, ma anche uperato, econdo la maggior potenza,
che tiene pi l'uno dell'altro. La voce, 8 i uoni hanno una virt, che i diffondono per tutta la ua sfera, 8 egual-.
mente i fanno entire a tutto l'uditorio, e tanto in pochi, quanto in molti ; poiche
S. Agosino nell'epitola terza ad Voluium die : Quid mirabilius, quan id quod acci
dit invocibus notris, verbique onantibus, in re cilicet raptim tranitoria. Cum enim loqui
mur, ne ecundae quidem yllaba locus et, ni prima onare detiterit, 9 tamen i unus adt au
ditor, totum accipit, quod dicimus, sfiduo ad intrantumdem ambo audiunt, quod, s ingu
lis totum et : 9 i audiat multitudo ilens, non intere particulatim communiunt onos tam
quam cibos, ed omne quod " (9 omnibus totum, 5 ingulis totum. Onde e anche in un
Teatro vi foero diecimila perone, una voce ola, tutta a tutti, e tutta a ciacuno i
partecipa; e la voce ar proferita in tempo di ilentio, ella naviga come la nave nella
bonaccia, ma e vi ono rumori, e gridi, come venti furibondi movono l'aria, 8 im
pedicono il navigare alla voce, e qual miero legnetto i contorcie, e s'aggira, e vinto
dalla gagliardia degli avverari i perde ; onde opra ci die S. Bailio nell'homilia
Attende tibi, &c. Si quis ergo parte auditorum tumultus, quai procella quadam contra
apirarit, medio in aere diolutus ermo, velut naufragio abortus peumibit.
Il Primo
quando l'aria cacciata con forza per i fori anguti degl'itrumenti da fiato. Il Secon
do quando percoa l'aria dalle corde ditee, e temperate opra gli trumenti. Il Ter
zo quando la voce, che uono prodotto dall'animale, cacciato ne viene da polmoni,
ghezza, e brevit; poiche quando i turano li fori, pi che i v turando gi bao ver
o gli etremi dell'itrumento, i pu dire con verit, che i v allungando, e quando
i aprono vero la linguetta, i v accorciando, retando empre intatto l'itrumen
to, e dal corto e ne h l'acuto, e dal lungo il grave. Circa alla voce, ne habbia
mo parlato ufficienza nel capitolo paato, onde diremo qualche coa degli tru
menti da corde.
vibratione delle corde attepi, e meno a sferzare, e mover l'aria racchiua ne corpi
degli trumenti, non olo come corde atte pi, e meno sferzarla, e moverla, ma
anche, come tanta quantit d'aria racchiua nella grandezza, e picciolezza de corpi
degli trumenti, e che ii il vero, e i porranno le corde di budella opra un Clavi
-
cemba
T'A RT E II CAP VI
4O'
cembalo, egli tanto grande di corpo, che perdendoi in eo il uono, i ammuti
ce; le corde poi d'oro, d'argento, d'ottone, rame, 8 acciaio, econdo la propria,
durezza, e dolcezza formano vario, pi, e meno, apro, e dolce, pi onoro ,
overo muto il uono; le corde di budella per eertenere, ono dolci; e quelle d'ac
ciajo, per eer dure, operano con maggior pirito a caua del maggior impulo; e le
corde poi aranno percoe con le dita,che ono molli, il uono ar pi muto, e debole,
che e foero percoe da materia pi oda, pur che ii con debita proportione il per
cutiente al percoso, e ci tutto avviene dal maggior, e minor impulo, che hanno
nel sferzar l'aria; conchiudiamo adunque con il Gaffurio circa l'aria racchiua ne cor
pi degli trumenti, che nel lib.2. della Teorica cap.2 die Quum enim aeris, qui intas,
et ex agitatus exitum quarat, quem obiectum laterum ob qua dum precipitat offendit, inve
mire non potet, fit ut di per bac luciatus, 9 tortus, valid pertrepat. E con il Gali
lei alle carte 133 del uo Dialogo, ove parlando della formatione del uono del Lau
to die. L'immediata cagione del uono, l'intenione dell'aria, che racchiua nel mez
zo di quelli trumenti, che la percuotono, chizza quai del mezzo di loro fuora, per forza, 9,
con iluo empito tutta unita come l'tata da quella ritretta inieme, urta in quella, che l' con
tigua all'intorno, pingendo empre inino, che la pi vicina al enorio forzata da quel moto,
quai ferice quelle cartilagini, che ferite fanno il entire, il qual colpo entito veramen
te il uono. Si che per fine di queto capitolo diremo con Aritotile Text. 81, 82, 83.De
!!P Anima, che Aer etfaciens audire cum movetur continuus.
-
; ( -
P.
V I.
- -
Il eno del Udito adunque econdo il Filoofo, Et potentia enitiva exterior, qua
onum percipit dumtaxat. Il di cui proprio organo, e enorio l'Orecchio, il quale i
divide in eteriore, interiore. L'organo eterno viene propriamente chiamato orec
chio, una parte eteriore del corpo pota vicino alle tempie in forma emicircola
re, intrinecamente concava, etrinecamente convea. Io non tar a perder tempo
in decriverla, eendo notiima a tutti; olo dir, che il uo ufficio di raccogliere
i uoni, e queti portarle all'organo interno; erve anco per ornamento del capo, che
perci in pena, 8 obbrobrio de malviventi vengono talvolta mutilate dalla Giuti
tia. Non organo principale dell'udito, eendo il vero organo l'interiore, poiche
e foero anche pere per qualche accidente, i pu entire ad ogni modo, non perfet
tamente, ma in confuo, come un ottuo mormorio, s che ono necearie ecundum
quid, non impliciter. Quete orecchie ono attaccate validamente alle tempie, e van
no ad uniri all'oo interno dell'uditorio, portando ad eo li uoni,
L'organo poi interiore un oo, che per la ua durezza dagl'Anatomici vien chia
mato Petroo, il quale ha diveri fori, e caverne; la ua figura ineguale, pi toto
tonda, che triangolare; le di cui parti principali ono il Meato Uditorio, il Timpa
no, il Laberinto, e la Chiocciola, oltre de quali ha due pendici una in forma di tilo,
shiamata dagl'Anatomici Styloides. Et facile a romperi; ne bambini cartilaginea,
e
ne
p ARTE II C A P. VI
4I
ene
gl'adulti oea; L'altra pendice i chiama mamillare dalla ua figura, 8 craa, bre
ve, e cavernoa, vedi Le Figure II. III.
e -
Principiando adunque del foro auditorio diremo, che queto proviene, e principia
immediatamente dalla conca dell'orecchio eterna, 8 formato nell'oo petroo, e
fornice alla bocca del Timpano; queto alquanto tortuoo, e ci, per multipli
care li uoni, pure acci, che queti troppo trepitoi non fericano con tant'empito
la membrana del Timpano, e l'offendino; queto foro, meato vetito d'una cute,
d membrana ottile, e delicata. Vedi le figure I e II.
i
natura confinis, 9 cognata aeri et, habetur enim in auribus congenitus confatus, qui quai
intextus et paniculae, 9 cum piritu illo implicitus, atque inadificatus ubi fomes enificus
et, 9 ubi prima entiendi visedet. Vedi la Figura III. Si chiama Timpano per ee
re di forma come il Tamburo militare, 8 conne li Timbali Todechi.
uono eteriore. Vedi le Figure IV. e VII. Levati queti tre oicelli, i cuoprono
nella cavit del Timpano due fori chiamati finetra ovale, e tonda; l'ovale v nel
Laberinto, e la tonda conduce nella Chiocciola, e i diffonde in ee l'aria racchiua
li i quali econo con la maggior parte dall'oo petroo, eendo per con la lor bae
affii ad eo, 8 econo da eo; queti ono concavi, 8 in ei entra l'aria congeni
ta, la quale circola, e s'aggira in ei, 8 acquita forza maggiore nel lor raggirari, ce
entrano nella Chiocciola, vedi la Figura IX.
La Chiocciola poi una cavit tortuoa in giro di due, tre giri, che empre i van
no tringendo, come il gucio della Chiocciola, lumaca; vedi la Figura IV. e IX.
Il uo ufficio di ricevere l'aria congenita raggirata dal Laberinto; tanto la Chioccio
la, quanto il Laberinto, ono vetite le loro cavit d'una pelle, cartilagine, ner
vo ottiliimo, da quete parti unite e ne forma la enatione dell'udito, ervendo
-
l'una all'altra, come i dir; egue a queti ordegni auditorii un nervo chiamato
Nervo oditorio, il quale proviene dal Quinto pari del cerebro, & di due parti, l'una
detta Molle; e l'altra Dura. Vedi la Figura VI. Queto paando per il foro dell'oo
petroo entra nell'orecchio, e diramandoi abbraccia la Chiocciola, 8 il Laberinto,
da quali riceve le enationi. Vogliono alcuni, che uno de uoi rami tii teo opra la
Imem
42
T A RT E II C A P. VI
membrana del Timpano, come appunto ne Tamburi, che erve per moltiplicare, e
ribattere li uoni, e che tanto avvenghi nella membrana del Timpano, moltiplicando
le percoe de uoni, che li ono rapreentati. Vedi la Figura VI come pure vedi la
Figura IX. che l'intiera machina dell'uditorio interno Chi vole pi eatta informa
tione di queto enorio dell'Udito, vegga il Veslingio, il Bartolini, & altri Ana
tOm1C1 - ,
E' pi che certo, che la natura ha poto per alcune coe il diletto ne eni, e per al
tre lo piacere; ci appare dice il Bartoline Tremori Armonici parte 4. cap.1. In un
Bambino di un ol giorno, che naturalmente dicerne il mele dall'aentio, e tende
vero il dolce la Lingua, e dall'amaro la ritira; cos parimente l'orecchio, come ha
vee in e teo intavolata la Muica, ditingue il dolce delle cononanze dall'amaro
delle dionanze; v' adunque entro ad eo una facolt, un principio, pure cagio
ne, che empre piacer un ripieno di voci, trumenti, in cui vi ii l'aborrito con
certo delle dionanze, come pure mai immuter nella ua intelligenza quell'innato
itema, che habbiamo, di compiaceri della dolc'Armonia delle cononanze, poi
che anche cantando per dilettari batteremo pi agevolmente l'ottave, e le quinte, che
le altre, esendo eccellenti nel uono, e facili nel loro componimento.
Come iino adunque queti effetti contrarii della natura, come il piacere, e dipia
cere; La conolatione, 8 il diletto, asai ocuro, e dificile a dimotrari, 8 ab
benche la Filoofia s'aggiri fra quelle caverne, ad ogni modo retando al bujo non pu
comprendere come il uono ivi entrando, e fra quei giri velocemente pasando, vadi.
fari giudicare dall'anima, 8 afferma Gaparo Hofmam, che delle operationi dell'
udito interno Solidi nil dici potet.
Noi per con il Bartoli (per bocca del quale in in hora habbiamo parlato ) ne di
metraremo qualche pruzzo per trattenimento del notro Muico Tetore, prima pe .
r motreremo con la commune opinione, come li uoni iino comprei, e commu
nicati all'udito.
--
- -
Si dise gi il uono esere una motione d'aria non ciolta inino all'udito, queto
adunque nel uo raggirari perviene all'udito debitamente cotituito entro la sfera
onora, e con l'eser raccolto dalla conca dell'orecchio eterno, tramandato per il
meato uditorio alla membrana del Timpano, ivi f le ue picchiate, e vibrationi, a
cui l'aria impiantata riponde al picchiare dell'aria onora eterna, dal che mosa la
membrana del Timpano, i dibatte, e f rientire il Martello, che ollevandoi attrahe a
na, dal che ne viene affetto il Nervo Auditorio; e e la membrana del Timpano ar
carnoa, e dura, che non i atta al tremare, l'huomo ar ordo nativitate, e poi
ar inzuppata da qualche humore, & alterata, l' huomo ar ordatro.
Opera adunque il eno dell'Udito con queti uoi tanti ordegni; ivi l'anima acol
ta, &ode quello, che i f per via delle picchiate delle due arie, l'una fuori, e l'altra
dentro concordi, nel batter l'una, e l'altra al ripondere: affetto il Nervo Uditorio
da quete percose, le porta per via del eno Commune otto la giudicatura dell'Ani
ma, la quale giudica, con l'approvare il conono, con il rigettare il
"
ulOle
PARTE II C A P. VI.
43
mis fuga, qui cum miceri recuant aperitate quadam aures ledunt . Che perci non o
no abbracciate dalla natura, in coneguenza non ono dilettevoli all'udito, i che la
imboleit, e quella facilit ad uniri, quello, che alletta l'udito, e ci i h dalle con
onanze; e la diimboleit, e difficolt nell'uniri, che i prova nelle dionanze, ar
quello, che piace, e queta opinione pare, che ii la propria, & abbracciata.
Vogliono altri, che la caua del diletto ii, che le cononanze hanno le loro perco
e ordinate, che perci con un oave olletico gentilmente movono il Timpano, che
per il contrarie quello delle dionanze con il uo picchiare inordinato, non ollecitano
con gratia, m pi toto tracciano, e mordono l'udito, le cononanze nel picchiar
loro vanno con ordine, come l'ottava ad ogni picchiata, che f la parte basa, l'alta ne
riponde con due, la quinta ad ogni due, che ne f la baa, tre ne f l'alta, e cos l'al
tre &c. E queto l'ordinato, e gtatioo olletico delle cononanze; Le dionanze
poi non accordandoi nelle loro picchiate con le loro ineguali ondationi, tracciano,
e mordono il Timpano, e non lo dilettano, che perci eendo vero il detto, che op
alla ua primiera quiete; onde ne avviene poi, che entendo l'eser rimeso con l'arrivo
della cononanza , ne reta totalmente pago, e gli embra pi dolce, e oave.
Aericono gli Atomiti conitere la delettatione dell'Armonia, che nel Timpano
i trovino atomi onori proportionati fra loro nella grandezza, econdo i numeri delle
cononanze.
Vogliono altri moderni di queta medema cuola, che dal moto, e percotimento di
queti atomi, ne naca la formatione del uono, e dalla maggiore, o minore pretezza, e
- i
gagliardia,
44
pA RT E II
CA P. VI.
gagliardia, che fanno nel ferire il Timpano, ne reulti il pi, e meno grave, 8 acuto,
i"
, o forte, il diletto della ben miurata proportione debattimenti fatti al me
deimo tempo alla membrana del Timpano.
te nelle voci, e uoni, che il medeimo, che e i entie una ol parte; Il tutto dii
mile poi genera piacere; i che eendo la cononanza econdo Boetio mixtura duorum
onorum, qui Acumine, 3 Gravitate differentes umuntur, in qua cantus nihil amplius vide
tur de graviore participare ono, quam de acutiore. Queta mitura di Grave, 8 Acuto
uniti aieme, formano nell'udito quello, che due colori all'occhio, e due apori al pa
lato, che nichiandoi non ono n l'uno, n l'altro, ma un terzo; cos adunque con
fui enza confuione i uoni, ono habili conforme il loro temperamento, e gradi, pi,
e meno cauare il diletto; come un tal grado di Grave, e due d'Acuto generano la ua
viima ottava; due di grave, e tr d'acuto formano la compoitione di quinta apori
ta, e grata, cos le terze, e ete maggiori, e minori hanno il loro particolar mecola
mento, & individuale propriet atta non olo a dilettar il eno con la loro variatione,
ma anche ad appaionarlo con un innocente commotione degli affetti, poiche alcuna
di quete mecolanze, di natura malenconica, 8 alcuna allegra; l'una placida, e l'al
tra furioa; altra piritoa, e vivace, altra languida, e dolente, e dove ee non ono atte
vi i aggiunge qualche tilla di quell'agro, 8 acerbo, che ono olite a produrre le di
onanze, che (come i die) nel ritornar poi, che f la cononanza, picca, 8 appare
doppiamente oave, e da queto variato intreccio, econdo il parere del Bartoli, ne ri
ulta il diletto, & il piacere, che ne riceve l'anima. La differenza poi del piacere, che
i riceve dal entire un choro di voci unite, che cantino, e entirne una ola, come il
vedere una danza piena, 8 un olo, che balli, e queto quanto, che dal dottiimo
Bartoli in queta difficile materia poo apportare al mio curioo Tetore.
- - -
D1c HIA
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g
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n15
},
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~~S
45
Figura I.
delle tempie.
Figura II. A. Parte dell'ooio.
B. Meato uditor
D. Proceo mamillare.
E. Proceo tiliforme,
Figura IV.
esi.
A. Il Martello.
B. L'Ancudine.
C. La Staffa.
D. D. La Chiocciola.
A. I l meato uditorio.
La cavit, in cui B.
B. C.
Figura V.
Figura VI.
e
C.
lungo, e breve.
cFigura IX.
A Forame ovale B.
forame
rotondo. i
C. C. C. Li tr circoli del Laberinto. I
i
-
- .
c A P.
46
. -
P.
VII.
Dell'Inventione delle Figure Mueali E Pi che nota la propoitione, e detto del Filoofo, che Omnis motra cognitio ortum
-
materiali, e enza queti non pu eere il vivente, poiche die Boetio nel primo della
Muica cap. 1. Omniam quidem perceptio enuum ita pont, ac naturaliter quibudam vi
ventibus adet, ut ine bis animaln poit intelligi,e nelle notre operationi,poco dopo die,
quod enum percipiendis enibilibus adhibemus. Si eercita adunque ogni eno eterno
circa al proprio obbietto adequato alla ua potenza ; onde la Muica cadendo otto il
eno dell'udito, e queto eendo potenza, che i etende circa li uoni, che ono di qua
lit tranitoria, e non uitente, ne avviene, che le voci non i poono n crivere, n
; non otante per i sorzarono li Profeori Armonici di ritrovare alcuni
egni, d caratteri, per li quali i dimotraero, e ditingueero le variet di ei uoni, e
voci, ponendoli otto la potenza dell'occhio, che la finetra degli altri eni, perci
die il Gaffuriolib. 1. cap.2 della ua Pratica : Sonorus autem mentis conceptus certis no
tulis declaratur, e perci notule ipae vocisgna dicuntur. La potenza viiva adunque tra
mandando come inervitrice quet'arte, quello, che comprende da ee figure al eno
commune, e queto all'intelletto, che comprende il ignificato di ee, f che la volon
t commandi all'organo della voce, che fedelmente moduli, o pure alla mano, che uo
ni quanto li precritto dalla qualit di ee figure, non olo per la gravit, 8c acutezza,
m anche per la brevit, e lunghezza d'ei uoni, quali egni non olo furono trovati
per dirigere la modulatione delle voci, e uoni, ma pur anche per laciare in memoria a'
i"
Queti egni adunque enibili chiamati Figure, Note muicali, furono, econdo
la variet de tempi, diveri, e varii, e gli Antichi Greci particolarmente hebbero li loro
ditinti caratteri, ma ad ogni voce, e uono li proprii, & asegnati, non come li notri
applicati alle righe, epati; e queti erano lettere non puramente Greche, m alcune
dritte, altre invere, 8 altre giacenti; come pure altre intorte, 8 altre mutilate, al nu
mero di quarantaotto, come riferice Vincenzo Galilei nel uo Dialogo alle carte 91.
le quali al parere del Kirchero, e di Marco Meibomio difficilmente furono retituite
dall'ingiuria del tempo dalli manocritti d'Alipio Greco, antico Scrittore ; Al pa
rere di Boetio, e di molti altri, uarono li Greci doppio carattere; Ut non tantum, dice
egli nel quarto della Muica cap.3 rarminum verba, qua litteris explicarentur, ed melos
quoque ipum, quod his notulis gnaretur, in memoriam poteritatemaue duraret, e poco dopo
erunt igitar priores, acuperiores notulae dictionis, idet verborum, ecundae ver, atque infe
a res percuionis; e ci parimente afferma Marco Meibomio nella prefatione ad Le
fiorem della ua Opera opra li ette Auttori Greci dell'antica Muica eplicati da esa.
Chi ar curioo di vedere queti Caratteri, potr leggere Boetio al luogo opracitato;
il Kirchero nella Muurgia lib. 7. erotema 4 pag.54o il Galilei opracitato; Alipio
dichiarato dal opradetto Meibomio, che nel fine della opracitata prefatione ad Le
dorem publica utilit forma l'Hinno de SS. Ambrogio, 8 Agotino, con le note de
Moderni, e caratteri de Greci Antichi.
C v
.
Vuole il Banchieri nella ua Cartella Muicale, che li Greci cantasero con ei lette
'
'
illabe:
IT
IL _ _ _ _ _
T A RT E II
CA P. VII.
47
-
Aserice il Gaffurio nella Pratica lib. 2. cap. 2. che li Greci havesero le loro figure
nel eguente modo: Verum, dice egli, varias in rotbmo figuras dipouere Greci hoc ordine
La Breve d'un tempo cosi -
A,
I I
m -
&c.
Teim ciacheduna figura enza punto; il che il curioo potr meglio oservare in eso
Auttore; sbrigati da Greci, vediamo quello sii de Latini. - -Le Figure Muicali de Latini, non ono emplicemente le Note, ma puranche le
Lettere, le Linee, le Chiavi, le Paue, li Punti, li Numeri, li Circoli, li Dieis, li B.
ettimana, quali forniti, circolando ritornano da capo. Vuole Vincenzo Galilei nel
uo Dialogo alle carte 36 che ci i facese anche con i caratteri Greci, ove dice: ier
virono i Muici pratici, che furono poco avanti tempi di Guido Aretino, per ignificare le
corde delle cantilene loro degli tei caratteri, che uavano gi gli antichi Greci, e di quelli an
cora de Latini, egnandoli opra ette linee in queta maniera, ad imitatione fore delle ette
(p
d
I
Latini.
-
I,
2.
r-
Vedi l'Eempio.
A
.M
Greci.
F
Nicola
pA RT E II CA P. VII
Nicola Vicentino al cap. 2 del primo libro della ua Pratica fa olo mentione delle
48
lettere Latine, portando il tetimonio di Guido, e dice quete formali parole (econdo,
che crive eo Guido) gi molti anni innanzi uavano crivere per caratteri della Muica ette
lettere dell'alfabeto latino : e quete furono A, B, C, D, E, F, G, tatuendo fra ee l'in
tervallo d'un tuono dall'una all'altra ua proima, fuori che da B. a C. e da E. a F. fra
quali volero vi foe l'intervallo di emituono Afferma il Galilei opracitato, che
folo le lettere foero applicate alle ole linee, come i veduto nel uperioree pio, &
i Berardi
nella uaaerendo
Micellanea
parteche2. queto
cap.1. vuole,
foero con
applicate
s alleilinee,
come
alli patii,
anche,
modo dichecantare
ee lettere
con
ervi oggid nell'Ungaria; & altri luoghi della Germania, e ci pur anche afferma il
opracitato Vicentino: vedi l'eempio. I
r
f, i
Ur queant
la
xis
Reo
nare
fibris, cc.
Da cui i vede, che l'F, pota nel principio della terza linea erve per chiave, e d il mo
tivo di conocere il luogo, ove i devono ponere l'altre lettere. La econda maniera
f per via de punti, e l'inventione f di Guido Aretino, che fior, come i die, circa
l'anno roso, il quale in luogo delle lettere Gregoriane i erv de punti , conervando
l'inventione delle linee, e vuole il Galilei nel uo Dialogo opracitat, che queti punti
foero poti opra le ole linee, non facendo capitale de patii : vedi l'eempio
E-
e-e-e-
II- - -2
a -
al
T-e-e- G
i -eO
Conobbe Guido, come afferma il citato Vicentino, che il modo delle lettere con uoi
radi e alti i riduceva difficile per imparare il can; onde i erv d'alcune illabe pi
i"
i " ", " " S. Giovanni di queant laxis Reonare "
Mira getorum Famuli tuorum solve polluti La bii reatum Sanate Joannes . Quali
dell'
fiabe uoride veri ono Ut, Re, Mi, Fa, Sol, La Congiune quete illabe " lettere
Gregoriane,
perci nee venne
dettoarebbe
Litter tato
e Gregri,
d9 Syllaba "i
perche
il ponerche
le lettere,
illabequel
inieme
di gran confuione 'f atolll i
criverne olo alcune, dalle quali i venie in cognitione delle non critte, e"
G. C. che poi i chiamarono Chiavi, come i dir a uo luogo e cosi parimente " nn
moltiplicar tante linee, i riol, o eo Guido, o altri di poner li Pun anche ne patii :
gedi l'eempio cavato dal Vicentino,
r-
Riferice
A9
O
O
i-
-O-
-C
C
Riferice il Banchieri nella ua Cartella alle carte 89. che li punti furono di tr orti,
C
uno grande, che valeva due battute; l'altro mezano, e valeva una; & il terzo piccio
liimo, che erviva per la figura del dieis, del quale e ne parler a uo luogo. Coti
tuiti adunque li punti in luogo delle lettere Gregoriane icome quelle erano fra loro
variamente ditinte, alcune per tuoni, & altre per emituoni, cos Guido tabil, che
nelle illabe, che applic alli punti, che ervivano in luogo di lettere, foero fra loro
ditanti ciacuna con la ua proima di un tuono, fuorche il mi, e fa, che fra loro le co
titu ditanti per emituono, iche ut, re: re: mi: fa, ol: ol, la: erano ditanti fra ee
per tuono; & il fa, mi, per emituono tanto nell'acendere, quanto nel decendere, e di
quete illabene applic alle lettere Gregoriane, tre ad alcune, 3 ad altre due in queta
forma. Alla lettera A. il la, mi, re, alla B. il fa, mi, alla C. il ol, fa, ut, alla D.
il la, ol, re, alla E il la, mi, alla Fil fa, ut, alla G il ol, re, ut, e cos ritor
queta figura b, e volle, ehe facee dir fa, e ci per render perfetta la quinta formata tra
eo B, & F, che altrimenti arebbe tritono, dionanza apriima; l'altro egno f chia
mato B quadro, o B duro, e f di queta forma li a differenza del B molle, o B tondo,
e queti due egni in ea lettera furono da eo poti anche per motrare, che in ea B
vi ono due corde, l'una ditante dall'altra per emituono, poiche il B molle b, ignifi
ca, che i dichi fa; & il B quadro limi, coa che non avviene alle altre lettere,come v. g.
in G sii ol, re, ut, non vi differenza nel grado della voce, ma otto qualivoglia
delle tre illabe, empre la voce la medema, e cos delle altre lettere; F anche trova
to un altro egno chiamato dieis, & di queta formali de quali egni e ne parler me
glio a miglior occaione.
La terza maniera, che la preente uata hoggid , f inigne ritrovato del famoo
Filoofo, e Matematico Giovan de Muris Francee, che nel 1353 invent le otto Figu
re muicali, 8c a queta inventione i ottocriero li pi chiari Muici di quei tempi, co
me il Tintore, Francone, Filippo di Caerta, Anelmo da Parma, Fiifo, e Prodocimo
di Bendemaldo Padovano; & abbenche l'arte del Componere havee pigliato la deno
minatione di Contrapunto dalli punti con quali i componeva prima, queta mutanza
di punti in note non fece perderli ea denominatione di Contrapunto,m egu a chia
mari tutta via arte di Contrapunto, & anche tal' hora f chiamato canto Figurato da
ee Figure per ditinguerlo fore dal canto Piano.
Muico Tetore,
Le Fi
5o
TRARTE II CAR. VII,
Le Figure Muicali communemente vengono chiamate note, che perci die Mar
garita Filoofica nelle Apendici cap. denotarum Figuris pag 1163. Figura et pecies no
tarum cognitionem facitni per quan omnis proportio barmonicaliter exprimi habet. Etil
Gaffurio nella Pratica lib.2. cap.3. Figura et repreentatio recia, atque ommia vocis ;
Yetam enim vocem dicimus, que certa etmenura cantabilis, ommiam ver, queipata
citurnitate certa temporis menura conideratur. Recia quidem vocis Figurae unt ipe notu
le. Ommia vero vox paucis declaratur. Il che eprime ancho il Lanfranco in lingua
Italiana nelle Scintille parte prima carte 31. Figura nel canto la repreentatione della vo
ceretta, e tacita. Ma la voce retta quella, che i pronuncia mediante le Figure chiamate
note, otto una certa miura di tempo, la qual voce di l'uno, e l'altro canto. La voce taci
Angelo da Picitone nel uo Fior Angelico libia cap. 1. Non eer altro,che un certo egno,
charattere, vero Figura, che conduce le cantilene alla pronunciatione, cio al canto O
pure. La nota una certa repreentatione della voce Muicale, impercioche nell'harmonica
diciplina le Note ono dette figure, le quali per arin, stetim, cio per alzare, abbaa
re le voci, fanno le parti della prolatione.
Vogliono alcuni, che li Greci haveero olo due forte di
cio lungo, le bre
ve, il che ci conferma Ottomaro Lucinio nella ua Muurgia Comentario primo cap.
"
a pag.65. Omnis olim dice egli Muicae ratio duplici temporis numero continebatur, longo at
que brevi; Longus Figura quadrata deignabatur, que in corporibus quieti magii et accom
modata, atque rebus loco conitentibus; Brevis autem propter motus celeritatem, pherica
Figurae proprius accedebat, qua corporibus convenit, maxime mobilibus. Le quali due no
tei coniderano principalmente anche nel giorno d'hoggi nel canto fermo.
Aerice il Zacconi nella ua Pratica To1 c.15 che le note moderne non i debbino
pi chiamare caratteri, ma figure, havendo in vero for - ma di figure, e non di
caratteri, e quete vuole, che prima foero due, come
& E perche erano po
che, f pigliato epediente di aggiungervi le code; &
al cap. 16 dice, che
le figure moderne furono ritrovate da una forma ola . - T Diponendo un quadro
per dritto , e per obliquo, bora in forma emplice, 5 bora compota , econdo
la neceit .
- -
La variet delle figure, note f ritrovata per imitare il parlar tardo, e veloce, lun
g e breve, e le crome, e emicrome per imitar il canto degl'Ucelli, come quelli, che
ro nella Muurgia Tomo 1. pag.556 Che Giovan de Muis ritrovae le figure delle No
te dalla forma delle Figure del B H quadro e del B molle, rotondo, le qualifi
gure furono al numero di otto. 'Poichela Breve (che vogliono foe la T-, prima
la .
51
lis. La Mai-- ma un Briquadro come la Lunga, m di corpo differente in gran
dezza come
di cui Margarita &c. Maxima, qua quadrangularis exat Figura, filam
quoque habens
triplicat latitul
Marg, la decrive: et nota ad modum ovi formata nullam habens caudam. La Minima -
unb molle, o rotondo, che per differentiarlo da eo ha la coda pota nel mezzo t
del corpo, come & di cui Marg &c. Minima eiunodi et figura in corpore (parla ad L
imitatione della I Semibreve) ed filam adjectum habet . Dal medeimo b molle, ro
tondo,ne form ttre altre, come la Minima, differenti per nel colore, e nella coda,
abbenche siino imili nel corpo ovale. La prima f la Semiminima con la coda em
plicemente, il corpo nero come della quale die Marg. Semiminima eiudem propor
tionis cum Minima et, ed colorata. - La econda chiam Croma, e f come la Semini
nima, ma con un rampino, la quali le f anche detta fua, 8 come Fua dice Marg.
corpus et in toto formati minima colorati,aut unum quoq;habens unci- La terza f la
.
.
Dopo l'inventione di quete otto figure? fatta con tanto giudicio , cui f ag
giunta la Bicroma, e la formarono con tre code, come pure furono inventate la
Croma, e Semicroma bianca; E queto bati circa la formatione de Caratteri, Lettere,
Punti, e Figure muicali; olo motraremo la loro diviione, valore, e moto. Si divi
dono adunque in maggiori, e minori.
Maggiori
. .
.
Minori
Batt.
alla batt. 2.
2.
ri
4.
8.
16.
Il qual valore i varia , e muta alla variatione del Tempo, Battuta, come i ve
di nel capitolo di ea; olo bati al preente apere, che la Battuta una poitione ,
d elevatione di nano
Il moto di quete figure, nella Maima tardiimo; tardo nella Lunga; naturale
nella Breve, mediocre nella Semibreve, pi che mediocre nella Minima; preto nella
Semiminima, veloce nella Croma; e velociimo nella Semicroma; Dalle Linee ne ha
veremo li gradi della voce circa l'acuto, grave, come opra ee, e ne loro patii a
ranno pote le dimotrate Figure, dalle quali e ne haver la lunghezza, brevit de uo
ni, e la pronunciatione delle voci per il ritmo.
Havendoi motrati li egni delle Figure, note muicali, che egni poitivi vengo
no dette da Muici, i doverebbe parlare delli egni privativi, che Paue i chiamano,
ma eendo il Punto coniderato nella muica come un egno, che appartiene alle figu-.
Il Punto viene coniderato nella Matematica come indiviibile, di cui die Euclide
tujus pars nulla et. E pure di tanta conideratione, che non olo et magnitudinis prin-.
cipium. Come die Margarita Filoofica lib.6 traet.1, pag.392 ma anche cum in longum.
fuere intelligitur lineam cauat. E econdo li Filoofi cotituice il continuo differente
dal contiguo; queto Punto nella Muica coniderato come punto figura piccioliima
viene decritto dal Gaffurio nel lib.2 della Teor, cap. 12 Puntus dicimus minimum quod
D
dam
p A RT E II C A P. VII
52
dam Agnum, quod notulis accidentaliter preponitur, vel potponitur, vel interponitur. Et
in ea Muica di gran conideratione, e f una gran figura , poiche poto acciden
talmente vicino alle note, f tre effetti, le perfettiona, le divide, e le aumenta, onde
tiene tre denominationi, cio Punto di Perfettione, Punto di Diviione , e Punto
ci pag. 117o Punctus et quoddam titellum, quod inter duas nota poitum, aut prioris medieta
tem addit, aut dividit tempus, aut perficit notam. Il Punto di Perfettione econdo ea
Margarita ibidem pag.1174 Et, qui facit additionem note precedentis, 9 diviionem
equentis. Il Punto di Diviione Et duorum temporum ab invicem eparatio. E queti
due punti furono molto adoperati da notri anteceori, al preente ono poco uati
da moderni, che perci non ne faccio pi lungo dicoro, 8 il curioo li potr vedere
appreo qual i ia crittore, havendone ogn'uno parlato a ufficienza; olo confidera
remo quello di Aumentatione, come uitato, e neceario alle compoitioni, per eer
di gran giovamto al Compoitore per la lighezza, e brevit d'alcune illabe pote nelle
ditioni, come pure eendo di gran vaghezza nelle triple, 8 alle note minori aggiun
ge gratia, & accento, di cui die Margarita nel luogo opracitato. Et timulatio nota
adlatus. Hic idem punctus canitur, y emper valet medietatemnota ua pracedentis cir
ca quam ponitur. Queto punto adunque di tanto valore, e potenza, che poto vicino
qual i ia delle otto figure gli accrece la met pi il valore del uo olito, onde tan
to vale quanto vale la met di qual i ia Figura, e queto bati circa il Punto Muico.
Le Linee, &i patii Muicali opra i quali i pongono li caratteri,e figure della Mu
ica, ono cos noti, che non hanno biogno di altro dicoro; olo vi queto, che
nel canto Figurato i adoprano cinque Linee, e nel Canto Fermo olo quattro; venia
mo alle Paue.
La Paua chiamata da Greci quiete, econdo il Gaffurio nella Pratica lib2. cap.6.
it figura artificioa cantu deitentiam montrans, quae cantoribus innuit cantu e contine
re. E econdo Ottomaro Lucinio nella Muurgia comentario 1. cap.3. Paua dicitur
voci intermiio. Meglio Margarita Filoofica nelle Appendici de Pauis c.6 pag. 1175.
T'aua et ilentium vocis, vel apirationis menuram per tantum intervallum, aut patium
temporis, quantum figura pro quaponitur contineri potet. Per tre cagioni dice Margari
ta nel opracitato luogo, f ritrovata la Paua, La prima (che di commun entimen
to d'ogni Muico Scrittore) propter refectionem anhelitus, quia icuti in cantando figuras
notarum ponimus, itatacendo pauas locamus, eendo necearia in tutte le coe la pau
a di ripoo, poiche die Virgilio.
2uod caret alterna requie, durabile non et,
FIaee reparat vires feaque membra levat.
Roi nel uo Organo de cantori al cap.13. Che quete paue ono alcuni egni fatti dal Mu
eo con alcune linee tirate diveramente fecondo il uo valore, le quali cadono perpendicolar
mente opra una, due, pi linee delle cinque pararelle. Et afferma, che tante e ne tro
vano, quante ono le figure cantabili, fuor che della prima, e della
, quel
enersi
a per
T A RT E II
CAT VII.
53
la per il lungo tempo, che apetta, e queta per il poco; li notri moderni per hanno
ritrovato la paua anche per la emicroma, come dall'eempio.
2I.
mezza
un opiro mezzo op. , un quarto.
Batt. 4.
Quete tre lettere furono chiamate chiavi dice Marg Filo. Quia occulta, si incogni
ta monacordi nobis reerani, si manifetant, poiche, come principali ono tanquam ducer
in cantu, e regolano, dimotrano la propriet di eo, come i dir nel proprio capito
lo; quete furono decritte da Guido con dire Et igitur clavis aggregatum ex littera, 9,
voce da Giorgio Rhau nel Enchiridion Et autem clavis nilaliud, quod vocis formanda in
dex, linea adherens, linearum intervallo, dal Picitone nel Fior Angelico lib. 1. cap.27.
Clavis et otenio nota mediante igno; e da Andrea Ornithoparco : Clavis et reeratio, eo
quod imilitudine clavis realis cantum aperiat; Le figure delle quali ono formate, e pote
opra le linee, come qu otto, delle loro propriet ne dicorreremo nel capitolo delle
propriet del Canto.
Le figure accidentali del b molle, o rotondo, del bt, o duro, e del X furono ritro
vate per alterar la voce accidentalmente dal tuono al emituono, 9 convero, s ne
grave, come nell'acuto. Il b molle adunque da Greci chiamato Menon, che vuol dire
coa accidentale, formato ne f rotondo per dimotrare la facilit , che ha la voce nel
proferirlo, e per eer pi molle del canto naturale, che non h biogno di egni acci
dentali, uitendo da e teo; che perci die Margarita Filo. lib. 5. tract 2. cap. 4.
parlando del canto molle: obid nonnunquam per b rotundum quod de facile mobile, 9 mol
le ei, derigatur ; & al contrario il 5 duro formato ne f con figura quadrata per far co
nocere, che nel canto il uo modo pi duro del naturale, e reite in un certo modo
alla voce nel cantarlo, di cui die Marg oprac. obboc per H quadratum, quod angulis
uis motui reitit, atque dur movetur, denotatur; ad imitatione fore delle due figure del
tempo, nel lungo, e tardo dichiarato dalla figura quadrata eprimte la tabilit (come
Muco "
D 3
i die
-
54
T A RT E II
C A P. VII
i die poce fa con l'autorit di Ottomaro Lucinio) e nel breve, e veloce dalla figura
rotonda, che dimotra la facilit nel moto,
Il dieis di due orti, l'uno maggiore, e l'altro minore: il maggiore di cui parliamo
che cromatico i chiama, un patio, dice Pietro Aron nel Lucidario lib. 2. oppoit. ,
che inchiude quattro comma, che perci dimotrato con quattro virgolette incrocicchiate X
a differenza del minore, che enarmonico vien detto, il quale h la ua ede tra il B, e C,
e tra l'E, & F, e divide il emituono accrecendo due comma, che perci egnato con
due virgolette incrocciate, comex, del quale nel eguente capitolo meglio e ne dicor
r. La propriet di queto d'intendere, e rimettere la voce, che opra ci die Bac
chio nell'Introduttione dell'Arte
molle, eb R. Il proprio luogo del b molle ono le corde, ove naturalmente entra il Mi
pi tramutarlo in fa, e ono Bmi, E la mi; & A la mire; il b. H h luogo nelle opra
E, & A, per far dire la illaba Mi, levando il Fa; onde non i dover
Poner in ee il b H, e prima non aranno tate egnate con il b molle, iche eo b r .
dette lettere B.
i
Ptr nominare in queta occorrenza egno privativo, poiche priva, eleva quella
pongono la figura del g, che contra ragione, abbenche al Ca ntore non apporti diffi,
clt alcuna, poiche tanto accrece la voce mezzo tuono cos l'uno, come l'altro, ma il
rrara - ravv o vv farlo motra poca intelligenza. Il luogo dei dieis ono le corde, e lettere,
cre:::::-
commodamente da un genere all'altro con mezzi buoni, e uficienti, come pure fan
no tutti li altri egni accidentali per variare accidentalmente li tuoni, e emituoni, e
rendere le compoitioni allegre, e mete; incitate, e molli; languide, e piritoe: vedi
l'eempio di ciacun egno nel proprio luogo, s poitivo, come privativo.
nell'ititutioni par. 3 c.25. che il b molle con la nota ua uperiore forma il tuono,come
fa ol, e olfa; e con l'inferiore forma il emituono, come fa mi, mi fa; l'Artui
nell'Arte del Contrapunto parte 1. pag. 21. aerice, che il brinolle leva dalla corda gra
ve un emituono, e lo d all'acuta, e empre dicende ; il gloleva all'acuta dandolo
alla grave, e empre acende; e Pietro Aron nel Lucidario lib.2 opinione 3 dice, che
la figura diei empre nel dicende e toglie, e nell'acendere accrece, al qualeffetto, 9 opera
tione
N
opra l'altro, ma di queti e ne parler nel capitolo della Battuta, e queto bati delle
figure muicali.
P.
VIII.
tione; &anco opra l'aerto del P. Pietro Canutio Potentino rapportato dal P. Pici
tone nel uo Fior Angelico lib. 1. cap.33. ove i ha, che il Tuono nella Muica ignifica
conjunctiones, concordantiam, intonationem, 9 tropum. Al preente iamo per dicorrere
di quel Tuono, che un legitimo patio di voce a voce, di cui die Guido, che Et legi
timumpatium inter duas voces perfectas, & detto Tonus tonando, icut onus onando.
Queto Tuono dice l'Artui nell'Arte del Contrapunto part. 2. cap.2. & anco lo con
ferma nella prima parte ritampata l'anno 1598 un intervallo, che per la ua forma
tione, e diviione non trova intervallo alcuno che pi habbia travagliata la mente de Fi
loofi, e Muici antichi, e moderni di queto; & il Kirchero nel lib.3. della Muurg. cap.12.
aerice, che magna inter Audiores nullo non tempore de diviione Toni fuit controveria, ne
que quiquamadhuc inventus et, qui litem deciderit ; il che i vedr nel progreo di que
to capitolo, 8 in vero molte, e varie furono le opinioni opra eo circa la ua forma
tione, e diviione, onde noi per andare ordinatamente, apportaremo la ua definitione,
formatione, e diviione, econdo la Teorica, e Pratica odisfatione del notro Mu
ico Tetore.
Queto Tuono adunque econdo Marchetto Padoano nel Lucidario, 8 anco econ
doaltri Auttori, vien chiamato in diveri modi, poiche dice egli Epogdous dicitur ab
epi, quod et upra, 9 igdoas oto arimetica ratione, eo quod novenarius numerus et uper
ottonarium, in quibus numeris tonus extat. Si dice Diatema Graec, Latin interpretaturpa
tium, vel intervallum. Si dice Emelis quai aptus melo, econdo il entimento di Boetio;
E conclude in fine. Igitur e dicamus, Tonus in arimetica epogdous dicitur, colon in gram
matica, equioltavus in numeris, diatema, 9 emelis in muica.
Quet
ono diatematico, che vuol dire intervallo, emele, come atto alla
D
melodia
56
pA RT E II
CAT. VIII.
melodia, viene coniderato dal Zacconi nella Pratica parte 2. lib. 1. cap. 31. Come prin
cipio delle cononanze, e dionanze, dal quale me nacono le proprie, e naturali armonie. Fon
dato fore opra l'auttorit d'Aritoseno, che nel 1. libro degli Elementi alle carte 21.
Die Et vero tonus primarum cononantiarum per magnitudinem differentia. Come pure di
Macrobio, che eplicando coa iiTuono die Epogdous et numerus ex quo ymphonia ge
neratur, quam Graeci Tonum dicunt. Et in oltre dal Stapulene che afferma, che Et con
onantiarum principium, vel et cononantia epogdoo numero cauata ,
Spangerbech nelle quetioni Muicali. Tonus et altus vocis voce per ecundam perfettam
potenteronans,ftgue inter omnes voces, prater mi, 9 fa. Andrea Ornit. Tonus et vocis
voce perecundam perfettam ditantia potenteronans dictus tonando. Tonare enim cribit 7oa.
Tont. xxii, cap.8 et potenteronare. Pota adunque la definitione del Tuono, paiamo
alla ua formatione.
Viene adunque coniderato il Tuono per una ditanza di due voci per grado formata
per via di uono naturale, artificiale mediante le illabe ut, re: re, mi: &c. fuorche da
mi & fa: & quai commune opinione, che in quete illabe ne nachino due poitioni
di tuono, l'una maggiore, e l'altra minore. Il Zarlino nelle Ititutioni parte terza
cap.18 pone il Tuono maggiore nella proportione equiottava, il minore nella e
quinona (fra quali corde, e illabe iino queti Tuoni maggiori, e minori i dir in fi
ne di queto capitolo) cui aderice il Kirchero nel 3.lib. della Muurgia cap.6 ponen
do anche da dove nachino con dire Tonus, qui 3 ecunda maxima, 9 equiotava nomi
natur, ex exceu cononantiarum diapente, 9 diatearon matum intervallum et. E del Tao
ano minore coi crive. Tonus minor, qui 9 ecunda, 9 equinona dicitur, in bac quidem
Muica forma il Tuono, maggiore d'otto comma, e minore di nove, fondato opra l'
auttorit di Boetio, che nel lib.3 della Muica cap.14. die. Ex hoc igitur comprobatur
tonum, maiorem quidem ee qumunt otto commata, minorem ver qum nover. E ci an.
che dimotra il Kirchero nel lib3 della Muurgia cap 6, con quete paro, indegue fa
dium
dium et, ut tonus uperet ocio commata, novem non impleat. Onde da quanto i detto i
vede la variatione de pareri opra la formatione di queto Tuono.
Il Zarlino nella 3 parte delle Intitutioni cap.17 oerva l'utilit, che apporta queto
Tuono maggiore, e minore, poiche il maggiore erve a paare dalla diatearon alla
diapente, & il minore dal emiditono alla diatearon, e dalla diapente all'esacordo
maggiore. Si divide il Tuono principalmente con la commune opinione in emituo
no maggiore, e minore, ma avanti, che i parli di queta, ar bene parlare delle divi
ioni d'eo Tuone econdo la diverit de pareri degl'Auttori.
plicatione fatta dal Gogavino opra eo Aritoeno aerice, che queto Auttore divi
dee il tuono quando in due parti uguali, altra volta in tre, e quando in quattro, por
tando le parole della tradutione di eo Gogavino, che die in emiem, trientem , 9.
quadrantem. Noi per con la tradutiene del Meibomio apportaremo il teto di Arito
eno pi chiaro, nel primo adunque degl'Elementi pag.21. i h. Porr tribus ille diviio
mibus dividatur, nimirum cantatur ipius, 9 dimidium, tertia pars, 9 quarta. Pars vero
minima vocaturdieis enarmonia minima: equens dies cromatica minima, maxima bemito
mium. Et alle carte 26. tralaciando per brevit altri luoghi opra queto propoito, dise
pi chiaramente, che in altro luogo. At toni pars quarta ex tribus cotat duodecimis. Dal
che i comprende, che econdo la mente di Aritoseno il Tuono i divide in dodeci
particelle; & il Bontempi nella ua Hitoria muica parte 1. della pratica carte 189. a
erice, che quando Aritoseno divie il tuono in parti uguali, oper pi da Muico,
che da Matematico.
La diviione del Tuono econdo Marchetto Padovano nel Lucidario cap. de Tono
viene formata in cinque parti. Sciendum, dice egli, quod Tonus habet quinque partes, 9
non plures, neque pauciores. E lo prova per via del novenario numero, e cotituice per
femituoni tutte quelle parti, che non lo perfettionano, dicendo, Quatuor partes ipius
non comprehendunt tonum totum, 9 ideovocanturemitonia omnia illa, qua non comprehen
dunt quinque partes, 9 dicuntur emi, quod et imperfectum, ei pars, unde emitonium
quapars toni. Ciacheduna delle quali cinque parti le chiama diei. Quarum quelibet
quinta pars vocatur dieis, quai" , ei divio umma. Hac et major divio, qua poit
in tono cantabili reperiri. Due autem imuljunctae ex itis quinque componunt emitonium enar
monicum, quod minimum et, 9 Platone vocatum et lima continens duos diees. Tres ver
ex itis diebus faciunt emitonium diatonicum, quod majus et, quod quidem vocatur apoto
me major, idet pars major toni in tres divii. guatuor autem diees cromaticum emitonium
tione, che tiene l'otto al nove con dire. Quare rationem habebit tonus, quam otto babet
adnovem: Dividendolo poi in due emituoni, come pu vedere il curioo appreso ad
eso, e dice, che il emituono non i dice propriamente emituono, m limma. Ce
terum quod hemitonium appellatur, non et accurat hemitonium, ed dicitur communiter homi
tonium, propri autem limma. E dopo haver fatte alcune dimotrationi numeriche, con
clude con dire. Quare minus et id quod hemitonium dicitur, qum, ut ver it bemitonium,
at queea de caua lima et adpellatum, habetgue rationem quam CCXLIII ad CCLV. Id au
tem, quod limati deei ad complendum tomum, vocatur.Apotome; communiter " (91
-
ipum
58
P A RT E II CAT VIII
ipum bemitonium; ita ut bemitoniorum alterum t majus, alterum minus. Quorum minori
utiturgenus Diatonicum, Cromaticum vero utrique.
Boetio maetro de moderni nel libr.3 della muica cap.5 aserice, che Filolao divi
da il Tuono in parti inequali, differenza d'Aritoseno, che in parti eguali lo divie i
Ex hoc igitur, dice egli, Philolaus duas efficit partes, unam, que dimidio it major, eamque
apotomen vocat. Reliquam, que dimidio i minor, eamque rurus diem dicit, quam pote
riemitonio minus appellavere, borum vero differentia comma. E poco dopo . Totum vero
zonum in 27. unitatibus locat. E egue nel 6.capitolo di eso terzo libro Ex quibus facile ap
sparettonum duobus emitoniis, minoribus, si commate contare. Poiche tutto il Tuono co
-
Li Scrittori, che hanno critto dopo Boetio, quai tutti concorrono nella opinione
della diviione del Tuono in emituono maggiore, e minore; onde ne apportaremo di
alcuni principali le auttorit, 8 i pareri.
Il Gaffurio nella Pratica lib 1. cap.2. parlando della diviione di eso Tuono cos
crive. Hic duas propinquasolaectione continet partes, quarum altera minor, altera major,
IHanc apotomen, ei emitonium majus, illam minus emitonium vocant. E nella Teorica lib.
cupantes. At dieeos dimidium nonnulli exitimant coma. Quidam tamen putant coma ipum
dieeos dimidium excedere. E parlando dell'Apotome dise. Apotome autem quod dici
fonem onat cunctisemitonium majus appellatum et, 9 fit ex duabus diebus, 3 comate,
sexcedit enim minorem emitonium ipo comate. Et in fine conclude. Contat itaque tonum
perfici duobus minoribus emitoniis, 9 uno comate. Minus mamque emitonium duabus condu
citur diebus, Apotome autem,ive emitonium majus duas diees, 9 coma comprahendit .
Tonus quatuor diees, atque unum coma concludit.
Margarita Filoofica con la ua olita brevit die nel lib.5. trat.1. cap.11. Tonus divi
ditur inemitonia duo inaqualia, majus cilicet, 9 minus; maius quidem plus quam toni dimi
dium continet, minus vero non totam toni medietatem completitur, Exceus autem majoris
fupra minorem comanumcupatur.
Il Kirchero nella Muurgia lib.3. cap.6. De diviione Toni cos ne parla. Tonus itaq
in equiotava proportione contitutus in maius minuque emitonium dividitur.
lico lib
al
due dieis minori, di quattro comma, che viene da Pitagora detto dieis, e da Pla
tonelima, il qual diei lo chiama maggiore, e lo cotituice di quattro comma, a diffe
ICI) Za
T A RT E II
CA P. VIII
renza del dieis minore,che mezzo emituono, formato da due comma; & in fine con
clude, che il emituono tenghi il primo luogo nella Muica, e che il maggiore uperi
il minore d'un comma; ne forma due itemi, figure, l'una del Tuono maggiore,
chiamato da eso perfetto, che lo cotituice di nove comma, l'altro del minore, che im
perfetto l'appella, compoto di otto comma, le figure non i apportano, perche ono
Il Zacconi nella ua Pratica parte 2 lib.1. cap.31. Afferma che il dieis la met di tuo
no armoniale, econdo la ua maggiore, e minor parte, e queto perche, nella diviione di detto
tuono in una parte eendovi cinque comme, e nell'altra quattro, quella delle cinque i dice die
Iis maggiore, e quella delle quattro dieis minore. E parlando del diachima in eo luogo
opracitato dise. Diaehiina la met di un tuono minore.
Tralacio per brevit molti altri,fra quali li eguenti,che i potranno vedere ne luoghi
citati. Il Zarlino nelle Ititutioni parte 3 cap.13 Pietro Aron nel Tocanello lib.2.cap.
1. E nel Lucidario lib3 cap.16 Il Tigrini nel Compendio lib. 1. cap.12 e 13. Il Berar
di nella Micellanea parte 2. cap.11.E concluderemo finalmente con Boetio nel 3 della
apotomen; divitur etiam in duo fenitoia, 9 comma. Quofit ut dividatur in quatuor dia
cbimata, 9 comma.
Vogliono molti, che il Tuono i poi dividere in parti uguali, fra quali il Gaffurio
nella Teorica lib.4 cap.3 con dire. Contat itaque lucidis, tonum in duo acqua dividi non
poe. Et il Kirchero nel 3 della Muurgia cap.6, pag.1o2. Portando la ragione, per
che non i poi dividere in parti uguali, cos crive. Notum igitur et, ut ex equentibus
fue docebitur tonum in duo equalia dividi non poe, eo quod nulla ratio uperparticularis in
quo, 5 tonus et, in duo equa dividi poe. Non otante per nel libr.7, pag.546 dise TPutabant veteres tonum bifariam dividi minim poe; hodie non tomum tantum, edes cuju
libet cononanti eproportionem Algebraica indutria irrationaliumque numerorum cientia ful
ti dividimus.
Luigi Dentice nel primo delli due uoi Dialoghi della Muica, abbenche aserica ,
che il Tuono non i poi partire in parti uguali, dimotra per, che econdo Filolao,
i poi anche dividere in parti uguali, poiche due diachimi formano un emituono
minore, & il comma esendo formato da due chimi, il Tuono, che formato da
quattro diachimi, e d'un comnia, haver per ua giuta met due diachimi, &
un chima; ci i corrobora da Boetio nel 3. lib. cap.8 opra citato,per chiarezza mag
giore di ci i veda quello i comma, Comma vero, econdo Filolao rapportato dall'
Auttore, et patium, quo major et equiottava proportio duabus dieibus idet duobus emito
miis minoribus. Schima et ainidium commatis. Il comma da latini detto incio, perche
una particola del Tuono incia, cio la nona ua parte. Ci adunque coniderato di
ce Boetio unito con Filolao, che integrum vero dimidium toni, quod et emitonium mi
nus, 9 chima, quod et dimidium commatis. E poco dopo pi lucidamente . Rect igi
tur dictum et integr dimidium tonum in duo diachimata, atque cbima poe partiri.
Il emituono vien chiamato emituono,dice Margarita Filoofica lib.5. parte 1. cap.
11. Non perche ii la met del Tuono, ma perche mezo Tuono imperfetto. Non enim
dicitur
6o
PARTE II CA P. VIII
dicituremitonium emi, quod et medium, quai toni dimidium, ed emi, idet imperfe
dium. Et il Galilei nel uo Dialogo della Muica alle carte7. dice che; Lo diero mino
re perche due aggiunti inieme non riempiono ilvacuo del Tuono, dove per il contrario due de
maggiori lo trapaano. M noi nel diffonderci in rapportare la variet delle opinioni o
rail Tuono, ci iamo quai cordati di portare la definitione del emituono, onde
il dovere odisfare anche in queta parte il curioo, Semitonium,adunque econdo il Pi
zitone lib.1. cap.34 Del Fior Angelico, Et imperfecham patium duarum immediatarum
vocum, quod ecundum vocem hominis non habet ponere medium. Aserendo, che non i pro
nuncii e non fra le illabe Fa, & Mi, & Mi, & Fa, e la ua derivatione da emus,
ema, emum. Che tanto importa quanto imperfeitus, imperfetta, imperfetum, quai im
perfectus tonus. E che da queto ne nachi il buono della Muica, affirmando i dotti
che in boc et totius Muicae vis. Et i Pratici vogliono, che Guido lo ponese nel mezzo
degli Eacordi come in poto pi degno. Nicol Bolicio nelle Inquiitioni di Muica
Il emituono minore chiamato Lima, dal Galilei nel dialogo &c. alle carte 7. vien
chiamato Lemma, e dice: quello avanzo della diatearon dopo, che ne iano tratti due tuoni,
chiamano ancora i Greci Lemma; il che econdo queto Auttore vale il medeimo, che
reiduo, pure li Greci chiamano lemma quella parte d'una coa, che prea due volte non
arriva all'intiero, e parlando dell'Apotome, cos crive: la qualvoce importa in quella lin
gua piccamento, come (per modo di eempio) tolto dal Ditono un.Apotome vi rimane il Se
miditono.
Vuole Boetio nel terzo della Muica cap. 14 che il minor emituono sii minore di
quattro comma, e maggiore di tre; il maggiore pi di quattro, e minore di cinque.
7ure igitur dictum et minus emitonium, minus quidem quam quatuor commata, majus ver
tria, & al cap.15. jur igitur dicendum et apotomen minorem quidem ee quann quinque com
mota, majorem vero quan quatuor : cui s'accota il Kirchero nel luogo opracitato con
dire emitonium minus non prorus 4 habere commota, ed 3 uperare. Ita, 5 emitonium
majus non prorus 5. commota habet, ed 4 uperare contat, e poco avanti die emitonium
majus intervallum et contans ex exceu, quo diatearon uperat ditonum, e circa il minore:
et exceus, quo ditonus uperat emidironum.
Gl'intervalli coniderati nel tuono con li loro numeri radicali ono li eguenti cava
ti dal Kirchero lib.3 della Muurgia cap.7. pag.1o3.
Comma fra li numeri
Dieis lima Pitagorico fra li n. 243 e 256 | Tuono maggiore fra linum.
9 e 8
Apotome Pitagorica fra li n. 2o48 e 1187
Da che i pu dire con ragione, che bito, mataa pi intricata di queta mai ia
pervenuta alle mani di qual i ia Tetore. Noi per conideraremo con li Pratici li oli
dentalmente, in vigore delli egni X b molle, et quadro; la maggior parte delli Scrit
tori antichi con l'opinione di Boerio diero il emituono maggiore non ritrovari in
Illll Il
61
niun luogo della mano, e non nella poitione di b fa 5 mi, ma che accidentalmente i
poi formare ovunque ia il tuone, figurandolo con li egni accidentali di b molle, e
M; ma li moderni vogliono, che il emituono
trovi nel principio di cia
chedun Tetracordo.
E s E M P 11 D EL L 1 Tz o N 1. , ,
Minore. Maggiore.
Es E M P II D E L L I SEM IT U o N 1
Maggiore.
Minore.
Queti emituoni i dicono maggiori, e minori, a caua, che li maggiori (come cri
ve il notro P. Maetro Gio: Battita Chiodino nella ua Arte Pratica lib. 1. pag.7.)
empre ono in due corde, e luoghi, 8 il minore poto nell'iteo luogo, e corda,
Major, dice egli, emper et in duobus chordis, 9 locis, y et mifa, 9 fa mi, la fa, s fa la;
Minor et in eodem loco, 9 chorda, in b fa bmi, dicitur mi, 9 fa, come i vede nel oprapo
to eempio.
-,
Sitema della divione del Tueno econdo li Teorici.
APOTOME
tOME
aiNA AiN
COM COM. COMi COM CO M: COM COMi (eONI
MA MA
IM A
MA MA
IM A INMA
IMA
DI
DIAS(s. IS
i
C A P.
e,
-
PARTE II cAP IX
C A P.
IX
che coa ia Muico Intervallo.
Ecritti, e dichiaratili Tuoni, e Semituoni, che ono li mezzi, con i quali i diL tende la voce nel canto, hora di neceit il vedere, eome da queti Tuoni, e
Semituoni e ne formano gl'Intervalli. Nace l'Intervallo dalla poitione de'due
-
Suoni, Voci, i quali non provengono e non dalla variata formatione del Grave, e
dell'Acuto; il che non i pu fare, e non per via delli Tuoni, e Semituoni, come quel
li, che ono li gradi non olo della modulatione delle voci, e uoni, ma pur anche l'ori
Queto intervio adunque non olo viene definito dagli Autori Greci, eplicati dal
Meibomio nella ua Antica Muiea, che ono Aritoeno, Euclide, Nicomaco, Gau
dentio, Bacchio; & Aritide, ma pur anche dalli notri Latini; noi per folo appor
taremo quelle d'alcuni, che ne pareranno pi proprie al notro biogno.
Euclide adunque nell'Introdutione Muica pag 1. die: Intervallum ver et quod con
tinetur duobus onis, acumine, 9 gravitate differentibus; la Gravit i forma quando la vo
ce i rimette, abbaa; e l'Acume quando s'intende, 8 inalza; che perci ben die il
opracitato Euclide alle carte 2. Acumen igitur et effettus intenionis, ut contra gravitas
remiionis. Parimenti Aritide nel primo della Muica pag 13 die : Propri ver in
Muica dicitur intervallum, magnitudo vocis duobus onis circumcripta: eguono li Lati
ni, fra quali il primo
V
, . .
Boetio, che nel primo della Muica cap. 8 lo definice con dire: Intervallum et oni
acuti, graviaue ditantia: & il Valla nel 2. della Muica cap.8, die, che et via a gravita
-
dall'una nota all'altra, moa per righe, epatii; & il Kirchero fra moderni nella prefatio
ne del 3 della Muurgia pag. 81. Intervallum et mutua quedamoni gravis, deutique pa
tiorum habitudo.
- : : :
- -
Le differenze dell'Intervallo coniderato come patio poto fra due uoni differenti,
e varii nel Grave, e nell'Acuto, ono, al entimento d'Euclide, cinque, 8 al parere del
Zarlino parte 2 delle Ititutioni cap.15. ono dodeci, ma quete dodecis'includono nel
le cinque d'Euclide, che alle carte 8 dell'Introdutione Armonica cos le numera. In
"
da, &c. e queti i vedranno nella terza parte; li compoti ono li tramezzati di altri uo
ni ; e gl'Incompoti ono quelli, che non ono tramezzati da uono alcuno; li Rationali
i motrano con li fiumeri in ordine aritmetico, come la quinta per li numeri 3 e 2., e la
quarta per li numeri 4 e 3, il che i coniderer nella terza parte, gl' ne"
quelli ,
T'ARTE II CA P.
IX
63
quelli, che in modo alcuno non i poono decrivere. Viene chiamato dal Muico
Pratico l'Intervallo compoto, 8 incompoto con il nome anche di itematico, e dia
tematico; il itematico, che il compoto, tramezzato d'altre figure, l'incompo
to, overo diatematico, non tramezzato da niuna figura, come dagli eempii.
-
Diatematico.
Sitematico,
i
2
Pu adunque coniderare lo tudioo dalle opra rapportate differenze dell'Intervallo,
-
eno noi al preente parliamo degl'Intervalli, li quali i formano in due orti di moto,
s per il Grave, come per l'Aouto, l'uno per moto congionto, & quando la voce per
grado paa da un tuono, o da un emituono all'altro, e queto moto conite in due
maniere, l'una per patio maggiore, che il tuono, e l'altra per patio minore, che il
emituono, onde notro propoito ben die Marchetto nel Lucidario decrivendo il
Tuono, e Semituono: Tonus et majus patium acuminis, vel gravitatis, quod it de littera
C A P
x.
-
C" gl'Intervalli come variate poitioni, e moti delle Voci, e Suoni, che i
formano nella modulatione delle cantilene muicali; hora i devono coniderare
li Tetracordi, come prime Armonie coniderate nella Muica, e come quelli, che coti
tuicono li itemi, e mediante le loro diviioni ne riultano li Generi della Muica,
poiche dice il Zarlino nelle Ititutioni parte 2. cap.16. Che vogliono li Muici, che ilgene
re ia la diviione del Tetracordo,
. ..
..
-. Il primo Tetracordo adunque, che venne al mondo, vogliono, che foe quello di
Mercurio, il quale dice Margarita Filo. lib.5. tract.1. cap.16 che foe chiamato Tetra
cordo per eer formato di quattro corde. Dictum autem et tetrachordum, a chordis qua
tuor, quarum prima ad quartan Diapaon, media inter e, 9 extremas Diapente, Diatea
ron, 9 Tonunonabant. Da che i vede, che queto Tetracordo formato da quattro cor
de, non era di quattro voci inieme congiunte, ma fra di loro ditanti
-
roi"
all'altra
64
pA RT E TI CAP X.
eguente capitolo.
Il Genere, econdo Gaudentio nell'Ititutione Armoniea pag.5. e econdo Aritide
nel primo della Muica pag 18 Et certa quadam Tetrachordi diviio. Viene formato il
Tetracordo come le altre Armonie Muicali per Tuoni, e Semituoni, ma diveri econ
doli Generi, li quali, econdo la mente commune de Scrittori antichi, e moderni, o
no tre; i enta per tutti Euclide nell'Introduttione Armonica pag 3. Genera unt tria,
Diatonum, Chroma, Harmonia, le progreioni de quali ono varie fra loro, poiche egue
-
l'Auttore : Ex bis Diatonum modulamur ab acuto verus grave, per tonum, 9 tonum, se
bemitonium, Contra a gravi acutum verus per benitonium, 9 tonum, 5 tonum. Chroma in
gravem onum deferetur per triemitonium, 5 hemitonium, (9 bemitonium; in acumen con
i"
in grave contra. Diatonum quomodo modulamur? In acumen, per bemitonium, 9 tonum, (9.
tonum : in grave contra.
Il Gcnere Diatonico adunque, che non conoce per Auttore altri, che l'itea Na
tura, viene cantato con ogni facilit, poiche enz'arte, e fatica alcuna (per cos dire)
naturalmente forma l'huomo cantandoli tuoni, e emituoni; queto Genere non al
tone nel Fior Angelico lib.1. cap.26 9 tonus toni, idet duobus tonis nominatur, e Marg.
Filo lib.5. traft. cap.28. Diatonum et id, cujus omnia Tetrachorda per tomum, 9, tonum,
ac emitonium progreditur. Hinc, 9 diatonicum duobustonis nominatur; e queto l'ui
tato d'hoggid: vedi gli eempii.
-
alcuni, pure aai eercitato da eo, queto ne uoi Tetracordi ha gl'Intervalli aai
differenti dal Diatonico, poi che procede dal emituono minore, e dal emituono mag
giore, e tre emituoni, de quali uno maggiore,cio Apotome, e due minori, che con
gionti inieme formano un emeditono ; Di queto genere parlando Margarita Filo.
nel luogo opra citato die. Quod canendi modum diatonico mutat: cujus cilicet tetra
lorda non per tonum, atque emitonium, ed per emitonium, ac emitonium, inuper, s
per tria emitonia cantatur. E per dirlo pi intelligibilmente, quello procede per due
- ,
emituoni,
\
p A RT E II CA P. X
65
emituoni,8 un triemituono, (che vuol dire tre emituoni) emiditono, che luno,
e l'altro ignificano, importano una terza minore, ma incompota, cio non tra-.
mezzata da uono alcuno, li quali intervalli uniti formano la diatearon, cio quarta
i dice Cromatico econdo Margarita nel luogo opra citato idet colorabile , icut enim
color in alia, dy alia uperficie mutatur (9 c. Sic 9 tetrachorda bujus generis tetrachordis
generis Diatonici, 9 Enarmonici mutatur: Queto Genere forma la Muica alta, e nobi
le, e i deve cantare con arte per eere difficile per la modulatione delli due emituoni
contigui; queto f taato di molle, effeminato, che perci dalli rigoroi Lacede
moni f sbandito Timoteo, che lo eercitava, anzi dice Celio Rodigino, che Croma
ticum Genus ob mollitiem intam infamia nota non caruit. Vogliono, che queto a gior
ni notri s'ui aai mecolato con il diatonico; vedi le ue efformationi nella ottopo
ta figura.
reli due uoi dieis, i quali ono anco difficili all'udito, poiche dice Aritoeno nel
primo degl'Elementi pag.14 Che Neque enim vox diei minima minus adhuc intervallum
ditinct proferre potei, nec auditus dipudicare. Onde non i pu cotituire opra queto
fermezza di Contrapunto, poiche dice il Bontempi nell'Hitoria Muica, che non i
pu poner nota contra nota opra un fondamento d'un uono, quale non i poa ditin
tamente proferire, e giudicare dal udito, e che non dalla natura permeo, anzi co
me i die difficile, imponibile anche agl'Uccelli itei. Queto Genere f detto
da Franchino optim conjunctum, e da Pietro Aron, atto, e bello. Si chiama Enarmoni
co da Enar greco, che importa Uno, e da Monos che parimente ignifica il medeimo ,
cio dnius emitonii dua dimidia partes. Queto adunque i canta per dieis ,
cc dieis , e ditono incompoto , come i die del Cromatico -, li quali Ine
tervalli congionti aieme formano la quarta ; di queto Genere die Marga
rita Filoofica loco ut upra Quod in omnibus tetrachordis , per diein , 9 die
im, 9 ditonum cantatur. E foggiunge, che il dieis la met del emituono. Et au
tem dieis, dimidium emitonii. E econdo Filolao il Diachima la met del emituono
minore. Et diachima eius dimidium, di che e ne parlato difuamente nel cap.8 di
Muco Tetore,
Circa
66
PARTE II CA P. X.
Circa quale di queti Generi i canti al preente, odai Margarita Filoofica nel o
pracitato luogo. Ex bis autem olo Diatonicoutimur. Chromaticum ver, 9 Enarmonicum
di cantu notro omnino abiicimus, eo quod chromaticum per emitonia proceden, mollius, Enar
monicum ver per ditonum progrediens, durius, atque difficilius et; 9 chromaticum olis
eruditis, Enarmonicum ver olis eruditiimis cantari potet, nec facil in uum perduci po
tet. Diatonum ver naturalius, 9 auribus magis gratum reperitur, dg d cunctis etiam rudi
bus modulatur. Vogliono molti, che il moderno comporre ii mito, e opraci hebbe
ro l'anno 1551. in Roma una quetione inigne il Luitano , il Vicentino, dicendo
il Luitano, che foe puro Diatonico , 8 il Vicentino mito, 8c abbenche la entenza
foe contro queto, pure l'Artui nell'Imperfettioni della Muica par. 1. rag. 1. carte 38.
d ragione al Vicentino,
Fra moderni il Bontempi nella ua Hitoria Muica forma il itema participato, che
a uo luogo dimotraremo: Aerice il Bononcini nel uo Muico Pratico par.1.cap.14.
che il Genere uato da moderni ii mito delli primi due, cio Diatonico, e Cromati
co, e che dell'Enarmonico alle volte i piglia qualche particella. Dice il Berardi nella Micellanea par.3. cap.13, che diveri eruditi ingegni i onofati
gati in rinovare li Generi Cromatico, 8 Enarmonico,e fra queti furono in Roma Gio:
Battita Doni, e Pietro dalla Valle, li quali tentarono di mettere in pratica li udetti
Generi Cromatico, 8 Enarmonico, ma quell'Armonia non f abbracciata ; alcuni
diedero la colpa all'imperitia del ecolo, 8 altri, che queti Generi non foero propor
tionati all'accordatura, e tuoni degli Organi, e degl'Itrumenti; e l'Auttore oggiun
ge, che la vera cagione i , che il cromatico, e l'Enarmonico non i poono cotituire oli en
-
-,
Veda per fine di queto capitolo il curioo Muico Tetore l'eenpio di tutte le cor
de particolari, e communi di ciachedun Genere compree in un'ottava.
il
$.
- -
CAP
PARTE II CA P. XI
C A P.
-
67
XL
Oniderarono per Sitemi gl'Antichi quelle poitioni di voci, che cotano di due,
C pi Intervalli, e convennero concordemente in decriverli, fra quali Aritoffe
no nel primo degl'Elementi Armonicipag.15 die. Sytema intelligendum et aliquid
compoitum ex plus uno intervallo. Parimente Nicomaco nel Manuale lib.1. pag.25. Sote
ma et duorum, aut plurium intervallorum coitio. Et Aritide nella ua Muica lib. n. pag.
15. Sytema et, quod pluribus, aut duobus intervallis continetur. Queti Sitemi furono
coniderati con le medeime differenze, che noi habbiamo portate degl'Intervalli nel
cap.9 di queta notra 2. parte, e li ditinero in maggiori, e minori, conforme la
quod calam magnam, is perfettam vocant, et icoa chordum, ei viginti onorum, idet bis,
diapaon, 9 diapente.
Habbiamo detto nel ro capitolo di queta 2 parte, che li Tetracordi, come prime
armonie ucite al mondo, cotituicono i Sitemi; Per non parere di haver detto ci
di proprio Marte apportaremo l'auttorit del Bontempi, nell'Hitoria Muica parte 2.
della Teorica pag 96 in fine, ove dice. Col procedimento del Tetracordo i compone il uo
itema, compreo dalla cononanza didiapaon, il quale i chiama Immutabile, Pitagorico ,
Diatonico, e Maimo. Il primo Sitema coniderato dagl'Antichi Muici f come i
die quello di Mercurio chiamato Tetracordo, non perche ii tato formato da quattro
uoni, m per eer compoto da quattro corde; queto adunque cotava delle principa
li cononanze, che ono ottava, quinta, e quarta, poi che gl'Antichi non conobbero
altre cononanze, che quete, e non hebbero per cononanze, le terze, e ete maggio
ri, e minori; onde noi lo chiamaremo picciolo Sitema, cotituito da una ottava, e for
--
Aggiun
PARTE II CAP. XI
68.
TRITE DIEZEVGMENON
DIATESSARON,
ILYCANos MEsoN
Tonus
PATEMESON
PARHY
I DIATESSARON e
- ramvpar arraron
. Aggiunero a queta Lira di Mereurio, Sitema come habbiamo detto nel capit.1a.
della parte la quinta corda Corebo, la eta Hiange, e la ettima Terpandro, il quale
ad imitationedelli ette Pianeti ne form l'Eptacordo, del quale die Margarita Filo
ofica lib.5. trat.1. cap.16. Terpanderver eptimam, ad planetarum imilitudinem adjecit: &
fattum et heptacbordum inemmenon,ide conjunctarum. Nam ineo duo tetrachorda, per mee
bis numeratum conjunguntur.
Vuole la opracitata Margarita nel opradetto capitolo, che Licaone aggiongee l'
ottava corda; molti per aericono, che Pitagora ne foe l'Auttore, e che cotituie
la Lira di otto corde a differenza di quella di Terpandro, che era di ette, la quale du
r inino a uoi tempi, e la ua form dalli uoni de martelli, invetigandone le propor
ni, e con molte eperienze la confirm, e f communemente abbracciata: vedi l'eem
EsTREMo 6 E NETE.
Tuono
- -
D PARANETE 5
- -
"
5
RITE
MEzoARITHN,9 HPARAMEHemit.
Tuono
La
Tuono
- - - -
G: LICANO
Tuono
M- ma
mi
sa
F PARIPATE,
Hemito
EsrRemo io e HIrsi
Chi
PA RT E II CAP. XL
69
Seguirono altri a moltiplicare le corde, come i die nel cap.12 della 1. parte ino al
numero di quindeci, quale cotitution, & ordine dur inino alli tempi di Guido, il
uale Sitema f divio, compoto di quattro Tetracordi, li nomi de quali ono, del
quai gravium chordarum. Del 2. Mee, cio mediarum . Del 3. Diezeug
rimo
"
menon, & ditante per un tuono dalla econda; la 4 Nsteinemmenon, idet acutiima
conjunctarum.
durezza del Tritono, come i potr vedere, e coniderare dal Sitema Maimo, le di
Queto Tetracordo f aggiunto per diveri ripetti, uno dequalif, per chivare la
La Prima corda del Sitema Maimo appreo li Greci in ordine Diatonico f ghia
mata Proslambanomenos, idet asumpta, overo acquiita, poiche f aggiunta i".
i
.
.
la poitione delli Tetracordi, come i pu vedere dalla figura.
i
------------i" 2 Hypate Hypaton, idet principalis "
i
La 3 Parhypate Hypaton, idet juxta principalem principalium.
diaruam .
--
Muico Tetore.
E 3
Site:
PARTE II cAP XI
7e
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3 | 2592
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Tritehyperboleon
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- Tuono ----a
Hemi.
8192
Hypate hypaton
Tuono
92I6
Proslambanomenos.
-
-.
-
Pota
pA RT E II
CAT
XI.
7r
pota la decrittione del Sitema, poniamo ancora quella delli Tetracordi dichia
rando le corde loro a maggior intelligenza, e odisfattione del notro Tetore.
ti e la ua
voce il Mi.
ib o ,
5 La voce Mi.
- -
- -- -
La voce La . Mi.
.
La 1. Corda Nete diezeugmenon, cio etrema delle digiunte; la ua chiave
l'e . La voce La . Mi.
- -
- -
--
La 1.
72'
p A RT E II CAP XII
La 1. Corda Mee, cio media, la chiave l'a. La voce. La. Mi, Re.
La z. Corda Triteinemmenon , cio terza delle connee, la chiave il b.
La voce Fa.
E queto quanto, che h potuto ritrovare di lucido opra queta materia in giova
mento, e paatempo del mio cariimo Tetore.
'
C A
P.
XII
. .
..
-
Del
. .
. . .
--
- - -
Sendoi come i die per l'incurioni de Barbari pere nell'Italia l'Arti liberali, e
le cienze, nell'anno ro3o. in circa della notra alute, per la detta indutria, 8
intelligenza di Guido Aretino ne riore la Muica, per darne adunque Poteri una
regola tabile,e ferma, compoe il uo Sitema in forma d'una mano,non olo acci fo
e commune, ma pur anche per dimotrare come benevolo, amoroo, che porgeva
corteemente adoga'uno la mano. Con queta adunque dalle latebre dell'oblivione
fece di nuovo ucire alla luce del Mondo la Muica, e per formare il uo Sitema opra
Otto
p.A RT E 1 I C A P. XII,
73
- ,
- -
;- -
ma; e nell'Acuto quattro, cio le bb. ec. dd. ee e e le Greche erano divie in cinque
Tetracordi,divie le ue corde in ette Eacordi formandoli dal ut, re, mi, fa, ol,la.
Cavate come i die dall'Hinno di S. Giovanni, le quali formano tutto il magitero
del Canto, poi che f detto, che.
Sex natura modis totum circumonat orbem
Quanto alle Lettere abbenche ino vinti, eentialmente per ono ette, cio A.B.
C D. E F. G. Le quali econdo il Gaffurio lib.5. Teo. cap.1. Sono principali. ta enim
li ette, egue l'ottavo imile al primo, e perche, come i die nel cap.7 di queta e
conda parte erano ee lettere prima di Guidoli egni delle voci, e uoni, e " al pre
ente non iino patenti, ma tacite, ad ogni modo ono le direttrici delle voci;onde con
forme le lettere ritornano dopo la ettima alla ua prima, cos le voci, che ono ad ee
lettere addattate, dopo la ettima pervengono all'ottava, la quale della medeima na
tura della ua prima, e forma quai un medeimo i chiam Tolomeo equi
onanza, iche i pu dire con verit, che i uoni, corde nella Muica eentialmente
iino ette, come le ette lettere, onde ben die a notro propoito il Poeta,
Nec non Threicius Vates, 9 longa cum vete Sacerdos
Obloquitur numeris eptem dicrimina vocum.
' - i
Et in un altro luogo Et mihi diparibus eptem compatta cicutis
-
Fitula.....
- -
Adunque la Mano di Guido formata opra la Greca; queta per Tetracordi, quel
la per Eacordi, entrambi per Tuoni, e Semituoni in ordine Diatonico, come i vede
dalla Figura .
- --
--
MA No
..
e,
M A N o D I Gu I D o
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- Sem. min.
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Paranetediez.
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- -
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Tritediezeugm.
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Tuono m. min.
Paramee
Tuono
l-Triteinem.
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Sem. min. .
Mee
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Sem. mag.
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--
- l
Tuono
Netediezeugm.
. . .
Tuono
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llt
Tritehyperb.
Tuono
-
- Sem. mag.
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Mano Greca
- -
-.
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| | | | | la foi,
----"Tuono
cc. | |
fol fa
.
i .
1:
Tuono
Lyconomeon
i lTuono
l
Parhypateme.
Sem. min.
Hypatemeon
Tuono
Lycanoshypaton
Parhypatehypa.
v
i-
fa
--
Sem. min.
Hypatehypaton ti mi
Tuono
Proslambanom. A | re
Tuono
HypoproslambaIl9IlGIlQ5,
I lut
--
| | |
Avverti
pARTE II
CAP XIII
75
Avverti Lettor humaniimo, che io ho detto eere vinti lettere, onde, e trovi vin
tidue uoni, ci non mia inavvertenza,perche ivi parlai delle lettere, e non de uoni;
e adunque oerverai le lettere, le troverai giute, e li due uoni, che crecono ono
nella B della econda, e terza poitione, poiche in ea i coniderano il b rotondo,
& il liquadro, che formano uoni diveri in ea medeima lettera, coa che non intra
viene nelle altre lettere, come habbiamo toccato nel cap.7 di queta econda parte.
Nota pur anche, benigno Lettore, che noi nel cap. 8 di queta econda parte parlan
do de emituoni habbiamo poto il emituono maggiore fra le corde di A, e b fa. di H
e c. di E, & F. & il minore fra le corde Heb fa; e ci habbiamo detto adherndo all'o
pinione de pi moderni; onde, e hora vedi tutto all'incontrario nell'antepota Ta
condo la diviione Pitagorica, onde in tal cao parl econdo la mente degli Antichi,
fra quali di queta opinione f anche Boetio ; ma nel cap. 19 della 3 parte di ee Iti
tutioni pag. 164 parlando econdo la propria opinione, poe ei emituoni maggiori,
e minori, nelle medeime corde da noi rapportate nel citato cap. 8, alla quale opinione
ci iamo appoggiati.
. .
Come pure non ti doverai meravigliare, e nel 2 cap della 3 parte di queta notra
opera ritroverai alcune definitioni , e decrittioni opra alcune cononanze fatte dal
Kirchero, con le quali eplica di quanti tuoni, e emituoriisiino formate, e vedrai, che
queto Auttore pone li emituoni minori nelluogo, ove noi nel cap.8 opracitato hab
biamo poto li maggiori, perche parl econdo la niente degli Antichi, e egu la loro
cuola, 8 opinione, e noi habbiamo portate ee definitioni per motrare allo tudioo
di quanti tuoni, e emituoni cotino in ordine pratico, enza altri cavilli teorici, e pe
culativi, de quali in atto pratico poco ne fa conto il Muico e siino maggiori, o mino
ri, non variando (come altrove i die) quel picciolo, e quai che inenibile interval
lo li fondamenti Armonici dell'Arte Pratica; onde habbiamo timato bene farla pre
ente annotatione, acci vegga il Lettore, che non iamo caduti nella cattiva nota del
la contraditione, e non reti inviluppato in vedere coe oppote, e contrarie.
- --
C A P.
XIII.
taremo il Sitema di esa Muica Participata cavato dal Bontempi nella ua Itoria Mu
ica alle carte 187. la quale formata dagli accidenti X b. li quali ono di aiuto per
cos degli altri. Vedi il Sitema, come pure vedi l'addattamento di queto Sitema alla
tatatura dell'Organo, opra la quale habbiamo pote le quattro parti muicali, con le
loro note corripondenti ad ei tati maggior intelligenza del notro Muico T"
-
- -
aa Lla
76
a2
b Big
Diatonico, e Cromatico,
Moderno.
8 Diatonico.
i f Cromatico -
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Diatonico, e Cromatico.
Diatonico, e Cromatico
b i d Moderno .
d
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Diatonico, e Cromatico. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
-n
5;
Diatonico, e Cromatico.
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Diatonico, e Cromatico.
b i c Cromatico.
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Diatonico.
-
Cromatico.
Diatonico, e Cromatico.
- -
Diatonico, e Cromatico.
Moderno.
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b IC Cromatico.
--
Diatonico, e Cromatico.
Diatonico, e Cromatico.
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Hyperbo.
Tet.I|
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78
ro havere una tale etenione; ma eendo ancor ei otto un ordine limitato, furono
con dicrettione dilatati da notri Anteceori pi di quello degli Antichi, tanto nel
grave, quanto nell'acuto, e l'ordinaria ua etenione, i pu dire, che sii alla vigeima
nona, cio quattro ottave; & anco altri trapaano queto numero; m duetto, che i
vede in un'ottava, replicato nell'altra; onde il medeimo, iche batando le quat
tro ottave ad includere le parti, che cantano, e uonano, i pu dire, che in quet'ordi
ne siino ei trumenti da tati nella loro ottima perfettione
-
C ' A P.
.
XIV.
- - ,
Della Melopeja,
--
Imotrato tutto quello, che i ricerca alla formatione della voce, e come i uoni
D siino tati decritti con figure materiali, e dimotrati li itemi, che forniano le
regole di ei uoni, e voci , hora vedremo l'uo di queti, che appreo gli Antichi f
chiamato Melopeja, che appreo de Moderni non altro che la modulatione delle Par
ti, da quali ne nace la melodia, onde Euclide nell'Introduttione Armonica pag 2.
definendola die: Melopaeja et uus eorum, qua harmonica trattationi unt ubjetta, & alle
carte 22. Melopaeja et uus partium harmonices, quae nobis unt expoitae. Secondo la men
te degli Antichi, la Melopeja h tr parti, cio
Mecolamento, & U, e queto
"
Ductus rectus.
Nexus,
Duc. revertens.
Nexus.
Duc. circumcurrens,
Pettia,
Nexus.
v,
Extenio.
Noi per per motrare pi chiaro queto capitolo al notro Muico Tetore, appor
taremo quello ne crive Sopra ci l'Artui nell'Arte delContrapunto ritampata l'anno
1698, alle carte 23 ove dice, che la modulatione (che il medemo, che Melopeja) un
movimento fatto da un uono all'altro , fatto per diveri intervalli, il quale i ritrova in ogni
orte d'Armonia, e Melodia. Oerva queto Auttore con gli Antichi quattro pecie di
modulatione, cio Conducimento, Complicamento, Gioco, e Fermezza. Conducimen
to, dice egli, quando in ea modulatione i ritrova un progreo ordinato ne uoni, che i egui
tano l'uno dietro l'altro pergrado, e queto contiene tre parti dette Rettitudine, Ritorno, e
Circuito.
Retti
79
La Fermezza : i conoceva
in una continuata tatione di vo
ce, come
--
C A P.
XV.
adunque econdo Pietro Aron nei Lucidario libi. Opinione 2. Non altro, che un rac
coglimento di ei illabe, cio di, ut, re, mi,fa, ol, la, dalla quale aggregatione, e raccogli- .
mento la prima illaba ut, capo, e fondamento di tutte le eguenti. Et al parere di Marchet
t, e del Tintore rapportati dal Gaffurio nel 1. lib. della Pratica cap.4 Et derivatio plu
ocumab uno, 9 eodem principio. Tinctoris autem proprietatem dicit ingularem dedu
8o
T A RT E II CA P. XV.
anche detta Deduttione, della quale die il Gaffurio nell'iteo luogo &c. Deductio et
ex iparum illabarum diatonica, ac naturalis progreio, ut acendendo hoc ordine ut, re,mi,
fa, ol, la, decendendo vero, la , ol, fa, mi, re, ut. Queta deduttione viene chiamata
dal Picitone nel Fior Angelic lib.1. cap.12 groppo, vero concatenatione di Voci, e
deriva dal verbo deduco, deducis: il quale i piglia per portar eco, onde da qui ne avvie
ne, che ii detta da Muici una ordinata condotta di voci,e che da queta ne venghi for
mato l'Eacordo, che econdo il Gaffurio nel primo della Pratica cap.2. Et Comprehen
o ex cordarum Diatonica dimenione dipoitum, quarum nomina unt, ut, re, mi, fa, ol,la.
Habbiamo oervato nel cap.12. di queta 2. Parte, che il Sitema Guidoniano viene
formato da ette Eacordi, li quali dal Gaffurio libr 1. Pratica cap.4. Vengono anche
chiamati Propriet. Hac enim eptem exacorda,dice egli,vocantur proprietates, ei, qualita
tes, quarum tres H quadra, vel, H dura, duas naturae ac duas b rotundae vel molli aeri
bunt. Que autem H quadrales dicuntur, ub littera G exordium ortiuntur . Naturales
autem in littera C. Sed B mollares in littera F principium poidere mocuntur. Et a Prin
cipianti in poche parole ben'eplica il Scaletta nella ua Scala cap.9. Tre ono le proprie
t delcanto, cio Natura b mole H quadro, e perche il principio delle ei note nominate
nel capitolo terzo queta voce ut la prima, per e queta voce ar in C fa ut, vero in c
folfa ut, tutte quelle note, che deriveranno da queto ut, i canteranno per Natura, e deri
veranno da F fa ut, i canteranno per b molle; e e deriveranno da G ol re ut, i can
teranno per i quadro. Et il Picitone per darne una regola poitiva nel uo Fior Ange
lico libr. 1. cap.21. Pone li eguenti veri.
C. Naturam dat: F, b molle tibi ignat.
Oervo di pi, che il emituono, che come i die poto nel mezzo degl'Eacor
di, nel Eacordo di H quadro poto fra le corde, lettere H e c. quello di Natura
Mgi, che queta Propriet, 8 Efacordi ono compoti delle ei illabe, ut, re ,
mi, fa, ol, la. Vediamo la loro diviione, e natura, il Lanfranco nelle ue cintille
Parte i carte 16 le divide in due parti, in ut, re, mi, in acendere; & in la, ol, fa, in
decendere: & il Gaffurio nel primo della Pratica cap.2. le divide econdo la mente de
Greci, in gravi, medie, 8 acute, pure econdo gli Eccleiatici, in gravi, acute, e
opra acute. Suntenim, dice egli, ut, regraves dum gracis aentior, ol, la acuta, si
ni, fa medie. Eccleiaticorum vero mose, ut, re, graves vocare; mi, fa, acutas, 9'ol,
la uper acutas. Fra le ei illabe, note, aerice il Picitone nel Fior Angelico lib. 1.
cap.2o di haver trovato econdo la mente de Muici Dettori, che tra quete, quattro
ono le principali, e ono Re. Mi. Fa. Sol. Quali dice ritrovari nel circuito della
glia alla Terra,e deve eer tenuta grave, e grave deve eer pronunciata, tanto acen
ere,
pARTE II
CA P. XV
8i
dere, quanto indecendere; le illabe Mi, e Fa ono aomigliate, la prima all'Acqua,
e la econda all'Aria, e i come queti due Elementi ono fluidi & i" , cos pari
mente quete due note, illabe hanno l'itea natura ; la illaba ol comparata al
Fuoco per eer forte, e potente, e cos il ol nell'acendere, e dicendere i deve forte
mente formare, e pronunciare, le illabe poi ut, re, mi, fa, ol, la vengono epli
cate da eo Picitone in queta maniera. Ut principio delle altre illabe, icome la unit
del numero; Reecutio, Mi mediatio, Fa clavis, Sol uper poitio; La altitudo.
Per motrare ne cantile Propriet, inegnare il modo del cantare, furono con gran
giudicio formate, 8 inventate le ette ditioni (per chiamarle cos largo modo) cio A
la mire. B fa H mi. C olfa ut. D la ol re. E la mi. F fa ut. G ol reut; le qua
li furono formate da una delle ette lettere Gregoriane, e da una, due, tre delle ei
illabe Guidoniane, le quali econdo il Zacconi nella ua Pratica ono il primo, e vero
modo d'inegnare a cantare, quanto poi all'eplicatione loro circa le Proprietadi,paren
domi molto a propoito quella del Bononcini regitrata nel uo Muico Pratico parte
1. cap.12. pag.37. l'apporteremo a beneficio dello tudioo. Nota, dice egli, che quelle
littere, che ono accompagnate d'una ola illaba non participano, e non d'una propriet, e na
tura di canto. Pare, che qui l'Auttore dichi il falo, poiche ogni lettera contiene due,
d tre illabe; m e i vorr coniderare, che nella lettera B. vi ono due corde differenti
(come habbiamo detto altrove) dice molto bene, onde i deve coniderare eo B. co
me tondo, e molle, che dice fa; e come quadro, duro, che dice mi, differenti fra lo
ro per emituono; onde per queta conideratione h detto con gran giudicio, eendo
queta lettera formata di due corde differenti, e non di una ola come ono le altre .
2uelle (egue l'Auttore) che ono accompagnate di due, partecipano Amilmente di due
propriet; e quelle, che ono accompagnate di tre illabe parimente partecipano di tutte tre le
propriet, nature udette, come i pu vedere dagl'eempii.
La per Natura.
Fa. b.
Sol. b.
--
A Q Mi
per ib quadro.
molle.
Re per
B 2: 7
:
C.) Fa.
ti
Ut. N.
la
- --
La. b-
D ) Sol . H
Re. N.
La H
E .- - -7 Mi N.
F )-- - -
Sol. N.
G ) Re. b.
Ut. b
Ut ti
Fa. N.
quattro Parti Muicali, m brevitati gratia le poneremo emplicemente nelli tre gradi,
Grave, Acuto, e Sopracuto.
Propriet di riquadro.
ut Grave.
ut Acuta.
Propriet di
ut Grave.
- Mco Tetore. ,
ut Sopracuta.
Propr., di b molle.
ut Acuta.
ut Grave,
F
Da
PARTE II
82
CA P. XVI.
Da quali eempii haver oervato lo tudioo, che nelli canti di Natura, e di H qua
dro non intervengono egni, m olo a quelli di b molle, il quale i dovr ponere nel
principio delle rigate immediatamente dopo la chiave.
C A P.
XVI.
Bbenche i ii veduta nel cap.13 di queta econda parte la forma, e poitione del
le quattro Parti Muicali, non otante per nel preente capitolo ne daremo pi
eata informatione. Eendo adunque tre le chiavi direttrici del canto, come i die
nel cap.7 di queta econda Parte, li Pratici da quete, mediante la loro variata poitio
ne opra le cinque linee, ne formarono quattro Parti principali, che cotituicono il
Et in fine quella di
Tendre,
Alto.
'Canto.
ti opracuti, come
3
i
Le proprie corde, e luoghi di quete chiavi per ciacheduna Parte ono nel Bao
quella di F fa utin quarta riga; nel Tenore quella di C fol fa utin quarta riga ; quel
la dell'Alto quella di C ol fa utin terza riga; quella del Canto, Soprano quella di C
olfa ut in prima riga, come i pu vedere nel cap.7. Sopracitato, & in fine quella per il
Violino quella di G ol re utin econda riga, e quando quete chiavi addattate alle
opranominate Parti, ono in altre linee, egno, che la compoitione traportata.
Pote le chiavi alle linee per dichiaratione delle Parti Muicali, vediamo la loro na
tura, e propriet.
Nella Melopeja adunque i deve oervare la modulatione delle quattro Parti, cio
Bao, chiamato Parte grave. Tenore detto Parte naturale. Alto chiamato Parte acu
ta, e Canto detto Parte opracuta. Li Greci chiamano il Canto Netodus. L'Alto Pa
ranetodus; il Tenore Meodos; & il Bao Hypotodus. Quete quattro Parti vengo
no chiamate dal Zarlino nelle Ititutione Parte; cap.58 con il nome di elementali, al
la guia delli quattro Elementi. Il Bao adunque, per cominciare da queto cos no
minato tanquam Bae, per eer il fondamento, e fortificatione delle altre Parti, per
che dice il Kirchero lib.5. cap.1o. Obi enim in concentu ea vox minus firma fuerit, ibi reli
-
quae
83
qua omnes voces vacillant, e poco dopo. Et igitur bac propri cuiucunque concentus vox
infima omnium reliquarum vocumutentaculum, 9 fulcimentum. Perci viene aomiglia
to alla Terra come voce baa, e fondamentale, onde li uoi andamenti devono andare
gravi, e pi toto lenti, che veloci, amali movimenti eparati, e per alto con modo
vivace, e bizzarro, toccando piritoamente le corde del Tuono, Modo, caminando
con modo elegante, e quando queto canter bene in queta forma, tutte le altre Parti
procederanno con movimenti congiunti, eleganti, maimamente il Canto, e So
prano, & in fine il Bao non deve eer difficile da cantari, ma facile, e naturale,e che
faccia buon'effetto, particolarmente nelle corde del Tuono opra il quale ar compo
to, con alti vaghi, e non motruoi; ama adunque li alti grandi come di quarta ,
quinta, 3 ottava
i
-. . . . :
. .
.
Dopo il Bao in prima conideratione il Soprano, non olo come Parte opra acu
ta, e pi nobile delle altre, ma pur anche come Parte etrema, poiche con le Parti etre
me i deve procedere con giudicio, perche i cuoprono pi delle altre, il Soprano
come pi acuto i f entire pi d'ogni altra Parte,onde non deve eere di minore oer
vatione del Bao, e e queto la bae, il Canto la parte pi eminente della Muical
fabrica. Queta Parte addattata a Fanciulli, e gode d'intervalli mediocri, e deve an
.
dare con modo dolce, elegante, con pochi alti, e queti facili, con groppetti, trilli,
e fioretti ben ordinati, abborrice li alti grandi, principalmente di ottava all'ingi;de
ve nelle fughe imitare il Tenore, e nelle cadenze pare uo Fratello, viene aomigliato
al Fuoco per la ua altezza, e vivacit.
:
L'Alto, che i chiama anche Contra Tenore deve eere ben compoto, e ben ordi
nato con belli, 8 eleganti paaggi, poiche eendo della natura dell'Aria, e queta
chiara, il tutto con il uo ereno riempie di giubilo, cos l'Alto, e ar ben compoto
oprer mirabilmente nelle compoitioni; onde i deve teere queta Parte in tal manie
ra, che facci buoni effetti, e nelle fughe deve corripondere al Bao come Parte ua
-
correlativa .
Il Tenore, cos detto tenendo, parte media tra il grave, 8 acuto, e tiene unita la
compoitione, e vogliono, che da queta Parte i faccia il giudicio del Tuono, Mo
do. Queta per la ua commodit commune a tutti gl'huomini, fuorche alle femi
ne, & a fanciulli; queta Parte egue immediatamente a quella del Bao vero l'aeuto,
& quella che regge, e governa le compoitioni,e che mantiene il Modo, Tuono o
pra il quale ono fondate; deve adunque eer formato, e compoto con eleganti movi
menti, e con tal'ordine, che oervi la natura del Modo, con farle cadenze ne luoghi
proprii- Deve il Tenore, e l'Alto imitare nella dolcezza il Canto; m al Tenore in
qualche occaione li tanno bene anche li pai del Bao, che perci aomigliato all'
Acqua come grave ecundum quid. Quete quattro Parti ottimamente eplic il faceto
antoano con dire.
- --
- -- -- --
- - - -
( che noi al preente conideraremo come modulatione) ar grato e ar con belle ti:
rate, vaga modulatione, ma non generer melodia, poiche dice Pietro d'Abano pel,
problema 22 d'Aritotile, rapporrato dall'Artui nelle Imperfettioni della Muica
ragio
-
84
delle parti; icchela Parte ola non havendo in econgionta l'Armonia, deve operare
per via d'un vago cantare ripieno d'una modulatione ottima, e buona, con trilli ,
groppi, 8 affetti appropriati alle parole.
..
- -
no per cantar oli buoni, 8 ottimi cantori, e che la ua Parte ii formata di vaga ma
niera, e bello, e buono procedere, con alti vivi, bizzarri, 3 a propoito, e non gar
bati, e cabroi.
ni, pure i piglier le quattro Parti naturali, aggiungendovi il Quinto, che parti
ciper del Tenore, e del Bao; A ei poi, i piglier il Bao, l'Alto, due Tenori,
e due Soprani: A otto i raddoppieranno tutte le quattro Parti, formandone due
Chori .
Li termini, che quete Parti poono havere tra loro nella ditanza quando aran
ao congiunte inieme, oervano li Pratici, che il Tenore non debba eccedere opra
il Bao pi di dodeci, tredecivoci; l'Alto inino a quindeci, edeci, & il Canto
non
pi di dinove,
vinti, purche le Parti iino Sonore, e non rendino languido
il Concento
.
-
Non ar fuor di propoito portare in queto Capitolo quali iino li alti proprii, e re
polari, e quali gl'improprii, di irregolari, gli regolari adunque ono di terza, quarta,
quinta, 6 ottava, anche di eta minore, come.
v
di Terze minori.
di Quarte.
di Sete minori.
di Terze maggiori.
di Quinte.
di Ottave.
as
di Settima
di Nona.
di Seta maggiore.
Apri.
di Quinta fala.
- i
di Quarta fala.
accidentale.
Tri
Che e a queto alto di tritono eguir un altra nota all'ins, come dall'eempio,
e ne caver buon'effetto nelle parole doloroe.
st
Il caminare paeggiato dalle Parti formate dalle Voci, e non dagl'Itrumenti, vuol
eer pi congiunto, che i pu, eendo difficile alla Voce humana in s gran pretezza,
caminar per alti, perche non h quella facilit, che h la mano nel toccare li tati degl'
Itrumenti. Li termini proprii di ciacheduna Parte aranno, che non i pai pi d'una
nota otto, opra delle cinque linee, come dall'eempio,
e a
r .
=
-
C
-
--
--
P.
XVII.
- -
- .
- - -
Delle Mutationi.
-
L ione,
mile in luogo diimile; onde di queta die Euclide nell'Introduttione Armonica car
tez. che Et imilis alicujus in diimilem locum tranpoitio. Et alle carte 2 o vuole, che
queta i formi in quattro modi. Mutatio quatuor modis dicitur, per genus, per Sytema ,
per tanum , 9 per melopejam. Per genere i forma la Mutatione dice eo Euclide cum
ex Diatono in Chroma, aut ex Chromate, autharmonia in reliquorum generum aliquod ft tran
tus. Cio quando i paa da uno delli tre generi all'altro, come dal Diatonico al Cro
matico, dal Cromatico &c. La econda Mutatione i forma per Sitema, 8 econdo i
eo Euclide . Cum ex conjutione in diiunctionem, aut vicevera. Cio quando i paa,
da un uono all'altro, tanto nel grave, quanto nell'acuto. La terza Mutatione per
Tuono, Modo, e econdo Euclide &c. i forma. Cum ex Doriis cantilenis in Pbrygias ,
quieto in reliquorum aliquem fit tranitus. Cio quando i paa dalla maniera ditante al
la contringente, queta; con la ditante i dimotra la magnificenza, la virilit, e
le attioni eroiche, e con la ritringente l'humilt, in dipoitione effeminata . In
Muico Tetore.
queta
-
86
T A RT E II C A P. XVII
capitolo; onde i dicorrer della Mutatione delle ei illabe nella Modulatione Armo
nica, che econdo Marchetto Paduano Et variatio nominis vocis in alterum in eodem o
no. ESecondo Monignor Antonio Zara Vecovo Petinene nella ua Anotomia de
gli Ingegni e memb.3 della Muica Pratica pag.475. Hine ft mutatio, qua et vo
cis in vocemin eadem clavi uniona variatio;pi chiaro il Metallo. La mutatione altro non ,
ol che mutare di nome una nota in un'altra in un'itea voce, e uono.
I
Il motivo di fare la Mutatione delle illabe nella Modulatione Muicale, f , che
etendendoi nel canto con la voce fuori dei limiti delle ei illabe ut, re, mi, fa, ol, la .
E non vi eendo opra il la altra illaba pi acuta; n otto l'ut illaba pi grave, e
baa, eendo l'una, e l'altra gli etremi della cotitutione di ee ei illabe, furono
sforzati li Pratici a tramutarle; onde i vede il gran magitero dell'addattamento alle
ette lettere di pi illabe, non olo (come i die) per formarne li ette Eacordi, ma
anche per cavarne il modo delle Mutationi, & abbenche i variano le illabe, non i al
terano per le voci, come eplicano le definitioni poco f rapportate,ci parimente con
ferma il Gaffurio nella Pratica lib.1. cap.4. con dire Sillabe enim ipe vocibus, 9 chordis
uis, cilicet notulis acripta, i in una eademque linea, veleodem patio conitunt, dicuntur
quantitate pares, ed qualitate divere. Queta Mutatione adunque di illaba enza alte
ratione di voce i pu fare, e i f nelle tre Propriet del canto, cio per Natura, per
b molle, e per i quadro.
.
,
La Propriet di i quadro quella, che cotituice il primo Eacordo nel Sitema
Guidoniano, e dopo di queto egue quella di Natura , 8 in terzo luogo quel
la di b molle:e perci noi dimotraremo prima la Mutatione delle due prime Proprie
t, non olo come prime, ma anche come quelle che i unicono aieme, non een
dovi altra differenza, che quella di H quadro comincia li uoi Eacordi in G. e quel
la di Natura in C. Per quete due Propriet adunque i former la Mutatione in tre del
le ette Corde, d lettere, cio in A la mire. D la ol re. Et E la mi. In A la mire
in luogo di ol. Et il Ela mi erve olo in fare la Mutatione nel decendere, &in luo
go di dire mi i dice la Vedi l'eempio maimo per le cinque parti Muicali, cavato
dalle Scintille del Lanfranco, in parte ampliato da noi. Le clauole laterali ignifi
cano le cinque corde di ciacheduna delle cinque Parti Muicali.
fa
sr
se
;
a: Si
- --
ul
- -
re
la
...
- V
la
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- ---
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A
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Da quete due cale i vede, che in A la mire tanto in acendere, quanto in decen
-
- -
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- - -
re
re
re
re,
re
re
la
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fa
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89
uC
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Mutationi dell'Alto.
& Ei
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la
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ult.
Ic
re
fa
re
fa
fa la
la
ut
ut
re
fa
la
la
ult
biamo dimotrato mediante la Mutatione delle illabe; & altri vollero, con aggiun
ger altre illabe oltre le ei Guidoniane, levare il grand'impaccio di quete Mutatio
ni. Il Lanfranco nelle cintille parte 4 carte 124 con una ua Ruota dimotra la Ma
no di Guido con le ette lettere Gregoriane divie in tre ordini, & in esa ingegnoa
mente dimotra tutta la fabrica Muicale. Don Gramatio Metallo procura ancor'eo
in una altra ua Ruota dimotrare dottiimamente il modo delle Mutationi per le tre
9o
PARTE II CA P. XVII
la 2 parte del uo Tranilvano lib4 pag.25. queto effetto parimente ne forma un'al
tra Ruota; & in fine in un manocritto, che appreso di me intitolato Armonia Gre
goriana Opera di un tal Padre Girolamo Cantore Minor Conventuale di S. Franceco
compota l'anno 1684 ne viene da queto Auttore formata un'altra con gran giudicio,
& di facile intelligenza, le quali Ruote non apportiamo, non olo per brevit, ma
anche per conocerle pi toto bizzarie, che altro, esendo le regole vecchie le buo
ne, vere, e proprie.
Fra quelli che aggiunero illabe alle ei Guidoniane, rapporta il Zacconi nella ua
Pratica Tomo 2. lib.1.cap.Io che foe un tale Anelmo Fiamengo Muico del Sere
niimo di Baviera, e queto vole che con l'aggiungere alle ei illabe, quelle di i, c
bo, i potese modulare un'ottava enza far Mutatione alcuna. Un'altro f il Padre
Adriano Banchieri, il quale nella ua Cartella Muicale alle carte 1g. e 2o procura
motrare, che i poi modulare perfettamente qualivoglia cantilena aggiungendoi
all'ut, re, mi, fa, ol, la , le fillabe ba, e bi. Nella lettera , corda B. dicendo
ba in luogo del fa, e bi, in luogo del mi Conforme il biogno enza far Mutatione
alcuna acendendo, dicendendo, chi ne vuole miglior informatione, veda l'Aut
tore nel luogo opracitato. Ecco gli eempii.
-.
-
- -
it re mi fa ol la ba bi fa bi la.
ut ba bi la ol fa mi re ut.
Vuole il opracitato Zacconi, che quete inventioni iino belle, e buone, ma all'e
perienza fore che non iino cos facili come i pena.
e
Il Bontempi nella ua Hitoria Muica prima parte della Pratica Antica carte 184.
corollario2. aerice, che l'uo delle illabe di Guido ii conociuto difficile , e tar
do , onde procura anch'eo facilitare il modo di olfeggiare, onde dimotra, che
con ole quattro illabe Guidoniane, e non con ei, i poi render il Modo di olfeg.
giare facile, e comodo, 8 anche levare la difficolt, che i ritrova in quete Mutatio
ni; Regetta adunque l'ut, & il re . Ritenendo il mi, fa, ol , la . Diponendo
le come egue, e chi ne vorr pi eatta informatione veda l'Auttore nel luogo
C1tatO .
Canto molle.
- -
la ol la fa ol la fa fa ol la fa ol la
la olfa la ol fa fa la ol fa la ol
Canto duro.
fa ol la fa olla mi fa ol la fa olla
la olfa la ol fa mi la olfa la
que
p A RT E II CAT. XVIII
91
te, che nelle Propriet di Natura, e H quadro i facci la Mutatione in tre corde,
lettere cio A. D. & E. e che l'A commune tanto in acendere, quanto in decende
re; il D. particolare olo in acendere; & il E. particolare nel decendere. E che per
b molle i formano le Mutationi parimenti in tre lettere, corde, cio in D. commu
ne nell'acendere, e decendere, nel G olo nell'acendere, e nell'A nel decendere, da
queta breve conideratione ne poi havere una vera, e certa regola per formarne le Mur.
tioni, e queto bati opra queto capitolo.
C A P.
XVIII
Della Battuta.
ictus, velpercuio qua dam levis, la quale i pu fare anche tacita, come afferma il o
pracitato Vaneo 9 hac eadem tacit fieri potet, idet ine ulla evidenti expreaque ali
cuius intrumenti percuione. Il Gaffurio nel lib.2. della Pratica cap.2. die Menura tem
poris et dipoitio quantitatis cujucunque figure, qua fit cum menuramus eentialem no
tulae ingula menuram juxta primum modum muicorum, idet pronunciationem. Et il Bon
tempi nella ua Nova Componendi Methodus. Et conveniens notularum menura. Vie
ne decritta dal Banchieri nella ua Cartella alle carte 33 documento 9. La Battuta non
eer altro, che una percuione di mano, bacchetta, fazzoletto, quale i divide in
due capi; Primo nel battere, Secondo nel levare, come afferma il Zarlino nel cap.42.
della 3. parte delle Intitutioni con dire, la quale i conidera in due modi, cio nel batte
re, 9 nel levare,
92
pA RT E II CA P. XVIII.
luogo opracitato, omnis itaque concentus ratio tatim ex igno ibi prepoto colligenda et.
Dimotrano li Matematici la proportione di qualit con un quadrato in queta for
ma Dl, e quella di inequalit con un triangolo cos a . e li Muici per dimotrare
il Tempo, Battuta d'egualit, che cotituirono di note pari, tanto nel battere ,
quanto nel levare, lo dichiararono con diveri Circoli, e emicircoli, alcuni punta
ti, & altri nd; altri tagliati, 8 altri non tagliati; e per figurare, e ignificare il Tem
po d'inegualit, egnarono le cantilene loro con alcuni numeri, l'uno poto opra l'
altro come i i : &c. E la ua formatione vollero, che conitee in tre parti; due
nella poitione della mano, una nella levatione.
Grande confuione i corge ne Scrittori antichi circa la variata ignificatione del
li circoli, e emicircoli tagliati, e puntati, con i quali dimotravano il Modo, Tem
po, e Prolatione, il che molto accuratamente criero; Noi per tralaciaremo talma
teria, non olo per eer tata trattata difuamente da ogni crittore, come pure per eer
al preente tata abbandonata, come coa di poco giovamento, anzi di ommo intri
co, e confuione; onde die il Kirchero nel lib.7, della Muurgia. Tamet fitotum mupica arcanum ub temporis eacta, 9 varia prolatione contat, fateor tamen nibilin tota mu
ca confuius, nihilimperfectius tractatum me reperie. E poco dopo. Sunt praetere adeo
in hoc negotio dicrepantes muicorum opiniones, ut cuiubcribas vix videaris. Et in un al
tro luogo del opracitato libro, e capitolo: Vehementermiratus, Vetere, in reprorus inu
tili, imo futili tantum, 5 opera, 9 temporis perdidie, ingenia que tanta confuione re
rum intricare voluie, cum tota hacfarrago multe expeditiori mod, quod poteri potmodum
ubofecerunt, hoc et per olam ternarii, aut binarii oppoitionem abolvi potuerit. Et il Ban
chieri nella ua cartella alle carte 28. avanti il citato Kirchero die, che gli muici moder
mi quelli hanno dimei, e per maggior docilit, gli hanno ridotti a due, l'uno diremo tempo
perfetto maggiore; il econdo tempo perfetto minore.
Laciando adunque tante variationi di egni, con la corta del Padre Stefano Vaneo
abbenche Vecchio Scrittore, diremo, che la Battuta i divide in Maggiore, Minore,
e Proportione, le prime due furono pote nella petie d'egualita, e la terza nella petie
di inegualit; & acci non nacee confuione, tabilirono la Breve, e Semibreve per
direttrici di ea. Battuta. Idcirco, dice il Vaneo, grave, muici, ne qua ex bujunodi inepta
pronunciatione confuo oriretur, ex quinque eentialibus figuris, videlicet Maxima, Longa,
Brevi, Semibrevi, 9 Minima, duas tantum, Brevem cilicet, dg Semibrevem firma, immu
tabili, certa que menura dedicarunt, qua univerus regatur cantus. F adunque cotitui
tala Breve per il tempo maggiore, la emibreve per il minore, e l'una, e l'altra per la
Proportione.
La miura maggiore, dice il Vaneo, et quae brevem unico motu tangie, nam in una brevi
duae in unt Semibreves, quarum altera manum deprimendo exprimitur, altera cum attolli
tur. Della minore poi die Minor autem menura caterisfacilior et, queolam emibrevem
motu uo complet. E per fine die della Proportione. Demum menura Proportionata et ,
quae tre completitur Semibreves, proferunturque ub unius emibrevis tempore. Ponendo
due figure nel abbaare, & una nel levare della mano. Retrinero li moderni la pecie
di sia e dilatarono la pecie d'inegualit, come i vedr nel eguente ca
pitolo .
i"
"
fornito di acendere.
il moto d'inegualit, che cota di tr figure, note haver tre tempi eguali, cio due
moti, & una quiete; il primo moto ar con la prima figura nella poitione della mano,
e la quiete ar nel fermari in gi con la econda figura, 3 in fine il econdo moto ar
nella elevatione della mano con la terza figura; o pure diremo, che la battuta d'egua
lit h quattro parti; la prima il battere; la econda il fermari all'ingi; la terza nell'
alzar della mano; e la quarta in fermari
all'ins. Nelle Triple i formano tr par- D C'e part'b la miura in moto alterno,
ti; la prima nel percuotere; la econChe cend',e ale, e in fin d'ambi una quietet
da nel levare ondeggiando, e la terza nel
Le parti on di moto, e non di quiete,
queto bati della Battuta, gli eempii Real, e'l moto accidental la quiete
della quale i vedranno nel eguente ca- Per la refleion del moto alterno.
pitolo.
S'alla Breve il concenta, Semibreve
Aggiungeremo per odisfatione del Si divid'ugualmente la figura,
-
inel uo Trattato della Battuta alle carte 68 con il quale decrive tutta la quiddit di ea.
- 1 , ,
P.
XIX.
"
gu
PA RT E II CA P. XIX.
94
-,
- -
Per ditinguere adunque il modo della Battuta alla Breve dalla Semizi breve, i
Pratici moderni uano egnare le ue cantilene con un C tagliato, come i Le Figu
re, che lo compongono ono le ottocritte, e cotano come "Si ottopo
to. Vi entrano anco la Semiminima, e Croma ; La prima vale per Cro - ma, la e'
conda per Semicroma; vedi gli eempii.
Longa.
Maima .
Breve.
Semibreve.
. Minima ,
--
=
Battute 4.
2.
I.
meZZa
opiro.
m .
L'eempio opracritto fatto olo per dimotrare la variatione delle Note, e Figu
re: che compongono queto modo di Battuta, il quale hoggid olo i ua, 8 eercita
nel cantari (come i uole dire) a Capella, 8 anco i mecola nelle compoitioni for
te alla Semibreve in qualche veretto per cavarne variet, e vaghezza, pure per mo
trare la maet, che rende queto modo, che fu inigne nel Paletina, 8 hebbe vigore
di mantenere la Muica, che non foe sbandita dalle Chiee,
Battuta di tempo minore chiamata alla Semibreve quella, che hoggid pi dell'
-
altra
95
T ARTE II CA P. XIX.
altra i eercita, 8 egnata con un C non tagliato, le ue Figure,o Note i coniderano
come i die nel cap.7. Li modi delle Figure, che la compongono ono infiniti, noi ne
Esempio di Semininime
Esempio
di
Esempio di Semicrome.
T'ARTE II CA P. XIX.
96
TIN
-Tv
U -
al M
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e-
l-
--
Al A
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o
-
A
-
Tv
UTS-
IU
I
-
i2
V TV
UTE
Uanoli Pratici moderni in queto tempo di egualit, non olo di poner le Crome, e
Semicrome in numero pari a quattro a quattro, come habbiamo veduto, ma anche di
pari nel numero ternario, cio 3 ad ogni quarto di Battuta, con ponervi opra ad ogni
quarto un 3 come dall'eempio.
di crome
3
IT- 5
"trivista
o
g-
M1.
RR=
di emicrome
3
pARTE II
CAT XIX.
come dall'eenpio.
-.
- --
0 a
--
, i
-- :
- -
Tripola minore cota di tre Minime, pure d'una Semibreve, e di una Minima,
La
'La Tripolina, detta quadrupla, col adire semiminime, e viene mecolata anche
di Crome, il uo egno come dall'eempio.
2 a 2.
-
. .
i
.
--
. .
-rizzarsz-tri-HP-H
-)
A C
--
l-g-4
E -
i-
-H
e-
si ris
2,
-
- -
vi
98
PARTE II CA P. XIX:
- Vi ono altre Triple, che nella Battuta ono uguali tanto nell'ingi, quanto all'in
Is; m ono diuguali nelle Figure, poiche cotano di tr Note nel battere, e tr nel
evare, e quete principalmente ono due chiamate Setuple; l'una detta maggiore, e
l'altra minore. La maggiore cota di ei Semiminime, tre in gi, e tre in s, Scanca
viene mecolata con le Crome; il uo egno come dall'eenpio.
-
6 si
Oltre alle Setriple vi ono due altre Tripole, che vanno battute nel tempo di egua
lit; m ogni uo quarto cota di tre Note, le quali ono dette Dodecuple, pure vol
"eci, perche cotano di dodeci Note, come ho detto, tr ad ogni quarto
-
ii "
e i egnano come dagli eempii.
dodici
rome.
#
8: ra-rt
li
a F
l -- Q-i
Al
4-
a- et
g A-g
LTZIu
A
o
-,
M
-
LI
duodupi: di Crome,
t2
-I6
- ---
- -
e'
ti
PARTE II CAP XX
99
--
P.
XX.
- -
- -
--
Per cavare adunque gli Affetti dalla Modulazione delle Parti muicali, aerice il
Vicentino nella ua Pratica lib.2. cap.1. che deve il Compoitore avvertire molto bene i
alla qualit de gradi, e alti, che vengono formati dalla voce nel canto, poiche altri,
ono meti, emolli; & altri incitati, allegri, la qual formatione di meto, 8 alle
gro; incitato, e molle proviene dalla unione del Tuono, e emituono, la quale non
olo genera la variatione degl'Intervalli, come i die nel cap di queta econda pari
te, ma pur anche eendo il Tuono, e emitaono fra loro di natura divera, e varia, i i
formano dalla loro combinatione l'Armonie divere, e per coneguenza, variati gli
Affetti, e ci principalmente proviene dalla variata ede del emituono, il quale il
condimento della Muica, che perci die il Kirchero, che il Tritono i inopportabi-t
le, perche in eo non entra il emituono: atque adeo, dice egli nel lib.7. della Muurgia;
pag.567. tritonus non alla de caua fine horrore proferrinequeat, nii quod emitonio careat. ?
La cagione, che il emituono ii pi dolce degli altri intervalli, vuole il medeimo,
Rirchero alle carte 566, che provenga dalla vicinanza, che tiene all'uniono, e che
pi, che i allontanano gli intervalli da eo, pi iino duri. Sicut vicinitas, dice egli,ad
unionum mollitiem induit, ita remotio duritiem; adunque eendo il emituono in genere,
Diatonico il pi corto intervallo, per coneguenza i deve dire, che ii il pi dolce, e
per ci dicrepante dagl'altri, affirmando il opracitato Auttore nel opradetto luogo,
che quadano intervalla minora in motu ab aliis majoribus, ut emitonium toni, mirum in mo
dam dicrepant, ftgue ut pro divero bujunodi intervallorum minorum itu, divera alterapioni pecie nacantur. La differenza di queti Tuoni, e emituoni viene dichiarata dall'Auttore nel opracitato luogo con dire. Hinc tanta et differentia intergradum, mi..
fa-emitonium, 9 ; fa, ol. ol, la.re, mi Nam, mi, fa. necio quid languioris, 9
mollitiei oppid reliquis tonis ditint poidet, reliqui ver toni inguli divera, ab invicem
proprietatesomiuntur, Nam ; fa, ol. paul primo intervallo incitatius everum quid;
/equen intervallum; fol, la . adbuo incitatius, hilare, latum, 5 gaudioum , quart
G. a
1 , vero
-
- - ..l
T'A RT E II CAP XX
I OO
ver re, mi, incitatiimum , necio quid cholericum, 5 indignationis motum refert: diver.
a itaque intervalla diveros affectus exprimunt : vedi l'eenpio.
mi
fa
molle
fa
ol
incitato
-
ol
pi incitato
la
mi
re
incitatiimo
-
Abbenche poco fa habbiamo detto, che il Semituono sii il condimento della Mui
ica, ad ogni modo, non in ogni luogo genera la medeima Armonia ; poiche forma
altro effetto poto nel principio, altro nel mezzo, & altro nel fine, e ci dimotra il
Kirchero nel 7. della ua Muurgia teorema 3. pag. 553 ove dice, che il emituono po
to nel principio della quarta fa trito effetto : in Diatearonimo loco poitum emper ne
cio quid trite, aut luttuoum in animo hominis efficit: e queto avviene, perche la voce tan
to acendente, quanto dicendente con la ua mollitie in un certo modo ammollice li
los ui juris ee cogit . In mediopoitum tipantes e tonos veluti blandiciis quibudam ita de-.
vincit, ut toni depoita feritate aliquantulum manuecant; e egue l'Auttore nel eguente
corollario: idem prorus dicendum de emitonii itu intra Diapente, 9 intra Exacordum, 9,
Diapaon, e poco dopo: Hinci totam ottavam cantus percurrat, aut excedat, cantus animo-,
fas et : i diatearonolum, modetus: i diapente, mediocritatem habet; tertia minor demi
omem, 3 puilanimitatem. Et igituremitonium non immerit, ut alibi diximus, totius Mu
ca anima; ituauidem uo, si modo, si genera ditinguit, omnemque vigoren, ygratiam
barmonia conciliat, e conclude che ne illo nihil in Muica placet, nam, dam auditur, re, mi.
auditus non atiatur,ed expectat, ut addaturfa, ds dum percipiturol,fa, nii miequa
tur, non quiecit.
'.
pA RT E II CA P. XX
ro1
mano, tante la comotione, che genera ne'eni per via del molle, 8 incitato procedere,
che forma la voce nella modulatione delli variati gradi, e alti cauati dalla variata e
de di eo emituono, la quale coniderata nell'ottava, forma la diverit de Tuoni, o
Modi armoniali, come i vedr nella Quarta Parte.
Li gradi adunque, e alti formati dalli Tuoni, e Semituoni, eendo fra lore total
mente varii, e diveri, formano pur anche, econdo la loro qualit, variata la Muica;
onde noi a beneficio del notro Muico Tetore apportaremo la propriet, e natura d'o
gni Intervallo, s per grado, come per alto naturale, e cantabile in genere Diatonico.
Il Primo Intervallo adunque formato dalla voce, e coniderato dal Muico in genere
Diatonico, quello di econda, che communemente grado i chiama, & coniderato
come econda maggiore, e econda minore, queta formata dal emituono, e l'altra dal
tuono, l'uno, e l'altro de quali i dividono in maggiori, e minori, come i die nel cap.
8 di queta econda parte.
La econda minore, che formata dal emituono, abbenche l'eer maggiore, o mi
uore sii per la differenza d'un Comma, che viene coniderato (come i die nel cap. 17.
della prima parte) per coa, quai che inenibile, ad ogni modo vuole il Vicentino
nella ua Pratica lib. 1. cap.18 e 19. che il minor emituono nell'acendere sii allegro, e
nel decendere meto; & all'incontrario il maggiore nell'acendere vuole, che sii mol
le, e meto, e nel decendere allegro, e ci i conidera tanto nelli emituoni naturali,
quanto accidentali; per pi che certo,che li emituoni ono pi dolci di qualivoglia i
altro intervallo.
differenza, che fra la proportione equiottava, e fra la equinona, ad ogni modo vuole,
che il minore acendente sii incitato, e decendente molle, s naturale, come acciden
tale; e che il maggiore sii pi incitato del minore nell'acendere, e pi molle nel de
cendere, e di queti intervalli non occorrono eempii. L'intervallo di terza minore
cota di un tuono, e d'un emituono, il uo paaggio quando ar incompoto, cio
per alto, acendente ar molle, e decendente incitato; quando poi ar compoto,
come re, mi, fa emi, fa, ol participa di mollitie, e d'incitatione tanto acendente,
quanto decendente. H due petie, l'una h il emituono nel mezzo, come re, mi, fa.
l'altra nel principio, come mi, fa, ol. La terza minore accidentale della medeima
natura, come la naturale : vedi l'eempio.
molli
incitati
molli
incitati
molli, d incitati
- - -
COIme
T'ARTE II CA P. XX.
I O2,
come pure dell'accidentale, 8 di due pecie; la prima h il Tuono maggiore nel pri
mo intervallo, 8 il minore nel econdo, come
incitati
incitati
molli
molli
molli
incitati
incitati
molli
Li uoi paaggi compoti ono parimente tr; il primo quando il emituono nel
principio, dicendo mi, fa, ol, la e ar dolce acendente, e decendente, o pure ar
tra il molle, e l'incitato, come
mi fa ol
la
la ol
fa mi
mi fa
ol
la
la ol
fa mi
re mi fa ol
ol fa mi re
re mi
fa ol
ol fa mi re
re mi fa
1lt
fa mi re
ut
re
mi
fa
fa
mi
re
ut
llt
L'Intervallo del Tritono, cos detto per eer formato di tre tuoni, fatidioo, e du
ir, abborrito da Cantori pi per alto, che per grado, cio compoto; pure in qual
che occorrenza di parole i ua, e f bene come in coe funebri, e meraviglioe. Il uo
alto nell'acendere vivace, e motra gran forza, nel decendere fa effetto molto fu
nebre, e meto; della medema natura anche l'accidentale,
L'In
T A RT E II CA P. XX.
Io3
L'Intervallo di quinta diminuta,
"
naturale, come acci
ntale ; In compota, e per alto
------
molle, 8 incit.
molle
vario, 8cc.
incitati
ar,
molli
La prima pecie di Quinta compota dir modulando re, mi, fa, ol, la acendente
ar participante del molle, 8 incitato, per eer il emituono antepoto da un tuono, e
popoto due continui; decendente ar molle, perche il emituono cede alla poten
za delli due tuoni antecedenti, abbenche nel decendere sii il emituono maggiore al
legro, e non meto.
La econda dir mi, fa, ol, re, mi
Acendente ar vivace, 8 incitata, de
cedente molle, e meta mi fa ol la la ol fa mi
Participante
Molle
La terza dir fa, ol, re, mi, fa. A cen
dente ar molto incitata, a cagione del
mi fa ol re mi mi la ol fa mi.
vivace, 8 incitata
molle, e meta
i.
"
-- :
at
fa
" ol fa
-
cendente molle; quanto i detto della Quinta naturale, tanto avviene alla quinta
accidentale.
Gl'altri
I O4
T A RT E II CAT XX.
Gl'altri alti i tralaciano ; alcuni per
ut re mi fa ol ol fa mi re ut
incitato molle incit. * molle
Ititutioni parte 2. cap.7. l'Artui nell'Arte del Contrapunto, & il Kirchero nel lib.7.
della Muurgia, vogliono, che a mover gli affettivi concorrano l'Armonia, il Nu
mero, la Narratione, 8 il oggetto, e e di quete quattro coe ne manca una, man
ca parimente anche la forza delle loro operationi. E'adunque la prima (come dice il
Zarlino nel luogo opracitato) l'Harmonia, che nace dalli uoni, dalle voci; La econ
da il numero determinato nel vero, il quale nominiamo Metro; la terza la Narratione di alcu
na coa, la quale contenee alcuno cotume, e queta era l'Oratione, overo Parlare; La quarta,
d9 ultima poi era un uggetto ben dipoto, atto a ricever alcuna paione. Ci conferma il
Kirchero nel lib.7. della Muurgia Erotema 6. pag.55o con dire la prima et ipa barmo
mia; ecunda numerus, tertia verborum in ipa muica pronunciandorum vis, 9 efficacia ,
ve ipa oratio; Quarta audienti dipoitio. Concorrono adunque quete quattro coe a
mover gli affetti, ma l'Armonia (aerice l'Artui nell'Arte del Contrapunto tam
pata nel 1586. alle carte 4 ) che non atta per e ola a mover 'animo, ma lo pu
diponere . Come pure aer il Zarlino nel opracitato luogo, che e noi piglia
remo la emplice Harmonia enza aggiungerle alcuna altra coa, non haver poan
za alcuna di fare alcuno effetto etrineco delli narrati . E e ad ea i aggiunger il
Numero, acquiter gran forza, come i vede ne balli, e e a quete due coe ar ag
giunta l'oratione, parlare, impoibile di poter dire quanta ia la forza di quete tre coe
aggiunte inieme. E ben vero, egue l'Auttore, che e non vi i trovae il oggetto dipoto,
cio l'Oditore, il quale udie volentieri quete coe, in ee i delettae, non i potrebbe ve
dere alcun effetto, e nulla, poco farebbe il Muico. E oggiunge poco dopo. Et benche
in imili movimenti fatti per la Muica, vi concorrino le nominate coe, nondimeno il preggio i
d al compoto delle tre prime, che i chiama Melodia. Vediamo il modo.
Opera intanto l'Armonia nell'animo humano, in quanto che il moto dell'aere ar
monico eterno move l'Aria, Aura impiantata interna, come i dise nel capite di
queta parte, onde opra ci dise il Kirchero nel luogo opracitato. Et harmonia
quidem, intantum vim habet in animum, inquantum ad harmonicum aeris motum , aerem
im
T A RT E II. C A P. XX.
Io5
ine reliquis conditionibus ad vehementiores effectus edendos non ufficiens et .
L'Armonia adunque accompagnata dal Numero, e dall'Oratione dice il opracita
to Auttore, che posa operare negl'affetti humani, perche vi ii la dipoitione dell'a
coltante, che e non vi fose . Citius Saxum, qum hominem indipoitum, incapacemaue
movearis. E queta cauata, overo promosa dal temperamento, poiche come dise
Boetio rapportato da noi nel cap. 15 della prima parte, il lacivo lacivioribus delectatur
modis. E per il contrario il Furioo, 8 Apro, velincitatioribus gaudet vel incitatiori
busaperatur. S che ben dise il Kirchero nel luogo opracitato Muica igitur ut moveat
non qualecunque ubiectum vult, ed illud cuius humor naturalis muica congruit. Videmus
e mim quod Doria V. G. harmonia non omnes, edillos quibus ipa congruit, moveat, cajus rei
caua et complexionum diveritas, quae maxim in hoc negotio attendenda et. Che egue in
queta forma.
riali, poiche conitono in una certa combinatione delle Prime Qualit elementari,
che i posono dire una mecolanza delli quattro humori variamente commiti per via
della Fantatica facolt. Suppoto queto, il Numero Sonoro, 8 Armonico move l'
aria interna, 8 eccita la Fantaia, la quale move gli humori, e produce gli affetti nell'
huomo, come dottamente inegna il Kirchero nel 7. della Muurgia Erotema 7. pag.
552. ove dice. Numerus igitur harmonicus aerem cum intrinecum concitat , eique harmoni
cos motus imprimit; deinde phantaam impellit, bac impula bumores concitat, humores va
poroi piritui, ive aeri intrineco miti, tandem hominem adid inclinant quod referunt, at
que boe patto barmonia, non alio paiones movet. Se adunque l'oggetto rappreentato a
r degnoo, fiero, e fervido, lo pirito, & i vapori della officina, caa del Fiele
elevati dalla forza della Fantaia imprea da ei oggetti degnoi acquitaranno tem
peramento calido, e ecco, li quali oggetti agitati, e concitati da moti tumultuarii,
pungenti, e ottili, diponeranno l'animo al furore, alla rabbia, & all'ira, a pa
ioni ad ei conimili.
paioni humane, eccita con il uo moto armonico l'aere eterno nella medeima pro
T A RT E II CA P. XX.
Io6
Colerici poi, perche li piriti loro ono agili, e mobili, li modi incitati, e pei o
no di gran diletto, e godono nel moto preto, e frizzante di queti, perche lo pirito
animale con egual motione viene ad eer concitato da ei, i deve adunque appagare
il temperamento con moti ad eo connaturali, e imbolici, per odisfare alla natural
Simpatia in eo identificata; onde ben avvia il Kirchero nel 7. della Muurgia Ero
tema 6, pag. 55o che numerus imiliter, si proportiomotus, corporiaue ummoper in boc
negatio conideranda unt.
che da queta diverit d'Intervalli, tante la loro variata natura, ii l'anima per via
dell'aria impiantata dalli moti armonici variamente moa, aggitata, e ne ricevi
variate paioni, affettioni.
Concludiamo adunque con il Kirchero lib.7 della Muurgia cap.1 pag.566 che Acu
men itaque, s'gravitas, inteno, 9 remiio, celeritas, 9 tarditas onorimotus, quas mol
lities, 9 durities conequuntur, qua proportione, 9 temperamento piritum alterant, hoc
eodem, 9 animam alterabunt, qui i intenorfuerit, 9 acutior, acutiores, 9 igni, ei cho
lerae miles; i remiior, remiiores, 9 terreo humori imiles; imedium tenuerit, medias
affectiones efficient.
Procuri adunque con tutto lo pirito il Contrapuntita tudioo di ben addattare gl'
Intervalli di grado, alto nelle compoitioni ue, proportionati, 8 adequati alla na
tura delle parole, che ci facendo, potr fore pretendere d'eccitare li tanto decanta
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poitione di cononanze, e dionanze unite aieme, che perci dal Gaffurio nella Pra
tica lib.13. cap.1. definito con dire contrapunctus et arsfiettendi cantabiles ono propor
tionabili dimenione temporis menura, e del Kirchero nella Muurgia lib.5. cap.4. pag.241.
Contrapunctus artificious. (Cos detto a differenza del naturale, che enza legge, 8 or
dine viene anche talvolta cantato alla campagna da rutici) et apta, 9 artificioa con
sonan
Io8
p A RT E III. C.A P. I
onantiarum intere conjunctio, 9 collatio. E i dice contrapunctus contraponendo. Cio
le voci contra le voci; li uoni contra li uoni, pure come facevano gl'Antichi, li
punti, contro li punti, intrecciando le parti naturali, che come i die ono Bao, Te
nore, Alto,e Soprano. Si dice contrapunto come vole il Picitone nel lib.2 del Fior An
gelico cap.3o. A con, quod et imul, 9 pungo, quai e voces invicem pungant. O come pia
ce a Bachio. guai contrapoitis vocibus concors concentus arte probatus. Quali iino le
pecie del Contrapunto, i vedr nella Quarta Parte.
Viene adunque cotituito il Contrapunto come i raccoglie dalla definitione del Kir
chero poco f rapportata, per l'unione delle cononanze tramezzate anche accidental
mente dalle dionanze, dalla quale unione al parere di Pietro Pontio nel ragionamen
to 2. carte24 ne nace tutta la difficolt, e bellezza di eo contrapunto: poiche dice
egli la difficolt del contrapunto, e della compoitione, e la ua bellezza olo conite in aper
bene, e con bel modo accomodare nel uo proprio luogo le dette cononantie, e dionantie .
Et il Zacconi nella econda parte della Pratica lib.2. cap.8 carte 61. aerice che l'ar
monia i attende dalla variet delle voci, che cantando nel grave, e nell'acuto, producono una
melodia grata, e oave. Coa (dice l'Auttore) che non intraviene ne canti Chorali per
eer voce ola, onde queta combinatione delle cononanze una delle megliori o.
ervationi, che deve havere il Contrapuntita; e e quete cononanze non aranno
dipote con li debiti modi, e regole, oltre il motrare poco tudio (per non dire poca
intelligenza) non potr mai teere una compoitione,che poi capitare a fronte aperto
alla preenza de Virtuoi; onde noi in queta terza parte ne dimotraremo tutti li loro
paaggi, e buoni, e cattivi,fondati opra l'auttorit de pi dotti, che habbino crit
to opra queta materia, e per dar principio radice, 3 ab ovo vedremo le Definitioni
di ee cononanze, e disonanze.
letico della potenza Uditoria, viene definita quai da tutti li Scrittori di quet'Arte ;
noi ne apportaremo olo alcune delli pi renomati a odisfatione del notro Tetore .
Fuclide nella ua Introdutione Armonica eplicata dal Meibomio. Alle carte 8 la de
finice con dire. Porr Cononantia et mitio duorum onorum, acuticilicet, 9 gravis.S.Ii
doro. Et diimilium intere vocum redatta concordia. La quale dice S. Gregorio che di
citur ee quando due voce in eodem tempore e compatiuntur , ita quod una cum alia ecun
dum auditum uavem reddant melodiam. Boetio nel 1, della Muica cap.8 die. Cono
mantia et acuti oni, gravique mixtura, uaviter, uniformiterque auribus accidens. Et in
un altro luogo. Et concinnitas quaedam, atque concordia diinilium intere vocum reda
cia. Nicola Burtio. Ei gravisoni, acutique commitio, vari tamen concors, 9 amica .
Et in fine il Kirchero nel lib.3 della Muurgia pag.81 Cononantia et oni acuti, gravi
que mitura, itaviter, uniformiterque auribus accidens. Dalle quali definitioni i vede,che
la cononanza non altro, che una concordanza delle voci, e li Pratici per renderla in
telligibile al eno, i ervirono di certe figure, note, come i die nella econda
Picitone nel 1. lib. del Fior Angelico cap.13 ritornano in uno quod patet, dice egli, ex
eorum ctlymologia,
La in
pA RT E 1 II C A P. I
Io9
La Sinfonia adunque econdo S. Agotino. Et vocum concordia, in quibus non et ab.
furdus, vel dicrepansonus. E i dice infonia im, che ignifica imul, overo con, 5,
pbonia, idet ontus. Quai imul onans.
L'Armonia econdo il Duca d'Atri et concinnitas quaedam voeum conimilium: E e
condo il Kirchero lib.5 della Muurgia cap.5. pag.217. Harmonia et diverorum onorum
unio redatta ad concentum. Vien detta Armonia abbermos, grac latin coadunatio. Poi
n
che la ragione de numeri, cio del concento grave, acuto, della quale die Plato
ne. Harmoniam divinam quandam rem ee , magnamgue, 5 marcim dignam vene
ratione ,
La Melodia non altro, che la cononanza delle voci, delle quali alcunne tanno per
a cendere, & altre per decendere, di cui die Bacchio. Melodiam remiionem, 9 in
tenionem ee peronos concinnosfatiam. E deriva melos graec, che vuol dire dolce. Es
imul camere .
Aerice l'Artui nell'Arte del Contrapunto ritampata l'anno 1598.alle carte 11.che
dalle Cononanze tramezzate ne naca l'Armonia, e da queta, e dal numero, e dall'
oratione, ne riulti la Meledia, la quale non pu nacere e non dalle voci; ma la con
onanza, la dionanza, e l'armonia poono non olo nacere dalle voci, ma pur
anche dalli uoni, e queto bati delle Cononanze. Vediamo quello ii la dio
-0anZa .
La dionanza una mitura di varli uoni, la quale offende il eno dell'udito; pu.
re, la dionanza la permitione di due uoni, d parti, per la quale perviene alle orec
chie notre una certa dura colliione, che econdo il eno dell'udito, l'una con l'altra
non i compatice. Viene adunque definita da Euclide nel luogo opracitato ove dice
Disonantia contra et in duobus onis mitionis fuga, qui cum miceri recuent aperitate qua
dam aures ladunt. E Boetio nel luogo opradetto la definice con dire. Dionantia et
duorum onorum ibimet permitorum ad aurem veniens apera, atque injucunda percuio .
2Nam dum ibinet miceri nolunt, y quodammodo integeruterque nititur pervenire, cumque al
teralteri officit, ad enum uterque inuaviter tranmittitur: Il Tintore die che Et duo
rum onorum mixtura naturaliter aures offendens. Et il Kirchero nel luogo opradetto
iPionantia et duorum onorum difficulter e micentium adaures perveniens apera, inju
tumdaque percuio
- i
La dionanza detta da Greci Aymphonia ab.A che importa ine, & Symphonia, che
importa cononanza, idet ine cononantia Viene anche detta Diaphonia dal Verbo Diafo
mio. Che in notra lingua ignifica trepitoo, e dionante. Da qu ne avviene la dio
nanza, che un trepito, che i f enza uavit alcuna, e tanto bati della Dionanza.
Vediamo quello ii Numero Sonoro.
Coniderando Pitagora la dolce Armonia delle Cononanze, e bramandone ritrova
re una ragione della loro cotitutione, che foe quidditativa, e quietativa, mentre
che non fidandoi del giudicio delle orecchie, per eer fale, e variabili per l'intem
perie, e proprie infirmit, perci procurava trovarne un'eatta eperienza; tanto cino
tifica Boetio nel primo della Muica cap.1o con dire. Hac igitur maxime caua fuit cur
relicio aurium judicio Pitagoras ad regularum momenta migraverit, qui nullis humanis auribus
credenti, que partimmatura, partimetiam extrinecus accidentibus permutantur. E me
-
no creda gli itrumenti, li quali non li diedero una determinata regola per
"
1ita-
I IO
p A RT E III C A P. I.
itabilit, 8 imperfettione, come ci afferma il Gaffurio nel 1. lib. della Teorica eap.
a Nilenim, dice egli, fidei divera ei prebueruntitrumenta, pene queepe multa varie
tas, atque incotantia nacebatur, nam inervos conpicimus, velbumidior aer pulus ob
tundit, vel iccior excitat, velcordemagnitudo onum reddit graviorem, vel ubtilior te
auat acumen, velalium quodammode prioris contantiae tatum permutat. Perpleso adun
ue, e cogitabondo opra queto fatto, e dovea perare alcuno aiuto dal eno dell'
dito, come afferma Nicomaco nel uo Manuale Armonico eplicato dal Meibomio
alle carte no. ove dice Curis aliquando, si diquiitioni eorum, qua compouiet intentus,
num auditui aliquid excogitare poet adminiculum firmum, acerroris expers. Alla fine ri
trov dal cao quello cercava, e dice eo Auttore nel luogo opracitato, che prope
aris officinam deambulans divino quodamcau exaudiit malleos ferreos uper incude tunden
tes, onituque permit quam maxim cononos inter e reddentes, una tantum combinatione
excepta. Inillis vero cognovit, s Diapaon, 3 diapente, 9 Diatearon . E egue l'
Auttore , che ci li foe tanquan Deo patefatta bi intenione in fabricam; ibique
multis experimenti, inventa onitus differentia ex illis, quae in malleis erant gravitatibus ,
non vero ferientium viribus; nec malleorum figuris; nec ferris quod tundebantur tran
potione. Onde die Boetio nel primo della Muica cap.Io che mentre id animadver
tit, malleorum pondusexaminat. E dalla differenza de martelli, e dal loro peo venne
Pitagora incognitione della differenza, e caua degl'intervalli, che prima erano na
coti agl'huomini, onde il Keplero lib-3. Armonices Mundi pag.3 die Deprehen
die differentiam onorum ee ex magnitudine malleerum, ut magnigraves ono sederent,
parvi acutor. E circa la loro proportione. Cum autem inter magnitudines pedetur propri
proportio, menus malleos, proportiones facile animadvertit, quibus harmonica vocum in
tervalla contituerentur, 9 quibus diona; quibus concinna; s quibus inconcinna. E per
che ( come aerice Boetio nel opradetto luogo) eendo cinque li martelli, il
quinto come in conono f regettato, s cum quinque, dice egli, eent orte mallei
IQuintus ver i rejeius, qui cuntis erat incononans. Furono adunque li martelli di
eti pei.
ri primo di 12. Il econdo di 9. Il terzo di 8 Et il quarto di 6 li quali econdo Boe
-
tio nel luogo opracitato fra loro comparati, formavano le eguenti cononanze . Hi
igitur mallei, dice egli, qui 12 s 6 ponderibus urgebant diapaon un duplo concimentiam per
onabant. Malleus vero 12. ponderum ad malleum 9. sn malleus 8 ponderum ad malleum
4 panderum ecundum epitritam proportionem diatearon cononantia jungebantur. Ne
vem vero ponderum ad 6. 9 12 ad 8. diapente cononantiam permicebant . Novem
-,
-
3 -
- - -
(-
Con
Con queta oervatione adunque ritornato Pitagora a caa, ne fece molte eperien
ze, (come referice Boetio nel primo della Muica cap.11.) e veramente in quete pro
portioni ne reultaero le confonanze. Varia examinatione perpendit, dice egli
an in his proportionibus ratio ymphoniarum tota coniteret. E ci eperimentato con
la diviione de Calami , con Pei , Acetaboli, & altre eperienze , tabili
quiitione pigliarono motivo li Muici Teorici di tabilire per oggetto di queta nobil
Arte il Numero Sonoro, poiche dice il Fogliani nella ua Muica Teorica ei.cap.t.
rici tabilirono il Numero Sonoro per oggetto della Muica per eer queta una delle
ite nella digiuntione delle parti, e il proprio uo eere nella moltitudine, e con
idera il numero, y et disfunta a e. La Moltitudine in due membri i divide; pere;
(9 ad aliquid. Perfe viene coniderata nel Numero aoluto dall'Aritmetico; & Ad ali
quid come Numero relato dal Muico. La Quantit poi altra Immobile, e altra Mo
bile. L'Immobile i conidera dal Geometra; e la Mobile dall'Atronomo, onde o
pra
I 1 2.
pra ci die Boetio nel Proemio della ua Aritmetica. Horum ergo illam multitudinem,
qua per e et Arithmetica peculatur integritas. Illam ver, qua ad aliquid muici modula
mini temperamenta pernoeunt. Immobili, ver magnitudini geometrica notitia pollicetur.
Mobilis cientiam atronomica diciplina peritia vindicavit.
Nella Muica, che conidera il Numero ad aliquid, relato conidera il Muico due
coe, l'una la Voce, l'altra il Numero, che notifica quale, e quanta ii ea Voce;per
ci i dir eer il uo oggetto il Numero onoro; onde hebbe motivo il Fogliani di di
re nel luogo opracitato, che queta nobil Arte ii una cienza media tra la naturale, e
la Matematica, poiche dice egli Muica ex parte oni non dicitur Mathematica, ed Natu
ralis, ex parte ver numeri inilla coniderati, qui proculdubio terminus et Mathematicus ba
bens in numeris rationem menurac, dicitur mathematica, 5 qttia neutrum eorum, 9 per
, ed ex illis aggregatum peculatur, palam quodilla non eimer mathematica, nec mer
naturalis, ed partimmathematica, 3 partimmaturali, per conequens interutram
-
que media .
Viene adunque definito il Numero Sonoro dal Kirchero nel libr della Muurgia
cap.2 in due modi; lat, & trict. E dice egli : Numerus igitur onorus lat umptus nil
aliud et, quam numerus certam advoces, onoque relationem dicens, qui, 3 artificios in
corpore onoro reperitur. Strit veroamptus, relationem dicit ad intervalla tantum conona,
quanilaliud unt, quam certa proportiones, ac forma quadam cononantiarum primo loco
in muica coniderata .
Abbenche ii vero, che le Cononanze i miurino con il eno dell'Udito, racco
-
gleremo per da quanto i detto, che i deve obbedire alla ragione, come pi vera
ce, e certa, mentre ci avvia Boetio al cap.9. del primo della Muica, che Ipar enim
fononantias Aure metimur, Quibus ver intere ditantiis cononantiae differunt, idjam non
sAuribus, quarum unt obtua judicia, ed regulis notionique permittunt, ut quai obediens
quidam famulus it enus. 7udex ver, atque imperans ratio. Et avanti di coniderare
le loro ragioni in ordineTeorico, ar bene dimotrare la loro formatione in ordine
Pratico, che ar il motivo del eguente capitolo.
P.
II.
D iderare le congiuntioni delle Voci, e Suoni, ditinti per tuoni, e emituoni, che,
concorrono a formarle, mediante li quali ono cotituite ee Cononanze, e dionan
ze, e quete econdo la mente degl'Antichi ono, per congiuntione uniona, per
congiuntione non uniona, e fra gl'altri da Tolomeo rapportato dal Gaffurio nel lib.
2 della Teorica capit.2, furono dipote in queta forma. Ttolomeum, dice il Gaffurio
conjunciarum vocum differentias boc ordine legimus contrattae. Voces, inquit inter,e, vel
amionae unt , vel non uniona . Non unionarum vocum Aliae quidem unt Equionae ;
-Alia Cenone; Alia Emmeles ; Alie Diona ; Alia Exmeles. L'unione ono,
dette quelle che unum , atque eundem igillatim pulae reddunt onum . Per Equio
ne i conidererano quelle, che imul pula unum ex duobus atque mplicem quodam-.
modo efficiunt onum. E ono le Diapaon e la bis Diapaon. Le Conone ono quel
le, che compoitum, ac permitum onum efficiunt uavem. Come ono la Diapente, e la
Diapaon. Diapente. Vengono dette Emmeli quelle, che cum conona non int, reit ta
progr)
- --
113
men aptantur aleantilenam. Dione furono chiamate quelle, che non permicent ono, at
que inuaviterferiuntenum. E le Emeli ono quelle, che non recipiantur in cononantiarum
conjunctione, il che viene meglio eplicato dal Lanfranco nelle ue cintille parte 4 carte
115. ove parlando delle cononanze econdo la mente degli Antichi, le divide in Unio
ne, Equione, Conone, Emmeli, e Dione ; glnione on quelle, dice l'Auttore, che per
coe inieme fanno il uono medeimo, come lo Cniono. - Equione ono quelle altre Cononan
ze, che rendono di due uoni il uono imile, come ottava, Quinta decima, e Vigeimaeconda.
Conone ono quelle, che fanno il uono permito, ma foave, come la Quinta, e la Duodecima,
Emmele pocia ono quelle, che i approimano alle cononanze, come ono la Terza, e Seta, e le al
tre imperfette cononanze. Dione ultimamente ono quelle, che propriamente Dionanze chia
mate habbiamo; onde noi potremo dire con il Dentice ne uoi Dialoghi, che le Dionanze
ono quelle, che in neun modo accordano. Le Cononanze ono le quinte, le duodecine, se altre
compote. L'Onione ono quelle,che fra di loro fanno empre un medeimo uono di voce. L'Equio
ne ono l'ottave, le quintedecime, e l'altre compote. El'Einele on quelle, che i poono addattare
alla melodia, cio, che i poono porre in mezz delle perfette cononanze, come dire le terze, le
fete, e tutte le altre.
i -
Li Moderni Muici Pratici dividono quete congiuntioni delle voci conone, e dione
in tre Clai, cio Cononanze Perfette, Cononanze Imperfette, e Dionanze, o Fale.
Vogliono alcuni , che la ola ottava sii cononanza perfetta, e che l'uniono non si
cononanza, ne meno dionanza, ma principio dell'una, e dell'altra: quete cononanze i
dividono in emplici,cc ipote,o duplicate,triplicate, e quadruplicate,come dall'eempio.
. Perfette unione, 8 equione, l Perfettemezzane, e conone.
Semp.
Comp.
Uniono -
1 i Quinta
Ottava
8 | Duodecima
Quintadecima
Trip.
, 1.
i Decimanona
gl
26 l -
imperfette, 8 Emmeli
-m
-
3 | Seta
Semp.
Terza
Comp.
Decima
Trip.
Decimaettima 17 I Vigeima
ro l Decimaterza
13
2o
Semp.
Seconda
2 | Quarta
4 I Settima
2 l Undecima 11 l Decimaquar. 14
Comp.
Noma
Trip.
Quadrup.
Vigeimaterz. 23
vigequini25 l Vigeimott. 28
Mueo Tetore,
TAVO
T A RT E III. CAT. II
II 4:
-
T A vo L A GEN E RA LE:
Perfette fale imperf fale perf imperf fale
s i l i-l-il-
--
--
4 - l
Io
11 , l
12
13
.
|
14
15
16 | 17 l 18 l 19 I 2o i
21
22
23
28
24
25
26
27
|
|
- -
Perfette
-
Fale
Imperfette,
lo
Voci.
che eendo unita con la quinta, forma una perfetta ottava armonicamente tramezzata.
Habbiamo poto pure l'ottava come replica dell'uniono non olo per eguire l'opinio
nione de Pratici, quali vogliono, che ogni cononanza, e dionanza i replichi con l'ag
giunta del numero7. verbi gratia alla econda aggiunto il 7 diventa nona, alla quinta ag
giunto il 7 diventa duodecima; cos parimente all'uniono aggiunto il 7 diventa ottava;
m anche perche habbiamo detto nel cap.2o della 2 parte, l'ottava imile al uo primo
uono octavusitaque onus, dice il Gaffurio, milis et primo.
che ono gli elementi Muicali, e da queti depende il tutto, perche dice Aritotile che
Cmnis cientia, 9 cognitio fit ex cognitione principiorum, ii adunque dell'uniono.
L'Uniono che deriva dal Latino, e tanto vale, quanto a dire vox unius oni, non i
deve dire propriamente cononanza, ma ex vi vocabuli, si efformationis, unionanza, per
eere,
che in otanza non uono divero, ma ben i replicato, che perci diremo non
ne COn
--
---
La econda, che una delle dionanze, una mitura di due uoni, che apramente per
vengono all'udito, 8 maggiore, e minore, come ono anche le terze, e ete, e ettime,
La minore quella, che formata dal emituono; come voce equivoca, equivocatur ad
duo, dice Pier Canutio Potentino rapportato dal Picitone nel 1. lib. del Fior Angelico
cap.34 idei dicordantiam, 3 conjunitionem, come dicordanza di due voci congiunte inie
me, i conidera al preente, la quale econdo eo Picitone nel opradetto luogo, una certa
dicordanza, e mitura di due voci, e di due dies: ab invicem ditantium effecta: e econdo il Va
neo nel primo della Muica cap.28 Et autem duorum onorum proxim conjunctorumcopulatio,
:
-La econda maggiore quella, che vien formata dal tuono perfetto, il quale parimente
anch'eo , come equivoco importa quattro coe, come habbiamo detto nel ottavo cap.
della econda parte, al preente noi lo conideraremo, come congiuntione, coadunanza
ive coharentia.
- -
di due voci, che eendo difficili ad uniri fra loro, formano una difonanza apra, 8 in
gioconda all'udito; di queto tuono, econda die Andrea Ornito Parco, che Et vocis
voce per ecundam perfettam ditantia, & il Kirchero Tonus qui, dg ecunda maxima 5 c.
Trifonia minore (la ua derivatione i dimotrer quando i parler della terza maggiore)
di queta die il Picitone nel Fior Angelico lib.1. cap.37. Semiditonus et pecies dicantus,
H
qui
T'ARTE III. CA P. II
I 16
qui tertia imperfetta dicitur; e i ritrova in tre note, che racchiudono un tuono, 8 un es
mituono. Sinibaldo Heyden la definice con dire Semiditonus et intervallum vocum aqua
cunque linea ad alteram, aut quocunque patio ad alterum v. g. re, fa mi, ol. e da Giovan
Spangerbeck: et intervallum vocis voce per tertiam mollem, 5 imperfettam, ftque interre,
fa. mi, ol f anche chiamato queto patio di un tuono, e mezzo, Triemituono. La ter
za minore ha due pecie, le quali vengono formate per variata ede del emituono, non o
lo in ee terze, ma anche in tutte le altre cononanze, e dionanze, e quante variate po
itioni haver il emituono in ee, tante aranno le pecie loro: vedi gli eempii, li quali
i formano con una parte ola per non accrecere il Volume . Le note nere ignificano il
emi tuono.
Prima pecie.
pecie.
La Terza maggiore chiamata da Greci Ditono, & anche Trifonia maggiore, detta
Ditono dia, che importa due, 8 tonus, toni, quai duo toni imuljuniti. Trifonia poi i dice
tris Greco, che importa tres, & phonia, che ignifica onorit, cio onorit di tr voci.
formano la compoitione di tre uoni , fra quali non entra il emituono; di queta die
Sinibaldo Heyden lib. 1. de Arte canendi : Ditonus e intervallum quacunque linea ad alt
Prima pecie.
Seconda pecie.
Quete terze tanto maggiori, quanto minori i posono tramutare mediantili egni ac
cidentali, di maggiori in minori, e di minori in maggiori, come
minori in maggiori.
maggiori in minori.
porta due, 6 Tearon, che ignifica quattro, cio l'etremit di due voci congionte per l'in
tervallo di quattro note, ovoci; i dice Tetracordo a tetra Greco, che ignifica quattro, e
sbordon, che interpetrato voce; onde Tetracordo non altro, che la congiontione di
quattro voci, o uoni, deriva la denominatione di Tetrafonia Tetra Greco, che importa,
cotm
T A RT E III. CA P. II
I 17
come i detto, quattro, 8 phonia, cio onoritas, iche onorit di quattro voci ignifica, e
viene decritta dal Kirchero lib.3 della Muurgia cap. 5 con dire: Intervallum muicum et,
quo vox per duo tonos, 9 emitonium minusurum, 9 deorum movetur; i chiama anche
quarta minore, e perfetta, la quale ha tre pecie conocibili per la variata poitione del e
mituono, come
pecie
Terza pecie.
e decrivendolo die il Kirchero nel luogo opracitato: Titonus, ive quarta major inter
vallum micum et, vocem per tres tonos intendens, aut remittens: vedi l'eempio.
-- -
vetur: queto intervallo conimile al tritono , poiche die eo Kirchero nel lib. 5.
della Muurgia cap. 14. S 4: abbenche l'uno coti di quattro gradi, e l'altro di cinque, ad
ogni modo quanto all'orecchio ono conimili, 9 enim, dice egli, Tritonus ut plurimum
in cala quatuor gradus habeat,emidiapente ver quinque, et autem una, 9 eadem quo ad aures
dionantia, uti ex itemate harmonico paul potponendo patet : come i pu vedere dalle ta
tature degli Organi, 8 altri itrumenti da tato, ono per differenti in due coe, l'una,
che il Tritono non ammette naturalmente il emituono, come fa la quinta diminuta;
l'altra, che uno differente dall'altro per l'intervallo d'un comma, come afferma il Kir
chero nel luogo opracitato S. 5. Cum Tritonus, 9 Semidiapente quai idem int, 9 intervallo
Tritono.
Semidia pente.
dire: Liapente Muicum intervallum ei, quo vox ab uniono acendendo, per tres tonos, 9 e
Muico Tetore,
mitonium
I 18
mitomium miuus quibus contat; ive per duos tonos maiores, y unum minorem, cum emitonio
majori movetur. Le ue pecie ono quattro, vedi gli eempii.
Prima pecie.
Seconda pecie.
Terza pecie.
Quarta pecie.
La Quinta non olo diminuta, ma pur anche uperflua, la quale non abbracciata
e non rariime volte da Muici; come pure anche la Quarta viene coniderata come u
perflua; vedi gli eermpii.
Quinta uperflua.
Quarta uperflua.
La Seta da Greci chiamata Exacordum, ab exa, che ignifica ei, 3 ebordum, che s'inten
democe; anche detta Exaphonia, abena, che importa ei, come i die, 6 phonia, ono
rit; onde una compoitione di ei voci, la quale i divide in maggiore, e minore:
L'Exacordo minore, eta minore, i dice anche emitonium cum diapente, di cui die
Hermano Finek: Semitonium ver eum diapente et imperfetta eneta, que contituitur duobus
emitoniis, 9 tribus tonis; e Sinibaldo Heyden: Et vocis tranitus qualibet linea in tertium
patium: quolibet patio intertiam lineam, duo emitonia, s tres tonos intra e continens. Ex
emplum etmi, ty fa, extam minorem vocant cantores; &il Kirchero nel lib. 3 della Muur
giacap, ut up. Sexta minor mueum intervallum et, quo vox per tre tonos, y duo emitonia
minora, quibus contat movetur urum, veldeorum, adunque la eta minore contiene in e
due emituoni, e tre tuoni, le pecie della quale cauate dalla variata ede del emituono
ono tre, come dagli eempii.
Prina pecie,
19
Seconda pecie -
Terza pecie,
La eta maggiore detta Exacordo,8 Eaxphonia maggiore, &anco tonis cum diapente,
di queta dice Hermano Fineck lib. 1. della ua Pratica, che et perfetta exta, qua continet
quatuor tonos, 9 unum emitonium: Sinibaldo Heyden de Arte canendicap.3. et itidem
tranitio qualibet linea, in tertium patium, aut quovis patio ad tertiam lineam, ed qua unum
tantum emitonium, 9 quatuor tonos continet. Exemplum: ut, 9 la, per extam ; alios exta
major dicitur, come i pu vedere dagli eempii; le ue pecie ono tre.
Prima pecie.
Seconda pecie.
Terza pecie.
Maggiori in minori.
-- -
i in maggiori.
La ettima una della dionanze da Greci detta Eptachordum, & Eptaphonia da Epta,
che ette fignifica, 8 chordnm, &phonia, che importa quanto i die di opra, e i dimotra,
che ia una congiuntione di ette voci, o uoni, 8 di due orti, l'una maggiore, e l'altra
minore,
H 4
La
I 2.O
pA RT E III C A P. II
quantuor tonos,09 duo emitonia minora vg. ex D. in C. tono deficit diapaon: le ue pecie o
no cinque, econdo la variata ede del emituono: vedi gli eempii.
-
Prma pecie,
Seconda pecie.
Terza pecie -
Quarta pecie.
Quinta pecie.
Prima pecie.
Seconda pecie.
- .
p A RT E III
C A P. II.
I2 I
L'ottava Regina delle Cononanze non olo una delle perfette, ma fra quete la per
fettiima, vien detta da Greci Diapaon Ocdofonia, Archiymphonia, pure Archo
phonia; i dice Diapaon, Dia interpretato de , overo per, 8 pan, quod et totum. Cio
madre, nudrice, luogo, e recettacolo, 8 univeral oggetto di tutte le altre cononan
ze; poiche Diapaon s'interpreta anche totum, cio che include tutte ie altre, che perci
f chiamata Archiimphonia, Archophonia dal Greco vocabolo Archos, che vuol dire
Trincipe, 8 phonia, cio onoritas, cio Principea onora, i dice Oedophonia, da
Ocdo che ignifica otto, phonia onorit, cio onorit di otto voci , chiamata da To
lomeo equionanza, perche la prima, 8 ottava nota, voce congiunte inieme , for
mano una tal cononanza, che pajono una itea voce, con la ola differenza del grave,
e dell'acuto; pur anche detta Diapente eum Diatearon, perche congionte inieme la
&c. le ue pecie formate dalla variata poitione delli emituoni ono ette, come da
gli eempii .
-
Prima pecie.
Prima pecie.
Terza pecie.
Quarta pecie.
-
Quarta pecie.
Seta pecie.
I 22,
pA RT E III CA P. II.
Settima pecie.
Si ritrova l'ottava alle volte eer diminuta, e uperflua, 8centrambi ono intervalli fal
i, e dionanti, l'ottava diminuta i chiama emidiapaon, e manca dalla vera ottava di
L'ottava uperflua upera la vera ottava d'un emituono, e i forma di ei tuoni, e d'un
emituono, come dall'eenpio.
piene delle perfette; la terza, e eta maggiore ono pi vaghe, allegre delle minori ;
le maggiori deiderano empre fari maggiori, bramando la eta paare all'ottava,e la ter
za alla quinta, e le minori amano di minorari, deiderando la feta di paare alla quinta ,
e la terza all'uniono; le maggiori formano il concentovivo, & allegro, e le minori lan
guido, modo
e meto.
per natura
loro ono
apre, e&laall'udito
onoLepidionanze
apre, e crude
la ettima
maggiore,
econda inopportabili
minore, le quali:
maggiormente i copriranno, e non aranno pote con li debiti modi; la ettima mino
ad ogni
C A P.
III.
N El'antecedente
capitolo habbiamo coniderato la compoitione delle cononanze,
e dionanze in ordine
Pratico; hora i deve dimotrare la loro formati ordi
-
InC I CO
pA RT E III C A P. III.
123
neTeorico, m perche quete furono invetigate dal famoo Pitagora dal uono de mar
telli (come i die nel cap.1. di queta terza parte) & havendo
del loro peo
coniderato in ei, fatto conocere a quel Filoofo, che queta era la loro radicale cotitu
fi
tione, e vera, e reale formatione, perci doveremo noi avanti di trattare di ee, conide
E' quai commune opinione, che l'huomo naturalmente numeri, e che il buon Dio
gli concedee il Numero come neceario intrumento al dicoro, 8 alla ragione, poiche
enza queto i dimotra pazzo, e tolto, e tutte le Scienze, 8 Arti, vili, 8 abiette i ren
dono, come aerice il Gaffurio nel lib.2. della Teorica cap.6, con dire. Nymerum quoque
ab ipo Deo hominibus traditum, velut rationis, dicurionigue necearium intrumentum, quo
ublato, 9 animus amens appareat, 9 cientiae, arteque, ut jam diximus, penitus evane
cant. Omnia denique mala ee cenuit Plato, qua concordi numero, 9 pulchritudine carent ;
quae vero conentientibus bona. E furono li Numeri in tanta conideratione appreo li Pita
gorici, che tutta la loro Filoofia in queti fondarono, poiche l'Unit (come rapporta il
IKeplero lib. 3. Harmonices Mundi pag 4.) gli rappreentava la Forma, l'Idea, e la Men
te. Nam unitas, dice egli, repreentabat ips Ideam, Mentem, 9 Formam. Nel due, co
me quello, che ammette diviione, conideravano la Materia. Binarius igitur altereitatem
gnabat, 3 Materiam, quia diviionemille admittit, ut (sita. E dal tre notificato gli era il
compoto di materia, 8 forma, perche cota di tre dimenioni, come il Numero terna
rio di tre unit. Denique Termarius notabat illis Corpus compoitum ex Forma, 5 Materia, i
cut 3 compotus et ex 2. 9 1. s quia corpora mundana tot habent dimeniones, quot Ternarius
unitates. M non i contentarono di tabilire nelli Numeri li tre principii del compoto
corporeo, che vollero anche l'itea Anima eer formata da queti. Neque tantum dice
il citato Keplero imbola erant Numeri trium principiorum, ed jam ipa anima componeba
tur ipis, (9 ex bice numeris, eorumque proportionibus. E conclude infine eo Keplero nel
opracitato luogo, che da queta conideratione affirmaero li Pitagorici, che l'Anima i
dilettae tanto del Canto, per eer queto formato d'Armoniche proportioni. Ad hoc
dogma. Dice l'Auttore, duxit illos proculdubio, conideratio ita, quod Anima bumana dele
ctetur tantopere vocibus, quae aliquos proportiones harmonicas magnitudine ua formant, (9.
continent .
Eendo adunque il Numero tanto neceario alle coe create, e cotando le Muicali
Armonie di Numerali proportioni, mentre che aerice il precitato Gaffurio, che tota ip
a muica motus, si vocum numero indiget. Dover per tanto lo tudioo eer ben itrutto
della qualit, natura, e quidit di ei Numeri, mentre che ci avia il Kirchero nel lib. 5.
della Muurgia cap.1. che il Compoitore Numerorum naturam, 9 proportionen (ine quo
rum notitia nihil in boc negotio dignum praetiterit) perfect quoque calleatoportet.
Il Numero econdo Boetio un agregato di unit. Numerus et unitatum collettio, vel
quantitatis acervus, ex unitatibus profuus. Secondo Giordano Nemorario. Numerus et
quantitas dicretorum collettiva. E econdo Euclide nel lib,. degli Elementi Geometrici
7Nymerus autem ex unitatibus compota multitudo. La di cui denominatione deriva a Num
mo, & il uo Algoritmico proceo egue in queta forma. 1, 2 3 4 5 6.7.8.9. 1o 2o.3o.
&c. 1oo 2oo 3oo. &c. 1ooo 2ooo. 3ooo &c. in infinito. Cio, uno, due, tre, quattro ,
ei, ette, otto, nove, dieci, vinti, trenta &c. cento, duecento, trecento &c.
L'uno, che in latino i dice anni. Hebbe la ua denominatione da, ena Greco
"
Q
124
lo. Il due, e tre, che duos, 9 tres i dicono in Latino, vennero dalli vocaboli Greci dra,
d9 tria. Il quattro hebbe la ua denominatione dalla figura quadrata, 8 in latino i dice
quatuor. Il cinque in Latino detto quinque. F cos detto ad placiti in primi intituentis. Il
ei, ette, otto, nove, e dieci, che in latino i dicono ex, eptem, odio, novem,89 decem,
derivarono dalli Greci vocaboli Hexa, Hepta, Ocdo, Nea, e Deca. Il vinti, che in La
tino i dice viginti, f cos detto, quai decem bigeniti, e cos il trenta, che Latinamente i
dice triginta, i dice decenario tergenito. E cos degli altri in ino al cento, che deriv a
cantu. Il duecento quai dracentum,e cos degli altri inino al mille, cos denominato mul
titudine, che perci la oldatecha f chiamata militia, quai multitia. Vogliono che l'unit
fra li Numeri non ii Numero,m fonte, origine,e principio di ei Numeri, come il punto
principio della grandezza, come aerice Margarita Filoofica lib, 4 trat. 1. cap.3 con
dire Unitas autem non et numerus, ed principium numeri, icut magnitudinis pun
ctum. Queta Unit , che l'origine degl altri Numeri, i dice parimente Ma
chio, e Femina, 8 anco Pare, & Impare, & eendo principio, e fine, i riferice a Dio,
come vuole Macrobio rapportato da Giovan Frochio nel uo Opuculo Rerum Muica
lium cap.2. 7am numerorum origo monas et, dice egli, que unita dicitur, 9 mas idem, 9
faemina et, par idem, atque impar, ipe non numeri, edfoni, 9 origo numerorum. Hacmo
nas initium,finigue omnium, ipa principii, aefnis neciens, ad ummum Deum refertur .
Haec fer Macrobius.
Si conidera il Numero dal Aritmetico in tre modi . Secundum e ad aliquid. Et ecun
dum formam cio il primo modo in e teo coniderato , il econdo ad altri coni
parato, & il terzo come applicato alle figure Geometriche Numerus ecundum e, di
ce il Fabro Stapulene nell'Epitome opra li due libri dell' Aritmetica di Boetio .
Et numerus, qui in comparatione ad alterum minim conideratur, neque ut ad figuras Geo
metricas applicatur -
ogni modo di neceit coniderare anche il Numero in e, come quello che erve di lu
me alla cognitione del Numero ad aliquid, relato. Il Numero poi quoad Geometricas fi
3uras non in conideratione del Muico.
Del Numero in e teo coniderat.
Il primo genere il Numero pare. Primum itaque,dice il udetto Frochio ubi upra, Et
par numerus, qui in duas partes equale diviibilis et, nulla unitate media, ut quatuor dividitur
in duo, 9 duo unitate nulla mediante. I numerus ab Arithmeticis faeminae, 9 matris adpella
tione vocatur. Et il Stapulene nel luogo &c. Numerus paret, qui in duo aequa dividi potet .
Di queto die Boetio nel primo dell'Aritmetica cap.4. Par numerus et, qui ub eadem di
viione pctei in maxima, parviimaque dividi.
-
125
inaequaler famma* naturalis eff fe&io. Tanto il Numero pare, quanto l'imparefifubdivido*
no in pi divifione, come qui appreffo fivedr.
-
Il Numero pare fidivide in due modi; l'uno come denominato dalle fue parti , l'altro
fecondo la fumma delle fue parti.
Il Numero pare denominato dalle fue parti h tre fpecie. Parpariter par ; Par pariter
impar;&9. Tar impariter par. Cio Numero pare parimente pare; parimente impare; &:
imparimente pare.
Il Numero pare parimente pare un Numero, le di cui parti fi dividono in due parti
uguali in fino, che arriva alla indivifibileunit;di quefto diffeil Stapulenfe ubi fupra,che
#numerus par, cujurpartes in duo aequa ad unitatem ufque fe&ionem recipiunt.Et il Frofchio,
ib. Imprimis eff numerurparpariter par,cujus fingul partes in fingula duo paria dividi poffumt,
quo ufque ad indivifibilem unitatem redigautur, ut fexdecim in o&o , ; o&o in quatuor,{9,
quatuor; quatuor in duo, {9^ duo ; duo in monadem, 9 monadem.
ll Numero pare parimente impare, unNumero, le dicui parti fra loro fono ugua
li, m effe fono di Natura impare, come dimoftr il Stapulenfe condire. Eff numerui par
cujuf media aequalium partitionemmon admittunt. Et il Frofchio. Deinde eff numerus parpa
riter impar, qui in duas partes quales quidem , fed ipfs impares divifibilis eff, ut decem
in quinque, {9^ quinque.
Stapulenfe. E numerus par, cujus media qualium partitionem admittunt, fedpartium in duo
qua partitio citra unitatem deficit . Et il Frofchio. Tandem eff numerur par impariter par,
cwju* parte rparer, {9, aliquoties mbimas qualer diffrabuntur, fed bujufmodi fubdivifio ad umi
tatem ufque nonpertingit, ut viginti quatuor in duodecim , & duodecim;duodecim in fex,& fex;
s^/ex im tria , , tria , quiambo numerifunt imparer.
*
II Numero pare confiderato fecondo la fumma delle fue parti h tre fpecie, e fono Per
feus ; Diminutus ; {9, -abundans ; cio Perfetto; Diminuto;& Abbondante.
Il Numero perfetto un Numero pare, che da tutte le fue parti viene mifurato, quali
unite cQmpongonola total fua fumma ; lo dimoftra ilStapulenfe con dire: Nymerufper
fefur eff mumerus par, cujus omnes compofitae, fimulque acceptae parter, fui totiusfummamim
plent. Pars eff qu aliquoties fumpta , neque excrefcendo, neque deficiendo fuum totum meti
tur. Et il Frofchio Eff numerur par perfe&us , cujus partes fimul /umptae fummam fui ipfius
ex quo perficiunt ; ut fex , cujuf aliquotae tria , duo , {9^ monar ipfum plan perficiunt.
La Parte Aliquota fecondo il Fogliani nekla fua Mufica fe&t.1. cap.z. Eff quae aliquotiens
fumpta reddit prcis fuum totum, ut unitas refpe&u binarii ; bifenim fumpta refituit prcis
fuum totum, boc ff binarium. Eadem ratione bimarius eff pars aliquota refpe&u quaternarii ,
-s, ternarius refpe&u /enarii, {9, ffc de Aemilibus. Pars vero non aliquota buic oppota e, qu
aliquotiens fmpta non reddit prcisfum totum, ut ternarius refpe&ufptenarii; bis enim fm
ptus fumma/ui totius deficit ; Ter autem fumptus fummam fui totius tranfcendit.
II Numero diminuto quello, che non empie la fumma del fuo tutto; di effo diffe i!
Stapulenfe7Nymerut dimintus e, cujus colle&ae parte*, mimur ipfo toto redduntur, qui, &sm
imperfeur dicitur. Et il Frofchio. E numerus par, cujus partes aliquotae un conitutae fum
mam fui totiuumom perficiunt, ut o&o , cujus aliquot funt quatuor, duo , {9^ monas, quae /?
ptem dumtaxat faciunt.
g*
wmprat',
r26
T'ARTE III CAP. III
umpta, ummam ui totius excedunt, ut duodecim, cujus aliquote unt ex, quatuor, tria,
duo, (9 monas, quae faciunt exdecim.
Vuole l'Artui nella ua Arte del Contrapunto ritampata nel 1598. che il Numero Pa
-
rei poi anche dividere in parti ineguali. Pare quello, dice egli alle carte 5. , che pu
eere partito in due parti eguali, anco ineguali, laondei divide il 1o in 5 9 5. (9 in 3 (9,
7. 9 il uoproprio, chee unaparte i ritrova eer uguale, l'altra imilmente ar uguale, e e
l'una ineguale, l'altra altres ineguale.
Del Numero Impare.
-
Il Numero Impare, che ditinto per natura, e otanza dal Numero pare, mentre che
non i pu dividere in due parti uguali, come f il Numero pare, quello, dice l'Artui nel
luogo opracitato, che nella ua diviione non riceve nelle parti ugualit alcuna, comeil 7 che
i divide in 4 3 3 parti ineguali, 9 il uo proprio , che una parte ia eguale, e l'altra ine
guale. Parlando Boetio della differenza del Numero pare, impare, die nel primo
dell'Aritmetica cap. 13 Siquidem ille in gemina membra equa dividi potet, bic ne ecari
queat unitatis impedit interventus: Eegue l'Auttore in dimotrare le ue diviioni, e pe
cie. Tres habet imiliter ubdiviiones, quarum una ejus pars et is numerus, qui vocatur pri
mus, y incompotus. Secunda vero, qui et ecundus, 9 compoitus. Ettertia is, qui qua
dam horum medietate conjunctus et, 3 ab utriuque cognatione aliud naturaliter trabit, quod
ei per e quidem ecundus, 9 compotus, ed ad alios comparatus primus, 9 incompotus in
venitur. Et il Gaffurio nel 2 della Teorica cap.7. parlando di queta diviione die. Im
- -
tate denominata it, ut ipa pars non t nii unitas, ut unt. 3 5 7 9 11 13 ye. E poco dopo
oggiunge. Diciturautemprimus, 9 incompotus, quod nullus eum alter numerus metiatur,
praeter olam, que mater et unitatem. Il Gaffurio nel luogo opracitato. Simplice numeri
unt, qui nullam partem aliquam ultra unitatem habent, ut ternarius, cui unitas et pars tertia
d9 quinarius, qui olam quintam partem, cilicet ipam unitatem habet, atque eptemarius olam
eptimam; bis namgue unitas ipa ola pars et aliquota, atque omnium numerorum communis
menura. Et il Frochio nel luogo opradetto. Et namque numerus imparimplex, qui non
habet partem, aut numerum e metientem, prater unitatem, que ua totius quantitate denomi
nationem accipit, ut ternarius, quo monas ipius tertia denominatur. I numerus, (9 alia de
nominatione primus, y incompoitus dicitur.
--
Il Numero impare compoto, e econdo quello, che non dalla ola unit, m anche
da un'altro Numero miurato, e compoto, come afferma il Stapulene opracitato .
Numerus compoitus et numerus, quem non ola unitas, ed 9 alternumerus ipum menurat ,
qui 9 idem ecundus appellatur. Il Gaffurio: compoti unt, qui non ola unitate metiuntur,ed
9 aliis partibus aliquotis , ut novem, qui ex unitate, 9 ternaria reducuntur, partibus cilicet
aliquotis. C't quindecim ex unitate, 9 ternario, atque quinario partibus uis aliquotis rei
muntur, 9 c & il Frochio. Deinde et numerus impar compoitus, qui praeter unitatem, alium
quoque numerum habet e metientem, 9 cotituentem, ut novem, qui preter monadem habet
etiam ternarium, quiter umptus ipum novenarium cotituit quare alioqui ecundus, 9 com
poitus dicitur.
Il Nume
127
..
. .
--
morgna
I28
T A RT E III CAT. III.
noreme comparatus ipum totum non emel, edaliquoties continet, utpot bis, ter, quater,
decies 9 c. Unde numeri denominantur duplus, triplus, quadruplus, decuplus 9 c. Aerice
il Gaffurio nel 3 della Teorica cap.3 che le pecie di queto genere ono infinite. Hujus
enim generis, dice egli, infinita unt pecies. Vedi egli eempii.
2
li; & il Gaffurio nel luogo opracit. Superparticulare genus diciturcum major terminus ad mi-,
morem relatu) continet in
Il Numero equiterzo, econdo lo teo Auttore, Et cum major continet totum mino
rem, 9 eius tertiam partem, qui 5 diciturepitritus.
4
3
2,
5
4
d;
5
7
6
8
7
.3
in infinito.
a2a
a a
I29
Oltre quete tre pecie, o membri del Numero relato, che emplici i chiamano, ve ne
ono altre due, cio moltiplice uperparticolare, e moltiplice uperpartiente (come i
die) le quali, econdo Boetio, i compongono delle tre emplici. Igitur relata ad aliquid
quantitati, dice l'Auttore nel primo dell'Arit. cap.29: Simplices, 9 prima pecies ha unt.
Dua ver alia ex bis, velut ex aliquibus principiis componuntur, it multiplices uperparticula
res, 9 multiplices uperpartientes. Il multiplice uperparticolare un Numero, che relato,
ipo, quod major minorem pluquam emel continet, multiplex. Quod ver rurus aliquam mino
rispartem continet, uperparticularis ee non ambigitur. Queto Numero adunque, econdo
il Stapulene : Et quoties major numerus adminorem comparatus habet eum pluquam enel,
(9 ejus partem aliquotam, e econdo il Fochio: Multiplex uperparticularis et, qui ad alium,
comparatus ipum quidem pluquam emel una cum aliquota ua ipius parte continet; che e
contenir in e due volte il minore, e la ua mediet, i dir duplo equialtero ; e due
volte, e la ua terza parte, i chiamer duploequiterzo, 8cc. e e il maggiore contenir
tre volte il minore, e la met di eo minore, i dir tripla equialtera, e tre volte, e la
ua terza parte, i chiamer tripla equiterza; e la quarta parte, tripla equiquarta, cc.
onde dice il Stapulene: 9 i bis continet, 9 eius medietatem,vocatur duplus equialter; 3.
i bis, 9 tertiam, duplus equitertius; 9 i ter, 9 medietatem, triplus equialter, 9 ita dein
ceps, ex utriuque denominatione multiplicis, 9 uperparticularis, prout comparatio attulerit
nomina colligendo.
2 .
Eempio primo.
5 .
2.
7
3
9
4
- , 7
' ,
Eempio econdo
.
IQ
13
eaiuta , &c.
. I Eempio terzo.
9
2
13
- 3
17
2. I
e tre ue parti, e in infinitum: & alle volte i dice triplo uperbipartiente, quadruplo,
quintuplo, &c. onde e il numero maggiore contenir tre volte il minore, &in oltre altre
due ue parti, all'hora i dir triplo uperbipartiente, 9 c deingulis, Queto numero
decritto dal Stapulene, con dire; Numerus multiplex uperpartiens et quoties major nume
us minori comparatus, minorem pluaitam emel continet, 9 inuper eus aliquot partes; e dal
rochio : Multiplex uperpartiens et, qui alium minorem aliquoties, 9 pluquam emel, una
cum multisaliquotis illius partibus continet ; e queto, econdo la mente di eo Frochio,
viene compoto dal moltiplice, e dal uperpartiente. Hinc, dice egli, 9 nomen illi ex mul
gli eempii.
Muico Tetore.
Primo
13o
Primo eempio.
11
4
n
-
II
I9
I5
Tripla
17
6
P.
IV.
L proportione non altro, che una certa habitudine, o vogliani dire convenienza,
e ripetto, che hanno fra di loro divere quantit coniderate in un iteo ge
nere, come inegna Euclide nel 5. degli Elementi Geometrici, ove dice. Proportio et ba
bitudo duarum quanaetcunque int eiudem generis quantitatum, certa alterius ad alteram habitu
do; & il Frochio nel cap.5. del uo Opucolo Rerum Muealium, die : proportionem ee
duarum eiudem generis quantitatum numerariam ad invicem babitudinem circa res aliquas coni
deratam; e queta Proportione i conidera in tanti membri, pecie, e forme, in quante i
conider nel capitolo paato il numero relato, d ad aliquid,e ci conferma Giovan Fro
chio nel luogo opradetto, ove dice. Ha cautem habitudo ub bac denominabitur juxta id,
quodilla quantitates alie ad alias, velaqualiter, velina qualiter, modis uperius recenitis re
feruntur; e Boetio nel cap. 4o. del 2. dell'Arit. Proportio et duorum terminorum ad e invi
cem quaedam habitudo, 9 quai quodammodo continentia: quete Proportioni, d habitudini
ono anche dette da Matematici Proportionalit , come afferma Monfig Zara nella ua
Anotomia negl'Ingegni ec.2. memb.5. Et proportionum ad invicem habitudines, dice que
pA RT E III
CA P. IV.
I3 I
go: Proportionum ver habitudo, aut i mavis imilitudo intere proportionalitas dicitur, que
nee paucioribus qum tribus terminis contare potet. Queta Proportionalit definita da
Boetio, con dire: Et igitur proportionalitas duorum, vel trium, velquotlibet proportionum
aumptio ad unum, atque collectio, e oggiunge: Ct autem communiter definiamus, proportio
nalitas et duorum, vel pluriumproportionum imilis habitudo.
i
Coniderano li Muici Teorici le Proportioni,e Proportionalit in quanto, che le com
parationi delle voci, e uoni ono formate dagl'intervalli, i quali ono cauati dalle Pro
portioni, come afferma Aritotile nella Fiica con dire: ipe proportiones unt forme, aut
raue formales intervallorum. Onde ci diede motivo all'Artui nelle Imperfettioni della
Muica ragionamento 2 carte 44 a tergo di coniderare, che quando il Compoitore com
pone una cantilena a due voci, tutti quelli intervalli, che ono diimili di uono, iano
ancora contenuti da diimili Proportioni; e i come l'Acuto h relatione al Grave per
- eer parte di lui, cos il minor termine delle loro Proportioni h relatione al maggiore,
perche parte di lui, il maggiore termine tiene, e racchiude in s il minore, come noi
habbiamo dimotrato nel paato capitolo; quando poi il Compoitore compone a tre vo
ci, e che tutte le tre parti cantano aieme, neceario in buona compoitione armoni
ca, che nel mezzo dell'intervallo, vi i pongi un termine mezzano (che come habbiamo
detto altrove, quello, che genera l'armonia) il quale i conidera in quanto, che divi
de l'intervallo in due parti eguali, pure ineguali; e ar la Quinta decima divia dall'
Ottava, all'hora la diviione ar in parti eguali; e poi l'ottava ar divia da una Quin
ta nel grave, e da una Quarta nell'acuto, pure al contrario la Quarta nel grave, e la
Quinta nel acuto, tal diviione ar in parti ineguali, e queta diviione chiamata da
Boetio, e da tutta la cuola de Matematici Proportionalit, che ono molte, ma le pi
coniderate, e famoe ono l'Aritmetica; la Geometrica; e l'Armonica, delle quali ne
diremo brevemente qualche coa.
ir .
. . .
La Proportionalit Aritmetica dice il Lanfranco nelle ue Scintille parte 2 carte 89.
quella che oerva nelle ue comparationi le differenze eguali con le Proportioni diimi
li; le maggiori de quali in queta Proportionalit nei termini minori i ritrovano, e li
minori nelli maggiori; la qual Proportionalit vien decritta dal Frochio opracitato in
ueto modo. Et enim in primis proportionalitas Arithmetica qua tribus, vel pluribus termi
mis, aut cert numerorum avervi potis, equalitate proportionum negletta, olam differentiarum
aequalitatem, qua termini differunt, obervat. Cujunodi# in bac dipotione numerorum 4 6.
9 8. In qua differentia ex ad quatuor, 9 rurus octo ad ex aequalis et, Nam utrobique dua
litate differunt. E per maggior chiarezza rapportaremo anche l'eenpio formato, e di
chiarato dal Lanfranco nel luogo opracitato. La dipoitione qui otto formata h le dif
ferenze uguali; m le proportioni ono diuguali, perche tra il 2 & il 3 vi per differen
za l'unit, e dal 3 al 4 parimente vi la differenza dell'unit, ma la proportione, che
dal 3 al 2. equialtera, e quella che dal 4 al 3. equiterza fra loro diimili, mentre
che maggior proportione quella che fra il 3 e 2. che non quella, che fra il 4 e 3 e
fendo maggiore la equialtera della equiterza. Vedi l'eempio.
Differenze.
I
I
Uguali
-
- mass- - -
Proportioni
I Sequialtera
diuguali.
Sequiterza. I
diffe
I 32
differenze delli uoi termini, ma per queti ono fra loro diuguali. Di queta Proportio
nalit die il Frochio. Deinde et Geometrica, qua tribus termini, poti numerorum differen
rentiae quibus termini differunt, puta 1. 2. 9. 4. equales unt, attainen unt in eadem proportio
me ad ipos terminoseilicet. 2. 4. 9. 8. contitutae. La dipoitione di queta Proportionali
t i vede nella ottopota figura, la quale vien dichiarata dal opracitato Lanfranco nel
eguente modo, perche dal 4 al 2. dupla Proportione; dall'8 al 4 parimente dupla;
e cos la differenza del 2. cotituita fra il 2 e 4 e la differenza del 4 cotituita fra il 4- 8:
8 ono fra di loro parimente in Proportione dupla; onde lucidamente i vede, che l'egua
lit delle Proportioni i ritrova, cos ne termini maggiori come ne minori, 8 anche nel
le differenze; vedi l'eenmpio,
- -
--N -
Dupla
-
- --
- --
,
- -
- - -
2
-
Proportioni
i Dupla - Dupla i
-
-.
'. el.
a Ol:
. .
- -
- -
rei
-
--
Differenze
.
4
Diuguali
- --
4.
..
tur. Come i pu vedere dalla ottopota figura, la quale cos eplica il Lanfranco nel
luogo opracitato, mentre che la differenza, che dal 3 al 4 formata dal 1. e quella del
4 al 2. dal 2. onde quete differenze comparate aieme formano la Proportione dupla, la
quale parimente i ritrova tra il 6 e 3 termini etremi della dipoitione della Figura, la
onde i vede, che n le differenze, n meno le Proportioni ono eguali, perche la prima
pA RT E III
CA P. IV.
e--
Differenze
-
Proportioni
Dupla
I
I 33
-N
Ineguali
Ineguali
[SH EE
|
I ---Dupla I
Si che i deduce dalle opradette coe, 8 brevemente i pu dire, che quete Propor
tionalit differicano l'una dall'altra, inquanto che l'Aritmetica conidera le differenze
eguali, e le Proportioni diuguali; La Geometrica oerva le differenze diuguali, e le
ne ar curioo potr vedere il Gaffurio,che ne forma difuo trattato in tutto il 4 libro del
la Pratica, batando a noi di haver dimotrato in vari modi nelli cap. 18 e 19 della 2 par
te la combinatione delle note coniderate in qualivoglia modo di tempo, battuta prati
cata da Moderni, s in proportione di egualit, come d'inegualit. M bens devono al
preente coniderari le Proportioni in quanto ono la forma, e radice delle cononanze
coniderate dal Teorico, econdo la ditanza del grave, e dell'acuto, mediante la quale
ogn'una viene ad eer ditinta dall'altra; Onde i potr dire con Margarita Filoofica
nell'appendici pag 1185 che Proportio ver ble intenta fit cum una vox " ab alia,vel gra
vitate, vel acumine.
Stabilirono adunque li Muici Teorici le cononanze in certe Proportioni di numeri ,
dalle quali volevano, che i formaero le loro radici, e cotitutioni; e perche gl'Antichi
non conobbero altre cononanze, che l'ottava, quinta, quarta, e tuono, 8 anche la quin
-
uperparticolare, come i ha in Boetio nel primo della Muica cap.5. De tribus ver parti
bus peculatio facienda et: obtinere igitur majorem ad cononantia potetatem videtur multi
plex, conequenter autem uperparticularis: uperpartiens ver abbarmoniae concinentia epa
ratur. Ci parimente conferma il Gaffurio nel 4. lib. della Teorica cap.7. ove dice. Cum
omnes muica cononantiae, partim in multiplici, partimgue in uperparticulari reideant. Et il
Frochio al cap.6. Sed ex univera numerorum varietate pauci nimirum, qui ad conficiendam
nella ua Teorica ect2.cap.1. Dicamus igitur,dice eo Auttore, quod mult plures, qum an
Muco Tetore.
tiqui
13,
tiqui pouerint, inveniantur cononantiae, 5 quod plura qum duo genera ad muicas cononantias
aptari pount; immo omnia proportionum genera ad illa, producendas valere comperiuntur.
Con la commune cuola adunque de Moderni, e con la guida de pi dotti, diponeremo
le radici proportionali delle cononanze, e dionanze nella eguente forma.
Il Comma f poto nel genere uperparticolare,fra le proportioni delli numeri 8o : 81
Il Semituono minore, " anche econdo minore, f poto nel genere uper
particolare, fra la proportione delli numeri
25 : 24
Il Semituono maggiore, detto pur anche econda minore, f poto nel genere
uperparticolare, fra la proportione delli numeri
16 : 15
Io :
9 :
Il Tuono maggiore, detto pur anche econda maggiore, f poto nel genere
fuperparticolare, fra la proportione delli numeri
6 :
5 :
: 45
: 2
: 5
: 3
:-i 5
15 :
I :
2.
L'Ottava regina delle cononanze, f pota nel genere moltiplice, fra la pro
portione delli numeri
L'Uniono, non cade otto la proportione di alcuno delli opranominati generi, non
eendo n cononanza, n dionanza, ad ogni modo eendo, come dice il Kirchero nel
primo lib. della Muurgia cap. 5. pag.95. Prima onorum permitio intereos, quos enus ap
prebendit;Si deve coniderare come due voci comparate aieme; onde ar pi che noto,
che i debba ponere almeno otto la proportione di egualit, come tra 1 & 1. 2. & 2.
4 & 4 &c. il che i pu vedere dal uono di due corde uguali in groezza, lunghezza, e
tenione, o pure dalla diviione d'una corda fatta in perfetta proportione di egualit, le
parti della quale egualmente in uniono tramandano il uono.
Non i poto in conideratione il Diachima, il Dieis Enarmonico, il Dieis Lima
Pitagorico, e l'Apotome, come quelli, che non ono in molta conideratione de moderni,
P.
V.
T'ARTE III
CA P. V.
I 35
principio del uo Dialogo della Muica antica, e moderna con varii eenpii, e dimotra
tioni, procura manifetare gli errori, che cadono nelle dimotrationi armoniche, conide
rate da moderni Muici Teorici. Afferma parimente Marco Meibomio nelle ue note o
pra Gaudentio alle carte 37. che l'eperimento Pitagorico fatto con le corde di ugual lun
ghezza, e groezza, tirate dalli pei de martelli, che altrove habbiamo decritti, da quali
diero, che ne nachino li uoni di ottava, quinta, quarta, e tuono eere totalmente fala.
Mirandum an, dice queto Auttore, hanc experientiam tot graviimorum auctorum adertione
confirmatam, notro primum aculo deprebenam ee falam. Inventionis gloriam debemus Gali
leo Galilei; & il Bontempi afferma nella prima parte della Teorica corollario 13 della ua
Itoria Muica, che Vincenzo Galilei nel dicoro intorno all'opere del Zarlino, afferma, che per
ritrovare co'pe attaccati alle eorde le cononanze de martelli; per la Diapaon debbono coti
tuiri i pei in quadrupla proportione , per la Diapente, in dupla equiquarta , per la Diatea
ron in equiettimapartiente 9. , e per il Tuono il equiettimopartiente 64 & il Bartoli nel
trattato quarto de uoi Tremori Armonici c. 4. pag.253 aerice, che per condurre due cor
iPer motrare l'errore degli Antichi opra la credenza delli pei de martelli, forma il
Bontempi due itemi, l'uno econdo li pretei uoni Pitagorici, e l'altro econdo l'epe
rienza da eo fatta, e dice nel luogo opracitato, che ha ritrovato, che in luogo dell'otta
si s T E M A D I P 1 T A G o R A.
T5IATES: N
SARON e
136
drea Ornitoparco, il giudice d'ogni muico intervallo, per cui i dicerne il vero dal fal
o, affermando Giovan Keplerio nel terzo libro Harmonices mundi cap. 2. che Coagmentan
tur autem proportiones harmonica in unum Sytema, per ectiones corda armonicas. Sotto que
mos certiores reddit de quantitate oni ab ea produtti; per invetigare le proportioni armo
niche, di neceit di formare, e decrivere il Monocordo, o Canone, che altro non
ignifica, che regola armonica; Io lo formai di Pero, come legno polito, lungo, e qua
dro, econdo quello, che inegna Guido Aretino, con dire: Monocbordum et lignum qua
dratum, 8cc, la lunghezza f di due piedi, e mezzo Veneziani, e quattro dita, la larghez
za tre dita; e l'altezza due, opra il quale poi due ponticelli alti un dito, fermi, e tabili,
lontani uno dall'altro due piedi, e mezzo
, rimanendo dietro ad ei ponti
"
celli due dita di legno per parte caua di attaccarvi la corda, 3 i pironi, bifcari per ten
der ea corda in uniono perfetto ad un'altra conimile, timando bene il porcene due
( differenza degli Antichi) per fare la comparatione della ditanza da uono uono, e
quete furono egualmente lunge, groe, e tee; pigliai adunque una corda d'ottone
chiamata altalione, la quale divii in due parti, e poi opra il detto Monocordo per
" un'itrumento chorita da tato opra il D la ol re,
come corda pi commune, e divii il Monocordo da un ponticello all'altro in tante parti
uguali, quante erano le unit, che entravano nel numero maggiore della cononanza ri
cercata, ponendo
un ponticello dell'altezza delli due tabili, otto una delle corde
opra
n
il - Irne
fettamente unionandole al
pA RT E III. CA P. V.
137
il numero minore della ricercata cononanza, laciando l'altra corda libera; ver. gr. ricer
chiamo la quinta, la quale, come i die, nella proportione delli numeri 3. 2. i divida
il Monocordo in tre parti uguali, e opra la econda parte, che il numero minore, cio
il 2 i ponga il ponticello mobile, i che reti divia la corda per una parte in una portio
ne, e nell'altra in due, i percuoti la parte maggiore, che delle due parti, aieme con l'al
tra corda libera, vacua, & intiera, che riuoner una perfetta quinta, e cos i faccia in
a a-
i"
be dire l'ottava dall'uniono, non olo perche l'ottava raembra nel uono totalmente
l'uniono, ma pur anche perche, icome il emplice uono d'una percoa forma l'uniono,
cos due l'ottava. Sicuti enim, dice il Kirchero nel 6. lib. della Muurgia cap. 2. oni im
plicis ictus unus ad unionum duorum ictuum eodem tempore perfectorum ee habent, ita onus ad
diapaon,ive quod idem et ut 1. ad 1. ita 1. ad2. o pure eendo l'ottava contenuta nella ua
forma dalla unit, principio d'ogni numero, come afferma l'Artui nell'Arte del Contra
punto ritampata l'anno 1598 carte 18 e dal binario primo numero, fra li termini di 1. e 2.
in dupla proportione, i potr dire, che replicata l'unit dell'uniono forma il due; iche
da eo, e dalla ua replicatione, ne reultano li termini radicali di ea ottava, la quale
dividendoi genera la quinta, e la quarta, come aerice il citato Artui alle carte 32. e la
quinta genera le due terze, come la terza maggiore generali due tuoni; i enta l'Autto
re: L'ottava contenuta fra queti termini radicali 2. 1. in dupla proportione, duplicati ar ri
dotta ne termini pi vicini, e ono 4.2. queti ricevono un termine mezzano per diviione: 4 3 2.
e cos divii danno le forme di due intervalli diatonici, cio della Quinta, e della Quarta; altre
tanto dicono della Quinta, che moltiplicata per il binario s'haver i termini 6.5.4 divia in una
Terza maggiore, e minore; lo teo dicono della Terza maggiore fra queti termini 5.4 che dupli
cati ne viene il 1o. (9 8. che tramezzati con il 9. che ar 1o. 9. 8 s'haver la forma del tuono
maggiore, e minore. La Quarta, e la Terza minore ono terili, e non generano; le altre
cononanze, e dionanze i formano dalla congiuntione di quete, come i vedr.
H fatto la preente digreione per venire dire, che icome vogliono li Teorici, che
una cononanza i generi, e formi dall'altra, cos pure per dimotrare le loro radicali pro
portioni, furono neceitati dedurle per la compa
ratione dell'una all'altra, ponendo
-
i termini loro l'uno opra l'altro in queta forma multiplicandoli in duemo Avrr B
di, l'uno diametralmente, v. g. da A a D, e da 7 B. a C. in queta forma.
138
p A RT E III. CA P. V.
Semituono minore
25 V 27
154 A 16
4oo-4os
re, i quali multiplicati diametralmente in Commane termini maggiori
ieme,formano linum, proportionali 8o 81. Diviore 5 coma ne proprii term. 8o 8r
- Tuono maggiore
Tuono minore
"X:
364.25
-
vola del capitolo paato, come i vede nel Comma ne maggiori termini 162o 16co
Diviorezo. com. ne ter, min.
81-8o ,
eempio.
Ritrovati li termini radicali del comma e ere 8o 81. i divider il Monocordo da un
mobile, e percoeambi le corde i entir il coma, on per dire, con differenza inenibile Dimotratione del Tuono
minore.
Vogliono li Moderni, che naca il emituono minore in tre modi, come i vedr dagli
e empii.
Il primo, come vuole il Fogliani dalla ituendo il maggiore nelli termini so e 54.
differenza della Terza maggiore, e dalla come i dir a uo luogo : vedi l'eempio
Terza minore, come
Terza maggiore
X,
Terza minore
54 A6
Seta maggiore
Seta minore,
iX:
i
25-24
Semituono min. ne proprii term. 24-25 Semituono minore
Il econdo modo parimente, econdo il
Il terzo modo i dimotra dalla diffe
Fogliani nace dalla differenza della Seta i renza della ettima maggiore, e minore,
maggiore, e della Seta minore, e queto come
I X
femituono chiamato da eo emituono Settima maggiore
minimo, volendo, che il emituono coti Settima minore
9*5
tuito nelli termini 15 e 16 da noi detto e Semituono min. ne term mag - 72-75
24-25
mituono maggiore, sii il minore, coti Diviore 3. ne termini minori
to, per elucidarlo i dover coniderare quello i die nel cap. 8 della econda parte cir
ca la diviione del tuono, il quale econdo la mente di Boetio aderendo Filolao hab
biamo detto, che i divida in due parti ineguali. Philolaus, dice egli nel terzo libro della
Muica cap. 5 duas efficit partes, unam, que dimidioit maior, eamque apotomen vocat. Re
liquam, que dimidio it minor, eamque rurus diem dicit, quam poteri emitonio minus appel
lavere ; & il Gaffurio die nel primo lib. della Pratica cap. 2. Hic duas propinqua ola
ectione continet partes, quarun altera minor, altera major, bancapotomen emitonium majus,
lam minus emitonium vocant ; adunque il tuono i divide in due emituoni, l'uno
mag
giore
PARTE 1 II CA P. V.
I39
giore, l'altro minore; la differenza che fra queti il comma, come afferma Boerio nel
terzo della Muica cap. 6. ove dice: Nam i totus tonus ex apotome contat, ac emitonio, e
mitonium ver ob apotome differt comma 9 c. & il Gaffurio nel quarto libro della Teorica
cap. 3 die Apotome autem, quod diciionem onat cuntis emitonium majus appellatum et,
(9 fit ex duabus diebus, 9 comate; excedit enim minorem emitonium ipo eomate . E Mar
garita Filoofica nel 5. lib. trattato I. cap. 11. parlando della diviione del tuono in emi
tuoni, maggiore, e minore, die, eveeis autem majoris upra minorem coma nuncupatur -
Contituita adunque la diviione del tuono in emituoni maggiore, e minore, & eendo
la loro differenza il comma, come i pu vedere dalla figura della diviione di eo tuono
pota nel fine del opradetto ottavo capitolo, i potr fare opra il Monocordo la compa
ratione fra un emituono all'altro, e i vedr non olo con il compaso,m anche dal uono,
che dal emituono maggiore formato dalli termini radicali 16 e 15. e dal emituono mi
nore formato dalli termini 25 e 24 eervi la differenza molto maggiore d'un comma ,
che i riduce quai ad un quarto di tuono, il Galilei nel uo Dialogo alle carte 7. in fi
ne , dimotra la ua grandezza con dire: l'intervallo, che da ei contenuto , qualche
coa pi d'un comma, e mezzo, e che di tanta quantit ia dal maggiore il minore uperato , 8t
alle carte 8 parlando del comma die, che non vollero i moderni trarlo dalla differenza de e
mituoni guia degli antichi per le ragioni che i dir, 8 alle carte 9. nel principio die, cota
la equiventiquattreima di tre commi, e qualche coa pi d'una maggior ua quarta parte, e
manco della minore ua met, la equiquindecima cota di cinque, e poco pi dell'ottava ua
maggior parte. Il che tutto ritrovai fedelmente nel mio Monocordo mediante le miure
formate dal compao, anzi feci l'eperienze di cavare il comma dall'ecceo del maggior
emituono cotituitone numeri radicali 16 e 15 opra il minore ne termini 25. e 24. il che
mi venne vano, e falo; rioli d'allungare la proportione di eo emituono minore po
nendolo ne termini radicali delli numeri 21. e 2o. & in vero quanto alla miura del Com
pao, e del uono, mi venne quai che giuto, e credevo haverne ritrovata la vera pro
portione; ma nel volerne cavar il comma, lo coperi parimente falo, e conobbi , che
queta difficult era la cagione, che li moderni non traevano il comma da queti emituo
ni, e diedi ragione al Fogliani, e nella ua Teorica al cap. 7. della ettione econda chia
mae il emituono cotituito nelli termini 25 e 24 con il nome di emituono minimo,
tabilindo il maggior emituono nelli termini proprii, e radicali 27. e 25. e quello forma
to ne numeri 16 e 15. da noi detto maggiore, lo chiamae minore, mentre che da queti
e ne trae il comma, come i veduto nel econdo eempio della formatione del comma
poco f rapportata, non olo contro l'opinione del Galilei, m contro ogni altro eperi
mento d'altri emituoni formati in altre proportioni, onde l'eperimento del Monocor
do, i accorda con l'itrumento da tato, fra quali non cade dicrepanza alcuna.
Circa la reconciliatione di queto fatto non ritrovo altro a favore del emituono mino
re formato dalli numeri radicali 25 e 24 che la ola auttorit di Boetio, che nel cap. 14.
del 3. lib. della Muica die . 7ure igitur dictum et minus emitonium, minus quidem qun
quatuor commata, majus ver tria: che come i die con il Galilei upera poco pi di tre
- - -
- -
Dimo
PA RT E III
CA?.
V.
I 40
differenza
della terza minore, e del tuono
Dimotratione del Semituono maggiore...
Il emituono maggiore cotituito nelli
termini 16 e 15. nace dalla differenza, o
minore.
Terza minore
Tuono minore
giore dalla quarta, e queto emituono ot; Semituono mag. ne ter mag.
to queti termini chiamato dal Fogliani Diviore 2. per li termini min.
emituono minore: vedi l'eenpio.
Quarta
Terza maggiore
Semituono maggiore
4v 3
-
25-27
1516 Quarta
Si dimotra anche il emituono mag Terza minore
6i
2o-i8
Io-9
"X;
94,8
Tuono maggiore
9 io
- 59-54
iX3
Seta maggiore
34 a 2
Il emituono maggiore cotituito nelli Quinta
Io-9
termini radicali 25 e 27. coniderato dal Tuono minore ne proprii term.
Fogliani nel luogo opracitato, nace dalla
Tutti li opranotati eempii, come tutti gli altri, che i apporteranno, i eperimenta
no nel Canone, o Monocordo, dividendolo, come i die, in tante parti, quante unit
ono inclue nel numero maggiore, ponendo il ponticello mobile opra il minore, e per
coe ambidue le corde, i haver l'intervallo ricercato, il quale eomparato quello dell'
-
itrumento da tato opra cui si accordato il Monocordo, i ritrover eer vero, e giuto.
Della dimotratione del Tuono maggiore.
Della dimotratione della Quarta.
Quinta
Qu
19-9
Tuono minore
5-4
16-15
--
Tuono maggiore
Semituono maggiore
9-8
i ti
144-12o
6-5
80-6o
4-3
3v2
-
X,
32-45
I4I
: Dimotratione della Quinta diminuta. l Si forma pur anche la Seta mag. della
La Quinta diminuta nace dall'ecceo eta min. e del emituono min.
della eta minore, e del tuono maggiore, Seta minore
Semituono minore
i multiplica diametralmente.
Seta minore
X!
Tuono maggiore
94-8
64-45
85
ri
s-3
empio.
Terza maggiore
5-4
i ri
Terza minore
65
rtto
9-5
Quarta
Tuono maggiore
72-49
3-2
5-4
4-3
Terza minore
Tuono maggiore
Seta minore ne termini mag.
64-45
45-24
15-8
2-
Seconda maggiore
Tritono
45-32
Quarta
4 i
La Seta maggiore i forma della quarta, Settima maggiore ne term. mag 18o-96
Diviore 12. per li termini min.
15-8
e della terza maggiore, come
Dimotratione dell'Ottava.
Quarta
4-3
Terza maggiore
3r4
3o-18
5-3
Si for
I 42
TP A RTE III C A P. V.
Tuono minore
158
ri
9 l Seconda minore
Semidiapente
43
Tritono
43ti i cadauna.
288o-t44o
2-1
- 2 -
24o-iro
2-1
P.
:: :
vI.
delle pi copicue, eentiali oervationi della Muica; anzi ono per dire, che
ii tutto il fondamento di ben Teere una perfetta armoniale compoitione, il che con
Tirmato da Pietro Pontio nel Ragionamento econdo alle carte 24 ove parlando con il
R. Don Hettore die. Per dirvi il vero, la difficult del contrapunto, e della compoitione,
(9 la ua bellezza olo conite in aper bene, e con bel modo accomodare nel proprio luogo le dette
cononantie, e dionantie. Et il Kirchero nel proemio del 5. libro della Muurgia die ,
che melothee bonitas, 9 pulchritudo nacatur ex inigni ordine, quem ingule diverarum vocum
i partes cononanti eque intereita trict obervant, utivel minimum retto ordinis filo recede
re contigerit, totum harmonicum corpus detrui necee it. Non bata per di apere la debita
conneione, con l'eatta, 8 ordinata dipoitione di ee cononanze,che biogna pur an
che unire la Teorica alla Pratica per apere rettamente giudicare la loro natura, come
avvertice eo Kirchero nel opracitato 5 libro al cap.1. ove parlando del Contrapuntita
die Theoricam itaque pratica coniunctam habere debet, ut deingulis apt judicare, si dio
num conono, aperum levi, molle durum perit dicernere valeat; numerorum naturam ,
(9 proportionem (ine quorum notitia nihil hoc in negotio dignum pretiterit) perfet quoque cal
leat oportet. E conviene che operi appunto come un perfetto Architetto, che con dili
genza ricerca ito oportuno alla ua fabrica, addattando ogni coa con omma peritia, &
arte conforme ricerca la qualit della mole, che intende inalzare: Eendo queti Paag
giadunque come dice il medeimo Auttore nel cap.15. del opradetto 5 libro magni in me
lotheia momenti, dover lo tudioo principiante Muico Tetore con grande applicatio
ne oervare i detti Paaggi: mentre che dice il opracitato Auttore. Quod quicunque ne
civerit, ut is quidquam in bac arte laude dignum praetet exitimo, e oggiunge eo Auttore,
che cert ex innume?isfer qui quotidie in lucem prodeunt.Autoribus, vive paucos reperies, qui
non in hoc praecipitium illii compoitiones naufragiumfecerint. Nandum nullam progreus bar
moniae liciti, velilliciti rationem habent,fallacique aurium judicio omnia committunt, motus illi
cito pro liciti, accipientes, quam exiguambujus artis cognitionem babeant, libris uis pain
profentur.Coa che mi f meravigliare, eendo appreo di me timati tutti li compoitori
periti,e perfetti in quet'arte, e " ogn'uno debitamente oervi le buone regole, e mag
giormente quete, che ono le pi eentiali, e necearie; biaima inoltre queto Autto
re acremente li contrapuntiti nel lib.7, della ua Muurgia al cap.5 con dire. gum pan
di f
T A RT E III CA P. VI
I 43
ci ex muicis hodie reperiuntur, qui proprio marte, vera, certa, si infallibili cientia fulti com
ponant, dum ola, 9 nuda experientia quidquid faciunt, faciunt, s ut de compoitione peralta
certiores int, prim ad clavecrmbalum veluti ad Lidium lapidem confugiunt, ibiingula prius tu
diostrutinantes illine cononantias nopeque earum, imiliaque edieunt: periculoun prorus
per non incorrere adunque in imili tae (le quali non credo, che iino ne moderni
virtuoi, e dotti Contrapuntiti) procuraremo, che il notro principiante MuicoTeto
re reti in trutto delli Paaggi di quete cononanze, e dionanze, e con ogni brevit li
demotraremo tutti li buoni, e ottimi avvertimenti, fondati opra l'auttorit de pi co
picui crittori, che hanno parlato opra queto fatto, come il Pontio, l'Angleria, l'Ar
tui, Valerio Bona, il Vicentino, il Kirchero, il Penna, il Berardi, ed altri ottimi, cc
inigni Scrittori.
.. ..
Li Paaggi adunque delle cononanze, e dionanze non i poono fare enza il mo
vimento delle parti armoniche, poiche ritrovandoi quete in una tal qual tenione, e po
itione di uono, voce, non i poono partire da queta per andare i un'altra, e non
-
mediante la nodulatione della voce, la quale non i pu fare enza la mutanza de uoni,
paando dal grave all'acuto, dall'acuto al grave, e queto non i pu dire che i altro,
che moto, il quale per eer formato dalle voci, e uoni, moto armonico propriamente i
deve dire; queto i pu fare in tre modi con i quali la voce modulando pu paare da un
luogo all'altro, e furono chiamati da Muici : Moto Retto; Obliquo;e Contrario.
II moto Retto i forma quando ambe le parti dicendono, pure acendono, co
me dall'eenpio.
Il moto
I 44
T A RTE. III C A P. VII
Il moto contrario quando le parti i allotanano, overo i avieinano l'una all'altra, come
Con queti tre moti adunque i paser da una Cononanza all'altra;e perche aleune o
no perfette, altre imperfette, perci i ueranno fra loro diveri moti, come -
Dalla Perfetta
A-
All' Imper:
Con il moto
*
Tm
Dall'Imperfetta
A-
Alla Perf.
Con il moto
- .
-,
-- -
* All' Imperf
Con il moto
Contrario,
Obliquo, e
Contrario,
Obliquo, e Retto . Contrario.
Obliquo, e Retto
Conitendo tutta la vaghezza della Muica nel variato intreccio delle Parti, come
-
vuole la commune opinione de Muici, s antichi, come moderni, i pu dire con verit,
C A P.
-
vIL
-
che non i poino fare due cononanze Perfette del medeimo genere.
F quella, che non i poino fare due cononanze perfette finili, e del medeimo gene
re, s in acendere, come in decendere; come arebbe a dire due Unioni, due Quin
te, e due Ottave, e volero, che queta regola non foe arbitraria, m legale, come ac
cenna il Gaffurio nel 3. della Pratica cap.3. Haec enim regula non arbitraria et, ed legalis ,
emnem penitus exceptionem rejiciens. Et il Kirchero nel 7, della Muurgia die. Communes
leges fitnt de duabus perfectis cononantiis, immediat per altum non continuandis, quae qui
den recepteant apud omnes muicos, ut i quis hice contraveniat, i non imperitus, altern
temerarius vide i pot. E nel libro 5. vuole, che Si quis duos, vel plures unionos, aut duas
quintas, velociavas continuaret in decenu, vel acenu, errorem in muica valde eentialem
d'onro, li faret .
Vano invetigando li Muici, perche caua i tato proibito con tanto rigore il fare
pi cononanze perfette l'una dopo l'altra, e pare, che la commune ragione ia, perche
-
fra le
14s
fra ee non vi cada variet alcuna, come i pu vedere nel Pontio Ragionamento 2. car
te24 e pi chiaramente lo dimotra il Zarlino nelle Intitutioni parte 3. cap.29. affirman
do che L'Harmonia non pu nacere e non da coe tra loro divere, dicordanti, e contrarie, e
non da quelle, che in ogni coa i convengono, che perci dice egli, che conocendo gl'Anti
chi legislatori di quet'Arte, che tale imiglianza non generava alcuna variet di concento ,
(9 giudicando, (come era il vero) che la perfetta harmonia conitee nella variet sc. come
pure afferma il Kirchero nel 7. della Muurgia carte 682. con dire: Quod in ottavis, 5 quin
tiscontinuatis voces quibus unionantnullam varietatem habent. Et il Tigrini nel libr.2. del
uo Compendio cap.2. die: la ragione , che non nacendo l'Harmonia e non da Suoni tra loro
diveri, 5 contrarii, come nelprincipio i die, non olo f biogno, volendo, che iano die
tanti l'una dall'altra nel grave e nello acuto, ma iano anco nei moventi differenti, e che conten
ghino cononanze contenute da proportioni divere.
F adunque tabilita legge univerale, e ferma a caua di queto motivo, che non i po
teero porre nelle compoitioni due cononanze perfette contenute da una itea pro
portione acendenti, dicendenti l'una dopo l'altra; e vollero pur anche, che una fal
a, pure una paua di minima non foe batante a alvare due di quete cononanze per
-
fette, come i vedr qui appreo; & abbenche habbiano conceo li Muici Maetri del
l'Arte, che i poino fare due Cononanze Imperfette, vollero per, che l'una foe mag
giore, e l'altra minore, non timando lodevole il farne due maggiori, due minori a cau
a di non eervi la variet del Concento.
Non otante quete determinationi, pare ad alcuni, che i poino fare pi cononan
ze perfette enza crupulo, & abbenche l'Artui nella ua Arte del Contrapunto ritam
pata l'anno 1598.habbi detto alle carte 31. Che, Ngnpermettonoli Compoitori, che nelle lo
ro compoitioni i ritrovino due cononanze, che iano imili una dopo l'altra, come due unioni ,
due ottave, due quinte. N le concedono con il pomervi dimezo una paua di minima, overo una
dionanza. Nonotante alle carte 32 vuole, che e ne poino fare due l'una dietro l'al
tra enza offea dell'udito, la ragione la eguente: Dico, dice egli, che l'ottava ola
perfetta cononanza, perche mai mutatato, n " , n qualit, n quantit, e queta chiamo
con il Filoofo perfettiima, se tutte l'altre perche ono variabili, chiamo imperfette: non al
terano li compoitori con gl'accidenti, di b molle & i dies le Quinte, s le Terze mag
giori, le minori, e l'una, e l'altra eta? adunque dalla ottava infuori tutte ono imperfette, e di lo
ro e ne pu fare una, 5 due, l'una dietro l'altra enza crupolo alcuno,
Aerice il Bontempi alle carte 223 della ua Hitoria Muica, che queta regola delle
due cononanze perfette ia tata fatta dalli primi Maetri, perche cantavano olamente
con le prime cinque figure, note, cio. Maima, Lunga, Breve, Semibreve, e Mi
nima, e che la Semiminima, e la Croma non erano in quei tempi in conideratione, on
de cantandoi li due Unifoni, Quinte, & Ottave, haveano patio batevole il eno, e
l'intelletto a poterle capire, e giudicare, vuole per eo Auttore, che al preente in oc
correnza di qualche oggetto obligato i poino fare quete cononanze perfette con le no
te minori , avalorato fore dall'auttorit del Vaneo, che die nel libr.3 del Recaneto
cap.8; Semiminima vel chroma, adeoparvo contant intervallo, ut altera ab altera ubequi vi
deatur, E perci non ono capite, n conociute dal eno, coa che a me non piace,per
che etal compoitione cader otto l'occhio i coprir il diffetto, e la ragione elucidata
dalla potenza viiva, conoce, che non vi variatione alcuna, vero, che afferma il
Zarlino nel luogo opracitato, che e bene quete cononanze quando foero pote in tal ma
niera non faceero evidentemente alcuna dionanza tra le parti. M oggionge immediata
mente, che tuttavia farebbero udire non s che di trito, che dipiacerebbe. Diceva il Zifra
rapportato dal Berardi nella ua Staffetta alle carte 29. che amava pi toto di laciar correre
Muco Tetore.
le due
T A RT E III. CA P. VII
146
le due quinte in un pao da Maetro, che alvarle con pregiuditio della teitura. Et in vero
quanto all'obligo d'un oggetto, pare, che non i doverebbe uare tanto rigore, anzi
parere d'alcuni, che i come lecito nelle parole apre, doloroe, e crude l'uare le di
onanze contro la regola loro; cos nelle parole dolci, uavi, & amene, vogliono che
i poi uare le due, e pi cononanze perfette, ma queto non mi piace, poiche in ve
ne loro componimenti non ve ne iano core. Il che non ci deve ervire d'eempio, anche e
foero tate fatte a bello tudio, mentre che ci avvia il Zarlino nel opracitato luogo,che
non dovemo baver riguardo, che alcuni habbiano voluto far il contrario, pi preto per proun
tione, che per ragione alcuna, che loro habbiano havuto.
.
Concludiamo adunque con il Berardi alle carte 29 della ua Staffetta che a come eere
i voglia, da tutte le buone cuole ono proibite le due cononanze perfette d'una medeima petie
una dopo l'altra, quando le parti fanno movimento fra di loro, perche la perfetta Armonia na
ce dalla variet. E perci gli Unioni ono meno comportati delle altre, e tanto i po
trebbe dire dell'ottave, e non foero gli etremi uoi differenti l'uno dall'altro per il
grave, 8 acuto; e per fine la ragione del Pontio nel luogo opracitato, che faciliimo, e
di picciola indutria il contrapunto, e la compoitione arebbono, non havendo riguardo quete
due ragioni. E'di gran peruaione a chivare l'inconveniente di quete due imili cono
nanze perfette, che per verit, e i poteero uare le cononanze perfette, come s'adopra
no l'imperfette, ogni rozzo ingegno, con haver olo riguardo, che le parti s'accordino,
potrebbe comporre le cantilene Muicali enza fatica alcuna, onde non olo i devono
chivare per formare variato il concento, m pur anche per render l'Arte ollevata fuori
del commune, cotituendola eroicamente indutrioa. Veniamo agli eempii.
Le paue di opiro, e di mezza battuta non alvano li due Unioni, Quinte, & Ottave.
5.
5.
5.
5.
8.
8.
8.
8. ,
Unioni.
Quinte.
l Ottave.
f
I
I,
Unioni.
-
5.
5.
Quinte.
5.
5.
8 a
Ottave.
8. 8.
I 47
Vuole il Zacconi nella econda ua Pratica lib.3 carte 154 che per alvare due quinte,
& anche quando biognae due ottave, i poi uare la mezza paua, e cita il Vicentino
nel lib.4. della Pratica c.7. m che ci olo i poi fare quattro, e pi voci, perche dice il
Vicentino la multiplicit di ee non le far entire; & il Zacconi vuole, che i poino
fare in occorrenza di contrapunti di eguito, e ne canti d'artificio, e che pi permiibi
le la quinta dell'ottava; vedi l'eempio primo: Meglio lo dimotra l'Angleria, come
i vede nel 2. eempio, perche dice egli la mezza battuta, che apetta, t nel luogo del
la eta, che buona, e queta ha l'auttorit di alvare le due quinte; il 3. eempio cat
tivo, perche la mezza paua t nel luogo della nona, che fala, 8 una fala non h
--
iH
--
s.
i
|
--
5.
InO .
8.
Primo eempio.
si poono alvare li pai cattivi di due quinte, 8 ottave con il punto, come
5.
5.
5. 1. 5.
5.
5.
5. 1 5.
8.
8.
8. 5.
o
cattivo
alvato.
cattivo.
alvato
cattivo
alvato.
cattivo
alvato.
Si poono alvare anche le due cononanze con una minima, emiminima, croma, &
anche per accidente con una emicroma pezzandoi la prima nota, che forma le due
cononanze perfette, come dagli eempii.
-
(H
I.
I.
I. 5.
I - - I.
su :
lU
cattivo
alvato,
1. -- I. 5.
-
cattivo
- -
1.
1. 5.
I,
1.
5.
alvato
alvato
alvato,
t.
nas
5
5. 3
cattivo.
alvato.
catt.
alvato.
5.
alvato.
8. 8.
8.
ro 8
8. 8.
8. 1o. 8.
cattivo.
alvato.
8. 1o.
8.
8.
1o. 8.
U
cattivo.
alvato.
alvato.
alvato.
Non olo non lecito il poter fare due cononanze perfette, ma i deve anche chivar
ne il opetto di ee, il che occorre tacitamente in alcuni pai, come i vede dalli otto
poti eenpii, e ci i manifeta epreamente dalla tirata, che potrebbe fare il Cantore
8.
5.
implicita.
1o.
epresa.
8.
implicita
8.
5.
5.
epre
5.
5.
implicita.
implicita.
6.
5.
implicita
epresa.
8.
5.
8. -
epresa.
8. -
5.
epresa.
5.
. rss
3.
5.
5.
5. ,
8,
5.
8.
8,
5.
8.
8.
8.
;
;
implicita
epresa.
icita epre,
implicita epresa.
Si forma anche il upetto di due quinte, 3 ottave nel diminuire ea quinta, 8 otta
va, & avviene quando una delle parti f alti di terza, di quarta, e di quinta, come i
pu giudicare dagli eempii,
i
-a
s.
alto di terza.
s.
alto di quarta.
- alto di terza.
::
s.
s.
s.
8.
8.
alto di quinta
alto di terza. ,
alto di terza,
Gli eguenti eempi ono di quinte, che i concedono per eer di pecie divera, come
nel primo eenpio; nel econdo,- ono cambii che per neceit, e biogno i tolerano.
-
--- -
- -
i 5
5.
8;
8.
|
l4
--
Primo esenpio.
Secondo
esempio.
iso .
- -
S2 za,
die nel cap. 2 di queta terza Parte, che l'Uniono non cononanza, n dionaa
m radice, bae, e fondamento di ee, pure econdo li Pratici viene coniderato
come cononanza perfetta, 8 eendo per verit cononanza privativa, biogna haver gran
riguardo nel formarlo; onde avanti di parlare delli uoi paaggi ar bene dimotrare co
me i debba formare.
: In due modi vogliono li Muici Pratici, che i poifare l'Uniono, l'uno nel princi-,
pio della battuta, e l'altro nel fine, cio in elevatione di battuta.
t- o
Quando i far in principio di battuta, acci le parti faccino bene, e buon effetto, bi
ogna far acendere la parte baa, e decendere l'alta, ambi enza alto, che
i" ;
i"
HEH
3 r. " 3 s 3 1 3 1 5 r. 8. 1.
-
--
-r.
-- -I
--- --- --- --
5 3
i.
r.
3.
E EEEEs=E=E=E=
- f-
--
- -
ri-
Primo eempio.
Pare per regola oservata, che i debba andare dalla terza all'uniono per emituono,
tacito, epreso,
come- -dall'esempio.
- - -- -
- - - -- -
Con emituono.
Senza emituono,
, Se i paer all'Uniono per grado congiunto con figure di crome, il paaggio non a
r buono, perche quelle crome non ono in conideratione. Come pure non f alcun ef
tolerato in elevatione, che in battuta, pur che non ia per qualche obligo di fuga ,
canone
si
Primo eempio
Secondo eempio.
Nelle compoitioni pi voci i potr fare l'Uniono come i vuole, fuorch nelli mo
di, che i motreranno nelli paaggi particolari, di ciacheduna cononanza . Li Paaggi
dell'Uniono ono li eguenti al num. di quattro.
1. Dall'Uniono alla Terza maggiore, e minore.
t
Paa l'Uniono alla Terza maggiore, e minore con una parte immobile, e l'altra con
moto di terza, 8 anco movendoi ambe le parti per grado come dall'eempio. ,
o
. 3
i s
---
|
l
alla Tcrza minore.
uinta .
do ferma l'altra ; & anco i tolera, che una i movi per grado, e l'altra per alto, coi
me dall'esempio.
-
i , i
i;
I,
5.
i 1
i tollera.
Si pro
l
Dall' Uniono alla Seta minore.
Si pu paare dall'Uniono alla eta minore, come nel primo modo, abbenche fino
pai un poco lontani, e queti erviranno a quattro, e pi voci, i proibicono li paaggi
alla eta maggiore, come nel econdo modo.
I. 6.
I. 6.
Primo esempio.
I. 6,
1. 6.
I. 6.
I. 6.
Secondo esenpio.
Li pai qui otto notati, alcuni ono cattivi, 8 altri econdo il Penna ne uoi Albori
alle carte 62 del econdo libro, ono telerabili, non otante per confea, che regola
sniverale, che i pu andare a tutte le cononanze eccetto, che alle fete, maime maggiori. Il
primo paaggio econdo l'Angleria cattivo.
f
-
I.
6.
I,
6.
I.
6.
6.
6.
I.
6.
cattivo
cattivo
cattivo
buono
tollerati
-- -
- --
--
---
Quando poi le parti i moveranno tutte due, non ar buono, fuorche ne bai a otto
i
+
cattivo
cattivo. I buoni a otto. Si pu andare anche dall'Uniono alla econda per via di legatura, come i dir altrove.
Non i poono fare due Unioni per regola univerale, e per le ragioni gi dette, 8 an
che per esere cononanza privativa, uno, e pi unioni non arebbero di niuna odisfa
- -
-- - -
pai diparati, come quelli d'Uniono alla quinta, eta, 8 ottava con alto d'ambi le
parti; pi voci per con le parti di mezzo i pu andare all' Uniono con qualivoglia
cononanza, 8 anche partire dall'Iniono, andare qual i voglia cononanza, pur
che le parti cantino bene.
-
C
--
P.
I X.
A Terza che una delle cononanze imperfette, 8 ervitrice delle perfette, come
ono tutte le altre cononanze imperfette; i conidera come habbiamo detto altro
ve, come maggiore, e minore; onde e ne posono fare molte, l'una dopo l'altra , con
queto, che l'una i maggiore, e l'altra minore ; l'una minore, e l'altra maggiore a vicen
da per render pi variet nelle compoitioni; e ne poono fare anche due della medeima
pecie, coa che non i permette nelle ete per eer apre, e dure; ar per megli uare
la variet, la Terza quanto pi alta, tanto pi vaga, e f miglior effetto nell'acende
re, che nel decendere; le maggiori bramano allontanari, 8 allargari con andare alla
per andare all'ottava con riguardo, eendo queto pao pi toto della Terza maggiore.
Li paaggi della Terza minore ono cinque. l Il 3 dalla Terza alla Quinta.
t
Il 1. " Terza all'Uniono.
Il 4 dalla Terza alla Seta
Il 2 dalla Terza alla Seconda:
| Il 5 dalla Terza all'ottava,
i
-
palla
154
---
---
Si pu paare dalla terza minore all'uniono in tre maniere; la prima quando ambe le
parti s'incontrano con movimento congiunto con il emituono tacito, epreo, altri
menti non buono, la econda quando una parte t ferma, e l'altra i move far l'uni
ono, e queti due paaggi ono ottimi ad ogni compoitione; la terza quando le parti,
Yatta la terza, i partono a far l'uniono con movimento eparato; queto paaggio non
elegante, anzi econdo alcuni proibito.
- --
- -
I.
---
--- -
1.- 3 - - r. -
3.
-- -
io buono.
Primo
--
--
-- ,
-
- -
--- --- - -
--
- --
: ----
Secondo paaggio.
- -
Terzo paaggio.
Si former queto paaggio rimanendo una parte ferma, e l'altra movendoi con moto
congiunto, paando poi all'uniono; pure i paer alla econda con il punto ritornan
do alla Terza.
- -
2.
3.
l
U
Primo
'paaggio.
Secondo paaggio.
f
-
155
Li due eguenti parimente ono buoni, per eere con il emituono tacito, come i ve
de dagli esempi.
t
.
-
- -
mento eparato inder alla eta. Il 2 acender una parte per movimento eparato, e l'
altra i mover decendendo per moto congiunto. Il 3 decenderanno tutte due le par
. I
-- :
ti, l'una con moto congiunto,e l'altra
con moto eparato.
-
- - - --
- --- -
, - 3: 6. . . .
- -
- --- ---
- ---
. .
---
---
3- 6- -
.-
- - - -- -
---
Primo effempio.
Sccondo eempio.
-
CTZO
. .
, e
. .
eempio.
IDalla Terza minore all'Ottava .
Primo eempio. -
Sccondo cempio.
--
pA RTDellaETerza
IIImaggiore.
c.AP IX.
- .
156
- -
-1
--- - -
- - -- - - -
riore tii ferma, e l'altra con movimento eparato faccia l'uniono, e queto paaggio
"
non eendo paaggio leggiadro, n proprio della terza maggiore, i concede per
nelli uggetti:
-.
U-4--
Primo esempio.
- -
Secondo esermpio. -
l.
eparato, queto paaggio non ar di alcun valore, perche il decendere d'ambe le parti
non f buon effetto, non gi perche le cononanze non iino buone, ma perche il paag
gio inipido, e enza gratia alcuna.
|
|tti
|
U
-
Primo esenpio.
Secondo esenpio. - - - -
Il 4 modo i far quando ambe le parti i moveranno acendendo con moto eparato ;
queto paaggio decendendo non uitato, e quando i facee, farebbe trito effetto, &
molto goffo; acendendo poi tolerato, particolarmente quattro, i dover per empre
di paare dalla terza maggiore all'uniono decendendo, 8 acendendo am
"
e le parti .
l =
z=E
-ra-
i EHEHE
= =
157
si far queto paaggio rimanendo una parte ferma, e l'altra movendoi formando la
incopatione -
A-
il 1. non buono per eser enza emituono, abbenche decendente, e non i enta il
cattivo effetto.
autentICO,
2. cattivo
4 cattivo
3 cattivo
5 cattivo
buono
buono
buono
Pasando la Terza maggiore alla Seta meglio, che pai alla minore, che alla mag
giore, che anche talvolta i tollera; in due modi adunque i pasa; L'uno quando una par-.
i" fermata, e l'altra i move; L'altro quando una parte pasa per grado, e l'altra per
alto , come
158
leggiadro
buone
tolle i rato
tollerato
buono
buono
tollerato
tollerato
buono
duro
meglio
l
-
3.
|t
Si forma queto pasaggio in tre modi. Il 1. quando la parte inferiore tar alda, e la
uperiore i partir dalla terza maggiore, e far l'ottava, queto pasaggio i far in ogni
orte di compoitione,
- - -
A -
|
U
- -
T A RT E III CA P. IX.
159
- -
8.
il 3 i far quando la parte basa i move con moto congiunto, e l'altra per moto epa
rato, e queto pi proprio pi voci, che due.
-
- -
a-
- --
Non voglio mancare di poner il modo di fare pi Terze, s per grado, come per alto;
aranno adunque migliori acendenti, che decendenti, perche nell'acendere, i cuopre
la loro vaghezza, e e nell'acendere la prima ar maggiore, e la econda minore vi
cenda, aranno migliori; nel decendere poi i operer al contrario, facendo la prima mi
nore, la econda maggiore, 3cc. e poi una parte tar ferma, e i mover l'altra tanno be
3. . 3-
3-
3.
3.
3-
3-
3.
3 , 3.
3.
tollerato
tollerato
3-
3.
buono
3.
3.
3.
3.
buono
3.
3.
3.
8.
I 6o
mag min.
min. mag.
Tutto buoniimo.
Le cononanze minori fanno migliore effetto ne luoghi bai, onde la Terza minore
abbenche i meta per natura ua, ad ogni modo ne luoghi alti non tanto meta, parti
colarmente pota opra l'ottava; nelle parti base poi f nel cantare cattivo effetto . La
Terza maggiore ne luoghi bai perde alquanto del uo allegro.
Terza minore i trattener ferma neluoghi alti olo che per una emibreve,
non haver tanto del meto, n in tutto ar allegra; e cos la Terza maggiore ne luoghi
bai; i che quando le cononanze ono fuori del uo natural poto, perdono il loro na
turale, e rendono la compoitione brutta, e deforme.
--
S"
X.
C A P.
peli Taaggi della 2uinta .
dal
& imperfetta, al preente iamo per dimotrare li paaggi della Quinta perfetta. E com
mune regola (come i die) che non e ne poino fare due, una dopo l'altra, e non vi
cade in mezzo il valore di mezza battuta almeno; & una fala non h auttorit di alvare
due Quinte; vogliono li Pratici, che con il uo paaggio poi andare ove li piace, li
propri per ono li ette eguenti.
Il 1. dalla Quinta all'Uniono.
Il 2 dalla Quinta alla Seconda,
Queto paaggio aai oervabile, poiche e bene i pu fare in diveri modi, pochi
per ono i buoni, e legitimi, perci poneremo quelli che i devono abbracciare, e quel
li che i devono fuggire.
Il
PA RTE. III C A P. X.
16 I
Il primo i far quando una parte rimaner ferma, e l'altra in elevatione della battuta
ander a trovare l'uniono, e queto paaggio ottimo in ogni compoitione.
Il econdo i far quando una parte i mover dicendendo con moto congionto; e l'al
tra acender con moto eparato, e queto paaggio conviene olo alle compoizioni di
- -
Secondo esenpio.
Primo esempio.
Il terzo ar quando tutte due le parti per movimento eparato, una parte acenden
do, e l'altra decendendo s'uniranno a far l'uniono, e queto paaggio non buono in
niun modo .
il quarto far quando ambe le parti acenderanno, l'una per moto congiunto, e l'altra
per moto eparato, e ne meno queto paaggio buono.
Il quinto ar quando una parte acender per moto congiunto, e l'altra decender per
moto eparato, e queto paaggio non buono ne meno otto, vedi gli eempii.
A-H
5 pasaggio cattivo.
Dalla Quinta alla Seconda.
- Queto paaggio i far tando una parte ferma, e l'altra movendoi per alto, e queto
paaggio ar buono in ogni compoitione, particolarmente tre, e pi voci.
3 pasaggio cattivo.
4 pasaggio cattivo.
2-s S
- -
----- -,
Queto paaggio i pu fare in tante forme, che (per cos dire) i pu fare come i
vuole, vedi gli eempii .
Muco Tetore.
. . .. . . .
-
16,
5 3
5 3
5 3
- --
5 3
Si far queto
di l'eenpio .
5.
paaggio ftando
5 3
guarta
|
l
Sar empre buono queto paaggio, e una parte tar ferma, e l'altra far la eta ,
pure e una i mover con moto eparato, e l'altra con moto congiunto, e e ar mino
-
5.
-
5.
6.
iti
5 , 5,
t---
i Ei
-
6.
Primo modo.
Secondo modo
Si proibice nel mot retto di pasare di Quinta in Seta movendoi una parte
per grado, e che queta ii di emituono, e che l'altra parte i muova di alto di terza
minore , come
PARTE III C A P. X.
163
Si proibice pure di pasare dalla quinta alla eta movendoi ambe le parti con moto
eparato, e i deve fuggire pi che i pu tal pasaggio per eser goffo, e di niun valore, e
non i far e non per neceit di fuga, canone.
- -
--
- -.
--
con moto congiunto, vicevera. Il econdo quando ambe le parti acenderanno una
per grado, e l'altra per moto eparato, e queto i far olo a quattro, e pi voci. Il terzo
i far tando una parte ferma, e l'altra facendo il moto eparato, e queto paaggio il
Primo buono.
l
-
- Terzo ottimo.
--
Il quarto i far decendendo ambe le parti, una per grado, e l'altra per alto; e queto
folo i far a tre, a quattro, e pi voci. Il quinto i far acendendo ambe le parti, una
Per grado, e l'altra per alto, e queto i tolera olo a quattro, e pi voci, vedi gli esempi
164 ,
P.
XI.
riguardo per eser dure, & apre, la maggiore brama dilatari, e deidera l'ottava, e la
minore al contrario brama retringeri, e deidera la quinta, e queti ono li loro proprii,
e legitimi pasaggi, come habiamo detto nel cap.2. " queta terza parte, non i devono
pigliare per alto per la loro crudezza, particolarmente la maggiore, decendenti ono mi
gliori coprendoi la ua crudezza, che acendenti i cuopre, & abbenche iino crude, po
nendole per bene, faranno buon effetto, particolarmente la minore, e dice l'Angle
Ilas
pARTE III CA P. XI
165
ria, che f la Muica ignorile, e vivace, onde i deve eteggiare asai, e far caminare
dette ete con la terza, che cos facendo i udir mirabile effetto; non i deve principiare
in eta, e non per gran neceit. Vediamoli loro pasaggi particolari,
Delli Paaggi della Seta Minore.
La Seta Minore h ette Pasaggi.
Il quarto dalla Seta alla Quarta.
Il primo dalla Seta all'Uniono:
Il quinto dalla Seta alla Quinta.
Il econdo dalla Seta alla Seconda.
Il terzo dalla Seta alla Terza.
Queto paaggio i tenta a fare, che tii bene, onde i dovrebbe tralaciare, pure
nelle compoitioni di cinque, e pi voci i potr tollerare, ma non havera luogo in al
cun modo nelli contrapunti di due, tr, e quattro voci ; il modo ar come dal qu otto
poto eenpio.
|
|
|
|
U
-
Si far queto pasaggio con retar ferma una parte in elevatione di battuta, e l'altra
facendo il moto per alto; e queto pasaggio ervir alle compoitioni di quattro, cin
que, e pi voci,
ve gli esempii.
|
l
6.
2.
I. 3.
5. 6. 2. I. 3.
5. 6. 2. 1. 3.
3. 6.
2. I.
|U
Dalla Seta Minore alla Terza.
Nel econdo modo poi i f la eta nella elevatione di battuta, e la terza nella eguente
Poitione; queti due modi ono buoni, 8 ottimi in ogni compoitione.
Il terzo modo i f movendoi ambe le parti, l'una con moto congiunto, e l'altra
con moto eparato, acendente l'una, e decendente l'altra, e queto pao per
fettiimo .
Il quarto i f movendoi ambe le parti una per grado, e l'altra per alto, 8 anche que
166
,
l|
l
.
Secondo esempio.
Primo esempio.
5. 6.
, 6. 3.
6. 3.
F. 5. 6. 3.
- Terzo esenpio- - - - - -
- -
6. 3.
6. 3.
Quarto esempio.
Si former queto pasaggio per incopatione, facendo la Seta in elevatione della bat
tuta pasando alla quarta con la parte inferiore nella poitione di battuta, rimanendo fer
ma la parte uperiore, la quale abbasandoi per grado i riolver in terza, come dall'e
empio, queto pasaggio buono in ogni crgione,
-
|
5.
6.
Dalla Seta
Iguinta.
Si far queto pasaggio in due modi. Il primo ar, fatta la eta in elevatione della mi
ura, i paser alla quinta, rimanendo ferma una parte.
Il econdo i far, la eta in principio di battuta, e i paser nelle elevatione alla quin
ta rimanendo ferma una parte, e queti due pasaggi ono buoni in ogni compoitione i
-
i pu anche fare acendendo, e decendendo ambe le parti, una per grado, e l'altra
per alto, ma queto pasaggio non buono.
8.
5 A6,
6.
5.
6.
5.
l
l
is,
|
s
6 ; 3
s 3
e 5
6 s
6 s
6 s
a s.
l
Secondo pasaggio buono.
Terzo cattivo.
-
Acci, che queto pasaggio ii buono biogna fare la eta in elevatione, e pasare
all'ottava rimanendo una parte ferma, come dal primo esenpio i vede, e queto pa
aggio buono in ogni compoitione. Vi ono altri modi, ma ono poco buoni; Uno
quando le parti per moto congiunto, l'una decender, e l'altra a cender, come dal e
condo esenpio, il qual paaggio non buono, per esere enza emituono; L'altro
quando pure le parti acenderanno, e decenderanno per moto congionto, come dal 3.
esempio; queto pure cattivo, e fa brutto effetto, e non i far e non pi che atretti
da obligo di fuga; & il Cantore nel Ffa ut vi vorr cantando ponerci il 4 dieis.
L'ultimo modo ar quando le parti a cenderanno, decenderanno, l'una per moto
congiunto, e l'altra per moto eparato; queto paso non troppo buono, e ce ne dobbia
mo guardare, 8 a due non i deve fare, e olo per gran biogno i tolera a quattro, a
cinque, inomma il pasaggio della eta all'ottava proprio, adequato alla e
ta maggiore .
5 6
6. 8.
8.
3. 5. 6. 8.
6. 8.
6. 8.
-
2 cat. 3 cattivo.
4 cattivo.
- -
Si potr fare queto pasaggio retando ferma una parte, e l'altra facendo il moto,
pure movendoi una per grado, e l'altra per alto, e queto paso ar buono in ogni
compoitione
|
l
U
6 1o, 5.
..
6.
1o
8,
6.
Io.
pARTE III C A P. XI
168
Il proprio pasaggio della eta maggiore all'ottava, e vuole il Pontio nel Ragiona
mento econdo, che i poi fare in quattro modi.
Il primo ar facendo la eta maggiore in elevatione, e i paser all'ottava, movendo
i una parte, e l'altra rimanendo ferma, come i dise della eta minore, e queto pasag
gio vuole eso Auttore, che ii ottimo:
Simile a queto forma il quarto con fare, che una parte reti ferma, e l'altra faccia il
moto eparato, con queta differenza per, che nel primo la parte grave f il alto, & in
queto l'acuta, e vuole, che queto non ii buono, esendo poco grato, anzi duro, e non
h del giudicioo, e non f buon effetto a due voci, anzi ar bene tralaciarlo nelli con
trapunti di quattro, e pi voci, il imile volendo, che i oservi nella eta minore ,
vedi gli esenpii.
,-
buono.
Catt1VO e
CattlVO,
Il econdo i far movendoi una parte acendendo con moto congiunto, e l'altra de
cendendo parimente con moto congiunto, e queto il pi commune, e f mol
to bene .
li
A-
tutto buono.
U.
tutto buono.
169
6.
8,
5. 6-
8.
5.
6.
8.
l
U
cattivo.
cattivo.
cattivo .
Valerio Bona nelle ue Regole di Contrapunto alle carte 2o vuole che i poi anche
paare dalla eta maggiore all'ottava decendendo ambe le parti, una per grado, e l'al
tra per alto, come i vede nel primo eempio, il qual paaggio ar buono a pi voci ,
acendente poi ar cattivo.
|ff-,
)
buono.
cattivo.
Vuole per il Pontio nel Ragionamento econdo alle carte 63. che ambedue iino cat
tivi, e l'Artui li concede pi voci con le parti di mezzo.
Eendo la eta maggiore povera di paaggi, i potr ervire di quelli della eta mi
nore; i paer adunque dalla eta maggiore all'Uniono, 8 agl'altri paaggi della e
ta minore con il
haver l'occhio al paare alla quinta, alla decima; paandoi dalla eta maggiore al
la quinta, i prohibice quel paaggio, che i f acendendo, decendendo ambe le par
ti, l'una per moto congiunto, e l'altra con moto eparato, il qual paaggio econdo il
Pontio opracitato n meno buono con la eta minore, eendo goffo, e di niun va
lore, e non i deve fare e non per gran biogno di fuga, pure obligatione di cano
ne, vedi l'eempio.
acendoi poi il paaggio dalla eta maggiore alla decima, i deve avvertire, che la
eta maggiore ii naturale, e non accidentale, il che i pu fare, con il X dieis poto
nella parte acuta, pure con il b molle poto nella parte grave, come i pu vedere da
gl'eempii. Il paaggio fatto con la eta accidentale formata con il X dieis nella par
te acuta non ar buono per la cattiva relatione del paaggio, che i f modulando dal
C egnato con il i dieis al F enza dieis ; quella poi della eta accidentale formato
-
COIl
17o
con il b molle nella parte grave ar buono, i far adunque queto paaggio acendendo
per alto la parte acuta, e decendendo la parte grave per grado, vedi gli eempii.
a-
i
cattivo.
buono.
6.
6.
6.
6.
6.
6.
tollera.
6.
6.
6.
6. 6. 6. 6. 6. 6. 8.
buone.
6 min.
6.
6.
i tollera.
6. 6. 6. 6. 6. 8.
6 mag.
6.
buone.
6 mag.
terza
6.
6 mag.
6 mag.
6.
6.
buone ,
6. min.
bene.
6.
meglio.
6 mag.
8.
P.
17,
XII.
'Ottava, che fra le cononanze la perfettiima, i rende ne uoi etremi cos unita
L che pare (come i dise) un medeimo uono, che non esendo dicrpante,
e non
per quello, che riguarda la differenza del grave, e dell'acuto, per ci non rende armo
nia; onde i adoprer nelle compoitioni men che i potr (parlo dell'Ottava non tra
mezzata da altri uoni) e non biogna fermari troppo in esa per quella privatione d'ar
monia, che in esa i copre, e fra le cononanze perfette, queta, e l'uniono ono pi
prohibite, come i dise nel cap.7 di queta terza parte, di farene due, l'una dopo l'al
tra, e non vi almeno in mezzo il valore di mezza battuta, e che ia cononanza buona,
perche una disonanza, una fala non ono atte a chivare le due cononanze perfette Nel principiare l'ottava i deve avvertire di non principiare le parti unite inieme, (parlo
dovendoi componera due) m che una principii, e l'altra dopo una breve paua di u
piro, mezzo upiro, mezza battuta entri anch'esa a fari entire, il che i dover an
to pasaggio non i permette a due, n a tre, n a quattro, ma bens a otto con li bai ,
che uo proprio accioche ogni coro habbi il uo fondamento.
8. 1.
buono
5. 6. 8. 1. 5.
5. 6.
buono
8. 1. 8.
8. 1.
8. 1.
cattivo a 4.
buono a 8.
Dall'Ottava alla
Terza.
172
l|
Dall'Ottava alla Quinta.
Queto pasaggio parimente i potr fare come i vuole, olo i prohibice a due voci di
non pasare alla quinta, decendendo ambe le parti, una per grado, e l'altra per alto ,
come i vede ne due primi esenpii, quali per aranno buoni a quattro, e pi voci; vo
liono anche che non tii bene far queto pasaggio acendendo, pure decendendo am
fi le parti, come dagli esempii.
U
buono a pi voci.
male.
male.
bene.
bene.
tutto
Si forma queto pasaggio in quattro modi. Il primo rimanendo una parte ferma, e l'al
tra decendendo con movimento eparato, e queto paso buono in ogni compoitione.
Il Secondo acendendo ambe le parti, l'una per moto congiunto, e l'altra per moto e
parato; queto non lodevole a due, 8 a tre, bens a quattro, 8 a pi voci, per neceit
per i potr anche fare a due, 8 a tre.
Il terzo acendendo ambe le parti per movimento eparato, & buono in ogni com
poitione, purche ii Seta minore, che e fose maggiore arebbe la cantilena un poco
dura, apra.
Il quar
Secondo modo.
Primo modo.
Quarto modo.
Terzo modo.
Dall'Ottava alla Decima.
Si paser alla decima in due modi; l'uno in elevatione rimanendo una parte ferma, e l'
altra facendo il moto eparato, i paser anche in elevatione, come dal econdo esenpio.
L'altro modo ar per moto congiunto di ambe le parti , la uperiore acendente, e de
cendente l'inferiore come dal terzo esenpio.Si potr anche pasare dall'ottava alla quin
ta decima, come dal quarto esenpio, m ar olo tolerato a quattro, e pi voci.
e
3.
5.
8. Io.
8.
2. esempio
primo esempio.
3 esempio
4 esempio,
P.
XIII.
I come i corge nella erie mondana eer contrapote le coe buone alle cattive; le e
conde alle terili; le dure alle molli; le dolci alle amare, e cos dicorrendo, pari
mente nella Muica i ritrovano le Dionanze contrapote alle Cononanze, le
ono
"
Con le
174
(con e i die nel cap. 1. di queta terza parte) una mitura di uono grave, 8 acuto, che
apramente perviene all'orecchio, come fanno la Seconda, la Quarta , la Settima, e
con quete anche il Tritono, e la Quinta fala, diminuta. Nacono quete dalla per
cc lione di due pi uoni gravi, 3 acuti, che non i vogliono unire l'uno conl'altro per
la diproportione, che i ritrova fra ei, onde sforzandoi ogn'uno di loro di retare nel
la propria integrit, i offendono l'uno con l'altro, e pervengono enza dolcezzaalcuna
all'orecchio, con offea, e dipiacere del eno.
eralla ua pi vicina, m queta non legge fatale, e non concedono, che i uino li
bere, e ciolte per alto, perche troppo i cuopre la loro durezza, e guatano il Concen
to, come inegna il Gaffurio nel 3. lib. della Pratica cap.4; con dire. Corrumpit enim con
centus naturam, 9 uavitatem ipa dicordantia, cm nota ei. Que vero per incopam, si ip
o rurus celeri tranitu latet dicordantia admittitur in contrapuncto. E poco dopo oggiunge.
-Atque idcirco dicordantiabujunodi incopata latet nullam auribus afferens laonem. Purche
non ii con le figure di Breve, e Semibreve, che per la loro diuturnit anche incopate
pportarebbero fatidio, onde pare, che voglino li buoni Maetri, che la incopa, e le
dionanze non durino pi di mezza battuta: Si devono anche le dionanze uare con
dicrettione, e fare in modo, che il corpo della compoitione i formato principalmen
te di cononanze, e non fare all'incontrario, ponendovi pi dionanze, che cononan
ze, mentre che quete, e non quelle compongono la oavit del concento, non appa
gandoi il eno delle dionanze, ma bens delle cononanze, che ono delei-, oa
Si pongono anche le dionanze nelle compoitioni in un'altra maniera, 8 quando
una parte modulando con figure di minime, e emiminime, crome, delle quali una i
buona, e l'altra cattiva a vicenda, e l'altra t ferma, 8 in tal modo quelle cattive tra
mezzate dalle buone non offendono, come ci conferma il Gaffurio nel opracitato luo
go, dicendo: Semibrevis in duplo diminuta, 9 brevi, in quadruplo, ac relique eiusmodi quo
que minima figura, quantitati equivaleant, 9 i dicordantes fuerint in contrapuncio poterunt
tineri. E con queti modi non offeo il eno, anzi ne reta pago, e principalmente
con il primo modo, perche, pugnando le due parti dionanti nell'uniri, ne viene olle
citato il eno con qualche piacere, ma poi quando dopo queto contrato i unicon
con il paare ad una cononanza (come altrove i die) ne reta totalmente
fasi
2.
e gli
175
fegli rende la cononanza, che egue al contrato, aai pi dolce, e vaga di quello che,
arebbe tata enza di queto, mentre pi che vero, che oppota juxta e pota magis elu
cecunt. E queti ono li veri mezzi di teere le dionanze nelle cantilene Muicali.
Per maggior intelligenza del notro Muico Tetore avvertiremo, che li uoni i poo
no incontrare inieme in due modi, cio regolarmente, 8 irregolarmente ; irregolar
mente s'intende quando due uoni (fra quali la parte acuta deve havere relatione alla gra-,
ve, come correlativa alla ua origine) s'incontrano inieme enza ordine alcuno,m a ca
e pero, e l'altro con vivacit hor qua, horla, econdo la mente del compoitore, viva-,
mente percuota, in modo che in quella percoa ne venga il eno (come i die) alquan
to offeo, e dalla reconciliatione di queta dicrepanza de uoni, ne reta maggiormente,
per dare qualche lume al notro Muico Tetore, acci i guardi da imili inconvenienti
ne faremo una picciola refleione fondati opra eo Artui.
Vole il Monte Verde per far piccare il uo bell'ingegno, e tirari fuori delle regole,
communi, poner in certi uoi Madrigali le dionanze ciolte, e nude, ad effetto di ritro-,
vare nova modulatione, novo concento, e novi affetti, con titolo di accenti, fioretti ,
inganni, e uppoti; 8 abbenche confei in una ua lettera critta all'Artui regitrata nella 2. parte delle ue Imperfettioni alle carte 13. che la ettima per natura ua i dio i
nante, vuole per, che per accidente tramezzata, 8 accompagnata da altri uoni, e pari a
ti, poi eer divera, e raddolcita da quete, e come coa nova ia di maggior diletto all'.
Udito, che non arebbe l'ottava uppota;& io mi d a credere, che queto Auttore i mo-,
vee a dire che la ettima accompagnata dalle altre parti i renda raddolcita,fondato fore
opra l'auttorit del Gaffurio regitrata nel fine del opracitato capitolo, che dice. Et,
item latens dicordantia in contrapuncio preter incopam, qua cilicet inter plures cantilena par- i
tes concordes continetur, 9 obtunditur. Queto modo d'uare le disonanze, e queta no:
va dottrina non piacque all'Artufi, onde i poe ad impugnarla con molte ragioni, parte,
delle quali aranno da noi brevemente rapportate.
Sono le disonanze per natura loro (come i dise) apre, e dure; e le cononanze dol
ci, e oavi, e per tali ono conociute, e tenute da quanti mai hanno critto di queta fa
colt, e fra loro ono totalmente contrarie; anzi la ettima apriima fra le disonan
-
ZC
176
ze, come per uo contrario fra le cononanze oaviima l'ottava: Si come adunque , che
queta n per accompagnamenti, n per altro cos fatto accidente i move, ne pu acqui
tare aprezza, n mutar forma, natura,e diventar divera; Cos parimente la ettima per
gli tei accompagnamenti non pu mutari e diventar divera facendoi buona,e radolci
ta, e quando afferma il Monte Verde, che ea ettima radolcita dagli accompagnamenti
altro non vuol dire: e non che ii pi
arebbe di maggior diletto all'udito, che l'ottava,
i potrebbe dire, che il caldo fose caldo
dolce, e pi oave dell'ottava, il che e foe,
s, m che il freddo fose pi caldo; che il ecco fose ecco, m che l'umido fose pi ec
il Monte
co, coe che non posono mai esere; onde e la ettima (conforme confesa
alcuno diventare
Verde) per e tesa disonante, e cruda, non potr mai in modo
cononante, e dolce, poiche Omne tale ubicumque ponaturemper et tale. Si che mai la et
Circa poi all'aerto del Monte Verde, che la ettima reti radolcita dall'altre parti .
Riponde l'Artui, che potr ben eere (& il vero) che e vi aranno cinque, che can
tino, & uno di quelli con la grave, altra parte i feriero in ettima, l'udito occupato
da quelli, che inieme concordano, non coprir cos facilmente quella percoa dionan
te, come farebbe, e non vi foero quelle parti, che l'offucano, onde non i pu dire,
che reti radolcita; m ben s ottenebrata, e deprea, che perci il Gaffurio parlando
di quete dionanze nacote, i erv accuratamente del vocabolo obtunditur e reter
rpi, e meno coperta ripetto al rumore cauato da pi, e meno parti, che impedicono il
eno dell'udito, che non dicerna tal disonanza, per esere il maggiore pi valido del
.minore, come appunto intraviene alla vita quando il Sole di mezzogiorno pi lucido,
e chiaro, che e gli arr rapreentato un picciol lume non gli far di conideratione alcu
na, perche l'eccellente enibile corrompe il eno; e ci parimente accade nella velocit
del moto, come chiaramente picca da un tizzone agitato, ma di tutte ci la ragione altri
mente conoce, non esendo ingannata, 8 offucata come il eno, e queta principal
mente quella, che forma il giudicio della bont delle cantilene. Si deve puranche ag
giungere, che li Cantori non cantino veramente tale compoitione come t; m vanno
portando la voce, e otentandola di maniera, che quando entono, che vuol fare qual
che cattivo effetto, la rivoltano altrove, portandola in luogo dove le pare meno offenda
l'udito, e che ii il vero
Afferma il Monte Verde, che per cantare queti uoi uppoti, accenti, e fioretti for
mati dalle disonanze, devono esere Cantori ottimi, 8 eccellenti. Si che dice l'Artu
vorr chivarlo, onde dall'indutria di queto far coperta la durezza loro, che per altro
mai i far, che per natura loro non iino apre, crude, e disonore. In oltre, e il Canto
re per radolcir la ettima gli facese mutare gli etremi, con l'aggiunta di qualche b mol
le, o X dieis, non arebbe coniderata come disonante ettima, m ben s come altro
intervallo, s che i deve dire che coniderata negli etremi proprii, e cantata nuda, e
netta come t, l'arte del Cantore non ar batante a radolcirla, come pure ne meno fi
Foar
z,
potr mutare dagli accompagnamenti delle altre parti, onde reter nella natura ua a
pra, e disonante; anzi cantate imili compoitioni pare di tali inconvenienti, enten
do il Cantore tal cattivo accordo, temer di fallare, e reter confuo; onde i deve dire,
che imili intervalli iano d'incommodo al Cantore, di confuione all'ordine armonico,
e di ommo piacere all' udito enza guadagno dell'Armonia, 8 in queto modo i allar
E non i dica, che con queta offea ii ferito il eno con maggior empito, e che per
ci pi facilmente reti moo agli effetti, poiche lo fericono con maggior aprezza, e
dipetto, e non lo tirano a e per diponerlo, e prepararlo ad effetti oavi, perche non o
no naturali; m ben s a duri, apri, violenti, dipettoi, e crudi, come appunto ono ee
dionanze, che perci li Muici pratici e ne ervono per accidente nelle compoitioni ,
& eendo proprio d'ogni artefice di cercare d'imitare la natura con atti, e forme proprie,
e naturali, il Muico da imili coe non pu cavarne e non effetti di perturbatione,e du
rezza, e non di concento,perche non formano Armonia oave, eendo naturalmente for
mato il Concento (come i die) dalle cononanze; paiamo alli uppoti.
Si detto, che per regola buona, 8 ottima le emiminime i devono poner una buo
na, & una cattiva a vicenda, e che l'acuto deve havere relatione al grave nell'ordine ar
monico, e pecialmente nel principio della battuta, ci uppoto. Vuole il Monte Ver
de, che i poi fare aolutamente la econda emiminima dionante, tacendo la prima,
che i preuppone cononante otto la paua di un opiro, come i pu vedere dal primo
eempio qui otto poto, perche, e in luogo del opiro vi foe la prima emiminima, a
rebbe cononante, come appare dal econdo eempio,e la econda arebbe pure dionan
te, come i vede da ambi gli eempii; i che, dice egli, e che importa, che vi ii la prima
emiminima, e che non vi ii, in oltre a queto, e la terza delle quattro emiminime,
cononante, che importa far entire alquanto pi di aprezza, e di due emiminime, una
buona, e l'altra cattiva, per mutarle (come i vede nel primo eenpio) in una minima
tutta dionante ? egli come e modulaero quattro emiminime, e che una foe buo
na, e l'altra cattiva, econdo la regola di tali figure. Tutto queto i ha nella 1. parte delle
Imperfettioni della Muica moderna dell'Artui ragionamento 2 carte 39. e 4o vedi gli
eempii, il primo de quali cavato dalli Madrigali del Monte Verde.
-
-- -
--
|
l
Secondo esenpio,
ponde l'Artui, che queto un inconveniente, perche la regola delle emiminime
Primo esenpio.
Vuole, che poitivamente una ii buona, e l'altra cattiva, e non che la prima non ii in e
che
178
che fa una parte dopo la paua, 8 altro quando pi emiminime eguitandoi per grado
una dietro l'altra, e ne enta una buona, una cattiva, poiche da quella ne reta offe
o il eno, e da queta entendoi prima la buona, e poi la cattiva, reta appagato dalla
prima, che principia bene: Cos ancora, altro entire due emiminime pote econdo
la natura loro per grado, 8 altro entire una minima pota nel luogo della quarta emi
minima dionante per alto, queta offende, e quelle non offendono l'udito, perche il
moto loro per grado, che uo proprio, e naturale; di pi
E'coa certiima, che il eno non offucato, ma ben dipoto, e debitamente approf.
imato al uo oggetto rettamente giudica circa li propri oggetti, e non muta natura, co
me appare dal guto, che non piglia il dolce per l'amaro; n la vita riceve il nero per il
bianco; n il tatto il molle per il duro, i che adunque, e il eno dell'udito i ente fe
rire da una aprezza intolerabile, cio da una dionanza, pare fore alli eguaci di queta
cuola, che poi giudicare, che quella ii una cononanza ? queto non pu eere, perche
la natura lo prohibice, 8 il coniderare una coa altrimente, e divera di quello, che ella
i ritrova eere, s'inganna; i che e ode una ettima, una econda, biogna per natura
le inclinatione, 8 effetto di natura, che la giudichi cos fatta, e non che ne upponga un'
altra a quella contraria;e e in queto modo vogliono upponer la ettima per l'ottava con
titolo d'inganno; ingannano e tei, e i credono dar ad intendere s fatte coe, li up
poti devono eer veri, e non fali, come appare nelle opere d'Euclide, che forma li uoi
uppoti veri, e reali, come pure la Grammatica mai uppone una littera per un'altra, n
un cao per l'altro. E pi che vero, che la Muica ha li uoi inganni, ma non gi in que
ta forma, upponendo una cononanza per l'altra a titolo d'inganno; i forma l'Ingan
no nella Muica quando in una fuga, uggetto il Conequente non eguita per gl'ite
i gradi il uo Antecedente, ma ben s per gl'itei nomi delle illabe, de uoni, come
i vede dal ottopoto eenpio, che pare, che in Conequente vogli modulare per gl'i
tei gradi della Guida, Antecedente, non dimeno inganna, perche replicani l'ite
e illabe, ma non camina per gl'itei gradi.
Non i pu adunque dar ad intendere un uono per un'altro, e queti ono uppoti fal
i, &inganni, che cadono opra l'ingannatore mentre che non pu in queta forma dar
ad intendere una coa per un'altra. Si potranno ben s (come piace a molti) uare anche
le dionanze nude, ma in occaione di parole apre, e crade, e non con il uppoto di
vaga, e dolce Armonia, il fare per imil coe non da tutti, ma bens da huomini con:
umati, a tempo, e luogo, e come i uol dire cum grano alis, anzi pi pericoloo di
acquitarne biaimo, che lode; onde dover pi toto lo tudioo Contrapuntita eer
citari in coe pi tudioe, 8 amene, e dolci, e tralaciare quete, che ono apre, e cru
de, e poco abbracciate dal eno, e dalla ragione, e ono anche per verit la detruttione
dell'ordine armonico, mentre che aerice il Galilei nel uo Dialogo alle carte 87. che
non h altro d'ingegnoo il moderno Contrapunto, che l'uo delle dionanze, quando per elle
ono con i debiti mezzi accomodate, e con giudicio reolute. E vaglia il vero, e nella Muica
foe lecito il poner aolutamente quete dionanze nude, e enza la debita dipoitione
oer
T A RT E III CA P. XIV.
179
oervata dagli Antichi, queta relaatione di buona regola, accompagnata con la li
bert di poter fare pi cononanze della medeima petie l'una dopo l'altra, non olo a
rebbe di niuno tudio & arte, e per conequenza faciliima ad ogni rozzo, e debol'in
gegno ( come i die nel cap.7 di queta terza parte) ma di oave, dolce, 8 artificioa,
che ella , i renderebbe in oltre diprezzabile, odioa, apra, cruda, inordinata, e tri
ta, e non pi come Armonia oave, m come confuione infernale i potrebbe dire, che
in ea nullus ordo inhabitat.
-
P.
XIV,
quarta, la quale talvolta potr eer buona, rimanendo per empre una parte ferma; i
potr anche fare le dionanze con le figure di poco valore in elevatione di battuta,
una parte per grado, e l'altra per alto, come dal ottopoto eempio del Banchieri alle
carte 1o3. della ua Cartella.
In un altro modo il Penna nel lib.2. de uoi Albori carte 72. forma le dionanze enza
legatura per modo di paaggio, 8 quando alla parte inferiore dopo una minima life
guono due emiminime di grado, la prima ar dionante, e cattiva, la econda buona ;
e cos anche i far e la parte uperiore facee il medeimo pao, pur che le parti non
principiino in uniono, che in tal cao i tolera di raro.
tollerato,
M
Si po
18o
p ARTE III C A P. XIV.
Si poono anche fare le dionanze in altri modi, ma con titolo di durezze, le quali ,
(dice il Banchieri) componendole in note non vengono permee, nulla dimeno in occaione di
parole vengono permee, ma volendole praticare, biogna coniderarle bene. L'eempio il
eguente regitrato nella ua Cartella, alle carte 104.
i
rr ) .
Do lo
tormen - -
ro
-e
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ti
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i tor - men
lo - roi tormen
Do
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fi - to per te
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IlC .
ne
porto per
T A RT E III CA P. XIV.
181
Si rapportato queto eempio per dimotrare, che le dionanze i devono uare come
aprezze, e durezze, e non come coe radolcite, e tirate fuori del uo naturale. Vediamo
il modo di fare una buona, 8 una cattiva.
Quando due, pi note di mezza battuta i eguiranno l'una dopo l'altra per grado, e
aranno contrapote ad una maggiore otto, opra di ea, come due minime ad una e
mibreve, i far la prima nel battere buona, e la econda nel levare cattiva, come dall'
esempio. I -
---
Si deve avvertire, che il movimento delle parti i forma per moto congiunto,e per mo
to eparato, onde e pi minime, altre figure, note non procederanno per movi
mento congiunto, non ar mai lecito farne veruna, che ia dionante; impercioche tal
eparatione f, che dall'udito non i poa tolerare tal dionanza; m quando la dio
nanza ar pota nel movimento congiunto nella econda parte della battuta, o nella e
conda emiminima, tal paaggio non offender il eno; il che i deve anche oervare
quando i poneranno quattro emiminime contro una breve, e i far , che quelle emi
minime, che cacano opra il battere, elevare della battuta ino buone, e cononanti,la
qual regola tal volta anche i varia, come i vedr dagli eermpii.
- --
-- -
4
-
- -
7
-
2.
-a a
II
-le-
- -
9
-
Seguono eempii di tirate di emiminime, le quali dal variato principiare della prima
cononanza variano anche le dionanze, come i vede da ei.
|
i 2
6 -
sm-----
Muco Tetore,
182
i
|
ro. 9. 8. 7.
8. j. Io. I 1.
I.
2. - I.
2.
8. 7. 8. 9.
|
6. 5.
8.7. 6.5:
3. 4. 5. 3.
5. 4 3 5.
|
|
U
8.7. 5. 6.
|
Avvertice il Penna nel 2 lib de uoi Albori carte 7o che le note nere, che paano una
buona, una cattiva, non devono tornare in dietro; n fermari u la cattiva; n far al
ti di terza, di quarta, 8cc. m devono eguire per grado una dopo l'altra, tanto in acen
dere, quanto in decendere, come dagli eempii.
--
ma le.
male.
male.
-
bene.
bene,
- -
vare ino buone, e cos parimente ne capi, e fondi, e e nelle emicrome i haver riguar
do,
183
do, che li quarti ino buoni, ar ottima oervatione; quando i faranno due crome,
emicrome fra le emiminime, e le emicrome fra le crome, tar bene che una di quelle
ii buona, come il tutto i pu vedere dal ottopoto eempio. Quando poi quete cro
me, e emicrome aranno per alto devono tutte eer cononanti come i die delle
emiminime .
E)
in
capo, e fondo
- --
2-pipe
-.
o,
V-
--
v a
E queti ono li modi d'uare le dionanze per modo di paaggio. Vediamo le loro
formationi, e paaggi per via di legatura.
La econda, che una delle tre dionanze, acci ii ben pota nelle compoitioni, e
faccia bell'effetto, deve eere legata ad una cononanza, e nella reolutione deve ab
baari la parte offea un grado, che ar del medeimo valore dell'offea; la parte poi
offendente reter ferma, pure i mover per grado, alto, paando in queta forma
ambe due ad altra cononanza; e poi ar ciolta, pure legata ad una dionanza, non
tar bene, vogliono li buoni contrapuntiti che per alvare una fala, ne eguiti dopo
ea un'altra fala, e quete oervationi i faranno anche nelle altre dionanze. Li pa
aggi della econda ono quattro.
Il primo dalla Seconda all'Uniono.
Il econdo dalla Seconda alla Terza .
Dalla
184
PA RT
E III. CA P. XIV.
Dalla Seconda all' Uniono.
3 ,2 1 3
Primo eempio:
Secondo eempio,
-- -
Queto paaggio i potr fare in cinque modi. Con il primo modo i paer alla terza,
facendo una parte il moto congiunto, retando l'altra ferma, e queto paaggio ervir
2 3
1 2 3 3.
3. - 2. I. 2. 3.
I . 2.
3.
Il econdo i far, ritrovandoi la parte baa in econda nel principio della battuta ,
& acender per alto, decendendo per grado la parte acuta, e paeranno alla terza in
elevatione di battuta; tal paaggio non lodevole, e non in obligatione de canoni ,
anzi i doverebbe tralaciare eendovene de pi leggiadri, e proprii, ma volendolo fare
Il Q C
pA RT E III CA P. XIV.
185
in occorrenza di neceit, i avvertica di non paare per corde egnate con li egni ac
cidentali di b molle, il quadro, e X dieis, perche non lecito di pasare per una
medeima corda, l'una accreciuta , e l'altra non, come i vede dal egno poto
nel econdo esenpio.
-
a-
2)
rimo
3.
Secondo eenpio.
empio.
Ove i vede, che il G. ol re ut del Tenore con il dieis, e quello del Baso enza .
Il Terzo modo ar quando , fatta la econda, le parti decenderanno, la basa per
alto di quinta , e l'acuta per grado , ritrovandoi ambedue in terza nel levar del
la battuta, e queto ottimo pasaggio.
Il Quarto modo parimente, fatta la econda, decenderanno ambe le parti, l'acuta per
grado, e la basa per alto di terza, e queto pasaggio parimente buono in ogni
-
compoitione .
Il Quinto imile al primo, fatta la econda, decender per grado la parte uperiore ,
venendo in incopa otto il canto fermo, e la parte inferiore reter ferma, e queto pure
ettimo, e perfetto, vedi gli eempii.
e
|
3.
2. 3.
I..
5.
3.
2-
3-
3.
I.
3.
erzo esenpio.
4.
empio.
Quinto esenpio.
L'Artui nell'Arte del contrapunto parte prima ritampata nel 1598 carte 41. e parte
econda carte 3o forma il pasaggio dalla econda alla terza in quattro modi, li quali rap
Portaremo a odisfattione, 8 eruditione del notro Muico Tetore.
Il primo i pasa dalla econda alla terza rimanendo ferma la parte uperiore, e decen
dendo l'inferiore per grado.
Il econdo decendendo ambe le parti, la uperiore per quinta, e l'inferiore per grado.
Il terzo decendendo l'acuta per grado, 8 acendendo la grave per terza.
Il quart decendendo ambe le parti, l'acuta per grado, e la grave per terza, vedi
gli eempii
186
3.
3,
2. 3. 3.
Primo.
2- 3- 5-
3.
Secondo.
2. 3. 2 3
3 . 2. 3.
Quarto
Terzo.
|
3. --
1.
2.
S-
5.
I.
2.
5.
l
U
|
5. 3.
2. 5. 3.
I.
2. 5.
3.
3.
2. 5. 3.
3.
2. 5- 3
|
l
Primo Pontio.
Secondo Angleria.
Terzo Artui.
Quarto Berardi,
s;
Il terzo fatta la econda, i paser alla quinta decendendo ambe le parti, la uperiore
per
o, e l'inferiore per alto, e queto paso buono; il terzo eempio non lodato
dal Pontio, e per verit, la parte offea non i abbasa. Con un'altro modo differente da
queti dimotrati inegna l'Artui nel luogo opracitato a pasare dalla econda alla quin
ta, & facendo abbasare per grado la parte acuta, che l'offea, acendere per alto
opra l'acuta la basa, che l'offendente, come dal quarto eempio.
-
Primo esenpio.
Secondo.
Terzo cattivo.
Quarto Artui.
-
Fatta la econda i paser alla eta in elevatione di battuta, acendendo la parte acuta
per alto, e decendendo la grave per grado; e queto paaggio buono in ogni orte di
contrapunto. Forma l'Angleria queto paaggio, facendo decendere la parte acuta per
alto, 8 acendere la grave per grado, il primo eempio buono, il econdo catti
vo, perche la parte, che offea nella reconciliatione deve decendere un grado, e ne
decende tre, vedi gli esempii.
;
;
3.
2. 6. 3.
3. 1. 3.
2. 6.
3.
2. 6.
3.
2. 6.
3.
Tutto buono.
Vieta l'Artui nel gi citato luogo, che la parte agente ritrovandoi in ottava con la
patiente, non percuoti in nona per paarene poi altrove, perche tengono pi della na
tuta
p A RT E III. CA P. XIV.
188
tura di due ottave, che altro, come i vede dal primo esempio: Cos pure vieta l'andare
di nona in ottava, perche h della medeima imilitudine di due ottave; tato per ua
to da molti con le parti di mezzo, il che non lodevole, vedi il 2. esempio; Si guarder
anche il contrapuntita di paare dalla nona all'ottava, quando tal ottava poieer alte
rata dal cantore per l'aggiunta del X dieis, come dal terzo esempio.
-
|
|
e-
- - - --
9,
9.
e-
-,
- -
Primo esenpio.
Secondo esenpio.
Terzo esenpio.
Li migliori paaggi della econda, ono queto ultimo dalla econda alla eta, 8c il
terzo, e quinto dalla econda alla Terza.
C A P.
Xv
-
gione la porta il Berardi nella Micellanea parte 2. cap.7. carte 98. & che vertendo opi
nioni divere circa la formatione d'alcuni intervalli fra le cuole di Pitagora, e di Tolo
meo, vedute le loro ragioni dalli Muici Latini, e coniderato il fondamento d'ambe le
parti, non vollero far giudicio determinato opra queto fatto, ma per non dare una cer
ta libert di adoprare la quarta nelle compoitioni, anzi acci i dovee uare con qualche
buon ordine e giudicio, tabilirono di epararla dal numero, 8 ordine delle cononanze,
--
PA RT E III CA P. XV.
3 min.
3 mag.
5.
189
Perfette.
Imperf, mag.
Imperf min.
Disonanza.
Da che chiaramente i corge, che la quarta, come afferma Franceco Pioveana nelle
u e Miure Harmoniche, di Mercuriale natura.
L'altro, quando formata ea eta dalla quarta pota nella parte grave, e la terza nell'
' - -
3 mag.
3 min.
4.
4.
3 mag.
A.
alcuna, e i pu dire, che naturalmente entri nel contrapunto; tramezzata poi nella eta
cononanza imperfetta, 8 in queta forma i ua nelle compoitioni a tempo, e luogo
con gratia, e odisfatione del eno, come i motrer nella quarta parte di queta notra
opera : Andrea Gabrieli, come riferice l'Artui nella econda parte dell'Arte del Con
trapunto alle carte 33 l'us anche facendo entrare dopo il egno privativo un oprano in
quarta con il Bao come parte di mezzo alla eta, il che i pu vedere nel Motetto San
ila, 3 immaculata a quattro voci; Vuole per il Bontempi nella ua Hitoria Muica par
te 2 della pratica carte 121. che non i deve ponere la quarta nel grave, e non per occor
tenza di parole, che iino imili alla ua propriet, per havere in e tea qualche debole
crudezza, anzi nojoa, che dilettevole, e e i dover uare in queta forma ar meglio
che i quarta fala, come i vedr a uo luogo,
Al
-
19o
Al preente non i conidera la quarta nelli opradetti due modi, ma olo come quarta
nuda, e non tramezzata, accompagnata da altre cononanze, 8 in queta forma riece
pura dionanza, la quale in due maniere viene adoprata nelle compoitioni; La prima
tal volta da alcuni pochi aolutamente, e ciolta a caua d'artificio per imitare le paro
le, come fece Jaches Vvert nel Madrigale M che giova. Sotto le parole il falo. La e
conda maniera, che la propria, legata conforme i legano le altre dionanze ; li uoi
paaggi ono tre .
-
Il primo dalla Quarta alla Terza Il econda dalla Quarta alla Quinta.
e-
A-
i
3
5. 4. 3. 8.
3- 4- 3- 4- 6-, i 6 , 4 3 3.
3.
4. IO.
l
l
Queto il proprio pasaggio, e reolutione della quarta; Dopo fatta la terza i potr
pasare ad un altra terza, alla quinta; alla eta; & all'ottava. L'ultimo esempio vuole l'
Angleria, che non ia buono, perche non ci v il X dieis, e non in cadenza d'ottava,
che uo proprie, in quinta non t bene.
,-
Terza.
e-
Quinta.
Seta.
Ottava.
cattivo,
Il econdo modo ar quando la parte basa acender per alto, e l'alta defcender
per grado, formando la terza nel levar della battuta, e queto pasaggio pure i pos
uare in ogni orte di compoitione.
-
Viene formato anche queto pasaggio dall'Artui nel luogo opracitato decendendo
ambe le parti, la grave per grado, e l'acuta per alto di terza, come dal terzo esenpio.
v
I9I
rimo l esempio.
l esempio.
Si pasa anche alla terza nelle tre ottopote forme per modo di fala.
a----
-,
per alto; e l'alta per grado, e queto pasaggio erve nelle compoitioni di tre, e pi vo
ci, & anche nelli contrapunti a due parti opra il canto fermo.
-
|
|
Primo esempio.
Secondo
l esempio.
Il primo, fatta la quarta, acender la parte acuta per grado in elevatione di battuta,
e decender la grave parimente per grado; queto pasaggio proprio per le compoi
tioni a pi voci.
acender la grave per alto di ottava; queto pasaggio asai lodevole, e i pu adopia
re, non olo a pi voci, ma anche a tre, & a due.
L'Artui nel opracitato luogo forma anche queto paaggio, decendendo ambe le
parti, l'acuta per grado, e la grave per alto, come dall'ultimo esenpio.
19:
6.
3 -4 6
3,
Primo esenpio.
3 -4
a-
3.
6.
esemp.H
Artu
|(
|
i tolera.
C A P.
XVI.
Ono per natura loro, tanto la quarta uperflua, communemente detta Tritono,quan
tenta; Adoprata adunque nelle cantilene, s la quinta diminuta, come la quarta uper
flua con li debiti modi, e bene per e tee ono dionanti, apre, e cattive, non poo
no fare per e non buon effetto, e e gl'intervalli cononanti poti enza ordine, e ri
petto alcuno fanno effetto non troppo buono, maggiormente queti, che ono dionanti
offenderebbero; m poti econdo le buone regole, non vi dubbio, che daranno pia
cere. Noi adunque brevemente a beneficio del notro Tetore ne apportaremo l'uo,
e li paaggi .
193
Non olo i deve uare la regola communedi far queti paaggi per via di legatura, e
poi riolverli, paando con arte ad altre cononanze, ma biogna anche molto bene avver
tire di non fare certe cattive relationi nei modular delle parti, la
ta uperflua natu
salmente i ritrova fra le corde F e 4 mi; l'accidentale fra le corde b fa, & E & in
altri incehi per via delli egni accidentali conforme torner commodo al compoitore.
I proprio paaggio del Tritono alla eta movendoi ambe le parti permoto con
giunto acendendo l'acuta, e decendendo la grave - Vuole Franceco Pioveana nelle
ieMiure Harmoniche carte 29, che i debba pomer il Tritono nella econda parte del
la battuta, e quando i far con le parti di mezzo, che i debba riolverecon la quare
ta, vero con la eta; m che ar meglio con la eta, come dagli esempii.
f
U
Artui nel luogo opracitato paa empre alla eta, tanto con il tritono naturale ,
quanto accidentale, paa anche con le tirare di minime alla terza con la regola di una
buona, e l'altra fala, come dal terzo esempio. Vedi gli esempii del tritono naturale
-3 4
6.
o.
Primo esempio.
Secondo esempio:
Terzo l esempio
Gliesempii ottopoti ono del tritono accidentale; paa anche l'Artui dal tritono al
la terza per paarene poi alla quinta, come dal terzo esermpio
Primo esenpio.
Mafico Tetore.
Secondo esenpio
Terzo esenpio.
194
pA RT E III. CA P. XVI.
parimente il Bononcini nel uo Muico Pratico alle carte 7o forma nel principio della
battuta il paaggio del tritono alla terza per paarene poi alla quinta, decendendo per
grado la parte acuta, retando ferma la grave, come dal primo esenpio; con gl'altri due
paaggi paa alla eta.
5. 4. 3. 5. ,
Primo esempio.
3 3 4
s , -
S4
4.
5.
4.
6.
l esempio.
Il Penna nel econdo libro degli Albori Muicali carte 76 paa dal tritono alla eta, s
maggiore, come minore per andarene poi all'ottava,avvertendo per, che paando dal
la eta minore all'ottava, deve la parte acuta retar ferma, calando un grado la grave,
formando la ettima, e calando l'acuta parimente un grado former la eta, paando poi
le parti per moto congiunto , una acendendo, e l'altra decendendo-, formeranno l'ot
tava, come dagli eempii. --- --- -
-- -
-4 6
8.
3 - 4-
Primo esempio.
7.
6.
6.
8.
- Secondo esenpio.
- --
-
-
Con la corta di queti illutri Auttori habbiamo dimotrato li paaggi del tritono ;
hora vederemo le cattive relationi, che ne riultano nel modular delle parti, e ci
pu eere non olo per la relatione di una parte con l'altra, m anche dal modula
re ucceivamente con una parte ola, ver, gr. che dica, fa, la, ol, fa, mi, il che
riece atto asai duro.
---
- - -
- -
Il primo ottopoto esenpio cattivo per la relatione fala del fa, mi, nella parte gra
ve, come i vede dalli egni
Il econdo buono per il fa egnato che tenta tanto, che i dimentica la cattiva
relatione
Primo'esempio.
Secondo eempio,
195
Li primi ono cattivi per la relatione, mi , fa. Come i vede dalli egni . Li econ
di ono rei buoni per li egni accidentali del b-molla, e i dieis, che levano la catti
va relatione. Vedi gli esermpii
,
-
|
|
|
l
t
Primo.
Secondo.
Secondo.
Primo.
Il primo cattivo, perche il mi della parte acuta pasa per buono, e f cattiva rela
tione con il fa, della parte grave. Il econdo buono, perche il mi della parte acuta
diminuito, e pasa per fala. Vedi gli esenpii
-
|
|
l
Primo.
Secondo.
Queti pochi esempii uppongo, aranno batanti a chivare quete cattive relationi.
Della Quinta diminuta.
La Quinta diminuta h due pasaggi, l'uno alla terza, e l'altro alla eta.
ra
Il primo i far con decendere la parte uperiore, 8 acendere l'inferiore ambedue con
moto congiunto,tanto per la naturale, quanto per l'accidentale, l'ultimo esenpio i con
-
-:
- ---
--
- -- - - - - -
Per fuga.
196
PARTEempiiIII Paccidentale.
cap XVI
pu anche fare nel principio di battuta. Si far queto pasaggio olamente in occaione
di qualche oggetto, ma enza occaione non lodevole, per eser duro, 6 apro; in oc
correnza di parole dure, apre ar lodevole, a propoito della materia.
S- ;
6 - 5.
Habbiamo detto nel fine del 2. cap. di queta 3 parte, che la quinta uperflua non
praticata; pure vuole il Banchieri nella ua Cartella alle carte 98 chealcuni compoi
occaione di parole, che ricerchino muica apra, e ci per imitare l
oratione; ne apporta gli eempi, che noi rapportaremo a odisfattione del notro Te
tore; vuole per
Auttore, che i ui di raro, e che i deva accommodare le par
ti con giudicio.
tori l' adoprano in
in tor
Langui -
co
- pira
men
to.
lan - gu'e m9 -
- re.
C A P.
197
XVII
A Settima anch'esa pota con i debiti modif ottimo effetto; li uoi pasaggi ono
cinque.
Il 1. dalla Settima alla Terza.
- - -,
Il primo acender la parte grave per alto di quarta, e l'acuta decender per gra
do, & ambe paseranno alla terza nel levare della battuta; queto paso ottimo,
& elegante. 1 - 1
Si far il econdo quando decender la parte acuta per alto, 8 acender la grave per
mcto congiunto, e i troveranno le parti nel levar della battuta in terza; queto Pa
aggio non timato buono, e olo ar opportato per qualche urgente neceit.
terzo modo i far con acendere la parte grave per alto di ottava, e decendere
l'acuta per grado, ritrovandoi nel levare della battuta in terza,e queto pasaggio buo
no a tre, a quattro, e pi voci.
a S.
li-
Queto pasaggio i far in quattro modi. Il primo paser la parte basa decendendo
per terza nel principio di battuta a formarla ettima, retando ferma la parte alta, e nel
Muco Tetore.
leva
198
7.
5. 8
5.
5. 8. 7. 5. F. 3. 8.
--
7. 5.
5. 8.
7. 5.
- - - -
l
Primo eempio:
Secondo effempio.
Queto pasaggio dalla ettima alla quinta i ua anche per modo di fala, come
da gli esempii.
199
Dalla Settima alla Seta. Queto pasaggio i far quando dopo la ettima eguir la
eta, movendoi una parte per grado, e l'altra retando ferma, queto ottimo pasaggio.
5.
6.- 7. 6.
6.
8.
6.
7.
8.
8.
7. 6.
8.
l
,-S r
2-S
A-
3 4 5. 7. 6, 8
8.
7.
6.
8. 7. 6.
8.
8. 7. 6. 5.
2oo
si
Si pasa dalla ettima all'ottava decendendo ambe le parti, la basa per alto di
terza, e l'acuta per grado, pasando all'ottava nel levar della battuta, queto pa
aggio i uer a pi voci.
-
i
Si pu anche paare dalla ettima all'ottava movendoi una parte, acendendo, de
cendendo per grado retando ferma l'altra. -
3. 7. 8.
- /
5. 6. 7. 8. 1o 12.
|
U
---
l
|
U
Dice il fudetto Angleria, che per alvare una fala con una cononanza perfetta bio
gna che li venghi dietro un'altra fala, e ha da eer buono, come i vede nel ottopoto
eempio, il quale i rende anche migliore, perche fa cadenza.
r
p
sa
Queto paaggio i far decendendo ambe le parti, la baa con movimento epara
to, e l'altra per grado; queto paaggio buono a tre, a quattro, e pi voci. Si potr
anche fare, decendendo la parte grave per grado, 8 acendendo l'acuta per alto, co
me i vede dal terzo eempio, ma queto paaggio non troppo buono, e olo i tole
ra per grandiimo biogno.
-
|
I
l
U
Primo esempio.
Terzo esenpio.
Secondo esenpio.
"
C A
P.
XVIII.
gl'Antichi, come i pu vedere dalle loro compoitioni, ma con un modo molto intri
cato, mentre che ogni compoitore di quei tempi le intendeva a uo modo, come affer
ma il Banchieri nella ua Cartella alle carte 47. Onde li moderni l'hanno dimee, o
lo ritenendone alcune poche. L'altro quando il compoitore lega la ditemi alla con
-
Qna Ilte,
2 O2
- -
La Legatura delle Note decritta dal Gaffurio nel lib.2 della Teorica cap.5, con dire.
Zigatura et implicium figurarum per tactus debitos ordinata conjunctio. E da Margarita Fi
loofica nelle Appendici cap.7. de Muica Figurata pag. 1176 Ligatura et notarum conge
ries, imul condependens juxta formam quadrata, veloblique, eigue caudata in initra ,
veldextera parte, habent caudam acendentem, vel decendentem, vel caret cauda, vel ubi
que caudata. Si che diremo con il Picitone lib.2. del Fior Angelico cap.14 Che la legatu
ra non altro, che una certa congiuntione, overo ordinata , fatta adunatione d'una Npta all'
altra, ia di quadrato, overo di obliquo corpo-
Per tre caue aerice Giorgio Rhau , che foe ritrovata la legatura. Propter ubtili
tatem, dice egli nel cap.2. dell'Enchiridion, tum cantus exornationem, terti propter tex
tus applicationem. Et il Zacconi nella 2 parte della ua Pratica libr. 1. cap. 14 carte 14.
vuole, che foero ritrovate le legature per condurre pi figure gravi otto una illaba, pur
unire con la Muica Armoniale il canto Chorale.
Aerirono gli Antichi, che quattro foero le figure, note legabili, cio maima,
lunga, breve, e emibreve; & il Roi nel uo Organo de Cantoricap.37. carte 7o. Con
tro la commune opinione vuole, che tre ole iino le figure legabili, cio maima, lon
ga, e breve; uavano gli Antichi quete legature con due, o pi note, figure, parte
di corpo quadro, e parte di corpo bislongo, s dritto, come obliquo, e talvolta di un
corpo olo bislongo, obliquo, hora acendente, hora decendente, e di queta
nota, figura obliqua die Pietro Aron nelTocanello lib.1. cap.4o. Che ilprincipio, 9.
etremo fanno due note come ee foino ditinte, e eparate. Formavano anche quete legatu
re di pi corpi, note quadre, chi con la coda, e chi enza (come i pu vedere dalla
decrittione di Margarita Filoofica) chi in s, e chi in gi; chi alla detra, e chi alla
initra, 8 in molte altre forme.
- -- e
In due modi coniderarono gli Antichi quete legature, cio per aceno, 8 era quan
do la econda nota legata era pi alta della prima; e per diceno, & era quando la e
conda nota legata all'incontrario era pi baa della prima. Le note di quete legature i
conideravano in tre forme, cio nel principio la prima nota; nel fine l'ultima, e nel
mezzo tutte le altre note tra l'ultima, e la prima; & il Zacconi nel luogo opracitato
vuole che i avvertica tre coe particolari; la prima alle linee, gambe, che oglio
no havere ee figure, la 2. alla figura tanto di quadratura, quanto di obliquit, e lun
ghezza; la 3 al loro decendere, alire, circa poi al valore di quete figure Margarita
Filoofica nel opracitato luogo brevemente ne d le eguenti regole. Si habet caudam in
dextera parte, ive acendentem , ve decendentem longa et ut A. i vero habet caudam in
initra parte decendentem, brevis et, una cum intermediis ut B. i autem acendentem, emi
brevis et, una cum equente, at C. Vedi gli eempii.
-
A.
B.
S.
---
Omnes Semibreves.
2o;
Circa poi le altre Legature dice Margarita nel opradetto luogo. Cateraligatura ub
jetis duobus metris facile dinoci habent.
----- ---
- -
- -
--
--
- -
-- ---
tione delle code volero, che variaero il valore, & il ignificato; i che da tanti intri
chi veato il capo de Muici moderni, hebbero pi che ragione di tralaciarle; onde noi
rimetteremo il curioo a vederle appreoli Scrittori antichi, (batando olo a mio crede
re quello, che habbiamo dimotrato con Margarita Filoofica) che fore pi toto ne re
ter confuo, che odisfatto; chi ne bramer poi una breve informatione veda li Scrit
tori de notri giorni, cio il Bononcini nella prima parte del uo Muico pratico cap.
15. Il Penna nel primo libro degl'Albori cap.11, il Berardi nella Micellanea nel cap.15.
della terza parte.
- .
unite aieme formano nel medeimo ito una tal qual duratione di voce, uono in una
medeima tenione, per quanto comporta ea legatura, la quale i eprime con queto egno
A Nche lega, 8 abbraccia ee figure legate, e quete i eprimono tutte otto una ola illaba, &il motivo di fare tale legature f,che bramandoli moderni compoitori, che l'oratione,s latina, come volgare,rendi per via della teitura armonicali uoi affetti,e non po
tendoli eprimere con garbo con una ola figura,e ne meno con l'aggiiita ad ea del punto
di aumentatione, inventarono quete legature,legandone due, e tre,conforme il loro bio
gno, come i vede dalli ottopoti esenpii. . A-N
r .
.-
-I
- -
Il Bononcini nel luogo opracitato dimotra anche quete legature moderne, legando
due note in divero ito, come dall'eempio.
-S
Z-,
-N 2- -S
-S -Si
- -
-- - -
"
dionanze, cio, che fino legate ad una cononanza, e riolte con un altra, onde i
Principio della legatura deve eser empre cononante, e nel pasare d la disonanza alla
cononanza, i deve humiliare la parte offea (come i dise) con abbasari un grado, e
che nella ua reolutione habbia una nota equivalente alla fala; nelle legature poi non i
doverebbe fermare opra il mi pi di mezza battuta, particolarmente opra quello di B
- -
2 o4
3.
2.
A-
a 2
..3-
3- . . 5 , 3-
2-
3.
3-
5.
l
t
cattivo.
buono.
Vuole il notro Padre M: Gioan Battita Chiodino nella ua Arte Pratica latina,
e volgare nel lib 4 de ligaturis praecep.5. che iino tate ritrovate le Legature per dar
forza alla Muica. Ligatura inventa unt, dice egli, ad robur, 9 vim muica, qua ine
ligaturis muicalibus languecit.
2 - -
2 - -
4 - -
7 - -
9 - -
9 - - ro
uando poi ar legata con la parte di otto, i legher la econda con la terza,
pure con l'unifono, e i riolver con la terza maggiore pasando poi ad un altra ter
za, pure all'uniono come.
|
|
l
zos
La Quarta legata con la parte di opra i riolve con la terza maggiore, e i potr lega
3 43 5
2 4 3 6
3 6 4 3 5
3 4 3 3
3 5 4- 3 8.
A-
4 5
5 3
4- 5- 3-
A-
a-
3- 5-
4- 5- 3
a -
e-
3.
6.
7. 6. 8.
--
3. 6.
7. 6. 8.
5.
6. 7. 6. 8.
7. 6. 8.
Legata poi con la parte inferiore i legher con la eta, e i risolver con l'ottava; il
quarto esempio, che legato con l'ottava, non buono, perche la ettima, come fal
fa, non atta a alvare le due ottave, come i vede da eso esempio.
1 -1
2o6
rrari
--
L'undecima legata con la parte di opra, i lega alla duodecima, 8 anche talvolta al
l'ottava; i risolve con la decima, e pasa alla quinta decima.
|
|
12 , 11 AIo 15
5.
8 S
1 1. 1o. 15.
--
|
Quando poi i legher l'undecima con la parte di otto, i legher con la decima, e i
risolver con la duodecima, cio quinta fala replicata, e paser alla decima.
Li due ultimi esenpii ono cattivi per eservi la cattiva relatione delle due quinte,
Io
2-
I 2.
297
I I. 12. Io.
-
- -
-- -
--
Si lega anche la eta con la quinta, ma per modo di Sincopa, onde vediamo
-
Della Sincopa .
giori ad un'altra della tesa pecie della prima, come -- pure --3-)
E
--
lena menurabili et reductio notulae ultra majorem, vel minoresuos ad aliam, vel ad alias
quibus conveniat in connumeratione.
Il Bontempi nella ua Hitoria Muica econda parte della Pratica moderna carte 211.
afferma, che la Sincopa habbi pigliata la ua denominatione non gi della Sincopa gram
maticale, ma bens dalla Sincope coniderata dal Medico, come diffetto, alteratione
del polo cauato dal udore incoptico, e diaforetico, mentre che ad imitatione del pol-.
o, i contano nella muica le note maggiori fuori del loro tempo naturale, poiche doven
do nella miura binaria havere il principio nell'abbaamento della mano, lo prendono
contrariamente nel levare, e cos v participando del levare, e del battere, il che dal
Muico i chiama incopare.
Deve empre principiare la incopa nel levare della battuta, e non nel battere. Si for
ma anche la Sincopa , ponendo una paua avanti il -
principiare del incopare in luogo della nota minore come-1-3-- pure -1-3-3-)
La quale deve eere del medeimo valore di ea nota mi-i- -
I
L
I
non remote, e remotiime; Sar avvertito il Compoitore di non fare le paue incopa
te, perche rompono la miura del tempo, e rendono incomodo grande al cantore, come
pure avvertir di non incopare tutte le parti, perche in imil forma non farebbero le
parti fra ee la incopatione; s che i pu dire, che una parte incopando con le ue fi
gure, e l'altra cantando nel modo, e forma conueta, formano fra ee un certo mo
dodi legatura, che rende molto ornamento, e vaghezza nelle compoitioni, che per
ci vogliono, che a queto fine foe inventata. La Sincopa potr eere tutta cononan
te, coa che non interviene nelle legature, come i veduto; potr anche eere in parte
cononante, 8 in parte dionante, ma empre dover principiare in cononanza,come
i vede dagli ottopoti eempii. -- --uando la Sincopa ar in parte cononante, 8 in parte dionante, come ono le le
gature, in tal cao dover la parte dionante decendere un grado, pasando alla con
onante, come i dise delle resolutioni delle legature.
ye
-
2o8
f
5 - 2
5 - 8.
5.
a - 7.
(l
6.
3.
cononante, e dionante
tutta cononante -
5-5
5-6- 5- 6
--
5-6
5-6
5- 6-
5-
6.5
6.5
decendente.
La Sincope di econda, e terza i riolver nel fine con terza maggiore, e paer
all'inniono
A- 3- 3 - 2 -
3 -2
3 - 2-
3 - 2-
a-
f'
2 o9
12. 1c. 9. Io
2-
-.
8.
a-
E
Altri eempii potr ogn'uno ritrovarli da e teo.
C A P.
XIX
fare due disonanze imili, come due quinte diminute; due econde maggiori, mino
ri; due quarte uperflue; due ettime &c. poiche e nelle cononanze, che non offen
dono l'udito, anzi lo dilettano, rende poca odisfatione al eno il entire due cono
nanze imili, quanto ar la cattiva odisfatione, che apporteranno due imili disonan
ze, che ono apre, crude, 8c inopportabili? i che, e ono sbandite due cononanze i
mili, maggiormente i devono sbandire le due disonanze della medeima pecie.
Si potranno fare due disonanze l'una dietro l'altra in tre modi ---
- -
3.
2. 5. f 3.
Primo.
3-
--
- -
4 5 f
3.
8.
Secondo.
7. 5. f 3.
Terzo.
Si poono anche fare tre dionanze l'una dopo l'altra, e ar quando dopo di haver
fatte due dionanze con una parte (come i vede dal ottopoto esenpio con la parte di
mezzo) i percuoter parimente dopo in dionanza con un'altra parte, come i vede
dalla parte acuta, e cos aranno tre dionanze con odisfatione dell'udito , vedi
l'esempio.
-
Muco Tetore.
I 1
Aerice l'Artui nell'Arte del contrapunto ritampata l'anno 1598. che alcuni han
no uato di fare le tre dionanze, come nel ottopoto eenpio , m che gli pa
re , che habbino troppo dell'apro, per non eer accompagnate da altre parti, onde
troppo i coprono.
- e .
- - - -
. .
..
- -
|
S - 7.
5. f.S - 4.
I.
3.
2.
l
U
-
Si formano anche pi dionanze per modo di fale, come dal ottopoto primo eem
pio, in cui la nona paa per fala, e la ettima per regola, che di due negre l'ulti
ma deve eer buona ,
Il econdo eempio i deve uare di raro, e olo i tolera per biogno in occorren
za di parole apre.
- -
||
Io.
9.
7.
5.
Primo esempio,
3.
3. 5.
S.
7.
5. f.
3.
Secondo esempio,
Tutti
2r,
Tutti li eguenti esenpii ono buoni per auttorit, non gi per regola.
-
-----
U
Deve avvertire il Contrapuntita ,
212
Nel capitolo 14 di queta terza Parte con l' occaione, che i dimotrava il modo di
fare le dionanze di paaggio, i diede qualche regola circa il poner le emiminime nelli
compoitioni; Hora nel preente capitolo ne daremo pi eatto lume, che perci far per
prima Regola, che le emiminime, che modulano per grado,e ne devono fare una buo
na, & una cattiva (come i die nel capitolo opra citato) & in oltre, che nelle loro ti
rate iino li capi, e fondi cononanti, come i die delle crome, e che tutte quelle, ehe
i muovono per alto iino buone, e di ci non occorre eempio. Si prohibice nelle tirate
di emiminime, il fermari in uniono, pure in ottava; Alcuni prohibicono il dimi
nuire il alto di terza. Vedi gli esempii.
-
Uniono.
Ottava.
- -
Salto di terza.
Il Berardi nella ua Micellanea par 2. cap.29 carte 137. dice che le Tirate di emimini
me devono finire in battuta, ma volendo finire nel levare della mano, neceario, che
l'ultima figura i legata, vedi l'esempio.
-
Buona.
Cattiva.
Buona.
2,3
- -
re, come.
-
- -
- - - -
-- - -
---
--
--
- -
- ---
---
:l
Battere.
-
Levie.
Sincopare.
primo oservare, che le due emiminime, che eguiranno ad una minima, e aranno
per grado, ar bene ponere la minima nel battere, e le due emiminime nel levare ;
--
|
buono.
buono,
buono.
buono.
cononanze dellci, e non fale; il quarto buono non otante, che ia nel battere, per
che una con.legatura ,
su
Tetore.
O 3
214
1o i 1. 12.
Io
11 1o. si
io. 2. 8
1. cattivo.
, 5. 12 ,
2 cattivo.
3. castivo.
o
...
i 11. 12.
A.
4 buono. -
Varii, e diveri ono li modi di poner le due emiminime per grado, che per regola
univerale i dover ponerle avvanti una minima, d pure una emibreve con il punto ,
pasando poi ad un'altra figura, nota, il che ar fatto, con la parte uperiore,
pure con l'inferiore, e ciacheduno di queti due modi, i potr fare in divere forme ,
come i vedr qu otto.
Delle due Negre con la parte uperiore.
-
- -
Facendoi le due negre con la parte uperiore, dopo di ese ne eguir un'altra figura
in tre modi: il primo, dopo la econda emiminima la nota eguente decender per i"
do; il econdo, fatta la econda emiminima la figura, che egue acender per grado, e
il terzo, la nota che egue alla econda emiminima acender per alto.
Quando la nota, dopo la econda emiminima decender per grado, che la pri
mo quando la minima, punto di minima far eta, e la parte del oggetto non i mo
ver; Il econdo quando la minima ar nella incope di emibreve pota in quarta con il
fuggetto, eso uggetto decender per alto. Il terzo ar quando la minima, la e
miminima incopata ar undecima, il canto fermo acender per quarta,
e
-
6. 5 4 3
5.
3. 2
- -8
1.t. io . 5.
- -
, -
---
H
=
Primo.
--
Secondo.
Terzo.
I - , ri
215
|
-
4 3
3.
1o. 9. 8.
6.
IO.
5.
9,
lit
U
Primo.
erzo.
O a
uando la nota dopo la econda emi minima acender per grado, che la prima
emiminima ar cononante, e la econda disonante; pure la prima disonante, e
la econda cononante.
La prima emiminima cononante, e la econda disonante i far in quattro modi ,
Il primo quando il canto fermo far quarta con la minima, punto di minima, d in
copata, 8 eso canto fermo non i mover; Il econdo quando il canto fermo far et
tima con la minima, e che parimente non i mover; Il terzo quando il canto fermo far
-
eta con la minima & acender per terza; Il quarto quando il canto fermo far eta con
la minima, e tar fermo.
-4
3 2
Primo.
7. 6. s. 6
" Secondo.
Terzo,
Quarto
La prima emiminima disonante, e la econda cononante, i far in tre modi. Il
primo quando il canto fermo far quinta con la minima, e decender per grado; Il e
condo quando il canto fermo far terza con la minima, e decender per grado; Il terze
quando il canto fermo far terza con la minima, e decender per alto di quarta.
Primo.
Secondo.
Terzo.
Quando la nota dopo la econda emiminima acender per alto, la prima emimini
ma empre ar disonante, e la econda cononante, come dagli esempii.
d
2i6
8. 7. 6, 1o.
12 I I. Io. Io.
1o 9. 8 12 , 5 4 3
1o. ; 3. 2. 1. 5.
Dopo le due Negre fatte con la parte basa eguir parimente un'altra figura in tre mo
di, come i dise della parte uperiore : Il primo, dopo la econda emiminima, la no
ta, che egue decender per grado; Il econdo, acender per grado; Et il terzo ,i acene
der per alto .
:
:
Quando la nota dopo la econda emiminima decender per grado; che la prima
emiminima
cononante,
e la econda disonante, d pure, che la prima ar di:
onante, e laar
econda
cononante.
-
2-
3- 4-
5.
5.
6. 7.
8.
5. 6. 7.
IO.
|
U
rimo.
Secondo.
Terzo.
-,
-- -
|
.
l
.
Quando
217
Quando la nota dopo la econda emiminima acender per grado; che la prima
ar cononante, e la econda dionante, pure la prima dionante, e la econda
cononante.
a emiminima
do ilcanto fermo ar quinta con la minima, e decender per quarta; Il terzo quando il
Terzo. ,
- - Secondo.
.1
--- - La prima emiminima dionante, e la econda cononante i far in quattro modi,
Il primo quando il canto fermo far feta con la minima, 8 acender per quarta;Il econ
do quando il canto fermo far eta con la minima, e decender per quinta; Il terzo quan
do il canto fermo far terza con la minima, 8 acender per terza; Il quarto quando il
canto fermo far terza con la minima, e decender per grado,
-
- -
- -
E
3
4 5
4 5
F
-
Terzo
Secondo.
Primo.
-- - - -
-- Quarto.
-
;i
---
Quando la nota, dopo la econda emiminima, acender per alto, la prima emiminima ar dionante, e la econda empre ar cononante, e ci i deve oervare tanto
con la parte inferiore, quanto con la uperiore, acci che dal alto buono ne reti odi
-a
i
fatto l'udito: e queto bati delle due negre, vedi gli eenapii. .
ti
8. 9. Io. 5.
-
- -i
-- -
- - -- - - -
C A P.
2.18
C
Di alcune
P.
22
- --
XX.
..::
di mezzo.
. .
Bbenche non i ui tanto rigore con le parti di mezzo, quanto i fa con le parti etre
A me (parlo quando cantano quattro, e pi parti aieme) ad ogni modo i deve guar
dare il contrapuntita di non fare alcuni pai, che non ono timati buoni da gl'ottimi
compoitori: ...
... ...
--- Il alto dall'ottava all'unifono i tolera, ma ar migliore quello dall'uniono al
l' ottava.
-
- -
- -- -
- -
- -- - --
|
l
|
migliore. I
- Il alto dalla eta alla quinta, come i vede dal primo eempio , i tolera per eer por
co alto. Il econdo poi non laudabile per eer troppo alto; Il terzo poi buono, per
-
- -
- -
------ .
- -- - -
i- 6
5.
6.
rimo i
tolerato.
Terzo buono.
Si deve avvertire che le acee, e dicee grandi non i devono pigliare in battere, n me
no con le parti etreme; aranno per migliori in levare.
fizi ESE
cattivo.
M.
buono.
buono.
219
- -
'.
Non i pu andare all'ottava, e peggio all'uniono, che tutte due le parti acendino
di dicendino, e tanto pi le fale, che quanto pi altano, tanto pi ono peggiori.
H
: ) ,e - e
; -
l
1. -
ii
U
--
--
- -
--
---
--- --
- --
- -
- -
- -
- -
--
--
--- - -
-- --
6.
rg
|
l
Io.
6.
min.
IO,
6.
mag.
I I.
6.
min.
II.
6.
mag.
I 2.
6.
min.
12.
6.
mag.
|
U
Con
2.2. O
Con le parti di mezzo meglio andare dalla eta all'ottava, che dalla decima all'otta
- -
- -
-- ---
''poco
buono.
--
- - --
-- ---
-'
--
--
buono.
- i-
-- -
--
- - - ,
Il primo eempio meglio di quello della eta all'ottava, perche la quinta meno per
fetta. Il econdo cattivo, per eer troppo alto; Il terzo cattivo, perche enza e
mituono; Il quarto buono. -
6.
- 5. - 6.
- -
- - - - --
8.
--
6.
--
- --
---
,
- -
U
Primo.
- -
---
Secondo.
-
Terzo.
Quarto.
- -- - -
-- -
i- i
Con l'aiuto del Sommo Datore d'ogni bene, mio Cariimo Tetore, iamo arrivati
al compimento delle tre Parti di queta notra Opera, in cui con la corta de pi illutri,
e dotti Scrittori habbiamo dimotrato tutto quello, che i ricerca all'Orditura, e Trama
della Muical Tetura; onde perando nell'aitenza del Signore, nella eguente Quar
fido nel benigno compatimentodelli cortei, e generoi Lettori, e pro viribus all'
- I- - - - -
opra m'accingo . -
- -
-- -
--
--
- -
-- --
i: i
i
-- -
--
--
--
- -
---
-.
--
--
-- -
--
--
22 I
MUSICO TESTORE
P A R T E O U A R T A.
Nella quale i inegner il variato modo , 8 ordine di Tee
ere la Muical Armonia con l' intreccio delle Vo
C A P.
P R I M O.
Muurgia cap. Io die Cum igitur omnis Ars, 9 Facultas certis quibudam regulis fulciatur,
ut cilicet Artifices bona metbodo, 9 certitudine procedant, qua erroresphalmata conequan
tur, ita (9 ymphoniurgia, uti omnium ordinatiima ; ic maxim quoque regulis ibi veluti
jure quodam vindicare videtur. Stabilirono adunque li detti Maetri di queta nobil Arte
varie regole, e precetti, fra quali otto furono li principali, come rapporta il Vaneo, &
il Gaffurio nel 3. lib. della Pratica cap.3 al quale aderice il Tigrini nel lib.2. del Coni
pendio della Muica, 8 il Bontempi nel Hitoria Muica carte 222. & altri.
Il primo, che i principii la cantilena in cononanza perfetta, cone in uniono, in
quinta , 6 ottava, e ue replicate; queto precetto , non neceario, ma arbitra
rio, mentre che la perfettione non nel principio, ma nel fine della cantilena. Si
"
anche principiare
all1tatO ,
Il e
2,22e
T A RT E IV C A P. I.
Il econdo, che non s faccino due cononanze perfette della medeima pecie ( di
queta regola e ne detto a ufficienza nel cap.7 della terza parte) & legale & indipen
abile, e non arbitraria.
Il terzo, che fra due cononanze perfette del medeimo genere i poiponere una con
onanza imperfetta, come la terza, la eta, e ue replicate, purche i fornichi in con
a -fa quarta regola , che dopo una perfetta i poi mettere un'altra perfetta di gene
ro divero, come dopo l'ottava " ipta, dopo la quinta l'uniono, 8cc. enza l'inter
"
La quinta regola , che i poino fare due cononanze perfette dello teo genere ,
come due quinte, due ottave, enza l'interpoitione di alcuna imperfetta, purche iino
con movimenti contrarii, cio, ch una acenda, e l'altra decenda, come i dimo
trato nel cap.7, della terza parte .
.
.
- - -
La eta regola , che le parti iino contrarie nel moto, cio, che una acenda, e l'al
tra decenda, non otante per i permette anche l'acendere, e decendere d'ambe le
parti, l'una con moto congiunto, e l'altra con moto eparato, cio l'una per grado, e
l'altra per alto .
La ettima regola , che volendoi andare dalla cononanza imperfetta alla perfet
ta, i vadi alla ua pi vicina; e perci la eta maggiore paar all'ottava, e la mino
re alla quinta; come pure la terza maggiore paar alla quinta, e la minore all'unio
no, come i die nelli capitoli delli loro proprii paaggi, oervando le regole in ei
aegnate .
L'ottava regola , che ogni cantilena debba terminare in cononanza perfetta, cio
in uniono, in quinta, 8 ottava; ma e la cantilena ar a pi di due voci, i potr
terminare concio
duein parti
imperfetta,
terza.in cononanza perfetta, e con la terza parte in cononanza
-
Vi ono pur anche altre regole generali, e ono, che le cononanze iino fra loro pi
vicine, che i pu, e che i vadi per grado pi che ia poibile, per eer conforme alla
natura del modulare, 8 di commodo alli Cantori , e pi che aranno vicini, e con
giunti li movimenti fra le parti, tanto pi aranno naturali, e cantabili; Uandoi poi
li alti, i proibice quello di eta maggiore con tutti gl'altri intervalli dionanti, e i
concedono quello di quarta, quinta, con tutti gl'altri legitimi, e onori; Qualche alto
cattivo a pi voci i cuopre dalla moltitudine delle parti, purche non ii con le parti etre
me, che ono l'acuta, e baa, onde i potranno fare con le parti di mezzo, ma con
dicretione -
Che le parti procedino per movimenti contrari, 8 in tal modo i chiveranno gli er
rori, che i poono commettere ne movimenti delle cononanze.
- -
Che i chivino gli Unioni, & Ottave pi che i pu, perche rendono il contrapun
to privo d'armonia, e i chivino almeno in principio di battuta, centrando in union,
i apetti una mezza battuta, un fupiro, econdo che ar il valore della nota. A pi
voci replicate l'andare peo in uniono, non vitio, ma i deve uare dicretamente; i
devono chivare l'ottave vuote, particolarmente con il oprano, perche non rendono
armonia, pero meglio l'ottava, che l'uniono.
Si devono chivare pi che i pu li tritoni mal regolati, 8 ogni altra cattiva relation,
e non faccia buona armonia, perche rendono la compoitione apra, e dura.
Che i tramezzino le cononanze perfette con l'imperfette, 8 contra, e procedendo
fi da una cononanza all'altra, i vadi alla pi vicina.
Ch
-
o
-
PA RT E IV C A P. 1.
2.23
Che il principio del contrapunto ii teuto con paaggi lenti, per poterlo poi trin
gere nel fine, con vaga concluione.
-
Che dovendoi principiare in cononanza imperfetta non i deve uare la eta, e non
per gran neceit, per eere cononanza apra, e cruda; e ne meno i dii principio in e
ta maggiore, e non quando dopo di ea ne debba eguire l'ottava.
Che i dia principio otto un determinato Modo, d Tuono, modulando, e forman
-
"
vere ,
Gli oblighi, 8 i oggetti devono eere tirati con leggiadria, e politezza, non olo per
dilettare gl'acoltanti, ma anche acci gl'intelligenti habbino a lodare il compoitore ,
quando entiranno gl'attacchi ben congiunti, e ben portati,
- ,
Deve uar diligenza il compoitore, che le ue compoitioni iino cantabili, 8c hab
bino facile, e dilettevole maniera, non olo per dilettare l'acoltante, ma anche il
--
Devono le parti eer ben ordite, 8 ordinate, e non ammutinate, ma con giudicio ,
& artificio ben dipote; & in oltre, che iino gravi, e maetoe (particolarmente nelle
coe da chiea) e non lacive, ma ne meno mete, che non paja, che i canti da morto,
ma fino mite tra il grave, e l'allegro, tra il odo, il vivace, conforme l'occorrenze, e
quello che pi importa, che formino buona, e oave Armonia
- i
Deve il Contrapuntita non olo tramezzare bene le cononanze, ma anche oervare
le corde del Tuono, e non ucirne, e non per qualche occaione, e con li debiti mo
--- ---
--- --- -
Che i faccino poche cadenze, e quelle poche i faccino in fine dell'oratione, e perio
do, e non i frequentino quelle fuori del Tuono, e i toccheranno quelle d'altro Tuono,
ritorni ad eo con bella maniera, e garbo.
-
Che nelle coe Eccleiatiche, i deve uare la teitura moderata, n alta, n baa ,
che l'altezza rende noja, e la baezza rende muta, e orda la compoitione; e che non
canti troppo nel grave, e nell'acuto, acci la compoitione ii variata, e non offenda,
& apporti fatidio al Cantore.
-
si
eve andare con le parti etreme con pi riguardo delle altre, perche i coprono
pi di tutte.
- -
Che non i cambino le parti troppo frequentemente fra loro, particolarmente le etre
me; e i pai meno che i pu otto, e opra le cinque linee delle parti. -
Che le parti nelle compoitioni a quattro voci non acendino, decendino tutte quat
- -
Che opra la voce del mi, s accidentale, come naturale, ar bene darli la eta mino
re, e non la quinta, particolarmente paandoi al fa.
-
Si oervino le parole formando l'armonia allegra nelle allegre, e la meta nelle mete;
COII le
224
pA RT E IV. CA P. II.
Et in fine, che i dii ripoo alle parti con le paue, facendone cantare hora una ,
hora due, e tre , 8 hora tutte , il che render variet nella compoitione, e com
modo al cantore .
P.
II.
Abbiamo veduto nel cap.1. della terza parte la definitione del Contrapunto in com
mune, hora dimotraremo le ue pecie, le quali ono due, cio emplice, e di
minuto, & abbenche dichi il Berardi nella Micellanea alle carte 82. che Il contrapunto
camina con differenti nomi, cio emplice, diminuto, incopato, colorito, florido, ciolto, 9 obli
gato, ad ogni modo levato il contrapunto emplice, tutte le altre pecie i riducono al di
minuto, come i vedr dalle loro decritioni.
Il contrapunto emplice quello, che i forma con note, e figure del medeimo valo
re, iino di qual i voglia forma, come brevi, contrabrevi, emibrevi, contra emibre
vi &c. ugualmente l'una contrapota all'altra, e deve eere teuto con le ole cononan
ze, e non i devono ammettere in eo le dionanze; di queto die il Kirchero nella ua
Muurgia lib.5 pag.241. Contrapunctus artificious implex et, in quo nulla menura, notula
umque varietas et, ed punctus contrapunctum,idet nota contra notam, equalis temporis men
ura ponitur. Vedi gli esempii.
,
-
-- -
ze, ma anco per accidente di molte dionanze, in eo vi i pone ogni orte di figure
cantabili a beneplacito del compoitore; di queto die il Kirchero nel luogo opracitato
pag. 242. Contrapuncius floridus, ei fractus et cum ad Gregorianum cantum, ei cboralem ,
velad quodcumque ubjectum veluti pictas, 5 diverarum figurarum coloribus exormatas ne
tarum pecies accommodamus. E i forma con note di alquanto valore, tabili, contra
ponen
--
E
--
:::
...
-nel quale s'adoprano le figure bianche, e "; che rende quella parte del contrapunto quai colo
rata, a imilitudine d'un quadro, nel quale i corge variet di colori. E del Contrapunto
florido die. Contrapunto forido quello, nel quale i conidera una modulatione piena di for
retti se. E oggiunge eo Auttore alle carte 146, Fioretti ignifica un cantar foreggiando
Muico Tetore,
quai
y rx
- "Vx 73 e
? A RfI E IV, CA RA If
226
quai cherzando bora di alto, hora di grado, tanto acendente, quanto decendente. Si che
potremo dire con il Kircheroubi upra pag.245 che Clar patet contrapunctum fioridum ,
e coloratum nilaliud ee, qum harmoniam ex cononantiis, si dionantiis pulchr commi
ium, atque onni genere figurarum cantabilium acendendo , 9 decendendo eodem tempore
Il primo ar enza obligatione, imitatione alcuna nel modulare delle parti, e i for
mer in due modi: Il primo ar quando i componeranno le dionanze tramezzate fra
due cononanze proime acendenti, decendenti, e queto i dir contrapunto com
poto ciolto: Il econdo ar quando nella compoitione i diporranno le dionanze in
ti contrapunti .
Mirchero nel luogo opracitato. Ligatus, veSyncopatas et, cum dionanti e ligantur inter
dua cononantias, undefit, ut aperitas ipius aborta in dulcedinem vertatur.
. Il contrapunto Fugato quello, nel quale una parte formala guida, come capitana
delle altre, di queto die il Kircheroubi & c. Et, 5 eontrapunctus fugatus, quo vox una
precedens, reliqua ver iidem intervallis indulgentes, precedentem, ei, ducem ecuntur. E
queti contrapunti pure ono pecie del contrapunto Diminuto. Vedi gli eempii.
-
. .
Gon
T A RT E IV. CA P. II.
Contrapunto emplice.
2.27
Compoto, e ciolto.
a-
7.
6.
7. 6. 7. 6.
5. 1o.
6. 5.
6. 5. 6. 5.
Contrapunto fugato.
6.
5.
6.
8.
- -
228
- --
T A RT E IV. CA P. III
te, e queto quai che accidentalmente entra nelle compoitioni, s per legare le dio:
nanze , come per traportare le figure cantabili da una battuta all'altra per rendere il
III
C, A P
-
!
e
- - -- -
--
- -
trattare delli Tuoni Armoniali, tante che ordinatamente procedendo opra queti
- -
---
L'Armonial Tetura conite pecialmente nel dare a propoito li gradi alle con
onanze ; onde i deve avvertire, che nelle compoitioni a pi voci i poner la
Parte pi baa per bae , e fondamento delle altre , e opra ad ea i dipor
ranno li gradi delle altre Parti , in tal modo, che nel Conteto Armonico non
dover mai mancare la Terza, la Quinta, Seta, 8 Ottava, e e ar a pi di quattro vo
ci i anderanno replicando le cononanze replicate, come la Decima, Duodecima, Quin
trer nel progreo di queto capitolo, 8 in cao, che manchi la Terza, e Quinta, i po
neranno la Quarta, e Seta; le dionanze poi i poneranno accidentalmente, come i
die nella terza parte, cie, per paaggio, per legatura; fra il corpo dell'Ottava non
deve mancar mai, la Terza, e Quinta, Seta &c. fra la Quintadecima la Decima, e
Duodecima; i che i pu dire, che tre ono le cononanze, che entrano nelle Compoi
tioni, cio Bae, che empre i uppone, Terza, e Quinta, pure Quarta, e Seta: &
anco accidentalmente Terza, e Settima; l'Ottava poi i pone fra le replicate: Dall'in
treccio adunque di quete, e dalle ue replicate i formar la Muical' Armonia, onde ve
diamo le regole per la loro dipoitione, s a due, come a tre, quattro, e pi voci.
trapunto adunque i doveranno oervare le regole generali rapportate nel cap.1 di queta
Quarta Parte, 8 in oltre le eguenti.
9he gli etremi delle parti non paino quindeci corde, alcuni vogliono, che non i
pai io le otto, e delle cononanze, che non i pai la Decima, la Duodecima,
Che non i echi di tuono, e non i faccino cattive relationi, n alti proibiti, e difficili,
i
he
229.
Che il paare, e caminare con alti di terze maggiori, minori all'ins, 8 all'ingi,
e con ete maggiori, e minori all'ins, cc all'ingi con ambe le parti , non trop
buono .
Si far, che le parti caminino bene per moti contrarii, e congiunti pi che i pu,pa
ando con le cononanze alla ua pi vicina, in eo, come i die, non vi entreranno
aggi, e i ueranno olamente quelli, che ono buoni a due, come i die nella terza
parte; in oltre i vietano due perfette imili immediatamente l'una dopo l'altra ; do
po la perfetta i far l'imperfetta , e facendoi due perfette, devono eere di pe
cie divera .
Se
--
Che le parti fra di loro tiino pi unita che i pu, 6 in eo non vi iino movimenti
Non ia mai privo della terza, e quinta, in mancanza di queta e li dar la eta
maggiore, minore conforme l'occorrenza.
Diveri Scrittori Antichi, e Moderni, come ilVaneo lib.3. il Gaffurio Pratica libr. 3.
cap.38. Dentice dialogo 2. Zarlino Intitut. parte 3. cap.58. Tigrini Compendio libr. 2.
cap.17. e 18. & altri diedero alcune regole per la combinatione delle cononanze a tre, e
quattro voci, le quali apportaremo per odisfatione del notro Tetore; per il contra
punto a tre ono le eguenti cavate dal Tigrini opracitato, come Auttore pi lucido.
; Dell'uniono. Se la parte del Canto con quella del Bao ar in uniono, i far che quella del
l'Alto ia in terza di opra, di otto.
i
Della Quarta. Et e la parte del Canto ar con quella del Bao in una quarta, i metter quel
-
Della Quinta Et e la parte del Canto con quella del Bao ar in una Quinta,quella del Teno
re ar in una Terzaopra il detto Bao, che verr a eere una terza di otto a quella del Canto.
Della Seta. Et e la parte del Canto ar in Seta opra quella del Bao, all'hora i porr la par
te del Tenore una Terza opra detto Bao,
-
i Dell'ottava. E e la parte del canto, e quella del Bao aranno ditee in ottava, all'hora
porr quella del Tenore una quinta, s anco una Terza opra il detto Bao.
il
ti ,
Mueo Tetore,
-
Della ,
23o.
PA RT E IV. CA P. III.
Della Decima. Et e la parte del canto ar ditea per una Decima opra quella del Bao, quel
la delTenore i potr porre in quinta, in ottava opra del detto Bao.
Della Duodecima. Et e la parte del Canto con quella del Bao ar in duodecima, i far, che
quella del Tenore ia in decima con quella del Bao.
Della Terza decima. Et e la parte del Canto ar in Terza decima con quella del Bao, i far,
torner pi commodo.
|
5
6. 5.
1o 1o. io.
3. 3.
U-
3.
5. 8. 5.
--
5. 6. 8 , 3. 6. 3.
1o 1o.
- --
8. 6.
5. io
- -
3.
8.
- - - -- - - - -
5.
1o. 15.
3.
5.
8.
inegna queto degno Padre in un certo uo breve Manocritto di Contrapunto (il quale
f li miei primi erudimenti) che i f queto Contrapunto emplice a tre voci Formando
prima la parte fondamentale, cio la pi baa, dalla quale i hanno da miurare le cononanze
delle due pi acute, 9 alte, aegnando a ciacheduna una cononanza divera, 9 per quanto
ia poibile vadano tra di loro vicine, e per terza, oervando anco, che e una parte con il Ba
of cononanza perfetta, l'altra la facci imperfetta, acci renda variata l'Armonia. Vedi
l'eempio .
* PARTE IV C A P. III,
I3 I
Che i tii unito con le parti, e che i chivino gli Unioni, e le travaganze come i
die degl'altri contrapunti.
Nelle compoitioni lunghe i potr pauare qualche battuta, cantando olo a tre per
dar ripoo alle parti, e ar per fine concea qualche licenza con le parti di mezzo, e i
potr andare di Quarta in Quinta, coa, che non i concede, n a due, n a tre.
Il modo di Teere le cononanze inegnato dagl'Antichi, il eguente cavato dalle
Ititutioni del Zarlino opra citato carte 241.
Dell' Uniono.
M e il Bao far la Quinta otto 'l Tenore, l'alto far la Terza, la Decima o
- pra'l Bao .
Similmente e 'l Bao fue Seta otto'l Tenore, l'Alto potr eer Terza, overo Decima
opra 'l Bao . .
a
Et e'l Bao ar una Ottava otto'l Tenore, l'altre parti i porranno Terza , 5. 6. 1o.
12. Sopra il Bao.
-
Eendo poi Decima otto'l Tenore, l'Alto i far per una Quinta, overo Duodecima di
tante dal Bao.
M e'l fue duodecima, allora l'Alto i potr porre Terza, overo Decima opra il Bao.
Tenore, l'altre parti i porranno Terza. 5. 6. Io,
Della Terza .
Se 'l Soprano ar Terza col Tenore, 9 il Bao ar Terza otto di lui, l'Alto i potr fare
-
Eendo poi il Bao eta otto 'l Tenore, l'Alto i porr Terza, Decima opra il Bao.
M e 'l Bao fue Ottava otto'l Tenore, allora l'Alto ar Quinta, Seta opra
il Bao ...
-
Cos eendo Decima, allora le parti potranno eere Unione, in ottava con le nominate.
-
Della Quarta ,
guando il soprano far la Quarta col Tenore, il Bao la Quinta otto i Tenore allora
Alto ar Terza, decima opra il Bao.
Della Quinta :
M Sel Canto far la Quinta opra il Tenore, se il Baso ar ottava otto di lui, l'Altoi
potr fare Terza, Decima opra il Bao.
Ftel Bao fue eta otto'l Tenore, l'Altofar la Quinta opra il Bao.
Della Seta.
Selcanto ar ota col Tenore, sil Bao Quinta otto iTenore, l'alto potr eere omio
mo, overo ottava con le parti .
Ma e'l Baofue Terza otto'l Tenore, l'Alto far la quinta opra il Bao.
e
Similmente e'l Baofue Decima otto il Tenore, l'Aio medeimamente ar guinta, over
Duodecima opra il Bao.
, P 4
Delia
2.32.
T A RT E IV
C A P. III.
Della Ottava .
Se'l Soprano ar Ottava co'l Tenore, e il Baso fue Terza otto'l Tenore l'altre parti aran
no Terza 5.6. 1o. 12. 13. opra'l Bao - e o
cos anco quando ar Quinta otto'l Tenore, l'altre parti potran fare la Terza opra
il Bao.
E e'l Bao fue Ottava otto 'l Tenore, l'altre parti aranno Terza. 5. 1o. 12. fopra'l
Bao .
. . .
. .
. . . .
Dice il Bontempi nell Hitoria Muica parte 2 della pratica moderna carte 228 che
Tutte quete regole i potrebbero ridurre in un breviimo Laconimo. Onde noi daremo al no
to (1) che il fondamento di tutti li numeri, e opra queta parte baa i diporranno
le cononanze con quet'ordine. ...
Se la Seconda Parte ar in uniono con la prima Parte, che former la Bae, la Ter
za ar in Terza, e la Quarta in Quinta; m queto modo non i deve molto uare a quat
tro, e non per biogno, perche quelle due Parti,che formano l'uniono rendono la com
poitione magra, e priva di armonia; onde tar meglio a cinque, e pi voci.
Se la Seconda Parte ar in Terza con la Bae, la Terza ar in Quinta, in Seta, e
la Quarta in Ottava.
Se ar in Quarta, la Terza ar in Seta, e la Quarta in ottava.
,
.
Se ar in Quinta, la Terza ar in Ottava, e
Decima.
-A a
Se ar in Seta, la Terza ar in Ottava, e la Quarta in Decima,
Se ar in Ottava, la Terza ar in Decima, e la Quarta in Duodecima, e per maggior
eplicatione formaremo la eguente Tabella. . .
.
- - - - -
"
Quarta Parte
Terza Parte
l
-
Seonda Parte
|T
| I
| 1
2 | 6 |
3 | Tl
|
IO
..
1O
I2
5 |
6 |
. . . .
Io,
alla dionanza, legando queta con quella, ritornando poi alla regola, e e la dio
nanza ar per paaggio, i adopri la notra regola nel primo quarto del battere , e
levare della battuta, e nel econdo paer la dionanza. Il Bontempi nel luogo opra
citato inegna che Eendo il Bao in T. A H c. D. E il Tenore debba bavere, l'otta
v, la Decima, opra il Bao: in F.primieramente la guinta: in G. primieramente la Ter
4i e che l'altre Parti opra il Tenore, oervate le otto Regole generali, debbano eer collo
-
gafe
- - -
13 13 15
17 12. 17.
-
io 12
12.
8. 12.
U
at
ar
ar
. Nelle compoitioni a pi di quattro voci i oerveranno le regole date per gl'altri con
strapunti, e i replicheranno le cononanze con l'ordine gi dato, e perche in queti con
strapunti nacono delle difficolt nel accoppiare aieme tate parti,i ander pauando con
qualche parte, il che render vaghezza; pure ar lecito far degli unioni, & ottave,
Purche non e ne faccino due della medeima pecie uniti nell'acendere, e decendere,
& abbenche ii obligato il contrapuntita di far ben cantare le parti, tuttavia in queti
Acontrapunti i tolera qualche coa, purche le parti etreme cantino bene, perche quete
i coprono pi delle altre.
-
Il componer poi a otto voci, imile nelle regole al componer a quattro, mentre che
ogni choro compoto di quattro parti; olo i deve oervare, che cantando uniti li cho
ri, li Bai i anderanno intrecciando, hora in uniono, & hora in ottava, e l'altre parci
i corriponderanno in uniono,m ar pi tudioo, e il oprano del primo choro corri
ponder al Tenore del econdo, il Tenore del primo al Canto del econdo, pure al
Contralto, il Contralto d'un choro ad altra parte dell'altro choro, il che riucir di
vago intreccio; e cos nel fornire d'un choro, entri l'altro nel uo finale, cadenza con
le parti unione, pure cambiate, come i die, ci Bai entreranno in ottava, pure
in uniono: Con le parti di mezzo i tolera qualche inoervanza, come pure ar lecito
per breve patio l'ucire di tuono, ritornandovi poi con gratia, e giudicio, e queto bati
del contrapunto emplice, altre regole poi i daranno quando i dimotrer il modo di fa
reil
"punto
IlQIl 12 le
a
-
CAP
2,4
IV.
e i
rando nella dotta corta de buoni Auttori, e nel benigno compatimento del cortee Let
tore, faremo animo, e procuraremo al meglio, che fa poibile farne un breve trattato,
abbenche la materia ricerchi un'appartato volume.
Habbiamo detto nel cap.8 della 2 parte, che il Tuono, come coa equivoca impor
ta quattro coe, cio Congiuntione, Concordanza, Intonatione, eTropo, Sc ivi f
coniderato, come un legitimo patio da una voce all'altra, al preente lo dovemo con
iderare come una certa regola, forma, 8 ordine, che i oerva nelle Armoniche Can
tilene, la quale Armonica dipoitione, e forma di cantare f chiamata dagl'An
tichi con la denominatione di Tuoni , Tropi, Iti , & ultimamente con quella
di Modi .
le tre prime arie, d modi di cantare, che furono la Doria, Frigia, e Lidia, erano di
tanti fra loro per l'intervallo d'un Tuono, come crive Marco Meibomio nelle note o
pra Euclide pag. 47. Toni vocabulum pro modo in uum venit antiquis, quod cum tres tantum
initio harmonias, ei modos haberent, nimirum, Dorium, Pbrogium, Lydium, bini proximi
inter i ditarent tono , idet uper ottavo intervallo. Itaque Lydius tono acutiorerat Pbrgio;
Tbrygius Dorio, quod ab omni muurgorum poteritate uque ad Glareanum fuit obervatum, ut
etiam ex motris Modorum tabulis ecundum tria genera perpicuum et. Caterum illam cauam
cur toni veteribus adpellati int, qui deinde etiam modi ex Ptolomei Harmonicorum lib. I 1. cap.
1o. ne quis hic batare poit aderibam. E rapporta in greco l'auttorita di Tolomeo, la
quale cos eplica in latino. Cum enim impliciter tres illos antiquiimos, qui vocantur Do
rius, Phrogius, 9 Lydius gentium nominibus, quae illis unt ua, aut quamcunque aliam
cauam quis proferre voluerit ; tonos inter e deinceps ditantes, uppouerint, 9 propterea
fortae tonos eos nominarint. Vuole il Bontempi nella parte 2. della pratica moderna del
la ua Hitoria Muica carte 234 che Tolomeo non parlae in entenza propria, ma d'al
tri; queto a noi importa poco, ci bata olo, che alli tempi di Tolomeo , avanti
di eo, i conideraero queti tre primi Tuoni ditanti fra loro per l'intervallo d'un tuo
no, e che tale oervatione ia tata communemente abbracciata, e ii durata in ino al
Glareano, e non otante che foero tati inventati dopo altri Tuoni fra loro ditanti per
iodoro cos viene eplicata dal Meibomio ubi upra pag.46. Tonus,ei modus et totius yte
magini
Il vocabolo greco Tropos ignifica modo, ragione, pure converione; onde l'ar
menica dipoitione i die anche Tropo, perche dall'una all'altra i rivolgeva il ite
ma, come dal Dorio al Frigio, &c. queto Tropo f definito da Guido Aretino rappor
tato da Giovan d'Avella nelle ue Regole di Muica cap.14 carte 22. Tropus et modus can
tionis, qui, 5 modus dictus et. E da Boetio nel opracitato luogo. Sunt autem tropi conti
tutiones in totis vocum ordinibus, vel gravitate, vel acumine differentes.
in rebus, unt verti deniquefnes 9 c. Ci coniderato diremo con il Zarlino Ititut. parte 4.
cap.1. che il Modo muico E una certa determinata forma di melodia fatta con ragione, 9 are
catione, che tiene il vocabolo Tuono a quattro coe, come i dise, onde con la deno
minatione di Modi, pare che i poi ignificare (enza veruna equivocatione) quel varia
to ordine, e maniera, che i corge nelle Muicali Armonie.
i
Vuole l'Artui nella 1.parte delle Imperfettioni della Muica ragionamento 2 carte 49.
a tergo, che li nomi di Tuoni,ModigeTropi non importinouna coa medeima,m che ii
no diveri fra loro; poiche il Modo conidera l'Armonia, che i ritrova nelle ette pecie
della Diapaon modulata per la pecie dellaDiapente,e Diatesaron, che alla ua forma o
no convenevoli. Il Tropo come quello, che importa converione,conidera la mutanza,che
i f d'un Tuono in un'altro per la Sottopoitione della quarta alla quinta. Il Tuono poi
non conidera l'ottava, altro intervallo divio per Tuoni,eSemituoni e non per lungo,
e per la fluione, che h da una voce, da una corda all'altra, vedi gli esempii.
Armonica divi.
Aritmetica divi
Tuono,
-
- --
- -
Modo.
o mutato.
Tuono.
Li primi Tuoni, Modi di cantare, che furono uati, ono tati li tre nominati, cio
il Dorio, Frigio, e Lidio, cos detti dalli popoli, che li eercitarono, come i dise con
-
- -
Tolo
2 36
T'A RT E IV C A P. IVA
Tolomeo, li quali Modi furono anche detti Armonie, come dagli Dorii Doria, da Fri
gii Frigia, da Lidii Lidia, &c. Di queti primi Tuoni, d Armonie dice il Galilei nel
uo Dialogo carte 71. che ne foe nutrice la natura, come la riconobbe per madre il can
tar Diatonico, poiche il modo di cantare, e parlare di quelle nationi era naturalmente
differente fra ee, e ne porta l'eempio delli Popoli d'Italia, impercioche, dice egli ,
con pi grave tuono parlano, e cantano generalmente i Lombardi di quello, che fanno i Toca
mi, e con pi acuta voce di quelli parlano i popoli della Liguria.
" , Modi fu
rono poi regolati dall'Arte, 8 anche accreciuti con pigliar l'Armonie d'altre nationi,
come la Ionia, Hiatia, Eolia, Locrene, &c. furono anche multiplicate quete Armo
nie replicandone alcune nel grave, altre nell'acuto; quelle del grave con l'aggiunta
del vocabolo Hypo, che ignifica otto, come Hipodoria, Hipofrigia, &c. cio otto
Doria, otto Frigia, &c. quelle dell'acuto con l'aggiunta del vocabolo Hyper, che igni
fica opra, come Hiperdorio, Hiperfrigio, cio opra Dorio, opra Frigio, &c & altre
denominarono mite con l'aggiunta del vocabolo Mixo, che ignifica mito, come Mi
xolidia, cio Mitolidia. Volero alcuni, che l'Armonie antiche foero cinque, cio
Doria, Eolia, Jonia, Lidia, e Frigia, e le moderne ei, cio Mitolidia Hipermitoli
dia, Hipolidia, Hiperfrigia, Hipofrigia, e Locrene. Abbenches'habbia detto, che
li tre primi Tuoni iino uciti dalla natura, ad ogni modo vogliono alcuni, che del Do
rio ne fose auttore Tamira Tracio; del Frigio Maria, del Lidio Anfione; d'altri
poi, come del Hipodorio Filoxeno; del Hipolidio Polymnato; del Mixolidio Saffo
Poetesa, 8 altri degl'altri.
I
Molta dicrepanza i ritrova fra li Scrittori circa il numero de Tuoni, come pure dell'
ordine loro, e circa queto Platone poe il Lidio mito, il Lidio acuto, l'Ionio, 8 il Li
dio, aggiungendovi anche a queti il Dorio, il Frigio, e nel Lachete poe olamente,
il Dorio, l'Ionio, il Frigio, il Lidio. Giulio Poluce differente da Platone ponendo
il Dorio, l'Ionio, e l'Eolio,nominandole prime Armonie. Luciano pone l'Eolio,l'Iatio,
il Lidio, il Frigio, il Dorio. Apulejo il Frigio, il Lidio, il Dorio, e l'Iatio. Et al
tri in altri modi, come Aritoseno, Tolomeo, e Boetio, che ono dicrepanti in diver
e coe, come pure ono dicrepanti li eguaci di Aritoseno, non olo fra loro, m anche
con Aritoseno iteo. Circa il numero, 8 ordine delli Modi, e Tuoni, le pi abbrac
ciate opinioni fra gli Antichi ono quelle di Aritoseno, di Tolomeo, e di Boetio, le
quali poneremo otto la conideratione del notro Tetore.
.
Il primo Tuono, Modo, che f aggiunto alli tre Antichi, cio Dorio, Frigio, e Li
dio, vogliono, che fose il Mitolidio inventato da Saffo Poetesa, la quale non potendo
per eser donna accomodare la ua voce a cantare li uoi Poemi nel Modo Lidio, inacu il
Sitema di eso per un emituono, formandone un nuovo Modo, che f la quarta Armo
nia chiamata Mixolidia. M non esendo queti oli quattro Modi, Tuoni commodi
al cantare, ne furono aggiunti nel grave altri tre, imili alli primi con l'aggiunta del vo
cabolo Hypo (come i dise) e queti poero otto alli tre primi, per la ditanza dell'in
tervallo della Diatesaron, cio quarta, in queto modo, 8 ordine, che l'Hipodorio, che
f l'ultimo inventato, 8 il pi baso di tutti gl'altri, corripondese per quarta con il
Dorio, e fose pi grave dell'Hipofrigio per l'intervallo di un tuono, e queto fose pi
grave dell'
un tuono, e queto pi grave dal Dorio un emituono;
"
il Dorio dal Frigio pi grave un tuono, e cos il Frigio dal Lidio, & ultimamente il Li
dio del i" pi grave un emituono; s che fra tutti loro, vi cade la diffe
renza di un tuono, fuor che fra l'Hipolidio, & il Dorio, e fra il Lidio, e Mitolidio ,
PARTE IV C A P. IV.
237
do Aritoeno la differenza del emituono fra l'Hipolidio, e Dorio, e fra il Lidio, e Mi
tolidio, da ci pigliae motivo di tabilire tredici Modi. Poiche e l'acuire, si ingravire
il Sytema per un minor emituono (dice il Galilei, che fore Aritoeno andae fra e di
cendo) nace tra ei Modi enibile, 9 apparente differenza di affetto..... 9 c. per qual ca
gione non ar ancora in qualivogliano altre corde ditanti una dall'altra per un s fatto inter
vallo? Si che da tal ragione moo, divie li tuoni, che cotituivano l'ottava in emitu
ni, che vengono ad eer dodeci, e pigliando anche li termini di ea ottava, vengono ad
esere tredeci, esendo dodeci li uoi intervalli, come pu coniderare lo tudioo dalle
- -
Gravi .
Medii .
3-E E 3 5:
-
8.5 i $ S
5 5
-
-.
Acuti .
S-E E 3 E:
5 . .E
5 55: 55
e,
,
-
5.
5:3.
8 o
t:
t:
o
-
oerva in queta dipoitione, che li medii, principali non olo ono pi acuti del
li uoi gravi, plagali, per l'intervallo di una quarta, e cos parimente gl'acuti dalli
medii; m in oltre, che Aritoeno h fatto, che gli etremi tredici i corripondano
per ottava, come ono dall'Hipodorio all'Hipermixolidio; dall'Hipojatio all'Hiper
dorio aggiunto; e dall'Hipofrigio all'Hiperlidio aggiunto. In quali corde del Sitema
Guidoniano fiino collocati queti Tuoni, o Modi, i dir qu appreo.
- Formato da Aritoeno il Sitema, 8c ordine de Tuoni, come i dimotrato , dopo
di queto, 45o anni fior Tolomeo, il quale ridue li Modi Armonici al numero di et
te, fondandoli opra le ette pecie ai , racchiudendo in ciacuna di quete un
Tuono, conformandoi in ci con Euclide; m non gi nell'applicare ad ei "
- ---
(ella
238
T A RT E IV C A P. IV,
delia Diapaon, come i dir. Vogliono alcuni, che Tolomeo, come atrologo, deter
aminae il numero ettenario de Tuoni per conformarli alle sfere celeti, 8 alli ette Pia
neti ponendo nel mezzo d'eiTuoni il Dorio con quet'ordine Hipodorio. Hipofrigio.
Hipolidio. Dorio. Frigio. Lidio, e Mitolidio.
Boetio anch'eo fond li Tuoni opra le ette pecie dell'Ottava, aggiungendo alli
ette di Tolomeo l'Hiperlidio, ponendolo opra il Mitolidio, per la ditanza d'un in
tervallo di Tuono; vogliono alcuni, che queto Modo Hiperlidio ii tato inventato da
Ottava principiando dalla corda pi baa, per provare la neceit di aggiungere l'Otta
vo Modo, forma la equente dimotratione regitrata nel cap.16. Sit bis Diapaon cono
-Authorum Dicrepantia, ut cui prim ubcribere debeas, vix depiciamus. Circa poi in qua
li delle corde del Sitema diatonico Guidoniano iino poti li Tuoni degl'Antichi Hoc
epur, bic labor et. Noi adunque a odisfatione del notro Tetore, ne diremo qualche
coa, abbenche i materia aai ocura. Per ucire da queto ocuro, 8 intricato Labe
rinto, avanti di portare l'opinioni degl'Antichi circa le corde di queti Tuoni formati
dalle pecie della Diapaon, doveremo ponere due coe, come principi tabili, fermi ,
- veri, e certi. Una, che il Sitema Maimo Greco coti, e ii formato da tuoni, e emi
tuoni; L'altra, che li Modi, Tuoni Armoniali iino fra loro ditanti, chi per l'inter
vallo di Tuono, e chi di Semituono.
oltre, che le ue parti, e membri principali ono due, cio la Quarta, e la Quinta; la
prima contiene in e due tuoni, un emituono; la econda tre tuoni, & un emi
1uono; il che i dimotrer, e prover con l'auttorit di Euclide Scrittore antichii
mo, e famoo .
ueto Auttore adunque nella ua Introduttione Armonica alle carte 12, parlando
delle differenze delli Sitemi cos die. quorum minimum et Liatearon onorum duorum
emis
T A RT E IV CA P. IV
239
s ragiona alle carte 12 nel fine. Alterum et Siapente tonorum trium emis,ut et a Proslamba
nomenoad Hopatemeon. Et alle carte 14 pi lucido. Similiter in Diapente Hemitonium unum,
toni tres. E dell'Ottava alle carte 13 cos crive. Tertium et Diapaon Tonorum ex, quale
et a Proslambanomeno ad Meem. E pi chiaro alle carte 14. In Diapaon item bemitonia duo,
toni quinque. Adunque e l'ottava ha in e due emituoni, e cinque tuoni; La Quinta
tre tuoni, & un emituono, e la Quarta due tuoni, 8 un emituono ne viene per cone
guenza, che il Sitema Maimo, che cota di due ottave, ii formato di tuoni, e emi
tuoni, il ito de quali i dimotra nel eguente modo.
Si formano le pecie dell'Ottava da quelli intervalli, che la compongono, li quali
-
ono ette, come i dimotrato con l'auttorit di Euclide, cio cinque tuoni, e due e
mituoni, li quali vengono ad eer anche formati dalli membri di ea Ottava, che ono
la Quinta, e Quarta, cotando la prima di quattro intervalli, cio tre tuoni, & un emi
tuono, e la econda di tre intervalli, cio due tuoni, un emituono, che in tutte due
formano tuoni cinque, e emituoni due.
Si dimotrano i" delli emituoni con l'auttorit di Euclide in queta forma; parlae
do l'Auttore della prima pecie dell'ottava alle carte 15. cos die. Cujus primus tonas et
tro Sitema Guidoniano, nelle corde di H e H e queta pecie dice ee Euclide, che
.A veteribus vocabatur Mixolidia. Il uo primo tuono nell'acuto nel primo luogo, adun
que ar nel decendere dalla Paramee, alla Mee, che econdo il notro Sitema ar tra
t & A. Dimotrando l'Auttore la ede delli emituoni die alle carte 16. Cujus primum
emitonium et in gravi, quartum ver ab acumine. Si che queta pecie haver il emituone
dalla parte grave da Hypate, a Parhypate acendendo, che econdo il notro Sitema a
r da ti C. e dalla parte acuta decendendo haver il emituono dalla Parhypatemeon
tie; e la Quinta, che deve compire l'ottava di queta prima pecie, haver per cone
guenza li uoi etremi uoni nell'Hypatemeon, e nella Parhypatemeon, cio il E. e H.
& anch'ea come prima pecie haver il emituono nel primo luogo, che tra l'E. cc
F. Vedi l'eempio compoto con le notre note; il egno ignifica il tuono poto
nel primo luogo.
-- -
cabatur abiidem Lidia. Il tuono, che ditante due corde dalla prima ar parimente dal
la Paramee alla Mee, cio dal H. all'A Per la ede delli emituoni; die alle carte 16.
Altera, cuius tertium et in gravi, primum in acumine. Cio nella parte baa acendendo
tra Hypatemeon, e Parhypatemeon, cio tra E & F. e nella parte acuta dicendendo
Semi
24o
PART
E IV C A P. IV,
Semituono 3. luogo. t 1. luogo.
ve
ar in terzo luogo, per li emituoni die alle car 16. Tertia cujus ecundum in vtramq; par
ten. Acendente ar nella parte baa tra Hypatemeon , cio tr E. & F. e nella parte
acuta dicendendo fra la Tritediezeugmenon, e la Paramee, cio fra il C e H.
-
Semituono 2. luogo. t
2. luogo.
que acendendo ar per la parte baa tra Hypatemeon, e Parypatemeon, cio F. & F.
e per la parre acuta decendendo fra Tritediezeugmenon, e Paramee, cio fra C. e H
.
Semituono 1. luogo. t , 3 luogo.
- ,
cio da F. f Vocabatur Hypolidia, il tuono tra H & A. in quinto luogo; per li emituo
ni die, ubi upra. Quinta cujus quartum in gravi primum in acumine; nella parte baa
acendendo tra Paramee, e Tritediezeugmenon, cio fra H e C. nella parte acuta decen
dendo tta Tritehyperboleon, e Netediezeugmenon; cio f & e.
Semituono 4. luogo a
t 1. luogo.
uinta z. Grave.
t Quarta 2. Acuta
Nota, che la quarta baa di queta pecie riece tritono, inconveniente oervato dal
Bontempi nell'Hitoria Muica, prima parte della Teorica carte 137. e 138 onde noi per
chivarlo, l'habbiamo poto nell'acuto: Si die nel cap.11. della 2 parte, che foe aggiun
to nel Sitema Maimo il Tetracordo Sinemenon per diveri ripetti, l'uno de quali foe
per chivare queto tritono, in altro luogo, che a queto fine foe inventato il b molle.
La eta pecie ha il tuono poto tra il R & A. nel eto luogo: Cujus extus ab acumine
ei tonus (die Euclide alle carte 16 ) ut Lucanomeon ad Paramete hyperboleon, cio da G.
a g Vocabatur Hypopbrgia. Delli emituoni die nel luogo opracitato : Sexta cujuster
tium in gravi, ecundum in acumine, cio nella parte grave acendendo ar il emituono
tra la Paramee, e la Tritediezeugmenon, cio fra R e c. e nell'acuto decendendo tra la
Tritehyperboleon, e la Netediezeugmenon, cio fra l' f & e.
-
Semi
24,
IV,
E Il3 luogo.cap.
pART
f 2 luogo.
Semituono ,
ultimo luogo, per li emituoni die nel citato luogo:Septima cujus ecundam et bemitonium
in gravi, tertium in acumine, cio dalla parte grave acendendo tra la Paramee, e la Tri
I.
2.
4-
5.
6.
7.
is REE E
-l-Lequattro pecie della Quinta, e le tre della Quarta ono nelle fottopote corde.
r
fala
Muico Tetore.
fala
Q.
T A RT E) IV: CA P. IV
2425.
grave, come pure non cominciarono come i Greci dalla B ma dall'A. vedi gli eempii .
- ----
- - --
--
Si deve eoniderare, che li Greci furono differenti dalli moderni Latini nel collocare
le corde del Sitema, mentre che ei poero le corde gravi nelli iti acuti, e le corde acu
te nel ito delle gravi, 3 i Moderni poero nel ito grave le gravi, e nel acuto le acute ,
come afferma il Galilei alle carte 6o del uo Dialogo con dire. Cotumarono empre gli
Antichi Muici Greci, cominciare a numerare le corde de Sytemi dall'acuto, venendo vero il
grave. Il che i conferma con l'auttorit di Euclide, e Nicomaco, & anche viene dimo
trato dal Artufinelte imperfettioni rag.2 carte 5o a tergo, e dal Bontempi nella ua Hi
toria Muica carte 85. Vedi gli eermpii.
-
Greci e Antichi.
A. Proslambanomene. -
H Hypatehypaton.
Latini Moderni - - - -
D. Licanoshypaton. &c.
C. Parhypatehypaton.
ti Hypatehypaton.
D. Licanos hypaton &c.
| A. Proslamba nomene.
Indubitatamente adunque i raccoglie da quanto i detto, e dalle rapportate dimotra
tioni econdo la mente di Euclide, che il Sitema Maimo coti di tuoni, e emituoni
conforme l'ordine da noi dimotrato nel cap.11. della 2. parte; & in oltre, che la corda
Proslambanomene, che f l'ultima ritrovata, 8c aggiunta al Sitema, ii la pi grave ,
e baa di tutte, e la Netehyperboleon per l'importar del uo vocabolo, ii la pi acuta .
C. Parhypate hypaton.
- -
Si die, che li primi tre Tuoni, d Modi armoniali, cio il Dorio, Frigio, e Lidio ,
haveero la loro denominatione dalle Nationi, che li eercitavano, cio la Doria, Fri
gia, e Lidia, & eendo fra quete naturalmente vario, e divero il modo di parlare,ecan
tare, per coneguenza erano anche divere le loro Armonie, e ci non poteva eere pe
cialmente in altro, che nella differenza del grave, e dell'acuto, la naturalezza delle quali
ne viene dimotrato da Aritide Quintiliano nel 1. lib. della Muica pag 25, ove die: Do
rius, Phrgius, Lydius. Ex quibus Dorius ad graviores vocis effectus et accommodus, Lydius
ad acutiores, Pbrgius ad medias. Da che i raccoglie, che il Dorio amava le voci gravi ,
econdo il genio grave, e modeto della Natione, alla quale i contraponevano i Lidii
con il loro cantare acuto, e garrulo, e pi toto furioo, che altro; fra quali li Frigii tene
vano la via di mezzo, onde era pi grave il Dorio del Frigio, il Frigio del Lidio, a
quali non dubbio che li corripondeero li uoi conimili aggiunti nel grave,come dall'
antepoto vocabolo Hypo i corge; s che l' Hipodorio corriponde al Dorio, l'Hipofri
--
--
--
gio
-
PARTE IV C A P. IV
24
gio al Frigio, e l'Hipolidio al Lidio, fra quali volero gl'antichi, che l'Hipodorio fo
e il pi grave, come riferice Aritoeno nel 2. lib. degli Elementi Armonici pag.37.ove
dice. Sic Harmonicorum quidem alii graviimum tonum dicunt Hypodorium. E parlando nel
medeimo luogo econdo la mente di alcuni cos die. Alii rurus ad tibiarum perforatio
mem repiciente, tres graviimos tribus inter e diebus eparant, nimirum Hypopbrigium, Hy
podorium, 5 Dorium. Phrgium autem Dorio tono, Lydium Pbrgio tribus diebut remo
vent, e quoque Mixobdium Lydio. Le quali ditanze non approva, come inconcinne,
& inutili: L'ordine adunque delli Tuoni, Modi ar il eguente. Primo nel grave ,
anzi graviimo ar l'Hipodorio, opra il quale per ordine aranno pi acuti l'Hipofri
gio, l' Hipolidio, il Dorio, il Frigio, il Lidio, & il Mitolidio, il qual ordine i
veduto nella ditributione delle pecie dell'ottava, econdo la mente di Euclide, e vie
ne anche oervato da Bacchio eniore alle carte 12 dell'Arte Muica numerandoli in
quet'ordine. Mixobdium, Lydium, Pbrogium, Dorium, Hypolidium, Hypophrygium, Hypo
dorium. Paiamo a coniderare le loro ditanze.
-
Che li Tuoni, d Modi iino diftanti fra loro, chi per tuono, e chi per emituono, ne
prova irrefragabile l'esere compoti delle ette pecie dell'ottava, le quali come hab
biamo dimotrato ono ditanti l'una dall'altra per tuoni, e emituoni : Et in oltre,
pi che evidente, che ia di neceit (e ono compoti queti Tuoni delle ette pecie
dell'ottava) che ogni quattro Modi componghino una diatesaron, d quarta, onde e
fra li uoi intervalli vi cadono due tuoni, un emituono, cos fra l'ordine delli Modi
di neceit, che in ogni quattro vi iino parimente due tuoni, & un emituono , s che
l'ordine loro necesariamente deve esere nella forma eguente. . . . .
f-A-N
a-A-N
e
E, 5
f-A-,
tri 5 tri 5
g g 5
gi 5
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3 55 58. 35 di5 $5 3.
i2. 35 5S, 25 2.
E. 5
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ti.
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5'
9:
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per
renderla di due tuoni, un emituono, conviene minorarla con il egno del b molie,
che f inventato a quet'effetto.
- -
- ---
- -
Aritoseno Principe delli Muici Greci dimotra queta verit nella ua dipoitione
delli tredici Modi, mentre che si vede in esa, che dall'Hipodorio, all' Hipofrigio vi
- -
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i 3 : : 3 E 5 Gei 5 9:
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Q.
Nella
T A RT E IV C A P. IV,
244
Nella quale oserver lo tudioo, che fra quelli Modi, che noi conideriamo ditan
ti per l'intervallo d'un tuono, fra ei Aritoseno vi poe un altro Modo, Tuono di
tante per l'intervallo di emituono, come i vede dall'Hipodorio all'Hipofrigio, nel
mezzo delli quali i vede poto l'Hipojatio; e quelli, che noi conideriamo per la di
tanza di emituono, non vi altro Tuono, Modo, cadendovi naturalmente il emi
tuono, come i vede dall'Hipolidio al Dorio, e dal Lidio al Mitolidio, opra li quali
non habbiamo pota la clauola, m olo opra quelli fra quali Aritoseno vi aggiune
( dir cos) un'altro Modo, perche fra queti vi cade l'intervallo del tuono, esendo
tata la ua intentione di formare tanti Modi, quanti emituoni entrano a formare l'otta
va. Si che da tal dimotratione fondata opra l'auttorit di Auttores inigne fra Greci ,
reta per regola tabile, e ferma, che li Tuoni, Modi iano fra loro ditanti per l'inter
vallo di tuono, e emituono. Coniderati queti due principii per veri, e tabili, pa
aremo alla conideratione della dipoitione delli Modi delli Greci per ridurli poi ot
to le corde del Sitema Guidoniano .
II.
I.
III.
I V.
VI.
VI I.
F Mixoli- G Lidia
a Phrygia H Doria.
E dia.
F ,
D
C
F
E
-C-
ti
d
C
Mixolidia.
Lidia.
Hipolidia.
Hipofrigia.
Frigia.
Doria. I
Hipodoria.
Nelle quali dipoitioni i vede l'ordine delli emituoni econdo le ette pecie della
diapaon coniderate econdo la mente di Euclide; m l'ordine delli Modi , che li gra
vi ono poti nelle corde acute, e li acuti nelle corde gravi, contro quello, che die il
Meibomio nelle opra citate note pag 47. ove i ha, che Lydias tono acutior erat Phragio ;
Thrwgius Dorio: quod ab omni muurgorum poteritate uque ad Glareanum fuit obervatum .
Et in quete dipoitioni i vede, che il Lidio, che in C. un tuono pi bao del Fri
gio, che in D. e queto un tuono pi bao del Dorio, che in E. e cos degl'altri,co
me i vede dalla ottopota abbreviata dipoitione.
Vedia
245
: PARTE IV CA P. IV.
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Lidio.DoRio?oo|<!--
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* hypopo:l
ar
PART E IV CA P. IV.
246
Li quali Sitemi ono fra loro diveri, come si vede, i nelle corde, come nell'ordine
delle diftanze di ei Tuoni, perche nel Sitema del Galilei ono ditanti per emituono
l'Hipofrigio, e l'Hipolidio; & il Lidio, e Mixolidio: & in quello del Bontempi l'Hi
pofrigio, e l' Hipodorio, 8 il Lidio, e Frigio , & in oltre ono ambi li Sitemi
con ordine invero, cio li gravi nell'acuto, e gl'acuti nel grave.
Il Gaffurio nel c.7. del 1.lib.della Pratica vuole, che la prima pecie dell'ottava ii pota
nella lettera A. e che li Tuoni iino dipoti nelle altre lettere,come qu otto. Dice adun
queegli nel luogo opra citato. Primam enim diapaon peciem, quam duximus ab Are gra
vi ad Alamire acutam in D.al re cilicet mediatam 9 c. Si che alla prima formata in A. die
i;
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9:
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Abbenche in queta dipoitione iino poti li Modi gravi nel grave, e li acuti nell'
acuto, ad ogni modo non i oerva in ei il ricercato, proprio, e vero modo delle di
tanze, che devono havere fra l'uno, e l'altro, mentre che il emituono, che deve eere
fra l'Hipolidio, e Dorio; e fra il Lidio, e Mitolidio, i ritrova fra l'Hipofrigio , e l'
Hipolidio; e fra il Frigie, e Lidio; onde i vede, che in niuna delle rapportate dipoi
tioni i dimotrato il vero ordine circa le ditanze, che devono havere li Modi fra lo
ro; s che ar pi che vero quello dice l'Artui nella 1. parte delle Imperfettioni rag. 2.
pag.51. che, Chi vuole oervar l'ordine delle pecie della Diapaon, non poibile oervare
l'ordine de Modi, e chi oervar vuole l'ordine de Modi, non pu eervare l'ordine delle pecie del
le Diapaon. Il che conferma il Kirchero nel lib.3. della Muurgia cap 16. pag.152. con di
re. Quidam crediderunt ordinem horum modorum umendum ab ordine 7.pecierum di apaon ,
Verum, cum barum pecierum quaelibet primum locum obtinere poit, non video quomodo eo
rum ubitere pot opinio. Onde i vede, che vogliono queti Auttori, che non i poi
oervare l'ordine delli Modi per l'ordine delle pecie della Diapaon, e pure, chi egui
r l'opinione del Dottiimo Zarlino circa la ditributione delle ette pecie della Diapa
on, alver, come i uol dire, la Capra, il Cavolo, e vedr il mondo, che il Zar
lino con gran giudicio dipoe la prima pecie della Diapaon fra il C. e c. e che
" la vera,
VeCira
pA RT E IV CAP. IV.
247
cemente i egni. Ricevette la prima percoa da Martiano Capella, sc Poeroli Greci la pri
ma pecie dell'ottava nell'Hypatehypaton, cio ti mi, come i dimotrato con Eu
clide, e Martiano la traport un tuono pi bao per includervi la Proslambanomene,
cio A, la quale dipoitione f eguitata dal Vaneo, Gaffurio, & altri, 8 fatta com
mune fra moderni. La econda percoa, dice il Bontempi, le f data dal Zarlino, il
quale per includervi l'Hipoproslambanomene, che dicono eertata ritrovata da Guido Aretino,
traport la prima pecie della Diapaon, e della Diapente due tuoni pi gravi, e la prima pe
cie della Diapaon un bemituono pi acuto. Etalle carte 177.vuole, che quete mutationi
ino inutili operationi, e che partoricono confuioni, e che dall'eer slocate quete pe
cie da iti loro, ne ii coneguentemente mutata la ede delli emituoni, li quali cagiona
no il movimento degl'affetti, e che i rendano fale tutte le propriet delli Mddi; s che
per far vedere al notro Tetore, che il Zarlino ha operato dottamente, e con fondamen
to, e che non merita d'eer biaimato, portaremo li motivi, che hebbe eo Auttore di
traportare le udette pecie in iti diveri di quelli degl'Antichi.
Nel Ragionamento 5. delle Dimotrationi Armoniche definitione 8, fonda il Zarlino
la prima pecie della Diapaon in quella lettera, corda del Sitema Maimo, che ha il
emituono tra la terza, e quarta, e tra la ettima, 8 ottava poitione, che il C. poiche
dice eo Auttore non il dovere, che i dia principio alla prima pecie della Diapaon
-
rimente ordinate per le illabe dell'eacordo. Ut. Re.Mi.Fa.Sol. La. E queto accade
r, e i oervar tanto negl'Autentici, quanto ne Plagali; e di pi i riempono tutte le
edeci corde del Sitema, le quali contengono, e ono contenute dalli dodeci Modi, en
za avvanzarne, n mancarne.
Il mutar poi alla Diapaon il nome di prima, econda, non li varia la forma; & il
nome di primo, e econdo nace dalla pura relatione, ma e la ede delli uoi emituoni
ar mutata, all'hora s, che i varier la otanza, ma il dare il primo luogo al C. e non
al D. per dir meglio, levarlo al D. per darlo al C. non varia la otanza loro,
Item l'accommodare il primo Tuono in C il terzo in D il quinto in E queto ordine
egue quello delle prime Armonie, le quali erano ditinte fra loro per l'intervallo di un
tuono, come i vede della Doria, Frigia, e Lidia, coa che non accade nelle dipoitio
ni degl'Antichi, e queti furono li motivi, e ragioni, che moero il Dottiimo Zarli
no a tabilire il primo Tuono, e la prima pecie i Diapaon nella lettera C. Per cor
roborare queto fatto, ne faremo la eguente refleione.
Il Modo Mitolidio ritrovato da Saffo Poetea, f detto Mitolidio per eere propin
quo, e participante del Lidio, pure come dice il Galilei alle carte 7o del uo Dialogo ,
2uai che per la vicinit, che haveva con il Lidio foe eco mecolato . Per eere adunque
propinquo al Lidio biogna certamente dire, che li foe ditante per un emituono, che
il minore patio, che i dia nel genere Diatonico, s che il Dorio, che li deve corri
pondere otto per l'intervallo d'una perfetta quarta, deve eere ditante dal Frigio per l'
intervallo d'un tuono, e cos parimente il Frigio dal Lidio, mentre che in ordine Diatoni
co la quarta deve cotare di due tuoni, e d'un emituono, e tanto i deve oervare con li
uoi aggiunti gli quali devono corripondere alli uoi principali per quarta; s che l'Hi
f" dall' Hipofrigio, e l'Hipofrigio dall'Hipolidio aranno anch'ei ditanti per
'intervallo d'untuono come ono li lero principali; onde formando fra ei due tuoni ,
neiviene per coneguenza, che l'Hipolidio con il Dorio formi il emituono per compire
a
Q.
la quar
248
or
T A RTE IV CA P. IV
la quarta, che deve eere tra l'Hipodorio, e Dorio; ci coniderato, i deve ritrovare una
corda del Sitema Maimo, che ia addattata alla natura del Dorio, il quale come capi
tano, e pi degno degl'altri riiede nel mezzo ad ei, e deve regolare gl'altri L'harmonia
del quale, dice il Galilei alle carte 62. del uo Dialogo, f pi di ciacuna altra reputata. E
endo per natura ua grave, e maetoo, e che foe tale, in tima grande dice eo
Galilei: Non da altro principalmente nacque, che dall'eere tee le ue corde nel uo Sytema ,
econdo il Tuono, nel quale enza violenza communemente i favella. Onde richiedendo que
to Modo una corda grave, e dovendo queto regolare gl'altri Modi circa la ditanza dall'
uno all'altro, non i trover corda pi commoda, che quella coniderata dall'Eccellen
tiimo Zarline, che il C. In oltre, e il Dorio ar poto in C. per coneguenza il Fri
o emituono ar poto fra il timi, e C della prima pecie della Diatearon fondata in
G. e l'acuto fra l'E. & F. della prima pecie della Diapente fondata in C. che ambi con
ne addattati al Frigio Modo, che vivo, 8 audace, e cos parimente ottimamente con
corripondere li Plagali, che per ci ono poti con giudicio nelle corde G.A. H con le
illabe di Ut, Re, Mi. E e il mio Tetore vuole confirmari in queta verit, oervi nel
cap.2o della Seconda Parte di queta notra Opera, la naturalezza, che tengono nel mo
dulare l'Ut,Re,Mi;& il Mi,Fa, che ritrover che l'addattamento delli Tuoni opra quete i
illabe non pu eer fatto con maggior giudicio; vero, che i poono anche sa" li
.
Modi
-,
pA RT E IV CA P. IV
249
Modi alle corde C.D.E. F. G.A. e F principiando dalla Parhypatehypaton con il Modo
Hipodorio, m vi eguirebbero tre inconvenienti; il primo, che il Mitolidio non areb
be ditante dal Lidio per emituono, m per tuono; onde biognarebbe minorare la quar
ta, che arebbe fala, tra il Dorio in F & il Mitolidio in Hmi,con ponervi il b molle,on
de la ditanza di emituono tra il Lidio, e Mitolidio, non arebbe naturale, ma acciden
tale; il 2. che non i riempirebbero le corde bae del Sitema,e i trapaarebbero le acute,
e i ucirebbe fuori delli uoi limiti, il 3 che il Dorio, che per natura ua ama una corda,
che ii come il parlare naturale, i renderebbe troppo acuto,e fuori del uo naturale, e per
fine oervaremo, che icome dopo il Dorio, Frigio,e Lidio li uccede il Mitolidio per la
ordine fore non inteo, e praticato dagl'altri, perche trovaremo non olo degl'Antichi,
m anche de Moderni, che l'hanno in un certo modo inteo, ma per i loro fini, per non
contrariare alli inegnamenti antichi non i ono arichiati cos facilmente a propalarlo ,
fra quali uno f il Zacconi, che nella ua prima Pratica lib.4. cap.21. die Gi che nel in
tituire il fondamento i Tuoni harmoniali f pi commodo,e giudicato eer meglio di fondarli nel
le corde di natura, che nelle corde del grave, par che ia tato inconveniente porre il principio in
gione, che movee gli Antichi, a tabilirli in D ol re, e non foe quella, che li muici
antichi pigliarono le arie dalli Poeti, come i pu vedere da eo Auttore, chi ne foe cu
rioo, onde i cuopre, che queto Auttore conobbe l'inconveniente, ma non i arrichi
di propalarlo per l'inveterata conuetudine del almeggiare Eccleiatico, come i pu ve
dere in eo Zacconi nel eguente 22 capitolo.
-
Il Bontempi (abbenche tai il Zarlino in molte coe, e fra l'altre di poca Greca lettera
tura) nella ua Hitoria alle carte 138 forma il Sitema di queti Modi econdo la mente
di Bacchio Seniore, & alle carte 139. quello di Boetio, che ono appunto, pecialmente
quello di Boetio, econdo l'opinione del Zarlino, e parlando queto Auttore econdo la
mente di Bacchio alle carte 137. cos die. Fra i eguaci di Aritoeno vi f Bacchio senio
re, il quale con ordine divero d'intervalli dipoe i Modi di Tolomeo in altra guia;poiche e quel
li procedendo dall'acuto al grave havevano le differenze dall'uno all'altro di Tuono, Hemituono,
Tuono, Tuono, Tuono, 9 Hemituono: queti procedendo imilmente dall'acuto al grave,havevano le
differenze dall'uno all'altro di Hemituono, Tuono, Tuono, Hemituono, Tuono, e fuono, come
dal eguente Diagrama sc. Di Severino Boetio poi cos crive. Cotitu queti modi con in
tervalli imili a quelli di Bacchio, non gi dall'acuto al grave, ma dal grave all'acuto ,
aggiune l'ottavo modo col nome di Hipermiolidio di un tuono , 5 c. Vedi li
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c. d. e f.
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G. a 8 c. d. e.
c. a. a
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G. F E. D.
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D. E, F, G a 5 c. d.
C, D, E, F, G a 5 c.
a. G. F.
E. D. C. H
C. D. E F. G. a
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G. F. E D. C. 5 A.
A C, D, E, F G. a.
F. E. D. C. h A. G.G.
GG. A. 5 C, D, E, F G.
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5
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5
5
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5
3
5
Si che niuno pu negare, che la dipoitione di Boetio pecialmente non sii totalmente
imile a quella del Zarlino, abbenche eo Bontempi alle carte 2o5.formi la dipoitione
delli modi econdo la mente di Boetio, principiando dal grave con l'Hipodorio in A re,
e non in Gammaut, come il rapportato itema, ad ogni modo queta f la germana en
tenza di Boetio, come evidentemente dimotraremo .
-
Appor
p A RT E IV C A P. IV.
25 I
Apportare opra queta materia de'Tuoni qualche coa del Galilei, ma come dice il
Bontempi alle carte 136 dell'Hitoria Muica, dimotra tal materia con tanta ocurit,
che io giudico, che sii pi toto un imbrogliare lo tudioo, che un elucidarlo, non otan
te per ne diremo qualche coa.
Alle carte 65.del uo Dialogo dopo haver rappreentato antecedentemente alle carte 64.
il itema di Tolomeo da noi poco fa rapportato, cos decrive l'ordine delli Modi; di
maniera che il Mitolidio pi di ciacuno altro acuto, veniva a cantare un emituono opra il Ly
dio, e queto un Tuono opra il Frigio, e'l Dorio cantava otto il Frigio un tuono, 9 una quarta o
pra l'Hypodorio, e otto quello un emituono, 9 una quarta dal Lydio vi era l'Hypolidio; e decen
dendo un Tuono otto queto, 5 una quarta otto il Frigio vi era l'Hypofrigio; 9 ultimamente il
itema dell'Hypodorio i baveva dall'ingravire per una quarta quello del Dorio , o veramente un
Tuono quello dell'Hypofrigio, e queti, econdo Tolomeo Principe de Matematici, erano i veri, e le
sitimi intervalli.
pondenza, e parimente non i accorda a tal Sitema la determinatione delli Modi, che
apport anteriormente ad eo alle carte 63 ove parlando delle pecie della Diapaon nelle
quali i addattano li Modi pone il Dorio nella pecie E. & e con dire. La pecie della Dia
paon del qual modo la quarta, che viene collocata, econdo che io dii, tra la corda di E la mi ,
9 di e la mi. Del Frigio cos parla. Dico la pecie della Diapaon del modo Frygio trovari
tra D ol re, 9 d ol re, e che la ua Media ia neceariamente G ol re ut, dove quella del
Dorio alamire. Inacuendo di novo il Sytema per un tuono pi di quello che erve al modo Frygio,
i haver quello del Tuono Lydio. E poco dopo. Lapecie delcui Diapaon contenuta tra Cfa
ut, 9 e olfaut, e la ua media Ffaut. Segue per il Mitolidio. Hora queto tale Sytema
(parla del Lidio) traportato nell'acuto per un minore Semituono, e Lemna, ne dar le corde
corda media in H mi. Se di nuovo (dice egli ) s'ingravir il Sytema del modo Frgio per una
Diatearon, o vogliamo dire per un tuono otto dell'Hypobdio (che tanto importa quanto all'ef
fetto) i baver il modo Hypofragio. La ua Diapaon contenuta tra la corda G ol reut, e
g ol re ut, e la ua media il C ol fa ut. Se ultimamente (conclude egli) noi traportare
moil Sytema del Tuono Dorio nel grave per una Diatearon, per un tuono otto l'Hypofregio ,
haveremo il modo Hypodorio pi di ciacun'altro grave. La ua Diapaon forma fra l'a la
"i Alamire; e quete ono le duplicate dipoitioni, che forma l'Auttore del
1
MOdI
che ia il vero, dice l'Auttore,che Inacuindo di nuovo il Sytema per un tuono di quello,che er
e al modo Frgio, i baver quello del Tuono Lodio. Se il Modo Frigio nella pecie della
Diapaon D. d. mediata dalla corda G. come i potr inacuire il Modo Lidio, e ar po
to nella pecie della Diapaon C. c. mediata dall'F. che un tuono pi baa della Dia
Paon D. d. tramezzata dal G. aegnata al Modo Frigio? certo che in queta forma ar
pi bao il Lidio del Frigio. Cos pure dich'io; come i pu traportare nel grave il Mo
do Frigio per l'intervallo d'un tuono, per formar il Modo Hipodorio graviimo,een
do poto nella pecie della Diapaon A & a, tramezzata dalla corda D. che pi alta un
uono della pecie della Diapaon G. g, tramezzata dalla corda C. e cos pu giudicare lo
All
C
252
PA RT E IV. CA P. IV.
i l i
Alle carte 7o del Dialogo di queto Auttore i ha,che ricercato il Bardi dallo Strozzi per
qual cagione Tolomeo aegnae alli Tuoni pi gravi le pecie pi acute della Diapaon,
& pi acuti le gravi, e ne h per ripota, che e Tolomeo havee per eempio al Tuono Hy
podorio aegnata la prima pecie del Diapaon, che contenuta come bavete inteo tra h mi, e h
mi, e le altre pecie alli altri Tuoni per ordine; tra li molti inconvenienti, che in ei arebbero nati
era uno quello, che il Mixolydio veniva pi del Lydio acuto un Tuono, 9 c. tutto bene, ma chi
rimedier all'inconveniente, che occorre in tal dipoitione, che invece, che il Mitoly
dio ia pi acuto un emituono del Lydio, ne viene ad eere all'incontrario pi bao del
la Diapaon (la quale opinione commune, & univerale) le quali vengono coniderate
dalle corde fondamentali, come furono coniderate da Euclide, ver. gr. la prima pecie
della Diapaon pota tra ti eti. e i conidera come inclua in ee corde, 8 in quete i
forma il Modo, Tuono, come i veduto nelle dipoitioni di eo Euclide . Come
adunque, e con qual fondamento, dop di haver dimotrate le formationi de Tuoni per
le corde fondamentali della Diapaon, li forma alle carte 64 nel itema di Tolomeo per
i i i
;
i
Onde i vede, che queto Auttore dice una coa, e ne dimotra un'altra; m vediamo
la difea, che apporta per l'inconveniente, che fra li Modi non vi sii la vera oervanza
degl'intervalli delli tuoni, e emituoni.
..
i
Alle carte 68 introduce lo Strozzi dire al Bardi : Trovo particolarmente, che quella del
modo Frigio otto quella del Lidio per un emituono, e che opra a queta un Tuono vi quella del
Mixolidio; e voi, mi uol parere, che al contrario me le habbiate decritte, che otto il Mixolidio
n tuono vi foe il Lidio, e che un Tuono otto queto i trovae il Frigio. Gli riponde il
Bardi, che queta coa ha dato da penare a molti, ma e vorr acuire il uo bell'ingegno,
-
il tutto
p A RT E IV C A P. IV.
253
il tutto intender , e cos dice egli : E' d'avvertire adunque, che la pecie del Diapaon
del modo Dorio quella di E la mi; del Frigio Dol re; del Lidio Cfa ut; e del Mixolidio h mi,
che per gl'intervalli, quali dii, ono naturalmente l'una dall'altra ditinti, ma per applicarle poi
d Tuoni, a quali ervono, vanno da quella del Dorio impoi traportati nell'acuto, qual per una et
tima, qualper una quinta, e qual per un ditono; dove per l'oppoito la pecie del Diapaon dell'
Hipolidio, e dell'Hipofrigio, e dell'Hipodorio vanno traportate per gli tei intervalli nel grave;
da che i vede, che queto Auttore opera appunto come certi Cabaliti, li quali dopo ha
vere etorta la mente delli curioi con una intricatiima combinatione di lettere, e carat
teri, formano una tal qual tabella abecedaria, d numerica, dalla quale (come i uol dire
zoticamente ) de jure cervellotico, ne deve cavare il curioo una ripota addattata al uo
queito; cos in queto cao i forma un itema, i danno regole replicate, e perche uc
cedono delli inconvenienti, biogna, che lo tudioo in luogo di eer addottrinato con
principii fermi, tabili,e veri, vadi lambiccari i cervello contrafportare queti Tuoni
conforme al uo biogno; s che mio cariimo Tetore quete ono coe, che ervono o
lo confondere, e non ad addottrinare, onde i devono abbandonare, e pigliare quelle,
che poono giovare, con la chiarezza, & evidenza loro.
Li dicepoli di Pitagora havevano tanta fede, e credenza ne detti del uo Maetro, che
timandoli irrefragabili, erano oliti dire ipe dixit atis et : cos certi tali i ono tanto in
vaghiti nella dottrina degli Antichi, che niente timano quella de Moderni, e non vo
-
f" in nulla mutarla; di tal parere furono il Galilei, 8c il moderno Bontempi, e pure
iogna concedere nel progreo del tempo la mutanza delle coe, pi che vero, che
con il beneficio di eo tempo l'arte empre pi le abbellice, e perfettiona, coa, che con
fea anche il Bontempi, che alle carte 136 della ua Hitoria parlando appunto del varia
re dell'ordine delli Modi, cos die: Perche non v'ha coa, che non ia ottopota finalmente
qualche variatione, e particolarmente in quelle cienze, le quali non hanno ancora tabiliti ifonda
menti della propria perfettione; onde ottimamente fanno quelli, che procurano di elucidare le coe, tirandole miglior perfettione, 5 ad meliorem frugem, come ha procurato di
fare l'Artui circa l'ordine delli Modi di Tolomeo, e non otinari opra l'auttorit de
Greci, e non volere, che niuno poi migliorare le dipoitioni loro, econdo l'occorrenza
de tempi, uo moderno, come fece egreggiamente il dottiimo Zarlino.
L'Artui adunque per redurre li Tuoni, o Modi di Toloneo , non olo econdo la
mente di eo Auttore, ma anche econdo l'ordine del notro itema diatonico, oerv,
come regitra nelle Imperfettioni parte 1. ragion 2 carte 51 che , chi vuole oervar l'or
dine delle pecie delle diapaon non poibile oervare l'ordine de Modi; e chi oervare vuole
l'ordine de Modi, non pu oervare l'ordine delle pecie delle diapaon; onde fra quete due co
e incompoibili ad uniri tim meglio, mio credere, l'eleggere l'ordine delli Modi, che
l'oervanza delle pecie della diapaon; poiche commune opinione, che fra li Modi
Dorio, Frigio, e Lidio, come pure fra li plagali, cio Hipodorio, Hipofrigio, & Hipoli
dio, vi ia la ditanza del tuono; e fra il Lidio, e Mitolidio; Hipolidio, e Dorio quella
del emituono; onde pi neceario l'oervare, che queti siino fra loro ditanti per li
narrati intervalli, che non l'eere formati da queta, o quella pecie; s che riflettendo
l Artui all'ordine delle pecie della Diapaon, Diapente, e Diatearon,econdo la mente
di Tolomeo, vide l'inconveniente, che ne eguiva; s che die con verit, che non i po
teva oervare l'ordine delle pecie dell'ottava unito all'ordine de Tuoni : Di modo che,
dice egli alle carte 51. tergo, e al modo Dorio, che per un tuono ditante dal Frigio havee
voluto Tolomeo applicarvi la prima pecie della Diapaon, 9 al Frigio la econda, non arebbero
l'uno dall'altro lontani per un Tuono, come era la ua intentione, ma per un emituono, il che
redere, che econdo l'ordine di Tolomeo, la econda pecie della Diapaon i convenga al
-
modo
p ART E IV C A P. IV
254
mcdo Dorio; la terza al Frigio; la quarta al Lidio; la quinta al Mitolidio; e per retrogrado
3.
4.
5.
6.
7.
I. .
i i i i
Li quali Tuoni poti per ordine dal grave all'acuto ono come qu otto.
7.
I.
i i il
4.
5.
i ;
|f
Dalla quale dipoitione chiaramente i vedono eer ridotti li Tuoni al perfetto ordine
delli intervalli loro di tuoni, e emituoni, il che i confronta con la dipoione del Zar
lino, olo dicrepante nell'ordine delle pecie dell'ottava, mentre, che eo Auttore per
unire aieme l'ordine delli Modi, e delle pecie dell'ottava, tabil la prima in C. per il
Modo Dorio, che f riconociuto per Primo; la econda in D per il Frigio; la terza in
E per il Lidio; la quarta in F. per il Mitolidio; la quinta alla baa per il G. per l'Hi
podorio; la eta in A. per l'Hipofrigio; e la ettima inti per l'Hipolidio, aegnandoli
Plagali alle pecie della quarta, che ono fondate in G. e li Autentici alle pecie della
quinta, che ono fondate in C. Vedi l'abbreviata dimotratione.
Specie dell'Ottava.
5.
6.
l.
Autentici.
3.
x-
2.
53 9g 3; 5a g3
E.
ti:
O
*5
3E:
5:
3.
2.
3-
3.
2-
Plagali.
. 8.E a5 E: a5 E: 5 E5
5:
25
:3
95
2.
E.
Vedia
pA RT E IV CAP. IV.
255
Vediamoli Tuoni, econdo la mente di Boetio. Forma anche Boetioli Tuoni, come
i die, dalle pecie della Diapaon, e vogliono, che queto Auttore Ii principiae dall'A.
e non dal H come fecero li Greci, non gi dal grave all'acuto, ma dall'acuto al grave, co
me habbiamo dimotrato in queto capitolo, e vole, che queti Modi s'includeero nell'
ordine di due Diapaon, e che la pi baa corda di queta cotitutione empre foe la
Proslambanomene, e dalla gravit, 8 acutezza di queta i formae la cotitutione pi al
ta, e baa, e i variaeroli Modi, come i vede nel cap.16 del lib.4 della fua Muica, ove
dice : Si proslambanomenos proslambanomeno fuerit gravior, ve qualibet alia vox ejudem loci
voce gravior pernotetur, in eodem cilicet genere contituta, totum quoque ordinem necee etee
graviorem ; ma perche li pare, che con la proslambanomene non s'intendee bene, og
giune : Tamenid melius fumetur ad mediam, que et mee; duorum enim ordinum bis diapa
fon cononantium, cuius mee fuerit gravior, eiudem totus ordo quoque gravior erit. Nam cae
- tera ingula ingulis comparata nihilominus graviores invenientur ; itaque i media ab alia me
dia tono, aut acutior videatur, aut gravior, omnes quoque nervi, i in eodem genere int, inguli
ibimet comparati tono acutiores, aut graviores ee videbantur; decrivendo adunque nel ci
tato cap.16, l'ordine, e le ditanze, che devono oervare fra loro li Modi, cominciando
dall'Hipodorio cos die : Nos vero a graviimo Hipodorio incohantes cateros quam intere
babeant differentiam deignabimus. Namque in Hipodorio mee, que et... ab ea,qua et in modo
Hipofrigio tono ditabit, per la differenza dell'Hipofrigio all'Hipolidio, cos crive: Item me
e Hipolidii abea, qi a et mee Hipofrigii toni differentiam facit; e fra l'Hipolidio, e Dorio vi
one il emituono. Item mee Hipolidii, qua et. .. ab ea que et Doriiemitonio ditat; iche
dall'Hipodorio al Dorio vi cader una perfetta quarta, come afferma l'Auttore, con dire:
guo fit ut mee Hipodoriiab ea mee, qua et Dorii integra Diatearon cononantia ditet; il Do
rio, & il Frigio vuole, che siino ditanti un tuono, dicendo : Item mee Dorii, qua et...
ab ea mee , qua et Frigii idet... ditat tono, e dal Frigio al Lidio parimente vi pone la di
tanza d'un tuono. Rurus mee Phrigii, que et... ab ea mee, que et Lidii, idet... ditat
tono; fra il Lidio, e Mitolidio vi pone il emituono: Rurus mee Lidii modi abea mee, qua.
et Mixolidii idet... emitonio ditat; e finalmente dal Mitolidio all'Hipermitolidio vi
pone la differenza del tuono: Eaque mee, que et Mixolidii... adean meen, qua et Hiper
mixolidii idet... toni differentiamfacit; iche econdo la mente di queto Auttore ono
lontani queti Modi per tuono, tuono, e emituono, conforme i dimotr eere quelli
econdo la mente di Tolomeo; e perci concluderemo, dice l'Artui opracitato alle carte
61. tergo, che la prima pecie della Diapaon, che forma il modo Hipodorio, ella biogna, che
babbi principio nella corda otto l'aggiunta; l'Hipofrigio nella corda aggiunta, l' Hipolidio nella
principale delle principali; il Dorio nell'appreo la principale delle principali; il Frigio nella
Indice delle principali; il Lidio nella principale delle mezzane; il Mitolidio nella econda delle
mezzane; e l'Hipermitolidio nella Indice delle mezzane. N pu altrimente tare, perche e vo
teino dire, che Boetio bavee voluto intendere, che il Modo Hipodorio nel grave Diatonico foe
collocato nella corda acquitata (che appreo il notro itema A re) e che da queta parten
doi pi nello acuto nacee il Modo Hipofrigio, e da queta pur dicotandoi per un Tuono nello
acuto s'havee l'Hipolidio: e da queta allontanandoi per un emituono s'havee il Dorio: volen
dolo ridurre in pratica, arebbe, e non impoibile, almeno difficile, maime diatonicamente. On
de chiaramente i corge, che biogna aegnare queti Modi le corde del itema Gui
doniano, come qu otto, il che ar appunto conforme alla dipoitione del dottii
mo Zarlino.
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PART E IV CA P. IV,
256
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9.
Il Bontempi nella 2. Parte della Pratica moderna della ua Hitoria Muica carte 234.
parlando della dipoitione delli Modi, econdo la mente di Boetio, citando li cap. 14 e
15. del lib.4. della Muica di eo Boetio, cos li decrive, aegnando dall'Hipodorio all'Hi
permitolidio quello d'un altro Tuono, e forma il itema ponendo l'Hipodorio in A. e gli al
tri per ordine dal grave all'acuto; ma quanto sii vera queta dipoitione, lo pu conide
rare il Lettore dalle parole proprie di Boetio da noi fedelmente rapportate, e ia detto con
buona pace del Bontempi, non h oervato il cap. 16. m i fermato contemplare il
itema delli Modi, che nel cap.15. enza andare pi avanti, il quale eendo formato di
caelle da Boetio chiamate pagine, errarono li Stampatori in delinearle, come aerice il
Galilei nel uo dialogo alle carte 58 come ancor noi habbiamo oervato nel notro tam
pato in Venetia l'anno 1499, ma nel cap. 16 dimotra epreamente con le parole quello,
che nel cap. 15. tato malamente epreo con la figura, e reto meravigliato, che eendo
Greco, 8 in Latino, che e havee ponderato queti detti, non haverebbe critto a carte
234 che il Lidio sii lontano dal Frigio per un emituono, e che parimente l'Hipodorio, e
l'Hipofrigio foero anch'ei ditanti per un emituono; dovea inoltre oervare li ite
mi delle pecie dell'ottava regitrate alle carte 59. in ee note opra Euclide, opra le quali
ono fondati li Tuoni, & haverebbe veduto, che li Tuoni Dorio, Frigio, e Lidio ono
ditanti fra loro per l'intervallo del Tuono, il imile fra l'Hipodorio, Hipotigio, 8.
Hipolidio; poteva pur anche coniderare la dipoitione delli Modi, econdo la mente di
Aritoeno regitrata nella ua Hitoria Muica alle carte 235 ove i vede, che tra il Do
rio, e Frigio vi cade un tuono, poiche vi tramezzato il Jatio; fra il Frigio, e Lidio pa
rimente vi cade un tuono, eendovi tramezzato l'Eolio, e cos parimente i vedono tra
mezzati l'Hipodorio, Hipofrigio, & Hipolidio, e cadendo naturalmente li emituoni
fra il Lidio, e Mitolidio; e fra l'Hipolidio, e Dorio, coneguentemente dovea cadere il
tuono fra il Dorio, Frigio, e Lidio; e fra l'Hipodorio, Hipofrigio, & Hipolidio; onde
non doveva ponere in contradittorio queto il itema di Tolomeo regitrato nel mede
imo foglio 235 m doveva conocere queto inconveniente; come pure non doveva for
mare il itema di Boetio alle carte 139 principiante in G. e poi alle carte 235. formarlo in
A. poiche quello in G.era conentaneo alle dimotrationi di Euclide, e di Aritoeno, ab
benche siino diveri nell'ordine dall'acuto al grave, e dal grave all'acuto, come pure nell'
nella
pA RT E IV C A P. IV.
257
nella ditanza d'un tuono alla entenza del Meibomio, e econdo il rapportato di Tolo
meo, ii o di mente propria, pure degli antichi Greci; s che aolutamente i devono
diponere queti Modi fecondo la mente di Boetio, & altri Antichi Auttori conforme al
oprapoto eempio per renderli addattati al Guidoniano Sitema.
Non olo f il Bontempi, che ret mal informato delli Modi di Boetio, m anche
-
tutti i Muici Latini, li quali poero il Modo Dorio nella pecie della Diapaon D. e per
.
t
i;
coneguenza l'Hipodorio una quarta otto di queto nella pecie della Diapaon A. mal
ifondati nell'auttorit di Boetio, che nel cap.14 del 4 libro della ua Muica die Sit in
Diatonico genere vocum ordo dipoius a proslambanomeno in netembreerbaleon, atque hic t
Hypodorius modus ; Che econdo il Sitema Guidoniano tra A. & aa. cio nella cotitu
tione di due ottave, della quale opinione vuole l'Artui nel luogo opracitato carte 6o..
che ii tato Guido Aretino, alla quale aderirono tutti li Latini. Si enta l'Artui. Alcu
mi fra quali Guido Aretino, e prima di lui l'Abbate Odo credendo alle ole emplici parole di Boe
tio i ono andati penando, che eendo otto li Modi era dibiogno, volendo accomodare otto i
principali li non principali per una quarta, che il primo Modo detto Dorio, foe formato dalla
Diapaon pota nella corda D.ol re, acci che il non principale, collaterale havee nel grave
principio nella corda.A. re, che viene ad eere una quarta pi nel grave del Dorio, e tanto te
nuta, 5 creduta per ferma queta opinione, che per ancora non poibile potere queti Moder
mi Pratici con ogni orte di ragionefarli eredere il vero, e'l contrario di quello che tengono, anco
ra che, come ono per motrarvi, Boetio babbi bavuto altra opinione, ne per uo credere ba mai
voluto, che il Modo Dorio babbi la ua corda finale nella D.ol re. Et in perona di Luca di
e eo Artui. Mi maraviglio molto, che e l' Aretino (come beri mi pare, che diceti) aggiun
e una corda al Sitema maimo, otto l'acquitata, egli non mutae l'ordine de Modi, i come mu
r l'ordine de Tetracordi in Eacordi, onde introdue una nova deduttione, che pur fi un ordine
molto bello, mi maraviglio dico, che e per lo avanti bavevano bavuto opinione, che il Modo Do
riofoe nella corda D. ol re per bavere il uo collaterale una quarta pi nel grave il uo princi
pio nella corda acquitata, non lo ordinae nella corda Cfaut per adoprare la corda otto l'acqui
tata per una quarta pi nel grave per il collaterale, acci non retae vaeua. A cui riponde
SVario, che non i pu havere l'occhio a tutte le coe, 8 un huomo non pu rimediare a
tutto, ma che bata, che dopo lui ia tato avvertito da altri;e veramente chi oerver con
attentione le ditanze, che hanno fra loro li Tuoni, il che commune fra gl'Antichi ,
non potr in altre corde collocarli, che in quelle coniderate dal Zarlino, e non otano
le parole di Boetio, che Sit in Diatonico genere vocumordo dipoitus proslambanomeno in
netem Hyperboleon, atque hic it Hypodorius modus. Poi che immediatamente oggiun
ge. Si quis proslambanomenon intendatrono, bypatenque bypaton eodem tono attenuet, cate
roquetonorum omnes faciat acutiores; acutior totus ordo proveniet, qum fuit priuquam toni
uciperet intenionem. E pi chiaramente nel cap.ra ove die Si proslambanomenos proslam
tanomeno fuerit gravior vel quelibet alla vox eiudem loci voce gravior pernotetur in eodem
tilicet genere cotituta, totum quoque ordinem necee etee graviorem. Da che i racco
glie, come dice l'Artui nel luogo opracitato carte 61. Che la pi grave voce di ciacun
Sitema, che cotituice qualunque modo, i addimanda acquitata, overo aggiunta. Si che tan
to erve all'Hipodorio, quanto agl'altri, e perche al tempo di Boetio non vi era altra
corda pi baa dell'acquitata, perci die, che l'Hipodorio foe nella proslambano
mene per dare il luogo pi bao del Sitema al tuono pi bao; ma inquanto alla diffe
renza, che hanno fra loro li Modi l'eplic con le pagine del Sitema, a qual i ia
Tuono volfe, che la prima, pi grave delle corde loro foe la proslambanomene ;
che i pu dire, che queta ia commune a tutti ii Modi, e non particolare dell'Hipodo
rio, che perci vole, che una proslambanomene foe pi grave, acuta dell'altra ;
-
Muco Tetore
onde
258
T A RTE IV CA P. IV
onde eendo tata inventata dopo da Guido un'altra corda otto l'aggiunta, acquita
ta, i deve addattare il Modo Hipodorio queta, acci che gl'altri Modi habbino la e
de conforme alle ditanze loro, 8 a mio credere Boetio tim meglio, che i conocee
ro le ditanze delli Modi per la mee, che per la proslambanomene, perche queta, een
do l'ultima, non pu havere altra corda pi grave, s che i deve dire, che Boetio conobbe, che la proslambanomene non era propria dell'Hipodorio, ma che, e li richiedeva
:un poto pi bao, tante le ditanze, che tengono fra loro li Modi, come ottimamen
te le decrie conforme al notro aerto nel cap. 16, onde non frutraneamente die . Si
proslambanomeno proslambanomeno fuerit gravior 9 c. per dimotrare, che all'ordine del
le ditanze delli Modi i richiederebbe una proslambanomene pi baa di ea proslam
banomene, e coneguentemente nell'ordine delli Modi i deve oervare altrimente dal
principiare in A re, il che s vederebbe ottimamente dalle pagine del Sitema poto nel
cap.15. e non foero malamente delineate dalli tampatori, come vuole il Galilei aile
carte 58. del uo Dialogo, che e foe altrimente, verrebbe Boetio a contradiri, poiche
il Sitema arebbe divero (come veramente i vede dagli eemplari, che ono malamen
te formati) dalladeterminatione delle ditanze, che devono havere li Modi fra loro in
egnate nel cap. 16.s che noi per chiarezza di queto fatto, 8 a odisfatione del notro Te
tore portaremo il Sitema formato dal Galilei alle carte 58 e replicato con i caratteri
Greci alle carte 95. come vero, legitimo, e giuto, nel quale i vede dalle differenze del
- le pagine, caelle, che il Dorio principia alla met della caella dell'Hipolidio, come
che diegni fra ei il emituono, il imile i vede tra il Lidio, e Mitolidio; & inol
tre i oervi la Mee che l'apicciola, e i vederanno evidentemente le ditanze loro per
li tuoni, e emituoni; i vede parimente in queto Sitema l'ordine vario delle pecie
dell'ottava egnate con il temicircolo, da che i corge che queto Auttore h cono
ciuto le ditanze delli Tuoni, ma non ha voluto alterare le pecie della Diapaon,
vedi il Sitema .
..
. ...
Oerva il Zarlino una coa, che potrebbe fori portare qualche difficolt al notro tu
-dioo Tetore, cao che ne facee rifleione, 8 veramente coniderabile.
. Queto Auttore nella 4. parte delle Ititutioni cap.8, conidera nelli Modi di Boetio
due inconvenienti. Il Primo de quali (dice egli, 8 quello, che noi intendiamo portare
otto la conideratione del notro Tetore) che non potremo ritrovare alcuna differenza de
intervalli pi in un Modo, che in un'altro: concioa che vuole, che tutte le chorde dell' Hipodo
rio nella maniera, che ono collocate, iano fatte pi acute per un Tuono, acci che i habbia il Mo
do Hipofrigio, 9 che le chorde tutte di queto Modo iano medeimamente fatte acute per un'al
troTuono per bavere quelle della modulatione (come egli dice) dell' Hipolidio. Et in vero come
i vede dal rapportato Sitema tanto ono le corde di un Modo, quanto quelle d'un'altro,
con la ola differenza di eere pi acuto l'uno dell'altro per un tuono, emituono; il
che non la cagione della formatione, e variatione delli Modi, m bens la variata poi
tione degl'intervalli in ei Tuoni coniderati: la qual variatione nace dalli iti varii, che
tengono li due emituoni, che entrano a formare l'ottave, nelle pecie delle quali ono
fondati li Modi, come aerice l'iteo Boetio, che die nel lib.4. della Muica cap. 14.
Ex Diapaon igitur cononantiepeciebus exitunt, qui appellantur modi, ond'io noto una
gran finezza del Galilei, il quale a mio credere, conforme ha conociuto l'inconvenien
te del Sitema malamente lineato dalli tampatori, cos anche habbi conociuto queto
errore; m perche era tutto affettionato agl'Antichi, & al contrario poco favorevole al
Zarlino, che per taare le ue Opere compoe il Dialogo della Muica Antica, e Moder
na, non vole propalare apertamente queta verit, ma agacemente la pales coperta, e
PARTE IV, CA P. IV
259
Dialogo.
Sitema di Boetio rapportato dal Galilei alle carte 58. Del uo Dia
go
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26o
cie della Diapaon, quai che velee dimotrare, che nelle corde diegnate da queti i
doveero formare li Tuoni, li quali, come devono eere,i rendevano variati dalla varia
ta ede delli emituoni, e cos " parlare (portando tutto il ripetto all'auttorit di
Boetio) vole rimediare all'inconveniente, 8 occultare la dotta oervatione del Zarli
no, onde potr conocere lo tudioo, e la cienza degl'Antichi havea biogno della ri
forma, 8 eplicatione delli Moderni: Concluderemo per fine, che la retta dimotratio
ne delli Modi degl'Antichi fatta con li caratteri, e note moderne, e econdo il Sitema
Guidoniano, ii quella del Signor Zarlino.
i
Il Bontempi nell'Hitoria Muica alle carte 235. forma il Sitema delli Tuoni di Ari
toeno conforme la notra pratica, principiando in A re, e l'Artui nelle Imperfettioni
carte 59. in H. mi, noi per aderire alla opinione del Zarlino, e per dare la ede naturale
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26 I
Non voglio mancare di poner una mia oervatione, che accade fra le pecie dell'otta
va, che formano li Modi econdo la mente di Euclide, e fra le pecie dell'ottava, che
formano li Modi econdo la mente del Zarlino. Si deve oervare, che i die nel preen
delle pecie dell'ottava di Euclide, che cadono nel grave, in quelle del Zarlino cadono
nell'acuto, come pure il imile accade nelle quarte, e quinte, che dividono l'otta
va, onde i pu dire, che iino le medeime, ma rivoltate, l'une contrarie alle altre
come i vede qu otto.
Dorio di Euclide
-
4.
5.
Lidio di Euclide
t 5.
t 4.
-i il
-HF
Hipodorio di Euclide
del Zarlino
t 4.
5.
5.
del Zarlino.
Hipofrig. di Euclide
4.
del Zarlino.
"Mitolid. di Euclide
5.
del Zarlino.
5.
t 5.
5.
gazarino
Figio di Euclide
del Zarlino.
Hipolid. di Euclide
delizarino
f 4.
5 t 4
5 t 4.
Inoltre, queto modo di rivoltare li Tuoni, d Modi ar di gran lume alli tudioi
per ritrovare un odo fondamento nel rivoltare le compoitioni, come i dir nel cap. 17.
di queta quarta parte.
-
R 3
Per
T'ARTE IV. CA P. V.
262
Per compimento di queto capitolo poneremo la natura, e propriet delli Modi degli
Antichi. Ogni Modo adunque ha la ua particolare propriet atta a commovere gli af
fetti dell'animo notro, non olo per l'armonia loro, ma anche per la dipoitione della
Quarta, e Quinta, le quali variando alla variatione delli iti del emituono, varie anche
formano l'armonie, eendo il emituono il condimento della Muica, 8 il regolatore
delli tuoni graduali, come i die,
Il Dorio adunque, per cominciare dal pi degno, maetoo, evero, modeto, &
eroico, e contiene una maet allegra, 8 vehemente, e oave inieme, e i pu dire
che ii anche bellicoo, evero, e virile, onde partecipa dell'allegro, e meto.
Il Frigio evero, bellicoo, furioo, 8 ardente; ama coe fetevoli, 8 abbenche i
-
--
ipotigio tra il
L'
querulo .
/ -
C A
P.
V.
-a
Brigati dalli Greci Antichi, e come i veduto ridotti li Tuoni alla dimotratione
moderna econdo il Sitema Guidoniano, hora i deve vedere quali foeroliModi,
Tuoni delli Latini. Nella primitiva Chiea adunque circa l'anno 37o di notra alute li
primi Ititutori dell'Armonia de Latini otto la direttione Ambroiana i contentarono
Primo, Secondo, Terzo, e Quarto; Queti Tuoni econdo la mente dell'Abbate Odo
rapportato dall'Artui nel ragionamento 2 della prima Parte delle Imperfettioni carte
64 a tergo, erano ditanti l'uno dall'altro, come egue. Il primo, 9 graviimo Modo
Anticamente era chiamato Protos, overo Arcos, y quello, che noi nominiamo primo Modo .
Il econdo Deuteros, che dal Protos lontano per un Tuono. Il terzo Tritos,che quello s'avicina
per un emituono. Il quarto Tetrardos, che dal Tritos s'allontana per un Tuono. Si che e ne
deduce, che iino poti nelle lettere D. E. F. G.Furono eercitate quete Arie di cantare, di
Modi, Tuoni per lo patio d'anni 23o in circa, m perche i rendevano difficili, e
faticoi per il loro grand'acendere, e decendere, & in oltre le Armonie i rendevano
concie, poi che e convenivano ne iti gravi, diconvenivano negli acuti, e e con
venivano negli acuti , diconvenivano nelli gravi ; s che per rendere pi fa
cile , e oave il modo di cantare Eccleiatico, e renderlo pi commodo alle
voci, facendole retare nelli iti di mezzo, tabilirono nelli tempi di S. Gregorio ot
V
to la
p A RT E IV C A P. V.
263
altri di due (e ci importa poco, poi che erano della medeima pecie l'una replicata o
pra l'altra) e quete erano formate da una quinta, e da una quarta, le quali chiamarono
lati, membri di ea ottava; del primo Tuono adunque formato dalla pecie della Dia
paon D. d.divia dall'A pigliarono uno de uoi lati, cio il uperiore, che era la quarta,
e lo poero otto il lato inferiore, che era la quinta, e ne formarono un altro Modo, il
quale per eere compoto dei lati del primo, lo chiamarono fuoiaterale, pure come
vogliono altri, uo plagale dal Greco vocabolo Plagos, che vuol dire lato, pure da
Tlagios, che ignifica obliquo, ritorto, quai che queti Tuoni Plagali iino obliqui,
ritorti, e rivoltati, mentre procedono al contrario degl'Autentici, che procedono dal
grave all'acuto, e queti dall'acuto al grave; il primo adunque come cotitutivo del
econdo lo chiamarono Principale, pure come vogliono altri Autentico, 8 il econdo
formato da queto,alcuni lo chiamarono uo compagno,e cos i deve intendere degl'altri
tre,li quali poero a due a due,cio Proto Autentico,e Proto Plagale;Deutero Autentico,e
Plagale; Trito Autentico, e Trito Plagale; e Tetrardo Autentico, e Tetrar
do Plagale, e formarono il numero di otto con queto ordin , il primo rimae primo, il
econdo alt terzo; il terzo quinto; & il quarto ettimo, s che li numeri impari r. 3 5.
7. furono degl'Autentici, e li numeri pari 2 4 6 8 furono delli Plagali, chiamando it
primo Dorio; il 2 Hipodorio; il 3 Frigio; il 4 Hipofrigio; il 5. Lidio; il 6. Hipoli
dio; il 7. Mitolidio, e l'8 Hipomitolidio; i chiamavano li Plagali con la prepoitione
del vocabolo Hipo, perche erano otto li loro Autentici, e Principali per l'intervallo di
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. Nella quale dipoitione oerver lo tudioo, che la quinta reta commune tanto alli
Principali, 8 Autentici, quanto alli Plagali, e Laterali, e che queti pigliano le voci
acute della quarta del uo Principale, e le traporta all'ottava baa nel grave della ua
cotitutione, e cos i vede, che veramente il Laterale formato dalli lati del uo Prin
Queti Tuoni con il progreo del tempo perderono le denominationi di Proto, Deu
-
tero a
pART E Ila C A P. Pi
264
tero, &c, e di Dorio, e Frigio, 8 c.e olo ret loro la denominatione di primo, econdo,
terzo, &c. in ino all'ottavo. Aerice il Bontempi nella ua Hitoria Muica Parte 2.
della Pratica Antica carte 173 che queti Modi ottennero da S Gregorio quella perfettione ,
che nella riforma de Modi d'Aritoeno, ne da Tolomeo, ne da Bacchio, ne da Boetio..... & c.
havevano potuto ottenere.
- - - - -
- - -
- -
. . ..
. .
" 'ordine, e numero de Tuoni, Modi dur in ino al tempo di Henrico Glarea
no, che nel 1547 mediante l'oervatione della diviione Armonica, 6 Aritmetica li ri
due al numero di dodeci, come i dimotrer qu appreo, eendo neceario di vedere,
prima, che coa ia queta diviione Armonica, 8 Aritmetica.
La diviione Armonica, Aritmetica non altro, che la conideratione dell'ottava ,
divia dalli uoi membri, che ono la quinta, e quarta, la quale conideratione non for
re -
i cos moderna, come taluno i pena, mentre che die il Bontempi alle carte 7o della
paon dimotrate da noi nel cap paato, 8 anche dalli Sitemi di Mercurio, e Pittagora
rapportati da noi nel cap.11 della econda parte di queta notra Opera.
e
t:
La diviione adunque dell'ottava fatta dalla quinta, e quarta f coniderata in due mo
di; l'uno quando l'ottava era tramezzata da una corda in maniera, che nella parte grave.
retae l'intervallo di quinta, e nell'acuta quello di quarta, e queta chiamarono divi:
ione Armonica, l'altro quando l'ottava era tramezzata da una corda media, in modo, che i
nella parte grave vi era l'intervallo della quarta, e nell'acuta quello della quinta, la quale i
conideratione in pidine alle ette pecie della Diapaon, vogliono, che foe tata fatta,
prima d'ogni altro dal Gaffurio nel cap7 del primo libro della Pratica, ove dice. Quoti
enim unt Diapaon pecies, tot Baccheus aerit cononantiarum forma, quibus totius extat mo
interacutam Diatearan
poitione.
i ,
# Vedi la di
---
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Armonica. i
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ca;& Aritmetica, che pu cadere nell'Ottava, fondato da queto principio, dodecine for
mli Modi,mentre che fra le ette pecie della Diapaon vi i ritrova quella tra He H, che
non ammette la diviione Armonica, tante che riece quinta fala, e diminuta tra eo ,
& F come pure la pecie tra F & fnon ammette la diviione Aritmetica, che fra eo F.
& H che riece Tritono apriimo,onde di quattordeci, che doverebbero eere li Modi;
per la gemina diviione delle pecie dell'ottava, che ono ette, retano olamente
numero di dodeci, otto de quali ono quelli degli Eccleiatici poco fa rapportati da noi,
e gl'altri quattro furono aggiunti da eo Glareano
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Onde i vede, che dalla variata poitione della quarta, e quinta nelle ette pecie dell'
ottava ne reultano dodecili Modi,coniderando per che la pecie dell'ottava fra H e H
non ammette la diviione Armonica; e la pecie tra F. & f. non ammette l'Aritmetica .
Et abbenche aerica il Galilei alle carte 71 del uo Dialogo, che queta diviione Ar
monica, 8 Aritmetica non habbi che fare con li Tuoni, e che non ne h parte alcuna
con ei, ad ogni modo pu chiaramente comprendere lo tudioo, che dalla variata e
de della quarta, e quinta, ne reulta il variato ito delli emituoni, da quali, come i di
e altrove, ne nace la variatione delle Armonie ; adunque variandoi quete nelle dode
ci
dodecine reultino
Armonie, e -per coneguen
i
za,dimotrate
che dodeeiforme,
iano li forza,
Modi,che
e Tuoni.
- e -variate
a
,
- r,
; Itzartino fece la conideratione delli dodeci Modi in due forme; l'una nelle Ititutio
ni Armoniche, la quale i confronta con quella del Glareano; l'altra nelle Dimotratio
ni, la quale veramente cononante alla vera dipoitionedelli Tuoni, come habbiamo
--
--- -
, 3 A',
5.
6.
- --
-- --- -
- -
- --
. .
Si deve avvertire, che quelli di numero impari, come i die ono Autentici, e quel
li di bumero pari Plagali.
Li Modi
-
- -
PARTE IV. CA P. V.
266
Li Modi poi dimotrati nelle dimotrationi ono li eguenti rapportati dal Tigrini
nel uo Compendio di Muica lib.3. cap.g2. li quali furono anche abbracciati dall'Artui
nell'Arte del Contrapunto.
--- --
--
--
--
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che cie
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L'un
PARTE IV c A P. V,
L' undecimo
267
E queti per odisfatione del notro Tetore poneremo ritretti nella ottopota figura.
1
10
11
12.
U
o
i.
i l if
l l i
--
- - -
-----
Dalla quale i vede, che tanto li ei Tuoni Autentici, quanto li ei Plagali ono fon
dati opra l'eacordo ut, re, mi, fa, ol, la. L'Autentici per natura in C e li Plagali
per il quadro in G.
vono nelle compoitioni dicrepanti dalli canti fermi, 8c eccleiatici, come ono Con
certi; Fantaie, Francei, Ricercari,e coe imili; Li otto poi di Guido ervono al canto
eccleiatico, come nell'alternare dell'Organo con il Choro, & in Antifone , Hinni, e
Salmi pezzati in canto figurato alternati dal canto fermo.
Vuole l'Artui nelle Imperfettioni parte 1. rag.2. carte 68. che le cadenze di queti do
deci Modi iino di due orti, cio Regolari, & Irregolari, Le Regolari ono quelle, che
terminano nelle etreme corde di ciacuna ottava, dalla quale quel tal Modo formato, nella
etrema della Diapente, e nella corda, che pu mediare quella Diapente, e dividerla in due
terze , cos .
I.
2,
3.
Armonica.
5.
1.
2.
3.
Aritmetica.
4.
268
PA RT E IV CA P. V.
Di modo che (egue dicendo eo Auttore) ogni Modo per natura haver quattro luochi de
terminati, ne quali i potranno fare le cadenze regolari di quel Modo. Et anche concede, che
e ne poino uare due altre, che iano irregolari, anzi nell'Arte del contrapunto ri
tampata l'anno 1598 carte 73 die, che Le cadenze irregolari ono tutte l'altre, faciani
poi dove i vogliano. E parlando nel opracitato luogo circa il modo del modulare delle
parti cos die. Se ilTenore detto guida della cantilena, moduler per le corde del tuono au
tentico, biogna che il Bao moduli per le corde del uo plagale, 9 per contrario, alle quali cor
riponder il oprano al Tenore, 9, il Contralto al Bao per una ottava, cio moduleranno opra le
tee corde per una ottava, quintadecima. Da che i raccoglie, che ogni compoitione ia
mita dell'Autentico, e del Plagale, 8 contra.
Pare, che li Moderni, e Noviimi Maetri Muici d'hoggid i ervino olo di otto
Modi, Tuoni, come i vede da loro manocritti, che vanno per le mani de loro Di
-
- -
cepoli, e fra quelli, che campeggiano otto il Torchio vi il Penna, che negli Albori
Muicali lib.2 carte 119. inegna eer otto li Tuoni con il medeimo ordine delli qui ot
to poti, che ono delli dotti manocritti del M. R: P. Maetro Angeli da Rivotorto, da
quali vedr lo tudioo, non olo l'uo delli Modi alla moderna, ma anche l'uo delle ca
denze, che i posono in ei uare, e ono la Fondamentale: la Regolare: la Media : due
Irregolari, e la Finale.
-
-- -
---
---
- -
- -
- - -- - - -
- - - - -
r-N
1. Fondam.
Regol.
Media.
Irregol
Irregol. -
2. Fondam.
Finale.
- - -
Regol.
Fondam.
Media.
Irregol.
Irregol.
Media.
Irregol.
Irregol.
Irregol.
Irregol
4. Fondam.
Regol.
Media.
5. Fondam
Regol.
Media
Irregol.
Irregol.
inale.
Finale.
Finale
6, Fon
PARTE IV, c AP P.
269
6. Fondam.
Regol.
Media.
Irregol.
7.
Fondam.
Regol.
Media.
Irregol.
Finale,
ro
Irregol.
Irregol.
Finale.
N
8. Fondam.
Regol.
Media
Irregol.
Irregol.
Finale.
Nonotante, che i habbi detto poco f che la corda della cadenza media ii quella, che
divide la quinta in due terze,ad ogni modo i potr in queto 8.tuono fare ea cadenza me
dia in B. di 7 e 6 e non di 4 e 3 & in C econdo che parer di riceverla al virtuoo Let
tore; m volendoi pigliare l'ottavo Tuono in rigore, non puol eere propriamente in B.
--
C A P.
pART E IV ca P. VI
C A P.
VI.
27o
e delle ue cadenze .
. .
i i die nel cap.2. di queta quarta parte, che il Contrapunto diminuto quello ,
In queto Contrapunto i doveranno oervare tutte le regole generali date nel primo
Capitolo di queta quarta parte, anche le regole del Contrapunto emplice due, po
te nel cap.3 di queta quarta parte; come pure quello, che i inegnato nel cap.13 del
la terza parte circa le emiminime, e crome, che paano per fale; & inoltre i doveran
f
- no oervare le eguenti.
Che le parti tiino unite, n i fermino troppo in unifono, & ottava, anzi i devono
-
-e
- -
un ottima modulatione.
Non i faranno emibrevi nel principio di battuta, m bens nel levare con incopatio
ne , e ar lecito uare la dionanza nel principio di ea incopatione,
in levatione per,
- ,
-
Le Legature in queto contrapunto aranno con la parte di opra di ettima riolta con
la eta maggiore, con la quinta, con la terza, econdo la natura della compoitione; e
con la parte di otto di econda riolta con la terza maggiore, d minore, e opra ci i
oerveranno le regole date nel cap. 17 della 3 parte.
Circa le regole d'intrecciare le cononanze, e dionanze, che entrano in queto con
trapunto, i oerveranno quelle date paramente nella 3 parte nelli capitoli delli pa
aggi loro .
Non i faranno alti cabroi, e di cattiva relatione, e non i faceero a bello tudio
per vetire le parole, ma tutto deve eer poto con ordine, e vaghezza, e particolarmente
le dionanze, e le legature, che devono eere riolte con le buone regole, e per fine
In queto contrapunto i faranno le cadenze all'uniono con la econda; pure all'ot
tava con la ettima, e non con la terza, e quarte; e queta non i doveranno uare e non
nel fine dell'oratione, 8 in occorrenza di variatione di oggetto, e per dare paua alle
Delle
pA RT E IV CAP. VI
271
Delle Cadenze .
- ,
jus fine, vel quies, vel perfectio reperitur. Et un certo mezzo econdo il Zacconi Prati
caz. lib.2. cap.24 carte 73 mediante il quale s'indolcicono molte durezze, dionanze,
& afprezzereducendole all'ordine melodico, come pure per queta i rendono li Tuoni,
d Modiarmoniali alla propria, e vera dipoitione, 3 , come vogliono il Tigrini, & il
Berardi, il pi nobile, e vago ornamento, che i ritrovi nella Muica. Queta cadenza
adunque econdo l'Artui nell'Arte del Contrapunto ritampata l'anno 1598 carte 6r.
E una certa finale terminatione di tutto il concento, overo conteto della oratione, e non i debbe
uare e non quando la entenza perfetta delle parole, nella proa, nelvero terminata. E
non f introdotta per altro nelle Armonie, e non che per dare pirito in un iteo tem
po alla compoitione della Muica, e dell'Oratione, parole; che perci non i deve uare
e non nel compimento del periodo,e quando che queto ricerca il punto; i potr anche
uare nella virgola, m ar imperfettamente, e fuori di tempo.
e
Si divide principalmente la cadenza in due membri, come i divide il contrapunto ,
cio in emplice, e diminuta, che anche detta da altri compota, e florida; La empli
ce quella, che i forma con figure del medeimo valore, 8 compota di pure cononan
ze, e non ammette dionanze. Queta i divide in perfetta, 8 in imperfetta; la perfet
ta quando le parti i vanno ad incontrare, e pasano all'uniono, pure quando i di
monia, dell'Oratione. Queta cadenza emplice non timata buona dal Penna nel
lib.2. degl'Albori Muicali carte 123 Anzi (dice egli) propriamente non i deve dire ca
denza, eendo propriamente la vera, e germana cadenza quella, che compota di cononan
ze, e dionanze, vedi gli esempii. - -i--- ----- ----- - - - - - - - -
- -
--
- - -
-- -
i
-
Perfette. . .
. . . .
. . .
-- ---
ri
---
---
3-
3-
- 3- 3- 6
--------------'
272
La cadenza diminuta, d compota dal Bontempi chiamata Florida quella, die nell'
Hitoria Muica parte 2 della pratica moderna carte 231. le cui note banno le incope, e la
dionanza riolta con la cononanza; queta cadenza i former dal procedere delle parti con
variate figure, note, le quali formeranno cononanze, e dionanze incopate, e riolte
to
iPerfette.
l 3 3 2.3 1, 6 3 2 3 1 , 5, 8, 7, 6, 8
-
s... .
5,
. . . . Imperfette.
3, 4- 3 - 3
3 4
5. .
-
8. 7.
6.
, 6.
Dice il Pioveana nelle ue Miure Armoniche carte 44. che fra le cadenze imperfette
quella alla eta sii la pi abborrita:
- Inoltre i divide la cadenza diminuta in vera, e finta, la vera quella, che habbiamo
dimotrata; la finta quella, che veramente fatta di cononanze, e dionanze anch'e
- .
a, e pare, che vogli fare la cadenza, ma non la termina, poiche fatta la dionanza, e ri
olta con la cononanza non paa all'uniono, 8 ottava, come dovrebbe, ma paa ad al
tra diparata cononanza, come dagli eempii.
-
--
8 7:6 3
--------
54 3 5
- - -
- - -
- -
8.
- ---
Quattro cadenze vengono aegnate dal Penna negl'Albori Muicali carte 124 eque
c
-
PARTE I CAP VI
za
te, come principali, e pi uitate delle altre. La prima di quarta, e terza, che i f quan
h una tal quale omiglianza alla cadenza, e i f quando la parte inferiore f alto di quar
-- -
--
I
- -
- -
- --
- --
--- --- - - -
Cadenze a due.
-
4 3-
Prima,
S 6,
Seconda.
76.
2 3.
Terza
Quarta.
Avvertice l'Auttore, che h fatto gli eempii opra motrati con due parti lontane per
ciarezza de principianti, ma che le cadenze a due devono eer pi trette, perche le com
itioni due vanno pi frette, che i pu,
-
Mueo Tetore,
Caden
pART E IV C A P. VI.
274
Cadenze a tre.
5 i6
3 4X :
3a
4 3
7 6
Terza .
Seconda.
--
Quarta.
. .
Cedente a restare - - -
4 3
Prima
3 : 4X
Seconda.
7X 6
Terza,
23
Quarta.
Caden
PARTE Il cap vi
ars
Cadenze a otto.
Primi
"-
Seconda.
Terza.
ta.
--
iIl Bontempi nella Hitoria Muica parte econda della pratica carte 23o parlando dell
--
r .
-.
2 er
276
conidera nella parte graviima del Bao il movimento eparato per Quinta dall'acuto al grave,
oper quarta dal grave all'acuto; qualivoglia altra cadenza, nella quale non i conideri queic
movimento, ia di che orte eeri voglia, babbia che nome baveri paa, non da noi conociuta
per cadenza:
- - - --
---
Le cadenze in terza, in quinta, 8 in eta, che ono chiamate imperfette, ono conide
rate dal Bontempi nel luogo opracitato carte 231. per movimenti ciolti, legati, che
non riolvono per esere inipidi. La cadenza poi di ettima, e eta coniderata da eso
Bontempi come pecie di cadenza, e conclude alle carte 232 che la cadenza ia una ola.
La propria cadenza adunque,che di quarta, e terza i conidera come Maggiore, Minore,
e Minima, e vuole il opracitato Bontempi, che queta ditintione di Maggiore, Minore,
e Minima non habbi altra differenza, che del tardo, e veloce, come i vede dagli esempii,
abbreviati con due parti ole.
Minori.
Minime.
Maggiori.
- -
- -
- -
--
Legature di opra.
Legature di otto.
-- -
i
- - --
3.
5. - 7
5.
8.
6.
3.-S2.
3.
1.
Le cadenze ono all'uniono, come nel primo modo; & all'ottava, come nel econdo;
di quarta, e terza, come nel terzo modo non i ua, e non buona a due.
I -,
-
1. Modo:
2 Modo. -
..
277
3 Modo.
Per intruttione del notro Tetore motraremo alcuni esermpii di Scipion Cerretti
Napolitano, rapportati dal Zacconi nella ua econda Parte lib.3 cap.45 e 48.
-
l
Altro modo.
Altri eenpii opra ut, re, mi fa, ol, la, della parte del
Mueo Rfiore.
Secon
278
Secondo.
Quarto.
m e
- -
- -
- -
T
-
--H,
g4 Quinto.
Altri eempi opra la, ol, fa, mi, re, ut, del Bao.
-
- -- -
-- -
-- -
E
Primo.
Secondo.
Terzo.
Quarto,
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279
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Quinto.
buono.
buono'
Devono le parti tare unite pi che ia poibile, oservando l'ordine dato nel cap.2. di
queta quarta Parte, chivando li pai travaganti, e le cattive relationi, e i dover in
queto Contrapunto far entire ogni coa ben ordinata, procedendo con maggior poli
zia , che ia poibile, oservando eattamente l'ordine delli quattro movimenti dimo
trati nel cap 6. della terza Parte
Si far pure, che le Parti cantino bene con movimenti, e alti naturali, chivando li
cabroi, e quelli, che i faranno, doveranno esere cononanti, come i dise in altri
-
to i poi fare la quarta coperta, e la quinta fala ignuda fra le parti di mezzo.
Riucir vago queto Contrapunto, e le parti aranno fra loro differenti nelle figure,
note, il che i far almeno con una delle tre parti, come i vedr dagli eampii, e pi che
aranno variati li movimenti, pi ar vago il Contrapunto.
. Non decenderanno, n meno acenderanno unite tutte tre le parti, ma riucir vago
il Contrapunto, e libero dagli errori, e una almeno delle tre parti caminer con moto
-
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378
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queto Contrapunto far entire ogni coa ben ordinata, procedendo con maggior poli
zia, che ia poibile, oservando eattamente l'ordine delli quattro movimenti dimo
trati nel cap 6 della terza Parte
Si far pure, che le Parti cantino bene con movimenti, e alti naturali, chivando li
cabroi, e quelli, che i faranno, doveranno esere cononanti, come i dise in altri
to i poi fare la quarta coperta, e la quinta fala ignuda fra le parti di mezzo.
Riucir vago queto Contrapunto, e le parti aranno fra loro differenti nelle figure,
note, il che i far almeno con una delle tre parti, come i vedr dagli eampii, e pi che
aranno variati li movimenti, pi ar vago il Contrapunto.
Non decenderanno, n meno acenderanno unite tutte tre le parti, ma riucir vago
il Contrapunto, e libero dagli errori, e una almeno delle tre parti caminer con moto
-
Sar
pA RT E IV. CA P. VI.
28o
Sar anche vago contrapunto, e le due parti acute camineranno unite per terza, eta,
caminando la parte grave per moto contrario quete, i far anche, che due parti cami
nino veloci, e l'altra tarda; o pure, che due vadino tarde, e l'altra paeggi, dandoi vicen
devolmente la muta. Si potr anche pauare dando ripoo al Cantore, e vaghezza al con
trapunto, il che i concede anche nel contrapunto due; ma queto pare, che ia proprio
del contrapunto fugato per dar campo all'entrar de oggetti, come i vedr ne proprii
capitoli. Le cadenze in queto contrapunto aranno quelle a tre dimotrate in queto
capitolo; vedi gli eermpii.
Altro eenpio.
fir
G
i -
si
ii
-
C.
i
e
i
v
--
stiti
i 44 H.
Altro eenpio.
--
28 I
282
U
Del Contrapunto diminuto a Quattro.
PARTE IV cap. VI
-----
- --
--- -
---
--- --- -
--
Altro eempio:
-.
-
Haver
PARTE
284
--
IV. CAP, VI
Haver oervato il notro Tetore dalli egni poti nelli due opranotati eempi
(che ono del P.Maetro Rivotorto) che nel moto delle tre parti acute, vi cadono due
quarte, e due terze, coa communemente concea da tutti li contrapuntiti; l'incon
veniente adunque, che occorre in queti moti imili delle tre parti queto, che e non
vi entrano due quinte, ottave, vi deve almeno sforzatamente entrare le due quarte ,
che ono tolerate dalli contrapuntiti, ma da quete ne nace (come habbiamo noi o
ervato) che uandoli Muici in mancanza di oprani naturali, far cantare la parte del
oprano ad un Tenore all'ottava baa, la parte di oprano, che era pi acuto dell'Alto,
e Tenore, viene ad eere non olo pi baa di ei, m i mutano pur anche tutte le con
onanze, che fra queti occorrono; e l'inconveniente maggiore , che la quarta talvol
ta diventa quinta, particolarmente quando ar nella parte acuta pota opra la terza, che
uando ar pota nella parte grave otto la terza, non diventa quinta, ma eta ; s che
i" due quarte, i paa alle due quinte, come dagli eempii. Il egno A il oprano
mutato in Tenore all'ottava baa.
- ---
- -
--
--
---------
--
- - .
- -
-l
- -- - -
-,
-,
- -- - -
--- ----- - - - - - - - -
-a -
PART E Il cap. VI
285
Altro esenpio.
6,
V.
le ete terze (parlo fra le parti acute, e non con la parte del Bao) le quarte poi diven
tano, ete, quinte, e e aranno due quarte, i convertiranno in due ete, in
due quinte, iche per ichivare queto inconveniente ar molto meglio sfuggire queti
moti imili con tre parti, e e i dovranno uare atretti dalla neceit, timarei meglio,
che i faceero come nel econdo, e terzo eempio, perche rivoltandoi il oprano alla
baa, le due quarte riuciranno fete, e non quinte; per vero, che la quarta opra la
quinta tramezzata dalla terza f miglior effetto, & armonia, che non f pota in quali
voglia altra forma.
Io non s per qual caua concedino li Muici Pratici le due quarte, quando negano
con tanto rigore le due perfette, come li unioni, quinte, 8 ottave; le " imperfette,
-
come le due terze, e ete della medema pecie, e anche le due dionanze di pecie coni
mili, come i die nella terza parte, e vero, che i faccia queto per non eervi diver
it d'Armonia, il medeimo accade nelle due quarte; onde io non s altro che dire, e
non che eendo anomala fr le cononanze, e dionanze gli diano queta prerogativa fra
le -parti di mezzo, -pure per non
fore tanta
Delrendere
componere
Vocedifficolt
ola. nell'Arte del Contrapunto.
a
Non h ritrovato Scrittori Armonici, che habbino dato regole perla compoitione vo
ce ola. Pare, che il vocabolo compoitione non i poi addattare alla compoitione di una
ol voce, derivando dal latino compoitio quai imul poitio, il che non accade ad una olvo
ce; m e noi oervaremo, che la compoitione ad una ol voce i forma per li gradi, in
tervalli armonici fr di loro debitamente connei in ordine Armonico, pigliando li alti,
e paaggi regolari, e proprii, laciando gl'improprii, & irregolari, come i dimotra
to nel cap. 16 della econda parte, non vi ar alcun dubbio, che anche al modo di far
cantare una parte ola non e gli poi dare il nome di compoitione, almeno e li dir
compoitione in quanto che la voce accompagnata dall'itrumento, e per queta con
ideratione io mi d a credere, che niuno ne habbi parlato, volendo fore, che queta
forma di componere cada otto le regole, che i danno del componere due: Sotto queta
conideratione adunque noi daremo qualche regola del componere voce ola, ci s"
-
T A RTE IV cA P. VI
286
Si dovr principalmente oervare le corde del Tuono, e opra quelle tabilire la
modulatione, la quale deve eere tutta leggiadra con paaggi propoito, e con alti
regolari, e proprii, e non cabroi, 8 improprii, e garbati, che formino la modu
latione apra, e dura, e diino fatidio al cantore in proferirli, e tedio all'uditore in
entirli. Li paaggi veloci non anderanno di alto, ma pi uniti, che i potr, perche
come i die nel citato cap 16 troppo difficile alla voce humana il caminare con tan
tapretezza per alti, non havendo quella facilit, che h la mano nel toccare li tati
degli trumenti . Dovr pure havere bell'aria, vago andamento , 8 ottima modu
latione addattata alle parole, cio che non ia barbara nelle parole dolci, 8 amene, e
cos nelle parole apre non i far la modulatione dolce , e placida, m evera, vigoro
a, virile, incitata con andamenti proprii per movere li eni, allo degno, alla
piet, all'allegrezza, alla metitia, e di votione &c. conforme ar il eno delle
parole. La regola per diponere li eni tali affetti l'habbiamo data nel cap. 2a della e
conda parte, e queta dovr oervare il notro Tetore; e per fine eendo queta com
poitione, i puol dire, quai totalmente priva d'Armonia, i dovr far largo con una va
ga, & elaborata modulatione,
Nell'accoppiamento della voce con l'itrumento i oervaranno le regole date per la
compoitione due, 8 in oltre le eguenti, e la parte che canta ander veloce con fi
gure di crome, e emicrome, il Bao continuo ander lento, e la parte, che canta
ander lenta, i potr fare il Bao continuo volante; nelle tirate i accompagneranno
li capi, e fondi, anche li quarti, e far biogno; e poi le emiminime, crome, e
emicrome alteranno, biogna, che li compagnamenti del Bao continuo iino tutti
buoni; li compagnamenti dovranno eere con pochi tati per non occupare la voce ,
che canta, e e queta far qualche paua, dovr il Bao continuo onare qualche ga
lanteria fioreggiata, pure replicare l'inventiene cantata, formare nova aria, che
-
i dovr cantare, onde tar bene, e far vago entire, e l'Organo far talvolta il ogget
to, che i dovr cantare, & anche replicarlo dopo cantato, il che ervir anche di ri
o al Cantore, m i uer queto modo per poco tempo, e con dicretione, perche
non f molto bel entire l'Organo olo, e fore pu dare opetto all'uditore, che il Can
tore ii fuori della ua parte, e non appi quello i faccia, e tiene l'uditorio in una fati
dioa epettatione . Dovr la voce principiare cantare in ottava, 8 uniono con il
Baso continuo, e talvolta in quinta, e terza, terminando poi con le cadenze, che i
dimotreranno. Si potranno uare tempo, " proprio le fale, le incope, e le
legature, le quali i riolveranno con le buone regole, e con giudicio.
-
La parte del Bao cantata a voce ola ander aai uniona con il Bao continuo, tal
volta per toccher la terza, e quinta, e batter anche di paaggio la eta, e ander velo
ce, il Bao continuo toccher olo il principio delle tirate, e nelli paaggi li quarti con
forme porter il biogno, e cos anche li alti, nel reto i oerver quanto i die di o
pra; le ue cadenze aranno da Bao di quinta in gi, cc, e talvolta far quelle delle Par
ti acute, come cadenze medie, ma per mai i faranno nelle cadenze proprie, e reali, e nel
fine della compoitione,
--
. ..
Fsem
PA RT E IV C A P. VI.
287
P.
VII.
-,
e pecialmente quando paano alla ua nota vicina, fuorche quando tali note foero le
corde principali del Tuono, che in tal cao e li deve dare la quinta, e non la eta, i
oervar anche tal regola nelle note egnate con li egni accidentali del bimolle, e dieis,
d a dirla chietta in tutte quelle note, che diranno Mi tanto naturalmente, quanto acci
dentalmente, vedi gli eempii.
5.
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S SESE E SE
6.
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5.
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T A RT E IV.
288
CA P. VII.
Albi mi anche fuori di quete occaioni e li dar la eta per eere la ua quinta fala ;
l'E la mi poi non ar tanto oggetto a queta regola,anzi in altre occorrenze i tar bene
la quinta.
A" note per grado i dar anche un'altro accompagnamento, e ar, quando una no
ta decender, e li dar nel primo quarto la quinta, e nel econdo la eta, e e ar no
ta di una battuta,e li dar nell'ultimo quarto la eta; quando a cender i far, che una
parte facci ottava, e nel econdo quarto far ettima, e i ander ad incontrare per quin
ta, e e ar nota di una battuta, i far ettima nell'ultimo quarto, come dagli eempii.
Decendente.
Acendente.
5.
6.
5.
6.
8. 7.
8.
7.
l
U
Acendendo la parte baa per grado con pi note di una battuta e li dar quinta, e
poi eta, incopando con una parte, e poi i ander alla cadenza, come i vede dal pri
Primo esempio.
Secondo esenpio.
uando poi decenderanno i far all'incontrario, dando prima la eta, e poi la quin
, e i paer alla cadenza di quarta, e terza, come dal primo eempio; i potr anche
fare queto pao con gli accompagnamenti di ettima, e eta, & in tal cao l'ultima
feta dovr eere maggiore, come dal econdo eempio, i dar pur anche eta mag
giore all'ultima delle tirate, abbenche non vi iano gli accompagnamenti di ettima, e
eta, vedi gli eempii.
Primo
PA RT E IV CA P. VII.
Primo esenpio.
6. 5.
6. 5.
289
Secondo esenpio.
6. 5.
4. 3.
- s 6b 7. 6 7 e
7.
6,
Se le note del Bao aranno acendenti, e decendenti con figure di poco valore, le
parti acute potranno tar ferme, (quando per un olo accompagnamento poi ervire
tutte) tando poi ferma la parte baa i potranno movere l'acute; di ci non occorrono
eempii.
Se tr note di grado acenderanno, e l'ultima far cadenza, alla prima i dar eta mi
nore; alla econda quinta fala, e eta minore, e la terza far cadenza di quarta, e ter
Za come.
--
Calando la parte Baa per alto di terza maggiore cos naturale, come accidentale; i
dar alla prima nota la terza, e eta minore, 3 alla econda nota la terza maggiore, e
quinta. Quando poi caler per alto di terza minore, i dar alla prima nota terza mag
giore, & alla econda la terza minore, maggiore, conforme richieder la compoitio
Muico Tetore,
Pri
29o
T ART E IV C A P. VII.
Primo eempio.
Secondo eempio. -
Salendo la parte Baa con alto di terza maggiore, s naturale, come accidentale, i
dar alla prima nota la terza maggiore, e la quinta; & alla econda terza minore, e feta.
Acendendo poi con terza minore, i dar alla prima nota terza minore, 8 alla e
conda terza maggiore.
l
U
- Facendo la parte Baa alto di quarta in gi , e quinta in s, i dar alla prima nota
terza minore, & anche talvolta terza maggiore conforme la natura della compoitio
ne ; e e far figura di una battuta, almeno di mezza, e li dar terza, e quinta, e poi
quarta, e eta, i potr anche in certe occorrenze dargli quarta, e eta aolutamente,
& alla econda nota i dar terza maggiore, minore , e quinta, vedi gli eempii.
-
Facen
pARTE Il cap.rar
, si
Facendoi poi alto di quinta in gi, e quarta in s , e non far cadenza, e li dar
aolutamente terza maggiore, e e occorrer darvi la terza minore i dovr egnare ;
e poi far cadenza di quarta, e terza, e gli daranno li oliti accompagnamenti, vedi gli
eempii.
Quete regole date per li accompagnamenti opra li moti della parte Baa i dovran
no anche oervare dagli Organiti, poiche il uonare l'Organo un componere con
le dita, e la tatatura erve ad ei per Cartella; anzi certi accompagnamenti ono ad li
bitum del Compoitore, mentre il Cantore tanto li fa enza che iano egnati da eo, ma
dagli Organiti devono eer fatti con diligenza, perche e non ono fatti da ei, non
ono fatti dagli altri, anzi molte corde, che retano vacue nelle compoitioni per la
difficolt, che tal'hora s'incontra nell'Armonica Teitura, deve upplire il uono dell'
O
-
IlO.
- -
- -
fia
ono le regole che i devono oervare nelli contrapunti ciolti, cos empli
ci, come diminuti, ne quali talvolta ar anche lecito nelle compoitioni di quattro, e
pi voci di privari di qualche cononanza, per chivare qualche pao di cattiva relatio
ne, di alto irregolare, e falo, che potee occorrere fr le parti, ritornando poi alla
piena, e perfetta Armonia.
Per compimento del trattato del contrapunto ciolto, dimotreremo le cadenze degli
ottoTuoni de Moderni, che ar il motivo del eguente er,
2
CAP
--
292
T A RT E IV.
C A P.
-,
CA P. VIII,
VIII.
oN
Irregolari.
re
Secondo Fonda.
Regol.
Media,
Irregolari
ier o Fondam,
Regol.
29;
Media.'
Irregolari.
Finale.
Media,
Irregolari.
Finale
C A P. VIII,
T A RT E IV
2.94
Media.
Irregolari.
- . .
seto Fondam
Finale
Regol.
Media,
irregolari.
.. ,
Finale
s: i
Settimo Fondam.
- -
- - -
Regol.
295
Media.
Finale.
Irregolari.
r
|
Media,
Finale.
Irregolari,
--
CAP.
296
PARTE IV C A P. IX.
C
P.
I X.
IN
Il Diruta nel terzo libro della econda parte del Tranilvano dimotra la natura delli
Tuoni econdo la dipoitione del Glareano, e l'Artui nell'Arte del Contrapunto, e
condo la mente del Zarlino, ma cos brevemente, che poco frutto ne pu cavare il notro
Tetore, onde noi per renderlo pienamente itrutto, e odisfatto ci appigliaremo alla di.
motratione, che ne f il Bontempi nell'Hitoria Muica, parte econda della praticamo
derna, corollario 21. carte 241. Dimotraremo adunque la natura, e propriet delli dode
ci Tuoni econdo la commune dipoitione de notri Antecesori.
Si dovr rammemorare quello, che i dise nel cap. 2o. della econda parte, e 2 della
terza circa la natura degl'intervalli, e delle cononanze, e disonanze, e pecialmente
delle terze minori, che per natura loro ono mete, e delle maggiori, che ono allegre,
come pure la diverit delle quarte, e quinte coniderate, e dimotrate nel opracitato Ca
pitolo, delle quali ono compote le ottave, e opra ese i formano li Tuoni; & abben
che quete quarte, e quinte habbino divera natura econdo la divera poitione delli emi
tuoni in ese coniderati, ad ogni modo oservatione ferma, e certa, chenella diviio
ne Armonica rendino il Tuono allegro, e meto nell'Aritmetica.
Dimotra adunque il Bontempi nel opracitato luogo in ciacun Tuono divere quali
-
-- -
La Terza Soave per la prima cadza mezzana di 4.3 tr E.&A. pure di 7.6 tr H& A
, La Quarta Lamentevole per la econda cadenza mezzana di 4 3 tr le corde C. & F.
pure di 7.6 tra G. & F. e per la terza minore tra D. & F. onde da quete qualit i rende
pietoo, e religioo; & il terzo econdo la dipoitione del Zarlino.
Il Secondo fondato nella Diapaon A. & a. divia Aritmeticamente dal D. & Pla
gale, le ue qualit ono tr.
. La Prima Meto per la diviione Aritmetica, e per la terza minore tr D. & F. e per
la econda cadenza mezzana di 4 3 tra C. & F. pure di 7.6 tra G. & F.
La Seconda gioconde per la cadza principale di 4.3 tra E 3 A pure di 7.6 tr li &A
la Terza Grave per la prima cadenza mezzana di 4.3 tra a & D pure di 7.6 tr E.
quarto
P onde
da quete
fr cagioni i rende modetamente giocondo, e religioo; & il
econdo
la dipoitione del Zarlino.
-
il Terz fondato nella Diapaon E & e divia Armonicamente dall & Autentico,
le ue qualit ono ei.
La
-
T'ATRT E IV C A P. IX.
Prima Allegro per la diviione Armonica.
La
La Seconda Meto per la terza minore tra E. e G.
297
-
, e
La terza Modeto per la cadenza principale di 4.3 tra H & E pure di 7.6 tra F. & E.
La Seta Flebile per la cadenza di 7.6 tra C e H da quete qualit atto alle eagera
tioni modete, 3 allegre, che i riolvono poi in degno, e lamentationi, & il quinto
econdo la dipoitione del Zarlino.
- -
se -
-re -
,
La Prima Meto per la diviione Aritmetica, e per la terza minore di E. & G.
La Seconda Apro per la cadenza principale di 4.3 tra F. X e H che vi i uurpa.
La Terza Molle per la prima cadenza mezzana di 4 e 3 tra H & E. pure di 7. 6.
tra F. & E.
- -
Il Quinto formato dalla Diapaon F. & f divia Armonicamente dalla Corda C. &
Autentico, le ue qualit ono quattro.
La Prima Allegro per la diviione Armonica, e per la terza maggiore pota tra F. & a.
La Seconda Lamentevole per la cadenza principale di 4 3 tra il C. & F. pure di 7.6.
tra il G. & F.
S" Soave per la econda cadenza mezzana di 4.3.tra l'E. & A. pure di 7.6. tr
il H & A. onde i rende maetoo, autorevole, e grave, 8 inieme giocondo, e oave;
& il ettimo econdo la dipoitione del Zarlino.
Il Seto fondato nella Diapaon C. ec. divia Aritmeticamente dal F. & Plagale, le
ue qualit ono cinque.
La Prima Meto per la diviione Aritmetica, e per la cadenza di 7. 6. tr il G. & F.
La Seconda Allegro per la terza maggiore tra F. & a.
-
tra C. & F. di 7. 6.
-
La Quinta Giocondo per la cadenza econdamezzana di 4.3 tra E. & A pure di 7.6.
trat & A. s che da quete qualit tiene un'allegrezza modetamente ardita, 8 per le
upplicationi flebili, gravi, e devote; queto l'ottavo, ecendo la mente del Zarlino.
l'
a.
- e
.ti.
298
PARTE IV. CA P. IX
La quinta Flebile per la cadenza di 7 6 tra C e H onde atto ad eprimere coe eve
re, e maetoe; econdo la dipoitione del Zarlino il nono.
L'Ottavo fondato nella Diapaon D. e d. divia Aritmeticamente dal G. & Plagale,
"
i & A pure di 7. 6 trat & A. La quarta Modeto per la prima cadenza mezzana di
4 e 3 tra H & E, pure di 7.6 tra F. & E. La quinta Severa per la econda cadenza di
4.3 tra G. e C. pure di 7,6 tra D e C onde i rende ardito, e modetamente allegro, e
erve a materie dolci, e oavi; queto nella dipoitione del Zarlino l'undecimo. ..
Il Decimo fondato nella Diapaon E & e divia Aritmeticamente dall'A. & Pla
gale, le ue qualit ono quattro. La prima Meto per la diviione Aritmetica, e per la
terza minore tra a. e c. La econda Molle per la cadenza principale di 4.3 tra H & E.
pure di 7.6 tra l'F. &E. La terza Giocondo per la prima cadenza mezzana di 4 3 tra
e &a. pure di 7. 6. tra t & a. La quarta Ardito per la econda cadenza mezzana di
4. 3. tra G. e c. pure di 7. 6. tra D. e c. onde queto ervir per epreioni flebili, e pie
toe con ardimento, & allegrezza modeta, in occaioni di preghiere; queto, econdo
il Zarlino, il duodecimo.
i"
di 4.3 trat & E. pure di 7.6 tra F. & E. e per quete qualit atto ad eprimere coe ar
dite, e degnoe, che paano poi alla manuetudine, all'epreioni languide, e la
.
mentevoli, queto il econdo del Zarlino.
.
..
.
oervationi del Bontempi, regitrate da noi con la miglior
E quete ono
"
chiarezza, & ordine, che habbiamo potuto, per le quali tutti li Compoitori Armonici
gli devono molta obligatione, mentre che e aranno con giudicio dipote nelle loro
compoitioni, non potranno riucire, e non pi che buone, 3 ottime, e e unir il no
troTetore quete le oervationi, che habbiamo date nel cap. 2o della econda parte
circa la modulatione delle voci, potr eccitare gl'animi humani alle affettioni, non gi
alli miracoli decantati dagl'Antichi, ma olo alla piet, al pianto, all'allegrezza, all'ira
allo degno, al cmpatimento, e altre affettioni humane, per quanto, che i pu eten
dere la sfera dell'Armonica attivit.
C A P
PARTE IV CAP x
ott -
299
C, A P. X
S A **
il pi bello, e migliore ornamento, che habbi l'Arte Armonica, onde havendo noi
dimotrato il contrapunto ciolto, e enza obligatione di oggetto alcuno, dimotrare
moal preente il modo di formare il Contrapunto con l'obligatione del oggetto, il qua
le ricerca tutta l'applicatione per eere il pi vago, e dotto degl'altri Contrapunti. Quel
la particella della cantilena, pure tutta ea cantilena, che d la norma di modulare,
d pure, che replicata dalle altre parti, i chiama oggetto, e perche antecede le altre
parti, f chiamata guida, 8 antecedente, e le parti, che la eguono, i diero cone
quenti; s che queti Contrapunti hebbero la denominatione di Conequenze, Reditte,
e Fughe.
- --
Il Kirchero nel libro quinto della Muurgia cap. 19 $ 2. pag. 368 decrivendo la fuga
die, Etauten fuga unius, 9 eiudem clauula in diveri cantilene partibus ucceiva que
dam repetitio, 9 artificioa ditributio, e perche le parti i vanno fr loro imitando nell'
aria del cantare, f anche detto Contrapunto Imitato, s che diremo con il P. Maetro
Rivotorto, che Il contrapunto oggetto quello nel quale una parte v eguendo, si imitando
l'altra, replicando in vari luoghi l # cantilena, oggetto, imitatione, i veda l'een
pio nel cap. 2 di queta quarta parte. Si chiama fuga, dice il Berardinelli Documenti Ar
monici lib. 1. docum. 16 omiglianza d'uno, che fuggendo, l'altro lo egue per l'itea via,
entiero. Replica dal replicare le medeime note, nome per e teo chiariimo. Reditta perche
ridice, e referice quello, che l'altra parte ha detto, e cantato prima. Imitatione, perche quel
lo, che egue il primo cerca ogni sforzo d'imitarlo per quanto pu, s negl'intervalli, e tempi,
come in ogni altro movimento, procurando di ridire tutto quello, che ha detto il primo. Altri l
hanno chiamata conequenza pigliando la denominatione dal illogimo, che uano i Logici, se s
che potiamo dire, che il Contrapunto
il Compoitore di far cantare pi parti quelle itee note, overo altre conimili a quel
le, cha h cantato la parte principale. Queto modo di Contrapunto obligato, i divide
rincipalmente in Imitationi, e Fughe, e quete in varie pecie come i dimotrer nel
(che divide li tuoni per la diviione Armonica, Aritmetica) in A. opra quete devo
nole Parti principiare il oggetto, oervando fr ee la ditanza di quarta, e quinta, e
talvolta di uniono, 8 ottava, m queto modo non timato molto buono, perche non c
forma la diviione del Tuono, che , come i die, l'Aritmetica, e l'Armonica, s che pe
oervare queta diviione, i far, che nel Tuono Autentico, la Parte, che proponer
la Fuga moduli per la quinta, principiando dalla corda principale del Tuono, e l'altra
parte moduler per quarta principiando dalla corda media, con queta regola, che il Te
nore corripondi al Canto; & il Bao all'Alto; Nel Tuono Plagale la parte, che propo,
ner il oggetto moduler per quarta principiando nella corda principale del Tuono, e l'
tra per quinta,
dallamodulare,
corda regolare.
L'Imitatione
non arterza,
oggetta
rettezza
di quetaprincipiando
legge, m potr
e principiare
dalla econda,
ialla
e
r
- -
3 oo
T A RT E IV C A P. X
ettina, 8 anche li ar lecito fra il corpo della compoitione toccare corde divere dalla
principale, e regolare a beneplacito del compoitore, come meglio e gli render comodo.
Sar ottima oervatione, che la Fuga del Modo Autentico moduli acendendo; e
-. ove dice. Quando adunque vorremo incominciare alcuno Contrapunto in fuga, conequenza lo
potremo incominciare per qualivoglia delle Perfette, overo Imperfette, 9 per Quarta anche;
'Npn che le parti incomincino a cantare per queta cononanza;m dico per quarta ripetto al prin
cipio deloggetto con la parte del contrapunto se la quale libert i concede anche nelli og
getti alla econda, e ettima, come i vedr dagli eempii a luogo proprio.
Si dovr inoltre, come i motivato, far entrare le parti dopo la prima,che forma il og
getto per qualche intervallo di paue, e ci i oervar con quante parti entraranno a far
il oggetto; non ar per d'obligatione il fare, che e la prima ar entrata per esempio
dopo due paue, che tutte le altre entrino anch'ese dopo due paue, ma potr il Compo
itore entrare con pi, e meno, come li torner pi comodo; ben vero, che oservando
anche le paue, i rende il Contrapunto pi tudioo; Accioche l'uditore comprendi
l'andamento, & aria del oggetto, non dovr esere la propoitione della fuga tanto breve,
che appena i poi conocere, ne meno tanto lunga, che non la poi tenere a mente, onde
ar di una, due, tre, quattro, e pi paue; alcuni vogliono, che quattro siino troppo, 8.
il Berardinelli Arcani Muicali carte 22. vuole, che nelle compoitioni a capella la pro
poitione della fuga non pai ei, o ette paue al pi; il Tigrini per nel quarto libro
del compendio della Muica carte oa aserice, che nelle compoitioni a pi voci non
aranno troppo quattro paue, ma n meno otto, n dieci. Potr il Contrapuntita prin
cipiare il oggetto con qual parte li piacer, ma pare, che ia pi proprio principiare dal
Canto, paandolall'Alto, al Tenore, 8 al Bao, come i vedr dagli eempii.
L'ordine, che dovr tenere il notro Tetore nel teere le compoitioni a oggetto, a
r, che la parte, che propone, e f il oggetto, sii la patrona, e le altre ervitrici di quella;
onde propoto il oggetto dalla prima parte, far, che entri la econda, ripetendo il og
getto fatto dalla prima, e ubito ea econda parte i rende patrona, e la prima ar ervi
trice ua, facendo altro andamento, o oggetto teuto opra il primo, il quale e ar an
che eguito dalla econda parte, ar ottima, e tudioa teitura ; dopo la econda entra
r la terza parte come patrona delle altre, e la prima, e econda i renderanno ue erve,
formando il concerto con novi andamenti, o pure con armonia d'empitura, facendo
uelle cononanze, che i richiedono all'ottimo concerto, e con ea terza parte eguir a
areliecondi oggetti, fatti dalle due prime e cos i far con la quarta parte, anche con
le altre parti e facee il biogno ; ma a quattro pare, che la fuga ia nella fua total per
fettione, e che ia migliore, che non quella a cinque, e ei , anzi timano meglio li
dotti Contrapuntiti, che la quinta parte proponghi nuovo, e divero oggetto, sfidando
le altre parti a nuova aria di cantare, il che ar di maggior tudio, e di molta vaghez
sa alla compoitione.
Oervi adunque il notro Tetore il ottopoto eempio a quattro, il quale teuto in
-
queta forma: Propone il Canto il oggetto A e dopo di eo per l'intervallo di una bat
-
tuta,
pA RT E IV CAP X.
3o I
tuta, e mezza entra l'Alto, & inino, che fa il oggetto A il Canto f li oggetti B e C.
e eguendo l'Alto a fare li oggetti B e C imitanti il Soprano nelli emituoni,mediante
l'ajuto del 4 dieis poto in Ffaut, il Cantovitee opra il oggetto D. per imitatione, 3c
eo fece con il oprano, ma per due paue dopo il principiare dell'Alto, e queto a fine di
formare l'attacco, che tii bene; facendo adunque il Tenore il oggetto A l'Alto egue
a teervi il oggetto C di gi formato dal Soprano, eguendo in ino al fine con l'imita
tioni D. E. " Una paua, e mezza dopo il Tenore entra il Bao, modulando per le
medeime corde dell'Alto, apettando le medeime paue apettate da eo Alto, e men
tre f il oggetto A il Tenore li fa opra il oggetto B e C come fece il Soprano opra l'
Alto, e cos facendo il Bao il oggetto B e C il Tenore vi fa il oggetto D. e facendo
il Bao l'imitatione D. il Tenore, e le altre parti vi fanno opra per empitura l'imitatio
ni, unendoi poi tutte le parti a formare la cadenza.
Oervar il notro Tetore, che il Canto, il Tenore ono imili, e i corripondono
nelle corde della fuga, come pure fanno tr loro l'Alto, e Bao; onde il Canto, e Te
nore modulano per la corda principale del Tuono C. l'Alto, e Bao per la media G. ia
oltre oervar, che il Canto, Sc Alto nel loro principiare ono ditanti fr loro per quar
-
ta, la quale i rende buona per l'attacco, che fa l'Alto per terza; l'attacco poi del Tenore
con l'Alto per quinta, onde forma divera armonia nel uo entrare di quello f l'Alto
con il Soprano, il Bao poi entra per terza per uniformari in tutto, e per tutto con l'Al
to, che uo corripondente, come i vede anche dalli i dieis in F. faut. Si pongono
anche le parole per far piccare maggiormente il oggetto.
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p ART E IV C A P. X.
3o3
Si pu principiare la fuga per qual parte i vuole, come dalli ottopoti eenpii; ma
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3 o4
T'ARTE IV C A P. X.
Nel
3o5
PA RT E IV CA P. X.
Nella compoitione i potranno mutar corde, cio quello, che tato fatto dal Teno
re, e Canto i far fare dal Bao, 8 Alto, e quello, che tato fatto dall'Alto, e Bao
i far fare dal Canto, e Tenore, e e l'entrata delle parti ar divera dalla prima, ar
migliore.
-----
Mueo Tetore.
e a---
3o6
PART E IV C A P. X.
Oerver lo tudioo dalli egni che replicato il oggetto,un tuono pi alto della cor
da fondamentale, il che far molta vaghezza, onde i potr nel corpo della compoitio
ne variare le corde, e dopo che i haver fatto entire il oggetto nelle corde naturali, e
proprie del Tuono, lo potr far entire una voce pi alto, pi bao, e potr anche pa
are all'imitatione, e e replicher il oggetto pi tretto, cio con minor paue, ar me
glio, vedi l'eenpio due.
Si
pART E IV, c A P. X.
3o7
Si potr anche tringere il oggetto non olo nelle paue, m anche nelle figure Mui
cali, come dall'eempio.
i
C
i
l
- --
- -
-:
Chi vorr adunque tringere il oggetto nel fine, dovr teerlo nel principio largo, e
pare me, che pi, che ar il oggetto tretto, cio formato con poche paue, i rende
r pi difficile, e per conequenza pi tudioo.
trati nel terzo libro della ua econda Pratica. Vi motro adunque alle carte 133 una
guida, che i f eguire all'uniono dopo una paua, cos. -
--
---
------ ---
- --
--- --- --
--
--- --
ses
PARTE IV, ca P x
Alle carte 134 un'altra Guida , che i f eguire alla econda dopo una paua.
r
Alle carte 137. un'altra Guida, che i f eguire alla terza dopo una paua.
f
pA RT E IV C A P. X.
3o9
Queto modo di componere i pu anche uare tr, come dimotra eo Zacconi alle
carte 144 ove i vede, che la guida i fa eguire da due parti, che cantano in terza, vedi il
ottopoto eenpio fatto all'ottava.
e
Habbiamo poto otto l'occhio del notro Tetore li dimotrati eenpii per facilitarli
il modo di teere imili compoitioni, per le quali ne daremo la eguente regola, fonda
ta opra il ottopoto eempio : Far adunque la guida il oggetto A. il quale ar repli
cato dopo una paua, e due tempi dalla parte ueguente, e mentre che queta former
detto oggetto. Alla guida vi teer opra il oggetto Bil quale replicandolo la uequen
te, la guida vi forma opra il oggetto C quale replicandolo la uequente, la guida vi
former opra il oggetto D. e cos negl'altri inino al fine concludendo con la cadenza :
Non ti maravigliare e vedrai il oggetto A. replicato dalla uequente, non per il alto di
quinta, ma di quarta, perche queto i fatto per ftare opra le corde del Tuono, che
nel reto vedrai, che la uequente empre replica le medeime illabe Guidoniane della
guida, come i pu vedere dal olfeggiare di ea compoitione, i ono anche pote le pa
role per rendere pi chiaro l'eenpio.
. -S
B.
Signa
et uper
tum
-S
--
A.
Signa
Muico Tetore.
C.
tum
-
et uper
V
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3
lumen
PARTE
31 o
IV CA P. X.
vultus
--
vultus
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Domine
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Doni
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6-)
-
tui
vultus
tui
Domi
ne
Con queta regola i potr anche teere un oggetto, eguito da un'altra parte per moti
contrarii quelli della guida, come i vede dall'eempio cavato dalla econda parte del
la Prattica del Zacconi c. 142.
-
PA RT E IV C A P.VXI.
3I I
ponere a oggetto, conite nel dedurre una parte dall'altra, e nel teere le parti a vicen
da, l'una opra l'altra, con la totale, partiale oervationedelli moti loro, e queto ba
ti del Contrapunto
fugato in commune:
- i
C Ai P. XI.
Della Fuga in particolare, e delle ue pecie.
G cura deve esere circa l'oervatione delle corde del Tuono, modulando per la ua
quarta, e quinta, replicando la ueguente li moti della guida: Habbiamo pur anche
detto, che il Contrapunto oggetto un'obligatione, che i piglia il Compoitore, on
de i deve oservare, che l'obligatione aai differente dalla Fuga, perche ea replica
pi volte il oggetto otto divera armonia, e la Fuga libera, e ciolta, e l'obligatione
oggetta, 8 obligata replicare empre il medeimo pao. Della Fuga adunque noi al
per tutto ono imitateenza verun mancamento,overo aggiuntione in tutte le parti. Et il Tigri
mi die nel4 libro del Compendio della Muica cap. 2. Legata i addimanda quella, quan
do una parte, pi parti cantano le medeime Note, 5 pettano le medeime paue, che petta
la Guida . Vuole l'Artui nell'Arte del Contrapunto, che queta Fuga i poi fare per
moti retti, e contrarii, come dagli eempii.
-.
Fuga per moti retti,
-
--
UH-----
--
---
Queta Fuga i prineipiar per uniono, 4 s 8 & altri intervalli, e queta l'
itea, che il canone, la quale i pu racchiudere in una parte ola, come dimotrare
mo nel proprio Capitolo. Si former queta Fuga a due, tre, quattro, e pi voci, ma non
i potr oervare in ea la formatione del Tuono, come avvertice il Berardi nel primo
lib. delli Documenti Armonici documento 16, ove forma il ottopoto eempio
V
-
3 I2
PART E IV CAP XI
Avvertice adunque l'Autore, che il tuono non i pu formare di due quinte, ne di due
quarte. La formatione del Soprano del nono tuono traportato, il Contralto, 5 Bao dovria
no ripondere cos, per dare la formatione al tuono.
- -
--
---
TPA RT E IV C A P. XI.
3I3
La Fuga ciolta,che f anche detta libera partiale, caccidentale, decritta dal preci
- tato Zacconiubi upra, ove parlando delle Fughe accidentali cos die, e l'accidentali
quelle, che cavandoi dall'itee in poco, din i"imili, ma variabili in una, pi note,
come anche improprie poitioni.... le fughe in tutto, e per tutto imiglianti i dicono naturali, l
altre, che ono di pi, mancanti in qualche coa, i dicono accidentali, e non proprie. Et il
Tigrini nel opracitato luogo cap. 3o die. Sono adunque le Fughe ciolte quelle, che pro
cedono per un certo numero di figure, che i ritrovano nella parte della Guida, 9 l'altre figure poi
non ono ottopote a tallegge, n obligato il Mueo oervare di porre le medeime Figure, Pau
fe: me una parte proceder per Semibrevi, i pu fare, che l'altra proceda per Minime, per
quali altre torneranno pi comode. Dimotra l'Artui opracitato, che anche quete Fu
ghe ciolte i poino fare per moti retti, e per moti contrarii, come dagli e
i . - Per moti retti.
Varie ono le pecie della Fuga ciolta, poiche viene coniderata come emplice, e
doppia; come Autentica, e Plagale, come Retta, & Invera, Contraria, come Rego
lare, e Propria; & Irregolare, 8 Impropria, e come Imitata.
La Fuga ciolta emplice quella, che emplicemente forma un oggetto, e queto re
plica una volta ola, la Doppia quella, che lo replica pi volte, e otto, e opra, come
-
dimotraremo nel Capitolo delli contrapunti doppii; Altri vogliono, che la Fuga dop
pia fia quella, che i forma con pi oggetti,e di queta pure ne parleremo nel proprio Ca
pitolo. Vedi l'eempio della Fuga ciolta emplice, e propria cavato dal Bononcini nel
Muico Pratico parte 2. cap. 1o. car. 86.
ve
314
PARTE IV CAP XI
-
Nel qual eempio i vede l'oervanza delli tuoni, e emituoni, il che non di grand'
importanza, ma ad libitum del Compoitore, e i poono formare enza queta oerva
tione, e aranno ottime, e regolari, mentre, che abbracciano le corde dell'ottava, che
forma il Tuono, come i vede dal ottopoto eenpio del medeimo Bononcini cavato
nel opradetto luogo alle carte 87
".
.
:
- - - - -
-------
- - -
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- -
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i -
--
La Fuga ciolta Autentica quella, che modula le ue parti all'in s; e la Plagale all'
in gi, come i vedr nel Capitolo delle Fughe per tutti li Tuoni.
La Fuga Retta quella , che le ue parti formando il oggetto modulano concordi all'
in s, all'ingi, come i die del moto Retto nel cap. 6 della terza Parte. La Fuga In
vera, contraria quella le di cui parti una acende, e l'altra decende per li medeimi
moti, m contrarii, vedi gli eempii dell'Artui poco f rapportati
t
La Fuga eempio
regolare, del
e propria
quella
replicaArmoniche
l'itei tuoni,
ottopoto
Pioveana
nelleche
Miure
cap.23e emituoni,
cart sr. come dal
a
3I5
|
La Fuga Impropria, & Irregolare, la medeima, che l'Imitatione, e cos anche
l'Imitata, della quale e ne parler nel eguente Capitolo.
Vedute e pecie della Fuga ciolta con i loro eempii cavati da claici Auttori, dare
moal notro Muico Tetore alcune regolette per la loro formatione.
Primieramente oervar le regole date nel paato Capitolo, cavando un oggerto dal
l'altro, componendovi opra, come i die, altro contra oggetto, pure altre note d'
empitura a uo beneplacito . Formar il principiare delle parti ditanti l'una dall'altra co
me i die per Uniono; per Quarta, e Quinta, e per Ottava: per Uniono i far repli
care le particelle l'una dopo l'altra dall'A all'A. dal B. al B. dal c. atc &c. componendo
l'una opra l'altra, come dall'eempio.
-
---
:: I 6
6-Q
8
6
8
6
8-5
A. - -
B.
Le due quinte che ono tr la quarta, e quinta caella con il Tenore, & Alto, ono
tolerabili, per eere di pecie divera, cio una imperfetta, e l'altra perfetta.
Il Modo di principiare le Fughe per quarta, e quinta i dimotrato negli eenpii
quattro rapportati nel Capitolo paato, e i pu anche vedere nell'eenpio quattro poto
nel fine di queto Capitolo; l'eer poi le parti ditanti nel loro principiare per econda,
terza, eta, e ettima,queto cibo delle Imitationi, come i vedr nel eguente Capitolo.
Far gli attacchi delle parti in terza, quinta, anche in ottava, ma queto ultimo
modo non molto armonioo. Vuole il Penna ne uoi Albori Muicali cap.9. carte 84.
che l'entrare della terza parte i faccia quando le due parti ono in legatura per far cadenza,
o reale, finta, come dall'eempio
317
|
|
|
|
l
|
7 Onde i vede, che la terza parte f quarta con la econda, la quale i sends buena, e per
la legatura, e per l'accordo in quinta, che f la terza parte con la prima; ma pare a me, the
tale entrata per legatura sii migliore e i far con la terza parte opra, come dall'eempio.
r
Sar neceario, che oervi il notro Tetore in quete Fughe di tralaciare accuratamen
te una nota, o per dir meglio un'intervallo per toccare realmente le corde del Tuono, co
me i notato nel preente Capitolo con il Berardi, circa la Fuga legata, vedi l'eempio,
ig
li
-7-2 -
318
PA RT E IV C AP XI
uare imili pai per poco patio di tempo, che rompere l'ordine della Fuga . Oervi
adunque il notro Tetore il modo di fare le Fughe ciolte, e vi applichi con attenrione,
perche quete ono le pi uate, adoprate delle altre
empii della Fuga emplice due, a tre, 8 a quattro; vedi l'eempio a due, nel quale oer
varai, che i principia in Fuga come A. A. e i paa poi all'Imitatione, come del B. B.
o
|i
l
l
U
A
vedi l'eempio:
PARTE
e
IV
C A P. XI.
3I9
32o
P.
XII.
Delle Imitationi.
'Imitatione, che i dice anche Fuga irregolare cotituita da due, pi parti, che
i eguono una dopo l'altra, le quali (come i die della Fuga) i chiamano la pri
iempio
--
st2
f
U
Siformaranno quete imitationi con la regola data per le Fughe nelli due anteriori
Capitoli, ponendo una particella dopo l'altra, teendovi opra altre Note, come i ve
duto dal oprapoto eenpio.
Eempio
dell'Imitatione alla econda.
o
-
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&
Esi
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---;
-------------------Ar
PA RT E IV CA P. XII
32 i
--- - -
, - --- - -
Mueo Tziore
-----
--- 1 -,
- -- -
Si
322
Si pu anche fare l'Imitatione per moti contrarii, o alla rovercia, come dall'eempio.
r
uete Imitationi faranno vago, 8 ottimo entire, quando aranno pare con giudi
cio fr le compoitioni, come pur anche quando aranno framichiate nelle Fughe, il
che ar non olo d'intreccio, m anche d'empitura dell'armonia, e commodo al compo
itore, mentre che potr con l'aiuto di quete evitare molti pai cabroi, che li potreb
bero occorrere nelle compoitioni obligate, oggetto,
C A
P.
XIII.
tore apportaremo li Duo,e Fughe per tutti li Tuoni, e perche iino buoni, & ottimi
gli eempi, pigliaremo quelli del notro Padre Girolamo Diruta poti nella econda
parte del Tranilvano lib. 3 li quali furono anche timati buoni, & ottimi dal Zacconi,
mentre che beneficio de tudioi anch'eo li rapporta nella ua econda parte della Pra
tica lib. 5 carte 241.
Duo del Primo Tuono.
-
|
|E -
|EHE
Duo
22 4
- - --
- - --
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326
T'A R T E IV.
Duo del
CA P. XIII
Nono Tuono.
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del
Decimo Tuono
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- -- -
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PART E TV C A P. XIII.
327
l-
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Il Pa
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Du deli Duodecimo Tuono.
dre Maetro Rivotorto nel uo manocritto formate Fughe per tutti fissere
- -
nidelli Moderni, paando dalla Fuga all'Imitatione, come i vedr dagli eempii, li
upprimendo un alto d'una nota, come dal ottopoto eempio, riducendo poi la Fuga
all'imitatione per continuate la compoitione; dalle due prime corde i pu paare alle
altre; ritornando finalmente alla finale. Riveda il notro Tetore " regolari,
come irregolari di tutti li Tuoni rapportate da noi nel fine del cap. 5 di queta notra
--
-- --- ---
--
328
fi
p A RT E IV C A P. XIII.
329
La Fuga del Terzo i far da Alamire ad Elami, e vicevera, e paer come gli altri
all'Imitatione, e per le altre ue corde terminando alla finale.
li
|
-
T A RT E IV CAT XIII,
33o
La Fuga del Quinto Tuono i far per le ue corde principali G ol faut, e Gotre ut,
e da queto quello, e paer all'Imitatione, terminando poi nella ua finale &c.
U-
--
La Fuga del Seto Tuono i far per le ue corde principali F fa ut, e C ol faut, e i ri
; -
FFF
PA RTE IV CA P. XIII.
331
La Fuga del Settimo Tuono i far per le corde di E la mi, e di Bmi, l'Imitatione ar
nelle altre corde di participatione, e i terminer con la finale. -
--
--.
--
(e
La Fuga dell'Ottavo Tuono i far per le corde di G olre ut, e di D la ol re, far il
paaggio all'Imitatione, come le altre, e terminar nella corda finale-
T A RT E IV CAP XIV
332
C A P.
X I V.
Delli Canoni.
-
Ci vocantur omnes illae Symphoniae, dice il Kirchero nel 5. lib. della Muurgia cap.
2o. pag. 383. quae in unam clauula vocem pro divera incaptione, 9 polipbona ratione di
as voces reddunt, Camones dicti, idet regula. Il Canone adunque ar una regola di far
cantare le parti, l'una dietro l'altra, cio quello che h cantato la prima parte, ia rican
tato dopo qualche paua dalle altre parti, eguendoli moti, e modulatione della prima
inino al fine, ridicendo tutto quello, che ea h detto.
.
-
della Fuga nel cap.1o di queta quarta parte, vuole per il Zacconi nel fine del cap. 56 del
1. libro della prima Pratica carte 47, che meglio chiamare queta orte di compoitioni
con il nome di Canone come uo proprio, e i pu dire con verit, che ia imile alla Fu
ga legata come habbiamo detto nel cap.11 di queta quarta Parte, onde non i potr oer
vare nella ua formatione le corde del Modo, Tuono.
-,
La forma di teere queti Canoni ar come i die delle Fughe nel cap. 1o & 11.po
nendo in Cartella alcune figure per la Guida, e dopo alquanto tempo, paue benepla
cito, e commodo del Compoitore, i far entrare il Coneguente, che dichi l' itee no
te, quanto alla figura, quanto al tempo, e quanto al luogo, ( e ar per il Canone all'
unifono, perche in altro cao i muter il luogo, retando la quantit, e qualit delle figu
re) e opra quete i ander formando dalla Guida altre note, che aranno replicate dal
mes dir) e cos i far a due, tr, a quattro, e pi parti, in queti Canoni non i ue
r il rigore, ma i piglier qualche licenza.
Si formeranno queti Canoni in tante maniere, in quante che i die delle Fughe, &
Imitationi, cio all'uniono, alla econda, alla terza, alla quarta, alla quinta, alla e
fta, alla ettima, 3 all'ottava, e da quete piglieranno la denominatione, come areb
be dire, Canon ad unionum, Canon ad ecundam, Canon ad tertiam, 9 c. entrando il Con
eguente dopo la Guida in uniono, econda, terza, 8cc. econdo la denominatione,
che li ar data, tanto opra, quanto otto la Guida con la particola ub, cio ub diatee
aron, ub diapente (sec. come pure altior tono d pure tono demiior.
-
Il Ca
333
Il Canone di due orti, cio ciolto, e libero; legato, 8 obligato. Il ciolto quel
lo, che formato d'ogni orte di cononanze, e dionanze beneplacito del Compoi
tore; Il Legato, & obligato quello, che i priva d'alcuna cononanza, disonanza;
e tanto l'obligato, quanto il libero i poono fare all'uniono, alla econda, alla ter
za &c. Si conidera anche il Canone come Finito, e come Infinito, Il Finito quello,
nel quale tutte le parti fornicono aieme, concludendo in cadenza; l'Infinito, che anche
circolare i chiama, quello, che le parti giunte all'ultima figura tornano da capo, due
tr, e pi volte circolando beneplacito de Cantori.
ri
Uano li Compoitori racchiudere in una ol parte tutte le parti , che formano il
-
Canone, il che nominarono Canone chiuo, onde determinarono alcune Ziffre, che
nello: Per rendere avviatili Cantori, quando doveano prin- - cipiare il Conequens
te, poero opra, otto la Guida la Ziffra S. della Prea; - quando doveano finire
poero la s Coronata; e quando doveano replicare poero il gli Ritornello ; la Prea
i poner opra il Canone chiuo tante volte, quante volte li entrarano le parti per
coneguenza dopo la Guida in componere il Canone, il Ri-- tornello i poner ne
Canoni replicabili, e circolari; e la Coronata ne Canoni emplici, e finiti.
profeti per indovinare il peniero d'un altro , e dice il precitato Auttore alle carte 15. che ia
mili compoitioni ono pi d'artificio, che d' harmonia, 8 il Banchieri nella ua Cartella alle
carte 16o che ono fatti Pi per curioit, che per utilit; onde noi non ne faremo altro
apparato, olo ne apportaremo alcuni esenpii de provetti Auttori.
Canone a due opra il canto fermo alla terza basa di Scipione Cerretti rapportato dal
Zacconi nella econda ua Pratica lib. 3 carte 2o1.
-
e-,
334
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Coda.
PARTE IV C A P. XIV.
335
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il principi
il principio
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il princip.
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S.
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Altri canoni i formeranno con le regole date per le Fughe, & Imitationi, facendo ,
che le parti iano imili nella quantit, e qualit delle figure.
-
C A P.
X V.
Della formatione di pi Soggetti.
Imitationi,
e Canoni, dimotreremo nel preente Capitolo il modo di tesere pi oggetti aie
me: & abbenche dichi il Berardinelli Documenti Armonici carte 46. che ii pi timato
un oggetto ben tirato, che tre, e quattro oggetti, havendo pi campo il compoitore di dilatari
in queti, che in un olo, ad ogni modo nelle compoitioni fanno ottimo entire, poiche
cherzando li oggetti fra loro, cinvitandoi l'uno con l'altro fanno vago, e dilettevo
"oriintreccio,
come i vede dal ottopoto esempio del Penna nel econdo libro degli Al
carte 81.
336
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A.
l- Si potr anche fare due oggetti, dandone uno alla parte uperiore, e l'altro
re, cambiandoli poi fra loro.
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all'inferio
A.
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B.
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B.
B.
Si poono fare anche due oggetti, uno per Canto Fermo, e l'altro minuito.
337
Muico Tetore.
338
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- -
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pr
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---
---
- -
- -
Potr lo tudioo fare anche due oggetti in modo di Fuga, come dal ottopoto e
empio, nel quale i vede, che nel progreso della Fuga le parti cambiano fr loro li og
getti, li quali ono tesuti vicendevolmente l'uno opra l'altro in forma di Contrapunto
doppio.
3 -
B.
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--
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s
-
- --
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frumen - - -
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339
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Con
34o
pA RT E IV. CA P. XV.
Con le regole gi date ne paati Capitoli, e con un poco di applicatione potr tesere
lo tudioo con qualche facilit imili compoitioni.
-
C
-
P.
X VI,
Viene timaro queto Contrapunto da tutti li Scrittori per il pi vago, & artificioo de
gl'altri, anzi il Penna nel 2. lib. degl'Albori Muicali cap. 13.afferma, che tali compy
itioni fanno comparire li tudioi di quet'Arte per huomini di pezza. -- .
Tali orte di compoitioni, i dicono Contrapunti Doppi, perche rivoltandoi in va
rii modi le parti , radoppiano la compoitione con variet di concento; e queto i pu
fare inino a quattordici modi, cio alla 2.3.4.5. 6. 7.8. 9. 1o. 11. 12 13 14 e 15. Vuole il
Bononcini nella econda parte del Muico Pratico cap. 11, che olo in nove modi i po
i variare il Contrapunto Doppio, cio alla 3. 4 5 6 7. 8. 1o i 1. e 12. perche dice egli al
le carte 96. Il Contrapunto alla decimaterza imile quello alla feta: il contrapunto alla deci
maquarta imile quello alla ettima: il Contrapunto alla Decimaquinta, inile quello all'ot
tava 9 c. ne alcuno Contrapunto replicabile alla Seconda , e Ngna, poiche le cononanze i
cambiano in dionanze, e le dionanze in cononanze.
Il Penna nel luogo opracitato carte 22. aderendo all'Angleria ne piglia olo ei delli
principali, e ono alla 12 1o. 8. 6.5.3 fr quali li pi uitati ono alla duodecima, deci
ma, & ottava, ma fr tutti, quello alla duodecima il migliore, & in vero il Zarlino
nella quarta parte delle Ititutioni; il Tigrini nel lib. 4 del Compendio, e il Bontem
pi nella econda parte della Pratica moderna fanno olo mentione di queto, noi dimo
treremo olamente li ei ultimi.
- .
Sogliono li Contrapuntiti formare queti Contrapunti con due parti, l'una per
canto fermo, e l'altra per canto minuito, e florido, le quali, come i dise, i vanno
cambiando otto, e opra con variet d'armonia, che perci vuole il Bontempi nel luo
go opracitato carte 246 che imili compoitioni iino detti Contrapunti con due ogget
ti, e che ciacuna parte i chiami oggetto.
Sar sforzato il Compoitore in queti Contrapunti oervare eattamente le loro regole
tabilite dalli Maetri di queta nobil'Arte, acci le compoitioni i rendino pure nelle
loro rivoltate dagli errori, e perche tutta la forza di quete compoitioni conite nella
bizzaria di fare cantare nel grave quello che h cantato la parte acuta nell'acuto, e nell'
acuto, quello che h cantato la parte grave nel grave con variatione di concento, di
neceit per teere un tale artificio di privari hora di alcune cononanze, 8 hora di al
cune dionanze, come i vedr dalle regole particolari di ciacheduno di ei, e cos pu
te non i potr oervare in queti l'eattezza del Tuono, Modo per l'obligatione eatta
-
i" oggetti;
delli Canoni, & altri Contrapunti obligati, non i dover uare il rigore delle regole,
anzi non i potr far di meno, che talvolta non vi cadino alcune relationi di cononan
te, e dionanze poco grate all'udito, le quali i poono tolerare, m ii cauto "
poilto
Secondo modo
o
f
di opra
di opra
di , otto
- di otto
li
|
U
Il modo di cantare il Contrapunto alla dritta,e poi alla rovercia come dall'eempio
alla dritta
alla rovercia
ro
Le regole di formare queti contrapunti alla rivercia i dimotrer nel eguente Capitolo.
rivoltate ono uniono, 8 ottava, cononanze, che non hanno armonia, che non i fac
ci eta in tempo di buona, perche rivoltata diventa ettima nuda, i potr per fare per
paaggio, e per modo di fala.
-
-- -
opracitato alle carte 96 che i poi fare legata di otto, e riolta all'ottava, vedi la cala.
Muico Tetore,
Li
342
-
PARTE IV cAP
XVI
2. 1.
2.
3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. Io 11. 12.
a
n.
--
li
l
Queto Contrapunto i pu fare in divere maniere, otto, e opra, due, tre, &
quattro; & acci che il notro Tetore habbia qualche lume del modo d'intrecciare que
ti Contrapunti nelle ue compoitioni ne daremo il ottopoto eenpio. Prima i far
entire a voce ola il oggetto principale, cio quello opra il quale vi i compene il Con
traoggetto, e ci ar per farlo ben entire all'uditore, dipoi i far entrare un'altra parte
cantare eo oggetto, e opra queto la prima parte vi far il contraoggetto, e facendo
la econda parte il contraoggetto ar accompagnato opra d'un altro contraoggetto in
terza, e opra queti un'altra parte vi far il oggetto, s che ar contrapunto doppio a tre;
i uniranno le parti a far empitura a quattro, e paeranno poi a formare un contrapunto
doppio a quattro, facendo due oggetti in terza con le parti gravi, e due contraoggetti
parimente in terza con le parti acute paando poi alla cadenza finale, vedi Feenpio.
-- -
PA RT E IV C A P. XVI.
343
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amen.
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patris
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2.
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te oervare.
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---
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-- - -
Non daremo gli eempii di queto Contrapunto, come pure quelli degl'altri eguenti,
potendo lo tudioo formarli da e teo, come dall'effemplare, che habbiamo poto nel
"
8. 7. 6. 5. 4. 3. 2. 1.
-
1.
2 3 4 5.
6. 7. 8.
at
-k
-k
In queto Contrapunto non i faranno due terze, due fete,n duedecime, m una i con
cede, non i far quinta e non per fala, e di paaggio, i concede la econda legata di fo
pra, e riolta all'uniono, e legata di otto riolta alla eta,e i proibice la riolutione fatta
alla terza, i concede la quarta legata di otto, e riolta, alla feta, e i proibice la riolutio
ne alla terza, i concede la ettima legata di opra, e riolta alla eta, e legata di otto, e ri
olta all'Ottava. La cala che erve al Contrapunto alla decima, erve anche queto.
Non deve la parte acuta in queto Contrapunto paire fotto la grave, e i concedono
i concedono la econda legata di otto, e la quarta legata di opra, e riolte alla terza,
La cala del contrapunto alla Duodecima erve anche queto,
PARTE
IV, CAP XVII.Del Contrapunto alla Terza.
349
-
ottave, i proibicono pure due quarte, e due undecime. Si far la econda legata di fo:
pra riolta all'uniono, e legata di otto riolta alla terza; e la quarta legata tanto di o
pra, quanto di otto riolta alla terza; e quete ono le regole, che i devono oervare
eattiimamente ne Contrapunti Doppii.
P.
XVII.
Deve apere adunque il notro Tetore, che non tutte le compoitioni i poono ri
voltare, ma quelle ole, che aranno depurate da certi inconvenicnti, che accaderebbe-)
ro nella rivoltata, poiche dice il Zacconi nella ua prima Pratica lib. 1. cap. 57. car. 47.
tergo che alcune cattive rimaneranno coperte, che perci non i faranno fale, e dio
nanze, e non di paaggio, ne meno i faranno legature, e e i faranno, i riolveran
no come i dir. In oltre oervar nella ottopota Tabella, che fr la parte pi grave
e fr la pi acuta, iino ie compoitioni a due, pi voci, empre fr loro vi ar la me
deima ditanza. V. G. e la parte baa ar ditante al dritto per una quinta con la pi
acuta, retaranno nella rivoltata parimente ditanti per l'intervallo di quinta, e cos de
gl'altri intervalli, e empre fr le parti etreme vedr tanto alla dritta, quanto alla rover
cia, che empre haveranno la medeima ditanza, onde i pu dire che queta foe una
---
- - -
Veda adunque il notro Tetore l'ordine delle cononanze alla dritta pote nella Ta
bella rapporta nel cap. 3 di queta quarta Parte, e s come ivi i die, che la parte pi
Grave erve per fondamento, che perci nella Tabella f egnata con il numero (1 ) co
s parimente nella rivoltata diventando la parte Acuta Grave, e la Grave Acuta, egna
remo quella, che fa la figura di parte Grave con il numero (1) e la Grave, che fa la fi
gura di parte Acuta con i numeri egnati prima alla dritta per la parte Acuta, perche,
come i die, tanto ono d'intervallo ditanti alla dritta, quanto alla rovercia; m olo
le parti di mezzo ono quelle, che come i uol dire, guidano il gioco. Vedi la Tabella.
Le lettere D. & R. ignificano Dritto, e Rovercio; le lettere
i T. A. e C. ignificano
Il i
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35o
D.
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" Dritta.
Alla Rivercia.
UT. RE.
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Manca olo il rimedio all'inconveniente, che accade nel rivoltare le dionanze lega
te; i potr adunque chivarlo correndo avanti la nota legata, come dagli eenpii, che
habbiamo poti l'uno opra l'altro, acci lo tudioo veda il tutto con un'occhiata ola.
-
Alla rovercia.
Alla rovercia
le
Si die nel capitolo paato, che fi poono tramutare li Contrapunti doppii alla drit
ta, & alla rivercia promettendo darne le regole; hora che le habbiamo dimotrate, ne
apporteremo il eguente eenpio del Penna.
- -
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P. XVII
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carteIV,
93. alla
dritta.
e-
351
lli egni i vede il cioglimento delle legature. Per l'eempio di rivoltare le parti
tre, poneremo otto l'occhio del notro Tetore quello del Berardi regitrato nel 2. li
bro delli Documenti carte 13t. f .
Alla dritta,
- -
Alla rovercia.
352
---
- - -- -
, e ,
, --
- - - - - ---------- ---
Circa il modo, .
dioo quello di Marco Sca
- -
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------- - - -
--
menti Armonici carte 64 del quale portaremo olo il principio sia prima volta i cant
- I---
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- -
-- -
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353
Alla Dritta.
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Alla Rovercia.
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Si De us pro no
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Muico Tetore.
bis pro no
bis pro
De us pro no
no
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si Deus pro
bis
Z
PARTE IV C AP XVII.
Il Bontempi nella ua Hitoria Muica parte econda della Pratica moderna carte247.
non olo forma gli eempii di cantare le compoitioni rivoltate, ma di pi motra, che
quello i cantato alla dritta incominciando dal capo, nella rivoltata i canti dalla coda,
che un vago artificio, eccone l'eenpio quattro, il quale i canter rivoltando il libro,
ove i vede, che oltre il rivoltare delle parti, il capo diventa coda, e la coda capo.
--
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Alto. " ,
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Tenore.
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Daremo per fine la regola d'un altra compoitione fatta da moti contrarii, chiamata
Fuga contraria riverfa, e conite, che non olo le parti iino fr loro contrarie ne moti,
e illabe di Guido, come i veduto, ma anche nelle corde, e di queta ne f mentione
l'Artui nella econda parte delle Imperfettioni della moderna Muica carte 53 ove rap
portando l'opinione del Zarlino lib. 2o. De utraque Muica, per dichiaratione delle corde
contrarie rivere, forma la eguente figura.
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Meglio per, epi chiaro viene eplicata queta contrariet di corde del Bononcini nel
uo Muico
Pra tico parte econda cap. Io, carte ss. come i vede da
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ottopoto eempio.
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D.
C.
B. , A. , G. , F.
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55
D. , E. , F. G. A. B. C.
D.
- ---
---
-- - -
-- -
Habbiamo oervato nel Capitolo quarto di queta quarta parte, che le pecie delis
Diapaon, opra le quali ono fondati li Tuoni, Modi armoniali, furono coniderate dal
Zarlino al Contrario , 8 al Rivercio di quello che furono tabilite da Euclide, come
in ee capitolo i pu vedere, e dii di pi, che lo tudioo potr cavarne gran lume, e
fondamento per rivoltare le compoitioni armoniali; conideri adunque il notro Teto
rele due oprapote figure, 3 il rivolgimento delli Tuoni rapportato nel opradetto ca
pitolo quarto, e trover in ei non olo la contrariet, e rivoltata delle corde, ma pur
anche la ede delli tuoni, e emituoni, che concorrono a formare ee ottave rivoltate,
& inoltre trover la formatione delle pecie delle quarte, e quinte, che cotituicono li
Tuoni armoniali, e di pi queti Tuoni rivoltati dal Zarlino alla rovercia di quelli di
TEuclide, formano appunto la contrariet delle lettere, e corde, come i veduto nelle
figure del Zarlino, e Bononcini poco f rapportate ; mentre che il Dorio di Euclide
formato dalla pecie della Diapaon E. e quello del Zarlino formato dalla pecie della
Diapaon C. corda contraria ad ea E. come i veduto dalle oprapote tabelle. Il Frigio
di Euclide in D. e quello del Zarlino parimente in D. e ci avviene, perche nella pe
cie della Diapaon in D. non vi differenza di tuoni, e emituoni, s nel grave come
nell'acuto, onde rivoltati, non rivoltati empre retano li medeimi, non variando
2 corde, n modo. Il Lidio di Euclide in C e quello del Zarlino in E. Il Mitolidio di
ca, mentre, che da queta e ne ha il itema d'ogni Tuono rivoltato, s perli tuoni, e
emituoni, come per le quarte, e quinte, che compongono la pecie della Diapaon;
e opera in vero la pi bella, e copicua, che potee ucire dalla dotta intelligenza dell'
inigne, e perpicace ingegno del apientiimo Zarlino apr de tudioi.
i Haver adunque il notro Tetore brevemente per regola, che la corda D grave contra
-ria rovera alla corda d. acuta; la corda E alla corda C. la corda F alla corda B. la corda
G. alla corda A: e cos vicevera. Vedi l'eempio fondato opra tutte le date regole, 8.
uno delli molti, che ono uciti dalla notra debolezza. I
-
1
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Alla Rovercia.
PARTE IV CA P. XVII.
357
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Muico Tetore,
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359
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36o
PA RT E IV, CA P. XVIII
La rivoltata dell'ultima nota, non i fatta reale, perche la terza alla dritta, che l'E.
arebbe diventata alla rivoltata C. e la quinta che il G. arebbe venuta A. s che l'accor
do finale arebbe di 4 e 6 che non buono, e perfetto, come i ricerca nel fine, onde ci
paro bene di ucire dall'obligatione per render perfetto eo finale, tanto pi che ine
gna il Berardinelli Documenti carte 13o che in queti Contrapunti rivoltati la caden
za empre s'intende.
- -
E quete ono le regole generali del Teere le Armoniali Compoitioni,e non ci eten
deremo ad altri modi particolari, perche come i die per bocca del Gaffurio nel cap. 1.
di queta quarta Parte, le forme delle cantilene i poono variare in infiniti modi; onde
i contenter il notro Tetore di queti univerali, li quali habbiamo procurato di cor
roborare con li eenpii de pi dotti contrapuntiti. Chi vorr tudii pi particolari, potr
vedere tr moderni le opere del Berardi, 8 in particolare li Documenti Armonici.
C A P.
-
XVIII
--
co nel Tesere invariati modi il contrapunto; hora nel preente capitolo diremo
qualche coa circa il modo di formare le compoitioni, s con le voci, s anco con le vo
ci, & Itrumenti.
I
.
-
Si die nel cap. 16 della 2 parte circa le voci, che quattro ono le Parti principali, che
entrano nelle compoitioni, cio Canto, Alto, Tenore, e Bao, e che nelle compo
itioni di pi voci i radoppiano li Tenori, e Soprani, circa poi gl'Itrumenti, che i ua
no, ono li Violini, li Cornetti, e le Trombe, che uonano le parti opra acute . Le
i"
che per ordinario i adoprino degl'Itrumenti, due Violini per la parte opra
acuta, una Viola da braccio per la parte del Contralto, una Viola, Fagotto,
Trombone per la parte del Bao, li quali potranno ervire quattro, e pi voci, pure
i accreceranno gl'Itrumenti proportione delle voci. Si principieranno adunque le
compoitioni pi voci, 8 itrumenti beneplacito del Compoitore; m pare che uni
veralmente i formi per introdutione della compoitione una bella infonia piena, 8 ar
monioa, o pure oggetto, il quale dover eer ripigliato dalle voci, pure i principier
la compoitione con un vago, & armonioo ripieno di voci, 8 intrumenti, paando
cella compoitione i anderanno intrecciandoli veretti; hora due, hora tre, hora
quattro, e pi voci, talvolta con gl'itrumenti, e talvolta enza; quando vi aranno
gl'intrumenti, i procurer di fare belle infonie, e vaghi ritornelli; ma ar empre
"
Il Clle
pA RT E IV CA P. XVIII.
361
di due oli Violini, e talvolta di tutti, parte degl'itrumenti, come di due violini, 8.
una viola baa, di due violini bai nelle ue corde con viole da braccio per qualche ver
etto patetico, 8 in mille guie beneplacito del Compoitore. Former li veretti con
belle imitationi, ottime fughe a due, tre, quattro, e pi voci, con penieri piritoi ,
andamenti vaghi, 8 ameni, modulatione dolce, arioa, ma oltre l'arte che deve e
ercitare il Compoitore biogna, che habbi un dono dato dal Sommo dipeniere di tut
te le coe, voglio dire un buon naturale, e queto olo dono di Dio benedetto, faccia
entire belli andamenti, 8 addattati bene alla modulatione, 8 al entimento delle pa
role, particolarmente voce ola, e nelli duetti, i erva con gratia del olfeggio, ma
con dicrettione, e non e la pai tetalmente in tirate come l'Uignuolo; come pure non
i perdi tanto nella modulatione, che i cordi dell'Armonia, qual' il principal copo
della Muica, voglio dire, che non e la pai tanto in galanterie, e fioretti a voce ola,
d a due, che non facci poi entire il pregno, armonioo, onde non habbi motivo di
dire l'uditorio vox vox, praeterea nihil, e vaglia il vero, dato che vi ia in pacioa ala
un Schermitore, che con la Spada alla mano facci vedere la ua agilit, e maetria nel gi.
rarla, certo, che far una bella compara, ma e all'improvio un'altro e gli appreen
ti contra con il ferro ignudo, lo vedrete ceare da tanta agilit, e poneri in contegno;
e e dopo il primo, per fianco e gli pone un'altro, certo che maggiormente i tringe in
e teo; e e un terzo e gli pone contra lo vedrete poner le palle al muro, e tare con l'
occhio attento pi toto u la difea, che s l'offea; tanto avviene nella Muica; una
voce non h contrario, onde i potr far entire di belle tirate, particolarmente da quel
li,che haveranno il dono del Signore, ma qu ti voglio contro l'inimico (particolarmente
ne oggetti) che anch'eo vuol fare la ua parte, e qu i copre la peritia del Compoitore
in unire con garbo tante parti, e queto quello, che lo deve far timare un huomo; m
dir tal'uno biogna grattare l'orecchio, l'uanza vuole cos, tutto bene, e tu f la tua
compoitione mita,m avverti di non ti perdere in quete fracherie, che ono olo grate
a pochi, che non giudicano e non con le orecchie, e quete talvolta non ono ue, d
pure ono certi tali dati totalmente odisfare il eno, che vorrebbero trasformare l'or
gano in orchetra, e la Chiea in Teatro; hors mi contento, che qualche coa i fac
cia anche in queto genere, perche die il Citaredo Reale al. 99.ervite Domino in latitia.
e nel al. 15o Laudate eum in cymbalis bene onantibus, laudate eum in cymbalis jubilationis ,
ma con modetia,e enza lacivia,e per fine dir che il compoitore deve far tima pi del
la propria reputatione,con formare tudii, che lo faccino conocere per intelligente, che
odisfare al capriccio, e coruttela del Mondo.
Ritornando adunque noi, procuri il Compoitore di formare le ue compoitioni di
queto genere, come un bel Canetro ripieno di frutti, e fiori, cio belli andamenti ,
vaghi oggetti, ottime imitationi, e fughe, duetti, e terzetti piritoi, ripieni gravi,
intrecci tudioi, qualche contrapunto doppio, e procuri di fare nel fine qualche coa di
tudioo, che rendi tima al Maetro, e facci retare l'uditore con brama di entire an
Poitione, e dar repiro alli Cantori, e tanto i oerver anche nelle Compoitioni a
capella, 8 in entrambi i potranno formare delli duetti, e terzetti, 8 il imile i far
Le compoitioni a otto i potranno formare in varie guie. E prima enza veruna obli
gatione alternandoli chori liberi,e ciolti. La econda chori imitati,ripondendoi l'uno
con l'altro con il medeimo oggetto. La terza concertando le parti del primo choro,
erven
3 62
PARTE IV C A P. XVIII.
ervendo quelle del econdo di ripieno. La quarta concertando talvolta ambi li chori .
La quinta oltre al concerto d'ambi li chori i potranno aggiungere gl'itrumenti. La e
ta finalmente chori liberi facendo concertare qualche veretto due, d pi voci abe
neplacito del Compoitore.
Le compoitioni a tr i potranno formare con l'itrumenti, e enza, e cos parimente
le compoitioni a due, e quete e aranno enza intrumenti, i formaranno in ee del
li oggettini, delli veretti a olo, delli ripieni, imitationi, e fughe procurando di tare a
-
ai nella galanteria, perche eendo quete compoitioni non molto ricche d'armonia, i
devono nobilitare con li vaghi andamenti, e bizzaria del Cantare; e poi aranno con
"
gli
faranno delle belle infonie, e ritornelli, e come i die nelle compoitio
ni quattro, i procurer,che gl'itrumenti faccino le propoitioni delli oggetti, in om
con gl'itrumenti e ne piglier quanti piacer al Compoitore, come a dire due violini
oli, due violini, & una viola baa, d pure tutti li poco f nominati intrumenti for
mando infonie, oggetti, fughe. & imitationi a beneplacito del Compoitore, e que
to bati circa il modo di formare le Muicali compoitioni.
Dovrei dire qualche coa della compoitione Teatrale, ma pereere Religioo, een
do queto un cibo poco addattato al mio itituto, me la paer olo con dire quello che
die il Berardi nella prima parte della Micellanea cap. 1o carte41. Lotile del Teatro con
ite in queto olamente, che parlando i canti, e cantando i parli.
P.
XIX.
delli Cantori, e Sonatori, e come dice il Zarlino nella quarta parte delle Ititutioni cap.
17 carte 32o chiamano quete Traportationi Modi traportati per Muica finta. La qua
le econdo il Picitone nel
primo lib. del Fior Angelico cap. 29. non altro che dimotrare
in alcuni luoghi della mano, che fintamente i poa cantare, e componere quelle Note, ove o
pecie delle qualii trova, che mai, n per lettere, n per propriet iano tate cos pote overo
critte, come aria dire, che in c.faut, i poa fintamente dire ol (9 in D.ol re, dire fa e
imilmente in E. la mi direfa. 5 in F.fa ut, diremi. 9 e deinguli. Vuole l'Artui nella
prima parte delle Imperfettioni della moderna muica ragion 1. carte 28.a tergo, che que
to modo di componere, d onare, non i debba dire Muica Finta, m traportata, e
dice in perona di Vario, che alcuni la difinicono non eere altro, che un canto fuori della
traditione regolare della Mano, vero una fintione ritrovata per una certa neceit etraordina
ia delle deduttioni, 9 deduttione dicono non eer altro, che una progreione naturale di ei
illabe, che ono Ut, Re, Mi, Fa, Sol, La , 3 b queta deduttione principio in tre luoghi in
C. F. 9, G. 9 ciacuna volta, che fuori di queti luochi, queta deduttione ha il uo principio ,
etraordinariamente la dicono Muica finta, onde opra ci brevemente die il Picitone nel
luogo opracitato. La Muica Finta di ua artificioa natura altro non opera, e non che finge
la voce delcanto in qualunque chiave.
-
Inorgono f li Muici Teorici varie altercationi per queta Muica finta, traporta
-
ta
T'ART E IV CA P. XIX.
363
ta, e quete ono moe per gl'inconvenienti, che nacerebbero nelle traportationi
caua dell'inegualit delli tuoni, e emituoni, come potr vedere a uo beneplacito il
curioo in eo Artui nel luogo opracitato dalle carte 26. inino alle carte 3o. Noi come
pratici in queto cao non ne faremo altro capitale , mentre che habbiamo a ufficienza
dimotrato nel cap. 8 della econda parte le loro diviioni, differenze, e cotitutioni, le
quali conitono in minutie, che non ono compree dal eno , come habbiamo
provato nel cap. 17 della prima parte, ove i conclue con il Bontempi, che il eno non
cura le minutie d'un coma, 8 in oltre, che la ditintione del Tuono, 9 Emituono in maggiore,
e minore pu laciari almathematico per la olita ua peculatione intorno alle ragioni de numeri,
eendo al muico uperflua, inutile, e vana.
Dimotreremo adunque per compimento di queta notra opera la Muica Finta in or
dine pratico, come quella, che erve a traportare in altra ede le cantilene, il che i far
traportando l'eacordo ut, re, mi fa, ol, la, fuori delle tre lettere di propriet, cio
C. F e G onde procuraremo facilitare il modo di poter principiare l' eacordo non olo
-
in qualivoglia delle ette lettere Gregoriane, ma anche opra qualivoglia corda acciden
tale formata dalli egni b molle, e X dieis.
Per formare una regola materiale, e facile al notro Tetore, i dovr rammemorare,
che i die, che il Tuono cota di due emituoni, che perci fr un tuono, e l'altro vi
pu cadere il emituono formandolo accidentalmente con li egni b. e X e fra il emituo
no, e tuono non vi cade mediatione d'altro uono, cio a dire pi chiaramente, e
materialmente con l'eempio della tatatura dell'Organo, fra il tuono, e tuono forma e
to fra due tati bianchi, vi cade il emituono, cio il tato nero, e fra il emituono, e
tuono formato fra due tati bianchi non vi cade altro tuono, cio altro tato nero; s che
tra il B. e C. e tra l'E. & F. vi cade naturalmente il emituono, onde i raccoglie, (mate
rialmente parlando) che il tuono cota, pure abbraccia due tati, il emituono uno.
Si deve pur anche ricordare, che i die, che il emituono nel mezzo dell'eacordo,
s che nella ua formatione per Muica finta, e li dover dare il uo luogo in modo, che
habbia due tuoni opra,e due tuoni otto, di pi i oerver, che in una ottava formata dal
la tatatura degl'organi, 8 altri conimili itrumenti vi concorrono 8.tati bianchi, e cin
que neri, e per coneguenza ono 13.li quali formano 13 emituoni tra naturali , 8 acci
dentali, come i pu " tatatura delineata da noi nel cap. 13 della econda par
te, m perche l'ottavo tato bianco conimile al primo, i deve tralaciare, s che retano
7. tati bianchi, e cinque neri, e per coneguenza ono dodecili emituoni, tra naturali,
& accidentali.
Coniderate adunque tutte quete coe, c'ingegnaremo di formare una Ruota a bere:
i opra la tatatura degl'itrumenti da tato, mediante
la quale poi con icurezza, e facilit formare l'eacordo opra qualivoglia luogo di e
a tatatura, ar nella forma eguente.
Sar divia queta Ruota in due Ruote l'una dentro l'altra, cio una maggiore, e l'al
tra minore inclua nel vano della maggiore, i divider la Ruota maggiore in ette par
ti, le quali formeranno li ette tati bianchi; egnati con le lettere Gregoriane A. B. C..
D. E. F. G. fra le quali nelli luoghi, e iti proprii i poneranno li cinque tati neri, come
appunto i cotuma nelle tature, che in tutti aranno tati dodeci, li quali formeranno
ficio del notro Tetore,
dodeci eguali caelle, che formeranno li dodeciemituoni, come i vede otto ei tati
cos bianchi, come neri; criveremo nelli tati bianchi C. F. e G. la fillaba UT, per i
gnificar in ei il principio della propriet di Natura , b. molle, e ti quadro.
La Ruota minore pota nel vano della maggiore dovr eere mobile, e girabile, e
condo, che far il biogno, ar formata, e divia in dodeci caelle
alle
corire"
odeci
364
pA RT E IV CAP XIX.
l'Ut. Re. Fa.Sol. La occuper due delli dodeci tati,8 il Mi un olo per la corriponden
2a delle dodeci caelle della Ruota maggiore con le dodeci caelle della Ruota minore, Sc
in queta forma potr formar lo tudioo un eacordo in qualivoglia tato, vedi la figura.
Sar adunque regola generale, che quando le compoitioni non haveranno li egni ac
cidentali di b. e X aranno nelle loro corde naturali, e quando aranno egnate nel loro
principio con queti egni, i dover dire che iino traportate.
In due modi i poono traportare le compoitioni, come crive il Larlino nel luogo
opracitato (abbenche parli, come vuole " in entenza d'altri) l'uno per via del b.
molle, e l'altro per via del 1 dieis, con li quali nel principio delle compoitioni i e
gnaranno le parti Muicali, con uno, due, tre, anche quattro di queti egni, come
comporter il biogno,
- ma
ri
-.
e-,-
PARTE IV C A P XIX
365.
Tuono
il che arebbe
un gran
diordine,
e la compoitione
non arebbe
pi della natura che era prima,
che perci
biogna
conervare
le pecie medeime
della quarta, quinta, de
ottava, il che pecialmente i fa con la oervatione de iti, che tengono li due emituo:
ni in ea ottava, per la variatione de quali i formano (come i die) le variate pecie di
ee quarte, quinte, ottave,dalle quali e ne formano li Tuoni Armoniali, si che adun
que V. G.havendo il Primo Tuono li due emituoni nel econdo luogo, tanto nella par
te baa, quanto nell'alta, tale Cotitutione, 8 ordine i deve anche oervare nella tra
portatione di eo Tuono, la quale i potr fare un tuono, una terza, e una quarta pi,
alta, e basa, come dagli eempii.
i
Primo Tuono nelle corde naturali.
re mi
un Tuoropi bao
- i
fol
re
mi
fa
ol
ol re mi fa
re
fa
ol
re mi fa ol re mi fa olo oi
m1
re mi
fa ol
re
mi fa ol
--
re mi fa ol re mi fa
ol
re mi fa ol re mi fa ol
re mi fa ol re mi fa
ol
re mi fa ol re mi fa ol
Con l'ajuto della notra Ruota che dimotrer quali delle corde accidentali i de
vono toccare, s per il compoitore per formare le compoitioni traportate, s per gl'or
ganiti, e cantori per onarle, e cantarle, potr lo tudioo formare, e traportare, com
ponendo, onando, e cantando qualivoglia Tuono, e Compoitione, 8 acci habbi una
certa regola quali egni di b. molle e 4 dieis deva ponere nelle corde traportate, riveg
ga il cap. 7, della econda parte, ove i notific la propria ede, e luogo di ei egni ac
cidentali, e queto bati per fine di queta notra opera, a gloria del Signore, che il o
lo Dipeniere d'ogni bene.
-
C A P.
366
PARTE IV cap
xx
- --. .
e ..
dell'autore
Congedo
X X. & Ultimo.
P.
al uo Muico Tetore.
-,
-- -
Ccom i gionto, mio Cariimo Figlio Tetore, al fine delle mie fatiche. Credo che
E haverai veduto in queta mia Opera, che io ti ho oervata la parola in non dire coa
i cuna,enza l'auttorit de claici Scrittori,e corroborato il tutto con dotti inegnamenti
'Huomini Illutri, e Famoi, e ti aicuro, che io te li h rapportati al olo oggetto di
ben ervirti, havendo fatto pi capitale del tuo avantaggio, che di far pompa del mio
ingegno; quel poco, che ucito dal mio debole talento, brama olo da te di eere mi
rato con un fortee aggradimento, e che lo ricevi come un vivo pegno della mia affettuo
a cordiali
di te. Queta mia fatica, che l'etratto di molte dotte, e curioe eru
ditioni delli
copicui Auttori di queta nobiliima Arte, f compilata da me per lo
patio di qualche anno per mio diporto, 8 ammaetramento: qual'ella i ia, hora te
tutta la dono, e e queta havee la fortuna di participarti qualche picciola qualit, che ti
rendee degno di addattarti al ervitio di qualche Studioo , lodane il Sommo Datore d'
ogni bene, e e non fose abbracciata la tua ervit, incolpa la mia ola inufficienza ,
che non ha aputo, n potuto renderti riguardevole quanto h deiderato il mio cuore ,
Pigliane adunque l'affetto e non puoi goderne gl'effetti, e e non poo con merci mag
giori intradarti nella mercatura della gloria, contentati almeno, che ti auguri una me
i"
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DIvo ANTONIo
D 1 s TTUTELARI PATRONO
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