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INRI:

il Titulus crucis, un acronimo ottenuto dalla frase latina Iesous

Nazarenus Rex Iudaeorum, che significa: Ges di Nazaret, re dei giudei. Secondo i
Vangeli la scritta fu voluta da Pilato e posta sopra la croce di Ges crocifisso.
La colomba: Fin quasi dagli albori del Cristianesimo la colomba, animale dalla
natura dolce e mite, stato un simbolo di purezza e innocenza, che ha poi
rappresentato

lintervento

divino

in

alcuni

episodi.

Come simbolo di mitezza usata in vari episodi biblici. Per gli ebrei Giona
(Yohnh, colombo) era ed un nome maschile comune. Nel Can tico dei Cantici,
Mia colomba un appellativo affettuoso rivolto alla Sulamita dal pastore
innamorato e gli occhi dolci di una ragazza sono paragonati a occhi di colomba.
Come simbolo di volont divina pure citata in alcuni passi della Bibbia. Nella
Genesi (8, 11) una colomba a portare a No il rametto dulivo che annuncia la
fine del Diluvio universale e linizio della salvezza e di una nuova era di pace tra
Dio e gli uomini. In Matteo 3,16 la colomba viene vista scendere dal cielo da
Giovanni Battista durante il Battesimo di Cristo. Per questo inizialmente lanimale
venne associato al battesimo (come in Tertulliano o in rappresentazioni artistiche
del

IV

secolo).

Nei codici miniati del V e VI secolo la colomba si era per gi slegata dal
significato unicamente legato al battesimo, per assumere il ruolo di simbolo dello
Spirito Santo, in episodi come lAnnunciazione o le raffigurazioni della Trinit.
La croce cristiana: il simbolo cristiano pi diffuso, riconosciuto in tutto il
mondo. una rappresentazione stilizzata dello strumento usato dai romani per la
tortura e lesecuzione capitale tramite crocifissione, il supplizio che secondo i
vangeli e la tradizione cristiana stato inflitto a Ges Cristo. Tuttavia si tratta di
una forma simbolica molto antica, un archtipo che prima del cristianesimo aveva
gi assunto un significato universale: rappresenta lunione del cielo con la terra,
della dimensione orizzontale con quella verticale, congiunge i quattro punti
cardinali ed usata per misurare e organizzare le piante degli edifici e delle citt.
Con il cristianesimo assume significati nuovi e complessi come il ricordo della
passione, morte e risurrezione di Ges; e come un monito dellinvito evangelico ad
imitare Ges in tutto e per tutto, accettando pazientemente anche la sofferenza.

LAgnello:

E limmagine del Cristo. Simbolo di dolcezza, di semplicit, di

innocenza, di purezza e di obbedienza, per il suo comportamento e per il suo


colore bianco, lagnello in ogni tempo stato considerato lanimale sacrificale per
eccellenza.
Dopo la profezia di Isaia, Dio ha fatto ricadere su di lui liniquit di noi tutti. Lo si
maltratta, e lui patisce e non apre bocca, simile allagnello condotto al macello,
Giovanni il Battista dir di Ges che gli veniva incontro nella valle del Giordano:
Ecco

lagnello

di

Dio:

ecco

Colui

che

toglie

peccati

del

mondo.

Il venerd santo Ges, come vittima espiatoria, prende su di s i peccati


dellumanit ed assume il senso del sacrificio dellagnello preparato per la pasqua
ebraica e il ruolo salvifico del sangue con cui gli ebrei avevano contrassegnato le
loro porte prima dello sterminio. Per questo suo patire, le pi antiche immagini ce
lo mostrano coricato e non in piedi. Il simbolo per, rimanda anche al Cristo
resuscitato e glorificato, come si legge pi volte nellApocalisse. In questo caso, la
docile bestia si afferma non solo come il Purificatore del mondo, ma anche come il
dominatore, e liconografia medievale ce la presenta con una croce che le trapassa
il corpo da parte a parte e verso la quale la sua testa si rivolge con la bocca
semiaperta ad invitare con le parole del Signore: Venite a me che sono dolce e
umile

di

cuore

troverete

il

riposo

delle

vostre

anime.

Per evitare confusione di culti e di credenze che avrebbero potuto sorgere per
analogie di simboli (nel culto di Dioniso i fedeli sacrificavano un agnello per indurre
il dio a tornare dagli inferi), il Concilio di Costantinopoli del 692 impose che larte
cristiana rappresentasse il Cristo in Croce, non pi sotto la forma dellagnello
affiancato dal sole e dalla luna, ma in forma umana.

La Palma: lantica simbologia della palma del martirio e, in generale, la palma


intesa come simbolo del Cristianesimo, si collega allOriente, cio alla terra dove
maggiormente si trova questo albero slanciato e vigoroso con possenti pennacchi
di foglie disposti a raggio come quelli del sole. Il legame con il martirio dovuto al
fatto che nelliconografia cristiana ai martiri la palma era spesso associata.
Il

suo

significato

quello

della

vittoria,

dellascesa,

della

rinascita

dellimmortalit. Si collega anche alla fenice e ha la funzione di albero della vita.


Questa simbolo gi presente fin dallepoca paleocristiana legato a un passo dei
Salmi, dove si dice che come fiorir la palma cos far il giusto: la palma infatti

produce uninfiorescenza quando sembra ormai morta, cos come i martiri hanno
la

loro

Nella domenica detta

ricompensa

appunto delle

Palme la

in paradiso.

simbologia

rimanda

allentrata

trionfale di Ges Cristo in Gerusalemme (Vangeli, Giovanni 12,13) prefigurando in


anticipo la Resurrezione dopo la morte. Ugualmente, la palma ha lo stesso valore
di simbolo della resurrezione dei martiri (Apocalisse 7, 9).
Il

Pavone:

simbolo

della

resurrezione

della

vita

eterna.

La sua celebrita risale al mondo classico ed era tale da farlo comparire persino in
alcune monete dellantica Grecia. Per i Greci rappresentava infatti lo splendore del
firmamento

ed

era

inoltre

legato

ad

Era,

la

madre

di

tutti

gli

dei.

Per la sua bellezza e stato raffigurato in molti preziosi mosaici rinvenuti nelle
dimore

dei

patrizi

romani,

per

quali

simboleggiava

lincorruttibilita.

Si riteneva che sue carni, in particolari condizioni, non sarebbero mai anda te in
putrefazione. Per questo era considerato anche come un simbolo di immortalita.
La straordinarieta di questo uccello non finiva qui. Il fatto che nella stagione
invernale perdesse le piume e ne acquistasse di nuove ed addirittura piu belle a
primavera, fece si che il mondo cristiano dei primi secoli lo adottasse come
simbolo di resurrezione. Questa e la ragione per cui le sue raffigurazioni sono
state ritrovate numerose nelle catacombe di Roma.

Pastore: pi che un simbolo in senso stretto un riferimento preciso che Ges


fece di se stesso nel vangelo di Giovanni. Il significato semplice ed ben
spiegato nella pagina del Vangelo. Ges il pastore e i suoi discepoli, tutti i
discepoli di ogni tempo, sono le sue pecorelle e lui le conosce ad una ad una per
nome. Una immagine molto bella, rappresentata appunto dal pastore che raccoglie
la sua pecorella smarrita e la conduce sul collo. Allusione anche al momento della
dipartita da questo mondo e per questo il simbolo trova spesso la sua collocazione
in prossimit di tombe e cimiteri cristiani.

Le ore canoniche sono un'antica suddivisione della giornata sviluppata nella Chiesa cattolica per
la preghiera in comune, detta anche "Ufficio divino".

Questa pratica liturgica deriva dall'uso di recitare preghiere, in modo particolare i salmi del salterio,
ad ore prestabilite: ad esempio nel libro degli Atti si riporta che Pietro e Giovanni andavano al tempio
per la preghiera pomeridiana. Il salmo 119 dice: Sette volte al giorno ti lodo per la tua giusta legge.
La pratica delle ore canoniche osservata da molte chiese, fra cui la Chiesa cattolica, le Chiese
ortodosse e la Comunione anglicana.
In particolare nella Chiesa cattolica di rito latino si riferisce anche ad un ordine di preghiere
chiamato liturgia delle ore(liturgia horarum), ufficio divino (divinum officium), opus Dei (opera di Dio).
Questo ordine di preghiere contenuto nel "libro delle ore". La suddivisione oraria approssimativa,
variando nell'antichit la lunghezza delle ore del giorno secondo lestagioni.

Nella notte, prima dell'alba: mattutino o vigilie in diverse comunit religiose - chiamato "orthros"
nelle Chiese orientali

All'alba: lodi, in occidente separato dal mattutino; detto anche "preghiera del mattino"

Alle 6.00: Prima

Alle 9.00: Terza

Alle 12.00: Sesta

Alle 15.00: Nona

Al tramonto: Vespri

Prima di coricarsi: Compieta

I dogmi nel cristianesimo[modifica | modifica wikitesto]


Nella teologia cristiana, la verit dogmatica pu solo discendere dalla rivelazione divina, in modo diretto
od indiretto. Essa ha la funzione di fornire delle indicazioni di fede o di morale chiare e certe una volta
per tutte su di un determinato argomento, pur non trattandosi di verit scientificamente o storicamente
dimostrabili, che devono quindi essere accettate solo per fede nell'interpretazione della Chiesa.
Coloro che non ritengono per vero verit di fede o di morale definite come dogma si autoescludono
dalla comunit ecclesiale e vengono definiti eretici, cio persone che hanno scelto una parte e non il
tutto.
Nella definizione storica e nello sviluppo dei dogmi di fede hanno avuto grande importanza le
controversie e i dibattiti sorti soprattutto nei primi secoli. Per risolvere tali controversie, sempre pi
frequente anche a motivo del diffondersi del cristianesimo e del suo incontro con altre culture e
religione vennero indetti successivi concili ecumenici per definire l'ortodossia, risolvere tali controversie
e porre fine agli scismi all'interno della Chiesa. Il risultato di tali assemblee e delle diverse posizioni che
si andavano delineando sono formulazioni sintetiche di confessioni di fede (dette anche credo), di cui la
pi teologicamente significativa il simbolo niceno-costantinopolitano.

Non tutto ci che venne deciso nell'ambito dei concili ebbe ed ha valore dogmatico ma solamente
quanto espressamente indicato come tale ed i dogmi della Chiesa cattolica possono anche essere
proclamati come tali dal solo papa anche indipendentemente da un concilio.
Il termine stesso, presente nel Nuovo Testamento nel significato di "editto" e di "prescrizione" sia
contenuta nella legge veterotestamentaria, sia promanante dall'autorit della chiesa, con il consenso
della comunit e sotto l'influsso dello Spirito, assume nel I secolo un'accezione prevalentemente
disciplinare.
Dai secoli II-III, assume il significato di regola di fede antica e definitiva (negli apologisti e soprattutto
in Lerino, sec. V). Ma nella teologia cattolica i dogmi sono sempre proposizioni che enunciano verit
che fanno parte del deposito rivelato (contenuto nelle Scritture e nelle tradizioni) e sono, solo in quanto
tali, proposte dal magistero ecclesiastico.
Per gran parte della cristianit orientale, vengono considerati autorevoli i primi due, tre o sette concili
ecumenici (a seconda che uno sia nestoriano, monofisita o cristiano ortodosso). I cattolici considerano
autorevoli e con valore dogmatico anche le decisioni prese dai 14 concili ecumenici successivi e alcune
definizioni promulgate dai Papi nell'esercizio dell'infallibilit papale (come l'assunzione di Maria).
I protestanti in varie forme accettano parte di queste dichiarazioni, e spesso si affidano a "confessioni di
fede" specifiche per ogni chiesa, che riassumono i dogmi pi importanti o controversi (si veda, ad
esempio, il Liber Concordiae luterano).
I 10 dogmi espliciti della Chiesa Cattolica (secondo essa possono essere promulgati solo se si ha avuto
effettiva fede nel loro contenuto gi nella chiesa antica):

1. Unit e Trinit di Dio in Tre Persone Divine (Concilio di Nicea, 325);

2. Ges la seconda Persona Divina, incarnato, morto e risorto (Concilio di Nicea, 325);

3. Maria Madre di Dio perch madre di Ges che Dio (Concilio di Efeso, 431);

4. Ges Cristo vero Dio e vero uomo (Concilio di Efeso, 431);

5. Nascita verginale di Ges (Secondo Concilio di Costantinopoli, 553);

6. Esistenza del Purgatorio, Inferno e Paradiso (per il solo Purgatorio, Concilio di Lione, 1274);

7. Presenza reale di Cristo nell'Eucarestia (Matteo 26:26 e paralleli; dogma confermato


nel Concilio di Trento, 1545-1563);

8. Immacolata Concezione di Maria (Enciclica di Papa Pio IX, 1854);

9. Infallibilit papale, quando parla ex cathedra in materia di fede e di costumi (Concilio


Vaticano I, 1870);

10. Assunzione di Maria in anima e corpo (Costituzione apostolica di Papa Pio XII, 1950).

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