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UNIVERSIT

DEGLI STUDI
DI BERGAMO
FACOLT DI ECONOMIA
Corso di Laurea in Economia e Amministrazione delle Imprese
Direzione dellimpresa
Classe n. 17

Moneta, credito e
signoraggio
nellattuale sistema
monetario
Relatore Anna Maria Variato
Prova finale di Dario Belotti
NOME

Matricola n. 1001369

ANNO
ACCADEMICO
2009/2010

COGNOME

Sommario
CAPITOLO 1- INTRODUZIONE ........................................................................................................ 3
1.1 Motivazioni e obiettivi......................................................................................................... 3
1.2 Struttura .............................................................................................................................. 3
CAPITOLO 2 LA MONETA ............................................................................................................ 5
2.1 Lo sviluppo della moneta .................................................................................................... 5
2.2 Il valore della moneta e la sua propriet ............................................................................ 7
CAPITOLO 3 IL SIGNORAGGIO .................................................................................................. 13
3.1 Banca Centrale e signoraggio ............................................................................................ 13
3.1.1 Il signoraggio sullemissione....................................................................................... 13
3.1.2 Lappropriazione della ricchezza da signoraggio ........................................................ 14
3.1.3 Definizioni a confronto ............................................................................................... 17
3.1.4 Il trasferimento del signoraggio dalla Banca Centrale allo Stato ............................... 20
3.2 Il signoraggio nel sistema bancario ................................................................................... 22
3.2.1 Il signoraggio secondario............................................................................................ 22
3.2.2 Moneta, credito e inflazione ...................................................................................... 26
3.2.3 Credito e crisi economiche ......................................................................................... 30
CAPITOLO 4 LA BANCA CENTRALE............................................................................................ 31
4.1 Caratteristiche ................................................................................................................... 31
4.2 La nascita delle Banche Centrali ........................................................................................ 32
4.3 La Banca dItalia................................................................................................................. 34
4.4 Sovranit monetaria statale .............................................................................................. 36
4.5 Il paradosso di una moneta debito ................................................................................... 37
CAPITOLO 5 CONCLUSIONI ....................................................................................................... 39
BIBLIOGRAFIA .............................................................................................................................. 42
RINGRAZIAMENTI ........................................................................................................................ 44

ABSTRACT
Il lavoro nasce con lo scopo di analizzare alcuni aspetti fondamentali del sistema monetario e bancario moderno come ad esempio il valore della moneta e la sua propriet, il
credito e la sua creazione, il signoraggio e la sua appropriazione.
Il mezzo monetario e il suo valore hanno subto continue variazioni durante il trascorrere delle epoche: dal baratto, alla moneta merce, alla moneta cartacea fino al denaro scritturale. Tema fondamentale risulta essere la derivazione di questo valore monetario: il
perch la moneta abbia valore, che tipo di valore sia, da dove venga generato. Si notano,
nel sistema monetario attuale, alcune incongruenze in merito alla propriet di questo valore che non viene riconosciuto in capo al suo creatore, la collettivit, ma le viene sottratto.
Lemissione della moneta obbligatoriamente collegata alla generazione del signoraggio: esso infatti il guadagno e il potere in mano al soggetto predisposto alla creazione
della moneta. Oggi le Banche Centrali sono le istituzioni che raccolgono sia la ricchezza, sia il profitto da signoraggio che dovrebbero essere trasferiti, una volta coperti i costi
di coniatura, alla collettivit rappresentata nello Stato.
Il signoraggio che si crea invece, non a livello di Banca Centrale, ma a livello di sistema
bancario viene definito signoraggio secondario (collocandosi pi a valle rispetto al signoraggio sullemissione). Per analizzare questo tipo di signoraggio utile indagare il
processo storico che ha portato leconomia moderna a fondarsi su un sistema bancario
cos strutturato, processo che porta con s alcuni dubbi sulla liceit di alcune pratiche le
quali hanno condotto alla nascita delle banche.
La creazione di credito, e quindi di potere dacquisto dal nulla laltra faccia del signoraggio secondario: essa pu essere tanto positiva per leconomia quanto destabilizzante
se allocata senza criteri corretti.
Listituzione principe con cui si tratta parlando di sistema monetario sicuramente la
Banca Centrale. E interessante capire in che modo il potere statale di emissione della
moneta venne spostato in capo a questa istituzione le cui caratteristiche, in alcuni Stati,
fanno sorgere dubbi sulla correttezza della regolamentazione di questa funzione. Inoltre
ci sono interessanti esempi di come la sovranit monetaria sia conservata costituzionalmente in mano al popolo affinch esso possieda almeno uno strumento in grado di evitare il paradosso che viene a crearsi in un sistema in cui la totalit del denaro rappresentazione di un debito sottostante alla sua emissione.
La riforma del sistema monetario moderno quindi altamente desiderabile.

CAPITOLO 1- INTRODUZIONE
1.1 Motivazioni e obiettivi
Aprendo il portafoglio ed estraendo una banconota potrebbero sorgere molti interrogativi: perch, questa carta colorata in un particolare modo, vale tanto? Chi la crea? Da dove deriva questo valore che le attribuiamo? Chi crea questo valore? Come viene distribuita la carta moneta? Quali sono le sue funzioni?
Altri interrogativi non troppo dissimili potrebbero sorgere nel momento che ci rechiamo
allo sportello bancario per effettuare qualche normale operazione: che tipo di soldi sono
quelli che stiamo movimentando? Esistono fisicamente? Dove sono depositati?
La ricerca di una risposta a questi interrogativi sembra essere un lavoro interessante; sono interrogativi che meritano di essere indagati: appunto il voler rispondere a questi
ultimi il motivo dello sviluppo di questa tesi. Inoltre, altre interessanti questioni nascono
nello svolgimento del lavoro e lo rendono sempre pi coinvolgente nella ricerca di una
risposta nascosta dietro un sistema che sembra essere immensamente distante da ogni
singolo individuo, ma nel quale, in realt, ogni individuo immerso, consapevolmente o
meno.
Lobiettivo di questa trattazione quindi quello di approfondire il sistema monetario vigente per poterne fornire una descrizione realistica e significativa per possibili riflessioni in merito alla moneta, al credito e al signoraggio. Per fare ci indagheremo le regolamentazioni vigenti, i meccanismi che regolano vari organi e istituzioni, le principali
politiche adottate storicamente, i meccanismi logici che vengono sottointesi a particolari
scelte e dopo aver ricostruito un quadro dinsieme potremo fare considerazioni ed esprimere pareri sullutilit creata e sui possibili miglioramenti implementabili.

1.2 Struttura
La tesi strutturata in altri quattro capitoli che seguono a questa introduzione. Nel secondo capitolo si tratta levoluzione degli scambi economici nella storia: si parte dai
tempi in cui lunica forma di scambio era tramite il baratto, si passa per popoli antichi in
cui vigeva una prassi di scambi, intermediati da un sistema bancario molto sviluppato,
per giungere ai tempi della moneta metallica e della moneta cartacea; questultima forma di moneta per ormai in fase di superamento per opera della nuova moneta scrittu-

rale bancaria. Nella seconda parte del capitolo si analizza invece il valore della moneta:
da dove deriva, com' cambiato con le diverse forme di moneta e si fanno riflessioni
sulla propriet della moneta.
Il terzo capitolo introduce il concetto di signoraggio sdoppiato in due accezioni: la ricchezza e il profitto da signoraggio. Nella definizione di questi concetti vengono usate tre
principali formulazioni usate storicamente dagli economisti: costo opportunit, signoraggio monetario, tassa da inflazione. Dopo la definizione tecnica, si risponde poi al
quesito dellappropriazione del signoraggio e alla sua correttezza: si dir che il signoraggio viene raccolto dallistituzione emittente del denaro che per non coincide con
listituzione a cui spetterebbe di diritto; da qui lulteriore interrogativo di come debba
avvenire il trasferimento del signoraggio. La seconda parte di questo capitolo centrale,
si dedica alla descrizione del sistema bancario nel suo complesso, andando a indagare i
meccanismi dellemissione del credito, del signoraggio secondario, delle pratiche contabili; dopo alcune conclusioni si tenta di giungere alla spiegazione della creazione di
bolle speculative, il cui scoppio provoca crisi economiche. La credit creation diventa
protagonista di questultima parte.
Il quarto capitolo tratta del soggetto istituzionale Banca Centrale; si parte da una descrizione delle sue caratteristiche e dalla nascita di questistituzione per poi ragionare su
possibili meccanismi difettosi nel suo funzionamento. Si discute in conclusione della
funzione principale detenuta dalla Banca Centrale in quasi tutti i paesi del mondo e di
alcune eccezioni in cui la sovranit popolare salvaguardata. Nella conclusione del capitolo si accennano le possibili conseguenze negative di un sistema economico la cui
moneta rappresentanza di un debito.
Nel quinto capitolo si racchiudono, come duso, considerazioni di sintesi e prospettiva.

CAPITOLO 2 LA MONETA
2.1 Lo sviluppo della moneta
In assenza di moneta le transazioni economiche e commerciali comportano il ricorso
al baratto. Lo scambio di beni o servizi contro altri beni o servizi, tipicamente, risulta
funzionante in economie caratterizzate da una ridotta numerosit e frequenza delle transazioni. Non per niente scontato che, a colui che vende un bene di suo possesso, venga
offerto in cambio un bene utile ai suoi scopi: qualora il venditore non desiderasse ricevere, in cambio del bene ceduto, il bene che gli viene proposto, pu rifiutare lo scambio
oppure accettare il bene proposto per poi rivenderlo ad altri in cambio di un bene gradito oppure di un bene che a sua volta consenta di ottenere quanto desiderato. In questo
caso il venditore pu ottenere il bene desiderato solo dopo una serie di scambi (baratto
multiplo), che non facilitano la compravendita di beni e servizi: l'assenza di un mezzo di
pagamento di diffusa accettazione sicuramente disincentiva gli scambi commerciali e
ostacola il raggiungimento di una migliore efficienza allocativa, impedendo in questo
modo anche l'evoluzione della specializzazione produttiva (poich tutto ci che non riesco ad ottenere con il baratto devo produrlo, non potendomi cos specializzare su una
sola attivit) e il conseguente aumento di produttivit (rimaniamo in una situazione di
scarsa efficienza produttiva).
In uneconomia di baratto viene pure ostacolato il risparmio; infatti, chi produce un bene non facilmente conservabile (si pensi alla maggior parte dei generi alimentari) deve
consumarlo o scambiarlo prima che deperisca e, solo una piccola parte dei beni, quelli
non facilmente deperibili, pu essere conservata per essere utilizzata in futuro.
Inoltre il baratto diventa difficile da realizzare per beni indivisibili.
All'aumentare della frequenza degli scambi, diventa perci necessario che subentri in
gioco un mezzo accettato in pagamento da tutti gli operatori economici, che conservi il
proprio valore nel tempo (altrimenti verrebbe meno parte dell'accettazione) e sia facilmente divisibile.
I primi beni a fungere da mezzo di scambio ("moneta" in senso lato) presentano i caratteri della non deperibilit, della notevole disponibilit e diffusione negli scambi, della
facile verificabilit della loro qualit. La caratteristica della non deperibilit favorisce
la tesaurizzazione in attesa di scambi futuri desiderati ma incerti, favorisce quindi il ri-

sparmio; la seconda caratteristica, disponibilit e diffusione, garantisce unampia accettazione (che a sua volta ne accresce ulteriormente la diffusione, innescando un meccanismo moltiplicativo); la facile verificabilit invece riduce le incertezze legate al pagamento e aumenta quindi l'accettazione della moneta in senso lato come mezzo liberatorio di pagamento.
Tali caratteristiche sono comuni a vari beni che sono stati usati come mezzi di pagamento ancora fino alla met del Novecento dai popoli senza scrittura: vari tipi di metalli
(non solo oro e argento, ma anche rame e ferro), il sale, lavorio, il bestiame, il the, pezze di tessuto, quarzo, pietre in diverse forme (nel mediterraneo neolitico l'ossidiana era
il pi diffuso mezzo di scambio). Anche alcune grandi civilt hanno continuato a utilizzare beni come moneta fino a tempi recenti. Il caso pi tipico il Giappone, dove il riso
rimasto l'unit di conto dei grandi feudi fino all'abolizione degli stessi, nel 1868.
I beni usati come mezzo di scambio che presentano un loro valore intrinseco economico
vengono chiamati moneta-merce.
Solo successivamente si affermano, come strumenti di pagamento i metalli preziosi, in
considerazione soprattutto della loro notevolissima resistenza rispetto al trascorrere del
tempo e al loro valore intrinseco.
I metalli vengono utilizzati come moneta merce nella forma di lingotti o sbarre, o anche
in polvere. Tuttavia questo sistema di pagamenti d luogo a due inconvenienti: innanzitutto chi riceve il metallo in pagamento si deve accertare che esso abbia il valore intrinseco dichiarato (controllando il peso e la qualit). Questo costringe perci a portarsi
sempre appresso un mezzo attraverso il quale effettuare il controllo del peso e, per
quanto riguarda la qualit del metallo, questa veramente di difficile accertamento. In
secondo luogo ci sono i problemi di detenzione e trasporto d'ingenti somme di metallo
che mancano di praticit e sicurezza.
Questi problemi vennero in parte meno con la nascita della carta-moneta: lo sviluppo
della pratica di utilizzare come mezzo di scambio denaro cartaceo si svilupp differentemente a seconda del luogo e della situazione storica.
Ad esempio, nel XIII secolo, la nascita delle banconote nellimpero mongolo avvenne
grazie allidea e al potere del sovrano Kublai Khan: egli, stampava moneta cartacea con
cui effettuava tutti i pagamenti per beni e servizi di cui usufruiva, e chiunque commer-

ciasse con lui era obbligato ad accettare questa forma di pagamento per non rischiare la
propria vita. Questa pratica cre un circolo virtuoso grazie a cui laccettazione e luso di
questo denaro cartaceo si espanse attraverso lo sconfinato impero mongolo, cosicch
tutti divennero benaccetti di ricevere in pagamento questo denaro sapendo di poterlo a
loro volta utilizzare per fare acquisti di beni e pagare servizi. Anche i mercanti stranieri
accettavano questa forma di pagamento con cui poi avrebbero commerciato negli ampi
confini imperiali prima di rientrare nella loro terra dorigine. Si arriv al punto che,
nellimpero, la quasi totalit delle transazioni avveniva per mezzo di questo denaro. (Polo, 1987)
Un esempio differente di sviluppo della carta moneta il caso inglese in cui la carta
moneta si diffuse per mezzo di orafi divenuti banchieri, processo che illustreremo dettagliatamente nel capitolo 3.
In ogni caso lo sviluppo della carta moneta facilit gli scambi ed elimin i problemi che
rimanevano con luso della moneta metallica.

2.2 Il valore della moneta e la sua propriet


Ogni bene caratterizzato da un valore duso e da un valore di scambio.
Il valore duso limportanza pratica che un bene ha per il soggetto e per il suo bene
personale, quindi lutilit che il bene procura allutilizzatore; quest'utilit non misurabile in termini oggettivi e quantitativi, non misurabile in termini assoluti ma dipendente dalla funzione di utilit del soggetto utilizzatore (come insegnano gli studi microeconomici sul consumatore).
Il valore di scambio, al contrario, un valore che deriva dallincontro di domanda e offerta del bene, deriva da un confronto oggettivo ed quindi misurabile e quantificabile
attraverso un prezzo che si forma nella contrattazione o, a livelli pi ampi, nel mercato.
Il valore di scambio quindi lattitudine di un bene o servizio a essere accettato da altri
soggetti in cambio di altri beni o servizi. Un bene che non ha domanda non ha valore e
lo stesso vale per un bene che ha unofferta infinita come ad esempio laria; il valore deriva dalla richiesta di quel tipo di bene che si scontra con unofferta limitata (le risorse
economiche sono scarse per definizione).
Questo stesso ragionamento sul valore vale per qualsiasi bene, anche per il denaro; possiamo affermare che il suo valore si fonda su due pilastri: da un lato la naturale (nel caso

di moneta merce) o artificiale (nel caso della cartamoneta) scarsit; dallaltro la domanda che ne fa la gente per utilizzarlo come mezzo di scambio o come riserva di valore.
Money, like anything else, derives its value from its scarcity in relation to its usefulness. Commodities or services are more or less valuable because there are more or less of them relative to the amounts
people want (Nichols, 1961)
Entrambi i lati dellequazione sono importanti, ma il lato della domanda essenziale
perch esplica come una certa moneta acquisti valore grazie alluso e allaccettazione
che ha presso il pubblico: se domani nessuno pi si fidasse delleuro e nessuno lo accettasse pi in pagamento, gli euro sarebbero solo carta straccia.
Il valore della moneta quindi dato da coloro che la accettano come mezzo principe
nello scambio economico.
Come osservato da Auriti (2002):
il valore un rapporto tra fasi di tempo, cos ad esempio una penna
ha valore perch si prevede di scrivere, il coltello ha valore perch si
prevede di tagliare, la moneta ha valore perch si prevede di comprare.
Il valore pertanto il rapporto tra il momento della previsione e il momento previsto.
La convenzione monetaria consiste quindi, nel rapporto tra il momento previsto del
comportamento altrui e quello della previsione che realizza e causa il comportamento
proprio. Ognuno disposto infatti ad accettare moneta contro merce se prevede di poter
dare a sua volta moneta contro merce.
Lo strumento della convenzione consiste dunque in un fascio di rapporti tra fasi di tempo intersoggettivo, capace di determinare per induzione giuridica il valore indotto e oggettivarlo come res nova nella moneta, causando la nascita di un bene reale oggetto di
diritto di propriet.
Auriti afferma inoltre che la moneta ha valore perch la misura del valore. Poich ogni
unit di misura ha la qualit corrispondente a ci che deve misurare, come il metro ha la
qualit della lunghezza perch misura la lunghezza, cos la moneta ha la qualit del valore perch misura il valore.

Per questo motivo il simbolo monetario non solamente la manifestazione formale della convenzione monetaria, ma anche il contenitore del valore indotto e incorporato nel
simbolo: questo valore indotto il potere d'acquisto che incorporato nella moneta.
Nella moneta si verifica una fattispecie analoga a quella dell'induzione fisica. Come nella dinamo si trasforma energia meccanica in energia elettrica, cos nella moneta si trasforma il valore di una convenzione, di un fumus juris, in un bene reale oggetto di diritto di propriet.
Poich ogni unit di misura una convenzione e ogni convenzione una
fattispecie giuridica, la moneta una fattispecie giuridica. Dunque, la materia prima che serve per fabbricare moneta la medesima che serve a
produrre fattispecie giuridiche: forma e realt spirituale ossia simbolo e
convenzione monetaria. (Auriti, 2002)
Lunica cosa necessaria per dare valore alla moneta quindi una convenzione, una fattispecie giuridica; non c bisogno che ci sia un collaterale di valore come sottostante alla
moneta, poich essa, ha gi un valore indotto indipendente.
Inoltre, come nell'indotto fisico nasce energia elettrica quando comincia la rotazione
della dinamo, analogamente nasce il valore monetario all'atto dell'emissione nelle mani
dell'accettante perch ne prevede l'ulteriore cessione e circolazione nell'indotto giuridico. In conclusione la moneta non solo il prodotto di una convenzione, ma di un'attivit
convenzionale che, nella sua continuit, realizza il potere d'acquisto per induzione in
una fattispecie di sociologia giuridica. La moneta che non circola un mero simbolo,
non moneta.
La non conoscenza di questo valore indotto presente nella moneta ha portato a giustificare il valore monetario sulla base della riserva d'oro, confondendo e spacciando sotto la
parvenza di valore creditizio il valore indotto, ossia configurando la moneta come titolo
di credito rappresentativo dell'oro. Anche loro ha il suo valore indotto che deriva dal
fatto che questo metallo, convenzionalmente, stato sempre usato come mezzo di pagamento; in fin dei conti per, non ha importanza quale sia il materiale che venga usato
come mezzo di pagamento: nella storia della colonizzazione americana, ogni volta che
una merce veniva accettata come moneta, avveniva che il suo prezzo aumentava e la
merce di bassa qualit acquistava lo stesso valore di quella di qualit buona; questo a
causa del valore indotto che si concretizzava in quel tipo di merce.

Cos si spiega lerrore che si fa oggi nel ritenere la moneta custode di un valore creditizio invece di un valore indotto, valore creditizio che non ha pi nemmeno senso di esistere poich definitivamente cessata qualsiasi convertibilit della moneta in altri beni: in
altre parole scomparso il bene su cui la moneta inizialmente rappresentava un diritto.
Oggi lemissione di moneta in senso stretto prerogativa delle Banche Centrali.
Il meccanismo attraverso il quale la moneta entra in circolazione nelleconomia, in termini semplificati, il seguente: la moneta emessa viene impiegata dalla Banca Centrale
per acquistare titoli di Stato sul mercato secondario (poich sul mercato primario non
pi permesso essendo vietati i finanziamenti diretti allo Stato) scambiandoli con le banche commerciali e altri enti a cui permessa la partecipazione alle aste dei suddetti titoli; questi enti finanziari in cambio dei titoli venduti ricevono la nuova moneta emessa
che cos s'innesta nel circuito economico e finanziario andando ad aumentare lofferta
monetaria. Con questo tipo di meccanismo la moneta viene immessa attraverso un prestito: la Banca Centrale presta moneta allo Stato, al popolo a fronte di titoli di stato; la
stessa situazione in cui unimpresa emette unobbligazione (lo Stato emette titoli di debito) e un finanziatore la compra (la Banca Centrale con la moneta appena stampata): il
finanziatore presta soldi allimpresa fino alla scadenza dellobbligazione in cui
limpresa ripagher il prestito.
In questo quadro di sistema ci poniamo una domanda: chi proprietario della moneta?
La risposta generica alla domanda sicuramente colui che detiene in suo potere la disponibilit di essa e con la quale pu acquisire determinati beni o servizi; questo rende
chiaro che, in un sistema con un simile meccanismo di immissione di moneta
nelleconomia, la moneta si sottintenda essere di propriet dellente emittente, la Banca
Centrale appunto poich essa che ha la facolt di spendere tale moneta in cambio di
beni finanziari di cui acquista il diritto di propriet.
Nel paragrafo sul valore della moneta abbiamo concluso che il valore della moneta
conseguenza della sua accettazione presso il pubblico; da questa certezza possiamo logicamente dedurre che, parlando in termini collettivi, la totalit della moneta in circolazione teoricamente di propriet dello Stato, inteso come unione di cittadini, anche se
divisa in modo eterogeneo tra di essi. La moneta presente in tutto lo Stato, nelle tasche
dei cittadini, ha un valore poich da tutti accettata come mezzo di pagamento; questo

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le conferisce valore, non altro. Infatti, la moneta nasce per facilitare gli scambi tra cittadini: sono i cittadini che si accordano in una convenzione che crea il valore della moneta; questo valore quindi dei cittadini, non di altri. Anche la moneta di nuova emissione
dovrebbe possedere questa caratteristica poich il suo valore dipende dal fatto di essere
identica, e quindi accettata nello stesso modo, della moneta gi circolante: invece la
moneta di nuova emissione trattata dalla Banca Centrale come moneta di sua propriet
con la quale effettuare acquisti di assets da iscrivere nellattivo del proprio bilancio e sui
quali percepire interessi. In fin dei conti, in questo modo, la Banca Centrale si ritrova a
trattare come sua una cosa che non gli appartiene e si ritrova a prestare allo Stato, alla
collettivit, un qualcosa che gi di pubblica propriet.
Questa incongruenza nella propriet della moneta porta a un ulteriore problema: poich
gli assets acquisiti dalla Banca Centrale sono titoli di debito statali, essi prima o poi dovranno essere onorati dallo Stato e su di essi dovranno essere pagati gli interessi dovuti.
Lo Stato raccoglier questi soldi principalmente con le tasse e li impiegher per saldare
il debito e gli interessi con la Banca Centrale; essa ritorner in possesso di una quantit
di moneta addirittura superiore a quella emessa inizialmente privando il sistema di una
quantit equivalente. Emettendo moneta e comportandosi come se fosse di sua propriet, la Banca Centrale si ritrova con una ricchezza che in realt non gli spetterebbe.
Per usare una metafora sullincongruente rapporto tra Banca Centrale e Stato possiamo
citare la seguente: s'immagini un tipografo incaricato da una societ sportiva di stampare 10.000 biglietti per la prossima partita di campionato, con un valore stampato sul biglietto di 20 poich quello il prezzo giusto, secondo la societ, per assistere al
match. Sarebbe paradossale se il tipografo, una volta stampati i 10.000 biglietti, chiedesse per il suo lavoro un compenso di 200.000 adducendo la motivazione che il valore totale dei biglietti prodotti quello (10.000 x 20 ). Il valore sar realmente quello
quando i biglietti saranno venduti al pubblico ma quel valore non creato dal tipografo
con la pressa ma bens dallorganizzazione societaria commissionante attraverso i giocatori, lorganizzazione e le strutture. Il tipografo ha si diritto a un compenso, ma pari al
costo di tipografia pi il mark-up che gli consenta un guadagno; del tutto illogico che
chieda il valore nominale dei biglietti stampati. (Della Luna, 2007).
Questo in sintesi il funzionamento del sistema monetario odierno: lo Stato commissiona allautorit monetaria di provvedere alla liquidit monetaria delleconomia,

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lautorit monetaria produce il denaro necessario alla liquidit e se lo fa pagare come se


questo fosse di sua propriet, come se fosse lei ad aver creato il valore di esso. Tutto ci
deriva dallerrata concezione che la moneta sia portatrice di un valore creditizio e non di
un valore indotto.

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CAPITOLO 3 IL SIGNORAGGIO
3.1 Banca Centrale e signoraggio
3.1.1 Il signoraggio sullemissione
Nella prima fase d'introduzione della moneta, sotto forma di metallo prezioso, il valore
di questa non era dettato principalmente dalla convenzione monetaria ma dal valore intrinseco, dal valore materiale del metallo; inizialmente valore intrinseco e nominale
coincidevano: una moneta valeva venti denari perch conteneva venti grammi doro
(dove un denaro equivaleva a un grammo doro). Per una necessit di praticit e certezza, lo Stato o il signorotto locale svilupparono la consuetudine dimprimere sulle monete lindicazione del peso del metallo contenuto, e quindi del valore della moneta; questo
permetteva la certezza dei pagamenti senza bisogno di misurazioni a ogni scambio. Il
servizio reso dal signore (la creazione di certezza grazie allindicazione del valore) e i
costi di coniatura venivano remunerati con la trattenuta, dal metallo che gli veniva consegnato per essere coniato (cio certificato essere moneta autentica), di una parte di esso; col tempo il signore inizi a creare monete con un certo valore nominale, ma con
un sempre minore valore intrinseco: la differenza tra valore nominale e valore intrinseco
prende il nome di signoraggio (poich nasce come potere del signore). In questo modo il signore poteva emettere una moneta dal valore nominale di venti denari contenente
solo dieci grammi di oro, risparmiando quindi i restanti dieci grammi con cui avrebbe
potuto coprire i costi di coniatura oltre che creare nuova moneta da poter inserire in seguito nel commercio attraverso proprie spese personali. Attraverso questo potere si creava quindi una ricchezza aggiuntiva per il sovrano.
Quando lo stesso discorso viene traslato sulle banconote, il signoraggio diventa molto
pi significativo: con le monete metalliche abbiamo detto che esso coincideva con la
differenza tra valore nominale della moneta e metallo contenuto in essa; ora la differenza tra valore nominale e valore intrinseco il differenziale tra il valore facciale, stampato sulla banconota e il suo costo di produzione, di stampa che molto basso. Per fare un
esempio, nel caso canadese, il costo di produzione di 12 centesimi per una banconota
dal valore nominale di un dollaro; i restanti 88 centesimi sono signoraggio.

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3.1.2 Lappropriazione della ricchezza da signoraggio


Possedere moneta significa avere potere dacquisto. Quando il produttore coincide con
il proprietario iniziale della moneta, egli colui che trae il maggior beneficio
dallemissione di moneta poich il suo potere dacquisto che aumenta; la semplice coniatura di moneta di per s non crea un valore aggiunto nelleconomia ma mette le basi
perch un valore aggiuntivo venga acquisito da chi possiede la moneta attraverso lo
scambio di essa contro assets. Per fare un esempio immaginiamo una nazione con 100
abitanti in cui circola una massa monetaria pari a 1000 lire; in media ogni abitante possiede 10 lire in moneta e beni per un egual valore. Se io, sovrano nazionale, emetto altre
1000 lire che user per le mie spese, ho raddoppiato la massa monetaria in circolazione
dimezzando cos il potere dacquisto della moneta in circolazione (a parit di beni prodotti nelleconomia); il cittadino medio, che abbiamo detto possedere circa 10 lire con
cui, prima dellemissione del sovrano, poteva comprarsi due asini, dopo lemissione potr comprarne solamente uno (con lipotesi di beni prodotti costanti). Il sovrano invece
si ritrova con denaro con il quale pu comprare met dei beni presenti nelleconomia.
Questa la ricchezza che viene a crearsi (o meglio viene trasferita da moneta a moneta)
attraverso il signoraggio: un valore di assets, che possono essere acquisiti, pari al valore
nominale della moneta emessa una volta detratti i costi di produzione.
J.M.Keynes (1919) scrive:
Lenin is said to have declared that the best way to destroy the capitalist
system was to debauch the currency. By a continuing process of inflation,
governments can confiscate, secretly and unobserved, an important part
of the wealth of their citizens.
e ancora
There is no subtler, no surer means of overturning the existing basis of
society than to debauch the currency. The process engages all the hidden forces of economic law on the side of destruction, and does it in a
manner which not one man in a million is able to diagnose.
Chi si appropria oggi di questa ricchezza?
Finch lo Stato che emette la moneta, la ricchezza da signoraggio rappresenta
unentrata per il bilancio pubblico e pu essere utilizzata per finanziare le spese pubbliche; questa ricchezza di cui si appropria viene reinserita nel sistema economico nazionale attraverso opere e servizi pubblici. Quando per il potere e il monopolio

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dellemissione vengono trasferiti in mano alla Banca Centrale, la questione diviene pi


complicata.
Come argomentano Sinn e Feist (2004)
non facile capire perch il denaro della banca centrale costituisce ricchezza da signoraggio, poich le pratiche contabili utilizzate oggi confondono il quadro generale. La valuta emessa dalla banca centrale inserita
tra le passivit del suo bilancio e gli assets ottenuti in cambio di questa
valuta sono inseriti nellattivo. Secondo una prospettiva contabile, agendo
in questo modo, la creazione di denaro non genera ricchezza per la Banca
Centrale, poich entrambi i lati del bilancio crescono simultaneamente
senza generare differenziali di capitale.
Se contabilmente la pratica di iscrivere nel passivo del bilancio la moneta emessa come
un debito possa essere accettabile, altrettanto non si pu dire sul piano economico e forse giuridico: la moneta emessa effettivamente un debito? La risposta, come vedremo,
chiaramente un no.
Prima della fine del Gold Standard poteva avere ancora un significato concreto considerare la moneta come un debito che la Banca Centrale aveva nei confronti dei detentori di
moneta; in fin dei conti il sistema aureo assicurava (o almeno avrebbe dovuto assicurare) la convertibilit in ogni istante del simbolo monetario in contropartita doro, cio il
sottostante sul quale inizialmente si fond il diritto di emettere moneta. Una volta terminata definitivamente la convertibilit della moneta in metallo prezioso, la moneta diventa praticamente un debito inesigibile dallorigine e quindi essenzialmente perde la
caratteristica di essere un debito (obbligo giuridico di eseguire una determinata prestazione) indi per cui non giustificabilmente iscrivibile tra le passivit del bilancio se non
come capitale proprio. La moneta non ha pi un valore creditizio, non pi un certificato di una prestazione a cui obbligato lemittente, ma ha semplicemente un valore indotto derivante dal suo corso forzoso imposto dal potere sovrano e ormai consolidato
nella prassi quotidiana; questa prassi e consuetudine talmente radicata che oggi le persone non hanno la minima idea di cosa dia valore al denaro che usano tutti i giorni per
le loro necessit, molti pensano ancora che alla base della moneta ci sia ancora un collaterale prezioso come loro.

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Secondo una prospettiva economica, quindi, la ricchezza da signoraggio una ricchezza


netta accaparrata dalle Banche Centrali poich lo stock di moneta circolante non dovr e
potr mai essere riscattato nonostante contabilmente figuri come un loro debito:
Its monetary liabilities are liabilities only in name, as they are irredeemable: the holder of base money cannot insist at any time on the redemption of a given amount of base money into anything else other than
the same amount of itself. [] the monetary liabilities of the Central
Bank are not in any meaningful sense liabilities of the Central Bank. The
owner (holder) of currency notes worth X units of currency have a claim
on the Central Bank for currency notes worth X units of currency nothing more. (Buiter Willem H., 2007, pp. 20-23)
La risposta che ne traiamo che la Banca Centrale colei che beneficia della ricchezza
da signoraggio prodotta allatto dellemissione, anche se contabilmente questa ricchezza
non visibile; solo non considerando lo stock di moneta emessa come un debito, si pu
realmente vedere come il capitale di una Banca Centrale aumenti a ogni nuova immissione di liquidit nel sistema economico. Quando la moneta aumenta, aumenta anche la
ricchezza da signoraggio generata per la Banca Centrale; Sinn H-W. e Feist H. ribadiscono che
sotto certe condizioni la quantit di ricchezza da signoraggio di una
nazione uguale alla sua base monetaria, nominalmente la somma di
monete, banconote e conti privati con il sistema bancario centrale.
Ulteriore evidenza del fatto che il denaro in circolazione una ricchezza e un capitale
per la Banca Centrale pu essere colta nellart. 8 della Legge n449 del 10 agosto 1893
che recita:
[] I biglietti attuali dei detti istituti cesseranno di aver corso col 31
dicembre 1897. Quelli che non saranno presentati al cambio entro il 31
dicembre 1902 saranno prescritti. Il valore dei biglietti prescritti andr
per met a favore della cassa nazionale per gli invalidi al lavoro.
Cio se i biglietti in circolazione non saranno riscattati, il valore corrispondente che si
trova presso la Banca Centrale sar devoluto a scopi alternativi; questo perch i biglietti
di banca in circolazione rappresentano laltra faccia della ricchezza di cui si appropriata la Banca Centrale attraverso la loro immissione in un sistema economico che li accetta.

16

Quello che fa oggi la Banca Centrale del tutto analogo a ci che gi faceva
limperatore mongolo nel XIII secolo, come racconta Marco Polo: esso emetteva denaro
in carta che aveva corso legale in tutto il suo impero in cui la quasi totalit delle transazioni avveniva per mezzo di questo denaro. In questo modo limperatore controllava
lofferta di moneta attraverso operazioni di mercato aperto e inoltre, pi di una volta
lanno, degli ufficiali imperiali andavano per le citt a raccogliere metalli preziosi e
gioielli che pagavano con il denaro cartaceo. In questo modo the Great Khan si procurava pi tesori di qualsiasi altra persona al mondo se non addirittura pi tesori di quanti
altri ne esistano al mondo.
Ci a dimostrare come il potere di emettere moneta, il signoraggio, sia una fonte di ricchezza e di conseguente potere su chi accetta e domanda questo denaro.

Una seconda domanda che ci poniamo : questa ricchezza rimane alla Banca Centrale o
viene trasferita allo Stato?
La Banca Centrale subisce una tassazione da parte dello Stato sugli utili, anche quelli
derivanti dal profitto da signoraggio (che analizzeremo in seguito). La pratica contabile
sopra descritta fa si che la ricchezza da signoraggio che abbiamo illustrato rimanga nascosta dietro la teorica esigibilit della moneta-debito emessa; poich laumento degli
assets va di pari passo con laumento del lato destro dello Stato Patrimoniale, questo
non risulta come un aumento di capitale e di conseguenza non viene tassato come tale.
Questa ricchezza quindi rimane nella disponibilit della Banca Centrale, che, come afferma Ize (2006) la utilizza per aumentare i suoi assets, per coprire il costo di mantenimento di questi o per coprire le sue spese operative.

3.1.3 Definizioni a confronto


Nella letteratura sono state usate principalmente tre definizioni di signoraggio, ognuna
delle quali pone laccento su un aspetto diverso di esso:

1.

Costo opportunit (Phelps, Swedish JE 1971; marty, JMCB 1978)

Con questa definizione il signoraggio s'identifica nellinteresse netto percepito dalla


Banca Centrale: essa riceve interessi attivi sugli assets acquistati in cambio di base monetaria H

17

Sopp = 




In caso ci si trovasse in un sistema che remunera la parte di base monetaria rappresentata dalla riserva obbligatoria, la formula si completerebbe in questo modo
Sopp = 





  

depurando gli interessi attivi dagli interessi passivi pagati sulla riserva obbligatoria imposta alle banche commerciali.
La misura del signoraggio in base al costo opportunit unapprossimazione dei profitti economici della Banca Centrale, o pi precisamente
di quello che viene definito il reddito monetario (Rovelli, 2002);
Questa definizione di reddito monetario equivale a quello che noi abbiamo chiamato
profitto da signoraggio; quindi una misura di un flusso, il profitto/reddito derivante
dagli interessi che non misura per la ricchezza da signoraggio, che uno stock e non
un flusso.
2.

Signoraggio monetario (Cagan, in Friedman, Studies on the QTM, 1956; Marty,

JPE 1967; Friedman, JPE 1971). In questa rappresentazione il signoraggio pari alla
variazione della base monetaria
Smon =




 
 



La definizione di signoraggio monetario coincide con la variazione di ricchezza da signoraggio di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente; la formula esplica chiaramente che a ogni aumento della base monetaria corrisponde un guadagno da signoraggio pari alla percentuale di variazione moltiplicato per la base monetaria.
3.

Tassa da inflazione (Friedman, Essays in Pos. Ec., 1953; Bailey, JPE 1956)

Nellultima definizione il signoraggio deriva dallesistenza dellinflazione

18

S = 




Linflazione infatti d luogo a quello che Cody (1991) definisce signoraggio attivo; dicesi attivo perch causato da un aumento nellofferta di moneta (quindi da una politica
attiva) maggiore rispetto allaumento della domanda di moneta (secondo la mainstream): questo provoca uno squilibrio che porta a un aumento dei prezzi (inflazione) e di
conseguenza ad una diminuzione del valore della moneta gi in circolazione; la cosiddetta tassa da inflazione, cio le perdite in conto capitale subite da coloro che detengono
moneta per effetto dell'inflazione. In conclusione la Banca Centrale stampando nuova
moneta trasferisce una parte del valore intrinseco nella totalit della moneta in circolazione a favore delle nuove banconote appena stampate.
Un limite alla possibilit di raccolta attraverso la tassa di inflazione viene rilevato dalla
curva di Laffer che applicabile ad ogni imposta:

Essa esprime la relazione tra gettito e aliquota dimposta: il gettito percepito aumenta
allaumentare dellimposta fino a che non si raggiunge il punto di massimo, da quel
punto in poi il gettito inizia a diminuire nonostante laumento dellaliquota di prelievo.
Questo viene spiegato poich la tassazione, oltre una certa aliquota, rappresentata in
questo caso dallascissa del punto di massimo, disincentiva lattivit economica e favorisce evasione ed elusione.

19

In specifico sulla tassa da inflazione possiamo affermare che un aumento nel livello generale dei prezzi porta con s un aumento del tasso d'interesse nominale che a sua volta
aumenta il costo di detenzione della moneta cosicch le persone diminuiscono i loro
saldi monetari.
Riprendendo lequazione
  




e considerando che  , oltre ad essere la base monetaria, rappresenta anche i saldi monetari del pubblico, facilmente visibile questo trade-off per cui il signoraggio cresce solamente se laumento dellinflazione eccede il calo dei saldi monetari detenuti dal pubblico.
Analizzando in conclusione i tre concetti principali usati nella letteratura economica per
trattare il signoraggio si possono fare le seguenti considerazioni:
la definizione 1 si concentra sul profitto da signoraggio generato dalla differenza
tra interessi attivi e passivi;
le definizioni 2 e 3 si focalizzano sulla ricchezza da signoraggio, ricchezza trasferita dalla moneta circolante alla moneta di ultima emissione;
data lequazione    , nellipotesi che il tasso di crescita del PIL, g, sia
nullo e che quindi




    (la moneta emessa porti a un aumento pari

dellinflazione), la 2 e la 3 coincidono.

3.1.4 Il trasferimento del signoraggio dalla Banca Centrale allo Stato


Naturale ed essenziale il legame tra politica monetaria e politica fiscale tale per cui il
signoraggio debba essere trasferito da colui a cui stato concesso il monopolio
demissione, e che quindi il soggetto primo che raccoglie il signoraggio, a colui a cui
appartiene di diritto; ma come avviene questo trasferimento dalla Banca Centrale allo
Stato?
Ci sono almeno tre modi:

20

a. Il tesoro paga il tasso di mercato ib sulle passivit collocate presso la Banca Centrale, ma i pagamenti corrispondenti sono rimborsati al tesoro, eventualmente al
netto degli interessi pagati sulla riserva obbligatoria
b. Il tesoro paga un tasso agevolato su alcune tra le sue passivit nei confronti
della Banca Centrale. Il signoraggio appropriato allora uguale al risparmio d'interessi
c. Il tesoro riceve un trasferimento pari al signoraggio della Banca Centrale (eventualmente dopo alcune deduzioni)
Questultimo trasferimento pu avvenire in 4 modi:
Trasferimento di profitti lordi
Pagamento in conto dividendi (se il Tesoro azionista della Banca Centrale)
Pagamento d'imposte da parte della Banca Centrale
Trasferimento di profitti netti, dopo che la Banca Centrale ha pagato le imposte,
i dividendi agli altri azionisti e ha destinato parte degli utili a fondi riserva.
Queste soluzioni possono coesistere tra loro, c per da puntualizzare che oggi
nellUEM gli schemi a e b sono proibiti. (Rovelli, 2002)

Nonostante esistano, come abbiamo appena elencato, sistemi di trasferimento del signoraggio dallistituzione che lo raccoglie allistituzione a cui spetta di diritto, rimane sempre il problema consistente nellindividuazione di quella parte di guadagno da trasferire
allo Stato, di quel signoraggio che devessere trasferito. Infatti tutti i criteri di trasferimento illustrati tengono conto solamente del profitto da signoraggio e ancora una volta
trascurano la ricchezza da signoraggio che, come abbiamo argomentato precedentemente, rimane nascosta e offuscata dalle pratiche contabili di bilancio. Trascurando quest'aspetto lunica forma di signoraggio che viene trasferita dalla Banca Centrale allo Stato
il profitto da signoraggio derivante e calcolato sulla definizione di costo opportunit
(differenza tra attivit fruttifere e passivit non onerose).
Dal sito della Banca dItalia possiamo riportare la definizione di signoraggio che essa
prende in considerazione cio reddito originato dagli attivi detenuti in contropartita
delle banconote in circolazione e viene ricompreso nel calcolo del reddito monetario
che, secondo larticolo 32.1 dello Statuto del SEBC, Il reddito ottenuto dalle Banche
Centrali Nazionali nellesercizio delle funzioni di politica monetaria del Sistema Euro-

21

peo delle Banche Centrali. Questo a ulteriore prova che solo la parte di profitto da signoraggio viene tenuta in considerazione.

3.2 Il signoraggio nel sistema bancario


3.2.1 Il signoraggio secondario
Il signoraggio che abbiamo trattato finora il cosiddetto signoraggio primario poich
deriva dallabilit che possiede la Banca Centrale di emettere moneta stampandola e
immettendola nel mercato; il signoraggio che sta a monte di tutto il sistema monetario
poich si colloca nel momento di emissione della moneta.
Questo processo non per lunico che permette laumento della massa monetaria (in
senso lato) in circolazione nel circuito economico: abbiamo un secondo meccanismo attraverso il quale cresce la base monetaria in circolazione, il cosiddetto signoraggio secondario o credit creation.
Rifacendoci un po a ci che documentato nel documento Modern money mechanics pubblicato dalla Federal Reserve Bank of Chicago e nel libro di Werner (2005), il
signoraggio secondario una pratica sviluppatasi e diffusasi molti secoli fa; vediamone
un po la storia.
Pratiche contabili simili a quelle che avvengono oggi nellattuale sistema bancario, come depositi bancari, depositi garantiti e non, trasferimenti bancari, bonifici, sconto di
cambiali, scambi con lestero, erano gi presenti in Mesopotamia nel terzo millennio
a.C. tra i Sumeri e i Babilonesi le cui economie erano basate sul credito bancario. La
pratica della coniatura si svilupp invece molto pi tardi, circa nel VII secolo d.C. (Davies, 1994).
Abbiamo menzionato, nel capitolo 2, limperatore mongolo, Kublai Khan, e il suo sistema monetario fondato sulla carta-moneta. A differenza di quellesempio, in altre parti
del mondo, la situazione era molto diversa: ad esempio in Inghilterra i metalli preziosi e
le monete fatte di essi erano considerati lunica forma di moneta possibile, poich dotati
di valore intrinseco. Il cambiamento verso un denaro cartaceo che avvenne anche in
questi territori, fu favorito da uno scenario di guerra, di mancanza di stabilit, di malattie, in cui il mercato del lusso, dove operavano gli orafi nella produzione di oggetti preziosi, sub un consistente calo; essi, cos, svilupparono una parte differente del loro bu-

22

siness, quella che consisteva nella detenzione e custodia di metalli preziosi, oggetti di
valore o monete che i clienti affidavano a loro poich dotati di efficienti sistemi di sicurezza dovuti alla caratteristica del loro mestiere di trattare merci di alto valore. Questo
business generava per solo piccole commissioni come guadagno per lorafo. Egli, ricevuto il bene in deposito, rilasciava al depositante una ricevuta che certificava il deposito
avvenuto e con cui si sarebbe potuta chiedere la restituzione del bene. Quando questa
pratica divenne ampiamente usata, la gente si rese subito conto che sarebbe stato molto
pi semplice e pratico scambiarsi questi certificati di deposito, queste note di banco, per
pagare ed essere pagati; in questo modo la propriet del metallo prezioso si sarebbe
scambiata senza un reale, costoso e rischioso trasferimento di esso. Ecco che le note di
banco divennero banconote, cio denaro cartaceo da usare per tutte le transazioni.
Presto la corporazione degli orafi-banchieri si trov a discutere dellingente quantit
doro che veniva lasciata in deposito senza mai venire essere ritirata, questo perch la
gente scambiava direttamente le banconote; nacque cos lidea di prestare loro che avevano in deposito, assicurandosi di tenerne una parte che assicurasse la solvibilit delle
poche note di banco che raramente venivano riscattate. La collaborazione tra colleghi
minimizzava ulteriormente il rischio d'insolvenza. Questa pratica porta a due conseguenze:
Da un punto di vista legale essi commettono frode poich le loro ricevute o note
di banco assicurano che loro depositato presso di loro, cosa che invece non vera, ma viene tenuta nascosta al proprietario della commodity.
Nuovo potere dacquisto creato. Sia le banconote, che loro che rappresentano,
vengono usati per spendere. Lofferta di moneta aumenta insieme ai guadagni degli orafi ricevuti sui prestiti delloro.
Successivamente essi si accorsero che il business poteva essere ulteriormente incrementato passando dal prestare oro a prestare semplicemente banconote sottoscritte appositamente a tale fine; ci porta alle seguenti conseguenze:
I diritti sulle stesse risorse aumentarono insieme allofferta di moneta. Questo
cre il potenziale per un boom economico e per linflazione. Si cre il rischio di
una crisi in caso di eccessive richieste di prelevamento che avrebbe rivelato
lesistenza di pi diritti di propriet su una stessa risorsa.

23

La frode si acu, le banconote prestate divennero dei veri e propri documenti falsi, che attestavano un qualcosa d'inesistente. Tutto ci rimaneva sconosciuto alla
gente a causa dellasimmetria informativa esistente a vantaggio dei banchieri.
Lorafo creava potere dacquisto semplicemente con un tratto di penna e in pi,
se il prestito non veniva ripagato, poteva rifarsi sui beni reali del finanziato che erano stati posti a garanzia.
Larte del banchiere era nata: some ingenious Goldsmith conceived the epochmaking notion living notes not only to those who had deposited metal, but also to
those who came to borrow it, and so founded modern banking (Withers, 1909).
Oggi avviene lo stesso, non pi con il denaro cartaceo ma con la moneta-credito
creata dalle moderne banche commerciali. (Werner, 2005).
Il signoraggio secondario, per lappunto, questo guadagno che le banche commerciali
ricavano dal loro potere di aumentare lofferta di moneta estendendo i loro prestiti sui
quali ricevono interessi. Questo guadagno viene paragonato, dal premio Nobel per
leconomia del 1988, Allais, a quello dei falsari:
Dans son essence, la cretion de monnaie ex nihilo actuelle par le systme bancaire est identique, je nhsite pas le dire pour bien faire
comprendre ce qui est rellement en cause, la cration de monnaie par
les faux monnayeurs, si justement condamne par la loi. Concrtement,
elle aboutit aux memes rsultats. La diffrence est que ceux qui en profitent sont diffrents (Allais, 1998)
Molti economisti e in primis il presidente della Federal Reserve, Bernanke, non attribuiscono al termine credit creation il significato e laccezione che abbiamo appena illustrato; per essi credit creation the process by which saving is channelled to alternative uses (Bernanke, 1993, p.50). Questa visione supportata in moltissimi testi dalla
rappresentazione della creazione del credito come un processo a catena di prestiti di
preesistente potere dacquisto attraverso il circuito bancario. In un sistema bancario con
una riserva obbligatoria del 2%, una banca X che riceve un deposito di 100 ne depositer 2 come riserva sul suo conto presso la Banca Centrale e prester gli altri 98 .
Questi 98 prestati, finiranno in deposito presso unaltra banca Y che, detratta la riserva
di 1.96 prester a sua volta i restanti 96.04 . Questo processo continua finch alla fine verr prestato un ammontare totale di 4900 (figura 1). Questa rappresentazione raffigura le banche come semplici intermediari finanziari in un sistema in cui una singola

24

banca non capace di creare credito, ma esso viene creato solo attraverso linterazione
tra banche nella circolazione del denaro.
Deposito

Riserva

Ammontare prestabile

Banca X

100

98

Banca Y

98

1.96

96.04

Banca Z

96.04

1.9208

94.1192

Ammontare massimo prestato dal sistema

4,900

Poich questo processo, quindi, guardato sistemicamente, crea denaro e non sposta
semplicemente il potere dacquisto da un soggetto allaltro, non si pu essere daccordo
con la frase sopracitata del governatore della FED. Anzi, possiamo dare una rappresentazione ancora pi realistica del sistema di credit creation nel seguente modo: la Banca
X, quando riceve in deposito 100 , li mette direttamente a riserva obbligatoria (nel nostro esempio essa del 2%); questa riserva usata a garanzia di un ammontare di depositi di 5000 . La banca, ora, avendo soddisfatto il requisito di riserva obbligatoria, pu
concedere prestiti per 4900 semplicemente mettendo tra le attivit il prestito concesso
e tra le passivit il conto di deposito sul quale vengono accreditati i soldi al cliente.
Passaggio 1. Il cliente deposita 100 in banca
Attivo

Passivo
Conto deposito 100

Passaggio 2. I soldi vengono impiegati come riserva obbligatoria


Attivo
Riserva obbligatoria 100

Passivo
Deposito 100

Passaggio 3. Vengono concessi prestiti fino a un ammontare di 4900


Attivo
Riserva obbligatoria 100
Prestiti 4900

Passivo
Deposito 100
Depositi 4900
25

E quindi palese la creazione di denaro (sempre inteso in senso lato, come credito che
rispecchia potere dacquisto) dal nulla; i 4900 che vediamo iscritti nel passivo come
depositi in realt non sono mai stati depositati, ma sono stati creati dalla banca. In pratica la banca pu creare denaro ogni volta che concede nuovi prestiti. Ci era pi facilmente visibile quando le singole banche avevano ancora la possibilit di emettere banconote: le banconote emesse, iscritte nel passivo della banca, aumentavano ogni volta
che la banca emetteva nuovi prestiti (Goodhart, 1989).
Anche Schumpeter (1954) discute la creazione di denaro da parte delle banche che nei
modelli economici viene sottovalutato; egli pone un particolare accento sulla figura del
risparmiatore: le teorie economiche tendono a collegare la possibilit di un aumento dei
prestiti a una maggiore raccolta di risparmi da parte delle banche ma in realt i nuovi
prestiti non sono dipendenti dalla raccolta di risparmi, poich la banca crea denaro attraverso i prestiti, quindi al risparmiatore viene attribuito un ruolo che non gli spetta.
GoodHart (1989) ci ricorda anche che il limite della riserva obbligatoria solo teorico,
o almeno funziona raramente; infatti, la Banca Centrale fissa un tasso d'interesse interbancario obiettivo, e quando si avvicina la data di controllo mensile dei requisiti di riserva, fornisce qualsiasi ammontare di riserve a richiesta dalle banche commerciali, per
evitare unimpennata improvvisa di quel tasso (che sarebbe dovuta ad uneccessiva domanda di prestiti interbancari da adibire a riserva).
Questultima affermazione rende chiaro che la Banca Centrale non controlla lofferta di
moneta (vedremo cosa realmente la determina) ma controlla il tasso d'interesse per allinearlo con il tasso obiettivo stabilito.

3.2.2 Moneta, credito e inflazione


Lequazione della quantit, detta anche equazione dello scambio, unidentit che sta
alla base della maggiore parte delle teorie economiche in cui compare lo studio del fattore monetario
(1)

MV=PY

Essa viene considerata sempre verificata e ci dice che, in un determinato periodo, per un
determinato numero di agenti, il valore nominale della produzione equivale
26

allammontare di denaro utilizzato (scambiato anche pi di una volta, ci espresso da


V, la velocit della moneta) in quelleconomia.
In realt questequazione deriva dalla pi precisa equazione
(2)

MV=PT

dove T rappresenta le transazioni effettuate in uneconomia, il cui valore nominale deve


eguagliare il valore della moneta scambiata per effettuarle.
La consuetudine di sostituire T con Y deriva dalla caratteristica di maggiore misurabilit
della produzione rispetto alle transazioni; questa sostituzione stata considerata
unapprossimazione accettabile, in primo luogo da molti economisti di Cambridge.
Ma Y veramente in grado di approssimare T? Per rispondere serve capire quanto il totale delle transazioni corrisponda alle transazioni che concorrono alla formazione di PY,
cio del PIL (sono quelle transazioni che generano un valore aggiunto per leconomia).
Molti economisti come Fisher (1926), Keynes (1930), Cramer (1986) distinguono le
transazioni che rientrano nel PIL da quelle che ne sono escluse e argomentano che quelle rientranti nel PIL sono solamente un sottoinsieme di quelle totali.
Alcuni economisti come Friedman (1956) e anche Howells e Biefang-Fisancho Mariscal (1992) affermano che, affinch la suddetta equazione sia economicamente significativa, debba essere usato Y e non P poich la relazione che importa, che ha valore (a
loro dire) quella tra moneta e output finale.
Poich la nostra ricerca vuole essere di carattere generale sul sistema monetario e sulla
sua interazione con leconomia reale, non possiamo permetterci di approssimare T con
Y (escludendo cos una parte delle transazioni che usano moneta) ma anzi, scomponiamo lequazione originaria dello scambio (2), in due parti: una che lega le transazioni reali (r, rientranti nel calcolo del PIL) con la moneta usata per esse, e laltra che fa lo stesso per le transazioni non rientranti nel calcolo di Y (f, finanziarie) e la rispettiva moneta
usata per esse.
Sostituiamo anche T con Q per esprimere meglio il carattere quantitativo di questa variabile.
MrVr = PrQr dove Qr = Y per cui MrVr = PrY
MfVf = PfQf

(3)
(4)
27

Una volta effettuata la scomposizione effettuiamo unulteriore passaggio: fin qui abbiamo ragionato sulla veridicit delle equazioni in un istante di tempo dato, ora invece
passiamo alla variazione di queste grandezze. Le formule diventano le seguenti (dove V
costante, almeno nel breve-medio periodo, come sempre sostenuto da tutti gli economisti e come ancor meglio dimostrato da Werner 2005, cap 14):
  
 

(5)

  
 

(6)

Per trovare il modo pi idoneo di misurare  rimandiamo il lettore a Werner (2005, p


186 ss), dove viene trattato questo tema, le cui conclusioni vengono qua riprese per dedurre che laggregato monetario migliore risulta essere , cio la misurazione della
credit creation da parte di banche e Banca Centrale che creano cos nuovo potere
dacquisto.
  
 

(7)

    

(8)

Premettendo che il mercato del credito un mercato razionalizzato, come spiega sempre
Werner (2005, cap 13), e quindi determinato dalle quantit, bisogna capire se in esso
prevale la domanda o lofferta di credito (tra le due, quella che minore determina la
quantit di credito nel mercato per il principio del lato corto dominante). Con un semplice ragionamento egli dimostra che sicuramente lofferta di credito a essere razionalizzata rispetto alla domanda e quindi la quantit di credito determinata da coloro che
offrono credito, cio dalle banche. Lofferta quindi esogena, determinata come somma
delle quantit decise dalle singole banche, senza un controllo a livello sistemico; Allais
(1990) sottolinea che un sistema di mercato cos strutturato, in cui non c un controllo
sulla totalit dei mezzi di pagamento, non possa operare correttamente.

i
Cs
i*

Cd

--------------------------C

28

Werner, 2005

Prendendo come punto di riferimento, da qui in poi, le equazioni (7) e (8) a cui siamo
giunti, ragioniamo ora sugli impatti che hanno le diverse variazioni di .
Considerando le variazioni del credito a scopi reali:
Cr > 0 con leconomia non al livello di pieno impiego Y<Y* (cio ci sono inputs sottoutilizzati)  Cr = Y e Pr =0
Cio un aumento del credito creato usato per attivit reali fa crescere la produzione senza avere effetti inflattivi sui prezzi dei beni reali.

Cr > 0 con leconomia al livello di pieno impiego Y=Y*  Cr = Pr


Cio un aumento nellerogazione di credito per attivit rientranti nel PIL, quelle
da noi definite reali, non fa altro che aumentare i prezzi dei beni reali

Per indagare pi a fondo laumento di Cr in uneconomia al livello di pieno impiego


scomponiamo Cr=CC+CI+CG (rispecchiando la scomposizione del PIL: Y=C+I+G, produzione come somma di investimenti, consumi e spesa pubblica) potendo cos affermare che:
un aumento di Cr dovuto a un aumento corrispondente di CC, con Y=Y*, porter
a un aumento dei prezzi dei beni reali poich ne aumenta la domanda per consumo
ma non la produzione che al massimo livello
un aumento di Cr dovuto ad un aumento di CI, con Y=Y*, deve essere analizzato
nel modo seguente: aumentando i finanziamenti in investimenti produttivi si permette la mobilitazione di risorse che, senza questi finanziamenti, non sarebbe stata
conveniente mobilitare e si incentiva la ricerca che produrr un aumento della produttivit. Ci porta a un aumento di Y* ed Y senza generare inflazione. Citando
Schumpeter (1954, p 1114, italics in original) []creating legal-tender money
and which may lead to the creation of real capital that could not have been
created without this practice.
Considerando le variazioni del credito a scopi finanziari invece:
Cf > 0 conduce a un (PfQf) > 0
Introducendo lipotesi di una quantit Qf non modificabile (cio gli assets e le transazioni rimangono costanti) vale che Cf = Pf. Un aumento del credito per transazioni non reali fa aumentare in maniera proporzionale i prezzi delle attivit finanziarie scambiate con il rischio di creazione di una bolla speculativa

29

Se per qualche motivo le banche iniziassero a ridurre il credito creato a scopi finanziari Cf < 0 comporterebbe Pf < 0 fatto che porta allinsolvenza gli speculatori che avevano preso a prestito solo per avere un capital gain. Le banche iniziano
a trovarsi con debiti insoluti e diminuiscono ulteriormente la creazione di credito
finanziario. Ci porta a nuove insolvenze dovute a una ulteriore riduzione del prezzo degli assets. Cresce cos lavversione al rischio della banca che pu stringere
anche il credito per scopi reali alle imprese danneggiando cos la crescita del PIL.
Questultima analisi ci permette di fare qualche riflessione sulle crisi bancarie.

3.2.3 Credito e crisi economiche


Il processo attraverso il quale si viene a creare una bolla speculativa che porta poi a una
crisi sistemica labbiamo gi spiegato alla fine del precedente paragrafo.
Chiediamoci ora cos che possa influire su questa eccessiva creazione di credito per
scopi finanziari. Le risposte che possiamo darci sono principalmente due: la prima potrebbe essere una politica dettata dallautorit, o almeno incentivi dellautorit
allaumento dei prestiti bancari; la seconda pu essere dovuta a un fatto di concorrenza
e libero mercato. Ragioniamo pi in dettaglio su questa seconda ipotesi: immaginiamo
di passare da uno scenario in cui le banche operano in un mercato non del tutto concorrenziale a uno che viene deregolamentizzato e in cui leffetto concorrenziale aumenta
notevolmente la pressione competitiva. Come una qualsiasi impresa, anche la banca necessita di sopravvivere e cos adotta politiche per accaparrarsi una porzione di mercato
attraverso, principalmente, una politica di prezzo sul suo prodotto per eccellenza: i prestiti. Poich ogni individuo, a livello microeconomico, si comporter cos, tentando di
massimizzare la quantit prestata al fine di conquistare la maggior quota possibile di
mercato, a livello aggregato ci sar un aumento dei prestiti totali.
In conclusione una liberalizzazione del sistema bancario pu porre le basi per il verificarsi di quel meccanismo di assets price inflativo di cui abbiamo discusso in precedenza
e portare cos a una crisi che finirebbe per affliggere lintera economia finanziaria e reale.
Tutte le principali crisi del diciannovesimo e del ventesimo secolo sono
state originate dalleccessiva espansione del credito, dalla monetizzazione delle promesse di pagamento e dalla speculazione che
lespansione del credito ha reso possibile e facile da realizzare. (Allais,
1990)
30

CAPITOLO 4 LA BANCA CENTRALE


4.1 Caratteristiche
Oggigiorno sentire parlare di Banca Centrale non una situazione eccezionale o fuori
dal comune, soprattutto per chi ha familiarit o interesse verso la materia economica.
Nonostante largomento rientri nella trattazione settimanale, per non dire quotidiana,
molti aspetti istituzionali e meccanismi attraverso cui opera la Banca Centrale, rimangono poco chiari alla maggior parte delle persone.
Cerchiamo di dare una definizione in linea di massima di cosa sia e cosa faccia una
Banca Centrale; per fare ci dobbiamo decontestualizzare le varie realt di central banking, che differiscono sotto vari aspetti da paese a paese (o pi precisamente da unarea
monetaria allaltra), e arrivare a esplicitare i fattori comuni che caratterizzano la distinzione tra banca centrale e banca commerciale.
La Banca Centrale innanzitutto possiede una funzione d'indirizzo della politica monetaria nella sua area di competenza, infatti linfluenza della Banca Centrale pu oltrepassare i confini nazionale e svilupparsi su tutto il territorio in cui viene usata una determinata moneta: ad esempio il potere della BCE trascende i limiti territoriali per gestire la politica monetaria in tutte quelle nazioni che adottano lEuro come moneta. La Banca Centrale influenza la politica monetaria con diversi strumenti e fissando degli obiettivi, solitamente di tasso d'interesse e inflazione. Una seconda caratteristica posseduta quella di
organo di regolamentazione e controllo su tutto il sistema bancario, costituito dalle banche commerciali presenti sotto la sua giurisdizione; questa caratteristica vedremo costituire un problema quando parleremo della propriet delle Banche Centrali. Caratteristica, sempre pi fondamentale al giorno doggi, lindipendenza che questa istituzione ha
guadagnato man mano dal potere politico: la Banca Centrale in Europa ad esempio,
completamente svincolata dal potere politico a cui non permesso di interferire n influenzare le decisioni in materia monetaria, e in generale tutte le maggiori Banche Centrali hanno un elevato grado d'indipendenza che accresciuto con il passare del tempo.
Nell'esercizio dei poteri e nell'assolvimento dei compiti e dei doveri loro attribuiti dal presente trattato e dallo Statuto del SEBC, n la BCE n
una Banca centrale nazionale n un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni o dagli

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organi comunitari, dai Governi degli Stati membri n da qualsiasi altro


organismo. Le istituzioni e gli organi comunitari nonch i Governi degli
Stati membri s'impegnano a rispettare questo principio e a non cercare
di influenzare i membri degli organi decisionali della BCE o delle Banche centrali nazionali nell'assolvimento dei loro compiti. (Articolo 107
Trattato sullUnione Europea (92/C 191/01) cd. Trattato di Maastricht)
In conclusione le Banche Centrali sono istituzioni, non pubbliche ma con una funzione
pubblica, che detengono una delle funzioni pi importanti a livello economico. La loro
funzione, che dovrebbe essere gestita per scopi di pubblica utilit e benessere, viene posta al di fuori del controllo democratico e svincolata da esso.
The Fed, the European Central Bank and the Bank of Japan together
set monetary policy for a zone that accounts for 80 per cent of the
worlds industrialized economic activity Rarely, if ever, can so much
power have been wielded by such a small number of institutions sitting
outside the direct democratic process. (Goldman Sachs, citato in
Grant, 2000)

4.2 La nascita delle Banche Centrali


Nel capitolo riguardante la moneta, abbiamo visto come si diffusa la pratica
dellutilizzo del denaro come mezzo di pagamento, pratica che ha sostituito luso del baratto. Lemissione delle note di banco e delle monete da dare in pagamento, che era gi
prerogativa di pochi istituti bancari, si concentr con listituzione di una moneta a corso
legale o a corso forzoso: questa moneta, detta fiat money, una valuta, imposta dal potere sovrano, che per legge deve essere accettata in pagamento, che libera il debitore di
una prestazione monetaria e che quindi il mezzo di scambio per eccellenza;
limposizione da parte del potere sovrano essenziale poich una valuta a cui non sottost pi un metallo prezioso come collaterale, ma una moneta svincolata e inconvertibile; laccettazione deve quindi essere sostenuta dal potere di garanzia dello Stato.
Questobbligo imposto crea una circolazione forzosa del denaro che fa nascere la domanda di esso per le transazioni normalmente presenti nelleconomia.
Quali sono le condizioni che si sono verificate facendo si che questo potere di emissione
del denaro fosse ceduto a favore di un'unica banca?

32

Gi in epoca tardo-rinascimentale gli Stati (regni di Spagna, Francia, Inghilterra), per


finanziare le loro spese pubbliche (spese di guerra, opere pubbliche, infrastrutture), emettevano troppo denaro, troppi biglietti di stato, in rapporto alle riserve auree che possedevano e ai loro introiti. Le banconote emesse a quel tempo (in particolare tutte quelle
emesse prima del 1971, data di fine della convertibilit in oro del dollaro americano) erano convertibili a vista in oro; questo permetteva cio, a tutti coloro che avessero accettato in pagamento la moneta emessa dagli stati, di recarsi presso di essi per chiederne la
conversione in metallo prezioso. Le riserve auree erano il collaterale che garantiva il valore della moneta emessa. La necessit di finanziarsi fece si che allaumento della massa
monetaria in circolazione non corrispondesse una pari crescita delle riserve auree; questo provoc inflazione e sfiducia dei creditori dello stato che furono sempre pi avversi
a finanziare questultimo. Successe allora, dalla fine del XVII secolo in poi, una vera rivoluzione del sistema di potere e della struttura dello Stato, la quale configur lo Stato
come oggi noi lo vediamo. Questo cambiamento si verific in primo luogo nel Regno
Unito con la fondazione della Bank of England:
Its foundation in 1694 arose out the difficulties of the Government of the
day in securing subscriptions to State loans. Its primary purpose was to
raise and lend money to the State and in consideration of this service it received under its Charter and various Act of Parliament, certain privileges
of issuing bank notes. The corporation commenced, with an assured life of
twelve years after which the Government had the right to annul its Charter
on giving one years notice. Subsequence extensions of this period coincided general with the grant of additional loans to the State (British parliamentary reports on international finance, chapter IV).
Ecco spiegato perch gli Stati furono indotti a trasferire il potere di emissione a una
banca privata: la necessit di riguadagnare fiducia presso i finanziatori fu soddisfatta affiancando allo Stato una banca che s'impegnava a prestare fondi ad esso in cambio del
potere monopolistico di emissione della cartamoneta. Inizialmente, come si pu leggere
dal report del parlamento britannico, il periodo di quest'accordo fu di dodici anni al termine del quale lo Stato avrebbe potuto revocare la concessione con un preavviso di un
anno; ma sistematicamente con lavvicinarsi della scadenza del termine, la banca proponeva un ulteriore finanziamento a favore dello Stato ottenendo come contropartita la
deroga della concessione. Il continuo rinnovarsi di quest'accordo ha consolidato il pote-

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re di emissioni nelle mani di una sola banca, banca che was established to act as the
English Governments banker.

4.3 La Banca dItalia


E autorizzata la fusione della Banca nazionale del Regno dItalia con la Banca nazionale toscana e con la Banca toscana di credito, allo scopo di costituire un nuovo istituto di emissione, che assumer il titolo di Banca dItalia. (art 1 della Legge n449 del
10 agosto 1893)
In questo modo nacque formalmente la Banca dItalia, dalla fusione di tre delle sei banche d'emissione finallora presenti in Italia. Delle altre tre, la Banca di Roma venne liquidata in seguito a degli scandali che la coinvolsero, mentre alle due altre banche di
emissione, cio quella di Napoli e quella di Sicilia, rimase la facolt di emettere moneta
(art 2 della Legge n 449 del 1893). Il monopolio integrale dellemissione di moneta
venne attribuito alla Banca dItalia durante il regime fascista, con il Regio DecretoLegge n 812 del 6 maggio 1926, il quale recita allart 1: La facolt di emettere biglietti di banca o altri titoli equivalenti, pagabili al portatore e a vista, che, a tenore del
regio decreto-legge 27 settembre 1923, n 2138, scade il 31 dicembre 1930, cessa, per il
Banco di Napoli e il Banco di Sicilia, col 30 giugno 1926.

Dopo questi brevi accenni di storia della Banca Centrale italiana passiamo a esaminare
la sua forma societaria e le sue funzioni ai giorni nostri.
Lart 1 dello Statuto della Banca dItalia esordisce affermando La Banca dItalia un
istituto di diritto pubblico. Nellesercizio delle proprie funzioni, la Banca dItalia e i
componenti dei suoi organi operano con autonomia e indipendenza nel rispetto del
principio di trasparenza, e non possono sollecitare o accettare istruzioni da altri soggetti pubblici e privati; quindi, oltre a confermare lindipendenza e autonomia della
Banca Centrale, la Statuto sottolinea la natura di istituto pubblico della Banca Centrale
(questultima divenuta istituto pubblico grazie ad una serie di norme emanate tra il
1938 e il 1994).
Un'osservazione importante degna di essere fatta sulla modifica che stata apportata
dal Governo con il D.P.R del 12 dicembre 2006; lart 3 del suddetto Statuto ha subito la
seguente modifica:
34

Precedente versione. Il capitale di Banca dItalia di 156.000 euro, rappresentato da


quote di partecipazione di 0,52 euro ciascuna. Le dette quote sono nominative e non
possono essere possedute se non da: a) casse di risparmio; b) istituti di credito di diritto pubblico e Banche di interesse nazionale; c) societ per azioni esercenti attivit bancaria risultanti dalle operazioni di cui allart 1 del d.lgs. n356 del 20/11/1990; d) istituti di previdenza; e) istituti di assicurazione. Le quote di partecipazione possono essere
cedute, previo consenso del Consiglio Superiore, solamente da uno a un altro ente
compreso nelle categorie indicate nel comma precedente. In ogni caso dovr essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della Banca da
parte di enti pubblici o di societ la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia
posseduta da enti pubblici.
Versione riformata nel 2006. Il capitale della Banca dItalia di 156000 euro ed
suddiviso in quote di partecipazione nominative di 0,52 euro ciascuna, la cui titolarit
disciplinata dalla legge. Il trasferimento delle quote avviene, su proposta del Direttorio,
solo previo consenso del Consiglio Superiore, nel rispetto dellautonomia e
dellindipendenza dellistituto e dell'equilibrata distribuzione delle quote.
Con questa modifica viene tolto il vincolo di detenzione a maggioranza pubblica delle
quote della Banca dItalia e ne viene permessa la privatizzazione.
Gli azionisti della Banca dItalia oggi sono presentati nella tabella seguente:

Ente partecipante
Intesa Sanpaolo S.p.A.
UniCredit S.p.A.
Assicurazioni Generali S.p.A.
Cassa di Risparmio in Bologna S.p.A.
INPS
Banca Carige S.p.A. - Cassa di Risparmio di Genova e Imperia
Banca Nazionale del Lavoro S.p.A.
Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A.
Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli S.p.A.
Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza S.p.A.
Cassa di Risparmio di Firenze S.p.A.
Fondiaria - SAI S.p.A.
Allianz Societ per Azioni
Altri

N quote
91.035
66.342
19.000
18.602
15.000
11.869

N voti
50
50
42
41
34
27

8.500
7.500
6.300
6.094
5.656
4.000
4.000
36.102

21
19
16
16
15
12
12
184
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La conoscenza degli azionisti della Banca dItalia rende ancora pi serio il problema
della propriet della moneta e del signoraggio.
Infatti, i guadagni in termini di profitto da signoraggio e i capital gains che rispecchiano
la ricchezza da signoraggio accumulata, procurati grazie al potere di emissione, vengono sottratti alla collettivit a favore di un gruppo di azionisti privati che partecipano al
capitale della Banca Centrale.
Un secondo problema che sorge dalla conoscenza degli azionisti della Banca dItalia
lesistenza di un palese conflitto d'interessi: gli azionisti dellautorit che, come abbiamo detto a inizio capitolo, incaricata della regolamentazione e della vigilanza
dellintero sistema bancario, sono gli stessi soggetti che devono sottostare alle regole e
che devono essere vigilati; in fin dei conti permesso alle banche di autoregolamentarsi
e autocontrollarsi.

4.4 Sovranit monetaria statale


Abbiamo visto in questo capitolo le circostanze che indussero la traslazione del potere
di emissione della moneta dallo Stato a un ente diverso, non rappresentativo della sovranit popolare. Nonostante oggi, in quasi tutto il mondo, il denaro venga emesso non
dallo Stato, ma da istituzioni al di fuori della democrazia, rimane lesempio di un grande paese democratico in cui la sovranit statale monetaria venga conservata (almeno teoricamente) in mano al popolo. Nella costituzione degli Stati Uniti dAmerica si conserva esplicitamente il diritto del governo di emettere moneta, diritto che stato riconosciuto e conservato forse sotto le pressioni di Thomas Jefferson, contrario alla fondazione di una Banca Centrale. Infatti, Jefferson, in una lettera a John Taylor del 1816, si diceva daccordo che le banche fungessero da gestori dei depositi ma si diceva contrario
alla possibilit che esse emettessero denaro: affermava che listituzione di una Banca
Centrale sarebbe stata ancora pi pericolosa degli eserciti permanenti. (Galbraith, 1975)
Questo diritto demissione statale della moneta stato utilizzato pochissimo: lultima
volta fu il Presidente Kennedy a firmare lordine esecutivo 11110, il 4 giugno 1936
prima di essere ucciso il 22 novembre dello stesso anno; con questordine egli fece
stampare circa 4 miliardi di dollari in banconote che recavano la scritta United State
note e non pi Federal Reserve note sottolineando cos la diversa propriet di questa
moneta. Questo cambiamento fu tanto fondamentale quanto non capito dalla gente co36

mune: la moneta tornava a essere di propriet del popolo (colui che, come detto, le d il
valore) e smetteva di essere propriet di una banca privata. Purtroppo, dopo lassassinio
di Kennedy (che alcuni ipotizzano essere avvenuto per ordine del potere bancario, danneggiato dalliniziativa del Presidente), la pratica non si ripropose mai pi e anzi, man
mano le banconote furono ritirate dalla circolazione per essere rimpiazzate con le banconote della Federal Reserve Bank.

4.5 Il paradosso di una moneta debito


Dallanalisi fin qui effettuata del sistema monetario attuale abbiamo appreso che il denaro, in senso lato, viene oggi creato dal sistema bancario che la presta alla collettivit
perch venga usata come mezzo di scambio, unit di conto e riserva di valore. Poich
appunto la moneta viene prestata allo Stato, al popolo, essa come ogni prestito andr restituito al suo emittente, al prestatore che in questo caso la banca. E sempre come in
ogni prestito andranno pagati gli interessi: infatti, lo Stato paga interessi sulla moneta
che la Banca Centrale gli ha prestato e ogni individuo che ha contratto un prestito lo restituir con lonere dellinteresse.
In un sistema simile si verifica un problema sostanziale: ogni somma di denaro in circolazione rappresentazione di un debito che sta alla base della sua emissione; e, poich
ogni debito deve essere ripagato con laggiunta dellinteresse, la massa monetaria dovr
obbligatoriamente continuare a crescere per permettere di ripagare gli interessi sulla
moneta emessa in precedenza. Se questo non avvenisse, in circolazione non ci sarebbe
abbastanza liquidit da poter ripagare i debiti e gli interessi, e in un caso simile il prestatore si rifarebbe sui beni reali messi a garanzia del prestito iniziale. Per chiarire meglio
facciamo un semplice esempio: supponiamo che la massa monetaria in circolazione oggi sia 100; questa stata emessa in parte dalla Banca Centrale e in parte dalle banche
commerciali attraverso il processo di credit creation. Questo 100 quindi un debito da
ripagare con gli interessi: se la situazione, alla scadenza del debito non mutasse, non sarebbe possibile, per il sistema considerato nella sua totalit, ripagare il capitale e
linteresse, che ipotizziamo ammontare a 100+5, poich nel sistema non ci sono tutti i
105 necessari. Per questo la massa monetaria deve continuare a crescere, per permettere
il pagamento del debito precedente. Purtroppo per, cos facendo, si crea nuovo debito
che a sua volta necessiter di nuova liquidit per essere ripagato innescando cos un cir-

37

colo vizioso (sono circa 80 miliardi lanno gli interessi che lItalia paga sul debito pubblico).
Se ragionassimo in termini individuali il problema invece non si porrebbe poich se un
individuo ha un debito di 10 da onorare, poich un anno fa una banca gli ha prestato
dieci euro per unattivit imprenditoriale, esso oggi pagher alla banca 10 + 1 di interessi; questo euro in pi stato raccolto grazie ai guadagni attraverso la propria attivit economica, sottratto quindi ad altri individui; dipende solo quindi dallandamento del
business intrapreso, dallinvestimento attuato, la capacit del debitore di ripagare il prestito. Abbiamo visto per che il ragionamento che, a livello individuale funziona, a livello aggregato conduce a un paradosso.

38

CAPITOLO 5 CONCLUSIONI
La presente trattazione ci ha portati a una pi approfondita conoscenza del funzionamento del sistema monetario attuale e dei suoi problemi.
Vogliamo ora, accennare a qualche possibile forma alternativa che potrebbe essere sviluppata; le proposte che faremo non saranno dettagliate poich lo sviluppo di soluzioni e
alternative puntuali meriterebbe uno specifico approfondimento ed esula dalle finalit di
questo elaborato.
Il problema principale che abbiamo riscontrato nel secondo capitolo, lerronea concezione della derivazione del valore monetario: il denaro non portatore di un valore creditizio ma di un valore indotto, la convenzione monetaria a dare valore al denaro. La
conseguenza di questo errore unattribuzione sbagliata della propriet del denaro al
momento dellemissione: la Banca Centrale oggi proprietaria del denaro mentre dovrebbe essere di propriet dello Stato e quindi dei cittadini. Se si applicasse un cambiamento verso la propriet monetaria pubblica, la prima implicazione sarebbe una diminuzione del debito pubblico: infatti, la monetizzazione del mercato potrebbe ancora avvenire attraverso lemissione di moneta da parte della Banca Centrale ma, poich non verrebbe pi attribuita ad essa la propriet di quel denaro emesso, in contropartita non dovrebbero essere messi a disposizione titoli di debito statali. Lunico debito pubblico che
potrebbe permanere sarebbe quello attraverso cui i singoli individui finanziano le spese
pubbliche; esso deciso dai risparmiatori che vogliono investire risorse in eccesso e non
comporta aumento della massa monetaria in circolazione poich queste risorse vengono
prelevate dal circuito economico per essere allocate diversamente. Con questa soluzione
si pone rimedio anche al problema espresso nel paragrafo 4.5 in cui si ragionava
sullimpossibilit, in termini sistemici, di pagare il debito esistente se non con ulteriore
emissione di moneta che a sua volta comporta il sorgere di un nuovo debito; cambiata la
propriet della moneta si potr monetizzare il mercato, quando richiesto dalla crescita
delleconomia reale, senza generare ulteriori debiti per il sistema. Naturalmente il vincolo che verrebbe meno, oggi rappresentato dallindebitamento di uno Stato, dovr essere sostituito con un altro vincolo che tenga sotto controllo una possibile eccessiva utilizzazione della monetizzazione.

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Lerrata appropriazione del signoraggio di cui abbiamo trattato nel terzo capitolo deriva
ancora dallerrata concezione della propriet e valorizzazione monetaria.
Abbiamo appena ipotizzato una soluzione consistente nella variazione dellattribuzione
proprietaria della moneta allemissione, ma, se questa fosse ritenuta non implementabile
per qualche assurda motivazione, potremmo comunque spostare il ragionamento
sullappropriazione del signoraggio. Infatti, oggi lunico trasferimento dalla Banca Centrale allo Stato consiste nel profitto da signoraggio, cio in una differenza d'interessi attivi e passivi derivanti dagli assets acquisiti mediante nuova moneta emessa; in questo
modo abbiamo visto come la ricchezza da signoraggio non venga trasferita ma rimanga
nascosta dietro pratiche contabili scorrette. Se le pratiche contabili venissero riviste o se
la legislazione venisse modificata, s potrebbe far si che anche la ricchezza da signoraggio sia riconosciuta come un guadagno improprio delle Banche Centrali e si potrebbe
anche far si che questa venga trasferita al legittimo proprietario, che abbiamo visto
coincidere con lintera collettivit.
Per quanto riguarda i meccanismi che regolano tuttoggi il sistema bancario nel suo
complesso, ci siamo resi conto di una possibile instabilit derivante da un'eccessiva deregolamentazione nel sistema che conduce a unofferta incontrollata di mezzi di pagamento. Lallocazione non ottimale (in ottica sistemica) del credito, creato ex nihilo dalle
banche durante la concessione di nuovi prestiti, pu portare a bolle speculative il cui
scoppio affliggerebbe leconomia mondiale. La possibile soluzione a ci potrebbe consistere in vincoli pi stringenti sulle decisioni allocative delle singole banche, vincoli
che incentivassero il credito a scopi produttivi e migliorativi. Questa soluzione comunque vincolata al problema esposto nel capitolo sulla Banca Centrale in cui si ricorda
il palese conflitto d'interessi esistente: la Banca Centrale colei che regola e vigila sugli
istituti da cui posseduta. Una simile soluzione lascerebbe invariato lo scheletro del sistema bancario odierno mentre la soluzione proposta da Allais (1990) suggerisce una
distinzione netta tra banche di deposito, dedite alla gestione dei depositi dei clienti e ai
pagamenti effettuati per essi, e banche di prestito, dedite alla raccolta di fondi di risparmiatori che intendono investire per poter cos concedere prestiti senza creazione di ulteriore potere dacquisto.

40

Il sistema bancario sta alla base della nostra economia, dove quasi il 95% delle transazioni avviene attraverso scritture bancarie: esso dovrebbe essere maggiormente oggetto
di attenzione da parte di studiosi e d'istituzioni democratiche; una riforma di esso potrebbe portare ad un aumento delle performance economiche o almeno ad una riduzione
dei cicli economici sfavorevoli.
La sovranit statale monetaria e una riforma del sistema bancario sono soluzioni quindi
ampliamente desiderabili; in questa direzione si dovrebbero muovere gli studi per tentare di arrivare alla presentazione di un sistema monetario e bancario pi corretto e meno
dannoso. La sfida grande: la riforma che dovrebbe essere presentata porterebbe a dover ristabilire molti equilibri ma non per questo non merita accoglimento:
Inoltre, sorprende ancora di pi che nessuno metta in dubbio la razionalit dellodierno sistema del credito, e cio la creazione ex nihilo di moneta da parte del sistema bancario (Allais, 1990)

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42

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Japanese macroeconomic performance, New York: Palgrave Macmillan

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RINGRAZIAMENTI
Dedico questo elaborato a mia nonna Maria, salita al cielo qualche mese prima della
conclusione dello stesso; la persona che teneva, pi di tutti, a essere presente il giorno
del mio conseguimento del titolo di dottore sar comunque fiera di suo nipote da lass.
Ringrazio coloro che, durante il mio lavoro, sono stati controparti con cui discutere e
ragionare; coloro che si sono appassionati allargomento e in cui nata la voglia di saperne di pi; coloro che mi hanno chiesto di leggere la tesi una volta conclusa; coloro
che decideranno di continuare a lavorare per la formulazione di proposte risolutive pi
dettagliate del problema esposto in questa sede.
Ringrazio i miei genitori, senza i quali non sarei qui oggi a presentare il mio lavoro; li
ringrazio anche per il loro appoggio economico e morale. Un pensiero anche alle mie
due sorelle, che mi sono state sempre vicine tifandomi e supportandomi.

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