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- DAL

PARADISO TERRESTRE,
CANTATA SACRA PER MUSICA
A QUATTRO VOCI

La Poeſia è di Giuſeppe Galuppi. -

La Muſica è del Signor Baltaſar Galuppi, detto Buranello.

In Monaco, -
Per Gio. Giac. Vötter, Stamp. della Corte, e degli Stati
- Prov. di Baviera. MDCCLIX,

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ANGELO DI GIUSTIZIA. -

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PARADISO TERRESTRE.
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amo, dove ſei?


N ) Ahi! formidabil ſuono
% si ) Parmi di chiara tromba,
sºs e Che di lontan rimbomba,
Ad. Benchè lontana, affretta
Foriera di vendetta.
Ad
Ad.
ed Eva. Come ſperar pietà?
Andianne altrove.
Evao Fuggiam,º ma dove?
aa » - - -a - s . si

-.
º A 2 - Ad.
º e º
2Ad.ed Eva. Da quella luce immenſa, -

Ch' entro di noi s'interna. -


Qual notte, o qual caverna
. Aſconderci potrà?
Ang. di Giuſt. Fuggiro i rei, ma in darno: il lor delitto
- Segue i lor paſſi, e li circonda, e ſerra:
. Queſto incatena il piè, ſtringe la mano,
Imprigiona i penſier, lega gl'affetti:
Quelli d'idee funeſte, e queſti ſparge
Di tormentoſo affanno,
Carnefice dell'alma, anzi tiranno.
Ma queſta ſola pena -
Troppo è pietoſa, ed a punir non baſta
- L'umano orgoglio, anzi potrebbe ancora
Luſingarlo viepiù. Profonda Adamo
- Ebbe da Dio la mente: aſſai ragiona
Sopra ſe ſteſſo, e ragionando forſe,
Del ſuo tormento acerbo -

Andar potrebbe un dì vano, e ſuperbo.


Quell'affanno, e quel dolore,
Che nell'alma un fallo accende,
Fa, che ſenta lo ſplendore
De Natali, che ſortì. - -

Se men chiari aveſſe i rai


Di quel ſol, da cui diſcende,
Non potrebbe un'alma mai
Le ſue macchie odiar così.
Ang diMiſer.Della Giuſtizia eterna
Eſecutor fedele, alto Miniſtro
Dello ſdegno di Dio, dal ſommo Cielo
L'Onnipoſſente Padre a te m'invia
Apportatore io ſpero i
Di perdono, e di pace:
La meritata pena all'uom ſoſpendi,
Finchè più chiari i ſuoi decreti intendi,
Amg. di Giuſt. Bench'io del giuſto ſdegno
Ineſorabil ſia fedel Miniſtro,
a Pietoſo Angel, tu ſai,
Che crudeltà non ſento, e queſta deſtra
Tanto ſol roterà ſugl'infelici,
Quanto giuſto ſarà la ſpada ultrice:
Ma ſe i diritti intendo
Della Giuſtizia eterna, onde potria ,
L'uomo ſperar perdono? il Cielo ancora
Suona dell'aſpra guerra,
Che gl'Angeli ſuperbi
Perdè, ſconfiſſe, e ſeppellì ſotterra,
E pure eccelſi ſpirti
..- Erano quelli, e del celeſte regno
Ornamento primiero
Di Lucifero altiero;
Ben ti rammenta, che tra noi ſpiegava
L'alta ſembianza, e bella
-
Qual naſce in Ciel la mattutina ſtella.
e t a
- . - A 3 Ang.
Ang diMiſer. Chi ſa ſe i primo eſempio ,
Di ſevero rigor non abbia aperto -

A un altro di Clemenza un maggior varco.


a Forſe, perocchè l'uomo è men perfetto,
Fia dell'alta pietà più degno obbietto.
Chi ſa, ſe mentre gemono
Gli ſpiriti ſuperbi,
E diſperati fremono -
- In mezzo ai flutti acerbi ,
D'un implacabil mar, -
L'uomo, ch'è terra, e cenere
a 2: : Non trovi un porto, un legno,
Che l baſſo, ed umil genere
Dal procelloſo ſdegno
Forſe potrà ſcampar.
Ang di Giuſt. Poichè così tu ſperi, andianne a lui,
i Ch'arbitro fia tra noi giuſto, e pietoſo;
Ciaſcun le parti a ſe commeſſe adempia.
Jo l'immutabil legge,
Legge di preſta morte a rei preſcritta
Soſtenere dovrò. Tu qual ti piaccia
Ragion migliore di pietà dirai:
Tu Miniſtro di pace, io di vendetta:
Ma ne' contrari uffici i
; Non però mai nemici i
Sringaci eterno amore i
Qual di noi reſti vinto, o vincitore.
º- - s º , Ang:
e e
Ang diMiſer. Andianne. Io già le rapid'ale movo
Pieno di dolce ſpeme. -

Amg. di Giuſt. Andianne, Angel pietoſo.


A due. Andianne inſieme.

Ang. di Giuſt. E giuſto Dio qual Padre. -

Ang di Miſer. Pietoſo egli è qual madre.


Ang di Giuſt. La data ſua ſentenza,
Ang di Miſer. L'innata ſua Clemenza ,
Tutti due. Come ſalvar potrà?
Ang. di Giuſt. Bontà condanna i rei.
Ang diMiſer. Bontà così gl'aſſolve,
Tutti due Sono divini in lei
s. Lo ſdegno, e la pietà.
Ad. Qui, dove dianzi inteſi
. . Del mio Signor la voce, interna forza
Come mi riconduce?
c Cieca 6 la mente, il cor gelato, e laſſo,
Le membra inferme, e vacillante il paſſo.
Eva. E pur non a la morte -

Punito il fallo noſtro,


Che già ſmarrita parmi
D'aver la vita. Ohimè, che aſcolto!
Ecco il Signor, che riede, .
- E del noſtro fallir ragion ci chiede.
: i - Ang.
Ang di Giuſt. Io ti riveggio, Adamo, -

E perchè dianzi fuggiſti al mio coſpetto?


Dove da me lontano,
Speraſti ritrovar ſcudo, o ricetto?
Ad. Fuggii, Signor, non per trovare altrove
Da te ricetto, o ſcudo,
Ma per roſſor di comparirti ignudo.
Ang di Giuſt. E d'onde un tal roſſore, -

Se non perchè dell'albero vietato


-
Guſtaſti il reo ſapore?
Ad. Troppo il guſtai; ma fu la mia conſorte,
Quella, che da te ſteſſo ebbi compagna,
Di ſua mano porgendo a me quel frutto
Eſſa mi prevertì, che non ingorda
Voglia, nè ambizioſa -

Vinto avria queſto cor, forza maggiore


Lo vinſe, e debellò forza d'amore.
Non fu un vano, o ingordo affetto,
Che 'l mio core vinſe allora,
Altra forza, ed altro oggetto
i La vittoria riportò. -

uella man, che m'innamora,


Che nell'alma è ſempre impreſſa,
Quell'armata di ſe ſteſſa,
Quella fu, che trionfò. .
Ang di Giuſt.Male erraſti infedele, e malti ſcuſi.
Ami dunque, ed accuſi? ma tu po" Cre
-
Perchè di tanto fallo e,
Colpevole ti feſti? - -

E lo ſpoſo, e te ſteſſa ancor perdeſti?


Eva. Fu il maligno ſerpente, º
Signor, che m'ingannò. Mentrio giacea
All'ombra non vietata -

Della vietata pianta, io de' ſuoi frutti


Il color vagheggiai. Frutti bugiardi,
Che copron l'amarezza
Sotto il velo d'amabile dolcezza.
L'accorto ingannatore
Che non mi fe ſperar! che non mi diſſe!
Qual arte non oprò! qual ragion tacque!
Il pomo al fin mi piacque;
Sola, confuſa, incerta, intimorita,
Ingannata, ed ardita..... "
No ch'io ſteſſa ridir ben non ſaprei
L'ordin de falli miei.
Non ſo, ſe 'l mio peccato
Fu voglia ingorda, o altiera.
La ſerpe luſinghiera i
M'avvolſe, e mi tradì.
- So, ch'in quel fier momento
-
- a i - Inorridii, gelai: i
e So, che a turbati rai
Parve fuggire di ai
ef i
, B Ang.
Ang di Miſer.Pietà, Signor, pietà. Queſt'infelici
Per inganno peccar. Deh, non iſdegna
Le timide diſcolpe, e ſe ineguali
Sono al delitto, fia gloria maggiore
De miſteri profondi,
Ch'ov'è grave l'error la grazia abbondi.
Ang. di Giuſt.Tu certo non ignori,
Della pietà ſovrana almo Miniſtro,
Qual mi fidò ſentenza il ſommo Padre
Alta, miſterioſa,
Giuſtiſſima, e pietoſa:
Al par di me comprendi
Gl'arcani, che naſconde, e aſſai gl'intendi.
Serpente ingannator, tu maledetto -

Tra le belve ſarai: ſu quella terra,


Che morderai, t'inchina,
E quella paſci, e ſenz'alzarti mai
Striſcia ſul piano immondo
Il velenoſo petto: -

Odio immortale, ed implacabil guerra


Fra te, e la Donna fia: tu a piedi ſuoi
Non ceſſerai d'ordire inſidie, e inganni:
e Ma da lei cotal ſeme -

Eſcirà un dì, che ti fa danno, e ſcorno


L'averla offeſa. Ella col piede intatto
Ti ſchiaccerà la teſta, e fia l'eletta
A far di tel'eſtrema alta vendetta.
- - - Ang
Ang diMiſer Dolce ſperanza! Al tuo parlar ſi ſgombra
Il tenebroſo velo,
Che l'avvenir naſconde. I detti tuoi
- Parmi veder compiuti. Ecco la bella
Vergine avventuroſa: ecco la Donna,
Alla battaglia armata,
Pugna, e trionfa, e nella ſua vittoria
Del pari è cinta d'umiltà, e di gloria.
Cara ſperanza- del Mondo afflitto,
Il ſuo delitto -l'alta ſembianza,
Ch'in te s'aſconde- vince per te.
Amore, e fede- il volto ſpira,
In van s'adira -il reo ſerpente
Sotto quel piede- che non mordè.
Amg. di Giuſt. Ma tu, Donna, che foſti
- agion di tanti danni,
eſcer vedrai ſopra di te gl'affanni.
Con duol partorirai,
Il nodo maritalti fia ſervaggio,
E del ſuperbo core
L'uomo ſarà Signore.
Adamo, perchè udiſti
La voce luſinghiera
Della tua rea conſorte, e della Pianta,
Ch'io vietata t'avea per lei guſtaſti,
Per te la terra fia
Maledetta, e reſtia.
B 2 Al
Al faticoſo tuo lungo lavoro
Duri ſterpi, aſpre ſpine, erbe ſelvagge
Creſcer vedrai tra ſolchi,
Che colle ſtanche membra avrai rivolti.
Il pane, onde vivrai -

Sempre largo ſudore alla tua fronte


Coſtar dovrà, ſpeſſo travaglio, e pianto.
In fin la pena eſtrema,
Ch'io già ti minacciai aſcolta, e trema.
Con la mano Onnipotente
Terren corpo io ti formai,
Col mio fiato l'animai
D'uno Spirito vivente,
Che t'avea reſo immortal.
Ora il nodo, ch'io teſſei -
Troncherò per mia vendetta.
Terra ſei, terra ſarai,
Sempre ignora, e ſempre aſpetta
ll momento a te fatal.
Ad. Signor, nell'ira tua pietoſo, e giuſto,
Ma più pietoſo aſſai, alto dolore
Il cor mi preme, il reſpirar m'affanna,
Troncami il favellar; ma non la pena
È ehe m'increſce. Il mio fallir m'è grave;
Di queſto l'alma pave,
Queſto ſoffrir non può, di queſto, oh Dio!
Inconſolabil ſono:
Ma non chieggio pietà,chieggio perdono. A
Amare lagrime-ite a torrenti,
Soſpir dolenti- il Ciel ferite,
Aprite un varco al mio dolor.
Io Padre barbaro-ſpoſo crudele,
Servo infedele- al mio Signor.
Eva. - - -

. Che medito? che penſo? egra, e dolente


Io della ſtirpe umana
Prima Madre infelice,
Anzi condannatrice,
Tradito 6 i figli miei,
Fatto i Nipotirei
Del paterno delitto, anzi del mio.
A chi di lor potrò donar la vita,
A cui non abbia pria dato la morte?
Empia, ribelle a Dio, ſpietata, ingrata,
Seduttrice crudel del ſpoſo mio,
Tutti meco perdei. Miſera! e dove
Trar conforto potrò? ſe ovunque io volgo
Gl' occhi languenti, ed il penſiero afflitto
Tutto ſpira l'orror del mio delitto.
Se l Ciel miro lo vedo ſdegnato,
- E, ſe penſo allo Spoſo, è tradito;
Ogni figlio mi ſembra ferito
- Dalla Madre, che 'n ſen lo portò.
Giuſto Dio, ſe di farti placato
Al deſire accompagni la ſpene,
Tanto ſangue non 6 nelle vene,
-,
-
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º
-
Quanto pianto a tuoi pièverſerò. Ang.
Ang. diMiersi, che placato fia di tanto ſdegno.
ll peccar voſtro non l'acceſe quanto
Di pietà l'infinito amor lo ſtrinſe.
Il voſtro pianto ſteſſo
Di queſt'alta pietade è frutto, e pegno»
Che non ſi piange mai colpa, che Dio
Di perdonar non curi: - -

Ma, perchè giuſto ſia quant'è pietoſo


Il ſuo divin perdono,
Udite alto conſiglio
Di Sapienza eterna,
Che riſtori il dolor del voſtro eſiglio.
lIn Redentor divino -

La meritata pena
Del fallir voſtro ſoſterrà per voi:
Sopra una terra ſteſſa
Pianto, e ſudor voi verſerete, ei ſangue,
Sangue, che terge il ſudor voſtro, e il pianto.
Queſta ſperanza fia
Tramandata per voi di Padre in figlio,
E la Proſapia voſtra,
Del voſtro fallo erede,
Che infedeltà perdè, ſalvi la fede.
Ad. Tanta pietà, che mi prometti, imploro.
Nel Redentor, che credo,
- Spero da queſto punto, invoco, e adoro,
Ang di Giuſt, L'ultime parti a me commeſſe
- - - - i ” , -- -- - -
io deggio
Adem

I
Adempire non men, (a) Queſto bel loco,
Ove ſon le due piante - - - -

Della ſcienza, e di Vita, -

Voi, che malgrado me quella guſtaſte,


Queſta demeritaſte, >- . .

Irrevocabil legge
Vi condanna a laſciar del fallo in pena.
Io colla ſpada ardente
Da rei di giuſta morte .

Della Vita a ſerbar reſto le porte.


Ang.diMiſer. Io ſulle terre del dolor, del pianto
N'andrò pietoſo agl'infelici accanto.
D U E T T O.
-
-
-
Ad ed Eva. Cara piaggia, almo ſoggiorno
D'innocenza, e di piacer,
Ti verremo errando intorno
Col deſire, e col penſier- º
Dure terre, avari lidi,
Soffriremo il voſtro orror, .
Spargeremo i ſolchi infidi
Eva. Io di pianto. E i º
Ad. . Io di ſudor,
i - Ang
(a) Ejecitgue Adam, & collocavitante Paradiſum voluptatis Che
rubin, & fiammeum gladium, atque verſatilem ad cuſtodiendam
viam ligni vita Gtm 3, -
-
i º-
-
Ang diMiſer. Ma di qual nuovo raggio, Angel poſſente,
Ti veggio acceſi i lumi,
r . E ſfavillar la minaccioſa fronte?
Ang di Giuſt. Sul tuo volto non meno, Angel pietoſo,
- - Parmi veder temprato -

. Di pietade novella -

-
- L'almo ſplendor de ſcintillanti rai.
-

- Io per me veggio la Giuſtizia Eterna,


-

Che l'opre ſue dell'avvenirmi fida.


Ang diMiſer. Io la Pietà ſuperna, -

-,
4
- -

. . .
Che per gl'oſcuri ſecoli mi guida. -
c o R o.
Tutti inſieme. Sì, la ſerena fronte
f: Vedrem di Dio placato,
E alla pietade allato
Venir la Verità.
Eva, ed Ad. Ripoſerem ſul Monte,
Al Sacrifizio eletto.
Ang. diMiſer. Io deſioſo aſpetto
Gl'ampleſſi tuoi colà. - ,

Tutti, Sì, la terena fronte . . .


- Vedrem di Dio placato,
- E alla pietade allato
- -

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