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a)SITO INDUSTRIALE;
b)DISCARICA TREMONTI;
c)DISCARICHE 2A E 2B.
Per le altre aree del SIN, come il bacino della Diga di Piano d'Orta-Alanno ed altri siti a valle, potenzialmente
esposti alla contaminazione proveniente da Bussi officine, non conosciamo le risultanze dei relativi Piani di
caratterizzazione la cui esecuzione in ritardo di almeno otto anni. Se dovessero risultare anch'esse
contaminate le considerazioni generali circa la necessit di risalire al responsabile della contaminazione si
applicherebbero anche ad esse.
In premessa vogliamo precisare alcuni punti fondamentali relativi alle responsabilit di privati ed istituzioni nella
procedura di bonifica.
LA BONIFICA VALE CENTINAIA DI MILIONI DI EURO
In assenza di un piano di bonifica approvato per le diverse aree difficile quantificare il costo della bonifica
integrale di tutte le aree. Tenendo per conto delle stime dei volumi di terreno coinvolti facile stimare un
importo di alcune centinaia di milioni di euro. Questo l'ordine di grandezza delle somme in gioco,
che possono gravare integralmente sulle casse dello Stato qualora non sia data appropriata risposta
alle criticit che vengono di seguito descritte.
IL RESPONSABILE DI UNA CONTAMINAZIONE "STORICA" DEVE PAGARE?
L'azione amministrativa relativa ai Siti di bonifica diversa da quella penale. Pu ovviamente esserne
influenzata ma, anche in assenza di eventuali reati (si veda per gli ultimi riferimenti giurisprudenziali citati alla
fine della presente nota), permangono alcuni importanti obblighi in capo al responsabile della contaminazione.
Per quanto riguarda le cosiddette "contaminazioni storiche" (anche se per alcuni dei siti l'azione che ha portato
alla contaminazione non cos risalente nel tempo, si vedano le discariche 2A e 2B oppure il sito industriale) in
ogni caso la giurisprudenza ha da tempo chiarito che permane l'obbligo per il responsabile della
contaminazione di assicurare la completa bonifica delle aree inquinate.
Scrive il Consiglio di Stato nella sentenza 3165/2014 che ha per attore proprio Edison, una delle societ
protagoniste delle vicende relative al sito in questione: "In particolare, con la sentenza di questa VI Sezione 9
ottobre 2007, n. 5283 stato affermato, in coerenza con l'orientamento della giurisprudenza penale (cfr. Cass.,
28 aprile 2000, n. 1783) che questa normativa trova applicazione a qualunque situazione di inquinamento
inteso come effetto in atto al momento dell'entrata in vigore del decreto legislativo. Infatti, l'inquinamento d
luogo a una situazione di carattere permanente che perdura fino a che non ne vengano rimosse le cause e i
parametri ambientali alterati vanno riportati entro i limiti normativamente accettabili: perci si deve convenire, in
armonia con i puntuali rilievi svolti dal primo giudice, che le previsioni dellallora vigente d.lgs. 5 febbraio 1997
n. 22 trovano applicazione per qualunque sito che risulti in atto inquinato, indipendentemente dal momento in
cui possa essere avvenuto il fatto o i fatti generatori dell'attuale situazione patologica. La formulazione della
norma collega infatti la sanzione non al momento in cui viene cagionato l'inquinamento o il relativo pericolo ma
alla mancata realizzazione, da parte del responsabile, della necessaria bonifica, ai sensi dell'art. 17. Non si
tratta quindi di portata retroattiva della disposizione precettiva, ma dell'applicazione ratione temporis della legge
onde fare cessare gli effetti di una condotta omissiva a carattere permanente, che possono essere elisi solo con
la bonifica. Detto altrimenti, viene sanzionato non il comportamente inquinante precedentemente prodotto, ma
la mancata rimozione dei suoi effetti, i quali permangono nonostante il fluire del tempo."
Associazione "Acqua Bene Comune - ONLUS
Tel. 06/6832638; Tel. 06/97615507; Fax. 06/68136225
e-mail: segreteria@acquabenecomune.org / Sito web: www.acquabenecomune.org
Una recentissima sentenza del TAR Toscana (n.164/2016), in cui il privato responsabile aveva richiamato le
norme sul danno ambientale per cercare di dimostrare la decadenza degli obblighi di bonifica per le
contaminazioni storiche, ha ben chiarito la differenza tra procedimento atto a valutare e reclamare il cd. "danno
ambientale" e quello relativo alle procedure di bonifica.
Scrivono i giudici del TAR Toscana "In primo luogo si deve sottolineare che la disposizione citata, nella parte in
cui impone obblighi a carico del "soggetto interessato" in caso di contaminazione storica, deve essere
coordinata con il principio generale "chi inquina paga", che "ormai confluito in una specifica disposizione
(articolo 191) del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea, nel quale rientra come uno degli obiettivi
principali sui quali si basa l'azione Europea in materia ambientale" (cos Consiglio di Stato, sez. VI, 10
settembre 2015 n. 4225 pronunciata in una causa riguardante una contaminazione storica). La portata e il
rilievo del principio in questione non consentono di ipotizzarne una sua elusione nel caso di contaminazione
storica, per cui, ove sia possibile individuare il responsabile dell'inquinamento, a questi che devono essere
imputati gli obblighi conseguenti."
L'individuazione del responsabile della contaminazione appare, nel caso in esame, particolarmente semplice in
considerazione dei principi fissati dalla Corte di Giustizia Europea nella sentenza 9 marzo 2010, n. 378/08, in cui
i giudici scrivono "la normativa di uno Stato membro pu prevedere che l'autorit competente abbia facolt di
imporre misure di riparazione del danno ambientale presumendo l'esistenza di un nesso di causalit tra
l'inquinamento accertato e le attivit del singolo o dei diversi operatori, e ci in base alla vicinanza degli
impianti di questi ultimi con il menzionato inquinamento. Tra gli indizi capaci di dar fondamento alla presunzione
rientrano la vicinanza dell'impianto dell'operatore all'inquinamento accertato e la corrispondenza tra le sostanze
inquinanti ritrovate e i componenti impiegati da detto operatore nell'esercizio della sua attivit.
Ci premesso, veniamo quindi a declinare questi principi per i tre siti sopra richiamati.
SITO INDUSTRIALE
Come detto Solvay si autodenunciata al Comune di Bussi, sulla base di quanto prevedeva il D.M.471/99 allora
vigente come proprietario incolpevole nel 2003-2004, cio oltre 12 anni or sono.
Il Comune, a quel punto, avrebbe dovuto imporre con un'ordinanza al Responsabile della contaminazione le
attivit di bonifica sulla base dell'Art.8 comma 2 dell'D.M..471/99.
E' stata emessa questa ordinanza? Il Comune ha individuato il Responsabile della contaminazione?
Nel 2006 entrato in vigore il D.lgs.152/2006. In base al comma 2 dell'Art.244 la Provincia che deve
individuare il responsabile della contaminazione, come gi avvenuto recentemente, con grave ritardo, per l'area
ex Montecatini di Piano d'Orta in comune di Bolognano (PE) anch'essa nel SIN..
La Provincia di Pescara ha individuato il responsabile della contaminazione su cui far gravare i costi
della bonifica?
Nel 2008 stato perimetrato il S.I.N. e il coordinamento delle procedure di messa in sicurezza e bonifica sono
state trasferite in capo al Ministero dell'Ambiente.
Ci chiediamo: come mai non sono stati avviati i lavori di bonifica che in questi anni avrebbe gi ottenuto il
risultato di veder restituita l'area agli usi legittimi (compreso quello della reindustrializzazione)?
DISCARICA "TREMONTI"
L'area della discarica in questione l'unica tra quelle ricomprese nel SIN ad essere ancora riconducibile alla
propriet della societ Edison.
Gli interventi nella discarica Tremonti sono stati effettuati dal Commissario Delegato dal Governo e hanno
consistito in attivit di messa in sicurezza attraverso un capping e una successiva palancolatura.
Gli ultimi dati disponibili hanno accertato che tali iniziative non sono state efficaci a bloccare la fuoriuscita dei
contaminanti dal sito attraverso la falda.
Secondo quanto contenuto nel verbale della conferenza dei servizi decisoria dell'11/2/2010 svoltasi presso il
Ministero dell'Ambiente l'intervento di capping avvenuto dopo una intimazione ad Edison (non sappiamo in
quali termini se, cio, solo per gli interventi di messa in sicurezza di emergenza/misure di prevenzione in quanto
proprietario oppure anche come responsabile della contaminazione - si veda a tal proposito il paragrafo
seguente relativo alla notifica ad Edison della nota del direttore generale del Ministero dell'Ambiente Pernice) e
un successivo intervento diretto del Commissario in danno. Da informazioni attinte da articoli di stampa
sembrerebbe effettivamente che la somma pubblica destinata al capping sia stata effettivamente rifusa da
Edison allo Stato (circa 1,5 milioni di euro).
Alcuni anni dopo, per un importo ancor pi consistente, stato effettuato l'intervento di palancolatura, che stato
effettuato direttamente dal Commissario dopo una discussione nella conferenza dei servizi istruttoria del
6/12/2012 presso il Ministero dell'Ambiente. A questo proposito ignoriamo se gli ulteriori provvedimenti (avvio
dei lavori; progetto esecutivo ecc.) siano stati successivamente notificati dal Commissario ed effettuati in danno
di Edison e se quest'ultima abbia rifuso allo Stato i costi.
Inoltre, dalle informazioni frammentarie in nostro possesso, considerato lo scarsissimo livello di trasparenza che
ha contraddistinto l'operato del Commissario (a tal proposito baster andare sul sito WEB commissariale per
rendersene conto oppure richiamare le sentenza del TAR Lazio n.9950/2015 e quella del Consiglio di Stato
n.1363/2016 sul diritto di accesso agli atti da parte di Edison, entrambe perse a favore del privato) sembrerebbe
che nel frattempo siano state anche effettuate alcune indagini necessarie alla caratterizzazione del sito i cui
costi, ovviamente, dovrebbero ricadere sul responsabile della contaminazione.
In considerazione del decesso del Commissario avvenuto circa due mesi fa sarebbe importante una
attenta ricognizione su questi aspetti.
Facciamo notare che, essendo un sito che non ha alcuna attivit in essere e considerata la sua particolare
posizione rispetto agli elementi idrologici sia superficiali che sotterranei, non immaginabile una mera messa in
sicurezza permanente ma indispensabile la completa bonifica previa rimozione dei materiali (rifiuti + terreno
contaminato). Tra l'altro una scelta diversa dalla bonifica si tramuterebbe in un vantaggio per il privato
responsabile della contaminazione a svantaggio dell'interesse pubblico che consiste nella risoluzione definitiva
delle problematiche dell'area.
A tal proposito il Ministero dell'Ambiente nel 2013 ha notificato ad Edison una nota a firma del Direttore generale
del Ministero Pernice riguardante sia la discarica Tremonti che le discariche 2A e 2B contenente l'ingiunzione a
procedere alla rimozione dei materiali. Tale atto stato impugnato da Edison. Dopo un giudizio favorevole per il
ministero presso il T.A.R. di Pescara, il Consiglio di Stato con la sentenza n.1109/2015 ha annullato il
provvedimento.
Vogliamo evidenziare nelle motivazioni la lunga ed approfondita trattazione da parte del T.A.R. Pescara sulla
responsabilit della contaminazione che sarebbe riconducibile ad Edison, ricostruzione che non stata in alcun
modo scalfita dalla successiva sentenza del Consiglio di Stato che intervenuta censurando esclusivamente un
aspetto di tipo procedurale (tra l'altro la stessa sentenza di primo grado nel procedimento penale presso la Corte
di Assise di Chieti non ha mai messo in dubbio che Edison sia responsabile delle contaminazione). Il Consiglio di
Stato ha solo eccepito che il Ministero aveva erroneamente ricondotto la procedura riguardante l'obbligo alla
rimozione dei rifiuti ad una norma ormai abrogata e non gi a quella stabilita nel D.lgs.152/2006.
Infatti la sentenza si conclude con questa frase molto significativa "4. Per le ragioni che precedono, assorbita
ogni altra censura, lappello risulta fondato e deve essere perci accolto, salvi gli ulteriori provvedimenti
dellAmministrazione."
Ci chiediamo: il Ministero dell'Ambiente ha provveduto ad individuare, con il supporto della Provincia,
il Responsabile della contaminazione per la Discarica Tremonti attraverso le procedure previste dal
D.lgs.152/2006 con le successive notifiche e intimazioni?
La questione delicatissima e deve essere, nel caso, risolta celermente anche per permettere l'avvio delle
operazioni in danno - redazione ed esecuzione del progetto di bonifica - finanziate dal pubblico attraverso le
somme stanziate nel cosiddetto Masterplan sottoscritto recentemente dallo Stato con la Regione Abruzzo (ben
60 milioni di euro di fondi pubblici).
DISCARICHE 2A E 2B
Le discariche 2A e 2B sono state sequestrate una prima volta nel 2007 e una seconda volta nel 2013. La recente
indagine dell'ARTA ha stabilito che la falda pesantemente contaminata e che le due aree sono fonte di
contaminazione.
Ricordiamo che nel verbale della Conferenza dei Servizi decisoria dell'11/02/2010 il Ministero aveva posto in
capo a Solvay Solexis spa una serie di misure di prevenzione da attivare nei siti di sua propriet, ivi comprese le
discariche 2A e 2B.
La societ present ricorso al T.A.R. del Lazio avverso alle risultanze della Conferenza dei Servizi decisoria
contestando la propria estraneit. Il T.A.R., con sentenza n.02263/2011 rigett il ricorso stabilendo, tra l'altro,
che gli interventi imposti dal ministero non precludevano a Solvay Solexis di rivalersi sull'inquinatore una volta
identificato. Tra l'altro, scrivevano i giudici "non pu costituire motivo di illegittimit del provvedimento la non
ancora intervenuta individuazione del responsabile dellinquinamento, dovendo lamministrazione comunque
procedervi e ben potendo il proprietario richiedere che lamministrazione vi provveda, utilizzando gli strumenti di
tutela previsti dallordinamento avverso linerzia della P.A., ovvero avverso le conseguenze dannose di tale
inerzia, escludendosi per tali ragioni che cos come lamentato con il primo motivo di ricorso - il mancato
coinvolgimento del soggetto responsabile possa pregiudicare o comunque seriamente ostacolare il diritto di
rivalsa per obblighi di bonifica (fermo restando quanto previsto dallart. 253 Codice ambiente)."
Il capping delle aree, uno degli interventi previsti dalla Conferenza dei Servizi del febbraio 2010, in corso oggi,
a oltre 6 anni dalla decisione e a 5 anni dalla sentenza negativa per Solvay! Stiamo parlando di una misura di
prevenzione che si sarebbe dovuta adottare, secondo il D.lgs.152/2006, ad horas per evitare l'aggravio della
condizione di contaminazione della falda! Tra l'altro era previsto un barrieramento idraulico per fermare la
fuoriuscita degli inquinanti verso valle con la falda ma dell'intervento non vi ancora traccia.
Sulle due discariche insiste anche un progetto preliminare redatto dal Commissario Delegato del Governo per il
quale in corso un bando di gara per la progettazione definitiva/esecutiva e la successiva esecuzione di lavori di
bonifica integrale, per un importo diverse decine di milioni di euro di fondi pubblici. Tale progettazione non risulta
discussa in sede di conferenze dei servizi istruttorie/decisorie presso il Ministero dell'Ambiente.
La nota del 2013 con la quale il Direttore del Ministero dell'Ambiente Pernice intimava la rimozione dei materiali
ad Edison in quanto responsabile della condizione delle aree, di cui abbiamo gi diffusamente parlato per la
discarica Tremonti, riguardava anche le discariche 2A e 2B.
Il Ministero dell'Ambiente dopo l'annullamento di quel provvedimento ha proceduto, con il supporto
della provincia competente ex art.244 del D.lgs.152/2006, a emanare ulteriori atti volti ad individuare il
responsabile della contaminazione anche per le discariche 2A e 2B, contestandogli gli obblighi previsti
dal D.lgs.152/2006, come ventilato dagli stessi giudici del Consiglio di Stato?
Il Commissario delegato del Governo, per quanto riguarda le attivit ricomprese nel bando di gara nonch
tutte le spese collegate (analisi, predisposizione di consulenze ecc.), ha attivato tutte le procedure
necessarie per potersi rivalere sui responsabili dell'inquinamento? Ha cercato di identificare lui, se i
poteri conferitigli lo consentivano, il responsabile della contaminazione e gli ha comunicato/intimato
qualcosa in relazione alla necessit di procedere alla bonifica e/o a rifondere i costi relativi al bando?
Associazione "Acqua Bene Comune - ONLUS
Tel. 06/6832638; Tel. 06/97615507; Fax. 06/68136225
e-mail: segreteria@acquabenecomune.org / Sito web: www.acquabenecomune.org
per qualunque sito che risulti in atto inquinato, indipendentemente dal momento in cui possa essere avvenuto il
fatto o i fatti generatori dell'attuale situazione patologica. La formulazione della norma collega infatti la sanzione
non al momento in cui viene cagionato l'inquinamento o il relativo pericolo ma alla mancata realizzazione, da
parte del responsabile, della necessaria bonifica, ai sensi dell'art. 17. Non si tratta quindi di portata retroattiva
della disposizione precettiva, ma dell'applicazione ratione temporis della legge onde fare cessare gli effetti di
una condotta omissiva a carattere permanente, che possono essere elisi solo con la bonifica. Detto altrimenti,
viene sanzionato non il comportamente inquinante precedentemente prodotto, ma la mancata rimozione dei
suoi effetti, i quali permangono nonostante il fluire del tempo. In sintonia con detta ricostruzione la
giurisprudenza penale della Corte di Cassazione (Cass., n. 1783/2000 cit.) ha per l'appunto osservato
che "la contravvenzione di cui all'art. 51-bis del d.lgs. n. 22/1997 si configura come reato omissivo di
pericolo presunto che si consuma ove il soggetto non proceda all'adempimento dell'obbligo di
bonifica secondo le cadenze procedimentalizzate dall'art. 17. La predetta si applica anche a situazioni
verificatesi in epoca anteriore all'emanazione del regolamento di cui al D.M. 471/1999 ".
Il Consiglio di Stato, con la recente sentenza n.4225/2015, in una vicenda riguardante una contaminazione
storica ha ulteriormente precisato che questo approccio vale anche per il D.lgs.152/2006. Ha, infatti, affermato:
" qui appena il caso di osservare che l'ordito normativo di cui alla Parte IV - Titolo V del decreto legislativo n.
152 del 2006 comporta certamente che le misure di prevenzione e di riparazione ivi disciplinate trovino
applicazione anche nei confronti dei responsabili di eventi di inquinamento verificatisi anteriormente all'entrata
in vigore della medesima Parte IV (secondo un criterio di individuazione e una scelta di politica legislativa che
non presentano profili di incongruit o irragionevolezza, anche alla luce del preminente valore costituzionale dei
beni oggetto di tutela). Depone univocamente in tal senso la disciplina in tema di contaminazioni cc.dd.
'storiche' di cui ai commi 1 e 11 dell'articolo 242 del 'Codice'.
Per quanto sopra evidenziato, anche ai fini della trasparenza e degli obblighi di pubblicit e partecipazione fissati
dalla Convenzione di Aarhus, si chiede, ognuno per le proprie competenze, una risposta alle varie domande che
abbiamo posto.
Per quanto riguarda le Procure, si chiede di accertare, anche alla luce della giurisprudenza citata, se le omissioni
e i ritardi, con le relative conseguenze ambientali, possono costituire reato.
Alla Corte dei Conti si chiede di valutare se il lassismo e l'inerzia che in maniera evidente sta
contraddistinguendo le procedure riguardanti le bonifiche nel SIN di Bussi possano aver comportato un danno
erariale sotto i vari profili sopra esposti.
Infine ai vari enti in indirizzo chiediamo di verificare se vi sono responsabilit di tale situazione per i propri
funzionari responsabili dei procedimenti per attivare le eventuali azioni disciplinari del caso.
Certi di un positivo riscontro, cogliamo l'occasione per porgere i nostri migliori saluti.
Il Presidente
Il referente per la campagna
Paolo Carsetti
Augusto De Sanctis