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PRINCIPI DI
MICROECONOMIA
EFFICIENZA E MERCATI IMPERFETTI
Indice
Introduzione
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ii
INDICE
2.5.2
2.5.3
Sunk costs . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Costi marginali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3 Il commercio
3.1 I benefici dellinterdipendenza economica . . . . . .
3.1.1 Vantaggi dal commercio . . . . . . . . . . .
3.1.2 Truffati dal commercio . . . . . . . . . . . .
3.1.3 Le relazioni economiche come scambi . . . .
3.2 Scambio fra paesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3.2.1 Commercio multilaterale . . . . . . . . . . .
3.2.2 Vantaggio comparato . . . . . . . . . . . . .
3.3 I costi percepiti dellinterdipendenza internazionale
II
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Mercati perfetti
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39
INDICE
iii
6 Le decisioni di consumo
6.1 Il problema fondamentale della scelta del consumatore . . . . . .
6.1.1 Il vincolo di bilancio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
6.1.2 Scegliere un punto sul vincolo di bilancio: le preferenze
individuali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
6.1.3 Cosa succede al consumo quando cambia il reddito? . . .
6.2 Uno sguardo pi attento alla curva di domanda . . . . . . . . . .
6.3 La costruzione delle curve di domanda . . . . . . . . . . . . . . .
6.3.1 Limportanza di distinguere fra effetto reddito e sostituzione
6.4 Utilit e descrizione delle preferenze . . . . . . . . . . . . . . . .
6.4.1 Surplus del consumatore . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
6.5 Oltre il modello: quanto sono realistiche le ipotesi? . . . . . . . .
Appendice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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7 I costi dellimpresa
7.1 Fattori di produzione, costi e profitti . . . . .
7.1.1 La produzione con un fattore variabile
7.1.2 Tipi di costo e curve di costo . . . . .
7.2 Curve di breve e lungo periodo . . . . . . . .
7.2.1 Curve di costo di breve periodo . . . .
7.2.2 Curve di costo di lungo periodo . . . .
7.3 Produzione con molti fattori . . . . . . . . . .
7.3.1 Minimizzazione dei costi . . . . . . . .
7.3.2 Il principio di sostituzione . . . . . . .
7.4 Economie di scopo . . . . . . . . . . . . . . .
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8 Limpresa competitiva
8.1 Ricavo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8.2 Costi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8.3 Condizioni di base dellofferta competitiva . . .
8.4 Entrata, uscita e offerta di mercato . . . . . . .
8.4.1 Costi irrecuperabili (sunk costs) e uscita
8.4.2 La curva di offerta dellimpresa . . . . .
8.4.3 La curva di offerta di mercato . . . . . .
8.5 Curva di offerta di breve e di lungo periodo . .
8.6 Profitti contabili e profitti economici . . . . . .
8.6.1 Costi opportunit . . . . . . . . . . . .
8.7 Rendita economica . . . . . . . . . . . . . . . .
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dal
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mercato
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66
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iv
INDICE
9.4.2 La domanda sul mercato dei capitali . . . . . . . . . . . .
Modello competitivo di base . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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69
71
71
71
72
9.5
Parte I
Introduzione
Capitolo 1
Leconomia studia come gli individui, le imprese, il governo e le altre organizzazioni nella societ, formulino scelte e come queste scelte determinino lutilizzo,
da parte della societ, delle proprie risorse.
Per capire come le scelte vengano concepite e come influiscano sullutilizzo
delle risorse della societ, dobbiamo esaminare cinque concetti importanti: tradeoff, incentivi, scambio, informazione e distribuzione.
Le scelte implicano trade-off - decidere di spendere di pi per un bene implica
avere meno ricchezza da spendere per un altro. Nel fare scelte, gli individui reagiscono ad incentivi. Quando facciamo uno scambio con gli altri, le possibilit
di scelta diventano ancora pi numerose. Fare scelte intelligenti richiede avere, e
utilizzare, linformazione. Le scelte relative al grado di istruzione da ottenere,
alloccupazione da cercare, ai beni da comprare determinano la distribuzione
della ricchezza e del reddito nella nostra societ.
1.1.1
Trade-off
CAPITOLO 1
1.1.2
Incentivi
Di fronte a una scelta, le persone valutano i pro e i contro delle diverse opzioni.
Coloro che decidono (decision maker ) valutano sistematicamente i pro e i
contro delle alternative che affrontano e le reazioni di fronte a variazioni nelle
condizioni economiche possono essere ragionevolmente previste. Gli economisti
analizzano le scelte, focalizzando lattenzione sugli incentivi. In economia, gli
incentivi sono i benefici (al netto dei costi) che portano un individuo a una
particolare scelta. Gli incentivi sono influenzati da molti elementi, ma i pi
importanti sono i prezzi.
Quando gli economisti studiano il comportamento dei consumatori e delle
imprese, guardano gli incentivi che affronteranno. Talvolta gli incentivi sono
evidenti, ma in altri casi non cos chiaro. Identificare gli incentivi e disincentivi
da cui dipendono le decisioni il primo passo che gli economisti fanno per capire
le scelte degli individui o delle imprese.
Chi deve decidere risponde a incentivi, per capire le scelte gli incentivi sono
importanti.
1.1.3
Scambio
Nelle societ moderne hanno luogo milioni di scambi. Sono pochi gli individui
che producono i beni che direttamente consumano. In economia, importante
riconoscere che entrambe le parti guadagnano scambiando. Sia che si tratti di
uno scambio volontario fra due individui, o fra un individuo e unimpresa o fra
residenti di diversi Paesi, lo scambio migliora il benessere di entrambe le parti.
Gli economisti descrivono ogni situazione in cui hanno luogo gli scambi
come un mercato. Il concetto economico di scambio usato per includere
ogni situazione in cui ha luogo lo scambio, sebbene questo scambio possa non
necessariamente assomigliare agli scambi del mercato del villaggio o a una
moderna Borsa Valori.
In uneconomia di mercato la maggioranza degli scambi ha luogo attraverso
mercati e questi scambi sono determinati dai prezzi dei beni e dei servizi inclusi.
I beni e i servizi che sono pi scarsi, o che richiedono pi risorse per la loro
produzione, avranno un prezzo pi alto. Da ci risulta che i mercati consentono
ai consumatori e alle imprese di fare scelte che riflettono la scarsit, la quale
comporta un uso efficiente delle risorse.
Quando viene percepito che il mercato non funziona come dovrebbe, gli
individui spesso si rivolgono al governo. In questi casi ci sar uneconomia
mista - ovvero uneconomia che si affida innanzitutto, ma non completamente,
allinterazione libera fra produttori e consumatori per determinare cosa si debba
produrre, come e per chi. Tuttavia, spesso, il ruolo del governo cruciale
nella regolamentazione degli incentivi per le imprese e le famiglie, influenzando
decisioni importanti come quelle relative allistruzione.
Il governo gioca un ruolo importante in tutte le economie di mercato. Decide
la struttura legale nella quale operano gli individui e le imprese. Legifera per
evitare discriminazioni di razza o di sesso, le truffe ai consumatori, linquinamento
di acqua o aria da parte delle imprese e per favorire la sicurezza nei luoghi di
lavoro.
Si pu anche immaginare un governo che controlli leconomia in modo pi
4
1.1.4
Informazione
1.1.5
Distribuzione
Leconomia di mercato non determina soltanto quali e quanti siano i beni prodotti,
ma anche da chi vengano prodotti. Molte persone trovano inaccettabile il modo
in cui il mercato distribuisce le risorse alle famiglie. I redditi differiscono molto
fra occupazioni diverse. Alcuni gruppi di individui possono ricevere un reddito
cos basso da non potersi permettere listruzione di base per i loro bambini. Lo
Stato fornisce tale assistenza cercando di aumentare il grado di uguaglianza tra
i redditi.
Lo Stato pu tentare di attenuare gli effetti dei fallimenti del mercato sulla
distribuzione del reddito, ma questi tentativi possono introdurre ulteriori distorsioni. Gli sforzi del governo nel redistribuire il reddito possono implicare il costo
di una minore efficienza economica.
1.2
CAPITOLO 1
i loro servizi di lavoro sul mercato del lavoro. Quando gli individui comprano
le azioni di unimpresa, depositano denaro su un conto corrente a risparmio
vincolato o prestano soldi a unazienda partecipano al mercato dei capitali come
investitori.
1.2.1
I termini insidiosi
1.3
Microeconomia e macroeconomia:
le due branche delleconomia
1.4
La scienza economica
1.4.1
Una variabile un qualunque evento che cambi e che possa essere misurato.
Ci che di interesse per gli economisti la relazione fra le variabili. Quando
gli economisti vedono qualcosa che assomiglia a una relazione sistematica fra
variabili, si chiedono: avvenuta per caso o vi realmente una relazione?
Rispondere a questa domanda va sotto il nome di studio della correlazione.
Gli economisti usano i test statistici per misurare e testare le correlazioni. I
test statistici mostrano se levidenza empirica sia troppo debole per trarre una
conclusione o, al contrario, sufficiente a dimostrare lesistenza di una relazione
sistematica.
1.4.2
Causalit e correlazione
1.5
CAPITOLO 1
Sebbene, spesso, le opinioni degli economisti divergano, in realt esse sono
pi frequentemente daccordo di quanto non siano in disaccordo. Quando le
opinzioni sono in disaccordo gli economisti cercano di essere chiari sullorigine
del loro disaccordo: (i) in quale misura dipenda dalla differenza dei modelli; (ii)
in quale misura dalla stima quantitativa delle relazioni; (iii) in quale misura da
differenze nei valori.
Capitolo 2
2.1.1
La scarsit delle risorse implica che gli individui e le imprese affrontino un tradeoff. Implicita nella gran parte dellanalisi economica lipotesi di razionalit
delle scelte, secondo la quale gli individui quando scelgono ponderano costi e
benefici di ogni possibilit. Questipotesi si basa sullaspettativa che gli individui
e le imprese agiscano in modo coerente, con una nozione ben definita delle loro
preferenze, degli obiettivi che vogliono perseguire e dei metodi per ottenerli.
Nel caso degli individui, lipotesi di razionalit significa che le scelte e le
decisioni vengono prese nellinteresse individuale di ciascun attore.
Nel caso delle imprese, lipotesi di razionalit significa che le imprese operano
per massimizzare i loro profitti.
CAPITOLO 2
2.1.2
Mercati concorrenziali
Per completare il modello, gli economisti fanno ipotesi sui mercati. Gli economisti
si concentrano sul caso in cui vi siano molti acquirenti e molti venditori che
comprano e vendono tutti lo stesso bene.
Ciascuno cerca di vendere la sua merce al prezzo pi alto, perch, se riuscisse
a venderla, i suoi profitti crescerebbero. Eppure, dato il numero di venditori e
lunico bene da vendere, tutti saranno costretti a chiedere circa lo stesso prezzo,
perch, altrimenti, i compratori si rivolgeranno a qualcun altro. Le imprese che
massimizzano il profitto si trovano nelle stesse condizioni. Nel caso limite, se
unimpresa chiede un prezzo maggiore degli altri, perder tutti i compratori. Gli
economisti definiscono questo caso concorrenza perfett. In concorrenza
perfetta, ogni impresa price taker, ovvero, il produttore dovr necessariamente
accettare il prezzo dato e non in grado di influenzarlo.
Dal lato della domanda, esistono individui razionali, ognuno dei quali desidera
pagare il meno possibile per il bene offerto nel mercato. Perch i compratori
non possono pagare meno del prezzo prevalente? Perch il venditore trover
sempre un altro compratore nella folla che accetter di pagare il prezzo prevalente.
Quindi, anche i compratori competono tra loro per la quantit limitata del bene
esistente sul mercato e, di conseguenza, ognuno considerer il prezzo di mercato
come un dato.
2.1.3
Il modello competitivo di base, assumendo che sia in grado di descrivere effettivamente i mercati, ha unimplicazione forte: leconomia che ne deriva efficiente.
In tale ipotesi, le risorse scarse non vengono sprecate. I mercati concorrenziali
determinano anche la distribuzione dei beni: decidono chi ha diritto di consumare un bene e in quale quantit. La concorrenza tra i datori di lavoro per
assumere un individuo dalle capacit ottime si tradurr nella crescita vertiginosa
del salario che gli verr offerto e, daltra parte, la concorrenza fra coloro che
offrono manodopera non specializzata pu condurre a salari cos bassi che essi
non riusciranno a ottenere standard di vita decenti. Ci solleva la questione
dellequit della distribuzione derivante dalla concorrenza. Sebbene lefficienza
sia una propriet desiderabile di ogni sistema economico, la questione dellequit
non pu essere trascurata.
2.1.4
Tutti gli economisti riconoscono che il modello competitivo non una rappresentazione perfetta delle economie reali, ma la maggioranza degli economisti lo
usa come modello di riferimento (benchmark ). Se da un lato, gli economisti
concordano sul fatto che il modello competitivo di base pu non fornire una
descrizione perfetta di alcuni mercati, dallaltro essi riconoscono che pu offrire
una buona descrizione, se le sue previsioni riproducono i risultati reali in maniera
soddisfacente.
10
2.2
2.2.1
Incentivi ed equit
Se, da una parte, gli incentivi sono il cuore delle economie di mercato, dallaltra
essi comportano un costo: la diseguaglianza. Ogni sistema di incentivi deve
legare il compenso al risultato.
Se il salario collegato al risultato, vi saranno inevitabilmente ingiustizie e la
disuguaglianza sar tanto pi evidente quanto pi stretto sia il legame tra salario
e prestazione. Il fatto che maggiori incentivi portino a minore equit chiamato
trade-off fra incentivi ed equit. Se la societ fornisce grandi incentivi, loutput
totale sar probabilmente maggiore, ma vi sar anche minore equit.
2.2.2
CAPITOLO 2
2.3
Razionamento
Quando gli individui ottengono un bene in quantit minore di quella che vorrebbero a certe condizioni, il bene si dice razionato. Sistemi diversi di razionamento rappresentano modi diversi di decidere come distribuire le risorse scarse
della societ.
Razionamento per mezzo delle code dattesa. Invece di vendere i beni a
chi vuole e pu pagare, una societ pu destinarli a coloro che sono pi disposti
ad aspettare in fila.
In generale il razionamento per code un modo inefficiente di distribuire le
risorse perch il tempo speso in coda tempo sprecato. Esistono metodi per
raggiungere gli stessi obiettivi attraverso un sistema di prezzi che benefici tutti.
Razionamento per lotterie. Le lotterie allocano i beni attraverso un processo casuale, come pescare un nome da unurna. Come i sistemi di coda, le lotterie
sono considerate eque perch ciascuno ha la stessa probabilit di successo. Tuttavia esse sono inefficienti, perch le risorse scarse non vanno in maggior misura
allindividuo o allimpresa disposti a pagare di pi (e che quindi attribuiscono
loro un valore pi alto).
Razionamento attraverso i buoni. Molti Stati in periodo di guerra usano
il razionamento mediante buoni. I cittadini hanno il permesso di comprare
quantit prefissate di pane, zucchero, latte, benzina ecc. al mese. Per avere l
pane si deve pagare e mostrare il buono. La ragione che, senza il buono, i
prezzi salirebbero imponendo gravi difficolt ai membri pi poveri della societ.
Il sistema dei buoni ha due forme: commerciabili o meno. I buoni non
commerciabili implicano le stesse inefficienze della maggioranza dei sistemi senza
prezzo - i beni non vanno a coloro che vogliono e sono capaci di pagare di pi.
2.4
2.4.1
14
B
12 rH2
H r
HH
10
H r
HH
8
H rE
HH
6
Hr
HH
4
Hr
2
HH
HB
r 1
1
2
3
4
5
6
2.4.2
Lammontare dei beni che unimpresa o una societ possono produrre, dato
un ammontare fisso di terra, lavoro o altri input chiamato insieme delle
possibilit di produzione.
Un esempio molto noto considera una societ in cui tutta la produzione
divisa in due categorie: spese militari e spese civili. Le possibili combinazioni
della spesa civile e militare linsieme delle opportunit.
Quando paragoniamo linsieme di bilancio individuale a quello della societ,
notiamo, in particolare, una differenza. Il vincolo di bilancio individuale una
retta, mentre la curva delle possibilit di produzione un braccio di parabola.
La ragione la seguente. Lindividuo di solito incontra delle relazioni di trade-off
fisse, invece, i trade-off che riguardano la societ non sono fissi. Al crescere
della quantit la produzione sar meno efficiente. Aggiungere unit successive
di input (fattori produttivi) far crescere loutput (quantit prodotta), ma in
misura sempre decrescente (principio dei rendimenti decrescenti).
2.4.3
Non c ragione di assumere che unimpresa voglia sempre essere sulla sua curva
delle possibilit di produzione. Ogni inefficienza nelleconomia dar luogo a punti
sotto la curva. Una delle questioni pi importanti riguarda le circostanze in cui
le inefficienze si sviluppano.
13
CAPITOLO 2
ore spese
in tutte
le altre24
@
attivit
@
20
16
@ rD
@
@
@
@
Vincolo di tempo
12
@
@
@
@
@
@
@
@
0
4
12
16
20
@
24
2.5
Costi
pistole
(milioni)
F
100 r
rC
80
rB
60
40
Insieme opportunit
della societ
rA
20
0
20
40
60
80
rG
100
2.5.1
Costi opportunit
Analizziamo quanto costa andare al cinema. Sia il denaro sia il tempo rappresentano opportunit che si perdono se si sceglie di andare al cinema, ovvero
rappresentano i costi opportunit di andare al cinema. Utilizzare una risorsa
in un modo, significa rinunciare a utilizzarla per un altro scopo. Per valutare il
costo opportunit dobbiamo considerare luso alternativo pi immediato che si
potrebbe fare della risorsa.
Dal punto di vista degli economisti, quando le imprese e gli individui razionali
scelgono se intraprendere un investimento o un altro, se comprare un prodotto o
un altro essi devono considerare tutti i costi, sia i costi opportunit sia le spese
dirette.
2.5.2
Sunk costs
CAPITOLO 2
sia che voi restiate sia che decidiate di andarvene. La sola scelta rilevante come
spendere i prossimi 60 minuti del vostro tempo.
2.5.3
Costi marginali
Il terzo aspetto dei costi che gli economisti enfatzzano quello che deriva dal
fare una determinata scelta, ci che gli economisti chiamano costi marginali. I
costi marginali devono essere confrontati con gli (ulteriori) benefici marginali
che derivano dal fare la scelta o meno. Le scelte pi difficili non sono tanto
relative al fare o non fare qualcosa quanto a fare qualcosa di pi o di meno.
Gli individui, consapevolmente o meno, si trovano spesso a fare i conti con
trade-off sui rendimenti marginali netti e gli economisti li rendono espliciti.
Come per i costi opportunit e i costi irrecuperabili, lanalisi marginale uno dei
concetti fondamentali che permettono agli economisti di pensare sistematicamente
al costo delle scelte alternative.
16
Capitolo 3
Il commercio
3.1
3.1.1
Quando gli individui possiedono beni diversi, oppure hanno desideri diversi, o
ancora hanno sia beni che desideri diversi possibile che il commercio porti
vantaggio a tutte le parti in causa.
Lo scambio volontario crea solo vincitori, nel senso che se lo scambio infliggesse delle perdite nette a uno dei contraenti costui preferirebbe non scambiare.
Pertanto, una conseguenza fondamentale dello scambio volontario che esso
avvantaggia tutti coloro che ne sono coinvolti.
3.1.2
importante capire che, quando gli economisti affermano che una transazione
volontaria vantaggiosa per entrambe le parti, ci non significa che ne siano
soddisfatte.
Gli economisti ritengono che le persone rivelino le proprie preferenze non
attraverso quello che dicono, ma attraverso quello che fanno. Se si accetta
volontariamente un affare, bisogna saper anche accettare che, seppure non
perfetto, esso almeno migliore dellalternativa di non accettarlo.
In genere, vengono poste due obiezioni a questa linea di ragionamento.
Limplicazione che se il compratore o il venditore ottengono un vantaggio,
laltro subir una perdita e quindi non si avvantagger dello scambio. La
prima obiezione che essi non sono in grado di percepire la qualit della merce.
La mancanza di informazione rende qualcuno svantaggiato dal contratto. La
seconda obiezione riguarda la vantaggi dal commercio. Se un individuo era
disposto a pagare 200 e, qualunque sconto rispetto a tale prezzo rappresenta
un surplus, termine che gli economisti usano per esprimere il vantaggio da una
17
CAPITOLO 3
transazione. Analogamente, se un individuo avrebbe accettato di vendere a 100
e, qualunque prezzo pi alto in realt rappresenta un surplus. Se il bene viene
venduto a 125 e, il surplus dellacquirente di 75 e, mentre quello del venditore
di 25 e. Lobiezione che questa spartizione non equa.
Gli economisti non sono molto interessati a queste obiezioni; generalmente
cercano di rendere linformazione pi trasparente possibile e pensano che i
venditori e gli acquirenti debbano rispettare le loro promesse. Ma gli economisti
sottolineano anche che i rimpianti del se solo lo avessi saputo non sono rilevanti.
La logica del libero scambio non assume che, una volta effettuata la transazione, entrambe le parti saranno soddisfatte, dice semplicemente che, quando
le persone accettano un accordo, esse preferiscono stipularlo piuttosto che non
stipularlo e ci significa che dovrebbero sentirsi meglio quando la transazione
terminata.
Le obiezioni allo scambio sottolineano comunque un punto importante: la
maggioranza degli scambi reali sono considerevolmente pi complicati e implicano
problemi di informazione, di stima del rischio e di aspettative sul futuro.
3.1.3
Nella nostra economia, gli individui sono coinvolti in moltissimi scambi volontari,
offrendo il proprio lavoro ai loro datori di lavoro per un salario, oppure scambiando
euro con i venditori di beni (come cibo e benzina) e servizi (dallidraulico al
barbiere).
3.2
Come gli individui in un Paese trovano vantaggioso scambire fra loro, cos anche
nazioni diverse ritengono vantaggioso il commercio.
3.2.1
Commercio multilaterale
3.2.2
Vantaggio comparato
La gran parte di ci che viene scambiato deve essere prima prodotto. Il commercio
permette agli individui e ai Paesi di concentrarsi su ci che sanno produrre
meglio.
Alcuni Paesi sanno produrre meglio di altri quasi tutti i beni. Il possesso di
una capacit di produzione superiore chiamata vantaggio assoluto, dunque,
si dice che tali Paesi abbiano un vantaggio assoluto sugli altri. Come si pu
partecipare agli scambi commerciali essendo un Paese svantaggiato in partenza?
La risposta nel principio del vantaggio comparato, che dice che gli individui
e i Paesi si specializzano nella produzione di quei beni nei quali sono pi efficienti
in termini relativi e non assoluti.
18
Il commercio
Insieme delle possibilit di produzione e vantaggio comparato
Il modo pi semplice per capire il vantaggio comparato di diversi Paesi luso
dellinsieme delle possibilit di produzione. La figura 3.1 raffigura parte delle
possibilit di produzione per i due Paesi, Cina e Stati Uniti, i quali producono 2
beni, vestiti e aeroplani. In entrambe le alternative, il punto E rappresenta il
livello corrente di produzione.
tessuti
@ rE 0 Possibilit
@ di produzione
Possibilit @ della Cina
@
di produzione
@
degli Stati
@
Uniti
@ rE
10.000
@
9.000
@
20.000
100
200
00
rE
300
aeroplani
Figura 3.1: Utilizzo dei vantaggi comparati. Gli insiemi delle possibilit di produzione
per Cina e Stati Uniti nel produrre i due beni, tessuti e aeroplani, illustrano i trade-off
a diversi livelli di produzione. Il punto E mostra il livello corrente di produzione di
ciascun Paese; E 0 ed E 00 illustrano le decisioni di produzione che sfruttano meglio il
vantaggio comparato
La Cina ha un vantaggio comparato nel produrre tessuti: se riduce la produzione di aerei di 100, la sua produzione di tessuti pu essere aumentata di 10.000
unit. Questo trade-off fra aeroplani e tessuti chiamato saggio marginale di
trasformazione. Al contrario, se gli USA riducono la loro produzione di aerei
di 100, la loro produzione tessile pu essere aumentata soltanto di 1.000 unit.
Possiamo ora vedere perch il mondo ha dei benefici se ogni Paese sfrutta i suoi
vantaggi comparati.
Nonostante ai Paesi convenga produrre ed esportare quei beni nei quali
hanno un vantaggio comparato e convenga importare i beni nei quali hanno uno
svantaggio, ci pu non indurre una specializzazione completa.
Perch la specializzazione fa aumentare la produttivit. La specializzazione fra crescere la produttivit, e quindi i benefici del commercio, per tre
ragioni. Innanzitutto, la specializzazione evita di far perdere tempo al lavoratore nello spostarsi da un processo di produzione a un altro. Secondariamente,
ripetendo lo stesso compito, il lavoratore diventa sempre pi abile. Infine, la
specializzazione crea un terreno fertile per linvenzione.
Suddividere il lavoro in modo che ogni lavoratore possa praticare e perfezionare una particolare abilit (divisione del lavoro) pu far aumentare la
produttivit centinaia o migliaia di volte.
19
CAPITOLO 3
Limiti della specializzazione. La misura della divisione del lavoro, detta
specializzazione, limitata dallampiezza del mercato. Esiste una maggiore
specializzazione nei prodotti di massa e questa una delle ragioni per cui i costi
di produzione dei beni di massa tendono a diminuire molto in poco tempo. Allo
stesso modo, c maggiore incentivo alla specializzazione in una grande citt che
in un piccolo paese.
La natura stesa della specializzazione limita i suoi benefici, infatti, le attivit
ripetitive possono risultare alla fine noiose e ridurre la produttivit del lavoratore,
limitando la possibilit di svolgere attivit diverse e sviluppare nuove idee.
Cosa determina il vantaggio comparato?
Nel mondo moderno, questo un fenomeno difficile da spiegare.
Le risorse naturali. Gli economisti tendono ad assumere che il vantaggio
comparato di una nazione dipenda in larga misura dalle sue risorse naturali. I
Paesi con un terreno e un clima migliore per luva che per il pascolo produrranno
vino e, viceversa, i Paesi con un clima pi adatto al pascolo alleveranno bovini.
Le risorse acquistate. Risparmiando, accumulando capitale e costruendo
fabbriche, una nazione pu acquistare un vantaggio comparato in quei beni, come
per esempio lacciaio, che richiedono alti livelli di capitale nella loro produzione.
Pertanto le risorse - umane e fisiche - che un Paese sviluppa nel tempo al
proprio interno, possono dar luogo a un vantaggio comparato anche nel contesto
internazionale.
Conoscenze superiori. Nelle economie moderne, il vantaggio comparato
pu venire dalluso pi produttivo delle risorse. La Svizzera ha un vantaggio
tecnologico negli orologi perch, negli anni, quella popolazione ha accumulato
una conoscenza e unesperienza superiore nel fare orologi.
Specializzazione. Abbiamo visto come il vantaggio comparato porti alla specializzazione, ma anche la specializzazione pu portare un vantaggio comparato.
I paesi migliorano o semplicemente sviluppano un vantaggio comparato specializzandosi, proprio come fanno gli individui. Ne risulta che Paesi simili approfittano
della specializzazione anche quando si specializzano in variazioni di prodotti
simili.
3.3
Il commercio
significare che i Paesi pi forti ottengano i maggiori benefici dallo scambio.
Ma questo non contraddice la premessa di base: entrambi le parti guadagnano
dallo scambio volontario. Alcuni individui allinterno di un Paese traggono
vantaggio dal commercio, mentre altri ne restano svantaggiati. Dal momento che
il commercio vantaggioso per il Paese nel suo insieme, i benefici per coloro che
guadagnano dal commercio superano le perdite per coloro che non ne beneficiano.
In pratica, tuttavia, coloro che perdono restano perdenti e si oppongono al
commercio, sostenendo che il commercio riduce il numero di posti di lavoro e i
salari.
Gli scambi volontari offrono vantaggi netti, sia fra individui che fra Paesi.
Il commercio permette alle parti contraenti di specializzarsi nelle attivit nelle
quali hanno un vantaggio comparato.
21
Parte II
Mercati perfetti
23
Capitolo 4
4.1
4.2
La domanda
4.2.1
CAPITOLO 4
La curva di domanda inclinata negativamente da sinistra a destra. Questa
relazione tipica delle curve di domanda: meno costoso un bene (pi in basso
sullasse verticale), maggiore sar la quantit che un individuo sar disposto a
comprarne (pi a destra sullasse orizzontale). Al contrario, pi costoso un
bene, minori quantit ne verranno acquistate.
p
Curva di domanda
4.2.2
4.2.3
4.2.4
Due dei fattori che fanno spostare la curva di domanda - variazione nel reddito
o nei prezzi di altri beni - sono fattori economici specifici. Se il reddito di un
26
4.2.5
4.3
Offerta
27
CAPITOLO 4
4.3.1
Offerta di mercato
Curva di offerta
4.3.2
4.3.3
Vi sono diverse ragioni dello spostamento delle curve di offerta di mercato. Una
la variazione dei prezzi degli input usati per produrre un bene. Unaltra ragione
di spostamento riguarda i cambiamenti tecnologici. Unaltra ragione pu essere
28
4.3.4
Distinguere fra un movimento lungo la curva e una traslazione della curva stessa
importante per le curve di offerta come per quelle di domanda. La quantit
offerta sul mercato pu aumentare sia perch il prezzo aumentato, e, quindi,
per una data curva di offerta, la quantit prodotta maggiore, sia perch la
curva di offerta traslata permettendo, a un dato prezzo, un aumento nella
quantit offerta.
4.4
E0
p
Figura 4.3: Equilibrio fra domanda e offerta. Lequilibrio fra domanda e offerta si
raggiunge allintersezione fra le due curve di domanda e offerta. Per ogni prezzo
maggiore di quello al punto E0 , la quantit offerta sar maggiore della quantit
domandata, per ogni punto inferiore a E0 , la quantit domandata superer la quantit
rappresentano rispettivamente il prezzo e la quantit di equilibrio.
offerta. p e Q
CAPITOLO 4
incentivo a cambiare n il prezzo, n la quantit consumata o prodotta, sia dal
lato della domanda sia da quello dellofferta.
Al prezzo di equilibrio i consumatori otterranno precisamente la quantit del
bene che sono disposti ad acquistare a quel prezzo e i produttori venderanno
esattamente la quantit che sono disposti a vendere allo stesso prezzo. Si dice,
dunque, che il mercato viene pulito (in inglese, clear ).
Quando la quantit offerta dai produttori non viene assorbita completamente
dalla domanda vi eccesso di offerta, mentre in corrispondenza di un prezzo
pi basso di quello di equilibrio vi un eccesso di domanda, cio la quantit
prodotta inferiore a quella domandata. Questo porter alcuni consumatori ad
offrire un prezzo maggiore pur di accaparrarsi il bene, altri consumatori faranno
la stessa offerta o anche maggiore. Quando il prezzo aumenter, le imprese
saranno incentivate a produrre di pi e si tender di nuovo allequilibrio.
Riassumendo: nel punto di equilibrio nessun consumatore e nessun venditore
ha incentivo a far variare i prezzi o le quantit. Nelle economie con mercati
concorrenziali, i prezzi tendono a essere prezzi di equilibrio ai quali la domanda
uguaglia lofferta. Questa la legge della domanda e dellofferta. Si noti
che questa legge non significa che in ogni momento il prezzo sia precisamente
nellintersezione fra le curve di domanda e di offerta. Ci che la legge della
domanda e dellofferta dice che, quando il mercato fuori dallequilibrio, vi
sono forze di direzione prevedibile che spingono verso lequilibrio.
4.4.1
4.4.2
Che i prezzi siano determinati dalla legge di domanda e offerta una delle idee pi
antiche e comunemente accettate dagli economisti. Nei mercati concorrenziali, i
prezzi sono determinati dalla legge della domanda e dellofferta. Spostamenti
delle curve portano a variazioni del prezzo di equilibrio. Principi simili possono
essere applicati ai mercati del lavoro e del capitale, dove il salario il prezzo del
lavoro e il tasso di interesse il prezzo del capitale.
4.5
1 Adam
31
Capitolo 5
Perch le variazioni di prezzo talvolta hanno effetti piccoli e altre volte grandi?
La risposta nella forma delle curve di domanda e di offerta.
Dire che una curva di domanda pi o meno inclinata di unaltra sposta solo
il problema: perch alcune curve di domanda sono pi inclinate di altre?
La risposta consiste nel fatto che, sebbene esistano sostituti per quasi tutti
i beni, la sostituzione pi difficile per alcuni beni e servizi rispetto ad altri.
Quando la sostituzione difficile, un aumento del prezzo di un bene non causer
una grande diminuzione di quantit e una diminuzione di prezzo non causer un
grande aumento della quantit domandata.
Quando la sostituzione facile, daltra parte, una diminuzione del prezzo
porter un forte aumento della quantit.
Gli economisti devono essere precisi sullinclinazione della curva di domanda e,
a tal fine, usano il concetto di elasticit della domanda rispetto al prezzo
(detta elasticit al prezzo o elasticit della domanda). Lelasticit rispetto al
prezzo definita come variazione percentuale della quantit domandata sulla
variazione percentuale del prezzo. In termini matematici:
elasticit della domanda =
CAPITOLO 5
5.1.1
Il ricavo che unimpresa ottiene dalla vendita dei suoi prodotti costituito dal
prodotto fra prezzo del bene e quantit venduta. Lo scriviamo in una semplice
equazione in cui R il ricavo, p il prezzo e Q la quantit:
R = pQ.
Questo indica che, quando il prezzo aumenta dell1%, il fatto che il ricavo
aumenti o diminuisca dipende dalla diminuzione della quantit. Se la quantit
diminuisce pi dell1%, allora il reddito totale diminuisce; se diminuisce meno
dell1% il ricavo totale cresce. Possiamo esprimere il risultato in termini di
elasticit rispetto al prezzo. Quando lelasticit della domanda maggiore
dellunit, la variazione della quantit compensa pi che proporzionalmente la
variazione dei prezzi; diciamo che la domanda per quel bene relativamente
elastica o sensibile al prezzo e che i ricavi diminuiscono allaumentare del prezzo
e viceversa.
Nel caso in cui lelasticit al prezzo sia pari a 1, la diminuzione della quantit
domandata compensa esattamente laumento del prezzo, cosicch laumento del
prezzo non ha alcun effetto sui ricavi. In questi casi si parla di elasticit unitaria.
Se lelasticit minore dellunit, quando il prezzo del bene aumenta pi dell1%,
la quantit domandata diminuisce meno dell1%. Dal momento che non c
grande riduzione nella domanda, unelasticit compresa nellintervallo fra 0 e 1
significa che allaumentare del prezzo i ricavi aumenteranno e viceversa. Diciamo
in questo caso che la domanda di beni relativamente inelastica o insensibile
alle variazioni di prezzo.
Vi sono due casi limite che meritano attenzione. Uno il caso della curva
di domanda piatta, una retta orizzontale. Diciamo che tale curva di domanda
perfettamente elastica o che ha elasticit infinita, poich anche un minimo
aumento di prezzo si traduce in una domanda che crolla a zero. Laltro caso
quello della curva di domanda perfettamente verticale. Diciamo che tale curva
di domanda perfettamente rigida (o inelastica) o che ha elasticit zero, poich
qualsiasi sia la variazione del prezzo la quantit domandata resta la stessa.
Esempi di elasticit di prezzo
Lelasticit della domanda per la maggior parte dei beni alimentari bassa,
ovvero un aumento del prezzo di un bene non ne sposta molto la domanda.
Lelasticit della domanda per i beni di lusso invece alta e un aumento nel
prezzo di uno di questi beni ne far crollare la domanda. Pi in generale, i beni
per i quali sia facile trovare sostituti avranno unalta elasticit al prezzo, i beni
per i quali meno facile trovare sostituti avranno elasticit pi basse.
Elasticit e pendenza della curva di domanda
Lelasticit di una curva diversa dalla sua pendenza. Il modo migliore per
capire la differenza fare riferimento a una curva di domanda lineare. La curva
di domanda una linea retta di equazione:
Q = a bp.
Se a = 120 e b = 2, al prezzo p = 10 risulta Q = 100; al prezzo p = 11,
Q = 98 ecc.
34
a Q
.
b
b
Analogamente
variazione % del prezzo =
Q/Q
Q
p
p
1
p
=
=b
=
.
p/p
p
Q
Q
pendenza Q
CAPITOLO 5
5.2
5.3
Come nel caso della domanda, se un aumento dell1% nel prezzo determina un
aumento superiore all1% nellofferta, diciamo che la curva di offerta elastica.
Se un aumento dell1% nel prezzo induce un aumento inferiore all1% nellofferta,
diciamo che la curva di offerta inelastica o rigida. Nel caso estremo di una curva
di offerta verticale, dove lammontare offerto non dipende affatto dal prezzo, si
dice che la curva perfettamente inelastica o con elasticit zero mentre, nel caso
estremo di una curva di offerta orizzontale, si dice che la curva perfettamente
elastica o con elasticit infinita.
Come lelasticit della domanda cambia in punti diversi della curva di domanda, cos lelasticit dellofferta diversa in punti diversi della curva di
offerta.
Confronto fra breve e lungo periodo
Gli economisti distinguono fra la capacit di reazione dellofferta al prezzo
nel breve e nel lungo periodo, analogamente a quanto visto per la domanda.
Lelasticit della curva di offerta di lungo periodo maggiore di quella di breve
periodo. La curva di offerta di breve periodo definita come il livello dellofferta
considerando dato lattuale stock di impianti e macchinari. La curva di offerta
di lungo periodo assume che le imprese possono invece modificare anche lo stock
di impianti e macchinari.
36
5.4
5.5
Carenze ed eccedenze
CAPITOLO 5
In alcuni mercati, come quello dei titoli, laggiustamento dei prezzi agli
spostamenti delle curve di domanda e di offerta sono molto rapidi, mentre in
altri casi, come nel mercato immobiliare, gli aggiustamenti sono lenti. Quando
gli spostamenti sono lenti, mentre i prezzi si aggiustano, possono fare la loro
comparsa carenze ed eccedenze.
Quando i mercati non si aggiustano rapidamente verso lequilibrio, gli economisti dicono che i prezzi sono vischiosi. Anche in questi casi, lanalisi dellequilibrio
del mercato utile perch indica la direzione della variazione, cio, se il prezzo
dequilibrio eccede il prezzo corrente, i prezzi tenderanno a salire. Inoltre, il
tasso a cui i prezzi crescono o diminuiscono spesso relativo al divario esistente,
in corrispondenza del prezzo corrente, fra la quantit domandata e la quantit
offerta.
5.6
5.6.1
Prezzi massimi
Stabilire i prezzi massimi sempre allettante per uno Stato, perch appare come
un modo facile per assicurare che ognuno sia in grado di poter comprare un
particolare prodotto. In ogni caso il risultato stata la creazione di eccessi
di domanda in corrispondenza del prezzo controllato, una situazione in cui gli
individui volevano comprare pi di quanto i produttori fossero disposti a offrire,
perch non avevano sufficienti incentivi a produrre di pi.
38
5.6.2
Prezzi minimi
5.6.3
Soluzioni alternative
39
Capitolo 6
Le decisioni di consumo
In una qualsiasi economia industrializzata le famiglie affrontano ogni giorno
uno stupefacente numero di decisioni di spesa. I quattro insiemi di decisioni consumo, lavoro, risparmio e investimento - rappresentano le scelte fondamentali
che le famiglie devono affrontare.
6.1
6.1.1
Il vincolo di bilancio
CAPITOLO 6
dai prezzi dei beni e che pu essere acquistato a un dato reddito. Cedere alcune
unit dei beni che gi possediamo permette di comprare pi unit di altri beni.
Gli economisti rappresentano queste scelte mettendo sullasse orizzontale gli
acquisti del bene sul quale vogliono focalizzare lattenzione e tutti gli altri beni
sullasse verticale.
6.1.2
6.1.3
Le decisioni di consumo
caso, la quota di reddito che un consumatore spende in quel bene diminuisce
allaumentare del reddito.
Quando il reddito dei consumatori aumenta, cambiano i beni che essi decidono
di acquistare. In particolare, hanno pi denaro da spendere in beni diversi da
quelli di sussistenza. Lelasticit del reddito rispetto ai beni di prima necessit
minore di 1, mentre lelasticit verso i beni di lusso maggiore di 1.
Il consumo di alcuni beni di fatto diminuisce al crescere del reddito e aumenta al diminuire del reddito. Questi beni sono detti beni inferiori. Essi si
differenziano dai beni normali, il cui consumo cresce allaumentare del reddito.
6.2
6.3
CAPITOLO 6
6.3.1
6.4
Gli economisti definiscono i benefici provenienti dal consumo utilit, che gli
individui ottengono dalla combinazione dei beni consumati (la combinazione
spesso chiamata paniere di beni). Gli economisti affermano che il paniere
preferito offre un livello di utilit pi alto di quelli che non sono stati scelti pur
essendo disponibili. Analogamente, gli economisti sostengono che lindividuo
sceglier il paniere di beni che massimizza la sua utilit.
Un modo semplice di misurare lutilit sapere quanto un individuo sarebbe
disposto a pagare in una situazione o in unaltra. La disponibilit a pagare una
misura efficace e sintetica dellutilit, che spesso pu essere usata per prevedere
come un individuo allocher le sue risorse lungo il suo vincolo di bilancio.
Attraverso il concetto di disponibilit a pagare come misura dellutilit,
possiamo costruire un grafico che mostra il livello di utilit che Maria ottiene
dal consumo di magliette allaumentare di magliette acquistate. La disponibilit
a pagare di Maria aumenta con il numero di magliette, riflettendo il fatto che
una maglietta in pi aumenta la sua utilit. Lutilit extra di una maglietta
in pi, misurata dallammontare addizionale che Maria disposta a pagare,
lutilit marginale. Al crescere della quantit di un bene, contenuto in un
44
Le decisioni di consumo
paniere individuale di beni, ogni successivo incremento far aumentare lutilit
del paniere in misura sempre minore. Questa la legge dellutilit marginale
decrescente. La prima maglietta molto desiderabile e le successive lo sono
ancora, ma non nella stessa misura, fino al punto che Maria non avr pi alcun
piacere ad aggiungere magliette al suo guardaroba.
Se Maria ha un dato budget e deve scegliere fra due beni che hanno lo stesso
prezzo, sceglier in modo che le utilit marginali siano pari. Questo perch Maria
raggiunge la massima soddisfazione quando le utilit marginali dei due beni sono
uguali.
Lo stesso principio generale vale quando i prezzi dei due beni sono diversi.
Si ipotizzi che la maglietta costi il doppio di una pizza. Fino a quando lutilit
marginale delle magliette pi del doppio di quella delle pizze, pu continuare
a valere la pena sostituire pizze con magliette. Nella scelta fra due beni, un
consumatore aggiuster le sue decisioni fino al punto in cui il rapporto fra le
utilit marginali non sia pari al rapporto fra i prezzi. Ovvero, lultima unit
acquistata di un bene che costa il doppio dellaltro, deve generare il doppio
dellutilit marginale dellultima unit acquistata dellaltro bene. Possiamo
scrivere questo risultato semplicemente come
U Mx
U My
=
Px
Py
dove U Mx lutilit marginale del bene x e U My lutilit marginale del bene
y, Px il prezzo del bene x e Py il prezzo del bene y. Il rapporto fra utilit
marginale e il prezzo di un bene deve essere lo stesso per ogni bene. Quando
questa condizione soddisfatta, il problema del consumo risolto: stata trovata
la combinazione dei beni che offre la massima utilit.
6.4.1
La differenza fra quello che siete disposti a pagare e quanto realmente avete
pagato chiamato surplus del consumatore e fornisce la misura di quanto
avete guadagnato dallo scambio
Il surplus del consumatore esiste fino a quando il consumatore paga un prezzo
fisso per tutte le unit acquistate. Il fatto che le curve di domanda siano inclinate
negativamente significa che normalmente le prime unit acquistate di un bene
hanno un valore pi alto delle unit marginali.
Il surplus del consumatore misurato dallarea al di sotto della curva di
domanda e al di sopra del prezzo. Esso offre una misura del beneficio per i
consumatori proveniente dallo scambio del bene sul mercato.
6.5
CAPITOLO 6
La seconda critica mette in dubbio lipotesi secondo cui gli individui saprebbero veramente cosa preferiscono, ovvero lipotesi che le preferenze siano ben
definite. Questa critica ha qualche rilevanza perch avere preferenze ben definite
significa che se si mette qualcuno di fronte alla scelta fra due panieri di beni
egli saprebbe immediatamente come rispondere. Inoltre, preferenze ben definite
implicano che se glielo si richiede domani, dopodomani, o fra 3 giorni, la sua
risposta sia sempre la stessa. Ma in molti casi la risposta sar non so. E il
paniere che preferisce cambia di giorno in giorno.
La terza critica riguarda lipotesi che gli individui conoscano i prezzi di tutti
i beni sul mercato. Gli individui, invece, molto spesso non conoscono i prezzi.
Lultima critica sottolinea che talvolta prezzi e preferenze interagiscono in
modo pi complicato di quanto esposto in questo capitolo. Lattitudine delle
persone verso un bene dipende dal suo prezzo. Poich in media, la qualit
migliore costa di pi, un bene poco costoso pu sembrare di cattiva qualit e un
bene costoso di buona. Abbassare il prezzo di un bene pu, in realt, causare
una diminuzione della domanda.
Il fatto che il modello economico di base debba essere esteso o modificato per
alcuni beni in alcune circostanze non nega la sua utilit nella vasta maggioranza
delle situazioni dove offre esattamente linformazione di cui le imprese e lo Stato
hanno bisogno per prendere importanti decisioni.
Appendice
6.A.1 Curve di indifferenza e decisioni di consumo
Per facilitare unanalisi pi rigorosa delle scelte e delle conseguenze delle variazioni nei prezzi, gli economisti hanno sviluppato uno strumento estremamente
utile chiamato curve di indifferenza. Le curve di indifferenza rappresentano
linsieme delle combinazioni dei beni che per un individuo sono indifferenti in
quanto assicurano lo stesso livello di utilit.
Le decisioni di consumo
Dal momento che pi meglio, chiunque preferisce una scelta su un curva
di indifferenza pi elevata, perch sulla curva di indifferenza pi alta dispone di
una maggiore quantit di entrambi i beni. Per definizione, possiamo disegnare
una curva di indifferenza per ogni punto nello spazio. Ancora, per definizione, le
curva di indifferenza non possono incrociarsi.
47
CAPITOLO 6
48
Capitolo 7
I costi dellimpresa
In questo capitolo lattenzione si sposta sulle scelte delle imprese che devono
decidere cosa, quanto e come produrre allo scopo di massimizzare i profitti. Il
modello competitivo di base il nostro punto di partenza. Le molte imprese
che producono uno stesso bene competono fra loro per vendere il prodotto a
consumatori bene informati, che percepiscono qualsiasi variazione di prezzo e agiscono di conseguenza. Tutte le imprese appartenenti a un mercato concorrenziale
devono accettare il prezzo stabilito per il loro prodotto dalle forze della domanda
e dellofferta definite nellintero mercato. Qualsiasi impresa che tenti di vendere
i propri prodotti a un prezzo superiore, perder tutti i suoi consumatori. Le
imprese nei mercati competitivi sono, quindi, price takers (non hanno il potere
di far variare i prezzi).
Unimpresa ha, comunque, il controllo sui propri costi. I costi totali dellimpresa sono determinati, fra laltro, dal suo livello di produzione e dalla scelta
degli input (il metodo di produzione per ci che intende produrre). Questo
capitolo si concentra sul modo in cui le imprese minimizzano i loro costi e su
come i costi siano influenzati dal livello di produzione.
7.1
CAPITOLO 7
le imprese determinino il costo minimo considerare unimpresa con due soli
fattori di produzione, uno fisso e uno variabile con il livello della produzione.
7.1.1
7.1.2
La funzione di produzione importante per limpresa perch gli input determinano il costo di produzione. Questi costi sono le variabili fondamentali dei profitti
dellimpresa e delle sue decisioni sul livello della produzione.
50
I costi dellimpresa
Costi fissi e variabili
Alcuni costi assocciati agli input non variano al variare del livello di produzione.
Questi costi sono detti costi fissi. Se unimpresa non produce nulla o produce alla
capacit massima sopporta gli stessi costi fissi. Il costo fisso viene rappresentato
come una retta orizzontale, infatti, per definizione, non dipende dal livello
delloutput.
I costi variabili corrispondono agli input che variano con il livello di produzione. Qualunque costo limpresa possa variare durante il periodo di tempo in
osservazione, un costo variabile e, nella misura in cui i costi del lavoro o dei
materiali possono aumentare o diminuire al variare delloutput, essi sono costi
variabili.
Costi totali
I costi totali sono definiti come la somma dei costi fissi e dei costi variabili.
Quindi
costi totali = costi fissi + costi variabili
Costo marginale e curva di costo marginale
Le imprese, nel prendere le loro decisioni valutano costi e benefici marginali. Il
costo marginale il costo aggiuntivo necessario a produrre ununit addizionale
di output.
Per determinare il costo marginale dividiamo la variazione di costo (C) per
la variazione delloutput (Q):
C
.
Q
La curva di costo marginale indica il costo marginale corrispondente a ogni
unit addizionale di output. Per derivare la curva di costo marginale attraverso
un grafico, cominciamo dalla curva dei costi totali. Il costo marginale la
variazione del costo totale (misurato sullasse verticale) risultante da un aumento
delloutput (misurato lungo lasse orizzontale). La pendenza della retta tangente
alla curva di costo totale nel punto Q1 fornisce il costo marginale nel punto Q1 .
Quindi, la curva di costo marginale la pendenza della curva di costo totale
associata a ogni quantit di output.
La curva presenta una pendenza positiva, come la curva di costo, ovvero pi
si produce, maggiore la difficolt di aumentare ulteriormente la produzione.
Costo medio e curva di costo medio
Unimpresa deve considerare anche il suo costo medio, definito come il costo
totale (CT ) diviso per loutput (Q):
costo medio =
CT
.
Q
CAPITOLO 7
fissi e i costi variabili. Per iniziare a produrre servono delle spese iniziali; questi
costi fissi non variano allaumentare della quantit prodotta perci, al crescere
delloutput, essi sono divisi su un numero maggiore di unit di output e il costo
fisso medio diminuisce. Se questi fossero gli unici costi dellazienda, i costi medi
diminuirebbero allaumentare delloutput.
Ma le imprese hanno anche costi variabili. A causa dei rendimenti decrescenti,
oltre un certo livello di output, limpresa ha bisogno di una quantit di lavoro
sempre maggiore per produrre ogni unit addizionale di output. Pu diventare
quasi impossibile aumentare loutput a un certo livello.
I costi medi variabili sono definiti come i costi variabili totali divisi per la
quantit prodotta
costi medi variabili =
Per bassi livelli di output, la diminuzione dei costi medi fissi domina e il
costo medio totale si riduce. Ma, quando si raggiunge un sufficiente livello di
output, la crescita dei costi variabili comincia a dominare e i costi medi totali
aumentano. Questo porta alla tipica forma a U della curva dei costi medi.
Anche se la curva dei costi medi ha una forma a U, il livello delloutput in
corrispondenza del quale si minimizzano i costi medi pu essere cos elevato
che non esiste una domanda capace di giustificare tale produzione. Gli economisti parlano di unindustria con costi medi decrescenti, quando tali costi
diminuiscono oltre il livello di output prevalente sul mercato.
Costo
Curva
di costo
marginale
Curva
di costo
medio
Produzione
Figura 7.1: Curve di costo marginale e medio. Questa figura mostra le curve di
costo marginale e medio. Dati i rendimenti decrescenti rispetto allinput, il costo
marginale aumenta con il livello delloutput, dando alla curva di costo marginale la sua
tipica forma crescente. I costi medi, inizialmente, diminuiscono al crecere delloutput
(quando i costi fissi vengono ammortizzati su un aumentare crescente di output) poi
cominciano ad aumentare quando i rendimenti decrescenti rispetto allinput variabile
aumentano sempre di pi. La curva di costo marginale interseca la curva di costo
medio nel suo punto di minimo.
52
I costi dellimpresa
Relazione fra le curve di costo medio e marginale
La curva di costo marginale interseca la curva di costo medio nel suo punto di
minimo. Per capirne la ragione, consideriamo la relazione fra i costi marginali
e i costi medi. Fino a quando il costo marginale al di sotto del costo medio,
produrre ununit in pi spinge i costi medi versi il basso. Quindi, finch il costo
marginale inferiore al costo medio, la curva di costo medio sar decrescente.
Se, al contrario, il costo marginale superiore al costo medio, allora produrre
ununit in pi di output far crescere il costo medio. Pertanto, dovunque il
costo marginale sia sopra il costo medio, la curva di costo medio sar crescente.
Variazioni delle curve di costo al variare dei prezzi degli input
Le curve di costo mostrate fin qui sono basate sullipotesi che i prezzi degli input
(fattori) rimangano costanti. Una crescita del prezzo di input variabile come
il lavoro fa traslare la curva di costo totale, medio e variabile verso lalto. Un
aumento dei costi fissi, come il costo della terra, fa traslare verso lalto la curva
dei costi totali e medi, ma non quella dei costi marginali, perch, per definizione,
un aumento dei costi non varia con loutput.
7.2
Fino a questo punto abbiamo considerato la differenza fra input fissi e input
variabili. Abbiamo tralasciato il fatto che gli input e i costi possono essere fissi
per un periodo, ma possano successivamente variare con la produzione.
7.2.1
7.2.2
Sebbene le curve di costo medio di breve periodo per una data produzione
abbiano normalmente una forma a U, le curve di costo medio di lungo periodo
possono avere una forma diversa. Al crescere della produzione converr costruire
un secondo impianto, poi un terzo, un quarto e cos via. Il grafico A della figura
7.8 mostra i costi totali per produrre livelli diversi di output, assumendo che
limpresa costruisca un impianto. Questa la curva CT1 . Vengono anche indicati
i costi totali di produrre i diversi livelli di output assumendo che limpresa
costruisca due impianti (CT2 ) e tre impianti (CT3 ). Chiaramente limpresa vorr
minimizzare i costi (totali) per produrre livelli diversi di output. Pertanto la
curva di costo totale rilevante linviluppo inferiore delle tre curve.
Possiamo osservare gli stessi risultati nel grafico B, usando le curve di costo
medio.
Quando disegniamo una curva di costo di lungo periodo, solitamente ignoriamo le non linearit e disegniamo una curva continua.
53
CAPITOLO 7
Se, allaumentare della stessa proporzione di tutti gli input loutput aumenta
della stessa proporzione, il processo produttivo a rendimenti di scala costanti. Con input (e quindi costi) che crescono nella stessa proporzione degli output,
i costi medi restano costanti e la curva di costo medio piatta. Se loutput cresce
meno che proporzionalmente, i rendimenti di scala sono decrescenti. I costi
aumentano pi delloutput e i costi medi aumentano: la curva di costo medio
inclinata positivamente. Infine, se loutput aumenta pi che proporzionalmente
rispetto a un aumento degli input, i rendimenti di scala sono crescenti e
sono, talvolta, chiamati economie di scala. In questo caso i costi aumentano
meno delloutput e i costi medi diminuiscono: la curva di costo medio inclinata
negativamente.
Vi sono, tuttavia, costi di funzionamento generale dellimpresa: i costi generali
(overhead ). Limpresa deve sopportarli qualunque numero di impianti adotti.
Quindi la norma pensare che la curva di costo medio di lungo periodo abbia
una leggera pendenza negativa.
7.3
I principi di base del caso con due soli input - uno fisso e uno variabile - valgono
anche per le imprese che producono molti output usando diversi input. La sola
differenza che con molti fattori diventa possibile produrre lo stesso output in
molti modi diversi. La minimizzazione dei costi implica la valutazione del costo
delle diverse combinazioni di fattori.
7.3.1
7.3.2
Il principio di sostituzione
I costi dellimpresa
7.4
Economie di scopo
55
Capitolo 8
Limpresa competitiva
8.1
Ricavo
8.2
Costi
8.3
8.4
CAPITOLO 8
nel mercato? Limpresa decider sulla base dei costi medi e del prezzo di mercato.
Infatti, se il prezzo eccede il costo medio minimo, lentrata sar profittevole.
Questo perch, se entra, pu vendere i beni per un prezzo maggiore del costo
per produrli, ottenendo un profitto.
Il profitto unitario la differenza fra il prezzo e il costo medio. I profitti
totali sono il prodotto del profitto unitario per il livello delloutput.
Imprese diverse hanno curve di costo medio diverse. Alcune avranno una
gestione migliore, altre una migliore localizzazione; di conseguenza, le imprese
avranno un diverso costo medio minimo. Al crescere del prezzo, altre imprese
valuteranno la possibilit di entrare nel mercato.
8.4.1
Al contrario delle imprese che valutano se entrare nel mercato, esistono imprese
che gi producono e che valutano se uscire dal mercato. I sunk costs sono costi
irrecuperabili, anche se limpresa decide di uscire dal mercato. Se non ci fossero
costi irrecuperabili, le decisioni di entrare o di uscire dal mercato sarebbero luna
lo specchio dellaltra. Le imprese escono dal mercato, quando i loro costi medi
salgono oltre il prezzo, ma se alcuni costi gravano sullimpresa anche quando
esce dal mercato, la questione che si pone allimpresa se meglio continuare a
produrre in attesa di tempi migliori o uscire definitivamente dal mercato.
Senza costi irrecuperabili, limpresa costretta a chiudere se il prezzo risulta
minore del punto di minimo del costo medio variabile (costo che varia con il
variare delloutput), p1 . Ma se il prezzo viene fissato nellintervallo fra il costo
medio variabile e il costo medio totale, limpresa continuer a produrre anche se
dovr sopportare una perdita, perch perderebbe ancora di pi se uscisse dal
mercato. Dal momento che il prezzo supera i costi medi variabili, i ricavi che
limpresa ottiene eccedono i costi addizionali che sopporta. Imprese diverse in
una stessa industria hanno costi medi variabili diversi e cos decidono di uscire
dal mercato in corrispondenza di prezzi diversi.
8.4.2
8.4.3
Con queste informazioni sulle curve di costo delle singole imprese, possiamo
derivare la curva aggregata di mercato. La curva di offerta la somma delle
quantit che ciascuna impresa disposta a offrire in corrispondenza di ogni
prezzo. Se i prezzi crescono, le imprese che gi operano nel mercato troveranno
profittevole aumentare la loro produzione mentre le nuove imprese troveranno
profittevole entrare nel mercato. Nello stesso modo, se il prezzo diminuisce, le
imprese che trovano ancora profittevole produrre al nuovo prezzo continueranno
58
Limpresa competitiva
a produrre, ma ridurranno la produzione, mentre le imprese con costi pi alti
usciranno dal mercato.
8.5
La curva di offerta molto pi elastica nel lungo periodo che nel breve. Effettivamente, in un periodo molto breve, per unimpresa pu essere impossibile
assumere lavoratori pi specializzati o aumentare la capacit produttiva. La sua
curva di offerta e la curva di offerta del mercato saranno quasi verticali. La curva
di offerta di breve periodo pi ripida della curva di offerta di lungo periodo.
Uno spostamento della curva di domanda ha un effetto pi grande sul prezzo
e uno minore sulla quantit rispetto a quello che avviene nel lungo periodo.
Nel lungo periodo, invece, la curva di offerta del mercato sar quasi orizzontale.
In questo caso, spostamenti nella curva di domanda hanno effetto solo sulla
quantit. Il prezzo rimane al livello del costo medio minimo, la concorrenza
permette di entrare fino al punto in cui i profitti sono nulli.
8.6
8.6.1
Costi opportunit
59
CAPITOLO 8
8.7
Rendita economica
60
Capitolo 9
Capire quali forze influiscano sulle decisioni riguardo a quante ore lavorare ovvero quanto lavoro offrire sul mercato - fondamentale per capire come funzioni
il mercato del lavoro.
9.1.1
Gli economisti usano il modello base di scelta per capire i motivi dellofferta di
lavoro. Decidere quanto lavoro offrire una scelta fra consumo (o reddito) e
tempo libero (che per gli economisti rappresenta il tempo nel quale un individuo
potrebbe lavorare e invece preferisce non lavorare). Rinunciando a un po di
tempo libero, lindividuo guadagna di pi e questo gli permette di consumare
di pi. Lavorando di meno e rinunciando a un po di consumo, lindividuo ha
maggiore tempo libero a disposizione. In questa prima parte, assumiamo che la
persona spenda completamente il suo reddito.
Sebbene il lavoro abbia normalmente un numero fisso di ore, vi sono molti
modi attraverso i quali gli individui possono decidere quanto lavoro offrire (es.
lavorare a tempo pieno o meno, avere una seconda occupazione, ecc.).
La figura 9.1 mostra il vincolo di bilancio di Stefano, che ha un salario orario
di 7 e. Per ogni ora aggiuntiva di lavoro, Stefano guadagna 7 e in pi, e di
conseguenza, il suo consumo aumenta. Stefano ha 16 ore al giorno da spendere
fra lavoro e tempo libero. Per ogni ora di lavoro aggiuntiva ha unora in meno
di tempo libero. Il trade-off fra reddito e tempo libero, dato dal suo vincolo di
bilancio, di 7 e per ora.
Stefano sceglier un punto sul vincolo di bilancio sulla base delle sue preferenze.
Supponiamo che egli scelga il punto E0 . Nel punto E0 ha 10 ore di tempo libero,
ovvero lavora 6 ore delle 16 ore a disposizione. Il suo reddito sar di 42 e al
giorno.
Nel decidere quale punto del vincolo di bilancio scegliere, Stefano bilancia i
benefici marginali di ci che pu acquistare con il salario di unora aggiuntiva di
lavoro e con il costo marginale - il lvalore del tempo libero perduto.
61
CAPITOLO 9
Consumo
(e)
112
J
J
J
J
J
J
J
J E0
42
J
J
J
J
J
0
10
16
Figura 9.1: Un vincolo di bilancio tra tempo libero e consumo. Gli individui sono
disposti a rinunciare al tempo libero per ottenere un aumento di reddito e quindi di
soncumo. Il vincolo di bilancio mostra la scelta di Stefano, R0 , che corrisponde a 10
ore al giorno di tempo libero, 6 ore di lavoro e 42 e di salario quotidiano.
Possiamo usare questo schema per derivare una curva di offerta di lavoro, la
quantit di lavoro offerto in corrispondenza di diversi salari. Variazioni nei salari
hanno sia un effetto reddito sia un effetto sostituzione. Un aumento dei salari
migliora la condizione di un individuo. Se gli individui migliorano la propria
condizione economica cambiano anche le loro scelte di consumo. probabile
che uno dei beni che cominceranno a consumare di pi sar il tempo libero e
quindi lavoreranno di meno. Questo leffetto reddito. Ma un aumento dei salari
fa variare anche i trade-off, dal momento che, rinunciando a unora di tempo
libero, gli individui possono ottenere di pi degli altri beni. Per questa ragione
gli individui sono disposti a lavorare di pi. Questo leffetto sostituzione.
Quando ci siamo occupati del caso di un bene-tipo, abbiamo visto che gli
effetti reddito e sostituzione si rafforzano a vicenda. Nellofferta di lavoro, gli
effetti reddito e sostituzione funzionano in senso opposto, cosicch leffetto netto
di un aumento dei salari ambiguo. La figura 9.2A mostra il caso standard
di una curva di offerta di lavoro inclinata positivamente, dove domina leffetto
sostituzione. Gli individui scelgono di lavorare di pi al crescere del salario,
rinunciando al tempo libero in favore di un reddito maggiore. Il grafico B
illustra invece il caso di una curva di offerta di lavoro ripiegata allindietro.
Quando i salari sono alti, leffetto reddito di ulteriori aumenti dei salari supera
leffetto sostituzione e induce una diminuzione dellofferta di lavoro. Gli individui
decidono di lavorare meno e godere di pi del loro tempo libero.
Fin qui abbiamo discusso limpatto di una variazione dei salari sulla curva di
offerda del lavoro, assumendo implicitamente che i prezzi dei beni di consumo
restino costanti. Nel valutare il trade-off fra tempo libero e consumo, un
individuo per interessato non solo alla quantit nominale di euro da spendere,
ma anche al tipo di beni e servizi che pu effettivamente comprare. Se il salario
raddoppia, e lo stesso succede ai prezzi di tutti i beni, la relazione di scambio fra
tempo libero e consumo non varia. La caratteristica rilevante nelle decisioni di
offerta il salario medio, chiamato salario nominale, corretto per le variazioni
62
Salario
(e/ORA)
Curva
di offerta
di lavoro
Curva
di offerta
di lavoro
Ore lavorate
Ore lavorate
Figura 9.2: Le curve di offerta di lavoro. Il grafico A mostra il caso in cui leffetto
sotituzione eccede di poco leffetto reddito, dunque, gli aumenti nellofferta di lavoro
derivanti sono piccoli e la curva di lavoro molto inclinata. Nel grafico B, leffetto
sostituzione domina leffetto reddito a salari bassi formando una curva di offerta che
inclinata positivamente, mentre leffetto reddito domina leffetto sostituzione a salari
alti, cosicch la curva di offerta di lavoro ripiegata allindietro.
dei prezzi dei beni di consumo. Tale salario corretto detto salario reale.
9.1.2
9.2
Fin qui abbiamo esaminato il mercato del lavoro dal lato dellofferta. tempo
di analizzare il lato della domanda. Il lavoro uno degli input principali per
produrre qualsiasi tipo di output, perci la nostra discussione comincia dallanalisi
delle determinanti della domanda dei fattori.
9.2.1
Nel decidere quanto offrire di ogni bene e qual il metodo per produrlo al costo
minimo, le imprese devono anche decidere la quantit necessaria degli input.
Questa decisione chiamata domanda dei fattori.
Quando si considera un solo fattore di produzione, per esempio il lavoro, le
decisioni da prendere su quanto produrre o su quanto lavoro assumere coincidono.
Non appena conosciamo il prezzo di vendita del bene, possiamo calcolare lofferta
(output) dalla curva del costo marginale. Non appena sappiamo quale output
limpresa intenda produrre, ricaviamo il lavoro richiesto guardando la funzione
63
CAPITOLO 9
di produzione, che indica la quantit di lavoro (come input) richiesto per ogni
livello di output.
Esiste un altro modo per derivare la domanda di un fattore. Se unimpresa
assume un lavoratore in pi, per esempio, il costo addizionale per limpresa il
salario, w. Il beneficio marginale fornito dal lavoratore il ricavo ulteriore che
limpresa ottiene dalla vendita delloutput che il lavoratore produce ed pari
al prezzo del bene moltiplicato per loutput addizionale. Questo output extra
corrisponde al prodotto marginale del lavoro addizionale. Il prezzo del bene cos
prodotto moltiplicato per il prodotto marginale del lavoro detto valore del
prodotto marginale del lavoro. Limpresa assume lavoro fino al punto in cui
il valore del prodotto marginale (il beneficio marginale dellimpresa) pari al
prezzo del lavoro, il salario (il costo marginale per limpresa).
Indicando con p il prezzo del bene, P M L il prodotto marginale del lavoro e
w il salario nominale del lavoratore, possiamo scrivere la condizione di equilibrio
come:
valore del prodotto marginale = p P M L = w = wage (salario)
da questa condizione di equilibrio possiamo derivare la curva di domanda di lavoro.
La figura 9.3 rappresenta il valore del prodotto marginale del lavoro per ogni
livello di lavoro. Dal momento che il prodotto marginale del lavoro diminuisce al
crescere del lavoro, anche il valore del prodotto marginale diminuisce. Quando il
salario w1 , il valore del prodotto marginale del lavoro pari al salario per un
livello di quantit di lavoro pari a L1 . Questo livello la domanda di lavoro per
il salario w1 . Quindi, la curva che rappresenta il valore del ricavo marginale in
funzione di ogni livello di salario di fatto la curva di domanda di lavoro.
Se dividiamo entrambi i membri dellequazione di equilibrio per il prezzo
otteniamo:
P M L = w/p.
Il salario diviso per il prezzo del bene prodotto definito salario reale e
misura quanto limpresa paga al lavoratore in termini dei beni prodotti dal
lavoratore medesimo piuttosto che in termini monetari. Quindi limpresa assume
lavoratori fino al punto in cui il salario reale pari al prodotto marginale del
lavoro.
9.2.2
64
@
@
@
Domanda
@
w1
@ di lavoro
@r
@
@
@
@
L1
Figura 9.3: Le curve di domanda di lavoro. Il valore del prodotto marginale del
lavoro diminuisce al diminuire del livello di occupazione. Dal momento che i lavoratori
vengono assunti fino al punto in cui il salario eguaglia il valore del prodotto marginale
al salario w1 , loccupazione risultante L1 . La curva di domanda di lavoro unisce i
valori del prodotto marginale del lavoro per diversi livelli di occupazione.
9.3
CAPITOLO 9
verso destra. I salari reali aumentano per ristabilire lequilibrio del mercato del
lavoro.
9.4
9.4.1
Nel decidere quanto risparmiare, gli individui decidono anche quando spendere
o consumare. Se consumano meno oggi - ovvero risparmiano di pi - possono
consumare di pi domani.
Usiamo il vincolo di bilancio per analizzare questa scelta. Invece di rappresentare lalternativa fra due beni, questa volta il vincolo di bilancio mostra, come
in figura 9.4, la scelta di consumo fra due periodi. I due periodi rappresentano
gli anni in cui si lavora e gli anni della pensione. Il primo periodo riportato
sullasse orizzontale, il secondo sullasse vertivale. Il salario durante la vita lavorativa (primo periodo) w. In un primo caso estremo, Giovanna pu consumare
tutto il salario w nel primo periodo (punto C) e non avere nulla per quando
invecchia. Se r il tasso di interesse, il consumo del secondo periodo, il punto
B, sar pari a w(1 + r). Fra questi due estremi giace una retta che definisce
linsieme di tutte le sue scelte alternative. Giovanna pu scegliere una qualunque
combinazione fra il consumo del primo e del secondo periodo su questa retta,
che esprime il suo vincolo di bilancio fra i due periodi.
Il costo opportunit del consumo corrente il consumo futuro a cui si rinuncia
a favore del consumo attuale e tale costo dipende dal livello del tasso di interesse.
Giovanna sceglie fra i punti sul suo vincolo di bilancio secondo le sue
preferenze.
Il valore temporale del denaro
Poich possibile ottenere interessi sul proprio risparmio, il costo di un euro
di consumo corrente maggiore di un euro di consumo futuro. Supponiamo
che un negozio pubblicizzi un sistema stereo per automobili a 400 e e un altro
pubblicizzi lo stesso per 425 e da pagare in un anno.
Per impostare correttamente la questione, dobbiamo riflettere su cosa fareste
oggi con i 400 e se voleste acquistare dal negozio che vi permette di dilazionare
il vostro pagamento. Potreste mettere i soldi in banca. Questo equivale ad aver
prestato i vostri soldi alla banca. La banca vi paga degli interessi.
66
w(1 + r)
J
J
J
J
J
J
J
J
J
J
J
JC
J
w
67
CAPITOLO 9
Usiamo il modello: risparmio e tasso di interesse
Possiamo usare il vincolo di bilancio per capire come la decisione di risparmio di
Giovanna sia influenzata da variazioni nel tasso di interesse.
Teniamo bene a mente due questioni importanti: la prima che la variabile
rilevante per lofferta di lavoro il salario reale, mentre la variabile rilevante
per decidere quanto risparmiare il tasso di interesse reale. La seconda che
la decisione di risparmio nel modello che abbiamo utilizzato ristretta a due
periodi (consumo presente o corrente e consumo futuro).
Quando il tasso di interesse aumenta, il vincolo di bilancio varia. Se non
si risparmia, il tasso di interesse non ha effetto sul consumo perch il reddito
consumato durante gli anni lavorativi, senza lasciare nulla per la vecchiaia.
Ma in tutti gli altri casi, il tasso di interesse permette di ottenere un maggiore
consumo per gli anni della pensione.
Un aumento nel tasso di interesse ha sia un effetto reddito che un effetto
sostituzione. Poich un individuo risparmia, un tasso di interesse pi alto gli
rende di pi. Essendo pi ricco, consumer di pi, ovvero ridurr il risparmio.
Questo leffetto reddito. Nello stesso tempo, il suo rendimento dal risparmio
- posporre il consumo - aumentato. Per ogni euro risparmiato, otterr pi
consumo in vecchiaia. Quindi il costo opportunit del consumo corrente sar
pi alto e questo la indurr a consumare meno e a risparmiare di pi. Questo
leffetto sostituzione. Ma leffetto reddito e leffetto sostituzione lavorano in
direzione opposta e leffetto risultante ambiguo. Entrambi possono dominare.
Un tasso di interesse pi alto pu portare a maggiore o minore risparmio.
Prevedere cosa succeda in media realmente una questione difficile. La
maggioranza delle stime indica che leffetto sostituzione supera leffetto reddito,
e un aumento nel tasso di interesse reale ha un leggero effetto positivo sul tasso
di risparmio.
La figura 9.5 mostra la funzione di risparmio che riporta il livello di risparmio
in corrispondenza di ciascun tasso di interesse reale. La funzione di risparmio si
ricava calcolando la differenza fra il reddito e il consumo corrente al variare del
tasso di interesse reale, ovvero ruotando il vincolo di bilancio. La curva disegnata
ha la forma tipica. Aumenti del tasso di interesse reale portano leggeri incrementi
del risparmio: leffetto sostituzione supera leggermente leffetto reddito.
Risparmio aggregato
La somma dei risparmi della totalit degli individui della societ costituisce il
risparmio aggregato. Il tasso di risparmio aggregato dato dal risparmio
aggregato diviso per il reddito aggregato.
9.4.2
La domanda sul mercato dei capitali guidata dalle imprese che prendono
a prestito i risparmi delle famiglie per finanziare i loro investimenti in beni
capitale.
Utilizzando il principo che abbiamo gi usato per derivare la domanda di
lavoro, le imprese domanderanno beni capitale fino al punto in cui il valore
del prodotto marginale del capitale sar uguale al prezzo, dove per prodotto
marginale del capitale si intende loutput addizionale ottenibile da ununit in
pi di capitale, ovvero, loutput extra ottenuto aggiungendo unaltra macchina.
68
Risparmio
9.5
Abbiamo completato la descrizione del modello competitivo di base o di riferimento (benchmark ). Le famiglie decidono quanto consumare e quali beni
comprare. Decidono quanto lavoro offrire e quanto risparmiare. In questo modello, limpresa considera i prezzi di ci che compra e di ci che vende come dati,
compresi i salari che paga ai lavoratori e il costo del capitale. Dunque, dati i
prezzi, limpresa sceglie gli output e gli input capaci di massimizzare il profitto.
I prezzi si aggiustano per assicurare che la domanda e lofferta siano uguali. Nel
mercato del lavoro, i salari portano la domanda e lofferta in equilibrio. Nel
69
CAPITOLO 9
Tasso di
interesse
Offerta
di prestiti
Domanda
di prestiti
70
Capitolo 10
10.1.1
CAPITOLO 11
di mercato riflette il costo marginale di produzione del bene. Nel punto di
equilibrio Qc , il costo marginale di produrre lultima unit pc , il prezzo di
equilibrio. La grandezza del profitto, il beneficio netto che le imprese ricevono
dalla vendita delln-esima unit, la differenza fra ci che ricevono, il prezzo di
mercato, e il prezzo al quale sarebbero stati disposti a produrre il bene, ovvero
il costo marginale. Il vantaggio totale per le imprese, chiamato surplus del
produttore, la differenza fra la curva di offerta e il prezzo di mercato.
Il prezzo e la quantit di equilibrio in un mercato concorrenziale portano al
livello pi alto possibile di surplus totale.
10.1.2
Tasse ed efficienza
Gli economisti usano la legge della domanda e dellofferta per studiare limpatto
delle tasse sui consumatori e sui produttori.
La tassa sulloutput di unindustria, che viene pagata dallimpresa, pu
essere vista come un ulteriore costo di produzione. Tale aumento nel costo fa
traslare verso lalto la curva di offerta di un ammontare equivalente al valore
della tassa. Se la curva di domanda inelastica, leffetto pi evidente della tassa
un aumento del prezzo al consumo, mentre il prezzo ricevuto dai produttori
diminuisce leggermente. Al contrario, se la curva di domanda relativamente
elastica leffetto di una tassa sulloutput una forte diminuzione del prezzo che
ricevono i produttori e un piccolo aumento del prezzo pagato dai consumatori.
Il gettito fiscale raccolto pari alla tassa unitaria moltiplicata per la quantit
di equilibrio. La differenza fra il prezzo pagato dai consumatori e il prezzo
ricevuto dai produttori pari alla tassa su ogni unit di output. Quando
sommiamo i due surplus e il ricavo dello Stato, possiamo vedere che il totale
inferiore al surplus totale prima della tassa - il costo sociale in termini di
efficienza perduta si chiama perdita sociale netta.
Prezzo
Curva
di offerta
dopo la tassa
Curva
di domanda
HH
Curva
di offerta
H
HH
) prima della tassa
p0
HH
H
HH
H
p
tassa
H
H
p1
HH
H
H
Q1
Q0
Quantit
Figura 10.1: Tasse ed efficienza. Una tassa sulloutput di unindustria sposta la curva
di offerta verso lalto dellammontare della tassa. La quantit venduta passa da Q0 a
Q1 e il prezzo di equilibrio passa da p a p0 ,che il prezzo pagato dai consumatori,
mentre il prezzo ricevuto dai produttori dopo la tassa p1 . La perdita di surplus
(perdita sociale netta) data dallarea del triangolo rosso. Il ricavo dello stato dato
dallarea del rettangolo verde.
72
Capitolo 12
Loutput di monopolio
73
CAPITOLO 12
p
Q+p
Q
| {z }
C
Q
|{z}
Ricavo marginale
Costo marginale
QD
Q
Q
Q
Q
Q
p0
Q
Q
Q
Q
Q
Q
Q
Q
Q
Q
Q0
p0
{z
<0
p
Q
Q
p
C
Q=
Q
Q
p Q
C
p=
Q p
Q
Q p
p Q
quindi
1
p(1 ) = Costo marginale
cio
p(
1
) = Costo marginale
p = CM
1
.
Perci se la domanda molto elastica il potere di mercato dellimpresa monopolista poco, quindi c una situazione simile ad un mercato concorrenziale
(se , allorap CM ). In generale comunque la domanda sensibile al
prezzo, ma non in modo cos estremo, quindi limpresa ha un certo potere di
mercato e sa che aumentando i prezzi si perdono dei consumatori: quanti dipende
dallelasticit della domanda. Per un dato finito lequazione di prezzo quella
calcolata:
p = CM
1
| {z }
markup
75