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Capitolo II

Gli autori e le fiabe


Le fiabe, rimaste per molto tempo patrimonio del popolo tramandato
oralmente, subirono un sostanziale mutamento, nella loro secolare
tradizione migratoria, quando si diffusero nelle corti. Per avere
successo in questo nuovo ambiente furono private della patina di
volgarit che le ricopriva, e tradotte dai letterati in un linguaggio pi
raffinato. Molto spesso il senso e le peculiarit imputabili alla loro
origine e storia si persero con le traduzioni. Reinventando un genere
popolare nacquero dei veri e propri autori di fiabe, dotati di un
linguaggio pi raffinato, non semplici trascrittori, ma narratori ispirati
dalla tradizione orale, guidati da temi e motivi cortesi.
Tra questi troviamo Charles Perrault che nacque a Parigi nel 1628. Fin
da ragazzo si dilett di poesia e collabor con in fratelli al rifacimento
parodistico

del

VI

libro

dellEneide

rivelando

il

suo

deciso

atteggiamento demolitore del mondo classico. La sua fama legata


ad una raccolta di fiabe che sono state scritte per le dame di corte ma
che alla fine sono andate a indirizzarsi nel mondo infantile. L'opera
originale, pubblicata a Parigi nel 1697, si intitolava Histoires ou contes
du temps pass, avec des moralits, ma in seguito divenne pi nota
col titolo Contes de ma mre l'Oye. Il titolo stato tradotto in
italiano I racconti di Mamma Oca. Sono undici racconti di fate, otto in
prosa e tre in poesia tra cui troviamo Cappuccetto Rosso, Barbabl,
La bella addormentata nel bosco, Pollicino, Cenerentola e Il gatto con
gli stivali. Questi sono ripresi dallantica tradizione orale della
favolistica popolare e trascritti con semplicit e naturalezza. Lo
scrittore aggiungeva alla fine di ogni fiaba una morale che toglieva
quel senso di atemporalit tipico della fiaba.
Jacob

Grimm

nacque

ad

Hanau

(Assia)

nel

1785.

Studi

giurisprudenza alluniversit di Marburgo, partecip al congresso di


Vienna e, per incarico del governo prussiano, and a Parigi a chiedere
la restituzione dei manoscritti asportati da Napoleone. considerato il

fondatore della germanica, ovvero lo studio storico e antropologico


della cultura germanica. Mor a Berlino nel 1863.
Wilhelm Grimm nacque a Hanau (Assia) nel 1786. Collaboratore del
fratello, si dedic allo studio delle leggende eroiche e degli antichi
autori. La sua opera pi importante una preziosa raccolta di quasi
tutti i documenti dellantica leggenda eroica della Germania. Con i
suoi saggi critici ha dato alla filologia tedesca la base per lo studio
delle rune. Mori, anchegli a Berlino nel 1859.
I

due

fratelli

vissero

lavorarono

insieme.

Sostenitori

del

romanticismo, credevano nella superiorit della poesia popolare


rispetto a quella darte.
Lavorarono insieme per creare una raccolta di fiabe popolari tedesche
nel 1812 usci Kinder und-Hausmrchen ovvero Le fiabe del focolare.
Nel 1815 venne stampato il secondo e nel 1822 il terzo, costituito da
un commento alle fiabe, scritto da Wilhelm, riedito nel 1856. Nel 1819
usc anche la seconda edizione, seguita da altre sette pubblicazioni,
lultima nel 1857.
Le fiabe che arrivarono ai Grimm furono sottoposte ad una notevole
revisione: non soltanto furono scartate espressioni e scene oscene,
vennero anche rielaborate le trame cos da essere pi armoniose e
artistiche. I collaboratori dei Grimm si affidavano a servitori,
contadini, e carrettieri che raccontavano le fiabe privandole dei tratti
pi brutali; a questa prima rielaborazione si aggiungeva quella dei
collaboratori stessi, che presentavano ai Grimm solo i racconti e le
versioni ritenute adatte, a loro giudizio, modificandone ulteriori
espressioni e scene. Erano tralasciate le storie che raccontavano la
rivincita delle classi meno abbienti e che denunciavano ingiustizie,
mentre in tutte le altre fiabe erano ritoccati gli aspetti pi rudi.
Successivamente gli stessi fratelli trascrivevano i testi apportando
continue modifiche, diverse a seconda delledizione, nel tentativo di
costruire unopera che sembrasse composta da un unico novellatore,
ovvero un ideale oratore popolare. Gli autori dei racconti non furono

dunque propriamente i fratelli Grimm, ma tutti quei narratori e quelle


narratrici dai quali essi appresero le fiabe.
Hans Christian Andersen nacque in Danimarca nel 1805. Il successo
arrivato con la pubblicazione delle Fiabe (Eventyr) nel 1835, tradotte
in pi di 30 lingue. Ne scrisse 156. Le pi antiche riprendono i motivi
della tradizione popolare scandinava, le altre utilizzano diversi
materiali trasformati dallo scrittore. Andersen si discosta dalla
tradizione popolare, tuttavia, ne riprende alcune che gi sentiva da
piccolo per ravvivarle e renderle affascinanti e interessanti agli occhi
e alla mente del bambino.
Italo Calvino a differenza dei precedenti si colloca in un periodo a noi
pi vicino. Con questo autore andiamo a esplorare il secolo scorso.
Infatti Calvino nasce il 15 ottobre 1923 a Santiago de Las Vegas,
presso l'Avana (Cuba). Lautore fu incaricato dalla case editrice
Einaudi di raccogliere in un libro le fiabe della tradizione popolare. Il
suo libro intitolato Fiabe Italiane. Raccolte dalla tradizione popolare
durante gli ultimi cento anni e trascritte in lingua dai vari dialetti
pubblicato nel 1956, raccoglie duecento storie di tutte le regioni

italiane, il risultato di un paziente e attento lavoro di selezione dalle


raccolte folkloristiche di numerosi ricercatori e studiosi italiani
dellOttocento e Novecento. Per tale motivo pu essere accostato al
lavoro svolto dai fratelli Grimm. Lo stesso scrittore spiega cos
lorigine del lavoro sul patrimonio fiabesco italiano.
La dichiarazione rivela la piena consapevolezza del lavoro svolto e
dellimportanza che le Fiabe Italiane rivestono nel panorama culturale
italiano. Inoltre conferma il profondo interesse che Calvino nutre per il
mondo fiabesco, iniziata gi con Sentieri dei nidi di ragno del 1947.
Linsieme dei racconti costituisce uno straordinario monumento alla
cultura popolare elaborata e trasmessa nei secoli.
Come gi parlato nel primo capitolo, le fiabe hanno viaggiato nel
mondo e preso un po di ogni luogo in cui venivano raccontate. Nelle
diverse raccolte si pu notate come lintreccio della lunga tradizione

orale e le influenze territoriali hanno dato origine a diverse versioni


che questi autori hanno trascritto nella loro opera.
Cappuccetto Rosso una delle fiabe pi famose al mondo. Questa
notoriet dovuta alla tradizione letteraria. Dalla pubblicazione delle
fiabe di Parrault stata stampata centinaia di volte sia nelle raccolte
sia come testo autonomo. Una possibile fonte potrebbe essere un
racconto contenuto nel Fecunda Ratis di Egbert di Liegi nel XI secolo,
intitolato: Di una bambina che fu salvata dai piccoli di lupo. Numerose
sono le versioni di questa fiaba provenienti tutte dalla Francia e dalle
zone italiane limitrofe. In Germania, Cappuccetto Rosso allepoca dei
fratelli Grimm, probabilmente non era conosciuta come racconto
orale. Il racconto di questi autori presenta strette analogie con la
versione contenuta nei Racconti di mamma oca di Perrault. La
differenza principale che, in questultima, Cappuccetto Rosso e la
nonna non si salvano. Manca, infatti, il cacciatore che apre la pancia
al lupo. I Grimm aggiungono alla fiaba di Cappuccetto Rosso un altro
episodio, meno noto: la bambina con la mantellina rossa incontra di
nuovo il lupo ma questa volta non si lascia convincere e prosegue
dritta per la casa della nonna. Il lupo che gironzola intorno alla casa
della vecchina per poi arrampicarsi sul tetto e aspettare che la
bambina esca di casa. La nonna per chiede a Cappuccetto Rosso di
mettere sul fuoco un calderone pieno di acqua. Il lupo sente lodore si
sporge nel comignolo cade e annega.
Tuttavia le versioni orali si distaccano fortemente sia dalla versione di
Perrault che quella dei Grimm, anche con scese di cannibalismo
assenti in entrambe le versioni.
Il significato di queste fiabe sono state elaborate numerose teorie che
si basano principalmente sulla versione dei Grimm in cui Cappuccetto
Rosso

viene

salvata

dalla

pancia

del

lupo,

non

tenendo

in

considerazioni le versioni precedenti in cui la bambina con la nonna


muoiono. Sono state elaborate anche interpretazioni psicologiche in
cui

vedono

nella

percorso

della

maturazione sessuale della donna.

protagonista

il

processo

di

Hansel e Gretel presente nella raccolta dei Grimm presenta numerose


analogie con la fiaba Pollicino e lorco o Puccettino di Perrault. In
entrambi i casi, rispettivamente, una strega e un orco cercano di
mangiare i bambini, che per riescono a sfuggire utilizzando lastuzia.
Entrambe si aprono con i genitori che, in mancanza di cibo, sono
costretti ad abbondare i loro figli nel bosco, seguito dal ritrovamento
della casa, da parte dei bambini, con laiuto di sassolini.
La fiaba completa di Hansel e Gretel compare per la prima volta nei
fratelli Grimm. La fonte a cui fanno riferimento, probabilmente, la
versione di Dorothea Wild.
Hansel e Gretel una delle fiabe pi famose del repertorio europeo.
Inoltre ha molte versione nel panorama della tradizione orale che
presentano diverse variazioni, ad esempio non in tutte i protagonista
sono un fratellino e una sorellina, si trovano altre combinazioni come
tre fratelli o sorelle.
La fiaba tradizionale di Hansel e Gretel, in senso psicologico e
simbolico, stata interpretata come il passaggio verso let adulta. La
cattura dei bambini da parte della strega sarebbe una conseguenza
della loro materialit, espressa dalla loro golosit.
Pollicino e lorco o Puccettino nella versione di Perrault diffusa non
solo in Europa ma anche nellAmerica latina e nellIndonesia. Come
gi affermato sopra una delle cose che la contraddistingue dalla fiaba
di Hansel e Gretel il modo in cui il protagonista riesce a salvare se
stesso e i fratelli dallorco, anche in questo caso si utilizza lastuzia:
Pollicino infatti scambia il suo cappello e quello dei fratelli con le
coroncine delle figlie dellorco, in questo modo questultimo preso
dalla fame notturna toccando i cappelli capiva che non erano le figlie.
Anche in questo caso ci sono molte varianti nelle raccolte delle
tradizioni orali, le quali se ne distaccano nettamente.
Il catalogo dei racconti popolari di Arne e Thomson registra alla fiaba
di Biancaneve una diffusione piuttosto ampia nellEuropa Occidentale,
in particolare in Irlanda, Islanda e nei paesi scandinavi. Inoltre

diffusa anche in Medio Oriente, in Cina, in India e in tutto il continente


americano. Anche in questo caso molte sono le variazione, tuttavia
nonostante

le

diverse

versione,

rimane

costante,

in

ambito

psicologico, il conflitto di rivalit tra madre (o matrigna) e figlia. La


figura materna cerca in tutti i modi di ostacolare la crescita verso let
adulta della figlia (figliastra), utilizzando degli oggetti, come le
stringhe e il pettine, che sono definiti strumenti di bellezza per i quali
la bambina/adolescente ne interessata. Lultimo oggetto , invece,
una mela, simbolo di sessualit e della perdita di innocenza. in
questo momento che linfanzia di Biancaneve muore e la ragazza
raggiunge in indipendenza e una maturit sessuale.
A un livello elementare, la fiaba di Biancaneve pu essere interpretata
come una storia moralistica che pone laccento sui comportamenti
distruttivi della gelosia, della superbia e dellegoismo. A un livello di
analisi pi profondo la storia va a tracciare un vero e proprio percorso
di crescita e di transizione dallinfanzia allet adulta, passando per
diverse fasi come quella delle separazione, della liminalit e alla fine
della rinascita/reincarnazione che nelle culture antiche sono vissute
materialmente ognuna con il proprio rito.

Il cibo come cultura


Il bisogno di nutrimento legato alluomo dal momento della sua
comparsa.
La disponibilit delle risorse alimentari porta a diversi tipi di
sostentamento e alledificazione di modelli culturali e alimentari tra
loro differenti, costruiti sulla coltivazione di un cereale rispetto ad un
altro, sullallevamento degli ovini anzich dei bovini, sulla produzione
di birra piuttosto che di vino.
Lo sviluppo delle civilt nel corso della storia ha portato alla comparsa
di culture diverse tra loro, con tradizioni e abitudini alimentari
condizionate dallambiente e dalle risorse del loro territorio.

Massimo Montanari nel suo scritto Il cibo come cultura afferma la


contrapposizione fra natura e cultura in gran parte fittizia. Nel
Medioevo i barbari fecero irruzione nell'Impero Romano e se ne
impadronirono, in questo modo il loro modello alimentare si un con
quello locale. Infatti cacciare e pascolare nel bosco diventarono il
perno di una nuova economia. Allo stesso tempo la tradizione agricola
romana si diffuse tra i barbari. Il cristianesimo fece suoi i simboli del
pane, vino e olio. Quindi il Medioevo dette vita alla nuova cultura
alimentare chiamata Europea: metteva sullo stesso piano il pane e la
carne, l'agricoltura e la foresta. Quindi variet dei generi e delle
risorse che danno vita ad un ricco patrimonio alimentare, unico al
mondo.
Attualmente lalimentazione uno dei display pi importanti per
delimitare barriere ideologiche, etniche, politiche, sociali, o al
contrario uno dei mezzi pi utilizzati per conoscere le culture altre,
per mescolare le civilt, per tentare la via dellinterculturalismo; il
cibo anche un meccanismo rivelatore dellidentit etnica, culturale,
sociale.
L'alimentazione infatti una voce importante nella costruzione
dell'identit personale, di genere, di classe e di etnica. Dietro ai
sapori, agli odori, si nascondono tantissimi significati; dietro al gusto
di sedere a tavola, ma anche di stare dietro ai fornelli, esiste una
trama fitta di simboli e linguaggi che costituiscono il variegato
panorama della scienza culinaria.
Il cibo anche un'occasione per incontrarsi e per far festa, un simbolo
di abbondanza e di benessere. Per questo gli artisti lo hanno spesso
inserito nelle immagini che hanno creato.
Da Omero a Boccaccio, da Leonardo a Kant, da Tolstoj a Gadda,
Neruda, Calvino: attraverso le testimonianze della letteratura antica,
medioevale, rinascimentale, barocca sino ai brani letterari italiani ed
europei contemporanei l'evolversi delle forme storiche della cultura
alimentare, usi e costumi degli uomini a tavola, piaceri e dispiaceri

incontri e scontri hanno fatto del banchetto un'immagine speculare


della societ.
Ci che si fa assieme agli altri, infatti, assume un significato sociale,
un valore di comunicazione, che, nel caso del cibo,

appare

particolarmente forte e complesso, data lessenzialit delloggetto


rispetto alla sopravvivenza dellindividuo e della specie.
I messaggi possono essere di varia natura ma, in ogni caso,
trasmettono valori di identit. Identit economica: offrire cibi preziosi
significa denotare la propria ricchezza. Identit sociale: soprattutto in
passato, la quantit e la qualit del cibo erano in stretto rapporto con
lappartenenza a un certo gradino della scala gerarchica. Identit
religiosa: il pane e il vino dei cristiani vanno ben oltre la loro
materialit, la dieta dei monaci ha le sue regole, la quaresima si
segnala con lastinenza da certi cibi; in altri contesti religiosi, certe
esclusioni o tab alimentari (il maiale e il vino dellIslam, la complessa
casistica di cibi leciti e illeciti dellebraismo) hanno il ruolo prevalente
di segnalare unappartenenza. Identit filosofica: le diete vegetariane
legate al rispetto della natura vivente. Identit etnica: il cibo come
segno di solidariet nazionale. La pasta per gli italiani, soprattutto
allestero, non solo un alimento ma anche un modo per recuperare e
riaffermare la propria identit culturale; lo stesso vale per il cuscus
degli arabi e per tutti i cibi che, in ciascuna tradizione, costituiscono
un segno particolarmente forte della propria storia e della propria
cultura.
Anche le modalit di assunzione del pasto possono, di per s, risultare
significative: il banchetto di festa (battesimi, matrimoni, funerali) non
una "colazione di lavoro", non solo dal punto di vista tecnico ma
anche

sul

piano

simbolico.

Tutte

queste

situazioni

esprimono

contenuti diversi, perfettamente comprensibili perch comunicati con


un linguaggio codificato allinterno di ciascuna societ.
Trattandosi di un linguaggio, interculturalit significa non solo
disponibilit allo scambio tra culture diverse ma, anche, conoscenza

degli altri linguaggi, giacch evidente che ciascun elemento pu


assumere, in contesti diversi, diverso significato.
Altrettanto evidente che il tema centrale dellinterculturalit non
consister nel proporre un rimescolamento e unomologazione al
minimo denominatore comune di comportamenti strutturalmente
differenti, bens, anche e soprattutto, aprirsi alla comprensione
dellaltro e al rispetto delle diversit, nella consapevolezza che le
stesse identit non sono date una volta per tutte, ma si modificano, si
aggiustano, si rimodellano nel tempo ad esempio la cosiddetta dieta
"mediterranea", costituita da apporti alimentari originariamente tipici
non solo dellarea mediterranea, ma dellEst asiatico, dellAfrica
interna, dellAmerica: il pomodoro, certi cereali, tante verdure. Motivi,
questi, che trovano applicazione in ogni aspetto della vita quotidiana,
ma che proprio nel campo dellalimentazione trovano un cruciale
terreno di prova. Lo stesso vale, del resto, nel modo di affrontare le
differenze allinterno di una medesima cultura: accanto alle identit
nazionali vi sono quelle regionali, urbane, familiare che risultano
essere sempre pi gradite e, soprattutto, assicura conforto e preserva
unidentit. Rispetto delle diversit sar, in questo caso, abituarsi a
pensare in termini di relativit ed evitare ogni sorta di intolleranza al
diverso. Il comportamento alimentare diviene in questo senso un
importante "rivelatore": luomo ci che mangia, certo, ma anche
vero che mangia ci che , ossia alimenti totalmente ripieni della sua
cultura.

Il cibo e le fiabe
Il cibo lega la realt che ci circonda con il mondo fiabesco. Le fiabe
sono ricche di riferimenti che riguardano il cibo, di fatti la gastronomia
presente in maniera diffusa e permanente in queste narrazioni, in
quanto pu essere evocata da un profumo, da un sogno o da un
bisogno. Con esse possibile indagare la societ, la cultura i modi di
vivere di popolazioni antiche che attraverso queste narrazioni orali
prima, e le trascrizioni poi, le hanno portate fino a noi.

Nella prefazione di Mangiar fiabesco, Massimo Alberini sottolinea


come sia necessario far una distinzione tra le fiabe raccontate e
quelle lette, specialmente se si parla di cibo.
Nelle prime la tavola occupa il primo posto. Del banchetto di nozze si
vuole conoscere il men adattandolo ai nostri gusti attuali.
Le fiabe da leggere non lasciano spazio allimprovvisazione tuttavia
lautore entra nei dettagli alimentari, cos da soddisfare ci che i
lettori si aspettano. Nelle undici fiabe di Perrault troviamo distinzioni
gastronomiche con le quali possiamo stabile i rapporti sociali del XVII
secolo.
Questa distinzione fra il cibo dei ricchi e quello dei poveri in Perrault
ricordato dai banchetti, simbolo della nobilt, dalle carestie contadine
e dalla ricerca di cibo spontaneo, ovvero incolto, come possiamo
vedere in Pollicino. Infatti quando i campi aridi e gli orti devastati non
consentivano i raccolti, erano il bosco, le brughiere, i ruscelli e gli
stagni a offrire del cibo, accettabile per la sopravvivenza. In queste
situazioni si andava dalle castagne alle ghiande, dalla piccola
selvaggina ai gamberi.
Un argomento toccato nella fiaba raccontata il frequente ricorso al
consumo di carne umana. Troviamo unintera classe di esseri
fantastici che fanno parte della fiaba che si nutrono solo di questo: gli
orchi. Anche in questo caso la fiaba a tratto in larga parte della realt.
Gli antropofagi erano ancora presenti nellAlto e Basso Medioevo.
Questa pratica era utilizzata specialmente per necessit, durante le
carestie, ma anche per gusto personale. Un esempio lo troviamo nella
leggenda, che ancora perdura, a Venezia del taverniere Biasio e del
suo sguaseto di carne di fanciullo. Lo stesso lupo di Cappuccetto
Rosso mangia la nonna non per necessit ma per gusto.
Con i Grimm e soprattutto con Andesen si rientra nellordine
contadino e borghese.
Nelle fiabe da leggere troviamo una cucina, in particolare una
pasticceria, cara ai piccoli lettori: focacce, torte, frittelle, ciambelline.
La stessa casa della strega di Hansel e Gretel una gigatografia di

quelle casette di pan di spagna e zucchero che i bambini vedono nelle


vetrine delle odierne pasticcerie.

Il cibo: lo specchio della societ


Il Cera una volta, linizio di ogni fiaba, porta il bambino in un mondo
lontano senza tempo e senza luogo. Tuttavia un modo per collocarla
nella storia e nella geografia esiste. Infatti le fiabe sono ricche di
riferimenti della societ in cui sono sviluppate, ne riflettono il modo di
vivere, di lavorare, di parlare e di mangiare. La fiaba assorbe
inevitabilmente diversi riferimenti dei paesaggi, delle usanze, o delle
feste. Sono tutte queste caratteristiche che ci permettono di
inquadrare la fiaba allinterno di un contesto italiano, francese o
tedesco. Ad esempio la presenza del pesce-rombo in un testo,
rimanda immediatamente ad unarea di diffusione della fiaba nel
mare del Nord; allo stesso modo, dar omaggio alla persona amata con
degli agrumi testimonia la rarit di questi frutti e quindi la lontananza
dellarea mediterranea.
Lagricoltura e lallevamento consentono di datare il testo di una
fiaba. Se sono menzionate delle patate o il tabacco importati
dallAmerica, scoperta dagli europei solo nel XVI, la fiaba non potr
essere antecedente a quella data.
Nelle vicende che accompagnano i protagonisti possibile riscontrare
un reale storico, specialmente se si tratta di una catastrofe collettiva.
Nellinizio di Pollicino (1697) si Charles Perrault, possiamo leggere
Capit un annata assai brutta, e la carestia si fece tanto sentire che
quei poveri sposi decisero di disfarsi dei loro figlioli (Perrault)1 . Nel
1983 ad Angers, localit francese, fu sconvolta da una grave carestia.
In Hansel e Gretel dei fratelli Grimm si legge;
Davanti a un grande bosco abitava un povero taglialegna con sua
moglie e i suoi due bambini; il maschietto Hansel, e la bambina
Gretel. Egli aveva poco da mettere sotto i denti, e quando ci fu nel

1 Perrault. C., Fiabe classiche: i racconti di mamma oca, Mondadori, Milano


2001, cit. p. 36

paese una grande carestia, non poteva neanche pi procurarsi il pane


per tutti i giorni (Grimm)2

O ancora nella fiaba Comare Morte leggiamo:


Un poveruomo aveva 12 figli e doveva lavorare giorno e notte per
dar loro soltanto il pane. Quando venne al mondo il tredicesimo, non
sapeva dove dar di capo e corse sulla strada maestra, per dire al
primo che incontrasse di far da padrino (Grimm)3

Possiamo quindi vedere come la storia spesso invade la fiaba anche in


modo drammatico, testimoniando le condizioni sociali di tutte le
classi: dalla servit della gleba alla struttura del mondo feudale.
Alla fiaba affidata anche la documentazione delle ideologie delle
popolazioni da cui derivano atteggiamenti di rassegnazione di fronte
allingiustizia

sociale

confidando

in

un

compenso

ultraterreno

proporzionato ai sacrifici terreni. Questi comportamenti sono tipici di


una mentalit popolare che allinterno di una fiaba troviamo descritti
con grande precisione.
Nelle tradizioni fiabistica il cibo sta alla base di meccanismi ideologici
molto importanti: sul piano sociale rappresenta il denaro; sul piano
etico simboleggia il messaggio di speranza cristiana.
Se si cataloga la cucina delle fiabe per classi e condizioni sociali
emergono due modelli di alimentazione: quella di sussistenza e quello
del superfluo.
La qualit, la quantit, il metodo di cottura e le forme per la
preservazione del cibo variano al variare della classe sociale.
Le fiabe utilizzano per rappresentare la tavola del povero un forte
realismo accompagnato dallimmaginazione per poter esorcizzare lo
spettro della fame sempre in agguato. Per le tavole dei ricchi, le fiabe
si arricchisce di fantasia per la grande possibilit di variazione nelle
abbondanti portate.

2 Grimm J. e W., Fiabe, Einaudi, Torino 2014, cit. p.57


3 Grimm J. e W., Fiabe, Einaudi, Torino 2014, cit. p. 154

La cucina dei contadini descritta con un realismo rigoroso che non


concede illusioni, esalta la parsimonia, la previdenza, la moderazione
e affida al sogno la compensazione delle frustrazioni. La cucina dei
ricchi, invece, si descrivono tavole imbandite lussuosamente e
sapientemente arredate in castelli pieni di personale di servizio.
Anche la preparazione della tavola rispecchia questo stato di cose. Si
passa dallo sfarzo della tavola de La bella addormentata, alla
modestia delle tavole dei contadini preparate con semplici scodelle e
spesso senza tovaglia.
Un esempio forte lo troviamo ne La piccola fiammiferaia di Andersen,
la fame e il bisogno di mangiare invadeva anche i sogni della piccola
bambina, rimasta orfana senza casa e molto affamata, tanto da
trasformarsi in una illusione realistica che appare e subito scompare:
[] e si ritrov seduta per terra, con un pezzetto di fiammifero
bruciato tra le mani. Subito ne sfreg un altro, che illumin il muro
rendendolo trasparente come un velo. Cos pot vedere nella stanza
una bella tavola imbandita, con una tovaglia bianca e vasellame di
porcellana e unoca arrosto fumante ripiena di prugne e di mele!
Allimprovviso loca salt gi dal vassoio, gi con la forchetta e il
coltello infilzati nel

dorso,

proprio verso la bambina: ma in

quellistante il fiammifero si spense e davanti alla bambina rimase


solo il muro freddo. (Andersen)4

Come anche affermato la cucina dei poveri caratterizzata dalla


parsimonia. Nella fiabe dei Grimm La scelta della sposa, la madre del
contadino che non riusciva a scegliere chi prendere in moglie tra tre
sorelle, in quanto una pi bella dellaltra, gli disse di scegliere quella
pi parsimoniosa, consigliandogli di invitarle e offrire loro del
formaggio per vedere come lo avrebbero tagliato.
Il consiglio che viene dalla vecchia madre, che saggia, lo aiuta a
scegliere la moglie migliore ovvero quella che non spreca, e non vuole

4 Andersen H.C., Fiabe, Einaudi, Torino 1970, cit. p. 234

troppo quindi una donna parsimoniosa, sta a indicare un modo di


vivere totalmente diverso da una classe sociale alta.
Per quanto riguarda le attivit finalizzate allapprovvigionamento, la
documentazione offerta dal patrimonio delle fiabe popolari permette
di risalire a forme arcaiche antecedenti il medioevo, ad esempio nei
Grimm La figlia della madonna rimanda allorganizzazione economica
delle comunit di raccoglitori.
Radici e bacche erano tutto il suo nutrimento, le cercava fin dove
poteva arrivare. Dautunno raccoglieva le noci e le foglie cadute e le
portava nel suo buco; dinverno le noci erano il suo cibo e quando
veniva la neve e il ghiaccio si rannicchiava come un povero
animaletto nelle foglie, per non gelare. (Grimm)5

Tuttavia non sempre i prodotti del sottobosco sono simboli di miseria


e disperazione. Questi vengono utilizzati come integrazione della
poverissima

alimentazione

contadina,

un

esempio

viene

da

Cappuccetto Rosso che, avviata verso casa della nonna, si ferma nel
bosco per raccogliere delle nocciole.
Nella fiaba i ruoli economici sono ben divisi. Lattivit di raccolta di
bacche radici, noci, nocciole, castagne e frutti selvatici affidata
soprattutto alle donne e a volte ai bambini; la caccia invece
riservata agli uomini. Il ruolo di cacciatore nel tempo ha acquisito un
rango prioritario partendo dal livello pi umile ovvero quello della
professionalit fino ad arrivare al principe cacciatore che salva la
principessa.

La

tradizione

fiabistica

conferma

dati

storici

sulleconomia delle origini e riconosce alla caccia un ruolo prioritario


legandolo al concetto di regalit.
La caccia il simbolo di potere economico.
La cacciagione un dono molto apprezzato: la fortuna del marchese
di Carabas infatti costruita, passo dopo passo, da un federe ed
astuto gatto con gli stivali che, per ingraziarsi il re, gli porta in dono
5 Grimm J. e W., Fiabe, Einaudi, Torino 2014, cit. p.11

della selvaggina. A cavallo tra laltro e il basso Medioevo cibi come la


selvaggina e preparazioni come larrosto era un compenso del ceto
feudo-cavalleresco: la caccia infatti era strettamente legata ai
privilegi di casta anche perch la carne era ritenuta un alimento
necessario ai guerrieri.
Alcuni studiosi suggeriscono lidea che il cibo fosse un tempo ripartito
funzionalmente in rapporto alla stratificazione sociale: carne per
guerrieri, pesce per i religiosi, rape e legumi per i contadini. Anche la
cottura teneva conto della casta: larrosto era riservato a preti e
soldati mentre la gente di campagna bolliva i cibi o li mangiava crudi.
Nellelenco dei cibi non mancano le frattaglie. Queste hanno un
notevole significato simbolico e spesso sono anche magiche come
accade nella fiaba I due fratelli dei Grimm in cui chi mangia il fegato e
il cuore delluccello doro, ogni mattina trover una moneta doro
sotto il guanciale
La pesca invece rimane poco menzionata nella fiaba, inoltre
associata ad una povert estrema e ad una condizione sociale infima
cera

una

volta

un

poveruomo

una

povera

donna,

che

possedevano soltanto una capannuccia e vivevan di pesce, e


campavano alla giornata (Grimm)6. I pesci non mancano nelle fiabe
specialmente se magici. Questi animali possono portare ricchezze ma
anche miseria in quanto mettono il protagonista, che lo ha pescato, in
una situazione di prova. Di conseguenza il comportamento
delluomo a decidere lagiatezza del suo futuro. Come avviene nella
fiaba Il pescatore e sua moglie.
Lattivit comunque pi documentata, specialmente nel medioevo,
rimane lagricoltura. Numerosi sono infatti i prodotti della terra legati
al mondo contadino che consegna una parte del raccolto al signore
proprietario del terreno.
Le verdure, alimenti che si trovano spesso nelle tavole della gente pi
povera, pu avere effetti non del tutto convenzionali come linsalata

6 Grimm J. e W., Fiabe, Einaudi, Torino 2014, cit. p.293

della fiaba Linsalata magica dei Grimm in grado di trasformare un


cacciato in un asino
Si cerc un bel cesto dinsalata e si mise a mangiare, ma come ne
ebbe inghiottiti due bocconi, senti un non so che di strano e gli parve
di essere tutto cambiato. Gli crebbero quattro gambe, una gran testa
e due lunghe orecchie, ed egli vide con terrore che si era trasformato
in asino. (Grimm)7

Le zucche, inoltre, come succede in Cenerentola, possono essere


trasformate e utilizzate come carrozza per portare la principessa al
ballo.
I cereali sono definiti la carne dei poveri in quanto fonte di proteine a
basso costo. Nelle fiabe oltre ad essere una risorsa di alimentare
vengono utilizzati per non far andare Cenerentola al ballo, buttati
nella cenere che la ragazza doveva ritrovare e raccogliere, ma anche
per identificare una vera principessa, come avviene ne La
principessa sul pisello di Andesen. Una vecchia regina, per scoprire se
una fanciulla davvero una principessa come dice di essere,
nasconde un pisello sul fondo del letto che le ha preparato per la
notte e lo copre con venti materassi e venti piumini. La mattina dopo
il re, la regina e il principe le chiedono come aveva dormito ma la
fanciulla la consider una notte terribile
Il re, la regina e il giovane principe si diedero uno sguardo d'intesa:
dalla risposta della fanciulla essi avevano capito che si trattava di una
vera principessa! Ella aveva infatti sentito un pisello attraverso venti
materassi e venti piumini. Chi mai, se non una vera principessa, una
principessa di sangue blu poteva avere una pelle cos delicata e
sensibile? Il principe, convinto ormai che si trattava di una giovane di
sangue reale, la scelse subito come sposa. Il pisello fu messo nel
museo, dove credo si trovi ancora, a meno che qualche persona non
lo abbia portato via.

7 Grimm J. e W., Fiabe, Einaudi, Torino 2014, cit. p.422

Il cibo incantato delle fiabe un cibo estremamente semplice. Sono


soprattutto frutti e prodotti della terra, della caccia e della pesca per
finire con dolci e torte. Nella gastronomia delle fiabe, inoltre, appaiono
spesso gli stessi prodotti alimentari. Tra i cibi pi comuni quelli
ricorrenti sono il pane, il latte, la zuppa, il riso, il brodo, lanatra, i
tacchini, il cervo arrosto, i tacchini, i conigli, le lepri, il salmone, il
prosciutto, il formaggio, la frittata di cipolle, gnocchi, maiale,
sanguinaccio e tantissimi altri alimenti. Alcuni di questi magici come
la salsiccia della fiaba dei fratelli Grimm Il sorcetto, luccellino e la
salsiccia:
La salsiccetta stava ai fornelli, badava che il cibo fosse ben cotto e,
verso lora di pranzo, si arrotolava due o tre volte nel pur o nella
verdura, e il cibo era belle pronto, condito e salato (Grimm)8

Lalimento magico per eccellenza rappresentato da un frutto: la


mela. La pi famosa quella avvelenata donata a Biancaneve dalla
strega. Questo frutto pu indicare anche un pegno damore che lo
sposo deve offrire prima del matrimonio, se colta da una fata o un
mago e donata, permette a chi la riceve di concepire il figlio tanto
desiderato e atteso. In Italo Calvino nella fiaba La ragazza mela di
origine fiorentina, la mela sta ad indicare la donna infatti dopo aver
avuto a lungo desiderato un figlio la regina partorisce una mela rossa,
anche in questo caso si tratta di una mela magica al cui interno si
nasconde una ragazza. Questo frutto, specialmente se del colore
rosso, una metafora della donna. Tutte le azioni che la riguardano
come il coglierla o mangiarla, hanno un evidente significato sessuale.
Ovviamente diversi sono i frutti che sono presenti i in questi racconti
che come la mela guariscono, avvelenano o donano fertilit. In ogni
caso la frutta, che sia cotta o cruda, ha quindi significati sia
tradizionali che simbolici.
Una fiaba di Italo Calvino molto simile a quella fiorentina Rosmarina
raccontata nel territorio siculo, precisamente a Palermo. Anche questa
8 Grimm J. e W., Fiabe, Einaudi, Torino 2014, cit. p.92

storia si apre con un re e una regina che non riescono ad avere figli,
ma che desideravano molto, infatti mentre passeggiava nellorto, la
regina vide una pianta di rosmarino con tante pianticine figlie intorno,
Guarda un po quella l che pianta di rosmarino ha tanti figlioli, e io
che sono regina non ne ho neanche uno!. Dopo poco rimase incinta
e, anche in questo caso, il bambino fu una pianta di rosmarino.
Anche qui la piantina su rapita ma questa volta dal re di Spagna e un
giorno mentre si aggirava suonando il suo zufolo tra le fronde del
rosmarino comparve una bella fanciulla dai lunghi capelli che si mise
a danzare accanto a lui. La trasformazione del cibo uomo, in questi
casi particolari in fanciulla, sembra voler segnare il legame tra cibo e
vita. Inoltre le erbe come il rosmarino e il prezzemolo, nelle fiabe,
costituiscono un ingrediente magico che causa trasformazioni e
acquisizione

di

poteri

magici.

Prezzemolina,

fiaba

di

Calvino

proveniente da Firenze, racconta la storia di una bambina data a delle


fate, perch la mamma quando era incinta di lei aveva osato
mangiare un po di prezzemolo dal loro giardino. Infatti - le dicono
se avrai una bambina le metterai nome Prezzemolina, se avrai un
bambino gli metterai nome Prezzemolino. E appena sar grande,
bambino o bambina che sia, lo prenderemo noi!
Le attivit rivolte alla trasformazione in alimenti, dei prodotti agricoli e
di allevamento vengono svolte allinterno della famiglia, come
documentato anche dalle fiabe. Questo coincide anche con ci che gli
storici attestano per il Medioevo:
Un economia povera di monete e di scambi costringeva lunit
famigliare a un regime autarchico, trasformando tanto la casa del
contadino quanto il castello del signore in un centro autonomo
sindustria alimentare (Basile)9

Diverse sono le attivit che veniva svolte dal pane alla birra, ma
anche la macellazione del maiale e del bovino.
Il commercio non trova molto risalto nella fiaba anche se molte volte
leggiamo di mamme che mandano i loro bambini a vendere al
9 Basile G., Il Pantamerone, Laterza, Bari 1957 cit. p.444

mercato i propri averi, tuttavia questa una pratica che si concentra


principalmente begli agglomerati urbani, mentre la fiaba si lega a un
ambiente contadino.
Uno sviluppo importante dellatto alimentare il suo definirsi come
pasto: evento spesso collettivo, soggetto a ritmi regolari e ripetitivi.
A Barbablu e allorco del Gatto con gli stivali, Perrault attribuisce
lorganizzazione di merende ovvero dei pasti pomeridiani consumati
in un ambienta allaperto. Diversa la merenda che Cappuccetto
Rosso porta alla nonna: in quella di Perrault nel cestino troviamo una
focaccia e un vasetto di burro, mentre nella versione dei Grimm la
bambina porta alla nonna indisposta una focaccia con una bottiglia di
vino.
Situazione diversa per la cena dei poveri costituita da patate bollite e
i prodotti della terra.
Le fiabe per documentano limportanza che la gastronomia aveva
nei giorni di festa e nelle grandi occasioni: ogni evento importante
sottolineato da un ricchissimo pranzo, inoltre, possono essere previsti
anche degli alimenti specifici che hanno una funzione propiziatoria.
Agli ospiti viene sempre offerto vino, arrosto, pesce e torta; in
occasioni di feste si preparano frittelle di mela, arrosto doca ripieno
di prugne e mele; nei pranzi importanti i ricchi mangiano grandi
lumache bianche.
I pranzi matrimoniali hanno un men ricchissimo da arrosti ripieni,
focacce, vino alle ciambelline e maritozzi. Gli uomini di chiesa invitati
alle cerimonie era riservato il cibo migliore e in maggior quantit.
In particolari eventi si organizzavano anche sfide gastronomiche in
cui venivano messe alla prova le disponibilit finanziarie dei
protagonisti in funzione alla ricchezza del banchetto, o le loro capacit
fisiche in base a chi mangiava di pi.
Ai banchetti, a volte, veniva invitati anche i nemici. Un pranzo infatti
non semplicemente un atto durante il quale ci si alimenta, ma un
linguaggio. Infatti le pratiche alimentari, i sistemi di nutrizione, le

maniere a tavola costituiscono un modo di esprimersi allinterno della


societ.
I commensali delle mense fiabesche sono molti e non appartengo tutti
alla categoria degli umani, bens a quella pi eterogenea del mondo
incantato, popolato da maghi, streghe, gnomi, folletti, fate, mostri e
orchi.
Il cibo senza dubbio una necessit ma supporta anche un sistema di
comunicazione che ha sia legami con linconscio sia con i sistemi
sociali dei valori e dei comportamenti. cos che i bisogni vengono
trasformati in valori. I cibi sono anche segni delle situazioni in cui
vengono consumati ed luso che d significato a questi segni. Tanto
vero che il pane nero, ha espresso per anni povert e indigenza, le
fiabe lo confermano, oggi un simbolo di agiatezza.
Un banchetto, per inteso come un amichevole pranzo, ricorda sempre
che la societ un rodine fondato sulla differenza. In relazione al
pasto e allambiente in cui esso viene consumato, larredo della tavola
e le posate hanno una parte di rilievo sia sul piano sociale in quanto
operano come simbolo di stato, sia sul piano antropologico come
strumenti rituali.
La storia della Bella addormentata nel bosco si apre con un banchetto
delle fate intervenute al battesimo della principessina:
Il posto di ciascuna era stato apparecchiato con splendide posate, in
un astuccio doro massiccio, overano cucchiaio, forchetta e coltello
doro finissimo, tempestati di diamanti e rubini (Perrault)10

Oltre alloro e ai diamanti che ricoprivano le posate, ci che ci fa


capire appieno lo status sociale la presenza di forchetta e coltello,
che fino al XVII erano considerati accessori di lusso, in quanto prima ci
si serviva con le mani.
Durante un pranzo le tovaglie, la disposizione degli invitati, la
conversazione,

il

servizio

danno

vita

una

vicinanza

e,

10 Perrault. C., Fiabe classiche: i racconti di mamma oca, Mondadori, Milano


2001, cit. p.28

inevitabilmente ad una lontananza. Anche se le persone siedono alla


stessa tavola il posto determinato in base alla loro importanza e ai
rispettivi rapporti: la maggiore o minore vicinanza al padrone di casa
rappresenta il grado di potere del singolo.
Molto importante quindi lassegnazione dei posti che, per ogni
pranzo, segue un protocollo per preciso, rigorosa e indicativa. In
alcuni casi il banchetto ribadisce la priorit del privilegio economico
persino rispetto alla parentela. La tavola un luogo in cui si
consolidano amicizie, si risanano i legami affettivi, si concludono affari
ma anche luogo di punizioni e incidenti.
Ancora ne La bella addormentata nel bosco per un posto non
assegnato a tavola la principessa rischia addirittura di morire. Nella
fiaba il re per festeggiare la nascita della principessa organizza una
festa sfarzosissima ma una vecchia fata non stata invitata e offesa
decreta la morte della principessa.
Il significato culturale del banchetto non si limita soltanto allarredo
della tavola, ma comprende anche labbigliamento degli invitati e
degli inservienti, laddobbo della sala, le prestazioni artistiche che si
svolgevano durante il banchetto. Si prende ad esame, quindi, varie
sfaccettature del rituale, di conseguenza impossibile che non sia
influenzata da eventi storici e culturali del periodo a cui si fa
riferimento.
Lodore del cibo occupa il secondo posto nella gastronomia fiabesca.
Ucci ucci sento odor di cristianucci la proverbiale e internazionale
frase degli orchi e sta ad indicare la speranza che allodore segua il
sapore di un pranzo molto appetitoso.
Limportanza dellodore dei cibi testimoniato anche dal fatto che
alla fine di molte fiabe si festeggia con banchetti e dal profumo che
aleggia nella sala.
Concludendo possiamo affermare che ogni passo, anche quello
quotidiano, ha la sua ritualit, alla sublimazione di questo si giunge a
un incontro conviviale che prende il carattere di celebrazione di un
evento sociale.

Tutte le tappe della vita danno motivo di mangiare insieme, e il lieto


fine della fiaba coincide molto spesso, con un gran pranzo nuziale.
Nelle fiabe vi sono alcune descrizioni che confermano lidea che nel
pranzo il cibo si offra in forma teatrale. La fiaba, infatti, offre delle
autentiche messe in scena di cibi: lapparizione e la sparizione delle
pietanze richiama la fase iniziale e quella finale dello spettacolo. In
cucina i prodotti cambiano, si travestono; trasformati dallarte magica
del cuoco, proprio come succede dietro le quinte degli attori, si
mutano in altre cose.

La magia e labbondanza
La fame e gli eccessi gastronomici rappresentano, nella realt e nelle
fiabe, due poli opposti dellesistenza. Nelle fiabe popolari si pone
molto spesso il mangiare come principale problema e pensiero. Molto
spesso si raccontano storie di privazione e povert, altre volte viene
descritta una situazione di eccessi alimentari, questi possono essere
indentificati come desideri e sogni di abbondanza che non costa
lavoro, fatica e privazioni.
In virt di questa aspirazione e desiderio molte volte il paesaggio
naturale descritto nelle fiabe diventa un paesaggio alimentare come
nel caso del Paese di Cuccagna, in cui regna la ricchezza alimentare.
Quello del Paese della Cuccagna non ha una vera e propria trama
narrativa, ma pu essere definito come il resoconto di un viaggio
utopico. Le caratteristiche di questo paese in cui nessuno deve
lavorare mai, i soldi crescono sugli alberi, dalle fontane sgorga vino, la
neve zucchero e si fa il bagno nelle fonti dalla vita in grado di
donare giovinezza agli anziani.
Le fiabe riferiscono spesso di questo paese, le cui origini letterarie
sono antichissime. In un frammento di Ferecrate, commediografo ed
attore attico del V secolo a.C., il Paese di Cuccagna collocato nel
Tartaro, ovvero il paese dei morti, ed descritto in modo molto
minuzioso:

L tutto era commisto a ricchezza e forgiato in modo da offrire il


massimo vantaggio.
Fiumi di farinata e brodetto nero ribollendo scorrevano colmi tra
sonde strette, con bocconi di pane gi preparati e pezzetti di galletta,
s che la vivanda saporosa, di per s, spontaneamente, veniva alla
bocca dei morti. Lungo i fiumi pezzi di carne farcita e rocchi bollenti di
salsicce venivano ammucchiati, sfrigolati, su grossi piatti, ed accanto
verano fette di pesce da taglio, cotte a modo, in salsa dogni sorta, e
anguille con ampi contorni di bietole. Da presso arrosti di costole di
manzo, fianchi interi, tenerissimi, e testine e piedi gi cotti esalanti
delizioso odore, e trippe di bue e pezzi darista illaurati, delicatissimi,
gi disposti sulle focacce. E vera grano ammollito nel latte, in
conchette capaci, e colostro cagliato. []. Tordi cotti, cucinati
degnamente, calati tra boschetti di mirti e aiole di anemoni, volavano
intorno alla bocca, chiedendo che li trangugiassi. I pomi, i belli tra i
belli a vedere, pendevano sopra la testa, e non vera albero che li
produca.
Ragazze con vesti di bisso, nel fiore della giovinezza [], con il
mestolo approntavano, per chi volesse bere, calici pieni di nero vino
odoroso. E di queste buone cose, ogni volta che uno ne mangiava e
ne beveva, subito ne veniva su il doppio i prima []. (D.)11

Anche

Giovanni

Boccaccio

nel

Decamerone

descrive,

in

un

immaginario paese, una vita spensierata in cui il cibo, che in realt


dovrebbe essere lavorato e cucinato, nasce spontaneamente dal
suolo. In entrambi i casi ci troviamo di fronte una rappresentazione
del sogno.
Secondo lo storico delle letteratura Piero Camporesi, la fantasia del
Paese della Cuccagna sarebbe una conseguenza della mancanza di
cibo e alle allucinazione che questa provoca.

11 Mocci C., Zamburlin D., Mangiar fiabesco. Streghe ai fornelli, Canova, Treviso
1993, cit. p. 27

Nel tardo Medioevo si osservano degli adattamenti a beneficio dei


lettori borghesi: il paradiso del Paese della Cuccagna diventa un
mondo

alla

rovescia,

dove

pigri

godono

della

massima

considerazione. In questo periodo si cerca di indottrinare i bambini e


questa storia veniva usata per raffigurare degli esempi di quello che
non dovrebbe essere fatto. Infatti, il fine del rovesciamento era quello
di propagare lamore per il lavoro, il buon senso, il risparmio e la
condotta civile.
Nelle stampe dellOttocento e Novecento gli intenti moralistici
scompaiono e ritornano le leccornie e i piaceri semplici come il sonno,
il cibo, le bevande e si aggiunge il tabacco.
Diversi sono gli autori che hanno descritto questo paradiso in terra. I
Grimm ne hanno dato un buon esempio con Il Paese di Cuccagna.
Questi autori sono riusciti a ricreare lo stile di vita che regna con
grande efficacia
Vidi un tiglio bello e grande su cui crescevano le focacce calde. Vidi
una vecchia capra rosicchiata, che si portava addosso cento cani di
strutto, centosessanta con il sale e tutto. Ebbene ho visto un campo
tutto arato senza buoi ne cavalli []. Poi ho sentito i pesci fare un
gran chiasso che rimbombava in cielo, e un dolce miele colava con
acqua da una profonda valle su per un alto monte []. E cerano due
cornacchie che falciavano il prato [] e, fuor dal pantano due rane
che insieme battevano il grano. [] e nellaia cerano quattro cavalli
che trebbiavano il grano a pi non posso, e due capre che
accendevano il forno e una vacca rossa a infornare. (Grimm)

Sono presenti inoltre evidenti caratteristiche del mondo alla rovescia:


E poi vidi anche un vescovo da due topi consacrato, e la lingua che a
un orso due gatti avevano strappato. E venne di corsa una chiocciola
e ammazzo due feroci leoni. E cera un barbiere e sbarbava una
donna, e due lattanti ordinavano alle mamme di tacere. (Grimm)12
12 Grimm J. e W., Fiabe, Einaudi, Torino 2014, cit. p

Come si pu notare diverse sono le rappresentazioni del Paese della


Cuccagna. Ci che emerge e che si sottolinea nei Grimm il
paradossale e lassurdo degli eventi che non hanno nessun nesso con
il mondo reale.
La

fiaba

Tavolino

apparecchiati

presente

nei

Grimm

nel

Pantamerone di Basile ha come tema centrale loggetto magico


ricevuto, perduto e riconquistato. La fiaba rispecchia i semplici bisogni
del passato: nella nostra epoca di supermercati e di relativa sicurezza
per le strade, rischiamo di dimenticare che un tempo non era raro
soffrire per la mancanza di cibo, denaro e sicurezza. Nella fiaba
mangiare e bere bene con focacce o arrosto pu non accadere
sempre, al contrario un lusso di pochi.
Fame e miseria trovano terreno fertile per sogni e desideri che
trovano espressione nelle fiabe. Questi sogni sono realizzati leggendo
il Paese di Cuccagna o sognando oggetti e animali magici in grado di
fornire cibo e denaro a volont. La fiaba, oltre il motivo principale,
infatti riprende il tema di Cuccagna in pi occasioni.
Nella fiaba basta dire tavolino apparecchiati per vedere apparire
vassoi di arrosto, vino e tanti altri cibi. In altre fiabe, invece sono le
tovaglie che con una semplice affermazione tovaglia apriti riescono
a far comparire una grande variet di vivande fumanti.
Anche gli armadi possono avere questo potere magico, spalancandosi
e facendo apparire focacce, carne, frutta e dolci. Limportante
sapere la parola magica. Nel caso dei fratelli Grimm nella fiaba La
pappa dolce una vecchia nel bosco regala a una povera fanciulla un
pentolino prodigioso.
Doveva dirgli: - Fa la pappa, pentolino! - e il pentolino cuoceva una
pappa dolce di miglio, molto buona; e se diceva: - Fermati, pentolino!
il pentolino smetteva di fare la pappa. (Grimm)13
13 Grimm J. e W., Fiabe, Einaudi, Torino 2014, cit. p.360

Meglio non utilizzarli se non si conoscono le parole magiche si


potrebbe rischiare di invadere, con la pappa di miglio, tutte le strade
e chi volle tornare in citt, dovette farsi strada mangiando (Grimm)

Cucina bianca e cucina nera


Nellimmaginario popolare, e dunque nei racconti che esso ha
prodotto, la cucina un luogo magico e misterioso dove il cibo si
trasforma, muta aspetto, odore e sapore. Il cuoco onora il dono fatto
agli uomini da Prometeo, il sacro fuoco, e applica le molteplici risorse
della propria abilit ed inventiva.
Il cuoco ha ruolo importante e non meraviglia che nelle fiabe, salvo
rare eccezione di origine culturale, le donne sono escluse da questo
mestiere. Cenerentola si occupa delle faccende domestiche e pur
preparando

il

cibo

per

tutta

la

famiglia,

non

una

cuoca

professionale. Neanche Pelle dAsino definita cuoca anche se


prepara delle torte ma che per lei sono solo un mezzo per inviare al
principe, tramite lanello fatto scivolare nella farina, un messaggio
della propria origine regale e del proprio amore.
Altre donne ai fornelli nelle fiabe sono le streghe che cercano di far
ingrassare i bambini per poi cuocerli al forno e mangiarli. Streghe,
orchesse e donne che vorrebbero mangiare i bambini popolano in
grande misura la fiabe. Queste, come sostengono gli storici, sono
figure simboliche delle carestie durante il Medioevo e dei riti di
iniziazione in epoca preistorica.
Il forno, nella mitologia contadina scrive Camporesi nel suo testo
Alimentazione, folclore e societ era collocato in una dimensione
magica e rituali propiziatori presiedevano alla cottura del pane 14. Il
forno simbolo sia del luogo sacro che esprime la dimensione magica
e propiziatoria trasformando i cibi in alimenti, ma anche un luogo di
morte. Tutto questo evidenziato nella fiaba grimmiana Hansel e
Gretel quando la strega avverte Gretel che prima di tutto bisogna
14 Camporesi P., La terra e la luna: Alimentazione folclore societ, Il
saggiatore, Milano 1989, cit. p.18

cuocere il pane e pensando invece di mettere arrosto la bambina,


per la legge del contrappasso ci finir lei.
La fiaba documenta le opere della cucina bianca, come potremmo
chiamarla: una pratica culinaria, cio, che si colloca sul primo gradino
della magia, e mira alla realizzazione di fini eticamente positivi,
almeno neutri. Il caso pi frequente la preparazione di piatti in cui
viene celato un oggetto che ha valore di segnale per chi lo ritrover
mangiando come la torta confezionata per il principe da Pelle dAsino.
Oppure tutti quei cibi che se ingeriti danno la possibilit di ricevere un
beneficio oppure un aiuto per il successo della sua avventura. In
questa categoria ritroviamo alimenti in grado di trasformare chi li
ingerisce. Ci sono casi in cui il cibo magico, concepito come mezzo
per la realizzazione di desideri, promuove lelevazione di chi lo
consuma a uno stato sociale superiore e alla ricchezza.
Con la cucina nera, quella messa in opera per preparare cibo o
bevande atti a danneggiare o ad uccidere un avversario, entrando, in
questo modo, nel mondo della stregoneria. La fiaba ha esempi tipici,
anche per gli ingredienti che rimandano al simbolismo del male. Ma la
costante del lieto fine implica la sconfitta di ogni potere magico rivolto
contro lo statuto universale. Come la morte della matrigna di
Biancaneve che dovette calzare le scarpe roventi e ballare finch
cadde a terra, morta p 191 ha lo stesso principio della mela da lei
preparata con la stregoneria di fuori era bella, bianca e rossa, che
invogliava solo a vederla; ma chi ne mangiava un pezzetto, doveva
morire 189.
Non sono poche le ricette di cucina macabra che troviamo nelle fiabe.
Ne Le soprascarpe della felicit Andersen narra di un pranzo
composto di una zuppa fatta di acqua e insaporita con pepe e olio
rancido, insalata condita con olio rancido, uova marce, creste di gallo
arrostite, vino dal sapore tremendo. Ne Il monte degli elfi sempre
Andersen descrive una cucina zeppa di rane allo spiedo, pelli di serpe
ripiene di dita di bimbi, insalata di semi di fungo, musi di topo in

umido e cicuta; birra della donna della palude e vino di salnitro


brillante proveniente dalla cantine delle tombe.

Unaltra ricetta riportata ne La pulce e il professore:


Le pareti erano fatte di canne da zucchero che lui poteva
leccare. Mangiava fresche uova di uccello, occhi di elefante e
cosce di giraffa arrosto [] spalle di bambini in salsa piccante
Ne Il ginepro dei Grimm si assiste ad una storia cruenta in cui la
matrigna, per gelosia, uccide il figlio delluomo che ha sposato. Infatti
nel primo matrimonio luomo ha avuto, anche in questo caso, con
molta difficolt, un bambino rosso come il sangue e bianco come la
neve. Tuttavia la madre mor. Luomo si rispos ed ebbe una
bambina, Marilena. La nuova moglie pensava sempre come potesse
far avere a sua figlia tutta leredit; ispirata dal Maligno, prese in odio
il ragazzo, e lo cacciava da un angolo allaltro, e gli dava spinte e
pugni, cos che il povero bambino viveva nel terrore []. Una notte,
presa dallodio, lo uccise e per non subire lira del marito:
La madre prese il bambino e lo fece a pezzi, lo mise in pentola
e lo fece bollire con laceto. Marilena, l vicino, piangeva e
piangeva, e le lacrime cadevan tutte nella pentola e non cera
bisogno del sale.
Il

padre,

tornato

dal

lavoro,

si

inconsapevolmente la cena preparata.

mise

tavola

gustare

Bibliografia
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