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Indice Introduzione 2 1 Gli Elementi di Euclide e il V postulate 3 Ll Euclide di Alessandria 3 12. I metodo assiomatico 3 13 Gli Blementi 5 14 Il problema del V postulato 6 15 Il postulato dell’unicita della parallela 7 2 La nascita delle geometrie non euclidee 8 2.1 Liimportansa dell’opera di Saccheri 8 2.2 Gauss, Lobacevskij e Bélyai 10 3 La geometria iperbolica 12 3.1 Rotte secanti, parallele, e iperparallele 2 3.2 Triangoli iperbolici u 3.3 La cocrenza della geometzia iperbolica 5 Il modello di Poincaré 16 4 La geometria sferica 20 4.1 L’assioma di Riemann 20 4.2 La geometria intrinseca della sfera 20 4.3 Rotte e triangoli sferici 21 5 Arte e geometria iperbolica 23 5.1, Bscher, l'artista ispirato dalla matematica 23 5.2 ILS.M. Coxeter, il matematico che ispirava gli artisti 25 5.3 La serie Limite del cerchio di Escher 26 6 Discussioni filosofiche 28 6.1 La nuova concezione di teoria assiomatica 28 6.2 Geometria e spazio fisico 29 A Una dimostrazione 31 AL Considerazioni sulla dimostrazione 33 Conclusioni 34 Bibliografia 35 Introduzione Nella prima meta dell'Ottocento un importante evento ha avuto wn'enorme in fiuenza sul pensiero matematico: la nascita delle geometric non euclideo, cio’ di quelle geometric diverse da quella tradizionale che si studia nelle scuole. ‘Tocnicamonte Pargomento risulta essere abbastanza complesso, soprattutto per- ché richiede una notevole capacita di astrazione. Questa trattazione si propone i introdurre il tema delle geometrie non euclidee in maniera semplice, senza (0 quasi) formule e dimostrazioni; non si presuppongono poi, da parte del lettore, particolari conoscenze matematiche oltre a quelle “di base”. Oltre all/aspet- to pitt strettamente scientifico si parler anche di quello storico. Obiettivo di questo lavoro @ anche quello di mostrare come l'evento della nascita delle geome- trie non euclidee abbia avuto implicazioni non solo nella matematica, ma anche nella filosofia (im particolare nella metamatematica), nella fisica e addirittura nelParte. Personalmente ho scoperto dell'esistenza di questa affascinante disciplina della matematica qualche anno fa, grazie al libro Il linguaggio della materaa- ica: rendere visibile Uinvisibile di Keith Devlin. L’argomento mi ha subito affascinato, e di recente l'ho riscoperto leggendo Gadel, Escher e Bach: un'E- terna Ghirlanda Brillante di Douglas Hofstadter. Ho cosi deciso, in occasione delPesame di maturita, di approfondire l'argomento ¢ presentare questo lavoro, Per creare questo documento ho usato il programma di composizione tipo grafica BXTRX. Le figure geometziche sono state disognate usando il pacchet- to pstricks. Le immagini delle opere di Escher sono tratte dal sito internet http://www.mcescher.cono da http: //images google. it. Di tutte le altre immagini ® specificato il sito internet da cui provengono, Capitolo 1 Gli Elementi di Euclide e il V postulato 1.1 Buclide di Alessandria La geometria euclidea deve il suo nome al grande matematico dell’antichit& greca Euclide, autore di una delle pitt celebri opere di matematica della storia, gh Elementi, Conosciamo molto poco intorno alla vita del famoso matematico: per certo si sa che visse tra il IV el III secolo a.C, Una delle poche testimonianze note su Euelide 8 quella del filosofo bizantino Proclo (412-485 4.C.), che nel Commento al primo libro deglt Elementi di Buclide scrive Visse al tempo del primo Tolomco, perché Archimede, che vise su- bito dopo Tolomeo primo, cita Buclide |...) Euclide era dunqne pitt giovane dei discepoli di Platone, ma pitt anziano di Eratostene e di Archimede [...] Proclo pone quindi Euelide dopo Platone (che mori nel 347 aC.) e prima di Archimede (che nacque nel 289 a.C.); ci dice inoltre che Euclide visse durante il regno di Tolomeo I. Quest’ultimo istitul, ad Alessandria, un’accademia nota co- me il Museo, nella quale chiamd ad insegnare, insieme ad altri eminenti studiosi, Euclide. Per questo Pantore degli Elementi ® noto come Euclide di Alessandria, enon come Buclide di Megara con il quale spesso & stato confuso. 1.2 Il metodo as iomatico Gli Elementi di Euclide sono il primo testo in cui viene fatto uso del metodo assiomatico: vediamo in breve di che cosa si tratta, Una conoscenza matematica (0 goometrica) si esprime attraverso una pro- osizione, come ad esempio la seguente: "In tun triangolo non vi possono essere due angoli retti". Data una certa proposizione, il problema ¢ quello di stabilire se essa sia vera o falsa. Non si pud, in matematica, stabilire la verita di una certa proposizione in assoluto, ma sempre in relazione ad altre proposizioni. Per provare quindi che una certa proposizione & vera, bisogna dimostrare che essa segue logicamente da una serie di altze proposizioni. Ma queste ultime sono vere Figura 1.1: Particolare della Scuola di Atene di Raffaello, in cui ? rappresentato Buclide (da http: //it.wikipedia-org). © false? Per provarlo si dovecbbe fare riferimento ad altre proposizioni ancora, Questo porta perd ad un regresso infinite: si finirebbe ciod per doversi riferire continuamente ad altre proposizioni, Proprio per evitare questo problema, i matematici hanno claborato il metodo assiomatico. Esso si basa sull’assunzio- ne iniziale di aleune proposizioni, dette assiomi: esse vengono accettate come vore senza bisogno di wna dimostrazione, Secondo questo metodo, una data proposiziono & vera so, ¢ solo so: ‘* © un assioma; oppure ‘* & un teorema dimostrato correttamente a partire dagli assiomi o da pro- posizioni gia dimostrate in precedenza. La verifica della correttezza di una dimostrazione ® oggetto di studio della disciplina chiamata logica Tn un assioma, o in uma generica proposizione, vi postono essere dei termi- ni che hanno bisogno di una definizione. Ad esempio la proposizione “Si dice isoscele un triangolo avente due lati uguali” & una definizione del termine “iso- scclc”, Il termine che va definito (in questo caso la parola “isosecle”) si chiama, defintendum, mentre la proposizione che definisce, cio’ la definizione in sb, & det ta definiens. Nel definiens saranno presenti altri concetti che bisogna definire {nellesempio, i termini “triangolo” e “lato” ). Come nel caso della dimostrazione delle proposizioni, anche in questo caso si andrebbe incontro ad tun regresso ine finito. Per evitare questo, vengono percid clencati, inizialmente, alcuni concetti primitivi, cio’ termini che non vengono definiti, Risulta interessante notare che, sebbene i concetti primitivi non vengano definiti esplicitamente, essi vengono definiti implicitamente dagli assiomi che ne fanno uso In una teoria assiomatica, quindi, si clencano innanzitutto wna lista di con- cotti primitivi e una lista di assiomi. ‘Tutti gli altri concetti saranno poi definiti 4 partire dai concetti primitivi, e tutte le altre proposizioni verranno dedotte, mediante dimostrazioni, a partire dagli assiomi. 1.3 Gli Elementi Buclide raccolse negli Hlementi gran parte delle conoscenze matematiche del tempo, e fu il primo ad organizzarle secondo il metodo assiomatico. L'opera & suddivisia in tredici libri, che trattano la geometria piana elementare, la teoria dei numeri, gli incommensurabili! e la geometria solida, Il libro T inizia con um elenco di ventitx® definizioni, tra cui ‘© Un punto & cid che non ha parti ‘* Una linea @ una Iunghezza senza larghezza ‘+ Una superficie @ ei che ha soltanto hnghezza ¢ larghezza Si pud obiettare dicendo che in realta queste non sono vere definizioni: manca infatti, nell'opera di Euclide, l'elenco dei concetti primitivi. Nelle moderne assiomatizzazioni, proprio i concetti di punto, retta e piano sono assunti come primitivi Dopo le definizioni, Euctide clenca cinque postulati ¢ cinque nozioni comni (0 assiomi). Nella matematica moderna non vi & una distinzione tra assiomi © postulati, Secondo la concezione classica di teoria assiomatica (che si pub ricondurre ad Aristotele), invece, gli assiomi sono quegli enunciati convincenti di por sé, in quanto vorita comuni a tutte le scienze, mentre i postulati sono proposizioni meno evidenti, che riguardano soltanto la disciplina in questione (la geometria nel nostro caso). Le nozioni comni sono le seguenti 1) cose uguali a una medesima cosa sono uguali anche tra loro; 2) se cose uguali vengono aggiunte a cose ugali, gli interi sono uguali; 3) se cose uguali vengono sottratte da cose ugali, i resti sono uguali 4) cose che coincidono I'ma con Valtza sono uguali Puna allaltra; 5) Vintero & maggiore della parte Questi assiomi emunciano proprietA molto generali della relazione d'identita 0 delle relazioni Pordine. I postulati affermano che: 1) si possa tracciare wma retta da un punto qualsiasi a un punto qualsiasi; Il) si possa prohmgare indefinitamente una linea retta; II]) si possa descrivere un cerchio con un centro qualsiasi e un zaggio qualsiasi; "Per “incommensurabile” ai intende un numero iraaionale, cio? non eeprimit apporto di due inter, Seq <2 rettt allors re 6 incotvano' in tm punto P Figura 1.2: IV postulato WV) tu ‘li angoli retti siano ugualis V) so una rotta che intersoca due altre rette forma dalla stessa parte angoli interni inferiori a due angoli retti, le due rette, se estese indefinitivamente, si incontrano da quella parte dove gli angoli sono inferiori a due angol retti In riferimento alla figura 1.2, il V postulato afferma che, se due rette re 5 tagliate da una terza retta ¢ formano due angoli a ¢ f tali che a +4 ® minore i due angoli retti, allora r ed s si meontrano in un punto P dalla parte dit in cui vi sono @ ¢ 8. IV postulato, per ragioni che vedremo pitt avanti, @ detto anche postulato delle parallele Anche a una prima letLura, si nota immedialamente quanto il V postulato sia pitt complesso © meno intuitivo degli altxi. Proprio questo postulato ha un'importanza fondamentale nella nascita delle geometrie non euclidee, come vedremo nei prossimi eapitoli. 1.4 Il problema del V postulato Secondo la concezione classica di teoria assiomatica, gli assiomi ( postulati) devono essere proposizioni la cui verita risulti particolarmente “evidente dall’antichita i matematici hanno ritenuta che il V postulato non avesse il grado di evidenza proprio di un assioma, ¢ probabilmente anche lo stesso Buclide. In- {alti nelle 32 proposizioni che, negli Elementi, soguono agli assiomi e ai postulati, Euclide fa uso del V postulato solo dopo le prime 28 proposizioni, Questo fatto & un'anomalia, dal momento che Euclide, fin dalle prime proposizioni, sfrutta tutti ali altri quattro postulati. Questo avvalora la tesi che Euclide abbia esitato mol- to prima di inchidere tra gli assiomi il V postulato, tentandone probabilmente una dimostrazione a partire dai primi quattro postulati, Come si pud risolvere allora il problema delPevidenza del V postulato? Ci sono sostanzialmente tre Un primo mocio & quello di cercare di dimostrarlo a partire dai primi quattro. La geometria che si basa su primi quattro postulati di Buclide viene chiamata geometria assoluta. Quindi il problema si risolve se si riesce a dimostrare il V postulato nella geometria assoluta. Per pitt di duemila anni inmumerevoli matematici si sono cimentati in quest impresa, fallendo, Un secondo modo & quello di trovare wna proposizione P dalla quale sia deducibile i V postulato e includere P tra gli assiomi. Naturalmente questa proposizione P dovri avere un grado di evidenza maggiore del V postulato. Neanche questa via ha condotto ad una soluzione. Ta texza via, che si & poi rivelata quella corretta, & far vedere che il V postulato non é dimostrabile nella geomnetria assolula. Prima di arrivare a questa importantissima conclusion si @ dovuti passare attxaverso moltissime “dimostrazioni" (tutte exrate) del V postulate. 1.5 Il postulato dell’unicita della parallela Durante la Iunga storia dei tentativi di dimostrazione del V postulato sono state individuate molte proposigioni equivalenti? al V postulato. La pitt famosa 2 quella dell'unicita della parallcla, la quale afferma che: Dati un punto e una retta non passante per quel punto, esiste al pitt una retta passante per il punto ¢ parallcla alla retta data. ‘Questa proposizione, essendo equivalente al V postulato, pud essere sostituita ad ess0, ed & proprio cid che si fa nelle moderne assiomatizzazioni della geometria cuclidea. Si noti che questo assioma afferma che esiste al pit tuna parallela; il fatto che ne esista effottivamente una pud essere dimostrato in geometria assoluta, ¢ quindi non c'® bisogno di assumerlo come assioma, "Duc propossions Pe Qa dicono equivaleti se vale Pea 1 simbolo « sta per "se e solo se". Per dimostrare che Pe Q sono equivalent, quindi, non rola bisogua moetrare che se vale P allora vale Q, ma anche che se vale Q alla vale P. "Secondo la defnisione di Huelde, due vette che appartengono a uno stesso piano si dicono perallele se non hozmo aleun punto in comune 7 Capitolo 2 La nascita delle geometrie non euclidee Come accennato in precedenza, il V postulato ha un’importanza fondamentale nello sviluppo delle geometie non euclidee. Per secoli moltissiini matematici hanno prodotto delle dimostrazioni del V postulato, tutte sbagliate. L’erro- re stava, nella maggior parte dei casi, nell’assunzione, spesso inconsapevole ¢ implicita, di un postulato equivalente a quello da dimostrare: si entra in un cis colo vizioso, ¢ cid falsa la dimostrazione, Solo nell"O hanno cominciato a convincersi che il V postulato fosse indimostrabile nella eo- metria assoluta, cio’ nel sistema formato dai primi quattro postulati di Euclide Si capi dunque che il V postulato poteva anche essere negato, senza giungere ad aleuna contraddizione, Se alla geometria assoluta viene aggiunta la negazione del V postulato come assioma, si ottiene una nuova geometria, detta iperbolica, Questa @ chiamata geometria non cuclidea proprio perché si differenzia da quella basata sui cinque postulati di Euclide, in particolare sul quinto. Come vedremo piit avanti, esistono anche altre geomet sferica. Per quest'ultima, pera, ® necessario operare delle modifiche anche agli altri assiomi della geomettia assoluta, cento alesini matematici je considerate non euclidee, come quella 2.1 Limportanza dell’opera di Saccheri ‘Tra i tentativi di dimostrazione del V postulato il pi significative ® senza dubbio quello dolt'taliano Girolamo Saecheri (1667-1733), un gesuita che insegnd in vari collegi del suo ordine in Italia, Saccheri era profondamente convinto che la geometria euctidea fosse l'unica valida, ed era quindi sicuro della dimostrabiliti del V postulato. Nell’anno della sua morte, egli pubblicd opera Euclides ab omni nacvo vindicatus (Buclide liberato da ogni macchia), nella quale tentd proprio di dimostrare il V postulato. L'approcio di Saecheri fu perd diverso da quello dei suoi predecessori, in quanto egli tentd la strada della reduetio ad aabsurdum (dimostrazione per assurdo). Essa consiste nel negare la proposizione che si vuole dimostrare per poi giungere a una contraddizione. Ilavoro di Saccheri si svolge interamente nella geometria assoluta, Beli par dall’analisi di un quadrilatero birettangolo isoscele (figura 2.1), cio’ un quadrila- Figura 2.1: Il quadrilatero birettangolo isoscele. tero con due lati opposti uguali ed entrambi perpendicolari alla base. Dopo aver dimostrato che pli angoli in Ce in D dovevano essere uguali, avanz® tre ipotesi 1. Vipotesi dell’angolo acuto 2. Vipotesi dell’angolo retto 3. Tipotesi dell'angolo ottuso a seconda che gli angoli in Ce in D fossero minori, uguali o maggiori di un angolo retto, Dall'affermazione che i due angoli sono retti segue il V postulato: dimostrando cio’ che I'ipotesi dell’angolo retto ® Vunica corretta si dimostre- rebbe il V postulato. Saccheri cercd quindi di mostrare, sempre nella geometria assoluta, che le ipotesi dell’angolo acuto ¢ dell’angolo ottuso portavano a con- clusioni assurde, Saccheri riusci senza troppe difficolta a confutare la terza ipotesi: assuumendo cio’ l'ipotesi dell’angolo ottuso pervenne ad tuna contrad- dizione. Partendo dall'ipotesi doll’angolo acuto, invece, egli dedusse numerosi teoremi, senza cadere in alcuma contraddizione. A un certo punto Saccheri dt mostrd Pesistenza di rette dal comportamento asintotico, cio® che si avvicinano sempre di pitt a una vetta (chiamata asindoto) senza mai incontrarla. Il gesuita, a questo punto, scr L'ipotesi dell’angolo acuto é assolutamente falsa, perché ripugna alla natura della linea retta. Questa affermazione non pud costituire, dal punto di vista logico, una confi- tazione delPipotesi dell’angolo acuto. Il comportamento asintotico delle rette non costituisce infatti una contraddizione, ma @ semplicemente qualcosa che va contro Vintuizione. La dimostrazione di Saccheri percid sbagliata, ma in realt, proprio gra ie alla sua opera, il padze gesuita pud essere considerato un precursore della gcometria non euclidea. Infatti egli, nella sua dimostrazione, assunse l'ipote si dell'angolo acuto, negando il V postulato, con Vobiettivo di giungere a una contraddizione, Facendo questo, aveva inconsapevolmente costruito una nuova geometzia non cuclidea, quella che poi sarebbe passata sotto il nome di geometria iperboliea. Figura 2.2: Carl Friedrich Gauss (da http: //it. wikipedia.org). 2.2 Gauss, Lobaéevskij e Bélyai ii di una volta nella storia della matematica, ¢ della scienza in generale, vi sono stati casi di scoperte simultane. Uno di questi proprio quello delle geometric non euclidee. Allinizio dell'Ottocento, infatti, furono tre i matematici che per primi svilupparono delle geomezie diverse da quella euclidea, 1 primo fu il tedesco Car] Friedrich Gauss (1777-1855 pili importanti della storia moderna, Duranteil secondo decenio del XIX secolo cali si era reso conto che tutti i tentativi di dimostrare il V postulato di Eucli- de crano stati vani, e che erano possibili geometric diverse da quella euclidea. Nel 1824, in una lettera a un collega, scrisse di aver sviluppato “sana curiosa geometria, pinttosto diversa dalla nostra, ma fortemente coerente”. Gauss non pubblicd pord mai i suoi risultati, né li comunicd ad altsi matematici: ei aveva claborato tale concetto solo “per se stesso”. L'affermare che la goometria ox- clidea non ® Vanica possibile avrebbe potuto arrecare danno alla sua notevole reputazione: ogli stesso dickiar® di temere le “strilla dei Beot? A partive dal 1826 il matematico russo Nicola} Ivanovié Lobaéevski (1793- 1856), dopo aver osscrvato che nessuno cra mai riuscito ad claborare una die mostrazione corretta del V postulato, enuncid numerosi teoremi della nuova geometria oggi chiamata iperbolica, La pubblicazione del saggio Sut principt della geometria nel 1829 segna la nascita ufficiale della geomotria non euclidea Questa cra basata sulla negazione del postulato delle parallele, cio’ si fonda- va sull'ipotesi che per un punto P esterno ad una retta r si possa tracciar nello stesso piano piit di una retta che non intersocki r. Da questo muovo po- stulato, sostituito a quello dell'unicita della parallela, Lobazevskij dedusse una rmiova geometria, che non presentava nessuna contraddizione logica. Appariva perd allo stesso autore talmente controintuitiva che egli Ia chiam® “geometria immaginaria’ Langherese Jénos Bélyai (1802-1860) giunse alle stesse conclusion’ di Gauss di Lobazevskij nog stessi anni, in maniera indipendente. Gi il padte, Farkas Balyai, aveva dedicato lungo tempo ai tentativi di dimostrare il postulato delle ), uno dei matematici 10 parallele. Quando seppe che anche il figlio aveva cominciato a interessarsene, sii scrisse: Per amor del ciclo, ti imploro di desistere dal tentativo. I problema, delle parallele @ una cosa da temere ed evitare non meno delle pas- sioni dei sensi, poich® anch’esso pud rubarti tutto il tempo e privarti della salute, della serenita di spirito e della felicita. Janos non si fece dissuadere dalle parole del padre, ¢ nel 1829 elabord quella che cgli chiamd “scienza assoluta dello spazio”, partendo dallipotesi che per un punto P estermo a una retta r si possano tzacciare, nello stesso piano, infinite rette parallele ar Dopo due millenni si era finalmente giunti a una soluzione del problema del V postulato: si era capito che la geomotzia cuclidea non ® 'unica possibile, Bra nata allora una nuova geometzia, quella iperbolica, Questo eccezionale risultato non suscitd da subito grande interesse da parte della comunita scientifica, Molti matematici erano scettici,e ritenevano che prima o poi qualcuno sarebbe riuscito a dimostrare che la geometria iperbolica era incoerente, ciod che nascondeva. all suo interno delle contraddizioni. Passarono parecchi anni prima che la geometria non euclidea fosse riconosciuta come valida, in particolare dopo la morte di Gauss, quando i matematici vennero a sapere che il grande studioso tedesco Paveva ritenuta perfettamente legittima, u Capitolo 3 La geometria iperbolica In questo capitolo emancoremo, senza dimostraziono, alcume propricta incronti alle rette ¢ ai triangoli nella geometzia iperbolica. Poi vedremo quali sono i modelli che permettono di dimostrare la cocrenza della nuova geometria. 3.1 Rette secanti, parallele, e iperparallele Come git detto in precedenza, la geomettia iperbolica si ottiene negando il V post nella ge di Lobacevski)” lato, Poichi: quest netria iperbolica viene negato anche quest'ultimo. Infatti I'"assioma ", che viene sostituito al V postulato, afferma che: b equivalente al postulato dell'unicita della parallela, Dati in un piano una retta e un punto esterno, per il punto passano almeno due rete che non incontrano la etta data, Se esistono almeno duo rete parallcle a uma retta data passanti per ino stesso punto, vuol dize che ne esistono infinite, cio’ almeno tutte quelle comprese tra le due. La definizione di rete parallele, in geometria iperbolica, 2 perd diversa rispetto alla geometria euclidea, Si veda la figura 3.1. Le rette che intersecano ° (cioé che hanno un punto in comune con essa) sono dette secanti o incidenti, mentze quelle che non intersecano r vengono chiamate non secanti, Queste Figura 3.1: Le rette me n sono parallele a r, tutte le rette comprese tra men. sono iperparallele. Le altre, che intersecano r, sono dette secanti 2 Figura 3.2: La retta s, incidente a r nel punto P, & compresa tra le due rette h ck, perpendicolari a r ¢ simmotriche rispetto a P. Figura 3.3: Nel verso del parallelismo, le rette r e s si avvicinano sempre di pitt, mentre nel verso oppposto si allontanano sempre di pitt, La retta h @ la prima perpendicolare ar che non interseca ultime si dividono in due gruppi. Le rette parallele sono rette non secanti e sono gli clementi di separazione tza le rette secanti ¢ quelle non secanti, Con questa definizione, quindi, esistono esattamente due rette parallele (le rette m. en della figura 3.1). Le altre rette non secanti, cio’ tutte quelle comprese tra men, sono dette iperparallele, Vediamo ora alcune semplici proprieta che riguardano i tre tipi di rette. Rette secanti $i pud dimostrare che se r e » sono due rette secanti,allora la rotta s 0 compresa tra due relte he k perpendivolari a r e simmetriche Tispetto a P (si veda la figura 3.2). Rette parallele Se prendiamo invece due rete parallele, si pud dimostrare (come in realta aveva gia fatto Saccheri) che esse hanno un comportamento asintotico, cio’ si avvicinano sempre di pitt senza mai incontrarsi. Esse non sono percid equidistanti, come accade in geometria euclidea, Quando si prendono in considerazione due rete parallele ® necessario specificare il verso del parallelismo, cio’ bisogna specificare m che verso le rette si avvicinano sempre di pit, Nel caso della figura 3.3 la retta s & parallela a verso destra, $i pud poi dimostrare che, nel verso opposto a quello del 3 HEX incident rette parallel rette iperparallele Figura 3.4 parallelismo, le due rette divergono indefinitamente. Non tutte le rette perpendicolari a s, inoltre, incontrano r: la retta h in figura ¢ la prima perpendicolare a s a non intersecare r Rette iperparallele Si pud dimostrare che due rette iperparallele hanno una, una sola, perpendicolare in comune, Inoltze il segmento di minima di- stanza tra le due rette @ quello che giace sulla perpendicolare comune ¢ ha sli estremi sulle due rette, Nella figura 3.4 sono sintetizzate le proprieta appena esposte, Sono sta- i usati degli espedienti grafici per dare una rappresentazione intuitiva della situazione 3.2 Triangoli iperbolici La principale differenza tra triangoli euclidei e triangoli iperbolici riguarda la somma degli angoli interni. Nella geometria euclidea la somma degli angoli intern di un triangolo & sempre uguale a due angoli retti, qualunque sia il tipo di triangolo, Nella geometzia iperbolica, invece, la somma degli angoli interni di un triangolo & sempre minore di due angoli retti.. Non ha poi un valore fisso, come nella geometria euclidea, ma pud assumere tutti i valori strettamente compresi tra zero ¢ due retti Indicando con R 'ampieaza di un angolo retto e con S la somma degli angoli interni di un triangolo, la quantith d = 2R — S si chiama difetlo angolare del triangolo. Si pud dimostrare che V'area di un triangolo é direttamente propor- zionale al suo difetto angolaze: pitt czesce il difetto angolare, pitt aumnenta Parca, Poiché nella geometria iperbolica 0 < d < 2R, segue che Varea dei triangoli 2 superiormente limitata. Mentre nella geometria euclidea larea di wn triango- lo pud essere grande a piacere, nella geometria iperbolica non pud essere pitt grande di un certo valore, Un triangolo assume area massima quando il suo u difetto angolare tende a 2R, cio® quando la somma degli angoli interni tende a diventare uguale a 0. Gi sono poi altre “strane” proprieta, come il fatto che due triangoli aventi i tre angoli uguali sono uguali tra loro. Nella geometria euclidea, invece, non vale questo criterio: se due triangoli hanno tutti gli angoli uguali allora essi sono simili, ma non ® detto che siano uguali 3.3 La coerenza della geometria iperbolica Quando Saccheri lavord nell’ipotesi dell’angolo acuto, cio’ nella geometria iper- bolica, cered una contraddizione che portasse ad escludere l'ipotesi stessa. Ora possiamo dire che stesse cercando di dimostrare che Ia. geometria iperbolica & incoerente, cio? contraddittoria: per fare questo & sufficiente trovare una singola contraddizione. Come si pud, invece, dimostrare che la geometria iperbolica ® coerente, cio’ che non ha al suo interno alcuna contraddizionc? Questo problema ® indubbiamente pitt complesso, dal momento che non ® possibile verificare che tutte le proposizioni della geometria iperbolica sono non contraddittorie: esse sono potenzialmente in numero infinito. Il problema pud essere risolto attra vorso il metodo dei modelli, Esso consiste nel prondere wna teoria assiomatica, darne un’interpretazione dei concetti primitivi, e fare poi vedere che, in base a questa interpretazione, gli assiomi della teoria sono validi Nel caso della geometria iperbolica, si possono interpretare i suoi concetti primitivi nella goometria cuclidea: per questo si parla di modelli euclidei detia geometria non euelidea, Vi sono quind: due passaggi fondamental L. i coneetti primitivi della geometria iperbolica vengono interpretati come altrottanti concetti della geometria cuclidea: gli assiomi della geomotria iperbolica vengono cosi automaticamente “tradotti” in proposizioni della geometria cuclidea; 2. si dimostra che le proposizioni della geometria cuclidea che corrispondono agli assiomi della geometria iperbolica sono veri, cio’ che sono teoreri della geometria euclidea. Bisogna notare che, compinti questi passi, si dimostra che la geometria iperbolica ® coerente se lo @ la. geometria cuclidea, il che perd non & mai stato messo in dubbio. Una volta dimostrata la non contradditorietA della geomettia iperbolica (Cispotto a quella euclidea) si pud logicamente concludere che i V postulato indimostrabile nella geometria assoluta, 11 primo modello della geometria iperbolica, la pseudosfera, fu trovato nel 1868 dal geometra italiano Engenio Beltrami (1835-1900). La pseudosfera, (8- gura 3.5) @ una superficie che si ottiene facenco ruotare attorno a un asse una curva chiamata tratirice. Introduciamo ora il concetto di qeodetica, In genera- le, se si prendono duc punti su una superficie, tra tutte le linee tracciate sulla superficie che congiungono questi due punti, le geodetiche sono quelle di mini. ma lunghezza. Ad esempio nel piano euclideo le geodetiche sono le linee rette: infatti il percorso minimo tra due punti A e B sul piano & il segmento AB, che giace sulla retta passante per i due punti, Oza, se interpretiamo il concetto di “retta” della geometzia iperbolica come “goodetica” sulla pseudosfera, allora sulla superficie della pseudosfera valgono gli assiomi della geometria iperboli- ca, La pscudosfera @ quindi un modello della geometzia iperbolica, qualora si 16 Figura 3.5: Una pseudosfeva (da http: //awu.wolfranalpha.con) assumano le geodctiche come lince rette: si dice che la gcometria iperbolica & Ia geometria tntrinseca della pseudosfera. Questo modello non & perd del tutto tovldifacente, dal momento che gli assiomi della geometria iperbolica valgono solo in zone limitate, ¢ eid 2 dovuto alla presonza dei punti cuspidali lingo la mediana della pseudosfera, che rendono la superficie irregolare. Quindi in realta attraverso il modello della pacudosfera non & possibile dimostrare in modo com- Pleto la cocrenza della goometria iperbolica. Esste pot un teoreia, il teorema di Hilbert, il quale afferma che “non esiste alcuna superficie regolare su cui valga nella sua completezza la geometriaiperbolica”. E quindi necessario trovare alti rodell della goometria iperbolica: uccescivamente a Beltrami, due importan- {i matematici, Felix Klein (1848-1925) e Henri Poincaré (1854-1912) proposero + oro modell dela geometria iperbolica, Analizzeremno in questa tratearione solamente il modelo del secondo studioeo 3.4 Il modello di Poincaré Introduciamoil concetto di circonferenze ortogonali (si veda la figura 3.6). Pren- diamo due circonferenze secanti I; eT sia P uno dei due punt di intersezione Selle rette tangenti aT’, ea P2 passanti per il punto P sono perpendicolari, allora Jo duo circonferenze sono dette ortogonali Possiamo ora illustrate il modello di Poincaré. Sia T una citconferenza (en lidea) di contro O: essa costituisce il piano iperbolico. Chiameremo I-punti i “punti iperbolici”, Lrette le “rette iperboliche”, e cosi via. Nel modello di Poin- 6 Tr Figura 3.6: Le duc eirconferenza I) T3 sono ortogonali caré un Epunto ® un punto interno alla circonferenza I’ (i punti appartenenti aT non sono I-punti, cio’ non appartengono al piano iperbolico), Una Lretta ® invece un arco di circonferenza ortoganale a I’ con gli estremi su I’ ¢ interno ad essa, oppure un diametro di P. Nella figura 3.7 si possono osservare alcune rette rappresentate sul piano di Poincaré. Le I-rette m ¢ n sono le due parallele ar passanti per "punto P, Questo pud sembrare strano, dal momento che, ad esempio, i due archi r em si intersecano in un punto in corrispondenza di T. Come si detto prima, perd, i punti che appartengono alla cixconferenza T non sono I-punti, quindi effettivamente le duc rette r ¢ m si avvicinano sempre di pitt senza mai incontrarsi, Nella stessa figura si possono poi osservare alcune iperparallele ar passanti per P: si noti che la Fretta iz @ un diametro di I Come si misura lampiezza di wn angolo nel modello di Poincaré? B molto semplice: date due Lrette che si intersocano in un punto P, basta tracciare Ie tangenti alle due Lette in P e misurare l'angolo (euclideo) tra queste due rette. Nella figura 3.8 @ raffigurato un triangolo iperbolico in cui ? evidenziato Pangolo in A La limghezza é dofinita in manicra molto pitt complessa: dato un L-segmento AB che giace su una Lretta i cui estremi su sono i punti Ue V , la -lumghezza di ABe |in (AU-BY |" avo, Tntuitivamente si pud dive che segmenti della stessa Ilungheza risulteranno sempre pitt piccol (nel senso di lunghezza euclidea) man mano che ei si allontana dal centzo della circonferenza P. Se poi teniamo fisso un punto, diciamo A, ¢ facciamo avvicinare sempre di pitt il punto B al punto U che si trova sulla iconfoxenza, la Lhungheaza di AB tende all'mfinito. Pereid, im ogni caso, i punti A eB sono infinitamente distanti dal “bordo” della eixconferenza. 11 modetlo ai Poincaré permette di “visualizzarc” molte proprieta del piano iperbolico. Si pud poi dimostrare rigorosamente che nel modello di Poincaré valgono tutti gli assiomi della geometria iperbolica. In particolaze vale l'assiorsa di Lobatevskij, secondo il quale per un punto esterno a una retta passano almeno diue rotte parallele ad essa. Se a “retta’ si sostituisce “Lretta” e a “punto” si sostituisce “I-punto”, Passioma di Lobaéevskij diventa wna proposizione della geometria euclidea, ciod: Ww Figura 8.7: I modello di Poincaré: le Lrette m e n sono le due L-rette pazallele ar passanti per P, mentre le rete ii, i2 ¢ iy sono L-rette iporparallele ar Figura 3.8: ‘Triangolo iperbolico nel modello di Poincaré: & stato evidenziato Pangolo in A Data nel piano euclideo una circonferenza I’ presi un arco r di it~ conferenza ortogonale ad essa (con gli estremi sue interno ad essa) un punto P intemo aT, esistono infiniti ati archi di citconfexenza ortogonali a Pe passanti per P che non intersecano r. Questa proposizione ? dimostrabile nella geometria euelidea, cosi come gli altri assiomi, interpretati usando le definizioni date di Lretta, I-punto, eccetera. Abbiamo quindi dato un’interpretazione dei concetti della geometria iper- dolica nella geometria cuclidea, © abbiamo visto che “traducondo” gli assiomi della primaa in proposizioni della seconda, essi diventano teoremi della geometria euclidea. Da questo segue che, se la geometria iperbolica & cocrente, cio? non contraddittoria, allora lo @ anche la geometria iperbolica. Se infatti esistesse una proposizione contraddittoria nella geometria iperbolica, interpretando que- sta proposizione secondo il modello di Poincar’ otterremmo una corrispondente contraddizione nella geometria cuclidea. Dalla non contradditorieti della geo- metria iperbolica rispetto a quella cuclidea sogue anche un altro fatto molto importante, cio’ l'imdipendenza del V postulato. Se il V postulato fosse dimo- strabile a partive dagli assiomi della geometria assoluta, non potrebbe infatti esistere un modello (come quello di Poincaré) in cui valgono gli assiomi della geometria assoluta ma non il V postulato. ct} Capitolo 4 La geometria sferica Ci accosteremo in questo capitolo a una nuova goometria, diversa sia da quella euclidea che da quella iperbolica. L'approcio sara diverso da quello del capitolo precedente, in quanto verra proposto inizialmente il modello della geometria, ¢ poi verrano esposte alcune proprieta (in particolare per quanto riguarda le rette © i tyiangoli, come fatto nel capitolo precedente). 4.1 L’assioma di Riemann La gcometria sferica si basa sull’assioma di Riemann: Due rette qualsiasi di un piano hanno sempre almeno un punto in Questo significa che, presa una retta r, per um punto P esterno ad essa nom passa alouna retta paraela ar (mentze nella geometria euclidea ne passa esattamente tuna, ¢ in quella iperboliea infinite). Se perd sostituiamo questo assioma con il V postulato, otteniamo un sistema contraddittorio: infatti 8 possibile dimostrare Vesistenza della parallela nella seometria assoluta. Perché possa valere l'assioma di Riemann, quindi, bisogna oporare modifiche anche ad altri assiomi. Il sisterna di assiomi della goometria sferica in realta abbastanza complesso, quindi non ee ne occuperemo in questa sedo 4.2 La geometria intrinseca della sfera Nel capitolo precedente abbiamo visto che la geometria iperbolica la goometria intrinseca della pseucosfera (anche se in zone limitate). Come si pnd intuire dal nome, la geometria sferica ? la geometria intrinseca della sfera. Ricordiamo che wficie si intende la geometria che risulta per geometria intrinseca di tuna sup assumendo Ie goodetiche della superficie come lince rette. Ma quali sono le geodetiche della superficie sferica? In altre parole, qual’® il percorso pitt breve tra due punti su una sfera? Supponiamo di voler viaggiare in acreo da Parigi a Los Angeles: la prima citta si trova a una latitudine di circa 49° N, mentre la seconda a circa 34° N, quindi si trova pitt a sud rispetto alla prima. Preso un planisfero, si potrebbe 20 pensare che il percorso che scegliera aereo sia. quello rappresentato dal segmento i linea retta che collega le due citta. Il percorso dell’aereo non sara perb questo: esso infatti si dirigera inizialmente verso nord, e il suo tragitto andra, addirittura a toccare la Groenlandia (vedi figura 4.1). Questo perché la terra pub essere approssimata a tna sfera, e le geodetiche sulla superficie sferica sono Ie circonferenze massime, come ad esempio I'Equatore (mentre i meridiani sono semicirconferenze massime) Figura 4.1; Da Parigi a Los Angeles (da http://www. wolframalpha. con/) ‘Quindi le rette della geometria sferica, cio’ le S-rette, saranno le circonferen- ze massime della superficie sferica, mentre gli $-punti saranno semplicemente i punti sulla superficie sferica. 4.3 Rette e triangoli sferici Nella geometzia sforica ogni retta ha la stessa lunghezza, fnita: questa ® una diforenza sostanziale sia rispetto alla geometria euclidea sia a quella iperbolica Inoltre non esistono rette parallele sulla sfera, ma due S-rotte qualunque si intersecano sempre in due punti diametralmente opposti (come in figura 4.2) Si noti poi come per due punti diametvalmente opposti sulla supesficie della sfera passin infinite rette Per quanto riguardai triangoli sferici Ia somma degli angoliinterni@ sempre maggiore di due angoli retti: si pud ad esempio costruire un triangolo trivettan- ‘golo (figura 4.3). Se S ® la somma degli angoli interni di un rettangolo ¢ R @ Fampiezza di un angolo retto, allora la quantita S —2R ® chiamata eccesso angolare del triangolo, Come nella geometria iperbolica Varea i un triangolo ® dixcttamante proporzionale al suo difetto angolaze, cosi nella geometria sfevica area di un triangolo ¢ direttamente proporsionale al suo eccesso angolare. a Figura 4.2: Le due S-rette si incontrano nei due punti diametralmente opposti PeP. Figura 4.3: Il triangolo ABC & um triangolo trirettangolo in quanto i tre angoli interni sono tutti retti 22 Capitolo 5 Arte e geometria iperbolica 5.1 Escher, artista ispirato dalla matematica [..] mi sembra spesso di avere pitt ‘cose in commune con i matemati che con i miei colleghi artist, MC. Becher Maurits Cornelis Escher (1898-1972) fu un grafico olandese, particolarmente famoso per le sue litografie ¢ incisioni su legno. La logica, Ia matematica e In geometzia hanno senza dubbio avuto un ruolo importante nella produzione di Bscher; il modo migliore per conoscere la particolarita di questo artista ® farlo attraverso Ie sue opere (si veda la figura 5.1). Una delle mie preferite & Mani che disegnano, in cui ® trattato il tema della autoreferenzialita: Ia mano destra sta disegnando una mano sinistra, che a sua volta sta finendo di disegnare la destra, Escher, poi, & famoso per le sue “figure impossibili”: in Cascata artista, attraverso alcuni espedienti grafici, fa sembrare che l'acqua scenda indefinitamente. Escher diede anche delle bellissime rappresentazioni di oggett matematici, come ad esempio il “nastro di Mobius” (vedi Nastro di Mobius IT), una figura molto particolare che presenta tuna sola “faccia” Cid che ci interessa ® il fascino che il concetto di infinito aveva su Escher: gli tentd di “avvicinarsi” ad esso in alcune delle sue opere. Uno dei tentativi in questo senso lo troviamo nell’opera Sempre pit piccolo (figura 5.2). Pit si avvicinano al contro, pit i rettili si rimpiecioliscono: nel contro viene raggiunto, idealmente, l'infinitamente piccolo e linfinitamente mumeroso. Escher compi altri tontativi simili a questo, ma non ne fu mai pienamente soddisfatto; proprio riguardo allopera Sempre pili piccolo egli stesso serisse: Dal punto di vista della composizione questo lavoro & solamente in parte soddisfacente. no un frammento, in quanto verso lesterno il disegno @ limitato arbitrariamente, Non @ stata raggitunta, cosi, una composizione completa. onostante il limite centrale es 23 (b) Cascate (6) Nastro dt Mobvus Figura 5.1; Aleune opere di M.C. Escher Figura 5.2: M.C. Escher, Sempre pitt piccolo. a Figura 5.3: Tassollazione del piano iperbolico di Coxeter con triangoli 30°-45°- 90° (da http: //uwy mathaware.org/nan/03/essay1 .htal) 5.2 H.S.M. Coxeter, il matematico che ispirava gli artisti Sono come qualungue alts artista, solo che eid che riempie la rin mente sono le forme © HSM, Coxeter Harold Scott MacDonald Coxeter (1907-2003), spesso chiamato semplice- mente Donald Coxeter, fs uno dei pitt grandi studiosi di geometria del ventesimo secolo. Nacque a Londra e studid filosofia della matematica a Cambridge, men- ‘ve nel 1936 si tuasfer} all'universita di Toronto, dove lavord e comp! i suoi studi per pitt di 60 anni. Uno dei suoi libri pitt famosi & Introduction to geometry, del 196 Escher ¢ Coxeter si conobbero nel 1954 im occasione del Congrosso interna- zionale dei matematici: diventarono grandi amici e instaurarono wn rapporto di collaborazione reciproca, sopra per corrispondenza. Nel Coxeter Crystal symmetry and its generalization Escher trovd un disegno che lo colpi molto (quello di figura 5.3): esso & una tassellazione del piano iperbolico, secondo il modello di Poincar’. In questa figura tutti i triangoli rappresentati sono congruenti ¢ hanno gli angoli di 30°, 45° © 90°: si noti come rimpicciolisca- no sempre di pitt man mano che si avvicinano alla circonferenza. A proposito i questa figura, Escher scrisse, in una lettera a Coxeter: Yarticolo di Nonostante il testo del suo articolo Crystal symmetry and its genera- zation sia troppo indirizzato a persone pitt eru Figura 5.4: M.C. Escher, Limite del cerchio 1 = umn semplice uomo che da s? ha imparato a fare disegni piani - alow ne delle illustzazioni e soprattutto la figura 7 a pagina LI [efr. figura sai hanno provocato una forte emozione. Da tanto tempo nutzo tun certo interesse per disegni con det motivi che diventino sempre pit piccoli finch raggiungono il limite dell’infinitamente piccolo, La questione é relativamente semplice se il limite um punto al centzo dol disegno. Anche il limite assiale per me non ® tina novita, ma non sono mai stato capace di fare tun disegno in eui ogni macchia diventa gradualmente pitt piccola partendo dal contro di un cerchio e andando verso il suo limite esterno. Dopo aver visto il disegno di Coxeter, quindi, Escher trovd finalmente la strada che lo avrebbe portato all'infinitamente piccolo. 5.3. La serie Limite del cerchio di Escher Nel 1958 Escher diede una sua personale interpretazione del disegno di Coxeter: ilrisultato fu Limite del cerchio I (figura 5.4). Escher stesso dichiavd che questo primo tentativo non fa del tutto soddisface Lartista, infatti, scrisse Tutte le file, sottolincate dagli assi dei corpi, sono costituite da due pesci bianchi i quali volgono le teste gli uni agli altri, e due eri, le cui code si toccano. In ogni fila non © cosi nessuna co: i movimento né di colore unitario. Escher vealizzo successivamente Limite del cerehio II, una vatiazione del primo, con delle croci al pasto dei pesci. In Limile del cerchio IV, invece, sono presenti angelie demoni. Il migliore & perd Limite del cerchio IIT (figura 5.5), im cui Escher elimina tutti i “difetti” individuati in Limite del cerchio I. Qui infatt 26 Figura 5.5: M.C. Escher, Limite del cerchio IIL vid una continuitd sia di movimento che di colore: le lince bianche delizaitano le corsie su cui si muovono i pesci, ¢ in ogni corsia si trovano pesci dello stesso colore che procedono nella stessa direzione. Chiudiamo con una curiosit’. Dopo Ia serie Limite del cerchio, Escher rea lizzd anche la serie Limite del quadrato. Coxeter comrontd quest’opera nella maniera seguente: Molto bello, ma piuttosto ordinario ed euclideo, quindi non partico- larmente interessante. I limiti del cerchio sono molto pit interessanti, cessendo non euclidel 7 Capitolo 6 Discussioni filosofiche 6.1 La nuova concezione di teoria assiomatica Nel corso dell’Ottocento vi furono numerosi progressi nell'ambito della matema- tica, tra i quali va snnoverata la scoporta delle nuove geometric non cuclidee. Sul finire del XIX secolo si avvid, di conseguenza, una discussione sui fondamenti della matematica, al fine di dare maggiore rigore alle teorie di questa disciplina. Nel modello classico Vintuizione giocava ancora un ruolo fondamentale: nel caso della geometria, quella euclidea era “evidentemente” I'unica esatta e possibile. Come invece la nascita delle goometric non cuclidee ha confermato, V'evidenza ¢ Vintuizione non bastano a rendere tuna teoria matematica valida: la geometzia iperboliea, anche se controintuitiva, cocrente ¢ quindi perfettamente legittima al pari di quella euclidea La concezione classica dell’assiomatica prevedeva che gli assiomi dovesse- ro avere un certo grado di evidenza e che i concetti primitivi dovessero aver tun legame con enti esterni, A partire dalla scconda met dell’Ottocento si invece affermata una nuova conceziona di assiomatica, che si pub sintetizzare efficacemente citando un aforisma del filosofo Bertrand Russell (1872-1970) La matematica é quella scienza in cui non si sa di cosa si sta parlando, né se cid che si sta dicendo ® vero, Secondo la coneczione moderma di assiomatica, infatti i cone sievono necessariamente avere wun collegamento con enti esterni. ssi non ven- ono definiti (come invece aveva tentato di fare Euclide) e il fatto di sapere o ‘meno cosa siano non gioca alcun ruolo nelle dimostrazioni. Per quanto riguarda, la verila degli assiomi, effettivamente non c’t aleun bisogno di sapere che wn certo assioma é vero, ma é sufficiente sapere che quel dato assioma pud essere usato nel corso di una dimostrazione. David Hilbert (1862-1943) ebbe un ruolo importante nello sviluppo e nell’e- voluzione di questa nuova concerione, Kgli fa il fondatore di una nuova scuola, il formatismo, Un sistema di assiomi deve soddisfare, secondo Hilbert, queste te propricta: imitivi non ‘* Ia non contradditorieté 0 coerenza: non deve cio’ essere possibile dimo- strare un certo teorema e anche la sua negazione; 28 * la completezza: ogni proposirione (che possa essere espressa nei termini dei concetti primitivi) o la sua negazione pud essere dimostrata a partire dagli assiomi; ‘+ Vindipendenca: nessun assioma pud essere dimostrato a partire dagli altri. Nel 1931 Kurt Gédel (1906-1978) dimostyd due famosi teoremi, i cosiddetti “teo- remi di incompletezza di Gddel”. Il primo afferma che ogni sistema di assiomi sufficientemente potente da contenere V'aritmetica ® incompleto; esiste cio® una certa proposizione G che non ¢ né dimostrabile né refutabile. Il secondo teore- ma afferma invece che se un sistema di assiomi ? coerente, allora non ? possibile dimostrare, all'interno dol sistema, la sua stessa cocrenza. Una comprensione profonda di questi teoremi non é per nulla immediata, e anzi essi danno spesso Iuogo a fraintendimenti. Ai fini di questa trattazione basti dunque sapere che cessi misero in crisi il programma di Hilbert. Nel caso delle geometrie non enclidee, abbiamo gid visto che la loro coerenza ® stata dimostrata relativamente a quella euclidea. Come dimostrare quindi Ia cocrenza di quest'ultima? Come per le geometric non cuclidee & possibile co- struire un modello allinterno della geometria euclidea, cost per la geometria ex- clidea 8 possibile costruire un modello all'interno dell'aritmetica, interpretando il concetto di “punto” come “copia di numeri reali”, “retta’” come “equazione del tipo az + by + c= 0", eccetera. In questo modo il problema della cocren- za della geometria viene ricondotto a quello della coerenza dell’aritmetica, che perd, come ha dimostrato Gadel, non pud essere dimostrata al suo interno. 6.2 Geometria e spazio fisico Le geometrie non euclidee potrebbero apparire fine a sb stesse, cio’ senza alctina, applicazione al di fuori dell'ambito strettamente matematico. In realt’ nei primi anni del Novecento Albert Einstein, nella sua tooria della relativita generale, impieg® le geometrie non euclidee nella descrizione del mondo fisico. Questo ci rimanda a na questione di grande interesse: qual’e il rapporto tra la geometria e la realta che ci cixconda? Qual’é la geometria dello spazio fisico” Dal momento che sono possibili pitt geometric, qual’s quella “vera”? A questo quesito diede una risposta Jules-Henri Poincaré (1854-1913), assu- mondo una posizione che passd poi sotto il nome di convenzionatisme. La tesi i Poincaré si oppone a due visioni: quella kantiana e quella empixista. Secondo quanto Immanuel Kant sostoneva, gli assiomi della geometria euclidea sono giue dizi sintetici a priori. Questa posizione & stata smentita proprio dalla nascita delle geometrie non euclidee, nelle quali il V postulato viene negato: esso non pud quindi essere un giudizio sintetico a priori. Secondo la posizione empicista, invece, gli assiomi della geometria sono basati sull'esperienza, ¢ le proposizioni geometriche sono suscettibili di verifica empirica, Secondo Poincaré, invece, gli assiomi della gcometria sono ercazioni dell’'uomo, c nessuna esperienza potra mai verificare o falsificare un teorema geometrico. Diverse sono le argomentazioni che Poincaré utiliza per confutare la tesi empirista. Egli osscrva innanzitutto che la geometria si basa su enti ideal, diversi dagli oggetti della realt8, Constata poi che la goometria ha un carattere atemporale, ¢ non @ soggetta a continue revision’, come avcade invece per le teorie basate sull’esperienza. Poincaré so- stiene infine (¢ questa & forse I'argomentazione pitt importante) che prima di 29 sperimentare un sistema geometrico ® necessario fare delle ipotesi sulla natura degli oggetti reali impiegati: per esempio supporre che i ‘metri” (intesi co- ae strumenti di misuza) siano rettiinei einvaniabill. Con le opportune ipotesi, Gquindi, sara sempre possibile sostenere una certa geometria a scapito di un'altra Queste sono quindi le conclusion’ di Poincaré nell’opera La scienza ¢ lipotest: Gili assiomi della geometzia non sono dunque né dei giudizi sintetici a priori né dei fatti sperimentali. Sono delle convenzioni; |...) Allora cosa dobbiamo pensare di questa domanda: la goometria cuclidea ® vera? Essa non ha alcun senso. [...] Una geometria non pud essere pitt vera di un'altra, pud soltanto essere pitt comoda. Ora, la geometria euclidea ® ¢ restera la pitt comoda: 1, Perché & la pitt semplice; [...] 2. Perehé essa si accorda molto bene con le proprieta dei solidi na- ttarali, quei corpi cui si avvicinano le nostre membra e il nostro cchio e con i quali noi facciamo i nostri strumenti di misura, 30 Appendice A Una dimostrazione Dimostreremo in questa appendice che il V postulato di Buclide ¢ il postulato delPunicita della parallel (che @ora in poi chiameremo UP per brevita) si equivalgono, La dimostrazione sara divisa in due parti, in quan dimostrare sia che se vale UP allora vale il V postulato sia il viceversa bisognerd Sea = 7 allora re ¢ sono parallele Se ey sono supplementari allora r e s sono parallel Figura A.1: La proposizione 28 degli Blementi di Buclide Enunciamo innanzitutto la proposizione 28 degli lereenti (vedi Sgura A.1) So due rette qualsiasi tagliate da una trasversale formano con 4 stultima angoli corrispondenti uguali o angoli coniugati interni sup- plementari*, allora le due rette sono parallele. Per le definizioni di angoli corrispondenti e coniugati interni si faccia riferimento alla figura A.2. La proposizione 28 un teorema della geometria assoluta, cio’ si dimostza senza fare uso del V postulato, ed ? quello che assicura Pesistenza della parallela ad una retta per un punto esterno ad essa, Passiamo ora alla dimostrazione vera e propria, ‘Due angoli si dicano supplementari so le somma delle loro an due angol ett ene oquivale 4 quelle di al Angoltalterni internis 305; 466, Angolialteri eternis Le 7, 208. 4m S06. 8 267. 4e8; 266; S67, Figura A.2: Definirione da una trasversale ¢ 4 nomi dogli angoli formati da due rette r ¢ + tagliate Se UP allora V postulato Dimostrazione. Assumiamo come vero il postulate dell'unicita della parallela; dobbiamo ora dimostrare che due rotte r ¢ s cho formano con Ia trasversale t gli angoli ae f tali che e+ @ minore di due angoli xetti si incontrano in un punto (si veda la figura Aa). Consideriamo la retta u passante per P tale che a ¢ +y siano supplementari. Per la proposizione 28, essendo ae y angoli coniugati interni, le rette r ¢ w sono parallele. Per il postulato dell"unicita della parallela, we Punica parallela a r passante per P. Percid s non pud essere parallela a r, quindi intersechera r in un punto. a Se V postulate allora UP Dimostrazione. Assumiamo, questa volta, il V postulate come vero; bisogna una retta, parallela. Consideriamo Ja retta u passante per P tale che gli angoli a e + siano supplementari (si veda la figura A.3). Per la proposizione 28 di Euclide la retta 1 parallcla ar. Sia ora s una retta qualsiasi passante per Pe distinta da 1, che forma con ¢ un angolo G, Dimostriamo che re s si incontrano. Abbiamo due casi. dimostrare che per un punto P esterno a una retta r passa al pi 2 Seat Per il V postulate ro s si incontrano (a destra dif) minore di due angoli retti si ha la situazione della figura A.3a # Scat (7 maggiore di 2 angoli retti si ha la situazione della figura A.3b La proposizione 13 di Buclide afferma che due angoli adiacenti? sono sup- plementari, In questo caso a+e = 2 retti, ma anche @ +4 = 2 retti, da. "Due angoll rone siacciono sulla stones Jincenti se Bannon lato in comune ¢ gli alte! due sono oppostt 32 @ ©) Figura AS cui a+S+2+6 =4retti, Poich® a+ > 2retti, segue che J+ < 2retti Ma é ec ¢ sono angoli alterni interni formati dalle yette r ¢ s tagliate da 4, e siccome abbiamo dimostrato che la loro somma ® minore di 2 angoli rotti, per il V postulato r e s si incontrano (a sinistra di ¢). In ognuno dei due casi, quindi, rs si incontrano in un punto, quindi u 2 Tunica parallela a r passante per P. a A.1 Considerazioni sulla dimostrazione Bisogna notare che la dimostrazione, cosi come é stata proposta, é, in un certo senso, incompleta, Sono stati infatti enunciati due teoremi (le proposizioni 13 ¢ 28) che non sono stati dimostrati. Ovviamente si sarebbero potute dimostrare Je due proposizioni in questione, ma sarebbero stati necessari altri teoremi a cui riferizsi, che a loro volta avrcbbero necessitato di una dimostrazione, e cos via fino a ricondursi agli assiomi. Ovviamente sarcbbe assurdo pensare che in ogni dimostrazione di un teorema ci si debba sempre ricondurre agli assiomi: a un certo punto ci si ritroverebbe a dover scrivere dimostrazioni lunghe centinaia di pagine. Per questo & lecito riferirsi ad altri teoremi, sempre che siano gid stati dimostrati in precedenza. In una tcoria assiomatica, quindi, prima si enunciano gli assiomi, poi tutte le altye proposizioni vanno dimostrate a partite dagli assiomi o da proposizio- nj dimostrate in procedenza. Nessuna proposizione, oltre agli assiomi, si pud considerare “scontata”: anche la pit evidente deve essere dimostrata, 33 Conclusioni Non tutti (0, per meglio dire, pochi) trovano la matematica una materia af- fascinate: di questo ne sono perfettamente consapevole. Spesso si pensa alla matematica come una disciplina in cui si tratta solo di numeri e diflicili teore- mi, perlopii “inutili". Cosi non 8, ¢ eredo che i temi trattati in questo lavoro lo confermino. Innanzitutto si @ visto come una teoria matematica apparente- mente priva di ogni utilit abbia portato alla realizzazioni di bellissimi lavori artistici, oltre ad avere avuto applicazioni nella fisica ¢ ad aver generato nume- rose discussioni dal punto di vista filosofico. Credo poi che non sia di minore importanza l'aspetto storico, Infatti di per sé la scoperta della gcometria iper- bolica potrebbe risultare di scazso interesse, Ma il fatto che questo risultato sia stato raggiunto solo dopo pit di due millenni di riflessioni intorno al problema rende questo avvenimento molto pitt affascinante. La storia della matematica ® un argomento che non viene quasi mai affrontato a scuola, ¢ questo 2, a mio parere, molto negative, Spesso conoscere la storia di una teoria matematica, i motivi por cui @ nata ¢ si é sviluppata, ¢ i rapporti con altri campi del sapere pud rendere lo studio della teoria stessa assai pitt interessante. Questo @ quello che ho cexcato di comunicare attraverso questo lavoro, ¢ spero di aver raggiunto il mio obiettivo. Bibliografia [1) Evandro Agarzi & Dario Palladino, Le geometrie non euelidee ¢ i fondamenti della geometria, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1978 [2] Dario Palladino & Claudia Palladino, Le geoemeirie non euclidee, Roma, Carocei Editore, 2008 [3] Carl Benjamin Boyer, Storia della matemeatica, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1980 [4] Maurits Cornelis Escher, Grafica ¢ discon, Roma, Gruppo Eeitoriale Espresso, 2003 [5] Bruno Ernst, The magic mirror of M.C. Escher, Kéln, TASCHEN, 2007 [6] Siobhan Roberts & Asia Ivié Weiss, “Donald nel pacse delle meravighe: le varie sfaccettature di HS.M. Coxeter”, da Matematica e cultura 2005, Springer, pp. 15-28 [7] Siobhan Roberts, “Il re dello spazio infinito”, da Matematica ¢ cultura 2008, Springer, pp. 61-79 [8] AA. VV., Il testo filosofico, Milano, Edizioni Bruno Mondadori, 1998

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