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Prove Di Laboratorio
Prove Di Laboratorio
Questo capitolo tratta delle prove di laborario che servono per ricavare i parametri da introdurre nei
modelli. Inizialmente vengono affrontate le condizioni al contorno, sia con riguardo alle azioni applicate che alle
condizioni di drenaggio; in seguito vengono illustrati i tipi di prove ed i risultati delle prove di taglio diretto e delle
prove di compressione cilindrica erroneamente chiamate prove triassiali.
Figura 10.2
Il significato di queste due modalit di condotta delle prove evidente se riportiamo in un grafico i risultati delle prove,
rispettivamente in condizioni di controllo di carico ed in condizioni di controllo di spostamento.
Con le prove condotte in condizioni di controllo di forze prendiamo
un provino, andiamo ad incrementare le forze e misuriamo gli
spostamenti. Quando viene raggiunto il carico massimo il campione
si rompe bruscamente e la prova si interrompe.
La prova edometrica un esempio di prova eseguita con controllo di
forza, nella quale la deformazione laterale impedita.
Figura 10.3
Con le prove eseguite in condizioni di controllo di spostamenti si
mette il provino tra i piani di una pressa molto rigida e vengono
imposti gli spostamenti mediante un motore passopasso che procede
con una certa velocit. In questo caso si misura la forza che il
campione oppone.
Si vede in questo modo il comportamento del campione anche dopo
aver raggiunto il valore massimo del carico. Dopo il valore massimo
si riducono i carichi che il campione sopporta.
Con questo tipo di prove si ottengono i grafici F con la parte
discendente della curva.
Figura 10.4
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
Figura 10.5
Distinguiamo due tipi di prove:
1. PROVE IN CONDIZIONI DRENATE (D)
Il rubinetto aperto.
u=0
I carichi sono applicati in modo tale che possibile dissipare le pressioni interstiziali.
V0 C una variazione di volume del campione, che misuro leggendo il livello dellacqua nella buretta.
Posso sapere esattamente di quanto varia il volume del provino perch il campione saturo S=1.
2. PROVE IN CONDIZIONI NON DRENATE (U)
Il rubinetto chiuso.
u0
Misuro al manometro le variazioni di pressione interstiziale.
V=0
La variazione di volume nulla.
Riproduco in questo modo le condizioni iniziali di un processo di consolidazione, nel momento in cui applico i
carichi.
Da notare le lettere maiuscole che identificano il tipo di prova derivano dai vocaboli in Inglese D drained (drenata), U
undrained (non drenata).
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
Tipi di prove.
Quelle che abbiamo visto sono le condizioni per le prove che generalmente vengono eseguite a carico dei campioni di
terreno. Si possono sottoporre i campioni a prove che differiscono fra loro per gli stati di sollecitazione o deformazione
applicati.
Possiamo distinguere due classi di prove.
1. La prima classe di prove caratterizzata dalla coincidenza fra gli assi principali delle tensioni e delle deformazioni e
dallassenza di rotazione degli assi principali durante la prova.
2. La seconda classe di prove caratterizzata dalla rotazione delle direzioni principali durante la prova e sono utilizzate
principalmente per le misure di resistenza. Le presentiamo nel paragrafo delle prove di taglio.
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
Prove di taglio
PROVA DI TAGLIO DIRETTO
Sono qui rappresentati lo schema della prova di taglio diretto e la modalit di rottura del provino.
Figura 10.6
PROVA DI TAGLIO SEMPLICE
Sono qui rappresentati lo schema della prova di taglio semplice e come il provino si distorce.
Figura 10.7
PROVA DI TORSIONE, O PROVA CON CILINDRO CAVO
Si pu applicare un carico esterno, un carico assiale ed un momento torcente. Il carico interno al cilindro pu essere
diverso da quello esterno.
Figura 10.8
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
Figura 10.9
In laboratorio il provino ha una base quadrata di lato 60mm e unaltezza di 2030mm. Il provino completamente
immerso in acqua in modo che non si formino menischi e si annullino le pressioni al contorno. Le prove di taglio diretto
sono sempre prove in condizioni drenate, cio viene condotta molto lentamente in modo che si dissipino le pressioni
interstiziali.
Le prove di taglio diretto si dividono in due fasi:
I FASE:
CONSOLIDAZIONE
APPLICHIAMO N
MISURIAMO v
Durante la prima fase applichiamo un carico costante N e misuriamo lo spostamento verticale v. La prova identica ad
una prova edometrica. Quando gli incrementi di spostamento tendono a zero il processo di consolidazione concluso.
Noi utilizziamo la curva logt, v per controllare il processo di consolidazione. La fase di consolidazione dura 24 ore e
vengono applicati a tempi prestabiliti dei carichi che sono via via il doppio del precedente.
II FASE:
TAGLIO
APPLICHIAMO h
MISURIAMO T
CONDIZIONI DRENATE (u=0)
Durante la seconda fase applichiamo h mediante un motore a velocit costante e misuriamo T. I risultati vengono
riportati direttamente in un grafico h ,T. Anche questa seconda fase avviene in condizioni drenate, cio viene condotta
in modo estremamente lento; se la prova fosse veloce le pressioni interstiziali non avrebbero il tempo di dissiparsi e noi
non possiamo conoscerne lentit.
Entriamo nel dettaglio della seconda fase chiedendoci a quale velocit deve avanzare la scatola di taglio per ottenere che
la prova sia effettivamente drenata anche durante la fase di taglio. Lo spazio da percorrere h di 35mm per ottenere i
valori di resistenza a taglio di picco mentre h di 79mm per ottenere i valori ultimi, infine h dellordine di 10cm
per ottenere i valori di resistenza residua e si ottiene riportando a zero la scatola di taglio numerose volte. Il tempo deve
essere valutato in modo coerente con la fase di consolidazione. Dal diagramma cedimentotempo in scala
semilogaritmica determino cv con il metodo di Casagrande, detto anche metodo del logaritmo. In queso modo potrei
utilizzare cv in modo parametrico se tutte le prove utilizzassero lo stesso strumento standardizzato, e otterrei la velocit
del motore dividendo cv [m2/s] per h [m]. Altrimenti in modo pi generale ricavo dallo stesso diagramma t50 e con
questo v=h / t50.
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
Con la prova di taglio diretto riscontriamo due tipi di comportamento.
1. COMPORTAMENTO CONTRAENTE.
Durante la prova ad un progressivo aumento di h corrisponde un
incrudimento del materiale, cio T cresce via via sempre meno;
contemporaneamente si riscontra un cedimento verticale del
campione, per questo lo riportiamo verso il basso in un apposito
grafico. Quello che si riscontra che al crescere di h il provino si
addensa fino a raggiungere un valore uniforme.
Questo il comportamento tipico del terreno che in passato non ha
subito carichi superiori a quelli applicati nella prova. Riscontriamo un
comportamento contraente nelle:
ARGILLE: normalmente consolidate NC,
debolmente consolidate
SABBIE:
sciolte,
poco addensate
Figura 10.10
2. COMPORTAMENTO DILATANTE.
Durante la prova ad un aumento di h corrisponde un aumento dello
sforzo di taglio T fino al raggiungimento di un valore di picco detto
resistenza di picco, allulteriore aumento di h il terreno diventa meno
resistente, la resistenza decade verso il valore pi contenuto della
resistenza ultima. Per quanto riguarda la dimensione verticale del
campione, inizialmente riscontriamo un cedimento verticale, ma
abbastanza presto si manifesta il comportamento dilatante, cio un
aumento di spessore del provino.
La correlazione tra i due fenomeni si ha in corrispondenza della
resistenza di picco che corrisponde al punto di flesso della curva dei
cedimenti.
da notare come la resistenza ultima nei provini che manifestano
comportamento dilatante tende alla resistenza ultima dei provini con
comportamento contraente, tali provini si riferiscono allo stesso
terreno, ma hanno subito carichi diversi prima di sottoporli alla prova
di taglio.
Riscontriamo un comportamento contraente nelle:
ARGILLE: fortemente preconsolidate,
Figura 10.11
SABBIE:
dense
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
Pu essere utile riportare in un grafico lindice dei vuoti e in funzione degli spostamenti orizzontali h e non dei
cedimenti verticali v.
Figura 10.12
Se riportiamo i risultati di una prova di taglio diretto sul piano di Mohr.
Riporteremo delle coppie di valori medi (, ) e non dei cerchi perch durante la prova non abbiamo valori uniformi di
T ed N. Riporto per alcuni campioni sia i valori di picco che i valori ultimi. Per valori contenuti della tensione verticale
I i valori di resistenza di picco e di resistenza ultima sono nettamente distinti, per valori maggiori di tensione verticale i
due valori coincidono.
I valori di resistenza ultima stanno su una retta passante per lorigine.
Indichiamo con I lANGOLO DI ATTRITO, questo parametro sintetizza il comportamento del terreno che aumenta la
propria resistenza allaumentare dello sforzo normale.
Indichiamo con cI il COEFFICIENTE DI COESIONE, che esprime la resistenza al taglio del terreno senza che vi sia
applicato alcun sforzo normale.
Figura 10.13
A seconda della retta interpolatrice, al variare del livello di tensione I a cui mi riferisco, ottengo I p e cI p diversi.
Per il calcolo delle opere geotecniche utilizzo i valori I , cI di picco o i valori di resistenza ultima?
La risposta non affatto scontata, comunque impieghiamo i valori di resistenza di picco per i materiali sovraconsolidati
in quanto sarebbe eccessivamente cautelativo utilizzare i valori di resistenza ultima che si manifestano solo in prossimit
della rottura. Utilizzo i valori di resistenza ultima qualora lo stato di sollecitazione talmente elevato da non permettere
il manifestarsi lo scavalco dei grani e che comporta direttamente la rottura degli stessi. Non si utilizzano neppure i valori
della resistenza residua se non nel caso in cui ho un frana che si era arrestata ed ora si rimette in moto. Solitamente con
un fenomento dinstabilit di nuova formazione nelle parti pi in alto della superficie di scorrimento ancora non si sono
mobilitate le resistenze ultime che il piede gi inizia a muoversi; per cui dovremo utilizzare un valore intermedio fra
quello ultimo e quello di picco.
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
Figura 10.14
Volgarmente chiamata triassiale o triassiale convenzionale.
La prova viene eseguita allinterno di una cella triassiale.
Lo stato tensionale isotropo nella cella, cio la pressione dellacqua che vi pompiamo, lo indichiamo con 2 , 3 sigma
o tensioni principali 2 e 3, r sigma radiale e con c sigma di cella.
Lo stato tensionale deviatorico, cio la pressione esercitata dal pistone, lo indichiamo con q, con 1 sigma o tensione
principale 1 indichiamo lo sforzo verticale globale che include q e c: 1=c+q.
LA MEMBRANA non serve a tenere assieme il provino, anche se a volte costituito da sabbia incoerente,
essenzialmente serve per applicare una pressione laterale isotropa al terreno. Se non ci fosse la membrana lacqua della
cella sarebbe a diretto contatto con lacqua allinterno del provino. La pressione dellacqua della cella si trasmetterebbe
allacqua del provino. La membrana serve per trasmettere la tensione efficace al provino.
I
u= r B r = r
La prova triassiale si sviluppa in due fasi:
FASE 1:
Si applica uno stato di sforzo isotropo, una compressione isotropa, ed a seconda che i rubinetti siano
aperti o chiusi e che la prova sia sufficientemente lenta si ha una prova CONSOLIDATA C oppure
NON CONSOLIDATA U.
FASE 2:
Si porta a rottura il campione con i rubinetti chiusi o aperti. Ci avviene comprimendo il provino con il
pistone cio si applica uno sforzo di taglio, uno sforzo deviatorico, con la contemporanea presenza della
pressione laterale convenzionale, che viene mantenuta costante. La prova pu essere DRENATA D o
NON DRENATA U.
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
per
V =0
t=0
per
Figura 10.15
V =0
t=0
r =0
u= r B r = r
Istantaneamente si pu dire che la prova come quella di tipo non drenato perch il drenaggio necessita un tempo finito
per potersi verificare.
Col trascorrere del tempo si attiva un processo di consolidazione e questo teoricamente termina in un tempo .
Al trascorrere del tempo, lacqua esce, e la pressione neutra si scarica sullo scheletro solido. Con il trascorrere del tempo
la sovrappressione si trasferisce dalla fase liquida allo scheletro solido inducendo sullo stesso una variazione di volume.
per
u=0
r = r
V 0
Per consentire la consolidazione del provino deve essere realizzata una prova di tipo drenato.
La prima fase della prova triassiale ha termine quando il volume dacqua V nella buretta non varia pi.
Figura 10. 16
Landamento della deformazione volumetrica simile a quello della prova in condizioni edometriche, ci utile per
controllare che la prova si sia svolta correttamente, che sia giunta a conclusione la prima fase.
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
V =0
Se la variazione di volume nulla non si osserva nessun effetto meccanico: il terreno rimane indeformato.
Questo significa che non si hanno variazioni di tensioni efficaci.
I
=0
Pi correttamente ricordando che il carico isotropo si pu scrivere in termini di invarianti:
p=
1A2 3
pI =
c A2 c
3
I
I
1 A2 3
= c
3
q= 1B 3=0
I
p =0
q I =0
Ricordando che:
p= pI Au
p= pI A u
p= u
con
pI =0
Si vede che p corrisponde alla pressione di cella. Visto che con lapplicazione del carico isotropo la variazione di
volume nulla, lo stato tensionale rimane inalterato, allora la pressione applicata si scarica per intero sullacqua ed il
provino rimane indisturbato. Leffetto che si ottiene dallapplicazione della pressione isotropa esterna laumento della
pressione dellacqua allinterno del provino; in altre parole la pressione di cella c qualunque valore abbia si scarica
sullacqua interstiziale.
Nella SECONDA FASE si applica uno sforzo assiale sul pistone mantenendo il rubinetto chiuso visto che la prova non
drenata.
La pressione laterale viene mantenuta costante.
Si applica q= B c , cio lo sforzo verticale globale 1 e q la quantit aggiunta.
1
u t =0
q= 1B 3=
N
A
V =0
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
a = 1>0
c = r= 3=0
La prova viene condotta con velocit ridotta in modo che la prova possa essere considerata effettivamente drenata. Le
sollecitazioni sono applicate in modo cos lento che le tensioni interstiziali hanno il modo di dissiparsi.
Una prova con terreni a grana fine dura da una settimana a 10 giorni, anche se prendiamo il provino pi piccolo
76mm, h 38mm e con due pietre porose in modo da dimezzare il percorso di drenaggio e di conseguenza il tempo di
consolidazione.
Con queste prove posso definire effettivamente un tensione assiale ed una radiale e questa volta va meglio che non con
la prova di taglio diretto perch ho dei valore uniformi.
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
u=B r
e B un parametro che dipende dal grado di saturazione del terreno:
S =0
S =1
BY0
B=1
Da questa prima fase potremo ricavare il parametro B, visto che misuriamo la variazione di pressione u ad un
manometro e la pressione di cella r ad unaltro:
B=
u
r
Il coefficiente A tiene conto come per effetto dellapplicazione della componente deviatorica degli sforzi abbiamo una
variazione delle pressioni neutre, ma non solo.
NOTA BENE: Se il provino secco, o almeno non saturo, essendo laria comprimibile il carico applicato pu
provocare anche una variazione di volume anche nel caso di prova non drenata e il carico viene trasferito quasi per
intero sullo scheletro solido.
Durante la fase 2 della prova cilindrica condotta in condizioni non drenate: la pressione di cella costante r=0, cio e
varia solamente lo sforzo assiale a. Allora la formula di Skempton diventa:
u=B A a
Possiamo cos ricavare A:
A=
u
B a
Nel modello di Skempton quando applichiamo lo sforzo di taglio rimane il coefficiente A. Il coefficiente A dipende da
molti fattori. Vediamo com influenzato il valore del coefficiente A dal tipo di struttura del provino:
1. con grani a struttura sciolta,
2. con grani a struttura molto addensata.
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
1. Se lo sforzo di taglio viene applicato ad un terreno dalla struttura poco densa i grani tendono ad entrare negli spazi
presenti tra un granello e laltro. Questo effetto tende a provocare una riduzione del volume V<0 .
A seguito di questo teorema, osservando che le deformazioni volumetriche sono impedite,
nasce una componente di pressione neutra aggiuntiva che tende a bilanciare la variazione
volumetrica precedente.
In definitiva una sollecitazione tagliante applicata ad un terreno poco denso incrementa il
livello di tensione neutra mantenendo inalterato il volume del provino.
Una
struttura
sciolta
a cui si applica
uno sforzo di taglio
provoca
V =0
u>0
Il volume
vorrebbe diminuire
ma non pu
allora
aumenta la pressione
2. A causa dellapplicazione degli sforzi di taglio in un terreno dalla struttura molto addensata la
tendenza dei granelli quella di reciproco scavalcamento; il volume tende ad aumentare e il
fenomeno viene detto DILATANZA (dipende dal grado di addensamento del terreno). Siccome
per la variazione di volume impedita allora nasce una variazione di pressione neutra
negativa che tende a bilanciare leffetto della dilatanza.
La tensione tangenziale applicata ad un terreno molto addensato tende a diminuire il livello di
pressione neutra mantenendo inalterato il volume del provino.
Una
struttura
molto
addensata
a cui
si applica
uno sforzo di taglio
provoca
V =0
u<0
Il volume
vorrebbe aumentare
per via di
qualche scorrimento
ma non pu
allora
diminuisce la pressione
Sappiamo che A un parametro che qualifica la variazione di pressione neutra a seguito dellapplicazione di una
sollecitazione tangenziale .
Possiamo quindi dire secondo questi semplici ragionamenti che :
A>0
A<0
NOTA BENE: Si pu osservare che il parametro A non si mantiene costante durante la prova in quanto varia il livello
della pressione neutra applicata.
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
I risultati delle prove drenate sono del tipo seguente:
In questi diagrammi si vede la differenza di comportamento dei
materiali a struttura sciolta dai materiali a struttura densa. Per quanto
riguarda gli sforzi tangenziali vediamo che i terreni densi presentano
un comportamento instabile, cio si arriva ad un valore massimo dello
sforzo di taglio ed in seguito la resistenza diminuisce.
I materiali a struttura sciolta non presentano questa instabilit in
quanto lo sforzo tangenziale una funzione sempre crescente; per
a i due tipi di materiale presentano un asintoto orizzontale
comune.
Siccome stiamo trattando le prove drenate allora i provini sono
interessati da variazioni volumetriche. Per i materiali a struttura sciolta
abbiamo una progressiva diminuzione di volume. Per i materiali a
struttura densa inizialmente si osserva una leggera diminuzione di
volume, ma superato un certo livello di deformazione assiale abbiamo
una inversione della tendenza con aumento del volume del provino.
Figura 10.17
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
I risultati delle prove non drenate presentano degli andamenti simili ai precedenti, ma interessano delle grandezze
diverse.
Figura 10.18
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
Figura 10.19
Figura 10.20
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
Figura 10.21
Operando in questo modo sul piano di Mohr possono essere riportati
diversi cerchi, di solito tre, che rappresentano la condizione di rottura
per il terreno in corrispondenza di valori diversi della tensione radiale
rI. Una volta riportati alcuni cerchi relativi alla condizione di rottura
del terreno possibile tracciare la curva dinviluppo di questi cerchi la
quale pu essere approssimata ad una retta che definita da due
parametri cI e I.
La retta pu essere rappresentata tramite la seguente equazione:
I
f =c A tan
Gli stati compatibili per il terreno sono quelli per cui risulta:
f
e questa condizione rappresenta il CRITERIO DI ROTTURA DI
MOHRCOULOMB.
Figura 10.22
cI COEFFICIENTE DI COESIONE
I ANGOLO DI ATTRITO
Attenzione che cI e I non sono dei parametri che definiscono delle propriet fisiche del terreno, ma sono dei
coefficienti che utilizziamo per rappresentare le capacit di resistenza del terreno (tentativo di descrizione del
comportamento meccanico). Questi parametri infatti dipendono dalle condizioni di drenaggio del provino e anche dal
suo grado di saturazione.
Per mettere in evidenza questo aspetto si pu considerare una serie di prove non consolidate e non drenate (UU). In
questo caso conveniente riportare il comportamento del terreno in funzione delle tensioni totali e non di quelle
efficaci.
Faremo delle prove con diversi valori della tensione radiale, ma la condizione di rottura fornisce un cerchio per ogni
prova che presenta il medesimo diametro ( ar ).
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
Vediamo ora di eseguire delle prove in condizioni non drenate UU e
di completa saturazione del provino S=1. Questo significa che un
incremento della tensione radiale r si trasferisce completamente sulla
fase liquida presente nel terreno mantenendo inalterate le tensioni
efficaci del provino; per questo motivo rimangono immutate le
condizioni di rottura. Se la rappresentazione di queste prove fosse stata
fatta facendo riferimento alle tensioni efficaci allora avremmo ottenuto
un unico cerchio di Mohr rappresentativo di tutte le condizioni di
rottura.
In termini di tensioni totali la condizione di rottura del terreno pu
essere espressa dalla relazione:
=cu
u =0
con
Figura 10.23
S <1
I3>0
B<1
Figura 10.24
I0.
V <0
u< 3
u >0
Figura 10.25
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
Facciamo ora qualche considerazione sulle prove consolidate e poi
condotte a rottura in condizioni non drenate CU.
Supponiamo di riportare i tre cerchi di Moh di tre provini ottenuti da
un certo campione: otteniamo sul piano di Mohr un grafico che
assomiglia a quello delle prove condotte in condizioni drenate, ma ha
un significato diverso.
Ricordo che questo tipo di prove pu servire per valutare il
comportamento di un terreno di fondazione, quindi un terreno
consolidato nel tempo per la presenza dei carichi della costruzione,
quando avvenga un sisma, cio una sollecitazione che non permette
alcuna dissipazione delle sovrapressioni interstiziali.
Da notare il pedice CU che accompagna i parametri della prova.
Figura 10.26
Gli stati compatibili per la resistenza del terreno possono essere espressi nel modo seguente:
c I A I tan
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
Anche per le prove triassiali definiamo un GRADO DI SOVRACONSOLIDAZIONE il quale differisce da quello
definito per le prove edometriche per lutilizzo degli invarianti dello stato di sforzo efficace anzich delle tensioni
efficaci.
Lo si indica sempre con OCR dalle iniziali dei termini inglesi Over Consolidated Ratio.
I
OCR=
pc
pI
p=
1A2 2
3
q I = 1I B I3
Vediamo ora queste prove nel piano pI, qI; in tale piano possiamo rappresentare la retta di stato critico che definisce le
condizioni di rottura del provino.
Per diversi valori della pressione di consolidazione pIc individuiamo diverse posizioni sullasse pI alle quali corrisponde
uno sforzo tangenziale nullo.
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
Da queste posizioni viene incrementato il carico fino ad arrivare alla
condizione di rottura del provino; il percorso seguito pu essere
diverso a seconda che la prova avvenga in condizioni drenate o meno.
Se la prova avviene in condizioni drenate (CD) allora la variazione di
tensioni coincide con la variazione delle tensioni efficaci.
La prova viene condotta con un incremento di 1 mantenendo
inalterato il valore di 3:
10
3=0
1 = 10
3=0
p=
I
1
I
3
q = B =
1 A2 2
3
1
3
I
1
qI
pI
=3
Nel caso in cui la prova fosse non drenata allora la sua conduzione avviene comunque con:
10
3=0
per tali variazioni non si riflettono allo stesso modo sulle tensioni efficaci. Nasce una variazione di pressione neutra
che definisce un percorso diverso per portare a rottura il provino.
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CAPITOLO 10: PROVE DI LABORATORIO
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Appunti di GEOTECNICA. Versione 1.3. A cura di GIUSEPPE DELLANA. Redatti con lausilio di StarOffice Writer 5.2. Linux 2.2.17. Mandrake 7.2.