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LA CAMORRA

La nascita della camorra


La storiografia ha molte difficoltà nel conoscere la dinamicità del fenomeno
camorristico,la maggior parte degli storici hanno indicato come data di nascita della
camorra il 1819 utilizzando come punto di riferimento un processo avvenuto nel
tribunale della camorra,la cosidetta (grande mamma),la camorra si sviluppa in città nei
quartieri più popolosi,i governi borbonici non fecero mai nulla di concreto contro
l’ondata criminosa della camorra,anche perche la camorra interveniva in operazioni di
polizia prestando un notevole aiuto nel mantenimento dell’ordine. Nel 1860 alla
camorra fù affidata il compito di organizzare la guardia nazionale allo scopo di
allontanare il pericolo di rivolgimenti popolari e successivamente Nel la camorra fu
chiamata in campo da Benito Mussolini per condizionare risultati elettorali

La struttura
La camorra è costituita da un insieme di bande che si compongono e si scompongono
con grande facilità.
Questa struttura pulviscolare,è stata sostituita da una organizzazione gerarchica solo
in due occasioni. "Prima, nella seconda metà degli anni Settanta, dalla Nuova Camorra
Organizzata di Raffaele Cutolo e poi, verso la fine degli anni Settanta, dalla Nuova
Famiglia di Bardellino-Nuvoletta-Alfieri.
Per entrare a far parte della camorra si usa un rito definito “zumpata” cioè un
combattimento ad arma bianca che si può tenere in qualsiasi zona.
La camorra oggi viene chiamata “o-sistema” e si divide in “clan” che gestiscono i
traffici illeciti nei quartieri di Napoli.
l'ambito degli affari delle organizzazioni camorriste va dall'usura, al contrabbando di
sigarette, dal traffico e spaccio di droga alle truffe ai danni della CEE, dalle
estorsioni alle rapine, dall'importazione clandestina di carni al traffico di armi, dalle
scommesse clandestine al monopolio del calcestruzzo.
Per la camorra tutto può diventare un guadagno come ad esempio negli ultimi 14 anni i
rifiuti sono diventati la fonte economica più importante.

I rifiuti una risorsa per la camorra


la provincia a nord di Napoli ha il tasso di mortalità per tumori più alto d'Europa. La
camorra ha ficcato il suo zampino anche in questo. E la cosa peggiore e che le vittime
si mietono lentamente, rosicando pian piano l'essenza della vita, prima ai giovani e poi
successivamente ai bambini. Niente più pallottole che fuoriescono dalla canna di una
semi-automatica, ma solo tanti e tanti rifiuti tossici che, seppelliti nelle terre
campane, distruggono il futuro di questa splendida regione.

Il giro d'affari, secondo lega ambiente, è di circa 600 milioni di euro. Dato facilmente
deducibile dalla telefonata intercettata di un noto camorrista che diceva: “nelle
nostre aziende entra mondezza ed esce oro”. Infatti, la cosiddetta mondezza è una
risorsa che garantisce alla eco-mafia forti margini di guadagni ed il grido della politica
agli inceneritori è solo un banale rimedio alla risoluzione del problema. Bruciare i
rifiuti non vuol dire distruggerli. Come la fisica ci insegna con il principio della
conservazione della massa: nulla si crea e nulla si distrugge. Bruciando i rifiuti si
cambia solo il loro aspetto sottraendoli alla vista dell'uomo e trasformandoli in
sostanza ancor più dannose per il corpo umano. E' da ricordare, infatti, che la
combustione rende nocivo anche ciò che di per sé sarebbe inerte e gli inceneritori in
particolare emettono alcune sostanze, secondo una tabella pubblicata dagli Annali
dell'istituto superiore della Sanità, altamente cancerogene quali: arsenico, berillio,
cadmio, cromo, nichel, benzene e diossina.

Un vero e proprio bollettino di guerra che coinvolge quasi tutta la provincia napoletana
e casertana in cui la criminalità organizzata, intenta solo a massimizzare i propri
profitti, ci sguazza. Le analisi fatte dalla protezione civile “hanno consentito
l'identificazione di un'area nella quale la mortalità generale e i tassi specifici per
diverse patologie tumorali sono particolarmente elevati rispetto ai valori regionali”.

La camorra ci protegge

“La camorra ci protegge, e se qualcuno vuole farci male i clan ci difendono”-“Quando


esco vedo nel mio quartiere grandi mappaglie di persone che spacciano, ma a noi della
zona ci proteggono”-"Se qualcuno di un'altra zona avesse l'intenzione di farci del male
o di ricattarci loro ci difendono, ma se c'è tra loro una discussione non guardano in
faccia proprio a nessuno e ci vanno di mezzo anche persone innocenti”-“Nel mio
quartiere vedo di tutto, come droga, spacciatori, ecc. Ma non mi spavento. Noi
cittadini ci siamo abituati. C'è gente che odia la camorra, io invece no, anzi a volte
penso che senza la camorra non potremmo stare perché ci protegge tutti, pure il fatto
che tutti pagano il pizzo non è giusto, ma chi paga resta protetto"

Questa è la realtà che emerge da alcuni temi di giovanissimi alunni della scuola media
"Salvo d'Acquisto" del quartiere Miano di Napoli

A tredici anni ha fatto arrestare un killer:ora è sotto protezione

Il primo fotogramma ritrae due sagome vestite di nero. Nella seconda immagine resta
impressa una faccia già vista, un ragazzo dagli occhi azzurri conosciuto nel quartiere
con il soprannome di "topolino". Poi gli spari, il sangue, la fuga. Un uomo di 46 anni,
Nunzio Cangiano, ammazzato mentre fa la fila all'ingresso del parco acquatico. È il
film di un delitto consumato il 10 agosto scorso a Licola, in provincia di Napoli, così
come fissato nella memoria di un ragazzino di 13 anni che ha raccontato tutto ai
magistrati e ora vive sotto scorta, lontano dalla sua città e dal suo quartiere.
L'omicidio è considerato dagli inquirenti una delle "scosse di assestamento" che
ancora seguono la faida combattuta tra il 2004 e il 2005 nella zona del quartiere
Scampia. Ma da quella azione di morte è nata un'altra storia: la storia di un
supertestimone poco più che bambino che si trovava sul luogo del delitto al momento
del fatto, ha riconosciuto uno dei sicari, quello che tutti chiamavano "topolino", e ha
messo gli inquirenti nelle condizioni di ricostruire i momenti cruciali dell'agguato.
Le sue dichiarazioni, raccolte dai carabinieri del comando provinciale insieme ai pm
Luigi Cannavale e Stefania Castaldi, del pool anticamorra della Procura, sono state
ritenute attendibili dal gip, che ha emesso l'ordine di custodia nei confronti del
presunto killer di Cangiano, Mario Buono, di 22 anni. Il provvedimento è stato
confermato dal Tribunale del Riesame e, nei giorni scorsi, dalla Corte di Cassazione. Il
giovanissimo testimone è stato da tempo trasferito in una località protetta. "La sua
scelta - dice il procuratore capo Giandomenico Lepore - costituisce un esempio per
tutti. Purtroppo questi gesti continuano a rappresentare un'eccezione, noi speriamo
che in un futuro non troppo lontano diventino la normalità".
"Il coraggio di questo bambino - commenta l'assessore regionale alle Politiche sociali,
Alfonsina De Felice - rappresenta un esempio di coscienza civile che consente di avere
maggiore fiducia per il futuro di Napoli. Ci troviamo di fronte a un fatto drammatico -
aggiunge l'assessore - ma è importante sottolineare il gesto di questo bambino, che
sovverte gli stereotipi legati a questa città e lancia un segnale preciso anche al mondo
degli adulti, troppo spesso omertosi e sfiduciati nei confronti della giustizia". E Maria
Burani Procaccini, responsabile nazionale famiglie e minori di Forza Italia, commenta
l'episodio parlando di "esempio di genuinità e di forza straordinaria che va difeso e
tutelato. Per noi è il bambino dell'anno - evidenzia - ed è un vanto che provenga da
Napoli, città di ricche tradizioni culturali e sociali".
Quando fu affrontato dai killer, Nunzio Cangiano si stava accingendo, insieme alla
famiglia, ad acquistare il biglietto d'ingresso del parco acquatico "Magic World" di
Licola. Secondo la ricostruzione operata dagli investigatori, l'uomo sarebbe finito nel
mirino per essere passato nel gruppo Amato-Pagano, lo schieramento malavitoso uscito
vincente dalla faida di Scampia. Un cambio di campo che avrebbe determinato la
reazione violenta del clan Di Lauro. Dopo un mese di indagini, e la svolta impressa
grazie alle dichiarazioni del giovanissimo testimone oculare, è scattato l'arresto di
Buono, soprannominato "topolino", nessun precedente per reati di camorra, che
respinge le accuse ma è tuttora detenuto.
In un contesto da sempre permeato dall'omertà, dunque, comincia a intravedersi
qualche spiraglio e un po' di luce. Proprio ieri, davanti ai giudici della Corte d'Assise, è
iniziato il processo per un omicidio di camorra commesso il 18 novembre 2006 a
Castellammare di Stabia: contro i due imputati il pm Cesare Sirignano ha acquisito
intercettazioni ambientali ma anche le dichiarazioni di un ragazzo disabile di
vent'anni, affetto da una grave forma di deficit psicomotorio e del linguaggio
assimilabile alla sindrome di down, che ha riconosciuto in foto uno dei presunti
assassini. Il gip ha giudicato credibili le sue parole, nelle prossime fasi del
dibattimento il giovane sarà chiamato a testimoniare in aula.
la stima delle aree edificabili

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