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Verga Vita
Verga Vita
Giovanni Verga nacque a Catania nel 1840, da una famiglia di adagiati proprietari terrieri.
Comp i primi studi presso maestri privati, in particolare presso il letterato patriota Antonio Abate,
da cui assorb il fervente patriottismo e il gusto letterario romantico.
I suoi studi superiori non furono regolari: a diciotto anni si iscrisse alla facolt di legge a Catania,
non termin i corsi, preferendo dedicarsi al lavoro letterario e al giornalismo politico. Questa
formazione irregolare segn la sua fisionomia di scrittore che si discostava dalla tradizione di autori
letteratissimi e di profonda cultura umanistica.
In questi anni il suo gusto si form sui testi degli scrittori francesi moderni, come Dumas padre e
figlio, Sue e Feuillet. Queste letture di intrigo o sentimentali, insieme ai romanzi storici italiani,
lasciarono un'impronta sensibile nei suoi primi romanzi.
Nel 1865 Verga si rec a Firenze, consapevole del fatto che per divenire scrittore autentico doveva
liberarsi dei limiti della sua cultura provinciale e venire a contatto con la vera societ letteraria
italiana.
Nel 1872 si trasfer a Milano, il centro culturale pi aperto alle sollecitazioni europee. Qui entr in
contatto con gli ambienti della scapigliatura. Frutto di questo periodo furno i tre romanzi: Eva, Eros
e Tigre reale, ancora legati a un clima romantico.
Nel 1878 avvenne la svolta verso il Verismo, con la pubblicazione del racconto Rosso malpelo.
Seguirono nel 1880 le novelle di Vita dei campi, nel 1881 il primo romanzo del ciclo dei Vinti, i
Malavoglia, nel 1833 le Novelle rusticane e Per le vie, nel 1884 il dramma Cavalleria rusticana,
nel 1887 le novelle di Vagabondaggio. Del 1889 era il secondo romanzo del ciclo Mastro-don
Gesualdo. Negli anni successivi Verga lavor sicuramente al terzo, La duchessa di Leyra, ma non
riesc a portarlo a termine.
Soggiorn a Milano per lunghi periodi, alternati con ritorni in Sicilia. Dal 1893 torn a vivere
definitivamente a Catania. Dopo la rappresentazione dell'ultimo dramma, Dal tuo al mio, lo
scrittore si chiuse in un silenzio pressoch totale. Si dedicava alle sue propriet agricole ed era
ossessionato dalle preoccupazioni economiche. Le lettere di questo periodo mostrano un
inaridimento assoluto. Le sue posizioni politiche si fecero sempre pi chiuse e conservatrici. Allo
scoppio della prima guerra mondiale fu fervente interventista e nel dopoguerra si schier sulle
posizioni dei nazionalisti. Mor nel gennaio del 1922, l'anno che vide la marcia su Roma e la salita
al potere del fascismo.
psicologiche autentiche delle azioni e deforma ogni fatto in base ai suoi principi interpretativi,
fondati sulla legge dell'utile e dell'interesse egoistico. Di conseguenza, anche il linguaggio non
quello che potrebbe essere dello scrittore, ma un linguaggio spoglio e povero, punteggiato da modi
di dire, paragoni, proverbi, imprecazioni popolari, dalla sintassi elementare e talora scorretta, in cui
traspare chiaramente la struttura dialettale, anche se Verga non usa mai direttamente il dialetto tanto
che se deve citare un termine dialettale lo isola mediante il corsivo.
Alla base della visione di Verga stanno posizioni radicalmente pessimistiche: la societ umana per
lui dominata dal meccanismo della lotta per la vita, un meccanismo crudele, per cui il pi forte
schiaccia necessariamente il pi debole. L'altruismo non trova posto nella realt effettiva. Gli
uomini sono mossi dall'interesse economico, dalla ricerca dell'utile, dall'egoismo, dalla volont di
sopraffare gli altri. questa una legge di natura che governa qualsiasi societ in ogni tempo e in
ogni luogo. Come legge di natura, essa immodificabile perci Verga ritiene che non si possono
dare alternative alla realt esistente, n nel futuro, in un'organizzazione sociale diversa e pi giusta,
n ritornando a forme superate, e neppure nella dimensione del trascendente (la sua visione
rigorosamente materialistica e atea ed esclude ogni consolazione religiosa). Se impossibile
modificare l'esistente, ogni intervento giudicante appare inutile e privo di senso, e allo scrittore non
resta che riprodurre la realt cos com'. La letteratura non pu modificare la realt ma pu studiare
ci che dato e lo pu riprodurre fedelmente. La tecnica impersonale usata da Verga non scaturisce
coerentemente dalla sua visione del mondo pessimistica.
Nelle pagine verghiane la disumanit della lotta per la vita, lo sfrenarsi delle ambizioni degli
interessi, il trionfo dell'utile della forza, lo scatenarsi degli antagonismi tra ceti sociali individui, la
brutalit dell'oppressione sui pi indifesi, la sofferenza e la degradazione umana che esso provoca,
sono messi in luce con implacabile precisione. Il pessimismo la condizione del suo valore
conoscitivo e critico. Il pessimismo conservatore assicura a Verga l'immunit dal mito del
progresso. Pur sottolineando la negativit del progresso moderno, Verga non contrappone ad essa il
mito della campagna, della civilt contadina arcaica e patriarcale. Tracce di una visione del genere
si trovano ancora in una prima fase del suo Verismo, ma vengono superate nelle opere pi mature.
La campagna in esse non rappresenta un'alternativa al mondo brutale e corrotto della civilt
cittadina, fatta di banche e imprese industriali. Il mondo della campagna retto dalle stesse leggi del
mondo moderno, l'interesse economico, l'egoismo, gli uomini in costante conflitto fra loro.