Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
I.1.0 Geoscienze-Le Attività Petrolifere Di Esplorazione e P PDF
I.1.0 Geoscienze-Le Attività Petrolifere Di Esplorazione e P PDF
e produzione
dei fuochi sprigionati dallemissione di gas. Al Medioevo risalgono resoconti pi dettagliati, come quello di
Marco Polo che nel Milione parla del commercio dei prodotti petroliferi nellarea dellattuale Azerbaigian.
In America, in epoca precolombiana, diversi gruppi
etnici conoscevano le propriet impermeabilizzanti del
petrolio, pure nel loro caso usato soprattutto per catramare imbarcazioni.
Lindustria petrolifera statunitense, in forte espansione a partire dal 1859, anno della perforazione di Drake,
mostra fin dai primordi quellandamento ciclico che sar
la sua caratteristica negli anni a venire. Il primo boom
petrolifero sinterrompe nel 1863 per scarsit di domanda, mentre nel biennio successivo si assiste a una ripresa dellattivit esplorativa. Un secondo flesso negativo
si registra nel 1867 ed seguito da una nuova ripresa nellintervallo 1868-70. In pochi anni gli Stati di New York,
Virginia Occidentale e Ohio diventano produttori di petrolio e in un secondo tempo il processo si estende a California, Colorado, Tennessee, Wyoming e Kansas. Fin dalla
met degli anni Sessanta aumentano le raffinerie a Pittsburgh, a Cleveland e sulla costa atlantica per soddisfare le incalzanti richieste del mercato. Per trasportare
pi facilmente il prodotto si progettano i primi oleodotti, peraltro violentemente osteggiati da carrettieri e
operai delle ferrovie che li consideravano pericolosi
strumenti di concorrenza allesercizio della loro attivit (Anderson, 1984).
Fino al termine del secolo il prodotto petrolifero pi
richiesto il cherosene per illuminazione e pertanto
lo scopo principale dellindustria petrolifera quello di
petrolifera, per un pi razionale sfruttamento dei giacimenti: regole concernenti soprattutto la conservazione
delle risorse, le buone pratiche di sviluppo, il controllo
della produzione.
Gli anni Trenta sono anni prolifici per lindustria
petrolifera statunitense. Uno degli eventi pi significativi la scoperta, allinizio del decennio, dellEast Texas
Field, il pi grande campo del paese, con 6 miliardi di
barili. In quel periodo vengono inoltre sviluppate tecnologie davanguardia (Anderson, 1984). Nel campo dellesplorazione si consolidano le operazioni relative ai log
elettrici, alla magnetometria e soprattutto alla sismica a
riflessione; nel campo della perforazione entrano in uso
i fucili da perforazione, i Blowout Preventer (BOP, dispositivi per il controllo delle eruzioni), lo scalpello tricono, gli impianti di perforazione semisommergibili; nel
campo del trasporto compaiono gli oleodotti in grado di
trasportare simultaneamente fluidi diversi. Alcuni di questi miglioramenti furono brevettati dalle stesse compagnie petrolifere; altri furono ideati dalle compagnie di
servizio (contractors), allora in rapida crescita (alcune
di esse sono tuttora attive, come Halliburton, Hughes,
Schlumberger, Baroid, Dresser). Nelle pagine seguenti
forniremo un quadro generale dei primordi dellindustria petrolifera utilizzando informazioni contenute in
unopera di grande interesse (Owen, 1975).
Russia
dellImpero Austro-Ungarico. In un primo tempo furono utilizzate chiatte che navigavano lungo il Volga e altri
fiumi russi; pi tardi furono costruiti oleodotti e ferrovie che raggiungevano le coste del Mar Nero.
La produzione russa sal da 34,5 milioni di barili nel
1891 a 85 milioni nel 1901 (gi nellanno precedente,
come si visto, aveva superato la produzione statunitense). I tre quarti circa della produzione venivano commercializzati allinterno del paese.
Nella regione caspica era gi stata costituita la Russian General Oil Corporation. La Royal Dutch-Shell entra
nellarea di Baku nel 1911 e lanno seguente acquisisce
la Rothschild.
Nel 1914 la produzione era di 65 milioni di barili,
ma nel 1920 precipit a soli 25 milioni di barili, per varie
cause sia tecniche (scarsa produttivit, metodi di perforazione non adeguati, lontananza dei campi dalle zone
di consumo) sia amministrative (tipo di concessioni); ma
soprattutto influirono negativamente la partecipazione
alla Prima Guerra Mondiale e le vicende della rivoluzione sovietica.
La nuova economia statalizzata si articolava nei ben
noti piani quinquennali. Il primo di essi (1928-32) produsse una diffusa meccanizzazione che ebbe come conseguenza un sensibile aumento della domanda di idrocarburi, accentuando limportanza dellindustria petrolifera e centralizzandone la struttura organizzativa, la
finalit e gli investimenti. La ripresa delle perforazioni
e la riattivazione di vecchi campi consentono un recupero produttivo (64 milioni di barili nel 1926 e 84,7 milioni di barili nel 1928), anche se le tecnologie applicate
alla ricerca restano piuttosto rudimentali, fondate ancora su metodi geofisici di tipo gravimetrico e magnetico.
La sismica a rifrazione fu applicata per la prima volta
nel 1929 in Cecenia, nellarea di Groznyj, mentre dallanno precedente era iniziato un uso intensivo delle prospezioni elettriche. Magneto-tellurica e correnti elettriche naturali furono largamente applicate per definire il
basamento o formazioni con diversa resistivit. I rilievi
sismici a rifrazione veri e propri furono introdotti da
Gamburtsev nel 1939, nella Repubblica dei Baschiri, per
definire alcune strutture superficiali.
Nel secondo piano quinquennale (1933-37) erano
migliorate le tecniche di perforazione, di estrazione e di
raffinazione, ma persistevano condizioni limitanti quali
la mancanza di acciaio per le infrastrutture e le attrezzature obsolete che non permettevano prove di produzione su livelli profondi. Inoltre, lesplorazione di nuove
aree non era stata ancora avviata (nel 1932 la produzione annua, 156 milioni di barili, proveniva ancora in buona
parte dai giacimenti dellAzerbaigian). In quegli anni il
contributo degli idrocarburi al quadro energetico sovietico era appena del 15%.
I piani quinquennali successivi coincisero con una crescita industriale e portarono comunque a un progressivo
aumento dellindustria petrolifera: nel 1958 furono prodotti 690 milioni di barili di olio e 20 miliardi di m3
di gas.
Il rilancio dellesplorazione di nuove aree fu realizzato in seguito alle insistenti pressioni di Ivan Mikhajlovich Gubkin, una delle grandi figure della storia petrolifera sovietica e uno dei rari geologi che avevano visitato i campi petroliferi statunitensi. Fu merito suo se
allinizio degli anni Quaranta si intraprese lattivit esplorativa nel bacino Volga-Ural, poi rivelatosi sede di giacimenti con riserve immense, tanto da essere denominato la seconda Baku. Le prime scoperte compiute in
questo bacino, in rocce-serbatoio di et devoniana caratterizzate da parametri produttivi diversi da quelli tradizionalmente conosciuti, convinsero a investire ingenti
somme anche al di fuori dellarea caspica. Vennero quindi attivati rilievi sistematici (ben 350 squadre sismiche
e 700 squadre geofisiche operavano nel territorio sovietico) e si avvi lesplorazione nella Siberia occidentale,
nel Kazakhstan (Mangyshlak), nellisola di Sakhalin.
Anche lattivit di perforazione aument considerevolmente, ma i pozzi rimasero piuttosto superficiali: quelli profondi secondo la terminologia sovietica erano pozzi
che arrivavano intorno ai 2.000 m, molto diversi quindi
dai pozzi considerati profondi negli Stati Uniti, dellordine di 4.500 metri.
Solo dopo il 1957 la riorganizzazione del sistema sovietico in campo petrolifero delegava istituzioni e industrie
ad attivare programmi esplorativi autonomi. Il risultato
comunque non fu brillante in quanto la competizione tra
diversi enti, ministeri e istituti e lincerta definizione delle
competenze tra lesplorazione preliminare e quella di dettaglio resero il processo complicato e costoso.
Va ricordato per lopera svolta in questo periodo, tra
i molti personaggi rimasti nellombra, P.Y. Antropov,
geologo del petrolio e Ministro per lEsplorazione Geologica degli Idrocarburi, cui si deve lavvio dellattivit
esplorativa in Siberia occidentale. Quello dellarea siberiana fu un successo notevole: con 32 campi scoperti e
8 autentici giant, essa stata giustamente denominata la
terza Baku.
La sismica a riflessione, pur applicata ai rilievi regionali, era rimasta indietro di 20-25 anni rispetto a quanto si era realizzato negli Stati Uniti: la povert dei suoi
contenuti tecnologici in termini di registrazione e di elaborazione del dato sismico si rifletteva nella difficolt
interpretativa di situazioni geologiche complesse.
Paesi dellEuropa orientale
curioso che il Medio Oriente, che contiene le maggiori riserve del pianeta, sia stato solo assai tardi, in
pieno secolo 20, oggetto di attivit industriali con risultati apprezzabili. Linizio della storia petrolifera mediorientale pu essere fissato nel 1901, quando il britannico William Knox dArcy ottenne direttamente dallo Sci
di Persia una concessione della durata di sessantanni
per esplorare unarea straordinariamente estesa. Dopo
alterne vicende, nel 1908 fu scoperto il giacimento di
Masjed-e Soleyman. Il campo venne in seguito assegnato in gestione allAnglo-Persian Oil Company, controllata dal governo britannico. In seguito a studi geologici e a una ripresa dellesplorazione nel 1925 (applicando metodi geofisici, con ruolo importante della sismica a rifrazione e riflessione), il campo si rivel un
giant. Negli anni successivi lattivit esplorativa fu assai
intensa e la produzione annua crebbe rapidamente (al
tempo della Seconda Guerra Mondiale aveva raggiunto
172 milioni di barili).
Nella regione mesopotamica, sostanzialmente coincidente con lattuale Iraq, che era parte dellImpero Ottomano, i Tedeschi avevano acquisito alcuni diritti minerari entrando in competizione con gli Inglesi. Nel 1912
si costitu un consorzio tra Deutsche Bank, Anglo-Persian Oil Company e Royal Dutch-Shell per ottenere una
concessione di sfruttamento delle risorse petrolifere; due
anni dopo nacque la Turkish Petroleum Company, che
nel 1929 avrebbe preso il nome di Iraq Petroleum Company. Dopo la Prima Guerra Mondiale la quota della
Deutsche Bank venne rilevata dai Francesi. Nel 1927 fu
scoperto il giacimento di Kirkuk, che fin dallinizio conferm il notevole potenziale petrolifero dellarea mesopotamica. Un cos interessante risultato ebbe come immediata conseguenza una pressione di compagnie statunitensi, desiderose di partecipare allo sfruttamento delle
risorse irachene. Nel 1928 un consorzio formato da tali
compagnie ottenne una quota del 23%.
NellArabia Saudita, negli altri paesi della penisola
arabica e nelle isole del Golfo Persico le attivit petrolifere procedono parallelamente. Allinizio degli anni Venti,
Negli anni della Seconda Guerra Mondiale e in quelli immediatamente successivi si pervenne a un diverso
assetto degli equilibri petroliferi, in parte dovuto a una
serie di azioni dei governi dei paesi produttori nei confronti delle compagnie al fine di ottenere rendite pi elevate; in alcuni casi si arriv a vere e proprie nazionalizzazioni (Venezuela, 1948; Iran, 1951; Egitto, 1956; Indonesia, 1960). questo il periodo in cui gli assetti produttivi
prendono la loro forma attuale, con produttori tradizionali che rivendicano ruoli pi impegnativi e produttori
nuovi che emergono sulla scena internazionale. In realt,
in alcuni paesi gi da tempo si erano manifestate avvisaglie della rivendicazione di un maggior controllo sulle
compagnie e sulla produzione: caso emblematico quello del Messico, in cui accenni di questa tendenza si erano
avvertiti gi nella Costituzione del 1917 e dove si era
proceduto alla nazionalizzazione nel 1938, con gravi
conseguenze per la Standard Oil e la Shell, e la nascita,
nel 1940, della Petroleos Mexicanos (Pemex) che assunse la propriet delle risorse e la gestione di tutte le attivit petrolifere.
In Venezuela, dove pure da tempo si era deteriorato
il rapporto tra governo e compagnie a causa dellaumento
delle royalty, richiesto per le nuove concessioni, nel 1948
venne promulgata una legge che imponeva una ripartizione dei profitti petroliferi tra governo e compagnie
nella misura del 50%. Qualche concessione continu a
essere assegnata, ma nel 1958 un ulteriore aumento dei
canoni riconobbe al governo una quota del 66-67%. Nel
1976 venne decretata la nazionalizzazione delle propriet
delle compagnie straniere, che furono trasferite a societ
venezuelane.
Pi complesso il quadro del Medio Oriente. Gi nel
1932 la Persia aveva cancellato laccordo con lAngloPersian Oil Company, e nel 1951 il Primo Ministro Mossadeq aveva nazionalizzato lindustria petrolifera costituendo la National Iranian Oil Company. Tuttavia, bisogna arrivare agli anni Sessanta e alla costituzione
dellOPEC (Organization of Petroleum Exporting Countries) perch la potenzialit negoziale dei paesi produttori arabi venga utilizzata appieno. LOPEC, nata
per esercitare un controllo sui prezzi e per aumentare le
rendite petrolifere dei paesi produttori, era costituita allorigine da cinque paesi, quattro dei quali mediorientali (Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita); il quinto era il
Venezuela. Nel 1961 si associ il Qatar, nel 1962 lIndonesia, nel 1966 la Libia, nel 1967 gli Emirati Arabi
Uniti, nel 1969 lAlgeria, nel 1971 la Nigeria. LEcuador, che vi aveva aderito nel 1973, dal 1992 non ne fa
pi parte, cos come il Gabon, entrato nel 1975 e uscito
ventanni dopo.
LAfrica, che nei decenni precedenti aveva ricoperto
un ruolo marginale nel mercato petrolifero, raggiunse
invece livelli di produzione consistenti negli anni Sessanta. LEgitto, per lungo tempo lunico produttore africano, raggiunse i 10 milioni di barili nel 1948 e solo
verso la fine degli anni Cinquanta avvi la produzione
su scala industriale. Successivamente gli si affiancarono Libia, Algeria e Nigeria e pi tardi Angola, Congo e
Gabon.
In Libia unattivit estrattiva importante inizia solo
nel 1954-55 con lassegnazione delle prime concessioni petrolifere a Shell, Total, Esso, Mobil, BP, Oasis, Continental, Amerada. Le prime scoperte risalgono al 1959
e continuano allinizio degli anni Sessanta. Con la seconda tornata di assegnazione di concessioni minerarie furono confermate le aree di interesse, seguite dalle grosse
scoperte della Sirte e del Mediterraneo. La costituzione
della National Oil Corporation (NOC) nel 1971 e la nazionalizzazione nel 1973 delle quote di Shell, Texaco e Occidental rispecchiano il modello OPEC di un controllo totale della produzione.
In Algeria le prime scoperte commerciali risalgono
al 1956 con rinvenimento di olio a Hassi Messaoud e di
gas a Hassi RMel. Lattivit petrolifera nel paese riusc
a non interrompersi durante la Guerra dIndipendenza,
mentre trov difficolt a indipendenza raggiunta (1962)
a causa delle incertezze legate alla nuova situazione politica e sociale. Nel 1963 furono decisi la nazionalizzazione di tutti gli oleodotti e metanodotti e lacquisto delle
reti locali di distribuzione, inoltre venne creata la Socit
Nationale de Transport et de Commercialisation des
Hydrocarbures (Sonatrach), che nel 1971 secondo la
nuova legge petrolifera assumeva lintera responsabilit
di tutti i titoli minerari del paese, con la possibilit di
associare partner stranieri fino a un massimo del 49% di
partecipazione.
La Nigeria assunse una posizione di rilievo tra i produttori allinizio degli anni Settanta. Solo nella seconda
met degli anni Cinquanta era stata avviata unintensa
campagna esplorativa, eseguita da Mobil, Shell, Tenneco e Agip. Nel 1971 venne fondata la Nigerian National
Petroleum Corporation (NNPC) e avviata unattivit
esplorativa ricca di risultati. Port Harcourt divent un
importante polo operativo.
Le compagnie di Stato dei paesi OPEC hanno giocato un ruolo progressivamente pi importante nel
Nella prima met dellOttocento le scuole geologiche europee avevano gi prodotto una serie di osservazioni puntuali sulla distribuzione degli idrocarburi nelle
aree petrolifere conosciute, corredate da campionature
e da analisi talora sistematiche. In Romania, in Birmania, nella regione caspica, il materiale disponibile era
abbondante e le occasioni di studio frequenti. Nellarea
di Baku, per es., le osservazioni sui legami tra le manifestazioni di idrocarburi e la formazione di diapiri, i loro
rapporti con la struttura e le faglie avevano fornito spunti
La geologia come scienza, negli anni immediatamente successivi alla scoperta di Drake (seconda met
del 19 secolo), ha portato solo contributi modesti allindustria petrolifera.
Le prime prospezioni venivano effettuate in prossimit delle aree dove vi erano manifestazioni di superficie (seepages) o addirittura dove vi era gi unattivit
estrattiva. Prospettori e perforatori con qualche modesta
conoscenza in materia si spingevano nelle aree contigue,
peraltro adottando criteri poco rigorosi sul piano scientifico. Daltronde in campo accademico limpresa di
Drake non era stata accolta con particolare entusiasmo.
I campi petroliferi e le manifestazioni di idrocarburi in Europa erano gi conosciuti attraverso la letteratura, ma le relazioni geologiche di Rogers e Alexander
Wintchell sulle rocce madri e sulle rocce-serbatoio (1860)
cominciavano a fornire un quadro organico di conoscenze. Negli stessi anni, Hunt, approfondendo la teoria
dellanticlinale nellaccumulo degli idrocarburi, anticipava anche la possibilit di una migrazione laterale (1863).
Lo studioso sviluppava inoltre unipotesi sullorigine in
situ dellolio presente nelle rocce carbonatiche. Lo statunitense Ebenezer Baldwin Andrews nel 1861 formulava il concetto, ripreso pi tardi dal connazionale Charles
Henry Hitchcock, delle fratture legate alle pieghe, correlando la presenza dellolio pi a discontinuit strutturali della massa rocciosa che alla sola struttura anticlinalica. Un passo importante verso lutilizzo operativo
della geologia fu fatto con la rappresentazione cartografica delle formazioni geologiche. La carta (structurecontour map) eseguita per conto del governo indiano da
Benjamin Smith Lyman nel 1870 rappresenta il primo
tentativo di cartografia geologica.
Alla fine degli anni Sessanta dellOttocento gli statunitensi conoscevano soltanto alcuni concetti essenziali di geologia del petrolio: origine animale o vegetale
degli idrocarburi, generazione da rocce madri carbonatiche o argillose, trasformazione per decomposizione o
distillazione, coperture date da argille, migrazioni verticali e talora laterali, anticlinali accettate pressoch generalmente come meccanismo principale di accumulo. La
teoria dellanticlinale venne ripresa da J.C. White negli
anni 1883-89: considerato a torto il padre di detta teoria, fu comunque il primo ad applicarla con successo alla
ricerca del gas, che in quel periodo godeva di una notevole richiesta commerciale.
Nel periodo 1891-1910 i geologi europei avevano
prestato attenzione pi degli statunitensi agli aspetti relativi allorigine e alla migrazione del petrolio. Francesi,
Polacchi, Rumeni introdussero i loro significativi contributi in un contesto fertile sul piano accademico. Nei
lavori di Franz Posepny sulla Polonia, sulla Romania e
sullarea del Mar Caspio (1871) sono spiegati per la prima
volta i duomi salini come estrusioni di letti saliferi pi
profondi. Anche Hans Hofer nel 1876 ebbe il merito di
portare negli ambienti europei le conoscenze degli statunitensi e di permettere a studiosi di lingua tedesca di
reinterpretare larea carpatica su basi petrolifere pi
moderne. Mentre in Germania, luogo ideale per lo studio dei duomi salini e delle pieghe diapiriche, i contributi scientifici sul petrolio furono scarsi, per larea caspica, sede petrolifera per eccellenza, sono degni di nota gli
studi dello svedese Hjalmar Sjgren nel 1885. Primo
geologo a essere impiegato in una industria petrolifera,
Sjgren fu pi propenso a enfatizzare lallineamento
strutturale nella distribuzione degli accumuli di idrocarburi che non il meccanismo dell anticlinale.
Daltra parte, negli Stati Uniti un metodo molto pratico di prospezione, oltre a quello dellanticlinale, fu
quello del belt o di potenziali accumuli petroliferi distribuiti lungo fasce preferenziali: metodo alquanto rozzo,
ma che comunque rispondeva a criteri geologici di trend
omogenei da un punto di vista stratigrafico e strutturale. Impostazioni di carattere pi scientifico, particolarmente utili per la ricerca, si devono a John Franklin Carll
e a Edward Orton.
Carll, del Servizio Geologico della Pennsylvania, per
primo (1875-80) tent di costruire un modello sedimentario complesso che teneva conto delle osservazioni di
superficie e dei dati di sottosuolo, stabilendo delle correlazioni stratigrafiche tra i pozzi. Si tratta di un tentativo di visualizzare le formazioni con una rappresentazione geometrica tridimensionale. Nella sua elaborazione, la stratigrafia molto pi importante dellaspetto
strutturale nella distribuzione degli idrocarburi. La descrizione sistematica dei dati raccolti ha dato inizio ad un
nuovo metodo di lavoro.
Un altro contributo di grande interesse quello di
Edward Orton nel 1886-87, che integra interessanti osservazioni sullorigine, laccumulo, la distribuzione per
facies degli idrocarburi, corredate da una mappa relativa al tetto della formazione del Trenton Limestone, la
prima del genere pubblicata da un servizio geologico statunitense.
Nonostante gli studi di geologia del petrolio in Europa fossero molto pi rigorosi di quelli statunitensi, si
esaurirono in breve, mentre negli Stati Uniti, con la scoperta di campi di dimensioni notevoli, il settore ebbe un
grande impulso. Lindustria petrolifera cominci a richiedere in modo sistematico mappe di superficie dettagliate, carotaggi, nuovi sistemi di classificazione dei dati.
Si tenga presente che in quel periodo buona parte dei
giacimenti si localizzava in terreni terziari strutturati in
anticlinali, vicini a manifestazioni superficiali, come in
Birmania, in Romania e in alcune zone della Russia.
Poche erano le situazioni strutturali prive di manifestazioni che venivano raccomandate per la perforazione; le
ricerche soffrivano della mancanza di mappe strutturali
e di rilievi geologici di inquadramento regionale. Il lavoro del geologo pertanto consisteva nel cartografare le
anticlinali in prossimit delle manifestazioni petrolifere
e quando il pozzo attraversava terreni pi profondi e con
uno stile tettonico diverso da quello dei terreni di copertura sorgeva qualche problema interpretativo. Laddove
i depositi erano legati a sequenze unitarie interessate da
una fase unica di deformazione, il rilievo di superficie
poteva soddisfare, ma quando si trattava di affrontare i
livelli profondi con caratteristiche strutturali diverse dalla
copertura quel metodo non era pi sufficiente. Si rendeva pertanto necessario delineare un modello tridimensionale. La geologia del sottosuolo fece enormi progressi in Romania e in California fin dal 1910, tanto da
entrare qualche anno dopo nelle metodologie operative
della Shell.
Per quanto riguarda limpiego di geologi nellindustria petrolifera, alcune imprese per lo pi europee (la
Royal Dutch-Shell in Birmania dal 1898, poi lAngloPersian in paesi del Medio Oriente, i Nobel in Russia,
la Deutsche Bank in Romania e Polonia, Aguila in Messico) avevano gi predisposto i loro staff; ma si erano sviluppate anche le prime societ di consulenza (Boverton
Redwood, Beeby Thompson), che avevano meritato un
certo credito presso le compagnie, nonostante i loro
sopralluoghi fossero sporadici e piuttosto superficiali.
10
Soltanto due compagnie statunitensi si servirono di geologi a tempo pieno prima del 1900 e otto ebbero uno
staff permanente dal 1913. In realt, in questa fase, il
geologo impiegato pi per seguire lavori di estensione e di sviluppo del giacimento, che nellesplorazione
vera e propria. La Shell, comunque, fin dal 1913 ebbe
un dipartimento centralizzato e permanente di geologia e fece un uso sistematico della geologia nelle attivit operative.
Gli anni Trenta e la geofisica
Il vero salto qualitativo nella ricerca dato dai rilievi geofisici, in particolare sismici. Quella geofisica si
dimostrata la tecnica di prospezione pi utile nella ricerca petrolifera anche se, in un primo tempo, ci non ha
significato labbandono delle altre tecniche di prospezione n la loro completa sostituzione.
Lindagine geofisica delle origini adottava metodi
costosi e richiedeva una certa programmazione, oltre alla
scelta delle aree specifiche da rilevare, tutti elementi che
i piccoli operatori non erano in grado di prendere in considerazione visto il numero limitato di aree a disposizione e le dimensioni modeste delle loro concessioni.
Le prime applicazioni geofisiche per la ricerca petrolifera di olio e gas furono effettuate, in un periodo antecedente la Prima Guerra Mondiale, in Romania e in Boemia sui duomi salini e furono basate essenzialmente sui
magneto-gravimetri ideati dallungherese Roland Eotvos.
Lesplorazione geofisica ottenne comunque il suo primo
grande risultato nel 1924, quando grazie alla bilancia di
torsione ed ai sismografi a rifrazione, vennero individuati i duomi salini della Costa del Golfo.
Il metodo sismico a riflessione ha le sue radici nei
lavori del canadese Reginald Fessenden per la definizione dei fondali marini (1913), ma i primi tentativi di
applicarlo alla ricerca petrolifera si devono allo statunitense John C. Karcher che, negli anni Venti, ne ha dimostrato in Oklahoma le possibilit di applicazione alla
ricerca petrolifera. Nel 1927 il rilievo sismico a riflessione gi considerato un metodo di routine, ma solo
dal 1930 diviene quello maggiormente utilizzato, decisivo per la scoperta degli idrocarburi. Inizialmente questo metodo non fu utilizzato appieno sia per la crisi economica ed il costo delle operazioni, sia per landamento del mercato dellolio che non sembrava giustificare il
ricorso a tali tecniche; in ogni caso, a partire dalla seconda met degli anni Trenta, si registra una netta prevalenza di scoperte fatte grazie alla sismica rispetto alle
tecniche tradizionali, che comunque continuavano a fornire il loro contributo (nel 1938, per esempio, negli Stati
Uniti si registrano 31 scoperte fatte con la sismica contro le 6 effettuate grazie ai metodi tradizionali). Nello
stesso periodo (1933) vengono introdotti i log elettrici
(potenziale spontaneo e resistivit), divenuti nel 1936 di
uso comune.
Se negli anni Trenta esistevano gi le grandi compagnie e si stava sviluppando la tecnologia relativa allesplorazione (i log elettrici, la gravimetria, la magnetometria, i rilievi sismici), alla perforazione ed alla produzione, negli anni successivi le campagne sismiche
furono condotte in modo sistematico e intensivo; nel
1952 un grande numero di squadre sismiche (8.000 squadre/mese) erano operative negli Stati Uniti.
A riprova della validit del metodo, una gran parte
dei giacimenti statunitensi di grosse dimensioni (giant)
vennero scoperti entro il 1945 e l89% entro il 1955,
quando gli effetti della sismica si fecero sentire sul
piano industriale. Soltanto nel 1953 furono immesse
sul mercato apparecchiature a registrazione su nastro
magnetico che permettevano di sommare pi registrazioni, consentendo lutilizzo di sorgenti pi deboli, mentre al 1956 risale linvenzione del metodo della copertura multipla che consentiva di determinare la velocit
di propagazione delle onde sismiche. Con lavvento
commerciale della registrazione digitale nel 1963 si
ebbe un grande sviluppo nellacquisizione ed elaborazione dei dati sismici, grazie soprattutto ad elaboratori elettronici sempre pi sofisticati in grado di analizzare un notevole volume di dati. Si fa risalire al secondo dopoguerra (1946-57) lo straordinario sviluppo della
geologia del sottosuolo con un elevato numero di geologi addetti al monitoraggio dei pozzi perforati, che forniscono una cospicua mole di informazioni relative alle
aree esplorate: si tratta di dati di tipo sedimentologico,
palinologico, stratigrafico e petrofisico. Con il supporto delle nuove informazioni molte aree ritenute mature sono riprese in considerazione, evidenziandone a
volte le caratteristiche sedimentarie fino ad allora ignorate, o addirittura si elaborano modelli geologici nuovi
che rivalutano obiettivi pi profondi e prima sconosciuti. A partire dagli anni Settanta ha inizio lesplorazione della piattaforma continentale e si assiste al trionfo
incontrastato della sismica.
Gli anni attuali
Negli ultimi decenni si sono susseguiti continui perfezionamenti delle tecnologie correlate allesplorazione, dai log (acustici, sonici, radioattivi) alle tecniche di
registrazione durante la perforazione. Lelaborazione dei
dati in pozzo, insieme allo sviluppo dellinformatica, ha
permesso di fornire una grande quantit di informazioni; soprattutto la sismica, con lintroduzione delle tecniche di rilievo tridimensionale, ha permesso lacquisizione di un volume di dati considerevole. Anche se il
primo rilievo sismico tridimensionale stato effettuato
circa 40 anni fa, solo da una quindicina di anni che tale
tecnica entrata nellattivit come strumento di uso comune. Parallelamente si andati incontro allevoluzione
dellinformatica (software ed hardware per acquisire,
processare ed interpretare i dati nel modo pi efficiente
11
12
100
90
80
Cicli storici
Fin dal suo sorgere, levoluzione dellindustria petrolifera stata caratterizzata da un andamento non uniforme, ma ciclico, con picchi di attivit seguiti da stasi talora traumatiche. Negli Stati Uniti gi nei primissimi anni
dellera petrolifera si era assistito ad una serie di fluttuazioni positive (1861-63, 1864-65, 1868-70) e negative (1863, 1866-67), dovute a un eccesso o a una carenza di offerta. La dipendenza dellattivit dallandamento dei prezzi una costante del mercato petrolifero che
a sua volta condizionato dal succedersi delle crisi politiche ed economiche (nella fig. 2 rappresentata levoluzione dei prezzi fin dalla nascita dellindustria petrolifera). Si ricordano in particolare alcuni fatti significativi: a) 1973: guerra arabo-israeliana, con il conseguente
embargo nei confronti dei paesi filoisraeliani e aumenti del prezzo da 3 a 12 dollari al barile; b) 1979: rivoluzione iraniana seguita dalla guerra Iran-Iraq, con calo di
produzione e forte aumento dei prezzi, dai 14 dollari del
70
60
50
2000-03
1990-99
1980-89
1970-79
1960-69
1950-59
1940-49
1930-39
1920-29
1910-19
1900-09
1890-99
1880-89
30
20
10
0
1870-79
40
1861-69
fig. 2. Evoluzione
dei prezzi petroliferi
(1861-2003) (BP, 2003).
rilievo sismico di dettaglio per determinare lubicazione dei pozzi di delimitazione e di produzione. Per rendere pi facile il passaggio tra la fase esplorativa e quella di sviluppo spesso utile, sin dalle prime fasi esplorative, cercare unintegrazione di tutti gli interventi tecnici
pertinenti allo studio e al successivo sviluppo del giacimento, con lobiettivo di ridurre i costi e abbreviare i
tempi tra la scoperta e la messa in produzione. Ci particolarmente importante in acque profonde o in situazioni remote per le quali lentit dei capitali investiti
rende assai onerosi eventuali ritardi della produzione.
A questo proposito vale lesempio relativo alle acque
profonde angolane, dove il campo di Kuito stato messo
in produzione 24 mesi dopo il primo pozzo di scoperta.
Questo periodo di gran lunga inferiore al tempo medio
necessario per mettere in produzione una scoperta in
acque profonde, che normalmente di cinque anni (le
previsioni di messa in produzione degli attuali progetti
vanno dai due anni previsti per la Guinea Equatoriale
ai nove della Norvegia).
Dopo la Guerra del Kippur e negli anni immediatamente successivi si delineata la tendenza a unintensa
attivit nella ricerca petrolifera. Le maggiori compagnie
petrolifere statunitensi rilanciavano gli investimenti relativi allupstream, destinati al mercato nazionale e internazionale. In quegli anni, infatti, conclusa lintensa esplorazione sulla terraferma, ci si indirizzava verso le acque
convenzionali (fino a 200 m di profondit), nonch nei
territori fino ad allora impraticabili dellAlaska. La politica delle maggiori compagnie petrolifere tendeva a sviluppare le riserve nazionali e a perseguire sul piano internazionale obiettivi molto ambiziosi in aree a rischio elevato, ma a grande ritorno economico. Si aprirono alla
ricerca nuove aree quali il Golfo del Messico, lArtico,
la Cordigliera delle Ande, il Mare del Nord, le Shetland,
lo Yemen, la Nigeria e loffshore della Cina. Questo tipo di strategia, dettata da un atteggiamento portato a
Negli anni Novanta le compagnie si trovarono a beneficiare di una serie di opportunit senza precedenti (fig. 3).
Si verific innanzitutto unimportante apertura di nuove
aree geografiche, in particolare nei nuovi paesi indipendenti nati dalla disgregazione dellUnione Sovietica
(Azerbaigian, Kazakhstan, ecc.), che iniziavano ad attrarre numerosi investitori stranieri tra cui le compagnie
petrolifere. Le nuove repubbliche si dotarono di una serie
di strumenti legislativi e contrattuali moderni e resero
disponibili al mercato informazioni tecniche prima di
allora inaccessibili. La corsa al Mar Caspio vide coinvolte tutte le grandi compagnie, sia in Azerbaigian sia in
Kazakhstan. nel Caspio kazako che un consorzio formato da Eni, Total, Shell, Exxon-Mobil, BG effettuava
la scoperta pi significativa di questi anni, con riserve
recuperabili fino a 13 miliardi di barili di olio. Nel Caspio
non si sono conseguiti altri risultati di rilievo, eccezion
fatta per il giacimento di Shakh Deniz con le sue notevoli riserve di gas (1999).
Lattivit in acque profonde (oltre i 200 m di profondit, in contrapposizione alla piattaforma continentale
caratterizzata da fondali fino a 200 m), che la seconda novit del periodo, aveva avuto in realt un precedente
nel Golfo del Messico, dove Exxon, Shell e Petrobras
avevano da alcuni anni affinato tecnologie davanguardia. Queste tecnologie vennero trasferite nelle acque
profonde dellAfrica occidentale (Angola, Congo, Nigeria e Guinea Equatoriale) e dellEstremo Oriente (Brunei
13
acque profonde
14
paesi ex sovietici
in Angola: Girassol, Dalia, Hungo, Kuito, Kissanje, Landana, Plutonio, Mondo, Tomba, Lobito, tutti ubicati nel
Lower Congo Basin. Le riserve complessivamente rinvenute sono dellordine di 7 miliardi di barili. Anche
nelle acque profonde nigeriane sono state fatte scoperte (Bonga, Agbami-Ekoli, Akpo, Bonga SW ed Erha)
nella prima fascia delloffshore profondo, dove la ricerca petrolifera giunta a un discreto grado di maturit.
Resta ancora da esplorare una fascia pi esterna per la
quale si presume una potenzialit residua assai importante. Il resto dellAfrica occidentale stato sede di ritrovamenti sporadici, come in Guinea Equatoriale, dove
stato scoperto il giacimento di La Ceiba, o nelle acque
profonde ed ultraprofonde congolesi (NKossa, Andromede, Moho) dove i risultati ottenuti sono inferiori alle
aspettative ed hanno ridimensionato linteresse iniziale
per larea. Per non parlare delloffshore profondo gabonese, finora senza risultati. Un certo numero di scoperte riguarda anche il Sud-Est asiatico e loffshore nordoccidentale dellAustralia.
Nel Golfo del Messico sono state registrate scoperte interessanti con nuovi sviluppi, quali Mad Dog, Trident, Thunder Horse e Great White; anche nelle acque
profonde del Golfo si intravedono ulteriori potenzialit,
ma a fronte di investimenti elevati e di tecnologie davanguardia.
In America Meridionale per lolio spicca il Brasile
con le sue acque profonde (campo di Roncador), mentre
il gas sembra dominare in Bolivia e a Trinidad e Tobago.
Per quanto riguarda lEuropa si registra invece la
scoperta di rmen Lange in Norvegia ed il campo di
Buzzard nel settore britannico del Mare del Nord.
Sul margine africano lEgitto ha fornito interessanti
riserve di gas con la scoperta di diversi campi offshore,
soprattutto per il gas, anche se il numero dei pozzi esplorativi si va riducendo. La migliore efficienza esplorativa si manifesta con un netto incremento di riserve addizionali per pozzo esplorativo perforato. I valori di 2,3
milioni di boe per pozzo della fine degli anni Ottanta si
raddoppiano nel decennio successivo e nellambito ristretto di alcune major oil companies raggiungono picchi
superiori ai 10 milioni.
Lo shock petrolifero del 1998
e la riduzione dei costi
A proposito del ciclo degli anni Novanta non pu essere dimenticato il crollo del prezzo del petrolio del 1998 e
le conseguenze che questo fatto ha avuto sul contenimento
delle spese da parte delle compagnie petrolifere.
Durante il 1998 la coincidenza di diversi fattori (ritorno dellIraq sul mercato, aumento produttivo dellArabia Saudita, rallentamento brusco della domanda asiatica) ha fatto scendere le quotazioni del petrolio sotto
la soglia dei 10 dollari al barile, valori che, in termini reali, non si registravano dal 1972. comprensibile
che prezzi cos bassi abbiano imposto alle compagnie
petrolifere di ripensare molti progetti nati in periodi
pi favorevoli e di ridurre gli investimenti esplorativi che, per definizione, hanno un ritorno economico
differito negli anni.
Nonostante gli investimenti ridotti e il contenimento dei costi, riserve e produzione delle compagnie non
solo non sono diminuite ma, al contrario, sono aumentate in maniera considerevole. Questo duplice risultato
stato ottenuto diminuendo la percentuale di pozzi sterili (40% rispetto al 60% degli anni Ottanta) e aumentando il valore commerciale, ovvero le riserve, per singolo pozzo di successo, grazie alla tecnologia e ad un
approccio strategico ben mirato. La tecnologia avanzata, infatti, a partire dagli anni Novanta ha consentito di
contenere i costi e di utilizzare sistematicamente sia la
sismica tridimensionale, che permette di ridurre il tempo
tra scoperta e produzione, sia i miglioramenti tecnologici relativi alla perforazione di pozzi esplorativi.
Per quanto riguarda i costi della ricerca petrolifera,
fin dallinizio degli anni Novanta si era delineata una tendenza al controllo e alla riduzione delle spese da parte
delle compagnie petrolifere, che sono riuscite ad allineare
il finding and development cost su valori di 4-5 dollari al
barile alla fine del decennio. Lesempio della BP significativo: infatti, la societ britannica ha deciso di perseguire solo obiettivi ad alto potenziale economico, con il
risultato di portare il finding and development cost dai
6 dollari al barile del 1987-88 ai 4 del 1997-2000.
In conclusione si pu affermare che lo shock petrolifero di fine decennio stato salutare sul piano dello
snellimento organizzativo, della maggior efficienza e
della riduzione dei costi, fattori che ritroviamo ancor
oggi nelle performance del mondo petrolifero.
15
Prima di parlare delle riserve di idrocarburi si ritiene utile definire il concetto stesso di riserve, termine
spesso usato impropriamente. Esso va riferito soltanto a
quella frazione degli idrocarburi contenuti in un giacimento che pu essere estratta (recuperata). Lentit
effettiva delle risorse di un giacimento si conosce solo a
produzione cumulativa avvenuta; i dati precedenti sono
soltanto stime.
Sulla base delle conoscenze geologiche, geofisiche
ed ingegneristiche disponibili in un dato momento si
distingue tra riserve accertate (proved), probabili (probable) e possibili (possible). Le riserve accertate sono
quelle per le quali si ha una ragionevole certezza di recupero e per le quali lo sviluppo definito a date condizioni economiche. Le riserve probabili sono quelle per
le quali, anche se non stato ancora messo a punto il
progetto di sviluppo, verosimile che possano essere
sviluppate. Le riserve possibili sono quelle incerte sul
piano della conoscenza tecnica.
Riserve di olio al 2002
A fine 2002 le riserve di olio accertate ammontavano a 1.048 miliardi di barili (BP, 2003), quasi l80% dei
quali (819 miliardi) di pertinenza dellOPEC.
La distribuzione geografica delle riserve (fig. 4)
caratterizzata da un notevole squilibrio a favore dellarea mediorientale.
Nel Medio Oriente spiccano in termini di priorit
Arabia Saudita (261,8 miliardi di barili; 25% delle riserve globali), Iraq (112,5 miliardi; 10,7%), Emirati Arabi
Uniti (97,8 miliardi; 9,3%), Kuwait (96,5 miliardi; 9,2%)
e Iran (89,7 miliardi; 8,6%), mentre gli altri paesi (Qatar,
Yemen e Siria) hanno riserve decisamente minori.
In Africa hanno riserve importanti Libia (29,5 miliardi di barili), Nigeria (24 miliardi) e, con cifre nettamente inferiori, Algeria (9,2 miliardi) e Angola (5,4 miliardi); nellAmerica Centrale e Meridionale emerge il Venezuela (77,8 miliardi di barili; 7,4% delle riserve mondiali),
seguito a distanza dal Brasile (8,3 miliardi), mentre in
Eurasia sono importanti Russia (60 miliardi di barili;
5,7%), Norvegia (10 miliardi), Kazakhstan (9 miliardi)
e Azerbaigian (7 miliardi).
Se si considerano le riserve nellarco del decennio
1992-2002, si nota che laumento globale (da 1.007 a
1.048 miliardi di barili) modesto (4%), ma iniziano
a delinearsi significative variazioni allinterno delle singole aree:
netto il calo delle riserve nordamericane (da 90,9
a 49,9 miliardi di barili);
nei paesi ex sovietici le riserve aumentano sia in Azerbaigian (da 1,3 a 7 miliardi di barili) sia in Kazakhstan,
16
685,6
(65,4%)
38,7
(3,7%)
97,5
(9,3%)
77,4
(7,4%)
49,9
(4,8%)
98,6
(9,4%)
A
1.200
1.000
Nordamerica
America Centrale
e Meridionale
Europa-Asia ex sovietica
800
600
400
Africa
200
Medio Oriente
Asia-Pacifico
0
1982
1992
2002
del Medio Oriente, con oltre 90 anni, e larea eurasiatica (Russia in particolare), mentre per quelli del Nordamerica e dellAsia-Pacifico gli indici scendono pericolosamente sotto i 20 anni.
56,06
(36,0%)
61,04
(39,2%)
Le principali aree produttive si trovano in bacini situati nellemisfero boreale. Circa i tre quarti dei 600 bacini esistenti non sono attualmente produttivi ed un terzo
di questi non mai stato perforato da pozzi esplorativi.
Un terzo dei bacini mondiali rappresentato da bacini
vergini. Le scoperte finora effettuate includono un certo
numero di giacimenti giant, ossia con riserve superiori
ai 500 milioni di barili. Le riserve di questi campi rappresentano l1% delle scoperte globali, ma costituiscono rispettivamente il 70% e il 50% dellolio e del gas
rinvenuti. Alcuni autori (Klemme, 1980) allinizio degli
anni Ottanta stimavano il potenziale addizionale da scoprire tra il 60% e il 140% delle riserve cumulative scoperte (restanti ed estratte), ottenendo il valore pi conservativo (60%) nellipotesi che solo i bacini vergini
potessero includere un potenziale, mentre lipotesi pi
ottimistica prevedeva un incremento di riserve anche nei
bacini attualmente produttivi. Dal 1982 al 2002 laumento di riserve certe stato pari a 371 miliardi di barili (BP, 2003), mentre al 2000, secondo la valutazione del
7,08
(4,5%)
12,61
(8,1%)
11,84
(7,6%)
7,15
(4,6%)
A
160
140
Nordamerica
America Centrale
e Meridionale
Europa-Asia ex sovietica
120
100
80
60
Africa
40
Medio Oriente
20
0
Asia-Pacifico
1982
1992
2002
17
100
90
80
70
60
50
40
30
20
18
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
1975
1976
1977
1978
1979
1980
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
10
12
50
40
10
8
30
6
20
10
0
10
surplus
deficit
pozzi esplorativi
60
saldo annuale (miliardi di barili)
20
1995
1990
1985
1980
1975
1970
0
1965
1960
30
19
In conclusione, si pu sottolineare come le due scuole di pensiero corrispondano a filosofie diverse sul piano operativo (Lynch, 2003). Credere nel modello di
Hubbert significa pensare a prezzi elevati in tempi brevi
e quindi optare per una strategia aggressiva con lobiettivo di acquisire riserve addizionali, anche con progetti
a costi elevati. Nellaltro caso, invece, da una visione
meno allarmistica deriva una pi cauta strategia che privilegia progetti a basso costo ed una flessibilit tale da
non avere sorprese negative nel caso di un crollo dei prezzi, come talora successo in passato.
Riportiamo di seguito una classificazione dei giacimenti (in parte derivata dallAmerican Petroleum
Institute) in funzione delle loro dimensioni.
Per i giacimenti a olio
Megagiant: superiore a 50.000 milioni di barili (pari a
6,8 miliardi di t)
Supergiant: da 5.000 a 50.000 milioni di barili
Giant: da 500 a 5.000 milioni di barili
Major: da 100 a 500 milioni di barili
Large: da 50 a 100 milioni di barili
Medium: da 25 a 50 milioni di barili
Small: da 10 a 25 milioni di barili
Per i giacimenti a gas
Supergiant: superiore a 850 miliardi di m3
Giant: da 85 a 850 miliardi di m3
Major: da 17 a 85 miliardi di m3
Large: da 8,5 a 17 miliardi di m3
Medium: da 4,2 a 8,5 miliardi di m3
Small: da 1,7 a 4,2 miliardi di m3
Nella tab. 1 sono indicati i numeri di campi scoperti
a livello mondiale nelle diverse categorie. I 2 megagiant
menzionati sono Ghawar, in Arabia Saudita, e Greater
Burgan, in Kuwait, mentre tra i primi 20 supergiant 15
sono localizzati in Medio Oriente, 2 in Russia, 1 in America Latina e 2 in Nordamerica.
Lubicazione di questi campi a olio corrisponde a particolari situazioni geologiche; vi sono infatti alcuni bacini sedimentari che contengono le riserve pi significative di olio e di gas.
I principali bacini petroliferi verranno qui di seguito elencati in funzione delle riserve cumulative (in pratica la quantit di idrocarburi rinvenuti, comprensiva
degli idrocarburi gi prodotti) e dei maggiori giacimenti che contengono. Lordine di grandezza delle riserve
proviene da alcune fonti di informazione (IHS Energy,
20
Dimensione
>50.000
5.000-50.000
500-5.000
100-500
50-100
25-50
10-25
1-10
Megagiant
Supergiant
Giant
Major
Large
Medium
Small
Very small
Totale
Tot. mondiale
2
40
46
240
327
356
761
4.599
6.371
Europa-Asia ex sovietica
altri bacini
nella parte algerina una ventina di giacimenti con riserve complessive di 7 miliardi di barili. Campi significativi sono quelli di Ourthoud, Hassi Berkine ed el-Borma.
Il bacino di Illizi, che ha riserve originarie di olio pari a
circa 5 miliardi, ospita i campi di Zarzaitine e Tin FouyeTabankort.
Il bacino del Niger, che, oltre alla Nigeria, include
Camerun e Guinea Equatoriale, ha riserve per circa 50
miliardi di barili. I maggiori giacimenti ad olio sono
Nembe Creek e Forcados Yokri, oltre ad un certo numero di campi di dimensioni comprese tra i 400 ed i 600
milioni di barili (Okan, Imo River, Meren, Bomu, Delta
South, Obagi, Parabe-Eko, Edop). Nelle acque profonde recentemente sono stati scoperti i seguenti principali campi: Bonga, Bolia, Agbami, Akpo, Bonga SW ed
Erha per un totale di riserve di circa 6 miliardi di barili.
Risale al 1999 la scoperta del campo di La Ceiba, in Guinea Equatoriale.
Il bacino del Lower Congo (Gabon, Congo e Angola) detiene riserve complessive di olio di oltre 20 miliardi di barili, caratterizzate da una distribuzione di campi
di dimensione variabile sia nelle acque convenzionali sia
nelle acque profonde. In Gabon stata scoperta una decina di giacimenti di modeste dimensioni (dai 50 ai 90
milioni di barili), mentre i giacimenti offshore del Congo
hanno riserve pi elevate: Loango, Tchibouela, Emeraude e NKossa. In Angola si contano una cinquantina
di giacimenti ad olio nelle aree convenzionali di Takula, Malongo, Numbi e Pacassa, cui si aggiungono le scoperte in acque profonde fatte in questi ultimi anni, delle
quali le pi significative sono Dalia, Girassol, Hungo,
Kuito, Kissanje, Landana, Tomba, Plutonio, Mondo e
Lobito.
21
Riserve
cumulative
Giacimenti
(sono citati solo i giacimenti principali in ordine di grandezza)
tipo di giacimento
miliardi di barili
Bacino Arabico:
Provincia centro-arabica di Rub al-Khali
(Arabia Saudita, Kuwait, Zona Neutrale,
Iraq, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Qatar)
>500
East Texas
Hawkins
Hastings
Thunder Horse
Mars
Romashkino
Arlan
Tuymazinskoye
Novoyelkhovskoye
Usinskoye
Bavilinskoye
Campo Costanero
Bolivar
Boscan
Urdaneta Oeste
Ceuta
Centro
Lago
Maracaibo
(Venezuela)
Forcados Yokri
Nembe Creek
Ubit
Zafiro Complex
Meren
Sureste
(Messico)
Akal (Cantarel)
Sirte
(Libia)
22
0,5-5
Samotlor
Fedorovo-Surguskoye
Ust-BalyMamontovskoye
Krasnoleninskoye
Priobskoye
Volga-Ural
(Russia)
Giant
5-50
Ahwaz
Marun
Aga Jari
Gachsaran
Kirkuk
Supergiant
50
Ghawar
Safanya
Greater Burgan Rumailia
Abqaiq
Zakum
Manifa
Bacino Arabico:
Provincia degli Zagros
(Iran, Iraq, Turchia, Siria)
Siberia Occidentale
(Russia)
Megagiant
Bermudez Complex
Ku
Abkatum
Tecomonoacan
Malob
Gialo
Sarir
Amal
Waha
Bu-Attifel
Statfijord
Ekofisk
Forties
Oseberg
Gullfaks
segue
tab. 2
Bacino
Riserve
cumulative
Giacimenti
(sono citati solo i giacimenti principali in ordine di grandezza)
tipo di giacimento
miliardi di barili
>500
Giant
5-50
0,5-5
Cerito Central
El Furrial
Mulata
Santa Barbara
Jobo
Permian
(USA: Nuovo Messico, Texas, Oklahoma)
Yates
Wasson
Kelly Snyder
Precaspio
(Kazakhstan, Russia)
Bacini Sahariani:
Gadames, Hassi Messaoud, Illizi
(Libia, Algeria, Tunisia)
Kashagan
Tengiz
Korolevskoye
Karachaganak
Zhanazhol
Hassi Messaoud
Ourthoud
Zarzaitine
Rhourde el-Baguel
Tin Fouye Tabankort
Hassi Berkine Sud
San Joaquin
(USA: California)
Wilmington
Midway Sunset
Kern River
Elk Hills
Caspio meridionale
(Azerbaigian, Georgia, Turkmenistan,
Iran)
Guneshli
Chirag
Azeri
Balahani-SabunchiRamani
Goturdepe
Lower Congo
(Gabon, Congo, Angola)
Takula
Dalia
Girassol
Hungo
Kuito
Alberta
(Canada)
Pembina
Redwater
Swan Hills
Raibow
Provost
Campos
(Brasile)
Roncador
Marlim
Marlim Sul
Barracuda
Albacora
Prudhoe Bay
Supergiant
50
Venezuela orientale
(Venezuela)
Sumatra
(Indonesia)
Megagiant
Kuparuk River
Endicott
Point Mcintyre
Minas
Duri
Bangkot
Bekasap
23
Nordamerica
I bacini pi significativi degli Stati Uniti sono quello del Golfo del Messico, i bacini interni (Permian, Anadarko), il bacino di San Joaquin in California e il bacino Artico Costiero dellAlaska.
Il bacino del Golfo del Messico si estende sia in terra
sia in mare e comprende i depositi costieri di Texas e
Louisiana. Per quanto concerne il complesso costiero
comprensivo dei bacini saliferi di Texas e Lousiana le
riserve totali superano i 50 miliardi di barili con scoperte
significative quali East Texas, Hawkins, Caillou Island
e Bay Marchand. Per il settore offshore le riserve accertate complessive del Golfo del Messico sono di circa 15
miliardi di barili provenienti da un migliaio di campi.
Particolarmente intensa stata lattivit di questi ultimi
anni con scoperte quali Thunder Horse, Mars, Mad Dog,
Neptune, Great White. Delle 95 scoperte effettuate dal
1996 al 2000 (in profondit inferiori agli 800 m), quattro sono superiori a 300 milioni di barili e quattro comprese tra 100 e 300. Le acque profonde del Golfo del
Messico si sono rivelate ricche di olio (su 75 campi scoperti a una profondit di oltre 400 m, 40 sono a olio).
I bacini interni degli Stati Uniti (Permian e Anadarko),
con riserve di oltre 30 miliardi di barili, contengono le
scoperte significative di Panhandle, Wasson, Yates e Kelly
Snyder.
Il bacino di San Joaquin, in California, con oltre 20
miliardi di barili, contiene i giacimenti di Wilmington,
Midway Sunset, Kern River ed Elk Hills.
Il bacino Artico Costiero dellAlaska, con oltre 15
miliardi di barili di olio, si distingue per le significative
scoperte di Prudhoe Bay e Kuparuk River.
Il bacino sedimentario canadese dellAlberta supera
i 20 miliardi di barili, con alcuni campi importanti e altri
di dimensioni medie. Tra i pi significativi Pembina,
Redwater, Swan Hills, Raibow e Provost.
Il bacino del Sureste il pi produttivo del Messico.
Vi sono stati scoperti oltre 45 miliardi di barili, con i
campi di Cantarel, Bermudez Complex e Abkatun.
America Centrale e Meridionale
24
con densit tra 7 e 10 API e con un elevato contenuto in zolfo. Il volume complessivo dellolio stimato
da 700 miliardi ad oltre 1.000 miliardi di barili: i fattori di recupero sono molto bassi (5-6%); ci rappresenta pertanto uno dei problemi fondamentali e ancora irrisolti dello sfruttamento economico di questa fascia petrolifera.
Asia-Pacifico
I bacini di Sumatra (Atjeh, Rokan-Kampar, JambiPalembang) contengono globalmente 15 miliardi di barili di olio. I due campi pi importanti sono quelli di Minas
e Duri.
Bacini a gas
Riserve cumulative
Giacimenti
(sono citati solo i giacimenti principali in ordine di grandezza)
tipo di giacimenti
miliardi di m3
Bacino Arabico:
Provincia centro-arabica di Rub al-Khali
(Arabia Saudita, Kuwait, Zona Neutrale,
Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Qatar)
Siberia Occidentale
(Russia)
Bacino Arabico:
Provincia degli Zagros
(Iran, Iraq, Turchia, Siria)
2.5005.000
North Field
Ghawar
Greater Burgan
Shaybah
Abqaiq
Awali
Qatif
Asab
Urengoyskoye
Yamburgskoye
Bovanenkovskoye
Zapolyarnoye
Medvezhye
Tambeyskoye
Russkoye Yuzhnoye
Karampurskoye
Yuboleynoye
Utrennyeye
Ahwaz
Tabnak
Kangan
Bibi Hakimeh
Aga Jari
Groningen
Leman
Hewett
Indefatigable
Viking North
Dovietabad-Donmez
Shorton
Shatik
Gazli
Khangiran
Zewardi
Inoua Marine
Alba
Nnwa-Doro
Soku
Obiafu-Obrikom
Bacini Sahariani:
Hassi Messaoud, Gadames, Illizi,
Thiremt Uplift
(Libia, Algeria, Tunisia)
Bacini Indonesiani:
Sumatra, Natuna, Kutei
(Indonesia)
Hassi RMel
Hassi Messaoud
Tin Fouye Tabankort
Alrar
Rhourde Nouss
In Amenas Nord
Astrakhan
Karachaganak
Kashagan
Tengiz
Zhanazhol
Tunu (Kutei)
Arun (North Sumatra)
Badak (Kutei)
Pecico (Kutei)
Nilam (Kutei)
Frigg
Ekofisk
Brent
Sleiper West
Oseberg
Venezuela orientale
(Venezuela)
Santa Barbara
Pirital
Cerito Central
Mulata
Santa Rosa
Bacini Malesi:
Luconia, Malay
(Malaysia)
85-850
South Pars
North Pars
Marun
Rag-e Sefid
Pazanan
Gachsaran
Amu Darya
(Turkmenistan, Uzbekistan, Afghanistan)
Volga-Ural (Russia)
Giant
>850
Monroe
Carthage
Katy
Old Ocean
Pledger
Precaspio
(Kazakhstan, Russia)
Supergiant
Bangkot (Malay)
Jerneh (Malay)
K05 (Luconia)
F06 (Luconia)
F23 (Luconia)
Orenburgskoye
Romashkino
25
26
altri bacini
Il bacino Est Venezuela-Trinidad larea dove si concentrano le maggiori riserve di gas con circa 4.000 miliardi di m3, anche se soltanto il 10% non associato alla
produzione di olio. Nel bacino gassifero di Trinidad e
Tobago sono stati scoperti 1.000 miliardi di m3, in particolare nei giacimenti di Red Mango, Mahogany, Kapok,
Ibiscus.
Asia-Pacifico
Il Golfo del Messico, considerato nella sua accezione geologica regionale, comprensivo cio dei bacini
costieri, ha riserve cumulative di gas di oltre 15.000
miliardi di m3 (circa 4.400 miliardi sono nelloffshore,
provenienti da 105 campi). Il gas prevalentemente localizzato nella piattaforma continentale (65% delle riserve complessive), dove ci sono 31 campi con pi di 35
miliardi di m3 ciascuno; un solo campo di tali dimensioni stato scoperto finora in acque profonde.
Bibliografia generale
Colitti M. (1979) Energia e sviluppo in Italia. La vicenda di
Enrico Mattei, Bari, De Donato.
DOE (Department of Energy) - Office of Fossil Energy (1998)
A strategy for methane hydrates research and development,
DOE FE-0378.
DOI (Department of the Interior) - Minerals Management Services
(1995) 1995 assessment of conventionally recoverable
hydrocarbon resources of the Gulf of Mexico and Atlantic
Outer Continental Shelf, OCS Report MMS-96-0047.
DOI (Department of the Interior) - Minerals Management
Services (2003) Estimated oil and gas reserves. Gulf of
Mexico-outer continental shelf, December 31, 2000, OCS
Report MMS 2003-050.
EEA (European Environment Agency) (2003) Annual European
Community greenhouse gas inventory 1990-2001 and
inventory report 2003, Technical Report 95.
EIA (Energy Information Administration) (1994) Manufacturing
energy consumption survey. Manufacturing consumption
of energy 1994, DOE/EIA-0512 (94).
EIA (Energy Information Administration) (1995) Measuring
energy efficiency in the United Stateseconomy. A beginning,
DOE/EIA-0555 (95)/2.
EIA (Energy Information Administration) (2002) Annual energy
review, DOE /EIA-0384-2002.
Exxon-Mobil (2002) 2002 summary annual report, 330-AR0403.
Forbes R.J. (1958) Studies in early petroleum history, Leiden,
E.J. Brill.
Gerretson F.C. (1953-1957) History of the Royal Dutch,
Leiden, E.J. Brill, 4 v.
Giavarini C., Maccione F. (2003) Gli idrati del metano.
Presente e futuro, La Rivista dei Combustibili, 57, 180187.
Hidy R.W., Hidy M.E. (1955-1956) History of Standard Oil
Company (New Jersey). Pioneering in big business: 18821911, New York, Harper & Brothers, 2v.
IEA (International Energy Agency) (2003) Key world energy
statistics from IEA: 2003, Paris, Organisation for Economic
Co-operation and Development/IEA.
Ivanhoe L.F. (1995) Future world oil supplies. There is a finite
limit, World Oil, October, 77-88.
Kerr R.A. (1998) The next oil crisis looms large and perhaps
close, Scientific American, 281, 1128-1131.
Laherrre J.H. (1997) Future sources of crude oil supply and
quality considerations, in: Oil markets over the next two
decades. Surplus or shortage? Proceedings of the conference
of the French Petroleum Institute, Reuil-Malmaison, 1213 June.
Laherrre J.H. (1997) Production decline and peak reveal
true reserve figures, World Oil, December, 77-80.
Laherrre J.H. (1998) Development ratio evolves as true
measures of exploitation, World Oil, February, 117-120.
Laherrre J.H. (2003) Hydrocarbons resources. Forecast of
oil and gas supply to 2050, New Delhi, Petrotech.
Laherrre J.H. (2003) Modelling future oil production,
population and economy, in: Proceedings of the 2 nd
international workshop on oil depletion of the Association
for the study of peak oil and gas, Paris, 26-27 May.
Longhurst H. (1959) Adventures in oil. The story of British
petroleum, London, Sidgwick & Jackson.
Bibliografia citata
Anderson R.O. (1984) Fundamentals of the petroleum industry,
Norman (OK), University of Oklahoma Press.
BP (British Petroleum) (2003) Statistical review of world energy,
London, BP.
Campbell C.J. (1997) The coming oil crisis, Brentwood (Essex),
Multi-Science.
Campbell C.J. (2000) Peak oil. An outlook on crude oil
depletion, World Oil & Gas, October.
Campbell C.J. (2001) Peak oil. A turning for mankind, Hubbert
Center Newsletter, 2.
Campbell C.J. (2002a) Forecasting global oil supply 20002050, Hubbert Center Newsletter, 3.
Campbell C.J. (2002b) Peak oil. An outlook on crude oil
depletion updated through 2001, Oil Crisis, February.
Campbell C.J. (2003) The essence of oil and gas depletion,
Brentwood (Essex), Multi-Science.
DB (Deutsche Bank) (2002a) Deep water oil & gas, Global
Oil & Gas, August.
DB (Deutsche Bank) (2002b) Global oils. Reserves, Global
Oil & Gas, June.
Duncan R.C., Youngquist W. (1998) The world petroleum
life cycle, in: OPEC oil pricing and independent oil
producers. Petroleum engineering program. Proceedings
of the Petroleum Technology Transfer Council workshop,
Los Angeles (CA), 22 October.
Hubbert M.K. (1956) Nuclear energy and the fossil fuels, in:
Proceedings of the Spring meeting of the American
Petroleum Institute, San Antonio (TX), 7-9 March, 7-25.
Ivanhoe L.F. (1997) Updated Hubbert curves analyse world
oil supply, World Oil, November, 91-94.
Ivanhoe L.F., Leckie G.G. (1993) Global oil, gas fields,
sizes tallied, analyzed, Oil & Gas Journal, February,
87-91.
Klemme H.D. (1980) The geology of future petroleum
resources, Revue de lInstitut Franais du Ptrole, 35,
337-349.
27
28
Roberto Prato
Consulente scientifico
GEOSCIENZE