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DEL
CORSO
DI
FOTOGRAFIA
DIGITALE
Megapixels
Una delle caratteristiche pi pubblicizzate di una camera digitale il numero
di megapixelche essa possiede, ovvero il numero di puntini (pixels) espresso in milioni
che pu catturare in una singola foto. Ovviamente pi alto il numero dei megaPixel e pi
la qualit della foto alta. In commercio attualmente ci sono camere digitali che vanno da 1
fino a 5 Megapixel anche se a prezzi molto pi alti, e riservate ai veri professionisti della
foto possibile trovarne anche con pi di 10 Megapixel!
Il numero dei Megapixel comunque indicativo e non indica realmente il numero dei pixel
che vengono catturati in un singolo scatto. Una camera a 2.1 Megapixel ha una
risoluzione massima di 1600x1200 pixels, ovvero di 1.920.000 pixels, quindi
circa 200.000 pixels in meno di quanto atteso.
La spiegazione sta nel fatto che 2.1 Megapixel indica in realt la presenza di circa
2.100.000 photosites sul sensore. Questi non sempre vengono usati per mappare dei pixels
ma una piccola percentuale viene usata per altre operazioni quali ad esempio la
conversione da analogico a digitale.
I photosites dedicati a queste operazioni sono ovviamente posizionati agli estremi della
matrice del sensore e sono coperti da uno strato nero che non fa filtrare la luce e non gli
permette quindi di caricarsdi elettronicamente come gli altri.
Bayer Mosaic
In questa matrice (o mosaico) viene alternata una riga di rossi e verdi ad una di blue e
verdi. Il motivo per cui il verde compare pi degli altri due colori che l'occhio umano
non ha la stessa sensibilit a tutti e tre i colori, quindi per ottenere un immagine reale
abbiamo bisogno di pi informazioni sul verde.
3.Ogni photosite coperto da un filtro blue, rosso o verde in modo da catturare solamente
uno di questi colori. L'informazione del colore viene trasmessa ad un diodo fotosensibile
che assorbe la luce e genera elettroni a seconda dell'intensit della luce stessa.
4. Alla fine della foto (alla chiusura dell'otturatore), le informazioni (le cariche elettriche)
vengono inviate una riga alla volta ad un registro.
7. Nel caso la foto venga tenuta, essa viene elaborata con alcuni sofisticati processi che
servono a produrre una foto di alta qualit. Il De-Mosaicing serve ad elaborare i colori
della foto e a produrre le gradazioni mancanti. Il Color correction aggiusta l'intensit del
blue e del rosso per raggiungere un corretto bilanciamento con il verde (e produrre quindi
un bianco "pulito"). Il processo di Enhancement infine serve ad adattare i colori catturati
dal CCD a quelli tipici percepiti dall'occhio umano.
8. Una volta che l'immagine stata costruita, essa deve essere compressa.
Considerando che una foto fatta a 3.1 Megapixel occupa circa 9 megabytes,
impensbile usare il formato originale. Solitamente viene adottata una compressione
JPEG con cui si riduce la foto a circa 900 K mantenendo comunque un altissima qualit.
Memorizzare foto
Per salvare le foto scattate, una camera digitale pu essere dotata di una delle seguenti unit
di memorizzazione:
TIFF non
compresso
JPEG alta
qualit
JPEG media
qualit
640x480
1 Mbytes
300 Kbytes
90 Kbytes
800x600
1.5 Mbytes
500 Kbytes
130 Kbytes
1024x768
2.5 Mbytes
800 Kbytes
200 Kbytes
1600x1200
6 Mbytes
1.7 Mbytes
420 Kbytes
In questi casi non raro sentirsi porre domande del tipo: ...quanto grande posso stampare
questa immagine ? o ancora ...ho stampato questa fotografia in formato A4 ma i risultati
sono pessimi ...perch ?
Il nocciolo della questione quindi capire quale relazione esista tra risoluzione di
un'immagine digitale e dimensione finale della stampa.
Prima di tutto cerchiamo di fare luce sul concetto di dpi.
Un'immagine digitale composta essenzialmente da un certo numero di punti colorati, i
pixel, disposti ordinatamente in una griglia di dimensioni fissate. Ad esempio una foto da
due megapixel sar composta da circa 2 milioni di pixel disposti in un rettagolo di
dimensioni 1600x1200 pixel per lato circa.
Stampare una foto significa riportare su carta tutti i punti costituenti l'immagine.
Qui interviene il concetto di dpi. Un certo valore di dpi ( dots per inch ) infatti ci dice quanti
punti (dots) vengono stampati per ogni pollice (inch). Valori pi alti significheranno che i
punti saranno pi fitti, pi vicini tra loro. Al contrario valori bassi indicheranno che i punti
avranno una densit, una distanza tra di loro pi elevata.
Punti troppo distanti tra loro daranno luogo ad un'immagine poco definita, granosa in cui i
punti stessi saranno visibili ad occhio nudo con conseguente degrado della qualit della
stampa.
Aumentando la densit dei punti si ottengono immagini migliori, in cui non presente alcun
effeto grana e in cui i passaggi tonali sono pi graduali e delicati.
A causa della struttura stessa dei nostri occhi per inutile superare una cera soglia di
definizione. Il nostro apparato visivo infatti in grado di distinguere dettagli fino alla
risoluzione di circa 300dpi. Oltre questo valore, ogni informazione aggiuntiva verrebbe
confusa con le altre e non sarebbe rilevabile.
Per questo motivo si stabilito che la risoluzione ottimale per un'immagine fotografica sar
di circa 300dpi (massima qualit) con un minimo di 200-240dpi in casi particolari. Utilizzi
diversi dalla stampa prevedono tuttavia valori acnhe molto pi bassi. Vedi tabella.
DESTINAZIONE
Esposizioni, Libri, Riviste di Qualit
Stampe di grandi dimensioni
Quotidiani
Web - Monitor
Conclusioni
Una volta compreso il concetto di dpi basta tenere a mente quanto segue:
1. Un'immagine digitale definita da una dimensione, espressa in pixel, per il lato maggiore
e una per il lato minore.
2. Un'immagine digitale NON ha dimensioni ASSOLUTE di stampa.
1280x768
1600x1200
2048x1536
2272 x 1704
2560 x 1920
3072x2048
4064 x 2704
Esempi
L'immagine presentata all'inizio dell'articolo stata realizzata come Risoluzione &
Dimensioni di circa 6 scatti provenienti da una reflex digitale Canon EOS 10D da circa 6
megapixel. Il risultato finale una stampa 60x15cm.
Per chiarire i concetti fin qui esposti riporto la schermata delle dimensioni dell'immagine
relative a Photoshop.
Come potete vedere una fotografia di circa 60cm di lato richiede ben 7195 pixel per essere
stampa alla massima qualit di 300dpi.
Modificare le dimensioni di un'immagine
A volte pu essere necessario modificare le dimensioni di un'immagine per adattarla a
scopi specifici.
Esisto 2 modi di procedere.
1. Risoluzione fissa
Modificare le dimensioni in pixel dell'immagine lasciando invariato la risoluzione in dpi.
Questo approccio "indolore" nel caso l'immagine venga rimpicciolita mente pu creare
un degrado di qualit nel caso in cui le dimensioni finali siano maggiori di quelle iniziali.
Riducendo le dimensioni di un'immagine infatti non si fa altro che scartare dati non pi
necessari. Ingrandendo invece, il programma di fotoritocco dovr interpolare i dati
esistenti per crearne di nuovi. Questo processo, sebbene venga realizzato tramite algoritmi
molto sofisticati, ha dei limiti e da risultati accettabili solo se usato con moderazione.
Per compiete questa operazione nella casella delle dimensioni immagine di photoshop,
assicurarsi che la voce "Resample image - Ricampiona Immagine" sia SELEZIONATA.
Successivamente modificare dimensioni a piacere.
Nel disegno qui sopra lesempio di un ingrandimento al 183%. Il colore e lintensit di ogni
pixel blu viene calcolato facendo una media dei quattro pixel limitrofi ed il risultato
limmagine interpolata in alto. Al contrario, se non si facesse linterpolazione, il pixel
aggiuntivo blu avrebbe il colore e lintensit del pixel alla sia sinistra (una specie di copia,
insomma) ed il risultato sarebbe limmagine non interpolata in basso. Come si evince,
limmagine interpolata ha una risoluzione (in termini di dettagli) decisamente superiore.
Ovviamente pi limmagine si allarga, meno preciso sar il risultato finale.
Una rotazione di 90 non comporta alcun tipo di perdita di dati in quanto i pixel vengono
risistemati in uno schema identico a quello originale. Quando per si effettua una
rotazione da 45, per esempio, necessario ricreare il pixel mancante tra due ch
vengono riposizionati. E questo problema si ha ogni qual volta si effettua una successiva
rotazione, il che porta alla perdita di informazione per ogni rotazione che viene effettuata.
Ecco perch bisogna evitare di ruotare le foto quando possibile.
I risultati di cui sopra utilizzano quello che chiamato un algoritmo Bicubic e mostrano
alterazioni significative. Si noti la diminuzione complessiva del contrasto con aloni scuri
che si vanno a formare vicino ai pixel azzurri (questo perch la media tra azzurro e nero
un azzurro pi scuro). Cambiando interpolazione ed impiegando degli algoritmi pi evoluti
possibile migliorare il risultato. Vediamo addesso quali sono gli algoritmi pi importanti.
Gli algoritmi non adattativi includono: nearest neighbor, bilinear, bicubic, spline, sinc,
lanczos ed altri. A seconda della loro complessit, questi algoritmi usano ovunque 0-256 (o
pi) pixel adiacenti per ottenere linterpolazione. Pi pixel adiacenti vengono inclusi, pi
accurata sar linterpolazione finale, a scapito ovviamente del tempo di elaborazione.
Questi algoritmi possono essere utilizzati sia per distorcere che per ridimensionare una
foto.
Gli algoritmi adattativi includono molti algoritmi proprietari, inclusi quindi in alcune
suite grafiche, come: Qimage, PhotoZoom Pro, Genuine Fractals e altri. Molti di questi
algoritmi applicano una versione differente dello stesso algoritmo in funzione dellarea che
si sta interpolando, al fine di minimizzare gli artefatti. In pratica lalgoritmo usato su
unarea sar differente da quello impiegato in presenza di un bordo o di una linea. Gli
algoritmi adattativi sono progettati principalmente per massimizzare i dettagli privi di
artefatti nelle foto ingrandite il che li rende non utilizzabili nellambito delle distorsioni
o delle rotazioni delle immagini.
Anti-Aliasing
L anti-aliasing un processo il cui scopo minimizzare la comparsa di frastagliature sui bordi
diagonali.
Nelle immagini seguenti viene visualizzata la differenza:
Lanti- aliasing, in pratica, rimuove i bordi frastagliati e fornisce allimmagine dei bordi
dallaspetto pi regolare. Questo processo si ottiene considerando per ogni pixel del bordo e
per i suoi adiacenti un valore intermedio: in questo modo si va ad aggiungere una sorta di
ombra al bordo, ombra che, allocchio umano, render pi piacevole il bordo stesso. Lantialiasing, in pratica, non un incremento delle informazioni presenti nellimmagini ma al
contrario riduce le informazioni stesse.
1.4schede di memoria
Una scheda di memoria (in inglese memory card[1]), un dispositivo elettronico portatile
di ridotte dimensioni in grado di immagazzinare dati in forma digitale e di mantenerli
in memoria anche in assenza di alimentazione elettrica. A tale scopo utilizza una memoria
flash (memoria non volatile) contenuta al suo interno.
Descrizione
Le schede di memoria vengono utilizzate per due fini: per il salvataggio di dati di gioco
nelle console e per memorizzare files (musica, immagini, filmati o altro) su periferiche
portatili.
Ne esistono vari tipi: alcuni sono "proprietari", ovvero funzionano solo sui dispositivi
elettronici per i quali sono stati progettati (come ad esempio le memory card per
le PlayStation), mentre altri sono compatibili con una grande variet di dispositivi elettronici,
rendendo cos possibile lo scambio di dati tra di essi.
Le schede di memoria sono da considerarsi un'evoluzione dei classici dischetti utilizzati in
passato per trasferire dati da un computer all'altro, rispetto ai quali hanno due fondamentali
vantaggi: la non influenzabilit da parte dei campi magnetici, e l'enorme capacit di memoria
rispetto ai floppy. Anche la pi piccola tra le schede oggi in commercio, infatti, con una
capacit di appena 128 o 256 MB, pu contenere l'equivalente dei dati contenuti
rispettivamente in 89 o 178 classici dischetti, con un ingombro notevolmente inferiore.
L'utilizzo delle schede di memoria riduce anche considerevolmente il costo per megabyte: un
dischetto da 1,44 MB che costi 50 centesimi di euro ha un costo per MB di 35 centesimi,
contro gli 0,0625 centesimi di una scheda da 8 GB (costo intorno ai 4/5 euro, capacit pari a
5960 floppy).
Standard delle schede di memoria
Attualmente esistono modelli di varie dimensioni, capacit e caratteristiche tecniche, le pi
capienti per ora raggiungono 512 GB (CompactFlash), ma non sono ancora molto diffuse per
via del prezzo; modelli da 8 GB o 16 GB sono invece di uso molto comune.
La veloce diffusione e l'elevato numero di produttori e gli interessi commerciali ad essi legati,
hanno fatto s che non si sia ancora giunti ad uno standard per questi dispositivi di
archiviazione portatili. Esistono molti tipi diversi di schede di memoria, differenti per
dimensione, forma e interfaccia.
Nome
PC Card
Acronimo Dimensione
PCMCIA
85.6 54
3.3 mm
DRM
Nessuno
Capacit
massima
CompactFlash I
CF-I
43 36
3.3 mm
Nessuno
128 GB
CompactFlash
II
CF-II
43 36
5.5 mm
Nessuno
128 GB
SM / SMC
45 37
0.76 mm
Nessuno
128 MB
SmartMedia
Memory Stick
MS
50.0 21.5
MagicGate
2.8 mm
1 GB
Memory Stick
Duo
MSD
31.0 20.0
MagicGate
1.6 mm
16 GB
Memory Stick
Micro M2
M2
15.0 12.5
1.2 mm
MagicGate
8 GB
MMC
32 24
1.5 mm
Nessuno
8 GB
RS-MMC
16 24
1.5 mm
Nessuno
MMCmicro
12 14
1.1 mm
Nessuno
SD
32 24
2.1 mm
MultiMediaCard
Reduced Size
Multi Media
Card
MMCmicro
Card
Secure Digital
2 GB(SD)
CPRM
32GB(SDHC)
2TB(SDXC)
miniSD
miniSD
21.5 20
1.4 mm
CPRM
32 GB
microSD
microSD
11 15
1 mm
CPRM
2 TB
xD-Picture Card
xD
20 25
1.7 mm
Nessuno
8 GB
Intelligent Stick
iStick
24 x 18 x
2.8 mm
Nessuno
card
card
32 x 24 x
1 mm
Sconosciuto
CompactFlash
Questo tipo di supporto venne realizzato nel 1994 dalla SanDisk. La scheda si basa sullo
standard PCMCIA (Personal Computer Memory Card International Association) e pu essere
utilizzata attraverso un adattatore meccanico negli slot di PC Card presenti su buona parte dei
computer portatili. Hanno una dimensione di 43 36 mm e sono state prodotte secondo due
fattori di forma: tipo I con spessore di 3,3 mm e tipo II con spessore di 5 mm. Hanno un peso
che varia tra gli 8 ed i 12 grammi. Le capacit iniziali non superavano i 200 MB per le tipo I e i
300 MB per le II, ma ora possono raggiungere i 16 GB. Utilizzano una connessione a 50 pin ad
inserimento meccanico. Nel corso degli anni a queste due tipologie se ne aggiunta una terza
chiamata Ultra Compact Flash (attualmente Ultra II e Ultra III con capacit fino a 16 GB), che
ha un transfer-rate doppio rispetto alle tradizionali card (10 MB/s per le Ultra II e 20 MB/s
per le Ultra III). Quest'ultimo supporto venne creato principalmente per la registrazione di
sequenze fotografiche ad alta risoluzione, ed ha rappresentato un ottimo compromesso fino
all'entrata sul campo di formati pi innovativi. Inoltre, per aumentarne la diffusione sono stati
introdotti una serie di lettori/adattatori che permettono l'utilizzo su porta USB o direttamente
attraverso un lettore di dischetti.
SmartMedia
Una SmartMedia da 32 Mb
Supporto inizialmente chiamato SSFDC (solid-state floppy disk card), sviluppato da Toshiba.
Dimensionalmente simile alle CompactFlash (45 37 mm), ma risulta essere decisamente
pi sottile raggiungendo lo spessore di circa 1 mm (0,76 mm per la precisione). Sono anche
pi leggere visto che il loro peso arriva a circa 2 grammi. Utilizzano una connessione a 22 pin
ad inserimento meccanico. A differenza delle Compact Flash non contengono un controller
integrato; infatti alcuni dispositivi non sono in grado di gestire SmartMedia con capacit
superiori ai 16 o 32 MB, anche se il limite architetturale effettivo di queste card di 128 MB.
La mancanza del controller permetteva costi di produzione contenuti.
MultiMediaCard e TwinMOS-MMC
L'arrivo di questo tipo di scheda di memoria rappresent una vera svolta. Nacque nel 1997 da
una collaborazione tra SanDisk e Samsung, le quali puntarono ad un supporto poco
ingombrante e sottile. In effetti il risultato di tutto rispetto visto che le dimensioni sono
simili a quelle di un francobollo (24 32 mm) per uno spessore di soli 1,4 mm. Pesano meno
di 2 grammi. La velocit di lettura e scrittura doppia rispetto alle CF e gi nel 2002 offrivano
capacit fino a 128 MB. Un'altra novit il tipo di collegamento che non pi a pin ma
costituito da contatti meccanici (7 linee) decisamente pi versatili e meno inclini a
danneggiarsi. Infine presentano la possibilit di cifrare il contenuto informativo, cosa che
risulta particolarmente interessante tant' che nasce una associazione chiamata MMCA
(MultiMedia Card Association) di cui fanno parte importanti produttori come HP, Siemens,
Palm per promuovere l'utilizzo di questo supporto nella distribuzione di materiale protetto da
copyright. In genere raggiungono un velocit di trasferimento di circa 2,5 MB/s.
Memory Stick
Rappresentano una soluzione completamente proprietaria nata in casa Sony. Anche questo
tipo di memoria utilizza, come per i precedenti dispositivi di tipo flash, un contenitore fatto di
materiale plastico particolarmente resistente agli urti. La novit rispetto agli altri supporti
che presentano un selettore per evitare la cancellazione accidentale del dispositivo. Hanno
dimensioni di 21,5 50 mm con spessore di poco inferiore ai 3 mm. Pesano circa 4 grammi e
utilizzano una contattiera a 10 linee. Hanno subito un'evoluzione prettamente dimensionale
che ha portato alla nascita di un nuovo supporto chiamato MemoryStick Duo. Le dimensioni
si riducono raggiungendo i 20 x 32 mm con uno spessore di 1,6 mm. Funzionalmente per
rimangono praticamente identiche al formato precedente. Teoricamente secondo il progetto di
Sony potrebbero raggiungere capacit di 32 GB, ma sul mercato sono reperibili quelle che
arrivano a 16 GB. La velocit di trasferimento va da 15 MB/s a 30 MB/s (sustained, MS HG).
SD
Formato
PRO
RAW
S-RAW1
M-RAW2
JPEG
TIFF
formato introdotto dalla Canon EOS-1D Mark III in poi; 2 formato introdotto dalla Canon
EOS 7D in poi.
1
I dati Exif
I dati EXIF (Exchangeable image file format) di un'immagine sono informazioni che
vengono registrate dalla fotocamera nel file immagine di tipo RAW, TIFF o JPEG.
I dati Exif principali sono di questo tipo: data e ora di scatto, modello della fotocamera e
dell'obiettivo, parametri di scatto (ISO, diaframma, tempo, lunghezza focale,
compensazione dell'esposizione, bilanciamento del bianco, etc.), Copyright,
geolocalizzazione in formato GPX se presente un ricevitore GPS.
uando si scatta una fotografia, limmagine viene memorizzata sulla scheda di memoria.
Ilsalvataggio delle fotografie sulla scheda di memoria avviene tramite il processo di
codifica, ovvero la macchina fotografica segue un particolare schema (un codice, appunto)
relativo ad un particolare formato di salvataggio. Questo schema atto principalmente a
ridurre la dimensione finale dellimmagine, ovvero per comprimerla. Nella maggior parte
delle fotocamere compatte,
le foto sono codificate in formato JPEG quale impostazione predefinita. Molte fotocamere,
comunque (ed in particolare le reflex), possono essere impostate per codificare le foto in
differenti modi, ognuno con i suoi pro e contro.
Generalmente, le compatte salvano in Jpeg mentre, salendo di prezzo e di qualit, si
aggiungono il formato TIFF nonch il formato RAW (nellarticolo RAW vs JPEG ho gi
introdotto due dei formati elencati).
JPEG il formato migliore per luso fotografico in generale, quali feste ed eventi
sociali in cui necessario scattare le foto in modo rapido.
RAW
I file RAW non sono compressi e non sono trasformati. I file RAW devono in primo luogo
essere elaborati utilizzando il software di terze parti (di solito fornito dal produttore dalla
macchina fotografica prima che possano essere stampati o modificati. I software pi
blasonati (quali Photoshop, LightRoom o Aperture) hanno in dotazione un convertitore
(come Camera RAW) il cui scopo quello di decodificare limmagine RAW, differente da
macchina fotografica a macchina fotografica (vi rimando allarticolo linkato
in precedenza).
I vantaggi di usare RAW
File pi grandi significa meno immagini salvate sulla scheda di memoria. I file
RAW sono tipicamente quattro volte pi grandi della stessa immagine codificata
in formato JPEG.
I file RAW richiedono pi tempo per il salvataggio delle fotografie sulla scheda di
memoria ed il buffer della fotocamera si satura prima.
1.6Metadati EXIF
La Japan Electronic Industry Development Association (JEIDA) ha
compilato le specifiche per i metadati di una immagine digitale scattata
mediante una fotocamera digitale. Le specifiche si chiamano Exif e sono
supportate dai formati JPEG (non da JPEG 2000), TIFF Rev. 6 e RIFF WAVE
audio file oltre che dalla gran parte dei formati Raw.
Lo standard Exif
Tutti i fotografi sanno che Exif sono quelle informazioni (come la data, tempo
di esposizione, lunghezza focale e molte altre) che vengono inserite
come metadati (cio dati che si riferiscono ad altri dati, quelli dellimmagine)
in uno scatto fotografico.
Questi dati sono molto importanti, e anche le pi semplici tra le operazioni
delle fotocamere non sarebbero fattibili senza le informazioni Exif. Una
applicazione pu decidere, per esempio, di ruotare limmagine oppure di
mantenere, durante il trasferimento dalla fotocamera al computer la data di
scatto separata dalla data di trasferimento. Un software di visualizzazione pu
leggere linformazione sul bilanciamento del bianco e operare le regolazioni
appropriate.
Exif, tuttavia, non consiste solo di informazioni aggiunte allimmagine
scattata, ma un sistema pi complesso di quanto normalmente si pensi.
Vediamo come stanno le cose.
Breve storia di Exif e DCF
Exif, come dice il nome (Exchangeable Image File Format), un formato
grafico progettato per le fotocamere digitali (DSC, digital still camera)
dalla Japan Electronics and Information Technology Industries Association.
Il formato Exif nato nel 1995 per standardizzare i precedenti sistemi di
informazione e per facilitare linterscambio dei dati. Prima del 1995 cerano i
formati JPEG e TIFF che costituiscono ancora oggi la struttura di base per la
memorizzazione e compressione dei dati raster. Infatti Exif si basa sui formati
JPEG e TIFF ai quali aggiunge i metadati.
Nel 1999 stato pubblicato un secondo standard, il DCF (Design Rule for
Camera File Systems). Si tratta del file system cio del metodo per
DATA
Exif 1.0
ottobre 1995
Exif 1.1
maggio 1997
Exif 2.0
novembre 1997
Exif 2.1
giugno 1998
DCF 1
gennaio 1999
settembre 2003
Exif 2.2.1
settembre 2003
Exif 2.3
aprile 2010
Make
: NIKON CORPORATION
Camera Model Name
: NIKON D100
Software
: Ver.2.00
Bits Per Sample
: 12
CFA Pattern
: [Blue,Green][Green,Red]
Compression
: Nikon NEF Compressed
Le informazioni specifiche dellimmagine scattata riguardano per esempio la
data di scatto, tempo, otturatore, uso del flash, lunghezza focale e possono
comprendere anche una immagine di preview othumbnail di 160 x 120 pixel.
Ecco un breve estratto:
Image Width
: 3034
Image Height
: 2024
Exposure Time
: 1/60
F Number
: 5.6
Exposure Program
: Program AE
Create Date
: 2004:10:17 11:03:36
Exposure Compensation
:0
Metering Mode
: Multi-segment
Flash
: Fired, Return detected
Focal Length
: 24.0 mm
Exif consente inoltre ai produttori di memorizzare informazioni proprietarie
(che non seguono lo standard Exif) in speciali campi detti maker notes. Molti
produttori inseriscono in questi campi informazioni sulle impostazioni della
fotocamera, modalit di flash ed esposizione, o dati di dettaglio sullo scatto,
anche in maniere criptata.
I tag Exif possono essere scritti non solo dalle fotocamere digitali ma, per
esempio, anche dagli scanner e da qualsiasi applicazione sia in grado di farlo.
Lettura dei tag Exif
La versione 7 del 2002 la prima versione di Photoshop nella quale si
possono leggere alcuni tag Exif, direttamente in Photoshop o nel File
Browser.
In Photoshop CS2 (9) le informazioni Exif si possono vedere in File > Info file
nei pannelli Dati fotocamera 1 e 2 e Avanzate > Propriet Exif (sono un po da
interpretare).
In Bridge, si possono vedere nel tab Metadati, Dati fotocamera (Exif). Qui ci
sono i dati un po interpretati. Vedi per esempio MeteringMode.
In dettaglio:
Per decidere lo spazio colore, Exif 2.21 agisce come segue:
1. Viene letto il tag InterOperability Index. Questo tag pu avere solo due
valori: R98 oppure R03.
2. Se il valore R98, viene letto il tag ColorSpace, che pu avere solo due
valori: sRGB oUncalibrated. Nel primo caso si dichiara che limmagine
nello spazio sRGB, nel secondo che non lo . Ogni altro tag riguardante il
colore (cio quelli elencati qui sotto) viene ignorato.
3. Se invece il valore R03, il tag ColorSpace pu avere solo il
valore Uncalibrated (per specifica). In tal caso si controllano i tag relativi
al colore, che sono i seguenti e dai quali si ricostruisce lo spazio colore:
o WhitePoint
o PrimaryChromaticities
o YCbCr coefficients
o ReferenceBlackWhite
o Gamma (se non c, Transfer Function)
4. Tuttavia questi tag, per specifica, sono fissi sulle caratteristiche di Adobe
RGB, cio sui seguenti valori e quindi di fatto, indicano questo spazio
colore.
o
o
o
5.
WP =
0.313 0.329
PC = (0.64 .33) (0.21 .71) (0.15 .06)
G = 2.2
E' per questo che sono nati gli obiettivi specifici per i sensori piccoli, capaci
cio di riportare l'angolo di campo delle lunghezze focali nominali a quello
effettivo. Un 28-135mm, ad esempio, risulterebbe come un 45-216mm su un
sensore 1.6x, per cui si perderebbe la possibilit della fotografia
grandangolare. Ecco che viene costruito il suo equivalente specifico per quel
sensore, cio un 17-85mm.
Ma, a sua volta, ne consegue che non sar possibile montare un obiettivo
progettato per un sensore pi piccolo su una fotocamera dotata di un sensore
pi grande, pena una evidentissima vignettatura - se venisse montato su un
sensore 1.3x - o il totale annerimento dei bordi del fotogramma - se venisse
montato su un sensore full-frame:
Lo spazio colore sRGB (delimitato dal triangolo nero) ideale per i monitor,
che lo riproducono per intero.
Il suo contrasto e la saturazione dei colori, invece, sono degni di nota. Lo
spazio sRGB ha una predisposizione a preservare i toni chiari delle immagini
(quando un colore fuori dal Gamut del profilo colore scelto, viene convertito
al colore pi prossimo allinterno dello spazio disponibile) che lo rendono
molto interessante nelluso di output quali i monitor. Potremmo quindi
affermare che lo spazio colore sRGB lideale quando il nostro lavoro finale
ha una collocazione visibile prettamente a monitor, quindi pubblicazioni web,
presentazioni online o su supporto CDDVD. Se la stessa immagine la
Nella prossima e ultima puntata sulla teoria del colore, tutte le informazioni
utili per avere la migliore calibrazione possibile del monitor e lottenimento di
stampe con colori pi fedeli possibili.
corrisponde al livello di intensit dei colori primari RGB che quel pixel
assume nell'immagine.
Profondit di bit
La profondit di colore (color depth) o profondit di bit (bit depth), la
quantit di informazione digitale (bit) necessaria per rappresentare il colore
di un singolo pixel nell'immagine: una profondit di colore elevata
corrisponde a una gamma tonale elevata. Nell'immagine che segue si nota
come all'aumentare della profondit di bit aumenti la quantit di grigi che
possibile registrare nell'immagine. In parole povere si pu dire che la
profondit di bit identifica il numero di toni che passano dal pixel pi scuro a
quello pi chiaro dell'immagine.
- Figura A
La modalit Lab di Photoshop costituita da tre canali: Luminosit
(Lightness), a e b.
- Figura B
Ogni canale rappresenta pixel specifici all'interno di un'immagine.
- Figura C
Il modello di colore Lab comprende tutti i colori disponibili in modalit RGB
e CMYK.
Stampa colori Lab
Se si lavora in modalit Lab, non ci sono davvero limitazioni quando si
selezionano o modificano i colori sullo schermo. Anche se uno qualsiasi dei
colori cade fuori della gamma CMYK, si pu regolare. Ci tende a verificarsi
quando si lavora con tonalit di blu e viola molto vivaci. Un modo per evitare
eventuali alterazioni di colore quello di stampare su una stampante
PostScript livello 2 o livello 3. possibile stampare un'immagine in modalit
Lab direttamente su una di queste stampanti per evitare eventuali modifiche
dei colori.
- Figura D
Vediamo in quanti modi possiamo colorare la nostra immagine originale.
Lo scambio di colore
Per iniziare, aprite un'immagine a colori in Photoshop e convertitela in
modalit Lab.
Per farlo, selezionate: Immagine > Modalit > Colore Lab. Poi cliccate sulla
palette dei canali (se nascosta, scegliete finestra > visualizza canali) e
selezionate il canale a. Questo canale mappa i verdi e i magenta. Invertiamo
questi colori scegliendo Immagine > Adjust > Invertire, o premendo (Ctrl+I
in Windows-cmd + I col Mac). Dopo aver invertito il canale a, fate clic sul
canale pi in alto, Lab, per vedere i risultati.
La figura E dimostra come i verdi sono stati sostituiti con sfumature magenta
e viceversa.
Ora, ripetete questi passaggi per il canale b. Si noti come il blu e il giallo siano
invertiti, come mostrato nella figura F.
- Figura E
Invertendo i colori del canale a siamo stati in grado di invertire i rosa e i
verdi.
- Figura F
Invertendo i colori trovati del canale b siamo stati in grado di invertire
azzurri e gialli,
dando alla nostro hot rod un nuovo look.
Sostituzione colore
Utilizzando i canali non solo si possono invertire i colori, ma si pu anche
sostituire un colore. Aprite una nuova immagine in Photoshop e convertitela
in modalit Lab. Selezionate il canale a o il b e scegliete
Immagine > Adjust > Sostituisci colore.Nella finestra di dialogo Sostituisci
colore, mostrata nella figura G, selezionate il colore che si desidera sostituire.
possibile farlo cliccando sulla finestra di anteprima con lo strumento
contagocce, oppure facendo clic su un'area di colore direttamente sulla vostra
immagine.
Impostate il cursore di tolleranza a 40 e scegliete il pulsante di opzione di
selezione. Quindi regolate il cursore di Luminosit (Lightness) per ottenere il
risultato desiderato. Fate clic su OK per applicare le modifiche. Ancora una
volta, selezionate il canale Lab, nella palette canali, per vedere i risultati finali.
Abbiamo selezionato il canale b e aumentato la Luminosit + 70 per creare gli
effetti mostrati in figura H.
- Figura G
Qui abbiamo sostituito un colore specifico nella nostra immagine all'interno
di un canale.
- Figura H
Modificando un colore all'interno della nostra immagine la nostra hot rod
ha cambiato carattere.
Spazio colore
Lo spazio colore assegna una precisa gamma cromatica all'immagine. I pi
comuni spazi oggi utilizzati sulle macchine fotografiche digitali e scanner
sono i seguenti:
sRGB, l'unico spazio colore standard per i vari dispositivi video, di stampa
e internet, creato da HP e Microsoft; presenta alcune limitazioni nello spazio
del Ciano-Verde, per cui non riesce ad includere tutte le sfumature CMYK.
Le immagini acquisite in sRGB sembrano pi sature di quelle Adobe RGB, ma
hanno un numero minore di sfumature.
ADOBE RGB (1998), spazio colore creato da Adobe in particolare per le
stampanti CMYK; produce immagini meno sature ma pi ricche di sfumature
e pi adatte al ritratto, anche se poi i monitor non sono in grado di mostrarlo.
La differenza principale fra gli spazi colore quindi la diversa gamma
cromatica (gamut) che pu essere registrata.
3 regole generali:
invece negli scanner a letto piano di fascia alta, in quelli per diapositive e nelle
macchine fotografiche digitali di buona qualit posseggono un pi alto
rapporto segnale/rumore e quindi riescono a trasferire ai convertitori A/D dei
segnali pi puliti.
Esiste una relazione tra la dimensione dei sensori CCD e la sensibilit alla
luce: si immagini ogni sensore come un piccolo secchiello: pi piccolo il
secchiello minore sar la quantit di acqua che potr contenere. Per ottenere
maggiori risoluzioni ottiche, i costruttori tendono a compattare un numero
molto alto di sensori in uno spazio molto ristretto: utilizzano di conseguenza
dei sensori di dimensioni sempre pi esigue.
Ma riducendo la dimesione di ciascun sensore di limita il numero di livelli di
colore che ogni singolo elemento pu riconoscere. Quando viene digitalizzato
un originale che contiene unampia gamma di tonalit dal bianco al nero,
viene compromessa la capacit di questi CCD di catturare i dettagli.
I sensori CCD sono anche soggetti alle interferenze. Per comprendere meglio
in che cosa consistono le interferenze, si immagini di uscire da una casa buia
verso un paesaggio innevato.
Limprovvisa luminosit crea un forte fastidio agli occhi di chiunque,
rendendolo temporaneamente incapace di vedere correttamente i colori del
paesaggio.
La stessa cosa avviene quando la luce satura i sensori CCD adiacenti tra loro,
distorcendo in tal modo la purezza del segnale che ogni singolo sensore
riuscirebbe a trasmettere ai convertitori A/D. Quando si verifica questo
difetto limmagine digitalizzata che si ottiene conterr dei pixel vicini tra di
loro che hanno tonalit sbagliate, specialmente nelle zone dove vi sono
repentini cambiamenti di luminosit.
Il risultato che si ottiene da dispositivi che adottano CCD economici, che
producono quindi bit scadenti, uninsufficiente qualit nelle tonalit
continue, delle transizioni sfumate tra i vari livelli di luminosit
dellimmagine.
Tuttavia il numero di bit nominali potrebbe indurre a pensare che la qualit
ottenuta sarebbe stata superiore. I costruttori di scanner e fotocamere digitali
hanno cercato di risolvere questi problemi proponendo dei dispositivi a pi
alta profondit di bit (10, 12, 14, 16 e oltre). I bit scadenti in questo modo
possono essere scartati, ottenendo le 256 tonalit per colore senza disturbi
indesiderati nellimmagine finale. Questo aspetto porta inevitabilmente ad
RGB
lacronimo di Red, Green e Blue (rosso, verde e blu) ed un metodo
a sintesi additiva, vale a dire che tutti i colori sono generati dalla somma
delle luminosit di questi tre colori primari. In Photoshop i colori primari
sono associati ciascuno ad un canale, per cui nelle immagini in RGB avremo
anche 3 canali che servono, appunto, a generare limmagine finita. La
luminosit di ogni canale si esprime con valori da 0 a 255, che corrispondono
al minimo e massimo di intensit. Se ogni canale ha intensit 0 avremo come
risultato il nero, viceversa con i canali a 255 avremo il bianco. Quando il
valore delle tre componenti uguale , il risultato un grigio pi o meno scuro,
ma sempre neutro.
CMYK
lacronimo di Cyan, Magenta, Yellow e Black (ciano, magenta, giallo e nero)
ed un metodo a sintesi sottrattiva, ovvero gli altri colori si ottengono
sottraendo luminosit dai 4 colori primari. Essendo un metodo di colore
riservato esclusivamente alle immagini da stampare, in Photoshop i valori per
singolo canale si esprimono in percentuale da 0 a 100; per comodit possiamo
associare questi valori a quantit di inchiostro, perci a 0 corrisponde niente
inchiostro e quindi il bianco (della carta, nel caso specifico).
Il nero indicato con K anzich B per non confondersi con il blu. La fusione di
CMY al 100% genera un colore chiamato bistro, una tonalit di marrone,
perci si usa aggiungere una certa percentuale di K per creare il nero vero e
proprio, oppure per aumentare il contrasto e ridurre difetti dovuti alle
impurit degli altri inchiostri. Viceversa, il K al 100% non mai percepito
come nero assoluto, per cui vi si usa aggiungere gli altri tre colori secondo
diverse percentuali, e in base alla predominanza di ciascuno possibile anche
ottenere neri caldi o freddi.
Dal punto di vista puramente tecnico le differenze tra i due metodi sono
quelle che avete appena letto. Ora passiamo a qualche aspetto pratico,
tentando, magari, di rispondere in modo chiaro ad alcune delle domande
pi frequenti.
Mi hanno detto che se devo stampare devo lavorare in CMYK;
giusto?
giusto solo in parte. Si lavora in RGB dallinizio alla fine e si manda in
stampa un file in RGB quando la stampante un dispositivo di tipo
casalingo o generalmente digitale. In questa categoria rientrano le
stampanti e i multifunzione che ognuno di noi ha, oppure i plotter e le
stampanti a laser, anche quelle dei centri stampa. Mi immagino la vostra
incredulit, in parte fondata perch sappiamo che le macchine elencate hanno
cartucce o toner CMYK. Questo significa che in qualche punto del processo di
stampa viene effettuata una conversione dei colori, ma non siamo noi ad
occuparcene, bens il software -il cosidetto driver- che gestisce il flusso di dati
I metodi di colore
Rgb
RGB il nome di un modello di colori le cui specifiche sono state descritte nel 1931 dalla
CIE (Commission internationale de lclairage). Tale modello di colori di tipo additivo e si
basa sui tre colori rosso (Red), verde (Green) e blu (Blue), da cui appunto il nome RGB, da
non confondere con i colori primari sottrattivi giallo, ciano e magenta (popolarmente
chiamati anche giallo, blu e rosso).
Cmyk
CMYK lacronimo per Cyan, Magenta, Yellow, Key black; un modello di colore detto
anche di quattricromia o quadricromia. La K in CMYK si riferisce a key (chiave), in
quanto i sistemi di stampa che utilizzano questo modello usano la tecnologia Computer to
plate (CTP), i quali mediante una lastra chiave (key plate in inglese) allineano
correttamente le lastre degli altri tre colori (il ciano, il magenta e il giallo appunto). A volte
si ritiene erroneamente che la lettera k derivi dallultima lettera della parola blacK, per
non creare confusione visto che b significa blu. Per quanto apparentemente plausibile, si
tratta di un errore.
Cosa ottengo dal Cmyk?
I colori ottenibili con la quadricromia (sintesi sottrattiva) sono un sottoinsieme della
gamma visibile, quindi non tutti i colori che vediamo possono essere realizzati con la
quadricromia, cos come non tutti i colori realizzati con linsieme RGB (RED GREEN
BLUE) cio quelli che vediamo sui nostri monitor (sintesi additiva) hanno un
corrispondente nellinsieme CMYK.
CIE Lab
Il sistema Lab si propone di disporre tutti i colori in modo ordinato allinterno di uno
spazio a tre dimensioni e di definirlo usando le coordinate di questo spazio cromatico.
Nel cassetto L=50 saranno presenti i colori di media luminosit (ad esempio il
Rosso, il Ciano, il Verde ed il Grigio medio);
Nel cassetto L=80 saranno presenti solo colori chiari (il Giallo, il Rosa, lAzzurro
ecc)
gestisce. Se non uguale a quello impostato nel programma con cui il file stato realizzato,
limmagine e i colori appariranno e verranno stampati in maniera diversa.
I colori RGB o CMYK sono detti device dependent, hanno cio unapparenza che dipende
dalla periferica che li riproduce. Questo significa che un colore o unimmagine inviati a una
periferica senza che ci sia una gestione del colore, appariranno in maniera differente:
Per gestire il colore perci fondamentale che ogni periferica e ogni file che utilizziamo
abbia una profilo ICC unico e personale che ne dichiari le caratteristiche.
I profili pi importanti
Coated FOGRA27
Questo profilo diventato famoso in quanto lo standard quando hai a che fare con la
stampa offset su carta patinata. Questo profilo importante anche nel caso della stampa
digitale in quanto la maggior parte dei lavori di grafica professionali, realizzati ad esempio
dalle agenzie di comunicazione, realizzata in base a questo profilo. Spesso i lavori di
grafica vengono creati per la stampa offset di volantini e brochure e in contemporanea
vengono preparati i file per la stampa digitale per fiere, espositori, adesivi, ecc
A un file in modalit CMYK senza un profilo incorporato, perci utile sia assegnato il
profilo Coated FOGRA27.
sRGB
Lo spazio colore sRGB stato introdotto da Microsoft e HP perch rappresentai colori
riproducibili con le pi comuni periferiche digitali (monitor e stampanti consumer). Lo
spazio colore sRGB include per solo il 35% dei colori visibili dallocchio umano e
solitamente assegnato alle immagini realizzate con macchine fotografiche consumer. I
monitor standard hanno un profilo colore molto simile ad sRGB e non pemettono perci
una corretta visualizzazione di tutti i colori riproducibili in stampa, in particolare i verdi e i
blu scuri. Rispetto ad Adobe RGB questo profilo molto ridotto e non ci permette perci di
ottenere dei risultati ottimali utilizzandolo come spazio di lavoro impostato nei programmi
di grafica.
Adobe RGB (1998)
uno spazio colore progettato da Adobe nel 1998 per la visualizzazione a schermo dei
colori ottenibili con i sistemi di stampa CMYK professionali. Lo spazio colore Adobe RGB
contiene circa il 50% dei colori visibili dallocchio umano ed ha un gamut pi ampio
rispetto allo spazio sRGB. lo spazio di editing consigliato per i file RGB e viene assegnato
alle immagini realizzate con macchine fotografiche professionali. Adobe RGB un profilo
che, utilizzato nella realizzazione dei file di grafica, permette di ottenere i risultati migliori
in termini di colore riproducibile.
ombra: si usa quando si fotografano, durante il giorno, soggetti che si trovano allaperto
ma allombra, mentre il Sole non coperto da nuvole;
misurazione manuale: si usa quando, impiegando i valori precedenti, non si ottengono
risultati soddisfacenti, oppure si vuole avere il pieno controllo sul bilanciamento del bianco
(ne parliamo in profondit nella prossima sezione).
Non tutti i valori appena elencati sono presenti in tutte le macchine fotografiche, ma la
lista serve a dare una panoramica completa.
Nella foto qui sotto, un esempio di come il bilanciamento del bianco influisce sullaspetto
della foto:
La stessa foto con diversi valori bilanciamento del bianco: ombra (sinistra), luce solare
(centro), incandescenza (destra)
Misurazione manuale del bilanciamento del bianco
In situazioni critiche, pu accadere che il bilanciamento del bianco automatico fallisca e
nemmeno gli altri valori aiutino a ottenere una temperatura di colore corretta.
Questo fenomeno si pu verificare, per esempio, in luoghi chiusi quando sono
presenti fonti luminose con caratteristiche diverse tra loro. Oppure, man mano che
diventiamo fotografi pi esperti, potremmo trovarci in situazioni in cui vogliamo
controllare con precisione il bilanciamento del bianco.
In questi casi utilizziamo la misurazione manuale. Per fortuna si tratta di una
procedura per nulla complessa. Tra le macchine fotografiche digitali, le reflex
generalmente includono questa funzione. Tra le macchine di livello inferiore, pu accadere
che essa non sia disponibile.
Come si usa la funzione di misurazione manuale del bilanciamento del bianco?
1. Sulla macchina fotografica, si seleziona la corretta voce di men;
L'unione di queste 3 foto forma un unica immagine con una ricchezza di colori
e dettagli superiore alla singola foto.
di
luce
non
estreme.
No ai forti controluce.
2.
No a cieli grigi.
4.
No al troppo sole.
Nel primo e nel secondo caso, infatti, a causa dellelaborazione, lHDR risultante nella
maggior parte dei casi avr un nero scolorito e rumoroso, a cui sopperire solo tramite un
elevato contrasto che riporter limmagine pi o meno ai toni originari di silhouette o
notturno.
Nel terzo caso i cieli troppo slavati e grigi possono dar luogo a macchie bianche di colore,
laddove il programma non riesca a trovare toni adatti per la mappatura. Ci capita
soprattutto in zone dove il colore tende verso il bianco, per cui la macchia di colore risulter
di un bianco/grigio con contorni frastagliati (come si vede nellimmagine).
Nel quarto ed ultimo caso, succede qualcosa di analogo al precedente. Il sole a picco pu
creare scompensi nello scatto originario, in quanto a meno di centrare bene la foto, il cielo
risulter tendente al bianco, per poi bruciarsi completamente durante la mappatura.
Leccessiva rifrazione dei raggi UV, inoltre, pu creare scoloriture anche su altre aree della
foto, rendendo cos lHDR pressoch inutilizzabile.
I soggetti migliori da fotografare sono quelli architettonici o comunque ricchi di dettagli, che
verranno maggiormente evidenziati nella fusione HDR.
1 - Creazione dellHDR
Dopo aver settato il vero motore di Photomatix, cio il "Tone Mapping", otterremo
un'immagine TIFF a 16 bit per canale:
(In questo caso ho preferito aumentare subito la nitidezza invece che farlo alla fine del
lavoro), uniamo il tutto e duplichiamo il livello cos creato.
Applichiamo il filtro controllo sfocatura/Gaussian Blur in modalit sovrapponi e bassa
opacit (14% pu andare bene) cos facendo andiamo a caricare maggiormente il colore
dell'immagine rendendola pi corposa:
Abbassiamo lopacit del livello al 30% e nei punti dove leffetto risulta essere troppo
accentuato (in questo caso sul radiatore del veicolo) utilizziamo lo strumento gomma per
rendere visibile il livello sottostante.
Direi che il lavoro finito!
In conclusione
Come avrete intuito questo non "IL" metodo ma un metodo che deve essere adattato alla
foto da elaborare. Per un buon risultato importante partire da una fotografia discreta con
il pi basso rumore possibile, dato che lHDR tende ad enfatizzare questo rumore. Non tutti
i soggetti sono adatti a questo tipo di elaborazione, metalli e superfici riflettenti, invece,
daranno notevoli risultati. Partendo da un soggetto molto contrastato limmagine finale
risulter altrettanto ben esposta e gradevole ma si avr necessit di pi scatti5, 7 o
addirittura 9.
Un effetto simile, sebbene pi grossolano, si potr ottenere partendo anche da un solo scatto:
sviluppando in maniera differente lo stesso file RAW variandone di volta in volta la
luminosit.
quelli gratuiti (ad esempioRawTherapee). In futuro, con altri articoli, andremo a vederne
alcuni e a capire come si utilizzano.
Infine, quando apriremo la foto in formato RAW sul nostro computer, ci accorgeremo che
essa non apparir come la vedevamo sullo schermo della macchina. Questo accade perch
la fotocamera normalmente applica delle elaborazioni che sono registrate nei JPEG e
nellanteprima visibile sullo schermo ma non nei file RAW.
Fortunatamente, molto facile trovare dei preset per i vari programmi di elaborazione che
permettono con un solo clic di applicare al RAW quelle elaborazioni che erano presenti
anche nella macchina fotografica.
Cosa scegliere, RAW o JPEG?
Come hai visto, il formato RAW non perfetto, ha alcuni difetti.
Ci sono situazioni in cui abbiamo la necessit di produrre foto che siano direttamente
condivisibili oppure in cui dobbiamo fare molti scatti al secondo (ad esempio quando
fotografiamo eventi sportivi). In questi casi effettivamente il JPEG pu essere
preferibile.
Comunque, al giorno doggi, la maggior parte delle fotocamere in grado di creare ottime
foto in formato JPEG.
Tuttavia, molti fotografi professionisti suggeriscono accoratamente di passare il prima
possibile a scattare tutte le foto in formato RAW. Questo consiglio valido
soprattutto per chi ambisce a diventare unartista pi che a raccogliere solamente i
ricordi degli eventi della propria vita.
Io mi trovo completamente daccordo.
Infatti, il formato RAW ci d un controllo infinitamente maggiore nella produzione della
foto, nel passaggio dallacquisizione della luce da parte del sensore allimmagine finita in
cui, grazie allelaborazione digitale,creiamo e sottolineiamo accuratamente il
messaggio che vogliamo trasmettere.
2-10