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Il teorema dellesistenza degli zeri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
Il teorema dellesistenza dei valori intermedi . . . . . . . . . . . . 3
Funzioni continue invertibili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
Il teorema di Cauchy. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .8
I teoremi di De LH
opital . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
La formula di Taylor . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
Lesponenziale complesso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
Equazioni differenziali lineari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
Equazioni differenziali lineari a coefficienti costanti . . . . 22
Prove desame . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
Programma del corso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
se f (c) > 0;
[a, c]
(1)
[a1 , b1 ] =
[c, b]
se f (c) < 0.
Dalla definizione risulta che in entrambi i casi (sia f (c) > 0 o f (c) < 0) i punti a1 , b1
godono delle seguenti propriet`
a:
a a1 < b1 b;
(2)
b1 a1 =
ba
;
2
se f (c1 ) > 0;
[a1 , c1 ]
(3)
[a2 , b2 ] =
[c1 , b1 ]
se f (c1 ) < 0.
Come prima, dalla definizione risulta che in entrambi i casi (sia f (c1 ) > 0 o f (c1 ) < 0)
i punti a2 , b2 godono delle seguenti propriet`a:
a1 a2 < b2 b1 ;
(4)
b2 a 2 =
ba
b1 a1
=
.
2
22
(5)
[an , bn ] =
[an1 , cn1 ]
se f (cn1 ) > 0;
[cn1 , bn1 ]
se f (cn1 ) < 0.
Dalla definizione risulta che in entrambi i casi (sia f (cn1 ) > 0 o f (cn1 ) < 0) i punti
an , bn godono delle seguenti propriet`a:
(6)
i)
ii)
bn a n =
iii)
bn1 an1
ba
= n .
2
2
n+
n+
n+
n+
n+
Dalla (6-iii) sappiamo che f (an ) < 0 n N; pertanto, per il teorema della permanenza del segno, f (x0 ) = lim f (an ) 0. Ma la (6-iii) dice anche che f (bn ) > 0 n N,
n+
e quindi, sempre per il teorema della permanenza del segno, f (x0 ) = lim f (bn ) 0. In
n+
definitiva, f (x0 ) 0, f (x0 ) 0 e quindi f (x0 ) = 0. Poich`e f (a) < 0, f (b) > 0, x0 non
pu`o coincidere con uno degli estremi dellintervallo [a, b], e dunque x0 (a, b)
In chiusura, notiamo che lipotesi di continuit`a di f (x) `e intervenuta nella (7), per poter
commutare la f con loperazione di limite; notiamo, inoltre, che il teorema dellesistenza
degli zeri si regge anche sullassioma di completezza dei numeri reali, che interviene nel
teorema di regolarit`
a delle successioni monotone, qui utilizzato.
T
Ad esempio, la funzione f (x) = x2 2 definita sullintervallo [0, 2] Q `e una funzione
continua, e f (0) = 2, f (2)
= 2, ma non c`e nessun numero razionale x0 tale che f (x0 ) = 0
(si veda lirrazionalit`
a di 2).
In altre parole, il teorema di esistenza degli zeri non `e valido in assenza dellassioma
di completezza.
2
lim f (x) = +
xb
xa+
Dim. Poiche la funzione f (x) tende a + a un estremo del suo dominio e a allaltro
estremo, `e evidente che il suo estremo inferiore `e , mentre il suo estremo superiore `e
+. Pertanto, dal corollario 1 discende che f (x) assume ogni valore compreso tra e
+, cio`e f (x) assume ogni valore reale
Corollario 3 Sia f (x) : [a, b] R una funzione continua nellintervallo limitato e chiuso
[a, b]; denotiamo con m e M rispettivamente il valore minimo e il valore massimo di f in
[a, b]. Allora linsieme immagine di [a, b] tramite f `e lintervallo [m, M ].
Dim. Per il teorema di Weierstrass, f assume in [a, b] minimo e massimo, cio`e m e M ;
dal corollario 1, segue che f assume tutti i valori compresi tra m e M . Daltra parte, f
non pu`o assumere nessun valore al di sotto di m o al di sopra di M , per definizione di
minimo e massimo. Pertanto, f assume tutti e soli i valori dellintervallo [m, M ]
Mettendo insieme il teorema di esistenza degli zeri e il corollario 3, possiamo in definitiva affermare che
Linsieme immagine di un intervallo I tramite una funzione continua f `e ancora un intervallo. Se I `e limitato e chiuso, anche f (I) `e limitato e chiuso.
In altre parole, le funzioni continue mandano intervalli in intervalli, e intervalli limitati
e chiusi in intervalli limitati e chiusi.
(1)
f (x1 ) < f (x2 )
(naturalmente, il ragionamento sar`a del tutto analogo nel caso che sia f (x1 ) > f (x2 ) e
f (x2 ) < f (x3 )).
Notiamo che i segni di diseguaglianza fra i vari f (xi ) sono stretti ; infatti, poiche f (x)
`e invertibile, essa `e iniettiva, e quindi non pu`o mai assumere due volte lo stesso valore.
Ci`o esclude a priori la possibilit`a che due dei tre valori f (x1 ), f (x2 ), f (x3 ) siano uguali tra
loro.
Per il teorema dellesistenza dei valori intermedi, f (x) assume, sullintervallo [x1 , x2 ],
tutti i valori compresi nellintervallo [f (x1 ), f (x2 )], e, sullintervallo [x2 , x3 ], tutti i valori
compresi nellintervallo [f (x3 ), f (x2 )]. In particolare, posto y = max{f (x1 ), f (x3 )}, risulta
che i valori compresi nellintervallo [
y , f (x2 )] sono assunti sia nellintervallo [x1 , x2 ], sia
nellintervallo [x2 , x3 ], e quindi sono assunti per lo meno due volte da f (x) in [a, b]. Pertanto
f (x) non `e iniettiva, e questo `e assurdo
Dunque, una funzione continua e invertibile su un intervallo `e sempre di un tipo molto
speciale: precisamente, `e una funzione strettamente monotona. Dimostriamo, ora, una
proposizione riguardante appunto le funzioni monotone. Concettualmente, la proposizione
che segue costituisce lanalogo, per le funzioni, del teorema di regolarit`a delle successioni
monotone.
xa
xx0
xb
Dim. Per fissare le idee, supponiamo f (x) crescente. Ovviamente, f (a) f (x) f (b),
per cui f (x) `e una funzione limitata su [a, b].
Sia x0 (a, b). Poniamo y1 = sup f (x), y2 = inf f (x). Poiche f (x) `e una
x0 <x<b
a<x<x0
funzione limitata, y1 e y2 risultano essere due numeri reali. Faremo vedere che lim f (x) =
xx
0
y1 e lim+ f (x) = y2 .
xx0
x1 (a, x0 ) : f (x1 ) > y1 . Ora, avendo noi supposto che f (x) sia crescente, risulta che
y1 < f (x1 ) f (x)
(2)
x (x1 , x0 ) ;
(3)
x (x1 , x0 ) .
In maniera del tutto analoga si dimostra che lim f (x) = y2 e che lim f (x) =
xx+
0
xa+
a<x<b
xb
a<x<b
y1 f (x0 ) y2
x0 (a, b) .
xx0
assumer`
a valori minori o uguali di y1 a sinistra di x0 , valori maggiori o uguali di y2 a destra
di x0 , per cui non assumer`
a mai valori compresi tra y1 e y2 . In particolare, in questo caso
linsieme dei valori assunti da f (x) non sar`
a un intervallo. Analogamente si ragiona agli
estremi dellintervallo: per esempio, o f `e continua in a, oppure f (a) < y2 = inf f (x),
a<x<b
Il teorema di Cauchy
Questo teorema, diretta conseguenza del teorema di Rolle, per quanto ci riguarda, `e
in realt`a un lemma che utilizzeremo nella dimostrazione dei teoremi di De lHopital.
Teorema Siano f, g due funzioni continue definite sullintervallo [a, b], derivabili nellintervallo aperto (a, b), tali che g(a) 6= g(b) e f 0 (x) e g 0 (x) non siano mai contemporaneamente nulle. Allora x0 (a, b) tale che g 0 (x0 ) 6= 0 e
f 0 (x0 )
f (b) f (a)
= 0
g(b) g(a)
g (x0 )
Dim. Definiamo una nuova funzione h(x) = c1 f (x) + c2 g(x) sullintervallo [a, b], con
c1 , c2 R, e scegliamo c1 , c2 in modo che h(x) soddisfi la condizione h(a) = h(b), per poi
poter applicare ad h(x) il teorema di Rolle. Risulta
h(a) = h(b) c1 f (a) + c2 g(a) = c1 f (b) + c2 g(b) c1 (f (a) f (b)) = c2 (g(b) g(a))
Pertanto, scegliendo c1 = g(b) g(a), c2 = f (a) f (b), risulta h(a) = h(b), e dunque,
in virt`
u del teorema di Rolle, x0 (a, b) tale che h0 (x0 ) = 0, ovvero, sostituendo a c1 e a
c2 i loro valori nella definizione di h(x),
(1)
f 0 (x0 )
f (b) f (a)
= 0
g(b) g(a)
g (x0 )
cio`e la tesi
I teoremi di De LH
opital
Questa famiglia di teoremi `e di particolare utilit`a per il calcolo dei limiti che si presentano in una forma indeterminata del tipo 00 o
, o che sono riconducibili a una di queste
forme. Cominciamo dal caso pi`
u semplice.
Teorema 1 (De LH
opital) Sia I R un intervallo, e x0 I. Siano f (x), g(x) : I
R due funzioni definite e continue in I, tali che f (x0 ) = g(x0 ) = 0. Su f (x) e g(x)
formuleremo, inoltre, le seguenti ipotesi:
g 0 (x) 6= 0 x I \ {x0 };
lim
f 0 (x)
0
xx0 g (x)
= l R.
f (x)
xx0 g(x)
f 0 (x)
0
xx0 g (x)
= lim
= l.
Dim. Dimostriamo la prima parte della tesi, ovvero g(x) 6= 0 x I \ {x0 }. Infatti, se
per assurdo x1 6= x0 : g(x1 ) = 0, allora, per il teorema di Rolle, x2 compreso tra x0 e x1
tale che g 0 (x2 ) = 0, e questo contraddice lipotesi che g 0 (x) 6= 0 x I \ {x0 }.
(x)
`e definito su I \ {x0 }, e ha senso porsi il problema se
Allora, il quoziente fg(x)
f (x)
;
xx0 g(x)
lim
Poich`e
f (xn )
f (xn ) f (x0 )
f 0 (yn )
=
= 0
,
g(xn )
g(xn ) g(x0 )
g (yn )
dove yn `e un punto compreso tra x0 e xn , e lultima eguaglianza sussiste in virt`
u del
teorema di Cauchy.
0
0
(yn )
(xn )
(yn )
Poich`e xn x0 , anche yn x0 , e quindi fg0 (y
l. Ma fg(x
= fg0 (y
, e quindi
n)
n)
n)
f (xn )
g(xn )
l. Per larbitrariet`
a della successione xn , dalla definizione di limite per funzioni
f (x)
xx0 g(x)
=l
Osserviamo che il meccanismo fondamentale della dimostrazione del teorema precedente consiste nel mostrare che, per ogni successione xn x0 , esiste una successione
f 0 (x)
(xn )
f 0 (yn )
yn x0 tale che fg(x
=
.
Questo
rende
evidente
il
fatto
che,
se
esiste
lim
0
g (yn )
g 0 (x) ,
n)
xx0
lim f (x)
xx0 g(x)
Veniamo ora al caso in cui f (x), g(x) sono entrambe divergenti quando x x0 .
Ricordiamo che una funzione h(x) si dice divergente (quando x x0 ) se lim h(x) = +
xx0
(o ).
Enunciamo, senza dimostrarlo, il teorema di De LHopital per le forme
Teorema 2 (De LH
opital) Sia I R un intervallo, e x0 I. Siano f (x), g(x) :
I \ {x0 } R due funzioni sulle quali formuleremo le seguenti ipotesi:
g 0 (x) 6= 0 x I \ {x0 };
lim
f 0 (x)
0
xx0 g (x)
= l R.
f (x)
xx0 g(x)
Allora lim
f 0 (x)
0
xx0 g (x)
= lim
= l.
f (x), g(x) sono entrambe infinitesime quando x +, oppure f (x), g(x) divergono
entrambe quando x +;
g 0 (x) 6= 0 x I;
lim
f 0 (x)
0
x+ g (x)
= l R.
f (x)
x+ g(x)
f 0 (x)
0
x+ g (x)
= lim
= l.
Definiamo le funzioni
1
F (t) = f ( );
t
1
G(t) = g( ) .
t
t0
f 0 ( 1t )
F 0 (t)
f 0 (x)
=
lim
=
lim
= l.
G0 (t) t0+ g 0 ( 1t ) x+ g 0 (x)
11
F (t)
G(t)
= l; ma allora, utiliz-
La formula di Taylor
In questa sezione affronteremo il seguente problema: assegnata una funzione f (x) su
un intervallo I e un punto x0 I, si determini, fra tutti i polinomi di un grado prefissato,
quello che meglio degli altri approssima f (x) vicino a x0 .
Teorema (Taylor) Sia I R un intervallo, e x0 I. Sia f (x) : I R una funzione
derivabile n volte in I. Allora esiste uno e un solo polinomio P (x) di grado minore o
uguale di n tale che f (x) P (x) = o((x x0 )n ). La formula esplicita di tale polinomio `e
data da
P (x) = f (x0 ) + f 0 (x0 )(x x0 ) +
(1)
1
1 00
f (x0 )(x x0 )2 + . . . + f (n) (x0 )(x x0 )n
2!
n!
n
X
f (h) (x0 )
=
(x x0 )h
h!
h=0
12
Dim.
Risulta
d
Pn (f ; x0 )(x) = Pn1 (f 0 ; x0 )(x)
dx
Si ha
"
#
n
n
X
X
d
f (h) (x0 )
f (h) (x0 )
d
h
Pn (f ; x0 )(x) =
f (x0 ) +
(x x0 ) =
h(x x0 )h1 =
dx
dx
h!
h!
h=1
n
X
h=1
n1
X
k=0
h=1
f (h) (x0 )
(x x0 )h1 =
(h 1)!
n
X
h=1
f 0 (h1) (x0 )
(x x0 )h1 =
(h 1)!
f 0 (k) (x0 )
(x x0 )k = Pn1 (f 0 ; x0 )(x)
k!
(2)
xx0
f (x) Pn (f ; x0 )(x)
= 0.
(x x0 )n
xx0
r3 (x) =
...
sino a
(3)
rn1 (x) =
se lespressione (3) tende a zero quando x x0 , allora la (2) `e verificata, e con essa il
teorema di Taylor.
Sostituiamo nella (3) a P1 la sua espressione esplicita; otteniamo
1 f (n1) (x) f (n1) (x0 )
f (n1) (x) [f (n1) (x0 ) + f (n) (x0 )(x x0 )]
=
f (n) (x0 ) .
n!(x x0 )
n!
x x0
Quando x x0 , si ha
f (n1) (x) f (n1) (x0 )
f (n) (x0 ) ,
x x0
e pertanto
lim rn1 (x) =
xx0
14
Lesponenziale complesso
In questa sezione ci occupiamo di dare un significato allesponenziale di un numero
complesso
Sia C, = a + ib un numero complesso; ricordiamo che a si dice parte reale di
, mentre b si dice parte immaginaria di ; a e b sono numeri reali, mentre i `e lunit`
a
immaginaria, definita dalla relazione i2 = 1.
Per denotare la parte reale e la parte immaginaria di un numero complesso si usano
anche le notazioni a = Re , b = Im . I numeri reali possono essere riguardati come un
sottoinsieme dei numeri complessi: precisamente, i numeri reali non sono altro che i numeri
complessi la cui parte immaginaria `e nulla.
Diamo ora una definizione di esponenziale di un numero complesso. Definiamo
(1)
e = ea (cos b + i sen b) .
Osserviamo che la (1) costituisce unestensione allinsieme dei numeri complessi della
funzione esponenziale reale; questo vuol dire che se, in particolare, = a `e un numero reale
(cio`e la sua parte immaginaria b `e nulla), allora la (1) restituisce il valore ea . Pertanto
lesponenziale complesso coincide, sui numeri reali, con lesponenziale reale.
Dalla definizione (1), e dalle propriet`a dellesponenziale reale e delle funzioni trigonometriche, segue immediatamente che
(2)
e1 e2 = e1 +2
1 , 2 C ;
x R.
Im ex = eax sen bx .
dice derivabile se e solo se le due funzioni reali u, v sono derivabili, e in questo caso si pone
f 0 (x) = u0 (x) + iv 0 (x).
Calcoliamo ora la derivata di ex . Si ha
D(ex ) = D(eax cos bx) + i D(eax sen bx) =
(5)
16
x I c1 = c2 = . . . = cn = 0
y 00 + y = 0
17
`e risolta da y1 (x) = sen x, y2 (x) = cos x, che sono linearmente indipendenti. Dato che
lequazione (4) `e del secondo ordine, dal Teorema 1 sappiamo che il suo integrale generale
ha dimensione 2, e quindi, avendo gi`a trovato due soluzioni linearmente indipendenti,
sappiamo che tutte le soluzioni della (4) sono combinazione lineare di y1 e y2 . Pertanto
lintegrale generale della (4) `e dato da
(5)
Osserviamo che non c`e un unico modo di esprimere la base dellintegrale generale;
ad esempio, le due funzioni u1 (x) = cos x + sen x, u2 (x) = cos x sen x sono due soluzioni
linearmente indipendenti della (4). Anche loro generano lintegrale generale (5), perch`e
tutte le possibili combinazioni lineari di u1 e u2 ricoprono esattamente lo stesso insieme di
tutte le possibili combinazioni lineari di y1 e y2 .
Esempio
Lequazione
(6)
y 000 = 0
La presenza del termine noto f (x) differenzia la (8) (equazione non omogenea) dalla (1),
in cui f (x) 0. La (1) prende il nome di equazione omogenea associata alla (8).
Vale il seguente
Teorema 2 Siano y1 , y2 , . . . , yn n soluzioni linearmente indipendenti dellequazione
omogenea associata (1), e sia y una qualsiasi soluzione dellequazione non omogenea (8).
Allora lintegrale generale dellequazione (8) `e dato da
(9)
Osserviamo che lequazione (1), che talvolta prende il nome di equazione omogenea
associata alla (8), pu`
o evidentemente essere anche considerata come un caso particolare
della (8), cio`e la (1) non `e altro che la (8) con il termine noto f identicamente nullo.
Coerentemente, la formula (9) contiene, come caso particolare, la formula (3): se il termine
noto `e identicamente nullo, allora y 0, e la (8) diventa la (3).
Esempio
Consideriamo lequazione y 0 = f . Il suo integrale generale `e dato dallinsieme delle
primitive di f sullintervallo I. Lomogenea associata `e y 0 = 0, le cui soluzioni sono
le funzioni costanti. Utilizzando il Teorema 2 in questo esempio particolare, ritroviamo
concetti ben noti: le primitive di f (cio`e lintegrale della non omogenea) sono uguali a una
qualsiasi primitiva pi`
u tutte le possibili costanti additive (ovvero lintegrale dellomogenea
associata). Due primitive (ovvero due soluzioni della non omogenea) differiscono fra loro
per una costante (ovvero per una soluzione dellomogenea associata).
Esempio
Determiniamo lintegrale generale dellequazione
y 00 + y = x
(10)
Lequazione omogenea associata `e la (4), il cui integrale generale `e espresso dalla (5). Una
soluzione particolare della (10) `e evidentemente y(x) = x. Pertanto lintegrale generale
della (10) `e dato da
y(x) = x + c1 sen x + c2 cos x
al variare di c1 , c2 nelle costanti.
Mentre, come si `e detto sopra, non `e possibile determinare esplicitamente una base
dellintegrale generale dellequazione omogenea associata, `e sempre possibile determinare
una soluzione particolare y dellequazione non omogenea in termini della base y1 , y2 , . . . , yn .
Esiste un metodo, che consiste nel cercare y nella forma
y(x) = c1 (x)y1 (x) + c2 (x)y2 (x) + . . . + cn (x)yn (x)
dove, stavolta, c1 (x), c2 (x), . . . cn (x) non sono pi`
u costanti, ma funzioni variabili opportunamente scelte (da qui il nome di metodo della variazione delle costanti arbitrarie).
Noi non illustreremo questo metodo, anche perch`e la conoscenza esplicita delle yi (x),
come si `e appena ripetutto, in generale manca. C`e per`o un caso particolare, ma molto
importante, in cui `e possibile determinare esplicitamente le funzioni y1 (x), y2 (x), . . . , yn (x),
ed `e il caso in cui i coefficienti a1 (x), a2 (x), . . . an (x) sono costanti . A questa situazione `e
dedicata la sezione Equazioni differenziali lineari a coefficienti costanti .
20
Il problema di Cauchy
Abbiamo visto che lequazione (8) ha infinite soluzioni, fornite dalla (9). Le soluzioni
si ottengono al variare di c1 , . . . , cn fra tutte le possibili costanti; si usa dire, in situazioni
` pertanto ragionevole ipotizzare che, assegnando
del genere, che ci sono n gradi di libert`
a. E
n condizioni aggiuntive alla (8), ci possa essere una e una sola soluzione y che verifichi la
(8) pi`
u le n condizioni aggiuntive.
In realt`
a ci`
o non `e sempre vero, e dipende strettamente dal tipo di condizioni aggiuntive. Noi esamineremo qui di seguito solo un tipo di condizioni aggiuntive, le cosiddette
condizioni di Cauchy.
Assegnare le condizioni di Cauchy per lequazione (8) vuol dire, per definizione, fissare
un punto x0 I, dove ricordiamo I `e lintervallo in cui sono definiti
coefficienti e soluzioni dellequazione differenziale, e prescrivere nel punto x0 gli n valori
y(x0 ), y 0 (x0 ), . . . , y (n1) (x0 ).
Linsieme dellequazione (8) e delle condizioni di Cauchy prende il nome di problema
di Cauchy. Dunque un problema di Cauchy per unequazione differenziale lineare di ordine
n ha la forma seguente:
(11)
y(x0 ) = y0
y 0 (x0 ) = y1
. .(n1)
y
(x0 ) = yn1
21
(3)
e1 x , e2 x , . . . , en x
22
Abbiamo dunque risolto il nostro problema nel caso in cui il simbolo di L ha radici
distinte; resta da esaminare la situazione in cui una o pi`
u radici di P sono multiple. In
questo caso, le radici distinte sono in numero inferiore a n; dette 1 , 2 , . . . , h le h radici
distinte di P , con h < n, la tabella (5) di soluzioni linearmente indipendenti della (1) si
riduce a h funzioni, e ne dobbiamo determinare altre n h indipendenti, per costruire una
base dellintegrale generale della (1).
Definiamo m1 , m2 , . . . , mh le molteplicit`a rispettivamente di 1 , 2 , . . . h , di modo
che in base al teorema di Ruffini vale la scomposizione
(6)
Alcuni fra i numeri mi possono anche essere uguali a 1, il che vuol dire che le corrispondenti
radici sono semplici (hanno cio`e molteplicit`a pari a 1), ma la somma di tutte le molteplicit`
a
deve essere pari a n, come mostra la (6), dato che i gradi dei polinomi ai due membri
delluguaglianza devono coincidere.
Mostreremo ora come ogni radice j con molteplicit`a mj contribuisca esattamente
con mj soluzioni linearmente indipendenti allintegrale generale della (1), di modo che,
alla fine, avremo m1 + m2 + . . . + mh = n soluzioni linearmente indipendenti, risolvendo
completamente il problema di determinare lintegrale generale della (1).
Osserviamo preliminarmente che una radice j di P ha molteplicit`a mj se e solo se j
`e radice di P, P 0 , . . . , P (mj 1) , cio`e `e radice di P e delle sue derivate sino allordine mj 1.
Questo si ottiene facilmente da (6). Ad esempio, ragioniamo su 1 , supponendo che abbia
una molteplicit`
a m1 > 1.
Sappiamo che 1 `e una radice di P , e infatti 1 annulla il membro di destra di (6).
Deriviamo ora la (6), ponendo Q(z) = (z 2 )m2 . . . (z h )mh . Risulta
(7)
y (n) = n1
23
+ n1 xe1 x
da cui, ricordando che 1 `e radice non solo di P , ma anche di P 0 , dato che la sua molteplicit`
a
`e m1 2, si ha
(8)
(n1)
(n2)
L[xe1 x ] = e1 x (n1
+ a1 (n 1)1
+ . . . + an1 )+
+ xe1 x (n1 + a1 n1
+ . . . + an1 1 + an ) = P 0 (1 )e1 x + P (1 )xe1 x = 0 .
1
Abbiamo cos` dimostrato che, in corrispondenza della radice 1 per la quale stiamo
ipotizzando una molteplicit`
a m1 2, ci sono due soluzioni indipendenti di (1): e1 x e
xe1 x .
Questo procedimento si pu`
o iterare per molteplicit`a ancora maggiori. Infatti, se calcoliamo loperatore L nelle funzioni x2 e1 x , x3 e1 x , x4 e1 x . . . otteniamo, con calcoli analoghi
a quelli sviluppati sopra,
L[x2 e1 x ] = (P 00 (1 ) + 2P 0 (1 )x + P (1 )x2 )e1 x
(9)
(si noti nella (9) la comparsa dei coefficienti binomiali). Pertanto, L[x2 e1 x ] = 0 se e
solo se contemporaneamente P (1 ) = 0, P 0 (1 ) = 0, P 00 (1 ) = 0, cio`e se e solo se 1
ha molteplicit`
a m1 3. Analogamente, L[x3 e1 x ] = 0 se e solo se contemporaneamente
0
P (1 ) = P (1 ) = P 00 (1 ) = P (3) (1 ) = 0, cio`e se e solo se 1 ha molteplicit`a m1 4.
In generale, L[xh e1 x ] = 0 se e solo se m1 h + 1. Pertanto, abbiamo ottenuto
che la radice 1 (e ovviamente questo discorso vale per tutte le altre radici) contribuisce
alla base dellintegrale generale dellequazione (1) esattamente con un numero di funzioni
linearmente indipendenti pari alla sua molteplicit`a: se 1 `e semplice, contribuisce con la
sola e1 x , altrimenti contribuisce con
e1 x , xe1 x , x2 e1 x , . . . , xm1 1 e1 x .
Siamo quindi pervenuti a dimostrare il seguente
Teorema 1 Lintegrale generale dellequazione (1) `e generato dalle seguenti n funzioni
linearmente indipendenti:
e1 x , xe1 x , x2 e1 x , . . . , xm1 1 e1 x
(10)
e2 x , xe2 x , x2 e2 x , . . . , xm2 1 e2 x
...
eh x , xeh x , x2 eh x , . . . , xmh 1 eh x
Esempio
Determiniamo lintegrale generale dellequazione
y 00 + 6y 0 + 9y = 0
Il polinomio associato P (z) = z 2 + 6z + 9 ha una radice z = 3 con molteplicit`
a 2,
2
dato che P (z) = (z + 3) . A questa radice doppia corrispondono due soluzioni linearmente
indipendenti e3x , xe3x ; pertanto lintegrale generale dellequazione proposta `e dato da
y(x) = (c1 + c2 x)e3x .
n + a1 n1 + . . . + an1 + an = 0 .
Coniughiamo ambo i membri della (11); ricordando che il coniugato di 0 `e 0, che il coniugio
commuta con somma e prodotto e che i coefficienti di P sono reali, e quindi coincidono
con i propri coniugati, si ha
n
n1
+ a1
+ . . . + an1 + an = 0
Dunque, un polinomio P a coefficienti reali pu`o avere radici complesse, ma, in tal
caso, queste sono a due a due coniugate.
Sia ora P il polinomio caratteristico delloperatore L associato alla (1), e supponiamo
che la (1) (e quindi P ) abbia coefficienti reali. In base a quanto appena dimostrato,
possiamo catalogare le radici di P come un gruppo di radici reali, denotate come 1 , . . . , p ,
con molteplicit`
a rispettivamente m1 , . . . , mp , e un gruppo di radici complesse a due a due
coniugate, denotate come 1 , 1 , . . . , r , r , con molteplicit`a rispettivamente 1 , . . . , r .
I due gruppi di radici possono essere non vuoti, oppure uno dei due pu`o essere vuoto
(cio`e il polinomio pu`
o avere solo radici reali, o solo radici complesse coniugate, o entrambe
le tipologie); ovviamente, essendo n il grado di P , deve comunque risultare m1 + . . . + mp +
21 + . . . + 2r = n (si noti il fattore 2 che moltiplica le molteplicit`a delle radici complesse
coniugate, perch`e ogni i `e la molteplicit`a di una coppia di radici).
Vogliamo costruire, come preannunciato, una base dellintegrale generale della (1)
fatta esclusivamente di funzioni a valori reali. Le radici reali i generano, come spiegato
sopra, funzioni a valori reali della forma ei x e, in caso di molteplicit`a maggiore di 1, xei x
e cos` via. Una radice complessa j = j + ij genera una funzione a valori complessi della
forma
(12)
ej x = ej x (cos j x + i sen j x)
e, se la sua molteplicit`
a `e maggiore di 1, genera anche le funzioni della forma xej x e cos`
via. Ma ad ogni radice complessa j corrisponde una radice coniugata j = j ij , che
genera
(13)
ej x = ej x (cos j x i sen j x) .
Prendendo combinazioni lineari di (12) e (13), si possono isolare i termini con il solo
coseno o con il solo seno. Pi`
u precisamente, se j , j sono due radici complesse coniugate
di P , allora le due funzioni indicate in (12) e (13) sono soluzione della (1), ma anche le
combinazioni lineari
(14)
1 j x
(e
+ ej x ) = ej x cos j x ,
2
1 j x
(e
ej x ) = ej x sen j x
2i
26
sono soluzioni linearmente indipendenti della (1), e, stavolta, sono a valori reali.
Abbiamo cos` osservato che la coppia di radici complesse coniugate j , j genera due
funzioni, soluzioni linearmente indipendenti di (1), a valori reali, espresse nella (14). Se
poi la coppia j , j ha molteplicit`a 2, genera anche le altre due soluzioni xej x , xej x da
cui, con le stesse combinazioni lineari della (14), ricaviamo altre due soluzioni a valori reali
xej x cos j x, xej x sen j x, e cos` via per molteplicit`a superiori. In definitiva, abbiamo il
seguente
Teorema 2 Supponiamo che lequazione (1) abbia coefficienti reali. Allora il suo integrale generale `e generato dalle seguenti n funzioni linearmente indipendenti a valori reali:
e1 x , xe1 x , x2 e1 x , . . . , xm1 1 e1 x
...
ep x , xep x , x2 ep x , . . . , xmp 1 ep x
(15)
(15)
z 2 = 2i .
a b + 2i ab = 2i
da cui
a2 b2 = 0
ab = 1
In definitiva, il polinomio di quarto grado P (z) ha come radici le due coppie di numeri
complessi coniugati 1i, 1i. Sono quattro radici semplici, cui corrispondono le quattro
soluzioni linearmente indipendenti della (15) y(x) = ex cos x, ex sen x, ex cos x, ex sen x.
Pertanto lintegrale generale dellequazione (15) `e dato da
y(x) = ex (c1 cos x + c2 sen x) + ex (c3 cos x + c4 sen x) .
Esempio
Determiniamo lintegrale generale dellequazione
y (4) + 2y 00 + y = 0
(16)
Come gi`
a sappiamo dalla teoria generale delle equazioni differenziali lineari, lintegrale
generale della (17) si ottiene dallintegrale generale della (1) aggiungendo una qualsiasi
soluzione particolare y della (17).
Abbiamo anche fatto un cenno allesistenza di un metodo generale, detto variazione
delle costanti arbitrarie, che, permette, noto lintegrale generale dellequazione omogenea
associata (1), di ottenere una soluzione particolare della (17), e quindi, in definitiva, di
determinare lintegrale generale della (17).
Noi ci limiteremo a studiare il caso non omogeneo quando il termine noto f (x) `e di
tipo particolare. Tratteremo il caso in cui f (x) = Q(x)ex sen x o f (x) = Q(x)ex cos x,
con , reali, dove Q(x) `e un qualsiasi polinomio, e forniremo un metodo per trovare una
soluzione particolare y della (17).
Ovviamente rientrano in questa situazione i casi particolari in cui f `e un polinomio
(basta prendere = = 0), oppure f `e una funzione trigonometrica (Q(x) 1, = 0) o
un esponenziale reale (Q(x) 1, = 0).
28
f (x) = M ex , P () 6= 0
Sappiamo dalla (4) che L[ex ] = P ()ex ; pertanto, se P () 6= 0, cio`e se non `e
radice del polinomio caratteristico P , una soluzione particolare y della (17) `e data da
y(x) =
M x
e .
P ()
(18)
Esempio
Determiniamo lintegrale generale dellequazione
(19)
4A 2B = 0
2A 4B = 3
da cui
A=
3
3
,B = .
10
5
3 x
10 e
sen 2x 53 ex cos 2x .
f (x) = M ex , P () = 0
Nel caso in cui f (x) = M ex e `e una radice del polinomio associato, ovviamente
non `e possibile avere una soluzione particolare della (17) della forma y = Cex , dato che
L[Cex ] = 0. Dobbiamo allora ricordare che (si veda la (8)),
L[xex ] = P 0 ()ex + P ()xex .
Pertanto, se `e una radice semplice di P , cio`e di molteplicit`a pari a 1, risulta
P () = 0, P 0 () 6= 0, e quindi una soluzione particolare y della (17) `e data da
y(x) =
M
xex .
P 0 ()
M
P 00 ()
30
xex .
y 00 y = 4ex
Il termine noto `e f (x) = 4ex , e 1 `e radice semplice del polinomio associato P (z) = z 2 1.
Pertanto cercheremo una soluzione particolare della forma y = Cxex . Sostituendo nella
(20) abbiamo, dopo facili calcoli,
2Cex = 4ex
da cui C = 2. Pertanto una soluzione particolare di (20) `e data da y = 2xex , mentre
lintegrale generale dalla (20) `e
y(x) = c1 ex + c2 ex + 2xex .
Esempio
Determiniamo lintegrale generale dellequazione
(21)
y (4) + 2y 00 + y = sen x
se + i non `e radice di P ;
y(x) = R1 (x)xk ex sen x + R2 (x)xk ex cos x
32
Esempio
Determiniamo lintegrale generale dellequazione
y (4) y = x sen x cos x
(22)
15a1 = 21
15a2 = 0
32a1 + 15b2 = 0
32a2 + 15b1 = 0
a1 = 30
a2 = 0
=
b1 = 0
16
b2 = 225
33
1
30 x sen 2x
16
225
cos 2x
Prove desame
Matematica
prova desame del 10/1/2008
x2
x3
+
x
log
2 arctg x + 4x(arctg x )
(1 + x2 )2
1 + x2
x+
x2
,
1 + x2
x+
34
Matematica
prova desame del 29/1/2008
1) Si studi la funzione
g(x) = x2 log x
2) Si consideri la funzione f (x) : (0, +) R definita da
f (x) = 8x4 log2 x + x4 8x2 + 16x2 log x 4x4 log x + 7 + (2x2 log x + 4 log x x2 + 1)
dove `e un parametro reale.
Si calcoli per quali valori di la funzione f (x) `e surgettiva, giustificando esplicitamente i risultati ottenuti;
Si calcoli per quali valori di la funzione f (x) `e una bigezione;
Si calcoli, al variare di , il numero delle radici di f (x).
Suggerimento: lespressione di f 0 (x) si scompone algebricamente in espressioni che contengono la
funzione g(x) definita nel punto 1).
Matematica
prova desame del 29/1/2008
1) Si studi la funzione
g(x) = x2 log x
2) Si consideri la funzione f (x) : (0, +) R definita da
f (x) = 8x4 log2 x + x4 8x2 + 16x2 log x 4x4 log x + 7 + (2x2 log x + 4 log x x2 + 1)
dove `e un parametro reale.
Si calcoli per quali valori di la funzione f (x) `e surgettiva, giustificando esplicitamente i risultati ottenuti;
Si calcoli per quali valori di la funzione f (x) `e una bigezione;
Si calcoli, al variare di , il numero delle radici di f (x).
Suggerimento: lespressione di f 0 (x) si scompone algebricamente in espressioni che contengono la
funzione g(x) definita nel punto 1).
35
Matematica
prova desame del 12/2/2008
Si calcoli
lim f (x);
lim f (x),
x+
x0
Suggerimento: conviene studiare la funzione g(x) = f 0 (x)/x. Per quanto riguarda il numero delle
radici di f (x), conviene considerare il segno di f in x1 e x2 , dove x1 e x2 sono due punti in cui il
moltiplicatore di , cio`
e (x2 2), assume segni discordi.
36
Matematica
prova desame del 26/2/2008
1 + t2
2
1 + x2
37
Matematica
prova desame del 4/3/2008
38
Matematica
prova desame del 8/4/2008
1) Si calcoli per quali valori del parametro reale il trinomio (t) = 4t2 t + 1
ha due radici 0 < t1 < t2 ; in questo caso, tenendo conto del segno di (1/2), si dimostri
che t1 < 1/2;
ha due radici 0 < t1 < 1 < t2 (sugg.: che segno deve avere (1)?)
39
Matematica
prova desame del 6/5/2008
Matematica
prova desame del 17/6/2008
x > 0;
x > 0
b) Si calcoli per quali valori di la funzione f (x) `e surgettiva, giustificando esplicitamente i risultati ottenuti;
c) Si determini per quali valori di la funzione f `e una bigezione; si osservi, a tal
fine, che f 0 (x) contiene g(x) come fattore;
d) Si disegni un grafico qualitativo di f (x) al variare di , osservando che, in base
al punto a), se 1 > 2 il grafico di f per = 1 `e al di sotto del grafico di f per = 2 .
In particolare, si dimostri che f ha una sola radice per ogni valore di .
40
Matematica
prova desame del 24/6/2008
x > 0;
b) Si calcoli per quali valori di la funzione f (x) `e surgettiva, giustificando esplicitamente i risultati ottenuti;
c)
41
Matematica
prova desame dell8/7/2008
a) Si consideri la funzione
2x2 1
h(x) = log(x4 x2 + 1) 2 log(x2 + 1) + 2 3 arctg
3
Detto X il suo campo di esistenza, si studi la funzione h : X R, evidenziando, in particolare, asintoti, intervalli di crescenza e decrescenza, intervalli di convessit`a e di concavit`
a,
eventuali propriet`
a di simmetria, e disegnandone il grafico.
b) Si calcoli per quali valori del parametro reale la funzione f : X R definita da
f (x) = h(x) + x
`e una bigezione.
c) Detto Y = X (0, +), si calcoli per quali valori del parametro reale la funzione
g : Y R definita da
g(x) = h(x) log x
`e una bigezione.
Suggerimento: Per risolvere il punto c) pu`
o essere conveniente separare i casi < 0, = 0 e > 0.
La conoscenza di h(x) rende immediato lo studio dei casi < 0 e = 0.
42
Matematica
prova desame del 22/7/2008
a) Si studi la funzione h(t) : R R definita da h(t) = 16t3 + 16t2 + 6t + 1, determinandone intervalli di crescenza, decrescenza, convessit`a e concavit`a; in particolare, se ne
determini esplicitamente lunica radice reale;
b)
c)
43
f 0 (x)
x2
Matematica
prova desame del 2/9/2008
x R
Matematica
prova desame del 9/9/2008
Si consideri
f (x) =
3
x
2
x log(1 + ) + 2 log(1 + ) + (x + 1) log(x + 1) x
3
x
3
44
Matematica
prova desame del 7/10/2008
Attenzione: `
e espressamente vietato luso della macchina calcolatrice
Si consideri f : (0, +) R definita da
f (x) = (6 + x) log x 5x log(1 +
1
) 10 arctg x x
x2
Matematica
prova desame del 18/11/2008
1)
2)
45
Matematica
prova desame del 2/12/2008
al variare di ;
lim f (2n)
n+
per 0;
n+
per 0;
Utilizzando i risultati del punto precedente, si calcoli per quali valori di la funzione f (x) `e surgettiva;
Matematica
prova desame del 13/1/2009
Si consideri la funzione
f (x) = x3 + x4 + x5 + (x2 1) arctg x x log(1 + x2 ) + senh x
dove `e un parametro reale.
Detto X il campo di esistenza di f (x), si determini per quali valori del parametro
la funzione f : X R `e surgettiva, giustificando esplicitamente i risultati ottenuti;
Limitandosi al caso in cui 0, si determini per quali la funzione f : X R
`e una bigezione (suggerimento: posto g(x) = f 0 (x), si dimostri che g 0 (x) si pu`o scrivere
come somma di funzioni crescenti);
46
Matematica
prova desame del 27/1/2009
Si consideri la funzione
f (x) = 9e2x (log(1 + 2ex ) + ) + 14ex 4
dove `e un parametro reale.
Detto X il campo di esistenza di f , si calcoli per quali valori di f `e iniettiva in
X, e in questo caso si calcoli f (X) (suggerimento: per calcolare il segno di f 0 (x) conviene
studiare la funzione g(x) = e2x f 0 (x));
Si disegni, al variare di , un grafico qualitativo di f (x). In particolare, detto
il valore di al di l`
a del quale non si ha pi`
u iniettivit`a, si disegni il grafico di f (x) per
= ;
Si dimostri che, quando 1 < 2 , il grafico di f per = 1 `e al di sotto del grafico
di f per = 2 , e si calcoli il numero delle radici di f (x) al variare di .
Matematica
prova desame del 10/2/2009
a) Si studi la funzione
h(x) = 3x4 7x3 3x2 + 24
sullinsieme x [0, +)
b) Si consideri la funzione f : (0, +) R definita da
f (x) = (3x4 14x3 18x2 288) log x144 log2 x+27x2 +
7
(20x3 3x4 5)+(x1)34
12
47
Matematica
prova desame del 24/2/2009
P (x)
P 0 (x)
2P (x)Q0 (x)
]= 2
2
Q (x)
Q (x)
Q3 (x)
48
Matematica
prova desame del 10/3/2009
x3 x
+ arctg x
(1 + x2 )2
1
cos x
1 + x2
dove `
e un parametro reale.
Si calcoli per quali valori di la funzione f : R R `
e surgettiva, giustificando esplicitamente
i risultati ottenuti;
Suggerimento: conviene calcolare soltanto sup e inf di f 0 (x), tenendo conto del grafico di h(x).
Per rispondere alla terza domanda conviene osservare le propriet`
a di simmetria di f (x); pu`
o inoltre
risultare utile conoscere il valore numerico di h(/2) ' 1, 2.
49
Matematica
prova desame del 21/4/2009
Si calcoli
lim f (x) ;
lim f (x)
x+
50
f 0 (x)
.
x2
Matematica
prova desame del 12/5/2009
Attenzione: `
e proibito luso della macchina calcolatrice
5
4
x
12 log(x + x2 ) + x
|x + 1|
51
Matematica
prova desame del 16/6/2009
3
log(1 + x2 )
2
log(1 + x2 ) +
2
1 + x2
Si calcoli
lim f (x) ;
lim f (x)
x+
x0
Si dimostri che, R, f (x) ha una e una sola radice reale. A tale scopo,
limitandosi agli per i quali f non `e una bigezione, risulta utile:
considerare il segno di f 0 ( 12 );
utilizzare il punto a) per determinare il segno del valore di minimo relativo di f (x).
52
Matematica
prova desame del 23/6/2009
6
f (x) = x x log(x)
x
dove > 0 `e un parametro positivo.
Si calcoli
lim f (x),
x0
lim f (x)
x+
Si disegni, al variare di , un grafico qualitativo di f (x), dimostrando, in particolare, che f (x) ha una e una sola radice per ogni > 0.
Suggerimento: per rispondere allultima domanda, conviene disegnare il grafico di f (x) per = ,
` necessario, inoltre, dimostrare che i
e il valore di al di l`
a del quale f (x) `
e iniettiva. E
dove `
grafici di f (x), al variare di , sono ordinati rispetto ad .
53
Matematica
prova desame del 7/7/2009
lim f (x)
x+
Si disegni, al variare di , un grafico qualitativo di f (x), dimostrando, in particolare, che f (x) ha una e una sola radice per ogni > 0.
Suggerimento: Conviene studiare la funzione g(x) = ex f 0 (x).
e il
Per rispondere allultima domanda, conviene disegnare il grafico di f (x) per = , dove `
`
valore di al di l`
a del quale f (x) non `
e iniettiva. E necessario, inoltre, dimostrare che i grafici di
f (x), al variare di , sono ordinati rispetto ad .
54
Matematica
prova desame del 21/7/2009
Attenzione: `
e proibito luso della macchina calcolatrice
Si dimostri che
g(x) = 5 log x +
2
>0
x
x > 0;
10 log x 5 +
8
>0
x
x > 0
55
Matematica
prova desame del 8/9/2009
a)
h(x) = x2 log x
f (x) = 9x3 log2 x2x3 (3 log x1)+6x(log x1)+4+(18x2 log x+8 log x9x2 +9)
dove `e un parametro positivo.
Si calcoli
lim f (x),
x0
lim f (x)
x+
56
Matematica
prova desame del 13/10/2009
Si calcoli
lim f (x),
x0
lim f (x)
x+
Matematica
prova desame del 10/11/2009
Si calcoli
lim f (x),
lim f (x)
x+
Si disegni un grafico qualitativo di f al variare di in R, calcolando, in particolare, il numero delle radici di f (x) al variare di .
57
Matematica
prova desame del 1/12/2009
58
59
Testi consigliati:
P. Marcellini & C. Sbordone Calcolo Liguori Editore, Napoli
P. Marcellini & C. Sbordone Esercizi di istituzioni di matematica, vol. I,
parte I e II Liguori Editore, Napoli
A. Alvino, L. Carbone & G. Trombetti Esercitazioni di matematica, vol. I,
parte I e II Liguori Editore, Napoli
Si vedano, inoltre, le dispense del prof. Enrico Jannelli.
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