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1) Luria A.R. Il ripristino della funzione per effetto della deinibizione
2012-02-19 16:02:27 Andrea Ferri
gradualmente ripristinate ben noto, e, dopo le indagini fondamentali di Monakow, ha suscitato un ampio
interesse.
Lampia casistica studiata durantela Seconda Guerra Mondialeci ha permesso di analizzare pi da vicino i
meccanismi sottostanti il ripristino spontaneo. A questo proposito, due gruppi di casi rivestono un particolare
interesse: i disturbi temporanei di funzione successivi a lesioni localizzate non penetranti del capo, ed i disturbi di
funzione successivi a lesioni da scoppio che derivano da unonda di pressione.
rilevata in seguito alle ferite penetranti; le forme pi gravi di afasia sono forse leggermente pi frequenti nelle ferite
penetranti dellemisfero sinistro. Tuttavia, nel periodo successivo (6-7 mesi dopo la lesione) la situazione muta
radicalmente: mentre le forme marcate di afasia persistono in una proporzione considerevole dei casi colpiti da
ferite penetranti, esse si riscontrano solo eccezionalmente nei casi di lesione cerebrale non penetrante.
Viceversa, in questultimo gruppo il numero di casi in cui i disturbi afasici scompaiono completamente nel giro di
3-4 mesi doppia rispetto al gruppo colpito da ferite cerebrali penetranti. Queste differenze sono particolarmente
evidenti nei casi in cui la lesione interessa le principali zone del linguaggio dellemisfero sinistro.
depressione temporanea della funzione che fa seguito alla lesione da scoppio venne studiata durante la guerra da
numerosi autori (Gilyarovskii, 1943, 1946; Gurevich, 1945; Ivanov-Smolenskii, 1945a, 1945b; Perelman, 1943,
1947) e fu attentamente analizzata dal punto di vista fisiologico (ricerche dellIstituto di Neurologia, Accademia
delle Scienze mediche della Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche; Gershuni e collaboratori, 1945).
Lultimo gruppo di studi molto interessante, per lintroduzione dei nuovi metodi che hanno reso possibile quella
necessaria interpretazione fisiologica pi precisa delle modificazioni prodotte allinterno del sistema nervoso
centrale a causa di una lesione provocata da unesplosione.
I clinici sapevano da molto tempo che una lesione che interessa il cervello provocata da uno scoppio pu essere
causa di sordomutismo e talvolta di cecit, ritenute di origine psichica, ma le attente ricerche condotte dai fisiologi
Sovietici, in particolare Gershuni a collaboratori, hanno dimostrato che la lesione da scoppio comporta un
marcato aumento non solo della soglia della sensibilit acustica ma anche di quella di altri sistemi afferenti. La
diminuzione marcata delludito non un disturbo isolato; esso di solito accompagnato da un incremento
accentuato della soglia della sensibilit cutanea e vibratoria, dellolfatto, del gusto, e delleccitabilit elettrica
dellocchio. La lesione da scoppio, pertanto, non associata ad un particolare tipo di disturbo periferico delluno o
dellaltro recettore, ma ad una lesione centrale dei sistemi afferenti, che determina una diminuzione dellattivit di
quasi tutti gli esterocettori. Questo decremento dellattivit dei sistemi di ricezione in seguito a lesione da scoppio
ha, tuttavia, una struttura peculiare sua propria. Anche se dopo una lesione da scoppio gli stimoli acustici e
cutanei spesso non vengono percepiti, Gershuni ha dimostrato che questo non implica necessariamente che gli
impulsi afferenti non riescano a raggiungere il sistema nervoso centrale. In molti casi di sordit successiva a
commozione cerebrale gli stimoli acustici non vengono percepiti dal paziente, anche se continuano ad elicitare
risposte oggettive: evidenti riflessi cocleopupillari oppure marcate variazioni nei potenziali dazione della regione
temporale. Queste reazioni dunque rappresentano una risposta a stimoli subliminali impercettibili. La stessa cosa
venne osservata nei casi di distorsione della sensibilit cutanea dovuti ad una lesione provocata da unesplosione.
Appare quindi chiaro che la lesione come questa produce effetti selettivi sulla funzione cerebrale, inibendo le sue
manifestazioni pi complesse e risparmiando le forme di attivit pi elementari (che spesso sono principalmente
sottocorticali). Il fatto che disturbi di funzioni di complessit differente possano avere luogo a differenti livelli di
organizzazione funzionale stato sottoposto ad analisi fisiologica dettagliata per mezzo delle indagini sui disturbi
che insorgono dopo le lesioni che colpiscono il cervello provocate dalle esplosioni.
Gli studi riguardanti linibizione delle funzioni sensoriali ed il loro trasferimento ad un livello sub-sensoriale,
dimostrando che il trauma potrebbe non solo distruggere ma anche inibire funzioni particolari, conduce ad
unulteriore serie di conclusioni estremamente importanti.
Tutte queste funzioni temporaneamente inibite possono essere ripristinate, e la restituzione segue una modalit
caratteristica. Negli stadi precoci successivi alla lesione provocata da uno scoppio la funzione ugualmente
inibita sia ai livelli sensoriali che a quelli sub-sensoriali; in questa fase il paziente non sente i suoni che
raggiungono il suo orecchio e questi suoni non producono alcuna reazione oggettiva (cocleopupillare o
elettroencefalografica). Nella fase successiva il quadro completamente differente. Il paziente continua a
comportarsi come se fosse sordo, ma gli stimoli acustici cominciano ad evocare una risposta oggettiva e la
comparsa di ci che Gershuni ha definito attivit sub-sensoriale.
Fig. 3. Schema del ripristino della sensibilit perrcettibile e "subsensoriale" nella lesione provocata da un'esplosione (da Gershuni)
Caratteristica di questa fase quindi il fatto che linibizione dei sistemi elementari sottocorticali e corticali sta
cominciando a diminuire, anche se persiste ancora uno stato di inibizione a livello dei sistemi corticali pi
complessi. Solo nella terza fase del ripristino la soglia della percezione acustica comincia davvero a scendere,
anche se la capacit uditiva del paziente rimane deficitaria. Questo fatto indica che la deinibizione dei sistemi
corticali complessi ha avuto inizio. Questa deinibizione persiste fino a quando la soglia della sensazione
percettibile e di quella sub-sensoriale ritornano a coincidere. Nella Fig. 3 mostriamo schematicamente il processo
di ripristino di una funzione temporaneamente disturbata da una lesione da scoppio. Tale schema chiarisce,
passo dopo passo, la comprensione fisiologica del processo di deinibizione delle funzioni temporaneamente
depresse dal trauma.
3. Il ripristino delle funzioni inibite ad opera delle influenze che agiscono sui meccanismi metabolici
I fatti mostrati precedentemente dimostrano chiaramente come gli effetti di un trauma su una funzione siano
complessi ed eterogenei: alcuni componenti sono dovuti alla distruzione di sostanza cerebrale e sono irreversibili,
mentre altri, a prima vista virtualmente identici ai primi, sono di natura differente, e dipendono dalla depressione
piuttosto che dalla perdita della funzione, cos da essere in una qualche misura reversibili. Nondimeno, i
componenti che dipendono da disturbi delleccitabilit delle cellule e dal funzionamento difettoso delle connessioni
sinaptiche descritte da Grashchenkov (1946) possono persistere per un lungo periodo di tempo. Il medico pu
sempre sperare che leccitabilit delle cellule e la conduzione tra le sinapsi disturbate sar ristabilita e che le
funzioni temporaneamente interrotte riprenderanno. Pertanto conveniente che il clinico non attenda
passivamente il ritorno spontaneo della funzione inibita, ma che cerchi modi e mezzi che favoriscano il suo
ripristino.
Studi sulla natura della conduzione sinaptica (Cannon, 1934; Dale, 1937; Loewi, 1935; Nachmansohn, 1939;
Koshtoyants, 1947; Babskii, ed altri) hanno dimostrato che la trasmissione sinaptica dipende da una determinata
sostanza chimica che agisce da mediatore. Lacetilcolina, secreta nelle terminazioni sinaptiche, gioca un ruolo
importante nella trasmissione degli impulsi. Linattivazione rapida dellacetilcolina viene determinata da un enzima
speciale, la colinesterasi, per mezzo della quale essa viene idrolizzata. La mancanza di colinesterasi
svilupperebbe uno stato di stimolazione permanente, conducendo allestinzione della funzione. Al contrario, un
eccesso di colinesterasi inattiverebbe lacetilcolina fino al punto che la trasmissione degli impulsi diventerebbe
impossibile.
questa la ragione che ci fa supporre che la mediazione metabolica non rimanga indisturbata in una sinapsi che
affetta da edema in seguito ad un trauma. Dal momento che molto prima dei prolungamenti finali e delle
terminazioni esse mostrano segni evidenti di distruzione e frammentazione, il meccanismo di mediazione
metabolica viene probabilmente disturbato, cosa che spiegherebbe la condizione di inattivit delle sinapsi che non
mostrano grossolani danni strutturali apparenti. Se questa ipotesi corretta, si potrebbe anche postulare che la
modificazione della mediazione metabolica (il meccanismo chimico di trasmissione a livello sinaptico) per mezzo
dellattivazione dellacetilcolina aiuter a ripristinare la trasmissione normale e a fare ricomparire le funzioni
temporaneamente inibite. La trasmissione chimica pu essere influenzata almeno in due modi: eliminando
leccesso di colinesterasi o somministrando un preparato stabile equivalente allacetilcolina. Se questa ipotesi
corretta, in entrambi i casi la normale trasmissione chimica verr ripristinata, rendendo possibile distinguere le
due differenti categorie di fattori che comportano la perdita di funzione post-traumatica: quella risultante dalla
distruzione cellulare non si modificher, mentre quella dovuta allinterferenza temporanea con leccitabilit e la
conduttivit della cellula verr ristabilita.
Durante la guerra si tent di deinibire le funzioni temporaneamente inattivate agendo sul meccanismo chimico
della trasmissione sinaptica. Ratner (1942) a questo scopo sugger di utilizzare la prostigmina, un alcaloide del
gruppo della fisostigmina, impiegato in origine nel trattamento della miastenia grave. Se iniettata in dosi
veramente esigue (0.5 1.0 cm 3 di una soluzione 1 : 1000), la prostigmina sopprime la produzione di
colinesterasi ed attiva quindi lacetilcolina. Ci si potrebbe aspettare che questa azione della prostigmina ripristini la
normale trasmissione sinaptica.
Dopo liniezione intramuscolare di queste piccole dosi di prostigmina, furono osservati effetti evidenti in casi di
lesione cerebrale accompagnati da paresi agli arti. Entro 20 o 30 minuti dalliniezione di prostigmina apparvero
segni evidenti di movimento nellarto colpito, e questo movimento veniva successivamente conservato. Si ebbe
limpressione che il farmaco dovesse avere un tale effetto sulla trasmissione chimica a livello sinaptico al punto
che, una volta che linibizione era stata abolita, la normale operativit del sistema sinaptico si ristabiliva in maniera
permanente.
Questi risultati furono ricavati originariamente da una serie ristretta di casi, ma vennero successivamente
sottoposti a verifica su scala pi ampia presso lIstituto di Neurologia dellAccademia di Scienze Mediche
dellUnione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche da Perelman (1946), ed indagati da Grashchenkov (1946) e
collaboratori. Vennero scoperti alcuni fatti molto interessanti. Liniezione di 1 cm 3 di prostagmina in soluzione 1 :
1000 o 1 :2000 in un paziente affetto da lesione cerebrale era seguita da modificazioni apprezzabili dellarto
colpito nel giro di 20 30 minuti. Talvolta il paziente riferiva la sensazione soggettiva di un movimento eseguito pi
facilmente, ma nella maggior parte dei casi il farmaco rendeva possibile la ricomparsa evidente di movimenti in
segmenti dellarto che fino a quel momento erano rimasti immobili. Solitamente questi movimenti erano pi
evidenti nei segmenti prossimali che non in quelli distali, anche se in alcuni casi potevano manifestarsi anche nei
segmenti distali dellarto colpito.
In questo caso la distinzione tra perdita irreversibile ed inibizione temporanea dei movimenti appare piuttosto
chiara. Se, per esempio, la ferita aveva causato la distruzione diretta della parte superiore dellarea corticale
motoria (la zona dellarto inferiore), ma aveva prodotto una paresi di tutto quanto il lato opposto del corpo,
liniezione di prostagmina faceva riacquisire da questa paralisi generalizzata quel gruppo di movimenti che erano
solamente inibiti, in modo tale che i movimenti dellarto superiore del paziente mostravano un marcato incremento
mentre quelli dellarto inferiore rimanevano pesantemente compromessi. Daltra parte, se la ferita aveva distrutto
la parte media dellarea motoria (la zona dellarto superiore), determinando una emiparesi a carico degli arti
controlaterali, liniezione di prostigmina dimostrava il suo effetto maggiore sullarto inferiore, mentre i movimenti
dellarto superiore non si modificavano in maniera apprezzabile.
Lazione della prostigmina nel ripristinare le componenti inibite dei movimenti non circoscritta alle lesioni recenti,
ma il farmaco efficace sia negli stadi iniziali che in quelli tardivi delle lesioni traumatiche. Nei suoi esperimenti,
Perelman osserv di frequente che un paziente cui veniva somministrata uniniezione di prostigmina dopo un
periodo di immobilizzazione di 6-7 mesi cominciava subito a sentirsi in grado di muovere larto paretico, e 20-30
minuti dopo liniezione si alzava e cominciava a camminare con laiuto di un bastone.
Una scoperta particolarmente importante fu che la prostigmina agiva in questo modo nei casi di paresi organica
dovuta a lesione del capo (e, come hanno dimostrato osservazioni successive, nei casi di patologie vascolari ed
infiammatorie del cervello), ma era inefficace nella paralisi isterica. In questi casi non si poteva dunque ipotizzare
la possibilit di una componente di suggestione.
Una singola iniezione di prostigmina di solito sufficiente per assicurare un ripristino permanente dei movimenti
disturbati dellarto. Una seconda iniezione ha di solito un effetto pi debole e solo occasionalmente una terza o
una quarta iniezione produce veramente un qualche ulteriore effetto. Oltre alla prostigmina anche altri farmaci
possono avere unazione simile. Nei suoi esperimenti, Perelman ottenne risultati simili con liniezione diretta di
carbacolo, che compensava la carenza di acetilcolina. In questi casi leffetto era apprezzabile, anche se talvolta
meno evidente di quello ottenuto con la prostigmina.
Il ripristino del movimento attraverso lutilizzo di farmaci che agiscono sul meccanismo chimico di trasmissione
sinaptico non stato un fenomeno accidentale o isolato. Perelman (1946) ha condotto studi longitudinali su pi di
500 pazienti affetti da cerebrolesione accompagnata da paresi, trattati con questo metodo, per periodi di tempo
inferiori ai 3 mesi (32 %), di 3-6 mesi (26 %), di 6-12 mesi (25 %) e superiori ai 12 mesi (17 %). Alliniezione di
prostigmina faceva seguito un miglioramento apprezzabile del movimento nell84 % dei casi, e solo nel 16 % non
si osservava un cambiamento significativo.
Descriveremo qui di seguito due esempi tipici delleffetto della prostigmina nel ripristino dei movimenti di un arto
paretico.
Il paziente Tsap., di sesso maschile, di 24 anni di et, il giorno 3 Novembre del 1942 venne colpito e sub una
ferita tangenziale e penetrante che interessava la porzione media ed inferiore dellarea premotoria, motoria e
sensitiva di sinistra. Dopo essere stato ferito, egli perse conoscenza per un lungo periodo di tempo e comparve
immediatamente unemiparesi destra associata ad afasia. Per 3 mesi la paresi ed i gravi disturbi sensitivi si
mantennero stazionari; lafasia migliorava solo molto lentamente. Tre mesi dopo essere stato ferito, venne
somministrata al paziente uniniezione di prostigmina. Cinque minuti pi tardi egli cominci a muovere larto
inferiore destro, ma non si osservarono miglioramenti apprezzabili allarto superiore paretico.
Questeffetto venne conservato e miglior solo in modo lieve dopo una successiva iniezione di prostigmina.
Paziente Kunt., di sesso maschile. Questo paziente, colpito da una scheggia, sub una ferita penetrante nella
parte superiore delle aree sensitiva e motoria dellemisfero sinistro, che caus una immediata emiparesi profonda
del lato destro del corpo, caratterizzata da marcati disturbi sensitivi, che persistevano da 4 mesi. Il giorno 10
Marzo, circa 4 mesi dopo il ferimento, venne somministrata al paziente uniniezione di prostigmina; 30 minuti pi
tardi ricomparve il movimento dellarto superiore, ma non si verific alcun miglioramento significativo dellarto
inferiore.
In alcuni casi la lesione pu essere causa di una particolare sindrome miotonica, a causa della quale il paziente si
muove con grande sforzo e si dimostra incapace di aprire e chiudere la propria mano velocemente. Anche in
questi casi, cos come in quello riferito precedentemente, la prostigmina potrebbe facilitare il recupero.
Il paziente Shmyg., di sesso maschile, ferito da una scheggia che penetr nelle regioni frontale e parietale destra,
manifest una lieve emiparesi. Alcuni giorni dopo lincidente venne effettuata una pulizia chirurgica della ferita con
rimozione di frammenti ossei dal cervello. Dopo loperazione il paziente svilupp una sindrome miotonica molto
marcata associata ad emorragia emisferica profonda: ogni movimento produceva uno spasmo tonico, e una volta
chiuso il pugno il paziente non era in grado di riaprirlo velocemente. Per un lungo periodo di tempo questa
sindrome rappresent lostacolo principale allesecuzione di movimenti normali.
Due mesi dopo il ferimento a questo paziente venne somministrata uniniezione di 1 cm 3 di prostigmina in
soluzione di 1: 1000. Dopo soli 55 minuti lipertonia che ne caratterizzava i movimenti diminu sostanzialmente,
cos che egli riusciva ad eseguire i movimenti richiesti con maggiore facilit. Questo effetto era ancora pi
evidente dopo 24 ore. Nella Fig. 4 viene mostrato il modo in cui la motilit del paziente perse i propri tratti
patologici, cos che i movimenti ritmici divennero possibili.
Fig. 4. Movimenti delle dita del paziente Shmyg. prima (A) e dopo (B) l'iniezione di
prostigmina
Naturalmente possibile che unalterazione del tono non si limiti a disturbare i movimenti elementari, ma
determini anche alterazioni a carico di quelli pi complessi. Nella Fig. 5 mostriamo i risultati di un test di scrittura
effettuato sul paziente Vol., colpito da trombosi dellarteria cerebrale media: lemiparesi spastica destra che lo
aveva colpito ostacolava anche la sua scrittura. Come mostrato chiaramente in Fig. 5, una singola iniezione di
prostigmina somministrata 3 mesi dopo il ferimento diede al paziente la possibilit di scrivere molto pi
scorrevolmente.
tempo, e la sua emiparesi sinistra transitoria scomparve velocemente ed in modo completo. Il paziente giunse
presso di noi 2 mesi e mezzo dopo la lesione e venne tenuto in osservazione per un lungo periodo di tempo, nel
corso del quale i movimenti dei suoi arti restavano invariabilmente impacciati (in misura uguale in entrambi i lati).
A causa dellimpaccio, egli non era in grado di battere il tempo e di eseguire una serie continua di movimenti
melodiosi con la mano (la sindrome premotoria che colpiva questo paziente stata descritta pi
completamente altrove: Afasia Traumatica, 1947, Capitolo 4 e 8; I disturbi di movimento nelle lesioni dei sistemi
motori, 1945; vedi anche la dissertazione di E. G. Shkolnik-Yarros I disturbi di movimento nelle lesioni della zona
premotoria e quella di F. M. Semernitskaya I disturbi del ritmo nelle lesioni cerebrali, Istituto di neurologia,
Mosca, 1945).
La perdita di scorrevolezza del movimento era cos persistente che anche una lunga serie di esercizi non aveva
condotto ad un miglioramento apprezzabile.
grammidi alcool; ci bast a ristabilire la depressione di questa particolare funzione, ed il chimografo nella Fig. 8
(registrazione effettuata alcune ore dopo lassunzione di alcool) mostra una soppressione evidente dei movimenti
che erano ricomparsi nuovamente, un effetto che era ancora evidente 7 mesi e mezzo dopo il ferimento (6
settimane dopo lassunzione di alcool). Una seconda iniezione di prostigmina ripristin anche questa volta i
movimenti normali, cosa che non era avvenuta per effetto degli esercizi. Questo risultato viene mostrato nella Fig.
9.
La deinibizione di una funzione per mezzo del ripristino della normale trasmissione sinaptica non confinata al
movimento, poich lesperienza ha dimostrato che anche la sensibilit pu essere ripristinata con altrettanto
successo utilizzando uniniezione di prostigmina. Perelman (1946) ha dimostrato che se una ferita delle divisioni
posteriori della regione parietale si associa ad un disturbo grossolano della sensibilit dolorifica, tattile e profonda,
uniniezione di prostigmina pu determinare il ripristino di tutte queste forme di sensibilit, influenzando i
movimenti disturbati in conseguenza della disfunzione sensitiva. Il ripristino della sensibilit era particolarmente
evidente in quei segmenti le cui zone di proiezione centrale in realt non erano andate distrutte, ma erano
confinanti conla lesione. Forniamoqui di seguito due esempi di questo tipo di effetto.
Fig. 8. Distruzione dei movimenti del paziente Chern. dopo l'assunzione di alcool
Sei mesi dopo il ferimento, questo paziente manifest una paresi facciale destra permanente di origine centrale,
una paresi residua dellarto superiore destro, ed un grave disturbo della sensibilit superficiale e profonda e
dolorifica dellarto superiore destro. I movimenti finalizzati erano fortemente difficoltosi, era presente una grave
aprassia dellapparato fonatorio, ma non era presente alcun riflesso patologico. Quattordici mesi dopo il
ferimento, venne somministrato al paziente 1 cm 3 di soluzione 1 : 1000 di prostigmina per via intramuscolare.
Dopo 40 minuti si osservarono modificazioni apprezzabili a carico della sensibilit, e dopo unora sia la sensibilit
tattile che quella dolorifica mostrarono i segni di un recupero significativo (vedi Fig. 10). La sensibilit recuperata
venne mantenuta nel tempo.
Lazione dei farmaci sul meccanismo chimico della trasmissione sinaptica pu dunque condurre ad un ripristino
apprezzabile e talvolta permanente della funzione, a patto che le strutture nervose corrispondenti si trovino
solamente in una condizione di inibizione e non siano andate completamente distrutte. Nei casi in cui determinate
funzioni si siano dimostrate sensibili al trattamento con prostigmina, tuttavia, non abbiamo mai osservato alcun
effetto simile sui disturbi afasici, aprassici e agnosici.
completamente indecifrabili: esse vengono accompagnate ogni volta, tuttavia, da una domanda verbale enunciata
in modo chiaro. Il risultato di questa presentazione combinata di domande verbali e scritte, che il paziente
continua a reagire alla domanda verbale senza poterla udire in apparenza, anche se, in realt, semplicemente
non conscio di sentirla; egli fornisce le risposte corrette anche a quelle domande scritte in modo tale da risultare
completamente illeggibili. Questo fenomeno (la Fig. 11 mostra un esempio di registrazione) dimostra che lo
stimolo uditivo veniva ricevuto ma non oltrepassava la soglia della coscienza. Nel secondo stadio del trattamento
questi risultati vengono presentati al paziente, spiegandogli che egli ancora in grado oggettivamente di sentire, e
che deve solamente innalzare tutto questo fino ad un livello cosciente. In questo periodo vengono effettuati
ulteriori tentativi per integrare ludito con lattivit conscia e per trasferirlo gradualmente dalla periferia verso la
sfera conscia, e per facilitare un tale trasferimento, vengono combinati insieme a diverse misure di suggestione.
Con questo sistema la capacit di udire, e fino a un certo punto anche quella di parlare, pu essere ristabilita nella
grande maggioranza dei pazienti entro un periodo che varia dai 2 giorni alle 2 settimane. I risultati di questa
modalit di trattamento vengono illustrati nella Fig. 12, che mostra come i disturbi prolungati delludito e del
linguaggio nel sordomutismo post-commotivo possano essere superati in tempi relativamente brevi attraverso
lutilizzo della psicoterapia reintegrativa.
Fig. 12. Reintegrazione dell'udito nel sordomutismo post-commotivo dopo trattamento con suggestione (da
Perel'man)
Si conosce poco sui meccanismi psicologici della ricomparsa della funzione in casi come questi; naturale che
essi debbano essere completamente differenti da quelli descritti nella sezione precedente di questo libro. Taluni
elementi della funzione acustica inibita, vengono evidentemente conservati nella maggior parte dei casi come
questi; essi tuttavia, si trovano ad un livello subsensoriale, e non oltrepassano la soglia della consapevolezza del
paziente. Lazione del test combinato udire-parlare quella di rendere il paziente consapevole del fatto che la
sua capacit uditiva residua esiste realmente. Questo solo fatto induce una modificazione notevole
nellorientamento mentale del paziente, e la suggestione successiva si limita a consolidare questo cambiamento
facendo credere al paziente che il suo udito pu ristabilirsi. Utilizzando le potenzialit acustiche residue, i pazienti
giungono gradualmente alla quasi completa deinibizione della funzione uditiva.
Il ripristino del linguaggio in questi casi segue linee simili. In parte, questo ripristino comincia subito dopo il punto
di svolta che avviene nel sistema uditivo e si accompagna alla riattivazione di questultimo; in parte esso richiede
procedure speciali per indicare al paziente che il suo apparato linguistico possiede ancora la sua innervazione. Il
primo successo, anche se esiguo, in grado di determinare una parziale deinibizione dellinnervazione vocale,
induce unalterazione radicale dellorientamento mentale del paziente (la patogenesi dei disturbi linguistici nel
sordomutismo post-commotivo stata oggetto di un numero molto ridotto di studi rispetto alla patogenesi dei
disturbi uditivi. Il fatto che la grande maggioranza dei pazienti passi attraverso una fase di balbuzie tonica dopo
luscita dalla propria condizione iniziale suggerisce che questo sintomo ha una natura complessa).
La nostra indagine sarebbe incompleta se non facessimo riferimento ad un altro importante gruppo di casi.
Abbiamo gi discusso circa le profonde differenze esistenti tra lafasia traumatica dovuta alla distruzione di quella
parte del cervello sottesa alla funzione del linguaggio ed il fenomeno del sordomutismo post-commotivo derivante
dallinibizione dei processi linguistici. Nella pratica, tuttavia, vediamo che in molti casi le due componenti sono
interconnesse ed il quadro clinico misto.
Quasi tutti i casi di afasia traumatica sono resi inevitabilmente complicati dalla presenza di componenti
secondarie. In parte, queste si associano allinibizione temporanea del sistema del linguaggio (vedi Capitolo 1,
Sezione 2), ed in parte esse sono il risultato del consolidamento reattivo del disturbo.
Il consolidamento secondario del disturbo del linguaggio pu essere riconosciuto facilmente dal momento che
una lesione della zona del linguaggio compromette lintegrit funzionale dellintero sistema. Esso di frequente
predomina sullafasia nel quadro clinico, e pertanto rende difficile la valutazione corretta della condizione. Di solito
il decorso clinico utile in questi casi. Quando il consolidamento secondario del disturbo trascurabile rispetto
alla componente afasica, nessuna forma di psicoterapia finalizzata alla rimozione dellinibizione avr successo.
Se, al contrario, il consolidamento secondario del disturbo a predominare, la psicoterapia pu condurre molto
velocemente alla deinibizione del linguaggio ed ad un rimedio insperato per la pseudo-afasia.
Lesempio descritto qui di seguito illustra il ripristino della funzione in casi di questo genere.
Il paziente Kon., un uomo di 43 anni di et, sub una ferita penetrante della porzione inferiore delle aree sensitiva e
motoria dellemisfero sinistro il giorno 17 Settembre 1944. Dopo il ferimento perse completamente conoscenza e
svilupp unemiparesi destra ed unafasia motoria completa. Dopo tre giorni fu eseguita unoperazione presso una
vicina unit medica per rimuovere le schegge dalla sostanza cerebrale. La paresi particolarmente severa dellarto
superiore, rimase invariata. Lafasia motoria non mostr segni di recupero.
Sette mesi dopo la lesione lemiparesi destra, pi marcata nellarto superiore, era ancora presente e tutte le
modalit sensitive erano disturbate. Era presente clono alla caviglia destra, ed i riflessi di questo lato erano
esagerati. I movimenti dellarto superiore sinistro erano conservati, anche se comparivano numerosi movimenti
superflui e si osservavano molti impulsi parassiti durante il test motorio-ritmico. Lindagine dei movimenti residui
dellarto superiore destro metteva in evidenza una ipertonicit diffusa dei muscoli in tutti i segmenti. Se
lattenzione del paziente veniva distolta, i movimenti dellarto superiore destro miglioravano in misura rilevante. Il
linguaggio era completamente assente, il paziente non riusciva ad emettere alcun suono; era presente una
marcata aprassia della lingua. Vennero osservati evidenti segnali di soppressione funzionale, sotto forma di
afonia, di incremento generalizzato della tensione, e di spasmo dei muscoli vocali nel tentativo di produrrela
fonazione. Le prove di scrittura rivelarono una marcata disgrafia del tipo motorio-afasico.
Il paziente fu trattato con la suggestione, e cominci a parlare dopo due giorni. Laumento della tensione e lo
spasmo dei muscoli vocali scomparvero, laprassia dellapparato articolatorio diminu sensibilmente, e dopo due
settimane di trattamento rimasero solo manifestazioni relativamente lievi di afasia motoria.
Queste osservazioni mostrano che linibizione della funzione provocata da ferite belliche pu avere origine diversa
e pu verificarsi a livelli differenti. La natura del meccanismo sottostante questa inibizione deve essere studiata
ulteriormente. Per il momento, tuttavia, piuttosto evidente che le anomalie appena descritte sono molto diverse
dai disturbi di funzione dovute a distruzione completa, e che il ripristino della funzione attraverso la deinibizione
pu verificarsi realmente. Nei casi di ampia distruzione della sostanza cerebrale, il ripristino di funzione attraverso
la deinibizione pu essere relativamente trascurabile. In altri casi (per esempio nei disturbi di funzione postcommotivi) la distruzione organica irreversibile minima, e il ripristino di funzione attraverso i meccanismi di
deinibizione comincia a rivestire un ruolo rilevante. In ogni caso, tuttavia, questa componente rappresenta un
fattore importante nel trattamento delle lesioni cerebrali, e da queste osservazioni si pu ricavare unidea pi
precisa del concetto di Pavlov di inibizione protettiva. Speriamo che lo studio dei diversi metodi messi in atto per
ristabilire le funzioni inibite in queste situazioni permetta in futuro di fare luce anche sui meccanismi intrinseci di
questi stati e di avanzare una teoria fisiologica razionale che spieghi linibizione temporanea di funzione che si
verifica dopo una lesione al cervello.