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Sta cominciando a essere una mania un po fastidiosa per chi mi sta intorno, ma
ogni volta che vedo la mia immagine riflessa su una qualunque superficie devo
controllare ogni dettaglio. E mi stupisco ogni volta, davanti al mio viso pallido e
lentigginoso, contornato da capelli ramati, lisci e fini che mi sfiorano le spalle.
Non mi riconosco quasi negli occhi che ricambiano il mio sguardo: di un color
verde chiaro, acquosi, leggermente allungati e con ciglia rade e chiarissime. La
bocca sottile, di un rosa appena accennato. Schiudo le labbra e controllo i
denti: bianchi, squadrati e regolari, come se avessi levato ieri lapparecchio.
Il mio sguardo passa alle mani: sempre il solito rosa chiaro, qualche lentiggine
anche l.
Nulla. Non rimasto nulla di quello che ho vissuto nellultimo mezzo anno.
Sembra che io sia arrivata qui in Australia dalla Scozia solo due mesi fa.
In effetti, proprio cos.
***
Sono partita verso la met di agosto. Avevo appena festeggiato i miei diciassette
anni ed ero gasatissima. Lanno precedente ero riuscita ad accaparrarmi una
borsa di studio per trascorrere un anno di scuola in Australia.
Non vedevo lora di lasciare lo sperduto paesino in cima alla Scozia in cui avevo
trascorso la mia esistenza fino a quel momento. Una descrizione rapida dei miei
primi diciassette anni? Pioggia, neve, puzza di pesce, amici che ridono con il
naso, non una sola anima in paese che non ti conosca e non sappia sempre
doveri - con chi - a che ora - a fare cosa, nessuno che capisca che vorresti
cominciare a essere considerata una donna con un nome serio (tipo Elizabeth,
nome con il quale sei stata battezzata, per esempio) e non con limpietoso
soprannome che ti porti volente o nolente appresso fin da quando avevi tre mesi
e che ti fa sentire un cane. Dinky. Secondo me, quando morir, sulla lapide
scriveranno, Qui riposa Elizabeth Brown, alias Dinky, altrimenti nessuno sar in
grado di riconoscere la mia tomba.
Non avevo ancora smesso di andare in giro con il naso per aria e gli occhi
spalancati. Guardavo tutto, bevevo ogni immagine, assorbivo ogni suono e ogni
piccolo dettaglio. Adoravo tutto quello che vedevo, senza eccezioni. Avevo
limpressione di non aver mai cominciato a vivere prima.
Lunica persona che riusc a ignorarmi dallinizio alla fine della lezione fu Luna, la
mia compagna di banco al corso di letteratura inglese. In ogni caso notai che il
suo era un atteggiamento riservato a tutti indistintamente, quindi non me la
presi a male. Pensai che probabilmente stava male, ma non aveva potuto evitare
di venire a scuola proprio il primo giorno. Era sicuramente una ragazza molto
bella, con lunghi e folti capelli castani leggermente increspati e una pelle liscia e
ambrata che mi fece uninvidia tremenda. Non riuscii a vederle gli occhi, nascosti
dietro a un paio di lenti scure. La bocca era rossa, ben disegnata, ma lei non
sorrise nemmeno una volta. Credo anzi che non cambi espressione per lintera
lezione. Appena suon la campanella, la vidi raccogliere rapidamente le sue cose
e affrettarsi fuori dallaula.
Mi rassegnai a essere ignorata da lei anche nelle settimane che seguirono.
Sebbene si fosse tolta gli occhiali da sole, rivelando grandi occhi azzurri bordati
da lunghe ciglia nere e confermandomi la prima impressione che avevo avuto di
lei, ovvero che fosse irrimediabilmente molto pi bella di me, manteneva con
tutti un atteggiamento annoiato e unaria di sufficienza che lavrebbero isolata
anche se lei non lo avesse desiderato.
Tutto questo cambi dopo circa due mesi di scuola, nei giorni precedenti la prima
interruzione dalle lezioni.
Fu in occasione della verifica di letteratura: Luna era di nuovo indisposta, portava
gli occhialoni scuri e un paio di guanti neri, cosa che mi sorprese molto, dal
momento che era gi primavera inoltrata.
Mi chiese aiuto per il test, parlandomi forse per la prima volta.
Archiviai laccaduto senza rimpianto: le persone come Luna sono fatte cos,
pensai.
Pochi giorni dopo, per, alla fine delle lezioni mi venne incontro sorridendo
allegra e, mettendomi un braccio attorno alle spalle, mi disse che ci teneva molto
a presentarmi i suoi amici.
Sei stata fantastica, con quel test!, esclam. Ero troppo stordita, laltra
mattina, non capivo nemmeno le domande! Mille volte grazie!
Fu talmente espansiva da riuscire a mettermi in imbarazzo.
Tanto per cominciare nessuno si era scandalizzato per il nome con cui Luna mi
aveva presentato (e ancora mi domando come lo avesse scoperto!) e poi
avevano davvero delle espressioni simpatiche.
La prima a stringermi la mano fu Arla, una ragazza nelle cui vene scorreva
probabilmente almeno una goccia di sangue di ogni etnia presente al mondo.
Inutile dire che era bellissima. Aveva la pelle scura, i capelli neri raccolti in
lunghissime treccine, due incredibili occhi verde acqua e un ampio sorriso che
lasciava scoperti denti bianchissimi.
Accanto a lei era seduto un ragazzo enorme. Alto e massiccio, met cranio era
ricoperto di tatuaggi e laltra met da capelli molto chiari e cortissimi. Portava
catene, orecchini e anelli dargento, e laspetto in generale era parecchio
inquietante. Contrastava, per, con i suoi grandi occhioni neri e le relative lunghe
ciglia, particolare che, unito al sorriso smagliante, lo rendeva affabile e adorabile.
Se poi si aggiunge il fatto che venisse da tutti chiamato Kleines (ovvero piccolo)
in onore alle sue origini tedesche, era impossibile resistergli.
Cerano poi Pat e Mik, due fratelli gemelli che avevano laspetto di modelli per la
pubblicit del dentifricio. O dello shampoo. O del deodorante. O del costume da
bagno. O di qualunque cosa, fondamentalmente.
Passai rapida allultimo elemento del gruppo, Lars. Di origine olandese, fu il solo
a rivolgermi uno sguardo semi-serio. Mi imbarazz un po il modo in cui
continuava a fissarmi con quel mezzo sorriso.
Sedendomi insieme a loro mi permisi qualche ulteriore occhiata a Lars e lo trovai
sempre con gli occhi incollati a me. Pi tardi feci addirittura un po fatica a
ricordarmi che aspetto avesse: capelli biondi, lunghi fino alle spalle, e occhi
celesti.
La sera, tornata nella camera che occupavo alla casa dello studente, mi
domandai come mai mi avessero accolto cos volentieri nella loro compagnia.
Erano tutti tanto belli, vitali, pieni di energia Io al confronto mi sentivo inutile e
insignificante.
Mi guardai allo specchio e vidi esattamente quello che ci vedo adesso: una
ragazza anemica e spigolosa, senza doti particolari e con il passato che puzza di
pesce e latte di pecora.
Per qualche misterioso motivo gli ero piaciuta abbastanza da spingerli a invitarmi
a una gita nel deserto che avevano in programma per gli ultimi giorni delle
vacanze primaverili, di l a tre settimane circa.
Non avendo chiaramente impegni familiari, e non avendo ricevuto altri inviti,
avevo accettato volentieri.
***
Il giorno previsto per la partenza li aspettai davanti alla scuola con un misero
zainetto e un thermos pieno dacqua fresca. Lars aveva promesso di occuparsi
del mio sacco a pelo.
Dopo unora che aspettavo, avevo finito di sgranocchiare tutto quello che mi ero
portata e mi alzai di scatto dal marciapiede, dandomi violentemente della
stupida. Non erano passati a prendermi: non lo avrebbero fatto. Mi avevano
preso in giro e io ci ero cascata alla perfezione. Mi guardai attorno: magari
qualcuno era nascosto nei paraggi per controllare quanto tempo ci avrei messo a
capire la verit. Come avevo potuto credere che gente cool come loro si
affiancasse a una come me?
Stupida, stupida, stupida. Si vede che hai trascorso tutta la vita in una specie di
serraglio.
Bevvi rabbiosamente dal mio thermos, pronta a riprendere la strada di casa,
quando un grosso Pick-Up svolt sgommando e si ferm proprio davanti a me.
Appendendosi al roll-bar, Luna salt gi e mi abbracci impetuosamente.
Per fortuna sei ancora qui!
Incredula, tirai fuori il telefono dalla tasca per controllare. Ed ebbi conferma che
almeno una delle mie ipotesi fosse corretta. Ero una stupida.
***
Qualunque cosa succeda, credo che non dimenticher mai il paesaggio a cui mi
trovai davanti poche ore pi tardi.
Il contrasto fra il rosso della terra e delle rocce e lazzurro intenso del cielo era
abbagliante, toglieva il respiro.
Cespugli con fiori mai visti decoravano la distesa altrimenti brulla.
Un vento sottile e caldo mi deposit tra le mani una manciata di polvere rossa,
beige, dorata; alberi dai rami rossi, secchi e contorti, si stagliavano immobili
sullo sfondo.
Ti piace qui?, mi chiese Lars, avvicinandosi alle mie spalle.
Vieni, mi disse quindi lui prendendomi per mano. Dimmi dove vuoi che sistemi
il nostro sacco a pelo.
Okay, fermi tutti un attimo. Il nostro sacco a pelo? Va bene che cerano stati dei
momenti un po speciali tra noi, nelle ultime due settimane. Quei momenti in cui
ti trovi smarrito negli occhi di un altro e credi, anzi no: hai la certezza che lui stia
provando le stesse tue emozioni; momenti in cui ci si sfiora con una particolare
sensazione di aspettativa; parole dolci destinate solo a quelle orecchie ma
erano comunque dettagli innocenti! Molto innocenti! Troppo innocenti, per
parlare di un nostro sacco a pelo!
Mi fermai e balbettai qualcosa in proposito, sicuramente arrossendo.
Lars sorrise e mi pizzic delicatamente una guancia.
Il suo tono era sincero e rassicurante, al punto che quasi mi dispiacque aver
sollevato la questione.
Siete cos belli, in gamba, pieni di vita Io non sono come voi, conclusi
malinconicamente.
Lars mi sollev delicatamente il mento, costringendomi a guardarlo dritto negli
occhi.
Dinky, tu vorresti essere come noi?, mi chiese con grande seriet.
Guarda in alto, mi disse senza spostare gli occhi dai miei, Vedi la luna?
Non ho idea di quanto tempo dopo mi svegliai, poteva trattarsi di qualche ora
come di una manciata di minuti. Un rumore, un movimento di Lars, una folata di
vento, non so. Rimasi con gli occhi chiusi per qualche secondo, scandagliando
con ludito lambiente circostante. Un leggero crepitio, proveniente dal fuoco che
avevamo acceso prima di andare a dormire. Il fruscio della tela dei sacchi a pelo
sotto il vento e contro la sabbia. Un delicato grattare contro le rocce vicine,
pensai a qualche ramoscello secco spostato dallaria della notte.
Allungai discretamente una mano verso la zona in cui avrebbe dovuto esserci
Lars. Trovandola vuota aprii gli occhi. Era ancora buio, ma la luce della luna
piena era pi che sufficiente per riconoscere i contorni del nostro
accampamento..
Il fuoco era ridotto a poche braci ardenti, ormai. Notai che non solo Lars aveva
abbandonato il suo posto, ma anche i sacchi a pelo degli altri erano aperti e
vuoti. Mi sedetti per dare una migliore occhiata intorno e mi immobilizzai, il
respiro improvvisamente morto in gola.
Cerano degli animali che mi accerchiavano. Delle specie di cani, o erano lupi?
Coyote, probabilmente, decisi infine. Erano immobili e mi guardavano. Ogni tanto
uno di loro grattava il terreno con una zampa.
Lars?, provai a chiamare debolmente, senza ottenere risposta.
Un attimo dopo il coyote fece un balzo improvviso e io strillai con tutto il fiato che
avevo in gola mentre mi azzannava con decisione il ginocchio destro, che tenevo
sollevato davanti al petto. Sentii il sangue che mi scorreva denso e caldo lungo il
polpaccio, le ossa che scricchiolavano, degli schiocchi e dei rumori che non
riuscivo a identificare ed ebbi limpressione di scivolare lungo un tunnel grigio e
viscido. Continuai a gridare fino a quando, probabilmente, persi i sensi, perch
non ricordo pi nulla di quella notte.
Non lo so, io Sono confusa, confessai passandomi una mano sulla fronte.
Raccontai del mio risveglio e dei coyote con la voce che tremava, inizialmente
per paura di essere presa in giro da loro, poi per il terrore che mi confermassero
che era tutto vero.
Quando ebbi finito guardai Lars, che rimase a lungo in silenzio evitando il mio
sguardo.
Quegli animali, disse infine, Quei coyote eravamo noi.
Sollev gli occhi sui miei e continu:
Eravamo noi, ripet lentamente, Ero io. Questo il nostro branco e ora tu sei
una di noi, concluse con un sorriso appena accennato.
Incapace di replicare, rimasi a guardarlo con gli occhi spalancati. Sentivo che il
cuore mi tamburellava frenetico nel petto.
Sei una di noi, sussurr ancora lui accarezzando con la punta di un dito la ferita
che avevo attorno al ginocchio.
Chiusi gli occhi per contrastare le vertigini e per riordinare i miei pensieri.
Luna, sentii Lars che chiamava.
Riaprii gli occhi e la ragazza era accanto a noi, cercando di incrociare il mio
sguardo.
Non ricordo di essere rimasta particolarmente sorpresa, nel notare che i suoi
occhi erano cangianti. Sorrideva affettuosamente e mi prese una mano tra le
sue.
Guarda, sussurr.
Feci una smorfia. Sono cresciuta in Scozia, in mezzo a leggende e miti di ogni
sorta, a partire dai fantasmi fino ad arrivare ai folletti dispettosi. Certo, che
avevo sentito parlare di lupi mannari. Ma non mi aspettavo che fosse roba vera.
tutto vero, invece, consider lei stringendosi nelle spalle.
Questo il nostro branco, come ha detto Lars. Lui il nostro capo, siamo tutti
suoi, eccetto i gemelli. La loro una tradizione di famiglia, confid con un
sorriso.
Aggrottai la fronte.
Di famiglia?, ripetei.
I loro genitori sono mannari, specific lei. Pat e Mik, per, preferiscono
rimanere con noi, abbiamo pi cose in comune con loro, di mamma e pap.
Ma Lars, cominciai debolmente.
Non sapevo neppure cosa domandare, la situazione era assurda al punto che
dovevo presumere che fosse autentica, per riuscire a capirci qualcosa.
Lars arrivato gi trasformato dallOlanda, pochi anni fa. Non ci ha mai voluto
raccontare niente riguardo al suo passato, ma in fondo a chi importa? un
ottimo capo per il branco, buono e ci vuole bene. Non ti dispiace, vero?,
aggiunse quindi, come per un ripensamento.
Non mi dispiace, cosa?, chiesi.
Beh, dividere Lars con tutti noi, replic con naturalezza, Specialmente con me
e Arla, aggiunse sorridendo maliziosa. Lo sai, immagino: le femmine in un
branco appartengono tutte al capo.
Scoppiai a ridere. Non volevo, ma non riuscii a evitarlo. La gamba mi cedette e
caddi seduta a terra. Mi ero figurata mentalmente Lars in preda a un dubbio
amletico nello scegliere tra me, Luna e Arla: una bambola di pezza di fianco a
due Barbie. In quale universo avrebbe potuto preferire me?
Mi passai una mano sul viso e mi resi conto che era tornata normale. Curiosa
sbirciai gli occhi di Luna, che invece erano ancora ferini.
una questione di intensit, spieg lei, seria, notando la direzione del mio
sguardo, E anche di auto-controllo. Con quanta pi partecipazione vivi la notte
di plenilunio, tanto pi a lungo i segni della trasformazione permangono anche al
calare della luna. Se hai un buon controllo riesci comunque a evitare che si
notino, oppure puoi ricorrere allargento. Kleines, per esempio, fa cos. Hai
notato tutti quegli anelli, orecchini? Lo fa per impedirsi di mutare, non ha il
minimo autocontrollo, fosse per lui rimarrebbe sempre coyote. A me solitamente
restano gli occhi, disse indicandoli, Per quello mi vedi a scuola con gli occhiali
neri, per un paio di giorni ogni mese. Lultima volta non riuscivo a fare andare via
gli artigli, not osservandosi le unghie sovrappensiero.
Sono dettagli, ciascuno impara a gestirli a modo proprio. Lars e i gemelli non
hanno bisogno di espedienti, hanno sufficiente abilit da mutare avanti e indietro
come vogliono e quando vogliono, aggiunse Luna, con una punta evidente di
invidia nella voce.
Cosa succede, nelle notti di luna piena?, chiesi quindi.
Luna sospir e guard lontano.
Devi cercare di non essere cos idiota da mutare in mezzo a una folla, tutto qui.
Perch credi che veniamo nel deserto?, mi fece notare sorridendo furba.
Oh, ragazzi, se sei stata formidabile!, esclam. Davvero non ricordi niente?
Incredibile!, comment scuotendo incredula la testa.
Sbottai, insofferente, e lei riprese.
Per prima cosa, ti sei azzuffata con Lars. Naturalmente lui ti ha atterrato senza
difficolt. Dopodich abbiamo tutti ululato e tu ti sei unita al coro con
entusiasmo. Ci hai seguito in una corsa attraverso il deserto e ti sei fermata ad
annusare ogni tana, ad azzannare ogni bestiola che ti capitava di fiutare.
Abbiamo dovuto costringerti a smetterla, credo che tu ti sia ubriacata.
Probabilmente per questo motivo, che non ricordi nulla!, concluse ridendo.
Il sangue di cui ci nutriamo quando siamo coyote vita, per noi. Diventerai
presto pi forte, pi robusta, pi bella.
Sei stata carina con me, tanto per dirne una. Poi piaci molto anche ad Arla, e
Lars non vuole che le femmine del branco si azzuffino tra di loro, quindi tu eri
perfetta. Il branco deve allargarsi, in fondo, concluse con un sorriso, come se mi
avesse spiegato una cosa ovvia.
Ma Lars, obiettai.
Il ginocchio mi mand una fitta e feci una smorfia, il che mi permise di non
commentare questultima osservazione.
***
Dopo una vita trascorsa in mezzo a colline piovose a pochi chilometri da un mare
gelido e ostile, credevo di essere arrivata in paradiso.
Kleines prov a insegnarmi a rimanere in equilibrio sulla tavola da surf, cosa che
trovai divertentissima. Lui era molto bravo, nonostante la stazza non
indifferente. I gemelli scorrazzavano da una parte allaltra della spiaggia,
rincorrendo un pallone rosso e non chiedendo praticamente altro alla vita. Luna
seguiva con interesse i miei progressi e si premurava di farmi sempre trovare un
cocktail pronto al termine delle mie fatiche. Lars e Arla trascorrevano molto
tempo insieme, da soli, ma non ne ero gelosa. La nostra assurda relazione con
Lars aveva un suo particolare equilibrio e io non ebbi mai limpressione che lui mi
facesse mancare qualcosa.
Nel corso della prima settimana di vacanza, cadendo dalla tavola, mi ritrovai
faccia a faccia con Jonas, un ragazzo del posto, che si premur di ripescarmi e
mi aiut a recuperare la tavola. Sulla riva mi guardai intorno, ma non riuscii a
scorgere Kleines o Luna in mezzo alla gente che stipava la spiaggia, quindi
accettai linvito del ragazzo a prendere un gelato insieme.
Jonas si rivel molto simpatico, e senza rendermene conto rimasi a chiacchierare
con lui fino al tramonto. Attorno a noi la folla era diminuita e finalmente Luna mi
trov e mi richiam con tono di rimprovero.
Mi si avvicin a grandi passi mentre ero ancora a terra e mi spinse verso il basso
quando tentai di rialzarmi.
Tu sei mia!, sibil di nuovo, Tu appartieni al branco!
Non lo vidi mutare, ma pochi secondi dopo notai un coyote correre verso il mare
e io rimasi sola in cima al promontorio.
Pi tardi mi ritrovai nella stanza che dividevo con Luna, allinterno del residence
in cui stavamo trascorrendo le vacanze.
Ero seduta su uno sgabello e piangevo, intanto
sommariamente nel punto in cui Lars mi aveva colpito.
che lei
mi
medicava
Non volevo fare niente di male, veramente!, insistevo. Non avevo idea che
avrebbe potuto reagire in quel modo!
Luna strinse le labbra e mi rivolse unocchiata dura.
Listinto del branco: tu sei parte di noi, appartieni a Lars, non puoi scegliere e
soprattutto non puoi andartene. come se la tua mano decidesse di punto in
bianco che vuole appartenere al corpo di un altro, ti sembra logico, plausibile?
Glielo lasceresti fare senza discutere?
Abbassai lo sguardo e scossi la testa.
Io, per, non sono una cosa. Sono una persona, obiettai debolmente.
E sei una persona splendida, conferm, per questo che il branco ha bisogno
di te. Non tradirci, non abbandonarci.
La abbracciai dimpulso. Erano stati tutti cos buoni, con me. Li avevo fatto
preoccupare e soffrire solo per aver agito con superficialit e leggerezza. Sentii di
nuovo le lacrime salirmi agli occhi. Se Lars non mi avesse pi voluta con s, non
sarei riuscita a sopportarlo.
Luna si sciolse dallabbraccio e mi ripul di nuovo il viso.
Vai da Lars, forza, mi spron quindi.
Spalancai gli occhi. Da Lars? Dopo averlo fatto infuriare in quel modo?
Devi rappacificarti con lui, chiedergli scusa, insistette lei. Sappi che
normalmente chi dimentica le regole del branco viene sfidato dal capo. Che
possibilit avresti, in un duello contro Lars?
Impallidii e non risposi.
Approfitta della sua bont e del suo affetto per te, sii furba, concluse aprendo
la porta e facendomi segno di raggiungere la camera del ragazzo.
Lui ascolt con espressione dura quel che avevo da dirgli, dopodich mi si
avvicin e mi prese tra le braccia, facendomi subito dimenticare il mondo intero
con i suoi baci e le sue carezze.
Solo che poi, dormendo abbracciata a lui quella notte, sognai Jonas e il suo
ciondolo con la bandiera dellAustralia.
***
Quando il portiere del residence una mattina mi consegn una busta con dentro il
ciondolo di Jonas, quindi, limmediata sensazione di trepidazione fu rapidamente
soffocata dal terrore che Lars o qualcun altro potessero scoprirlo.
Mi feci prendere dal panico, non sapevo cosa fare. Disfarmi immediatamente
della medaglietta? Considerai che fosse la scelta migliore, ma mentre mi
apprestavo a farlo, Arla e Lars scesero le scale dietro di me e mi chiamarono
facendomi sobbalzare.
Lars si rese conto nel giro di un secondo di quello che avevo in mano e di cosa
poteva significare.
Era quasi mezzogiorno, il sole inondava il locale rimbalzando tra i vetri delle
finestre e le cornici di un paio di quadri.
Mi sono guardata lentamente
medicazione sulla fronte.
intorno,
tastandomi
con
delicatezza
una
Ho riconosciuto due compagne del corso di matematica, delle quali non riuscivo a
rammentare i nomi, che mi si sono avvicinate con unespressione indecisa tra il
sollevato e lapprensivo.
Dietro di loro sbucata allimprovviso una signora che ringraziava a voce alta il
Padreterno perch avevo ripreso conoscenza.
Mi sono toccata istintivamente la fronte per una fitta improvvisa. Cosa ricordavo?
Il coyote, ho mormorato con voce impastata.
Mi sono concentrata. Aveva detto che ero rimasta incosciente per due giorni,
quindi
Il 27 gennaio, ho risposto con sicurezza.
Dopo un rapido consulto con le due donne che erano entrate insieme a lui,
nonch con la signora che continuava imperterrita a recitare il rosario, il dottore
uscito salutando.
Poco dopo anche tutti gli altri lo hanno imitato e sono rimasta sola a riflettere. O
almeno, quello che ho provato a fare, ma mi mancavano gli argomenti.
Beh, ecco. Volevo assicurarmi che stessi bene. Voglio dire, in fondo un po
colpa mia, se sei finita qui.
Sono rimasta a scrutare il suo viso per qualche secondo, poi gli ho chiesto
cautamente cosa intendesse.
Lui si portato una mano alla fronte sollevando il ciuffo di capelli e mettendo in
evidenza un grosso bernoccolo.
Ecco contro cosa hai picchiato la testa, mi ha quindi rivelato con un sorriso
imbarazzato.
Poi mi ha porto la mano.
Mi chiamo Jonas.
Sembra che in quel brevissimo periodo di coma la mia mente sia riuscita a
costruire una storia incredibile, mi hanno detto che una cosa insolita ma non
poi cos tanto. Nel mio stato di incoscienza ho probabilmente captato dettagli
come il nome di Jonas, il suo ciondolo, il surf creando una pittoresca realt
alternativa.
Sono curiosa di scoprire cosa mi riserver il futuro reale.
Accanto a me seduta una ragazza dai lunghi capelli castani. Porta occhiali da
sole e guanti neri.
Abbasso gli occhi al foglio che ha davanti e leggo il nome: Luna Lawrence.
Deglutisco, torno a guardarla e le passo il compito.