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Guida alla Fenomenologia dello spirito (Phnomenologie des Geistes) 1807

PREMESSA
0.

Il termine fenomenologia (> gr. o/phainmenon e /lgos = studio dei fenomeni) venne usato per la
prima volta dal matematico e filosofo Johann Heinrich Lambert (Neues Organon, 1764), che intese la fenomenologia
come studio delle possibili fonti di errore insite nelle varie forme di apparenza delle cose, onde giungere allessenza
o verit dei fenomeni, ossia chiarire la validit ed i limiti dei principi della sensibilit.

0.1.

Nella Fenomenologia dello spirito di Hegel il termine inteso come descrizione del percorso che ogni individuo deve
compiere, partendo dalla sua coscienza comune per salire alla coscienza filosofica (ed in questo senso, per lappunto,
viene intesa come romanzo di formazione filosofico).
Questa prima esplicitazione di significato, tuttavia, non esaurisce la complessit dellopera: Fenomenologia dello spirito, infatti, significa scienza dello spirito che:
0.1.1. si manifesta come determinato, molteplice ed assoluto;
0.1.2. che appare nella storia del mondo e nel singolo, il filosofo, che la ripercorre per appropriarsene e comprenderla.

0.2.

Fenomenologia dello spirito, dunque, si configura anche come una sorta di romanzo storico articolato in sei successivi momenti, correlati e interconnessi tra loro secondo il processo di continuo ampliamento storico e concettuale
caratteristico della dialettica hegeliana.
Il romanzo si apre con il momento della coscienza, intesa, inizialmente, come immediatezza del rapporto soggetto/oggetto, come indifferenziazione io/mondo, identit posta che deve negarsi per giungere ad una superiore consapevolezza. Nel momento in cui la coscienza comprende di esser lei il soggetto dei processi conoscitivi, diviene autocoscienza, ovvero certezza, consapevolezza di s. Solo molto lentamente, superando esperienza esistenziali spesso
drammatiche, le singole autocoscienze - ognuna delle quali respinge, inizialmente, tutte le altre nel piano delle cose,
degli oggetti - giungono allo stadio della ragione, nel quale si riconoscono reciprocamente come espressioni di una
comune e condivisa razionalit, come autocoscienza universale. Nel momento in cui questultima giunge a comprendere che lintera storia della cultura - dal mondo antico allimpero romano, dalla crisi del feudalesimo fino
allassolutismo monarchico e alla Rivoluzione francese - opera e produzione sua propria, essa divenuta spirito, ha
riconosciuto come un suo proprio regno la totalit delluniverso naturale e storico. La fase successiva conduce alla
comprensione ed alla riconduzione storica anche della religione allo spirito (la religione viene qui concepita come una
delle forme del manifestarsi dello spirito. In particolare il cristianesimo inteso come la massima forma in cui si storicamente espressa lesigenza di conciliare gli opposti - nel caso specifico lopposto uomo/Dio - ), il che apre al successivo passaggio al gradino supremo, a quel sapere assoluto che conclude la Fenomenologia dello spirito ed apre la fase
matura della filosofia hegeliana.

I MOMENTI E LE FIGURE DELLA FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO


1. COSCIENZA
La coscienza emerge attraverso il rapporto con il mondo, con laltro da s rispetto al soggetto, essa il risultato della relazione soggetto/oggetto, inizialmente vissuta come identit.
1.1.

1.2.

1.3.

2.

Tale posizione deve essere superata: a partire dallindifferenziazione iniziale, dallidentit io = mondo, il soggetto inizia a sentire il mondo come altro da s, come causa - mediante le sensazioni - delle proprie modificazioni. In questo primo momento, il soggetto subisce linfluenza sensoriale delloggetto, la patisce, ne viene
modificato immediatamente.
Successivamente, con la percezione, il soggetto diviene consapevole del fatto che lorganizzazione delle sensazioni (la percezione, appunto) non deriva da una modificazione operata sul suo apparato sensoriale da parte
degli oggetti, bens il risultato della riorganizzazione soggettiva dei dati dellesperienza.
Ultimo passo verso il superamento dellidentit indifferenziata io/mondo la fase dellintelletto, momento in
cui il soggetto si rende conto che il mondo, laltro da s, dipende dalle leggi che egli stesso gli conferisce con
lavvenuta negazione dellidentit indifferenziata io/mondo, il soggetto diviene coscienza di s.

AUTOCOSCIENZA
2.1.
Divenuta coscienza di s, la coscienza individuale si configura come tendenza a far dipendere da s ogni cosa,
esclude qualsiasi alterit.
2.2.
Laltro da s viene considerato come negativo, come dipendente, come appartenente al mondo degli oggetti,
delle cose lalterit viene assolutizzata e comprende anche le altre autocoscienze.
1

2.3.

2.4.

2.5.
2.6.
2.7.

2.8.
2.9.

Laffermazione della propria identit soggettiva come unica conduce alla lotta, allo scontro con le altre autocoscienze, da cui scaturisce la lotta per la vita e per la morte, mediante la quale si perviene alla dialettica servo padrone; signoria - servit. La lotta con laltro, infatti, si chiude con la vittoria del signore, che ha trionfato, che
non ha avuto timore di rischiare la propria stessa esistenza, che si affermato come autocoscienza forte rispetto al servo.
Questultimo, timoroso di rischiare la propria vita, ha preferito soccombere ed pertanto divenuto (ha, in certo qual modo accettato di essere) una cosa. Il padrone usa il servo-cosa, lo fa lavorare e gode i frutti del lavoro
del servo. Tuttavia tale rapporto non definitivo, gli equilibri tra servo e padrone sono destinati a mutare radicalmente.
Difatti il padrone, col passar del tempo, diviene dipendente dalle cose prodotte dal servo che, invece, si fa
sempre pi indipendente dal mondo degli oggetti.
Il servo mantiene la distanza tra s e il mondo oggettuale mediante il lavoro, che gli consente di definire la distanza tra s e le cose che fa.
Il padrone, pertanto, non ha alcun referente: il servo, infatti, non viene riconosciuto come autocoscienza, poich ne stato privato in seguito alla sconfitta. In un certo senso, il servo-cosa priva il padrone
dellautocoscienza (in quanto essa possibile solo ed esclusivamente come conseguenza di un rapporto con
lalterit), lo rende sempre pi debole e dipendente, lo spinge nel grigio del dasein (lesserci) del mero riproporre schemi ormai superati e privi di realt, intesa come autentica espressione di razionalit.
Il servo, al contrario, non vive tale stato di deprivazione poich riconosce nel padrone, in quanto autocoscienza
che lo comanda, il referente dialettico.
Il rapporto servo/padrone destinato a rovesciarsi, i servi di oggi diverranno i padroni di domani. Tuttavia
ci potr avvenire solo dopo la conclusione della dialettica servo/padrone ed il passaggio alla tappa successiva.

2.10.
La dialettica signoria/servit dialetticamente articolata come:
2.10.1. Stoicismo: trova la sua espressione storica nel periodo ellenistico, quando la Grecia diviene provincia imperiale
e gli intellettuali devono modificare la propria visione del mondo, lo schema di riferimento di valori del modello
greco classico identificabile nel concetto di (virt politica). Storicamente ci determina un ripiegamento su se stessi che, nello stoicismo, si configura come virile accettazione del dolore, indifferenza nei
confronti della condizione attuale che si sostanzia nel concetto di libert interiore. E indifferente essere servo
o padrone, o meglio, casuale e moralmente indifferente in quanto la vera libert risiede nellinteriorit della
coscienza, ma si tratta di una libert astratta, di una libert di principio, che isola luomo dalla vita attiva.
2.10.2. Scetticismo: atteggiamento, anchesso storicamente coincidente con il periodo ellenistico, di negazione del
mondo, secondo il quale impossibile ogni forma di conoscenza e, di conseguenza ogni forma di attivit pratica connotata di senso. L storica, la sospensione del giudizio, implica la demolizione di tutte le determinazioni dellesperienza e della vita. La coscienza scettica vive una contraddizione insolubile, in quanto costretta ad affermare e a negare le stesse cose, cio a reintegrare praticamente ci che teoreticamente demolisce. Essa mostra la nullit delle cose sensibili, e tuttavia le sente e le vive: nega luniversalit dei valori, e senza
di essa non pu dar valore alle sue negazioni.
2.10.3. Coscienza infelice: storicamente identificabile con il cristianesimo medievale, la coscienza infelice - nella dialettica servo-padrone - ripropone il tema della coscienza sdoppiata gi affrontato da Hegel nellanalisi del rapporto uomo/Dio caratteristico della religione ebraica. Anche nel cristianesimo medievale, infatti, luomo vive per
laltro da s (nonostante si tratti di un altro da s meno estraneo rispetto al Dio degli ebrei, in quanto mediato
dalla figura di Cristo), vive nel mondo, ma rivolto al trascendente che lo mortifica e lo rende consapevole della propria inadeguatezza e nullit. Paradossalmente si potrebbe dire che luomo medievale vive per la morte,
ossia struttura il proprio vivere hic et nunc in vista della salvezza eterna, sacrificando per tale fine ogni possibile
riscatto mondano, considerato irrilevante ed insignificante rispetto alla vita eterna.
2.11.

Anche la coscienza infelice tuttavia destinata ad essere superata, negata, nel processo di negazione di negazione mediante il quale la trascendenza viene ricondotta allinterno della razionalit umana, che diviene consapevole della propria capacit di coniugare particolare ed universale.

3. RAGIONE
In questo momento la Ragione, superata la fase della coscienza infelice, del vivere per laltro da s, riscopre il proprio
valore forte, pur se ancora, inizialmente limitato alla prospettiva del singolo, dellindividuo (o dei pochi).
Il percorso dialettico, sopra schematizzato, pu essere cos esplicitato:
3.1.

La Ragione osserva la natura e diviene consapevole del fatto che il mondo penetrabile e accessibile gnoseologicamente.

3.2.

La Ragione agisce e si attua come singola prospettiva autocoscienziale mediante il riconoscimento dellaltro
da s, delle altre autocoscienze. Anche questo momento a sua volta dialetticamente articolato in:
2

3.2.1.

3.2.2.

ricerca del piacere che si manifesta con il voler afferrare tutta la vita per farla propria, con una sorta di avidit
intellettuale e sensuale. (cfr. il Faust di Goethe). Ci, tuttavia conduce, in fine, a ritrovarsi faccia a faccia con il
nulla.
la ricerca del piacere individuale viene negata e superata nella ricerca del bene per lumanit, si pone come
singolarit che vuole essere immediatezza universale. In questo momento prevale la legge individuale del
cuore, destinata a scontrarsi con gli altri che le contrappongono leggi altrettanto singole, individuali. Chi si appella alla legge del cuore destinato a scontrarsi sia con gli altri che contrappongono leggi altrettanto singole
del cuore, sia con il corso del mondo, che lo smentisce e gli mostra le negativit della sua posizione.

3.2.3.

Il superamento dellindividualit determina lemergere della virt, che vorrebbe riformare il mondo e sperimenta, in questo tentativo, il proprio fallimento e la propria vanit (cfr. Don Chisciotte e Robespierre).

3.3.

La Ragione che si sa spirito, che scopre la sua valenza universale attraverso un ulteriore processo dialettico:

3.3.1.

Puro operare: luomo si dedica interamente allopera che compie, al punto di divenire schiavo delle cose da fare e di perdersi nel puro operare, nel fare per fare; in tal modo anche se loperare operare per tutti, risulta privo di un contenuto universale nel senso autentico del termine.
Il contenuto mancante nel momento precedente fornito dalla Ragione legislatrice sotto forma di imperativi
universali, che, tuttavia, sono pure astrazioni universali generiche.
La ragione critica trova la sua massima espressione nel formalismo etico-morale kantiano, astratto e privo di
contenuti.

3.3.2.
3.3.3.
3.4.

Al termine di questo momento, la Ragione scopre che letica altro non che lethos sociale. E quindi pronta
a passare alla quarta tappa, lo Spirito.

4. SPIRITO
Nello Spirito, la Ragione si realizza in un popolo libero, si configura come IO che NOI e NOI che IO, come Ragione storica. Infatti le figure dello Spirito sono tappe della storia, mediante le quali esso si realizza e si conosce, dapprima in s
(posizione, eticit, identit Io/Noi), poi per s (negazione, scissione, alienazione) ed infine in s e per s (moralit, riconduzione del particolare alluniversale conseguente alla negazione di negazione che conduce al superamento ed
allaffermazione di una superiore e pi ricca identit). Ogni momento dello Spirito alienato nel tempo a sua volta tripartito:
4.1. Spirito in s:
4.1.1.
4.1.2.
4.1.3.

la greca (definita da Hegel la bella vita del popolo greco) ove il rapporto Io/Noi risulta immediato.
Allinterno dellimmediatezza si insinua il conflitto tra legge umana e legge divina, rappresentata dal fato, al
quale nessuno, uomo o dio, pu sottrarsi, che pone lindividuo in conflitto con la /polis (cfr. Edipo re)
La conquista romana spezza definitivamente lidentit originaria ed esaspera lalienazione trasformando luomo
da cittadino (politico) in individuo giuridico.

4.2. Spirito per s: (la scissione raggiunge il suo culmine nellEuropa moderna e che si esplicita nei seguenti passaggi):
4.2.1.

4.2.2.
4.2.3.

Medioevo: caratterizzato da una cultura critica (nel senso etimologico di scissa, spezzata, alienata), dissolvente,
che si arena nella fede e pone il proprio destino ed il senso della vita nellaltro da s (ritorna qui la concezione
del cristianesimo medievale come espressione della coscienza infelice).
Illuminismo, che contrappone alla visione del mondo medievale la riscossa della Ragione sulla fede.
Terrore, come espressione del fallimento della Ragione che, rivolgendosi contro tutto e tutti, pretendendo di
assolutizzare il particolare, si scopre vuota.

4.3. Spirito in s e per s:


Il superamento della ragione illuminista riconduce lo Spirito ad una nuova identit mediante il superamento della prospettiva individuale assolutizzata, che si attua e si svolge nella moralit. Anche il superamento avviene attraverso un ulteriore processo dialettico:
4.3.1.
4.3.2.
4.3.3.

Ragione pura pratica kantiana, priva di contenuti, formale e vuota nella sua dimensione universale.
Introduzione dei contenuti, necessaria perch il dover essere dellagire morale coincida con il suo realizzarsi pratico.
Emerge a questo punto la coscienza, consapevole non solo del dovere, ma anche dei contenuti della doverosit
pratico morale, che si personifica nella figura dellanima bella, di colui che non fa ma giudica (cfr. parole chiave
del romanticismo). Ci comporta un conflitto tra lio giudicante e lio giudicato, conflitto che si conclude con la
conciliazione ed il perdono, prefigurante il passaggio al momento successivo.
3

5. RELIGIONE
Poich il percorso della Fenomenologia dello spirito tende al superamento del particolare, alla coincidentia oppositorum ,
alla riconduzione del particolare alluniversale, la Religione rappresenta tale riconduzione, seppure in modo ancora imperfetto, poich legato al simbolo, alla rappresentazione e non ancora, quindi, concettualizzato. Anche il momento della Religione si articola dialetticamente, secondo il seguente schema:
5.1.
5.2.
5.3.

Naturale-orientale, che rappresenta lAssoluto, luniversale sotto forma di cose materiali, di aspetti della natura.
Greca, che rappresenta lAssoluto, il divino, in forma umana.
Cristiana. Questultima, secondo Hegel, costituisce - seppure non nella dimensione del Cattolicesimo, per i motivi
che vedremo pi avanti - la forma migliore di religiosit in quanto presenta un andamento triadico che conduce
dalla assoluta posizione del Padre (il Dio della Bibbia) come unica soggettivit autentica e, nel contempo, totalmente estranea alle proprie creature, alla negazione costituita dal Figlio, Dio e uomo insieme; fino a giungere alla
universalizzazione della riconduzione del divino nellumano mediante lo Spirito Santo che scende in tutti gli uomini.

6. SAPERE ASSOLUTO
Momento conclusivo (e nello stesso tempo apertura ad ulteriori arricchimenti) in cui si perviene al concetto. Non a caso,
nella dialettica hegeliana ogni conclusione , nel contempo, un inizio. Conseguentemente, la conclusione della Fenomenologia coincide con linizio del sistema.

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