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5762
MASSIMA
1. Sussiste litisconsorzio necessario con tutti i condomini, rilevabile d'ufficio in ogni
stato e grado del giudizio, sia quando si debba accertare la natura privata o
condominiale dei volumi del sottotetto, sia quando si debbano eseguire opere di
demolizione o nuove opere sul bene comune, anche diverse da quelle necessarie alla
remissione
in
pristino.
2. In tema di condominio degli edifici, ove alcuni condomini, convenuti per
l'accertamento della propriet comune di un bene, propongano domanda
riconvenzionale di accertamento della propriet esclusiva, in base ai titoli o per
intervenuta usucapione, dev'essere disposta l'integrazione del contraddittorio nei
confronti di tutti i condomini, configurandosi un'ipotesi di litisconsorzio necessario, in
quanto viene dedotto in giudico un rapporto plurisoggettivo unico e inscindibile.
CASUS DECISUS
La vicenda processuale pu cos riassumersi sulla base della sentenza impugnata.
1.1. - Il 30 settembre 1999 O..P. conveniva in giudizio, davanti al Tribunale di Firenze,
M.L..S. per sentirla condannare alla rimessione in pristino del sottotetto - parte
Comune e indivisibile di propriet condominiale - dell'edificio sito in via (omissis) , il
quale era stato occupato in via esclusiva dalla convenuta nella parte soprastante il suo
appartamento all'ultimo piano. Costituitasi in giudizio, la convenuta chiedeva il rigetto
della domanda attrice poich nessuna indicazione sulla propriet condominale del
sottotetto era desumibile dal regolamento di condominio; spiegava inoltre domanda
riconvenzionale di condanna dell'attore al risarcimento danni ex art.1337 c.c. per
essersi comportato in mala fede nelle trattative per la definizione amichevole della
controversia e la cessione della sua quota di compropriet del sottotetto, nonch per
lite
temeraria
ex
art.96
c.p.c.0
Esaurita l'istruzione, con sentenza del 28.06 - 1.07. 2002, il Tribunale adito, in
accoglimento della domanda attrice, dichiarava illegittime le opere edilizie eseguite
nel sottotetto in questione dalla S. e per l'effetto ordinava alla medesima di
provvedere alla integrale riduzione in pristino; rigettava le riconvenzionali proposte da
parte
convenuta,
condannandola
alle
spese.
Rilevava il primo giudice "essere pacifico che in base al titolo - contratti di acquisto
delle singole unit immobiliari e regolamento di condominio - l'ambiente sottotetto
apparteneva a tutti i condomini secondo le rispettive quote, sicch non poteva
condividersi l'assunto di parte convenuta secondo cui per "sottotetto" deve intendersi
soltanto la porzione praticabile di tale ambiente e non anche quella - rientrante nei
"volumi tecnici" - occupata dalla S. ; la quale era del resto consapevole della natura
condominiale del bene in questione, come era dimostrato dal preliminare di acquisto
di tale bene da essa stipulato - con esclusione del P. - con gli altri condomini;
contratto preliminare peraltro inidoneo, in quanto successivo all'inizio dei lavori
effettuati dalla convenuta e comunque non produttivo dell'effetto traslativo della
propriet, a conferire legittimit all'operato della convenuta stessa". Quanto alla
dedotta responsabilit precontrattuale del P. , il Tribunale rilevava che "dalla
cronistoria della vicenda non emergeva alcuna responsabilit del medesimo ed a
maggior ragione era infondata la domanda di lite temeraria nei confronti del suddetto
quale
parte
vittoriosa".
2. L'appello proposto dalla S. veniva rigettato dalla Corte Fiorentina, che, quanto alla
natura condominiale del sottotetto osservava che la sua natura in primo luogo
determinata dai titoli, e solo in difetto di questi ultimi pu ritenersi Comune, se risulti
in concreto, per le sue caratteristiche strutturali e funzionali, oggettivamente
destinato (anche solo potenzialmente) all'uso Comune o all'esercizio di un servizio di
interesse Comune. Rilevava poi che decisivo pertanto il titolo, in quanto
l'appartenenza del sottotetto di edificio condominiale, sia che assolva esclusivamente
una funzione isolante a protezione dell'ultimo piano costituendo pertinenza e quindi
parte integrante dello stesso, sia che assolva anche altre funzioni ovvero abbia
dimensioni e caratteristiche tali da consentire l'utilizzazione come vano autonomo, va
determinata in primis solo in base al titolo, mentre pu considerarsi di propriet
Comune solo se, nel silenzio del titolo, per caratteristiche, strutturali e funzionali,
risulti, sia pure in via potenziale, oggettivamente destinato all'uso Comune o
all'esercizio di un servizio di interesse Comune. Osservava ancora che nel caso in
questione i contratti di acquisto delle singole unit immobiliari contengono la clausola
"... il bene viene venduto nello stato di fatto e di diritto in cui si trova... e con la
compropriet di tutte le parti comuni indivisibile ed inalienabili dell'intero fabbricato,
cos come risulter dal Regolamento di condominio di cui sar detto in appresso..."e
che, secondo detti contratti, fa parte integrante degli stessi (v. in particolare il
contratto d'acquisto prodotto da parte appellata). Per effetto di tale richiamo il
Regolamento condominiale assume all'evidenza una funzione integrativa del titolo di
acquisto, concorrendo in tal modo a delimitare l'ambito dei diritti comuni e dei singoli
condomini. Orbene, l'art. 2 del regolamento condominiale, sotto la rubrica parti
comuni, dispone "sono indivisibili e inalienabili fra tutti i condomini, in proporzione
delle rispettive quote millesimali di compropriet... il sottotetto e le discese
pluviali....".. Di fronte a tale chiarissima indicazione - che fa riferimento
indistintamente a tutto il sotto tetto e che di rilievo primario e assorbente sul piano
dei titoli di acquisto - rimangono sterili e prive di pregio le distinzioni operate
dall'appellante principale tra porzione praticabile e porzione non praticabile, tra volumi
tecnici e non, nonch sulla mancata indicazione dei dati catastali, fiscali e
planimetrici. 1m distinzione tra parte praticabile e non, ha rilievo in tutti i casi in cui contrariamente al caso di specie - manca il titolo. Totalmente irrilevante , in questa
prospettiva, anche il fatto che il sotto tetto non fosse utilizzato, perch l'art. 1102 c.c.
prescinde
dall'utilizzazione
in
atto.
3. - La ricorrente articola sei motivi di ricorso. Resiste con controricorso l'intimato, che
ha depositato memoria.
ANNOTAZIONE
Sussiste litisconsorzio necessario con tutti i condomini, rilevabile d'ufficio in ogni stato
e grado del giudizio, sia quando si debba accertare la natura privata o condominiale
dei volumi del sottotetto, sia quando si debbano eseguire opere di demolizione o
nuove opere sul bene comune, anche diverse da quelle necessarie alla remissione in
pristino. E il principio di diritto enunciato dalla Corte di Cassazione nella sentenza in
esame che ha ad oggetto la questione concernente la determinazione
dell'appartenenza del sottotetto, non indicato espressamente nell'art. 1117 c.c. tra le
parti comuni dell'edificio. La giurisprudenza di legittimit ha costantemente affermato
che la propriet del sottotetto si determina in primis in base al titolo ed, in mancanza,
in
base
alla
funzione
cui
esso
destinato
in
concreto.
Pertanto, ove trattisi di vano destinato esclusivamente a servire da protezione
dell'appartamento dell'ultimo piano esso ne costituisce pertinenza e deve perci
considerarsi di propriet esclusiva del proprietario dell'ultimo piano, mentre va
annoverato tra le parti comuni se utilizzabile, anche solo potenzialmente, per gli usi
comuni, dovendosi in tal caso applicare la presunzione di comunione prevista dalla
norma citata, la quale opera ogni volta che nel silenzio del titolo il bene sia
suscettibile, per le sue caratteristiche, di utilizzazione da parte di tutti i proprietari
esclusivi
(Cass.
19
dicembre
2002,
n.
18091).
Di conseguenza, sul piano processuale, nei casi di azioni volte allaccertamento della
propriet del sottotetto, si configura un'ipotesi di litisconsorzio necessario con tutti i
condomini, in quanto viene dedotto in giudizio un rapporto plurisoggettivo unico e
inscindibile.
Nel caso di specie la ricorrente, convenuta in primo grado dal resistente per la
rimessione in pristino dello stato dei locali del sottotetto nei quali aveva svolto dei
lavori, si era difesa anche contestandone la natura condominiale, affermando che
legittimamente vi aveva svolto delle opere. Si trattava, quindi, di accertare la natura