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I vincoli espropriativi, che sono soggetti alla scadenza quinquennale, concernono beni
determinati, in funzione della localizzazione puntuale di un'opera pubblica, la cui realizzazione
non pu quindi coesistere con la propriet privata. Non pu invece attribuirsi carattere
ablatorio ai vincoli che regolano la propriet privata al perseguimento di obiettivi di interesse
generale, quali il vincolo di inedificabilit, c.d. di rispetto, a tutela di una strada esistente, a
verde
attrezzato,
a
parco,
a
zona
agricola
di
pregio,
verde,
ecc.
2. Il vincolo a verde rappresenta dunque espressione del potere pianificatorio di razionale
sistemazione del territorio in zone omogenee, in radice diverso dal potere ablatorio preordinato
alladozione di provvedimenti di espropriazione.
CONSIGLIO DI STATO, SEZ. IV - SENTENZA 28 dicembre 2012, n.6700 - Pres.
Numerico est. Castiglia

SENTENZA
sul
ricorso
numero
di
registro
generale
8571
del
2005,
proposto
da:
D'Ambrosio Luigi, Iaccarino Amalia, rappresentati e difesi dall'avv. Lorenzo Durano, con domicilio
eletto presso Marco Gardin in Roma, via L. Mantegazza, 24;
contro
Comune di Ostuni, rappresentato e difeso dall'avv. Cecilia R. Zaccaria, con domicilio eletto presso
Alberto Angeletti in Roma, via Giuseppe Pisanelli, 2;
per la riforma
della sentenza del T.A.R. PUGLIA - SEZ. STACCATA DI LECCE: SEZIONE I n. 05417/2004, resa
tra le parti, concernente riqualificazione urbanistica di aree.
Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;
Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nell'udienza pubblica del giorno 18 dicembre 2012 il Cons. Giuseppe Castiglia e uditi per
le parti gli avvocati Cristina Lenoci (su delega di Lorenzo Durano) e Leonardo Gnisci (su delega di
Cecilia Zaccaria);
Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.

FATTO
I signori Luigi DAmbrosio e Amalia Iaccarino sono proprietari di un lotto di terreno nel comune di
Ostuni. Il terreno, in origine edificabile perch compreso in un piano di lottizzazione, stato
inserito nella zona G (attrezzature di uso pubblico) nel nuovo P.R.G. del Comune (1977) e, in
sede di variante dello strumento urbanistico (1994-1995) in zona G3 (verde esistente di carattere
ecologico).

Con atto notificato il 4 dicembre 2003, hanno diffidato lAmministrazione comunale ad adottare i
provvedimenti di ritipizzazione delle aree resisi necessari a seguito della decadenza dei vincoli
quinquennali di inedificabilit assoluta imposti dalla strumento urbanistico generale; in seguito
hanno impugnato la nota comunale di diniego del successivo 18 dicembre, chiedendone
lannullamento insieme con la declaratoria dellobbligo del Comune di procedere alla
riqualificazione urbanistica dellarea.
Il ricorso stato respinto dal Tribunale amministrativo regionale per la Puglia Lecce, Sezione I,
con sentenza 22 luglio 2004, n. 5417.
Il signor DAmbrosio e la signora Iaccarino hanno interposto appello contro la sentenza.
Lart. 22 delle N.T.A. al P.R.G. di Ostuni vieterebbe, nella zona in oggetto, costruzioni di qualsiasi
tipo; ammetterebbe nelle costruzioni esistenti solo opere di manutenzione ordinaria e straordinaria;
neppure consentirebbe di modificare il verde esistente. Il vincolo nascente dal Piano dovrebbe
perci intendersi come preordinato allesproprio o comunque tale da sottrarre sostanzialmente larea
alla naturale vocazione edificatoria. Essendo di conseguenza applicabile lart. 2 della legge 19
novembre 1968, n.1187, ne discenderebbe la perdita di efficacia del vincolo allo scadere del
quinquennio.
Il Piano, inoltre, inciderebbe in parte qua su beni determinati, nella misura in cui i suoi vincoli non
deriverebbero dalle caratteristiche proprie di intere categorie di beni, ma costituirebbero il frutto di
specifiche scelte pianificatorie. Sarebbe quindi irrilevante la circostanza che i vincoli riguardino non
solo larea degli originari ricorrenti, ma una pi vasta zona di propriet di pi persone.
Il Comune di Ostuni si costituito in giudizio per resistere allappello.
Gli appellanti hanno anche chiesto ladozione di misure cautelari.
Alla camera di consiglio del 18 novembre 2005, la causa stata rinviata al merito.
In vista delludienza pubblica, le parti hanno depositato memorie.
Gli appellanti insistono nel senso della qualificazione espropriativa, piuttosto che conformativa, dei
vincoli di P.R.G.
Il Comune sottolinea che la tipizzazione ricadrebbe su una indistinta fascia territoriale, in funzione
delle qualit intrinseche di questa; investirebbe cio una pluralit di beni aventi caratteristiche
omogenee e non beni determinati.
Alludienza pubblica del 18 dicembre 2012, lappello stato chiamato e trattenuto in decisione.
DIRITTO
Nel discutere della legittimit della nota del Comune di Ostuni in data 18 dicembre 2003, il ricorso
originario, la sentenza impugnata e latto di appello fanno riferimento allart. 2 della legge n. 1187
del 1968, in realt allepoca non pi vigente, per essere stato abrogato a decorrere dal 30 giugno
dello 2003 (art. 58 del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327, e successivo
art. 3 del decreto-legge 20 giugno 2002, n. 122, convertito, con modificazioni, nella legge 1 agosto
2002, n. 185).

Da tale abrogazione, tuttavia, non seguita una modifica sostanziale di disciplina, poich lart. 9,
comma 2, dellatto che allart. 58 tale abrogazione ha disposto (d.P.R. n. 327 del 2001) ha
fissato in cinque anni la durata del vincolo preordinato allesproprio, come prima stabiliva l'art. 2,
comma 1, della legge n. 1187 del 1968.
Peraltro - secondo un orientamento giurisprudenziale del tutto consolidato, non solo presso il
giudice amministrativo (si veda anche, ad esempio, Cass. civ., SS. UU., 25 novembre 2008, n.
28051) - non ogni vincolo posto alla propriet privata dallo strumento urbanistico generale ha
carattere espropriativo ed dunque soggetto alla disciplina relativa.
In altri termini, occorre distinguere tra vincoli espropriativi e vincoli conformativi, secondo una
linea di discrimine che ha un preciso fondamento costituzionale, in quanto lart. 42 Cost. prevede
separatamente lespropriazione (terzo comma) e i limiti che la legge pu imporre alla propriet al
fine di assicurarne la funzione sociale (secondo comma).
Per meglio dire, i vincoli espropriativi, che sono soggetti alla scadenza quinquennale, concernono
beni determinati, in funzione della localizzazione puntuale di un'opera pubblica, la cui realizzazione
non pu quindi coesistere con la propriet privata. Non pu invece attribuirsi carattere ablatorio ai
vincoli che regolano la propriet privata al perseguimento di obiettivi di interesse generale, quali il
vincolo di inedificabilit, c.d. 'di rispetto', a tutela di una strada esistente, a verde attrezzato, a parco,
a zona agricola di pregio, verde, ecc. (cfr. per tutte Cons. Stato, Sez. IV, 3 dicembre 2010, n 8531;
Id., Sez. IV, 23 dicembre 2010, n. 9772; Id., Sez. IV, 13 luglio 2011, n. 4242; Id., Sez. IV, 19
gennaio 2012, n. 244; ivi riferimenti ulteriori).
Daltronde, nel caso di specie come ha affermato correttamente la sentenza di primo grado, alla
quale lappello non riesce a muovere censure efficaci larea di cui si discute ricade allinterno di
unampia fascia territoriale, di cui il Comune intende preservare le specifiche caratteristiche e
qualit. Il vincolo a verde rappresenta dunque espressione del potere pianificatorio di razionale
sistemazione del territorio in zone omogenee, in radice diverso dal potere ablatorio preordinato
alladozione di provvedimenti di espropriazione.
Le disposizioni di legge sopra richiamate, che prevedono la decadenza del vincolo al decorso del
quinquennio, sono dunque inapplicabili alla vicenda.
Dalle considerazioni che precedono discende che lappello infondato e va perci respinto.
Apprezzate le circostanze, le spese di giudizio possono essere compensate.
P.Q.M.
Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quarta), definitivamente pronunciando
sull'appello, come in epigrafe proposto, lo respinge e, per l'effetto, conferma la sentenza impugnata.
Compensa fra le parti le spese di giudizio.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorit amministrativa.

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