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Il danno catastrofale il danno non patrimoniale conseguente alla sofferenza patita dalla

persona che, a causa delle lesioni sofferte nel lasso di tempo compreso tra l'evento che le ha
provocate e la morte, assiste alla perdita della propria vita. Tale danno distinto dal danno
biologico e terminale o tanatologico che il danno connesso alla perdita della vita come
massima espressione del bene salute.
CORTE DI CASSAZIONE, SEZ. III CIVILE - SENTENZA 13 dicembre 2012, n.22896 Pres. Salm est. Barreca
Svolgimento del processo
1.- Con la decisione ora impugnata, pubblicata il 24 gennaio 2006, la Corte d'Appello di L'Aquila
ha accolto parzialmente l'appello proposto da G..G. e dalla Augusta Assicurazioni SpA nei
confronti di R.M. , A. , N. e R. , D.A. e L. , Pa.Ni. e Ro. , avverso la sentenza del Tribunale di
Vasto del 22 gennaio 2002.
Il Tribunale era stato adito dai figli, dai fratelli e dai nipoti di An..Ra. , deceduto a seguito di un
sinistro provocato da un autocarro condotto dal G. ed assicurato con la Augusta Assicurazioni
SpA, al fine di ottenere il risarcimento del complessivo pregiudizio da ciascuno subito,
assumendo la responsabilit esclusiva del G. .
Nel giudizio di primo grado si erano costituiti entrambi i convenuti ed avevano resistito alla
domanda, deducendo la colpa, quanto meno concorrente, della vittima; in ogni caso, avevano
contestato il quantum richiesto a titolo risarcitorio. Il Tribunale, ritenuta la responsabilit
esclusiva del G. , accoglieva la domanda e condannava i convenuti al risarcimento dei danni
pretesi, tra gli altri, da M..R. e A..R. , figlie del defunto, liquidando in loro favore la somma di
lire 7.000.000, in solido, nonch la somma di lire 250.000.000 ciascuna, oltre interessi.
2.- Proposto appello da parte di entrambi i soccombenti e costituiti in secondo grado gli
appellati, la Corte d'Appello di L'Aquila ha accolto parzialmente il gravame, rideterminando
nella somma di Euro 40.000,00 (oltre interessi legali dalla data del fatto al saldo), l'importo
liquidato a titolo di risarcimento del danno biologico iure hereditatis in favore di R.M. e A. e
confermando nel resto la sentenza appellata, con condanna degli appellanti al pagamento delle
ulteriori spese processuali.
3.- Avverso la sentenza della Corte d'Appello, R.M. e A..R. propongono ricorso affidato ad un
unico motivo.
L'Augusta Assicurazioni SpA resiste con controricorso. Non si difendono gli altri intimati.
Motivi della decisione
1.- Con l'unico articolato motivo di ricorso si denuncia violazione dell'art. 360 n. 5 cod. proc.
civ. in relazione agli artt. 1226 e 2056 cod. civ. per illogica e contraddittoria motivazione e/o
macroscopica inadeguatezza, per difetto, dell'entit della liquidazione equitativa operata dalla
Corte d'Appello, al fine di censurare la determinazione di quanto dovuto alle odierne ricorrenti,
figlie della vittima dell'incidente stradale, deceduta dopo 14 giorni, a titolo di. risarcimento del
danno qualificato come biologico iure hereditatis. Deducono che il Tribunale aveva applicato un
criterio di liquidazione a punto, prendendo a parametro l'invalidit permanente del 100%, e
quindi, fissato in lire 3.000.000 il valore del punto, aveva determinato il quantum, per tale
voce di danno, complessivamente in lire 300.000.000; che invece la Corte d'Appello ha
riportato il danno nei parametri dell'inabilit temporanea assoluta e l'ha riferito al periodo di
tempo trascorso tra il sinistro ed il decesso, considerando le risultanze della perizia autoptica
quanto alle lesioni occorse alla vittima e la durata della degenza ospedaliera; che cos
pervenuta all'importo di Euro 40.000,00, da reputarsi, secondo le ricorrenti, frutto di
valutazione contraddittoria ed illogica e comunque di liquidazione manifestamente inadeguata
al caso concreto e perci censurabile. Sostengono che, pur riconoscendo la sussistenza di

lesioni gravissime e pur essendo stata la degenza ospedaliera 'travagliata' ed essendo rimasto
il R. sempre cosciente e consapevole delle sue condizioni fisiche, la Corte territoriale,
nell'esercitare il potere di liquidazione equitativa del danno, non avrebbe adeguatamente
motivato la relativa quantificazione, da reputarsi 'irrisoria'.
2.- Il motivo di ricorso non meritevole di accoglimento. S'impone una premessa, che non
solo terminologica, ma anche concettuale: sebbene le ricorrenti facciano riferimento al 'danno
biologico iure hereditatis' e sebbene questa espressione sia stata ripresa anche dalla Corte
d'Appello, risulta dagli atti, dal ricorso e dal complesso della motivazione della sentenza
impugnata, cos come dai precedenti richiamati sia da quest'ultima che dagli atti di parte, che
le ricorrenti e il giudice d'appello (e, prima di questo, anche il Tribunale) si siano riferiti al
danno c.d. catastrofale.
Quest'ultimo va definito come il danno non patrimoniale conseguente alla sofferenza patita
dalla persona che, a causa delle lesioni sofferte, nel lasso di tempo compreso tra l'evento che
le ha provocate e la morte, assiste alla perdita della propria vita (cfr., da ultimo, Cass. n.
1072/11, n. 19133/11). La giurisprudenza di legittimit formatasi sul punto, i cui approdi pi
recenti si intendono qui confermare, nel senso che tale ultimo danno, per un verso, debba
essere distinto dal danno biologico ed- terminale o tanatologico (danno connesso alla perdita
della vita come massima espressione del bene salute), il cui risarcimento non risulta essere
stato rivendicato dalle odierne ricorrenti; per altro verso, si distingua - distinzione, che pi
rileva ai fini della presente decisione - dal danno biologico rivendicato iure hereditatis dagli
eredi di colui che, sopravvissuto per un considerevole lasso di tempo ad un evento poi
rivelatosi mortale, abbia, in tale periodo, sofferto una lesione della propria integrit psico-fisica
autonomamente considerabile come danno biologico, quindi accertabile (ed accertata) con
valutazione medico-legale e liquidabile alla stregua dei criteri adottati per la liquidazione del
danno biologico vero e proprio.
2.1.- Nel caso di specie, la Corte d'Appello ha premesso di voler effettuare la liquidazione
commisurata al lasso temporale intercorso tra l 'incidente e la morte, ma nella... liquidazione
dovr tenersi conto del fatto che, se pure temporaneo, tale danno tende ad un aggravamento
progressivo ed massimo nella sua entit ed intensit, tanto che la lesione alla salute cosi
elevata da non essere suscettibile di recupero ed esitare nella morte e, nel prosieguo, ha
liquidato il danno tenendo presente che le lesioni gravissime della vittima ne avevano
determinato il decesso in pochi giorni ed avevano comportato il presagio della propria fine
imminente.
Ha perci proceduto ad una liquidazione equitativa c.d. pura, cio non basata sui criteri di
liquidazione tabellari adottati per il danno biologico, permanente o temporaneo, ma motivata
tenendo conto dell'et della vittima, della gravit delle lesioni, delle cure effettuate e delle
sofferenze patite durante il ricovero, del periodo intercorso tra l'incidente e la morte, dello
stato di coscienza in tale arco temporale di quattordici giorni.
2.2.- Il danno di che trattasi (c.d. catastrofale, secondo quanto sopra) risarcibile sotto il
profilo del danno non patrimoniale (definito 'morale' nella terminologia adottata) prima della
sentenza a Sezioni Unite n. 26972/08) e, corrispondendo alle sofferenze patite dalla vittima
per la consapevolezza della gravit delle lesioni e/o della imminente perdita della vita (cfr., tra
le altre, Cass. n. 458/09, n. 13672/10), entra nel suo patrimonio ed trasmissibile iure
hereditatis e liquidabile secondo il criterio equitativo che tenga conto di tutte le circostanze del
caso concreto (cfr. Cass. n. 17177/07, n. 8360/10).
Malgrado le imprecisioni terminologiche di cui si detto, la Corte d'Appello si attenuta a tali
principi ed addivenuta ad una liquidazione secondo criteri equitativi.
La motivazione ampia ed adeguata e non censurata con riguardo ai parametri di riferimento
adottati (e sopra richiamati); sebbene si faccia cenno in ricorso ad una pretesa
contraddittoriet della motivazione, non esplicitato quali argomenti della stessa sarebbero tra

loro contrastanti o logicamente incompatibili, n siffatta incompatibilit logica


oggettivamente rinvenibile. In effetti, la sentenza risulta censurata solo perch sarebbe
pervenuta ad una liquidazione irrisoria e manifestamente inferiore a quanto liquidato dalla
stessa Corte d'Appello in casi simili: orbene, il giudizio di inadeguatezza della liquidazione
appare meramente soggettivo e non supportato da alcun riferimento a dati di comune
esperienza; l'assunto di disparit di trattamento rispetto a casi simili , a sua volta, privo di
qualsivoglia riscontro; infine, non pu assurgere a parametro di riferimento la liquidazione
operata dal primo giudice e riformata dalla Corte d'Appello, proprio in ragione della congruit
della motivazione che sorregge l'accoglimento del gravame sul punto.
Il motivo di ricorso cos come proposto inammissibile alla stregua del principio per il quale la
valutazione equitativa del danno, in quanto inevitabilmente caratterizzata da un certo grado di
approssimativit, suscettibile di rilievi in sede di legittimit, sotto il profilo del vizio della
motivazione, solo se difetti totalmente la giustificazione che quella statuizione sorregge, o
macroscopicamente si discosti dai dati di comune esperienza, o sia radicalmente
contraddittoria (cfr. Cass. n. 1529/10).
In conclusione, il ricorso va dichiarato inammissibile. Le spese seguono la soccombenza e si
liquidano come da dispositivo.
P.Q.M.
La Corte dichiara inammissibile il ricorso; condanna le ricorrenti, in solido, al pagamento delle
spese del giudizio di cassazione in favore della Augusta Assicurazioni SpA, che liquida nella
somma complessiva di Euro 2.600,00, di cui Euro 200,00 per esborsi, oltre accessori come per
legge.

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