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Attivit di supporto
M
Acquisti
Acquisti
Sviluppo
Sviluppo
tecnologia
tecnologia
Gestione
Gestione Infrastruttura
Infrastruttura
Risorse
Risorse dellimpresa
dellimpresa
Umane
Umane
ar
gi
ne
Attivit primarie
Attivit di
Attivit di
Logistica
Logistica
Logistica Trasformazione
Logistica
Trasformazione esterna
in entrata
in entrata (operations)
esterna
(operations)
Marketing
Marketing
eevendite
vendite
i
rg
ne
Servizi
Servizi
Le attivit di supporto sono invece molto pi pervasive. Come indica il nome loro
attribuito, il loro ruolo essenzialmente quello di fornire un supporto non solo alle
attivit primarie, ma in modo reciproco e scambievole, ciascuna allaltra. Esse
comprendono linfrastruttura gestionale/manageriale dellimpresa che include tutti i
processi ed i sistemi in grado di assicurare un efficace coordinamento ed i sistemi di
contabilit, la gestione delle risorse umane, lo sviluppo della tecnologia e gli acquisti.
facile vedere come le attivit di supporto siano diffuse lungo tutta lorganizzazione
dellimpresa. La responsabilit per le risorse finanziarie, umane, tecnologiche non sono
solo del controller, del manager della R&S, del manager del personale. Questioni
53
relative allo sviluppo della tecnologia, alla gestione delle risorse umane e alla
valutazione delle performance sono di interesse di tutti i senior manager.
La Tab. 3.1 mostra alcuni dettagli sulle attivit della catena del valore.
Tab. 3.1 Attivit primarie e di supporto della catena del valore
Attivit
primarie
Attivit di
supporto
Logistica in
entrata
Operations
(attivit di
trasformazione)
Logistica
esterna
Marketing e
vendite
Servizi
Acquisti
Sviluppo della
tecnologia
Gestione delle
risorse umane
Infrastruttura
dellimpresa
Finanza.
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55
3.2.3
Amministrazione e controllo
la funzione che rileva i costi sostenuti dallazienda, identificati per singolo prodotto e
per singolo centro di responsabilit interno (centro di costo/profitto), per esempio unit
organizzative, funzioni, uffici e reparti. Attraverso un sistema di contabilit analitica
interna, distinto dalla contabilit generale, obiettivo della funzione valutare le
prestazioni di singole parti dellimpresa (unit o processi produttivi) in termini
economici, attraverso il calcolo dei costi generati nelle unit nello svolgimento delle
proprie attivit.
La contabilit analitica parte di uno dei sistemi gestionali pi importanti per
unimpresa: il controllo di gestione. Oltre al controllo attraverso la contabilit interna, il
sistema di controllo di gestione si occupa della redazione delle previsioni di spesa e
degli investimenti redigendo un documento, sulla base delle notizie fornite da tutti gli
enti aziendali, denominato budget. Sulla base del budget e tramite la contabilit interna i
responsabili del controllo rilevano gli eventuali scostamenti rispetto alle previsioni e
forniscono tali dati al management e ai responsabili delle unit organizzative al fine di
individuare le cause degli scostamenti e supportarli nellindividuazione di possibili
interventi correttivi.
opportuno precisare che il termine Amministrazione va inteso nella sua accezione
anglosassone (governo, controllo, ecc.) e non in quella italiana in cui viene spesso
riferito alla gestione di adempimenti burocratici o legali.
3.2.4
la funzione responsabile della gestione delle Risorse Umane, vale a dire delle persone
che lavorano per lazienda. La funzione Personale gestisce un ventaglio di attivit molto
ampio. In primo luogo, e tradizionalmente, si occupa degli aspetti amministrativi e
legali relativi alle relazioni fra impresa e dipendenti (buste paga, contratti, permessi,
ferie, malattia, ecc.). Altro ambito di attivit tipico della Funzione Personale la
gestione delle Relazioni Industriali, cio dei rapporti Impresa/Sindacato; in tale campo
la funzione Personale assume le parti dellazienda nella definizione degli accordi
sindacali a livello aziendale o locale (orari di lavoro, aspetti retributivi, mobilit, ecc.)
nel rispetto di quanto stabilito dai contratti nazionali definiti tra Imprenditori, Governo e
Sindacati.
La funzione Personale si occupa inoltre della selezione, dellassunzione e
dellinserimento delle nuove risorse, della formazione del personale e dello sviluppo di
piani di carriera. inoltre responsabile delle politiche di compensation, cio delle
politiche retributive aziendali e dei sistemi di incentivazione (incentivi monetari,
benefit), nonch dello sviluppo di sistemi per la valutazione delle prestazioni e delle
competenze del personale.
Infine, la funzione Personale si occupa della redazione e dellaggiornamento degli
organigrammi, della descrizione delle posizioni di lavoro e talora della comunicazione
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Qualit
Acquisti e logistica
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Nelle aziende molto grandi la quantit dei prodotti/servizi acquistati e la durata nel
tempo delle forniture possono avere un impatto rilevante sul prezzo di acquisto. Grazie
alla possibilit per tali imprese di conseguire elevate economie di scala esse si trovano
nella condizione di poter acquistare quantitativi enormi di prodotti su cui ricevono
sconti rilevanti, anche in virt dellelevato potere contrattuale nei confronti dei loro
fornitori.
Il prezzo di acquisto non lunico fattore che la funzione Acquisti deve tenere sotto
controllo. Essa deve gestire le relazioni commerciali e contrattuali con i fornitori, deve
valutare la qualit degli input gestire i tempi di approvvigionamento in modo da
garantire che il livello di scorte sia non inferiore, n superiore a un livello minimo.
Scorte eccessive comportano costi magazzino e riducono la liquidit primaria
dellazienda, scorte insufficienti possono far bloccare la produzione in concomitanza di
un picco di domanda. La politica del just-in-time, attraverso la sincronizzazione delle
fasi produttive che consente di minimizzare i tempi di giacenza e la quantit delle
scorte, e luso intensivo di complessi sistemi informatici per il monitoraggio dellintera
catena di fornitura consentono oggi alle aziende di lavorare con un quantitativo di scorte
virtualmente nullo e a costi di coordinamento contenuti. La funzione Acquisti, dunque,
in molte aziende si da qualche tempo trasformata in una funzione pi articolata e
critica nota come Supply Chain Management, cui demandata lintera gestione della
catena di fornitura, dagli acquisti alla logistica.
La logistica si occupa della corretta gestione della risorsa materiali svolgendo le
seguenti attivit: (1) sulla base dei programmi di produzione e con la conoscenza della
composizione analitica del prodotto, ordina ai fornitori esterni scelti dagli acquisti i
materiali diretti ed indiretti necessari; (2) provvede al ricevimento,
allimmagazzinamento ed al rifornimento dei materiali ordinati, curando che i livelli di
scorta siano i minimi concordati; (3) provvede infine ai trasporti verso lesterno del
prodotto finito verso i clienti esterni.
In uneconomia globale dai tempi sempre pi compressi e gli spazi sempre pi ampi gli
aspetti logistici sono altamente critici per le imprese. Spesso la gestione della logistica
viene affidata a operatori specializzati che offrono servizi di movimentazione, trasporto
e gestione delle merci e operano in strettissima collaborazione e contiguit con lazienda
cliente.
3.2.7
Produzione
la funzione che si occupa della realizzazione del prodotto nel rispetto dei programmi
di produzione concordati in termini di quantit, di qualit e di costi assegnati e con il
livello di servizio richiesto, gestendo le risorse assegnate. Provvede alla pianificazione
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delle attivit produttive per il rispetto dei programmi, alla gestione degli impianti e
allallocazione del personale sulle linee e nei reparti produttivi, nonch alla
implementazione di nuove linee.
Sulla base dei cicli di produzione concordati con la funzione R/S e industrializzazione
stima i fabbisogni di manodopera diretta (cio degli operai allocati sulle linee
produttive) ed indiretta (cio degli operai che svolgono attivit di servizio, quali
manutenzione, trasporto materiali, redazione di report qualitativi). La funzione
Produzione si occupa inoltre dellorganizzazione del lavoro nei reparti produttivi
(divisione del lavoro, modalit di esecuzione, definizione del lay out di
reparto/stabilimento, controllo, turnazione).
La funzione Produzione spesso si occupa anche della manutenzione degli impianti,
anche se, in molti casi, la manutenzione pu essere presente come funzione autonoma o
fornita da societ esterne di servizi. Compito della manutenzione mantenere
infrastrutture, strutture, impianti, macchinari, attrezzature, sempre in condizioni di
perfetta efficienza e di rispetto della normativa sulla sicurezza e sullambiente. Altri
compiti della manutenzione riguardano la stima dei costi, la redazione di programmi
delle attivit prevedibili (manutenzione ordinaria), il pronto intervento richiesto dalla
fabbricazione per la riparazione di guasti e malfunzionamenti (manutenzione
straordinaria).
3.2.8
Marketing e vendite
La funzione marketing interviene nella fase finale della catena del valore e gestisce le
relazioni con il mercato ed i clienti. La funzione marketing, assieme alla Ricerca &
Sviluppo, ha il compito di curare lo sviluppo dei nuovi prodotti e il miglioramento di
quelli attuali. A tal fine essa ha il compito di effettuare periodiche indagini di mercato
attraverso cui si cerca di rilevare il livello di soddisfazione dei clienti rispetto ai prodotti
dellimpresa e quelli dei propri concorrenti, ma anche di individuare in anticipo gusti e
tendenze. Spesso queste indagini sono commissionate dalle imprese a societ di
consulenza specializzate esterne.
Su un piano pi operativo il marketing si occupa della promozione dei prodotti aziendali
attraverso la realizzazione di campagne pubblicitarie, materiale informativo,
sponsorizzazione di eventi culturali e sportivi, ecc. In tale veste spesso il marketing la
funzione che pi di ogni altra cura e promuove allesterno limmagine aziendale.
inoltre responsabili delle politiche di prezzo dellimpresa (sconti, promozioni, ecc.),
nonch dellassistenza post-vendita (customer care, politiche di fidelizzazione del
cliente). Cura infine gli aspetti relativi alla distribuzione del prodotto e alla vendita, per
esempio attraverso la gestione diretta di reti di vendita (agenti di vendita, filiali, show
room, reti di franchising), le cui caratteristiche dipendono dal tipo di prodotto nonch
dalle politiche aziendali in materia.
59
possibile collocare le funzioni aziendali sopra descritte nello schema della catena del
valore come illustrato in Fig. 3.2, in cui le frecce a tratto sottile evidenziano il flusso
fisico degli input dagli acquisti verso il cliente finale e la freccia vero il basso lattivit
di supporto e lallocazione di risorse dalle funzioni indirette verso le primarie.
Attivit di supporto
Finanza
Amministrazione
Acquisti
Personale e
Organizzazione
Ricerca &
sviluppo
Logistica in
entrata
Produzione
Logistica in
uscita
Qualit
Marketing
e vendite
Attivit primarie
Fig. 3.2 - Le funzioni aziendali e la creazione di valore
60
2.
3.
61
3.3.1
62
Punti di forza
1.
2.
3.
4.
5.
Facilita le economie di scala allinterno delle unit funzionali, riducendo i costi di struttura
e privilegiando obiettivi di efficienza
Permette lo sviluppo di conoscenze e capacit approfondite dei dipendenti e facilita
laddestramento specialistico
da preferire se limpresa produce uno solo o pochi prodotti simili
Assicura un controllo centralizzato, accentramento delle responsabilit di profitto e
controllo dei costi delle funzioni
Offre una buona flessibilit operativa e una rapida gestione delle eccezioni operative del
sistema di comunicazione e decisionale tramite la gerarchia
Punti di debolezza
1.
2.
3.
4.
5.
63
3.3.2
La struttura divisionale
64
Pianificazione e controllo
Direzione
finanza
Affari generali e
legali
Divisione Abbigliamento
Vendite e
Marketing
Produzione
Divisione
Tessuti
Direzione
del personale
Divisione
Arredamento
Vendite e
Marketing
Produzione
Direzione
Del personale
Una struttura divisionale comporta una maggiore reattivit della struttura (flessibilit)
ed una maggiore capacit di adattamento grazie a una maggiore vicinanza delle
singole divisioni di prodotto al mercato in cui essa operano. Un secondo aspetto
rilevante dato dalle dimensioni dellorganizzazione; la divisionalizzazione di una
struttura funzionale comporta, ovviamente, una riduzione delle dimensioni nelle singole
divisioni a parit di addetti: le unit costitutive di una divisione ricreano quindi una
dimensione nella quale il coordinamento sicuramente pi agevole ed i processi
decisionali molto pi rapidi.
Pregi della struttura divisionale sono: focalizzazione della struttura sul mercato, sulle
tecnologie di prodotto. La tab. 3.3 elenca in sintesi opunti di forza e debolezza di questa
struttura. Tra gli altri, utile sottolineare che tale modello organizzativo trova
applicazione - prevalentemente - nelle imprese di grandi dimensioni; tuttavia, va ricordato
che anche allinterno di una struttura funzionale si possono ritrovare modelli di
divisionalizzazione del lavoro; ad esempio, nella funzione R&D, i progettisti possono
essere organizzati per funzione specialistica (elettronici, meccanici, idraulici) oppure per
linea di prodotto (carrelli di movimentazione, avvolgitori, magazzini automatici). Il
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principale svantaggio a carico della struttura divisionale rappresentato dal suo costo: la
suddivisione delle risorse conseguente alla divisionalizzazione, riduce le economie di
scala e rende pi precario il coordinamento tra funzioni che apparten-gono a diverse
divisioni. In una struttura divisionale accade frequentemente che soluzioni gi
sperimentate allinterno di una divisione - con esiti positivi o negativi - siano oggetto di
studio presso unaltra divisione. Tuttavia, il costo del coordinamento tra divisioni spesso
pari ai vantaggi di tempo e costo che si potrebbero ottenere e questa considerazione,
certamente pessimistica, allorigine del fatto che solo in casi molto rari nelle strutture
divisionali si introducono meccanismi di coordinamento forte.
Tab. 3.3 - Caratteristiche della struttura divisionale
Punti di forza
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Punti di debolezza
1.
2.
3.
Elimina le economie di scala nelle unit funzionali determinando spesso una duplicazione
delle risorse specialistiche distribuite nelle diverse divisioni
Porta ad uno scarso coordinamento tra le linee di prodotto
Pu creare difficolt di coordinamento tra obiettivi globali ed obiettivi divisionali
66
3.3.3
La struttura a matrice
67
In questi casi una soluzione funzionale non sarebbe in grado di garantire un livello di
innovazione adeguato e una divisionale sarebbe inefficiente a causa dei ridotti volumi di
produzione per singolo prodotto.
Questa struttura adottata frequentemente nelle societ di engineering (studi tecnici,
aziende del settore impiantistico, cantieristico e nelle societ di servizi di consulenza) e
in generale nelle aziende che operano su commessa in settori a contenuto di know-how
medio alto. La peculiarit di questa struttura consiste nella possibilit di utilizzare in
modo efficace risorse scarse. Infatti, lattribuzione di una risorsa ad una linea di
prodotto (o ad un progetto) ne limiterebbe il tasso di utilizzo e, quindi, il rendimento
poich, lavorando su commessa, i volumi produttivi di ogni singolo progetto sono
contenuti.
Un ulteriore aspetto che assume rilevanza nelle scelte progettuali dellorganizzazione
dato dalla soluzione del trade-off specializzazione-innovazione: la specializzazione
consente di puntare alleccellenza specialistica, ma riduce la flessibilit, linnovazione
aumenta la flessibilit ma non consente lapprofondimento e la sedimentazione della
conoscenza. La struttura a matrice porta a superare (almeno nelle intenzioni) questa
dualit di obiettivi con lintroduzione di una dualit del rapporto organizzativo. Il
responsabile funzionale presidia la competenza specialistica e ne cura lo sviluppo mentre
il responsabile di prodotto, o di progetto, persegue obiettivi di costo, qualit e servizio al
cliente, utilizzando gli specialisti. Allinterno di queste strutture, dunque, le risorse si
collocano allincrocio di due distinte linee di governo, una funzionale e una di
progetto/commessa/prodotto. del tutto evidente che questa struttura si colloca in un
contesto caratterizzato da un elevato grado di instabilit e di incertezza. La manifestazione
pi evidente di tale turbolenza data dalla assenza, in queste organizzazioni, di un vero e
proprio catalogo prodotti: i prodotti stessi sono definiti pi in termini di ambiti di
applicazione, soluzioni custom, soluzioni e/o sistemi chiavi in mano. Una definizione
efficace dei prodotti offerti da queste realt dimpresa potrebbe essere la seguente:
offerta di specifiche tecnologie di risposta.
Tab. 3.4 - Caratteristiche della struttura a matrice
Punti di forza
1.
2.
3.
Assicura la condivisione flessibile delle risorse umane tra varie linee di prodotto
Offre opportunit per lo sviluppo di competenze sia funzionali sia di prodotto
E da preferire in organizzazioni di media grandezza che operano su commessa e che
hanno forti esigenze di personalizzazione dei prodotti
Punti di debolezza
1.
2.
3.
4.
68
Uno dei limiti pi forti della struttura a matrice la presenza di due linee di riporto
gerarchico per ciascuno dei membri dellorganizzazione. Ci fonte di possibile stress e
frustrazione per le risorse dellorganizzazione che pu degenerare in un vero e proprio
disordine organizzativo. Il governo di queste strutture richiede un forte impegno
personale da parte dei livelli direttivi; impegno che deve essere rivolto soprattutto alla
gestione delle relazioni interpersonali.
3.3.4
Le strutture orizzontali
Le strutture orizzontali rappresentano la risposta delle organizzazioni alle sfide poste dal
mercato sul livello delle prestazioni esterne: riduzione dei tempi di risposta e riduzione
dei costi. La necessit di orientare le organizzazioni al mercato (soddisfazione dei clienti)
fa si che nella progettazione organizzativa lenfasi sia trasferita dalle strutture ai processi.
Un processo definito come un insieme di attivit tra loro interrelate, finalizzate alla
realizzazione di un risultato definito e misurabile (il prodotto o servizio), che contribuisce
al raggiungimento della missione dellorganizzazione e che trasferisce valore al fruitore
del servizio (il cliente). Le caratteristiche distintive della struttura orizzontale possono
riassumersi in tre punti:
1.
Nella struttura sono introdotte delle unit di governo trasversali (Process Owners) cui
demandata la responsabilit di presidiare linsieme delle attivit che concorrono
allo sviluppo di un processo. Un processo per sua natura interfunzionale;
pertanto, i Process Owner agiscono come integratori forti della struttura
organizzativa. A differenza degli integratori full time, i Process Owner hanno la
facolt di incidere sul processo introducendo tutte le modifiche necessarie per
migliorarne le prestazioni. Ai responsabili di funzione demandato il compito di
presidiare le competenze specialistiche delle risorse (sviluppo delle risorse umane,
acquisizione delle tecnologie,), assicurando la competitivit nel tempo delle
diverse componenti dellorganizzazione.
2.
3.
69
Il principale pregio di queste strutture consiste nella sua specifica capacit di orientare
lorganizzazione al risultato utile; la visibilit del processo da parte dei singoli attori e
la misura delle performance del processo, basata su bisogni ed esigenze del cliente, sono
le due condizioni che portano ad escludere (o a limitare) il fenomeno della ricerca dell
ottimo locale tipica delle organizzazioni funzionali. In altre parole, il fatto che ciascuna
funzione cerchi di ottenere per s risultati ottimi (ottimo locale) non garantisce
lottimizzazione a livello complessivo dellazienda; infatti spesso le funzioni possono
avere obiettivi contrastanti, tipicamente enfasi sui costi e sullefficienza in Produzione,
enfasi su efficacia e attenzione al cliente da parte del Marketing.
Il limite pi evidente di queste strutture consiste nel profondo cambiamento culturale
che esse richiedono da tutte le componenti dellorganizzazione. Il riorientamento delle
strutture tradizionali in chiave di processo richiede un forte impegno da parte del
management ed un investimento in formazione di notevole entit: i programmi di
formazione investono tutti i livelli dellorganizzazione.
Nel seguito si riportano alcuni esempi di strutture organizzative con riferimento ad alcuni
casi aziendali.
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Cos ristrutturata, Trenitalia potr rispondere con maggiore efficacia all'esigenza di accelerare la
capacit di intraprendere nuove azioni commerciali, di presidiare in modo pi specifico sia il mercato
dei servizi ai passeggeri che quello della logistica orientandosi verso obiettivi di sviluppo tecnologico e
di fatturato. Questa scelta organizzativa si traduce, fondamentalmente, nel raggiungimento di un unico
importante obiettivo: mettere al centro della propria attivit il cliente, sia esso un cittadino che pretende
dal suo viaggio qualit e sicurezza, sia esso un'azienda che ha necessit di trasportare i suoi prodotti nel
rispetto dei tempi.
La Direzione Passeggeri segue il trasporto Locale, Nazionale e Internazionale dei viaggiatori
assicurandone la progettazione, lo sviluppo, la produzione, la manutenzione, la gestione e la vendita del
servizio. Grazie al volume di traffico realizzato, questo settore divenuto una realt importante della
mobilit nazionale: in media ogni anno, quasi 500 milioni di italiani si affidano a Trenitalia per muoversi
nelle regioni, nel Paese e in Europa. Anche Per questo, all'interno della Direzione, con la specifica
missione di garantire l' integrazione dei processi di business dei tre segmenti di mercato e lo sviluppo del
traffico internazionale stata istituita opera la struttura organizzativa Integrazione Business
Internazionale in risposta. Trenitalia continua a mantenere attivo un sistema di analisi e valutazione del
mercato per la definizione di strategie, in vista dei nuovi scenari competitivi che si andranno a delineare
con la liberalizzazione del trasporto ferroviario. Trenitalia, per vincere la sfida, oltre al potenziamento e
rinnovamento della flotta, punta sul miglioramento della qualit con la proposta di un prodotto globale
innovativo per un viaggio piacevole e rilassante in tutte le sue fasi. A questo scopo mette a disposizione
dei clienti nuovi servizi per soddisfare tutte le esigenze dei viaggiatori prima ancora di salire sul treno,
durante il viaggio e allarrivo (meeting point, sito web, desk informazioni, parcheggio, hostess in stazione
71
72
Esercizio e
manutenzio
ne
Amm.ne
Personal
Esercizio
Amm.ne e
Finanza
Controllo di
gestione
Affari
Generali
Direzione
Servizi
Tecnologici
Sicurezza
Manutenz.
Legali
Affari
Generali
Lavoro
Gare
(acquisiti)
Contabilit
Bilancio e
Tributi
Civile
E Penale
Contratti
Cassa
73
Pianificazione
Commerciale
e
Marketing
Servizi di
elaborazione
dati
Pian. e prog.
linee
Gestione
Comm.le
(esercizio)
Servizi di
Rete
Programmaz.
Servizio
Gare
(partecipazio
ne)
Comunic.
Esterna e
Marketing
importante osservare che il diagramma di fig. 3.10 puramente indicativo. Prima che
da considerazioni sulla turbolenza ambientale, la scelta della struttura influenzata da
fattori pi semplici, quali il numero e la variet di prodotti che lazienda realizza e le
sue dimensioni. Una media impresa mono prodotto adotter probabilmente una struttura
funzionale, anche se opera in un ambiente competitivo turbolento. Una grande impresa
multi-divisionale pu essere molto verticalizzata e burocratica. Una struttura a matrice
opportuna per lo pi solo quando si lavora prevalentemente su commesse di una certa
importanza.
Ladozione di criteri di carattere strategico per la scelta della struttura organizzativa
riconducibile a una serie di ricerche effettuate verso la fine degli anni 50 sui
74
Cambiamenti
lenti e
prevedibili
Strutturediditipo
tipo
Strutture
meccanicistico
meccanicistico
Ambiente
Ambiente
instabile
instabile
Cambiamenti
rapidi e
imprevedibili
Strutturediditipo
tipo
Strutture
organicistico
organicistico
75
conoscenze tacite che nellinsieme configurano quella che i teorici della Scuola delle
Relazioni Umane hanno definito organizzazione informale. La standardizzazione di
compiti, livelli di autorit e mansioni richiede una forte formalizzazione e quindi una
certa proliferazione di regole di natura burocratica.
La gamma retributiva (variet delle retribuzioni individuali) ristretta e piuttosto stabile. In
questo tipo di organizzazioni le retribuzioni sono strettamente collegate alle posizioni organizzative e soprattutto alla loro collocazione nella gerarchia; poich liniziativa e lautonomia individuale non sono incoraggiate sono scarsamente presenti forme di retribuzione
basate sul risultato; in altre parole laumento di retribuzione per lo pi legato ai passaggi
di carriera e allanzianit piuttosto che al raggiungimento o al superamento di obiettivi.
Un ambiente competitivo instabile richiede ladozione di modelli organizzativi
riconducibili a un paradigma di tipo organicistico, in cui lorganizzazione
metaforicamente rappresentata come un organismo biologico votato principalmente a
conseguire livelli di adattamento ambientale soddisfacenti, anzich allottimizzazione
efficientista della macchina (Morgan, 1991). Lorganismo instaura, infatti, un rapporto
di mutuo adattamento con lambiente e solitamente conosce il proprio ambiente solo in
modo parziale e incerto; anche le macchine operano in un ambiente, ma le
caratteristiche di questultimo si riducono a condizioni al contorno che necessario
assicurare per far funzionare la macchina in modo regolare e prevedibile. Stabilit
ambientale, per la macchina, significa essenzialmente che le condizioni al contorno non
mutano, o mutano lentamente e in ogni caso allinterno di intervalli di variabilit
accettabili.
Lorganizzazione che si ispira alla metafora dellorganismo solitamente caratterizzata
da una struttura piatta, in cui sono presenti pochi livelli gerarchici e che cambia con
elevata frequenza, per esempio attraverso laggiunta di unit organizzative a tempo
(team di progetto) o la creazione di nuove unit stabili. La posizione nella gerarchia non
necessariamente rappresentativa del peso politico di chi la occupa e lautorit per lo
pi basata sui livelli di professionalit, esperienza e conoscenze tecnico-manageriali
(competenze). Il controllo dei comportamenti e delle prestazioni debole in quanto si
tende a incoraggiare lautonomia degli individui. Limprevedibilit dei cambiamenti,
dovuta allinstabilit dellambiente esterno pu essere elaborata e risolta con successo
solo incentivando la creativit e lautonomia dei singoli. La riduzione dei livelli
gerarchici e lenfasi sullautonomia rende elevata lampiezza del controllo.
La crescita dellautonomia individuale coerente con un forte decentramento delle
decisioni dai vertici pi elevati ai livelli pi bassi della gerarchia. I compiti sono definiti
in modo generico e talora ambiguo, in quanto il loro grado di complessit rende
impossibile o comunque inutile una descrizione dettagliata e formale. Le organizzazioni
ispirate al paradigma organicistico dedicano poca attenzione alla standardizzazione del
comportamento attraverso procedure e job description e pongono invece enfasi su valori
e premesse generali che dovrebbero orientare lazione dei singoli, attraverso
lelaborazione di mission, carte dei valori, politiche di comunicazione e coinvolgimento
finalizzate a creare una cultura organizzativa in cui si enfatizzino specifici valori.
76
Struttura meccanicistica
Struttura organicistica
Molti
Pochi
Ristretta
Ampia
Elevata (vertice)
Bassa
Specializzati e definiti
In senso verticale
(superiore -> subordinato)
Orizzontale e verticale
Bassa
Alta
Alta
Bassa
Bassa
Ampia
I processi di comunicazione si svolgono sia in verticale, cio lungo la catena di comando, sia in orizzontale in quanto la comunicazione orizzontale favorisce lintegrazione e
linnovazione e facilita il trasferimento delle informazioni e delle conoscenze.
La mancanza di standardizzazione dei compiti e laumento della autonomia dei singoli
comportano uno scarso ricorso alle regole e alla burocrazia.
La gamma retributiva, cio la variet delle retribuzioni individuali, ampia e instabile.
In questo tipo di organizzazioni le retribuzioni sono collegate sia alle posizioni
organizzative, sia ai risultati e la cosiddetta retribuzione di risultato rappresenta una
parte significativa della retribuzione complessiva. La valutazione del personale
soprattutto basata sui risultati ottenuti pi che sul processo necessario a ottenerli ed
finalizzata a premiare, e dunque a incentivare, la creativit individuale, il problem
solving e la propositivit.
77
sizioni di responsabilit fra due o pi aree, creando nuove unit organizzative per il
controllo di processi critici non presidiati o accorpando pi unit esistenti
allinterno di una singola nuova unit;
b) una di adattamento allambiente competitivo, guidata cio dalla necessit
dellimpresa di rispondere in modo pi rapido o efficace ai bisogni del mercato e
alle sfide della concorrenza, per esempio attraverso la istituzione di nuove unit
organizzative cui demandata la responsabilit di presidiare certi settori e prodotti
strategici, o attraverso la creazione di team di progetto incaricati di sviluppare
innovazioni di prodotto e di processo.
La struttura organizzativa non va considerata dunque come stabile o immutabile. Al fine
di illustrare meglio questo aspetto, nel seguito si descrive una possibile traiettoria
evolutiva della struttura organizzativa basata sullipotesi della presenza di una relazione
tra le fasi del ciclo di vita di una impresa e le strutture organizzative adottate in corrispondenza dei cambiamenti che limpresa attraversa nel corso della propria esistenza.
importante precisare che tale traiettoria rappresenta solo unevoluzione plausibile
della struttura organizzativa, ma non una legge che tutte le imprese effettivamente
rispettano. solitamente agevole segmentare la vita di unimpresa in una successione di
stadi stabili intervallati da eventi critici pi o meno traumatici che possono mettere a
rischio la stessa sopravvivenza dellimpresa e comportano, in genere, profondi
cambiamenti nelle sue dimensioni, prestazioni e nella sua organizzazione interna.
First
Configuration
Second
Configuration
critical
event
Third
Configuration
critical
event
Time
Fig. 3.13 Configurazioni stabili ed eventi critici (Fonte: Raffa e Zollo, 2000)
Numerosi sono stati i tentativi di individuare delle fasi tipiche capaci di descrivere
levoluzione della maggior parte delle imprese effettuati dai sostenitori della cosiddetta
life-stage theory. Nel seguito assumiamo che nel suo sviluppo la maggior parte delle
imprese attraversi le seguenti cinque fasi:
1. Nascita (assenza di struttura)
2. Consolidamento (struttura semplice, organizzazione embrionale)
3. Formalizzazione (struttura formale, solitamente funzionale)
4. Gestione dellinnovazione (Strutture con team interfunzionali)
5. Diversificazione per crescita (struttura divisionale)
78
1. NASCITA
2. Organizzazione semplice
Aree di responsabilit
3. FORMALIZZAZIONE
3. Organizzazione funzionale
Funzioni aziendali
4. GESTIONE DELLINNOVAZIONE
Funzioni Aziendali
Capo
progetto A
Team di progetto
Capo
progetto B
5. Organizzazione divisionale
Divisione A
Divisione B
79
Divisione C
80
81
82
Waterman, Peters, e Phillips dopo aver riflettuto sui risultati delle loro ricerche decisero
di formulare uno schema di nuovo modello di organizzazione (il modello delle 7 S), che
in seguito discussero in una serie di seminari rivolti al top management di grandi aziende statunitensi ed utilizzarono per affrontare i problemi organizzativi di tali imprese.
Il modello delle 7 S (Fig. 3.15) considera lorganizzazione di un impresa come un
sistema complesso costituto da molteplici fattori interagenti che sono classificati in sette
macro-variabili:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
83
84
85
86
3. Sistemi Indica i processi formali e le procedure utilizzate per gestire unorganizzazione (sistemi di controllo di gestione; sistemi di gestione delle risorse umane,
sistemi di pianificazione, di budgeting, sistemi informatici, sistemi di distribuzione)
Quali sono i sistemi gestionali attualmente in uso? Quali sono i loro punti di forza e di
debolezza?
Il management utilizza i sistemi disponibili a supporto della propria attivit di gestione o
tende a farne a meno? In tal caso, per quale ragione specifica?
Come vengono misurate e valutate le prestazioni dellazienda e dei singoli?
I sistemi a disposizione dellazienda soddisfano le attese degli utenti e dellazienda?
Lorganizzazione dispone di sistemi necessari a svolgere il suo business? (ad es.
lorganizzazione ha un sistema per misurare la soddisfazione dei clienti?)
Quali sono i sistemi di management di cui ha bisogno la dirigenza per gestire
lorganizzazione?
Esistono competenze adeguate per lutilizzo di tali sistemi?
87
88
Struttura
Sistemi
Staff
Skills
Stile di
Leadership
Sistema di
Valori
Come comprendere ci che importante alla luce del modello delle 7 S? Confrontarsi
con il mondo reale rappresenta una sfida in quanto i problemi appaiono complessi ed
ambigui. Una delle difficolt maggiori legata alla gestione di un gran numero di
informazioni, molte delle quali sono di scarsa rilevanza ai fini dellanalisi. In
questottica, il modello delle 7 S rappresenta una guida, un paio di occhiali attraverso
89
cui osservare lorganizzazione di una impresa per individuare i fattori che sono veramente importanti al fine di realizzare unanalisi di un sistema organizzativo complesso.
In termini pratici, necessario in primo luogo individuare tutti i fattori che
potenzialmente rientrano in una delle categorie del modello delle 7S.
Successivamente, bisogna selezionare solo i fattori che hanno una forte rilevanza
rispetto allimpresa analizzata. In altri termini, bisogna focalizzare la propria attenzione
sui fattori che incidono sul successo (RISULTATI) dellimpresa in esame.
Spesso le informazioni di carattere storico (quando limpresa stata creata, da chi,
dove, etc.) non aiutano a comprendere il contesto attuale allinterno del quale
lorganizzazione opera. In altri casi invece possono essere molto utili.
Questa una fase critica della metodologia legata allapplicazione del modello delle 7
S. Se necessario, bisogna investire pi tempo di quanto inizialmente previsto.
Step 4: Alla luce del modello delle 7S identificare i problemi chiave e le sfide che
lorganizzazione deve affrontare.
E necessario osservare lorganizzazione come un sistema integrato di elementi diversi
fortemente correlati tra loro.
Dove sono le interrelazioni chiave tra i diversi elementi che compongono il sistema?
Quali sono i fattori che maggiormente contribuiscono a creare problemi al sistema?
Dove possibile osservare difficolt relative allintegrazione dei diversi elementi che
compongono il sistema?
Per esempio, la scarsa soddisfazione dei dipendenti pu essere originata da una vasta
gamma di fattori che va dalla poca chiarezza con cui sono stati definiti i ruoli e/o le
mansioni (struttura), allinadeguatezza del sistema di ricompensa (sistema),
dallapproccio negativo al lavoro (staff); alla supervisione inadeguata (stile). Molti
problemi organizzativi sono complessi; necessario quindi studiare a fondo il sistema
organizzativo per isolare un problema e comprenderne le cause.
Il risultato di questa indagine dovrebbe essere riassunto in una tabella simile a quella
riportata di seguito:
Problema
Variabili organizzative
interessate
Incoerenze
Problema # 1
Problema # 2
Problema # 3
La spiegazione dei singoli problemi deve essere chiara e concisa. Inoltre, deve essere
focalizzata su questioni specifiche. E necessario tener sempre presente che ci deve
essere un legame diretto tra il modello delle 7S ed i problemi identificati in questa parte
dellindagine. Nella logica delle 7 S i problemi originano da incoerenze interne
90
Problemi
Raccomandazioni
Problema # 1
Problema # 2
Problema # 3
91
92
93
Utilit
94
Tempo
Rischio
95
grandi committenti. Una volta realizzato linvestimento, tutto sembrava procedere per il
verso giusto, la domanda di mercato cresceva e le imprese cominciarono ad
ammortizzare linvestimento fatto. Allinizio degli anni novanta, si verific un
repentino cambiamento dello scenario politico ed economico che restrinse drasticamente la domanda e, in pochi mesi, molte imprese cessarono le attivit ed altre
entrarono in crisi. Ancora oggi, le imprese sopravvissute attraversano una fase
drammatica poich alla grave situazione di mercato si aggiunge una debolezza
finanziaria dovuta agli investimenti realizzati alla fine degli anni ottanta.
Queste tre implicazioni (utilit, tempo e rischio) sono fra loro strettamente connesse e
possono intrecciarsi in una variet di possibili combinazioni. Esistono investimenti
estremamente rischiosi e con ritorni di lungo periodo (acquisto di un aereo da trasporto
da parte di unaerolinea), cos come esistono investimenti a basso rischio e con ritorni
nel breve periodo (forniture agro-alimentari). Il modo in cui utilit, tempo e rischio si
combinano condiziona anche lattrattivit dellinvestimento. Ad esempio, unimpresa si
orienter verso un investimento ad elevato livello di rischio solo in previsione di grandi
profitti e, a tale scopo, cercher di valutare accuratamente leffettivo ritorno economico
dellinvestimento. Se, invece, linvestimento riguarda una tecnologia in rapida
trasformazione, limpresa sar attratta solo se il periodo di recupero dellinvestimento
breve, a tal uopo cercher di valutare con accuratezza in quanto tempo le entrate
ripagheranno o almeno pareggeranno lesborso iniziale.
Dunque, il riconoscimento dei benefici, il tempo di durata e il livello di rischio associati
allinvestimento, influenzano sia lattrattivit dellinvestimento sia i criteri attraverso
cui limpresa ne valuta la convenienza. Per questo motivo nella letteratura si trova
unampia variet di metodi di valutazione degli investimenti industriali.
Nel prossimo paragrafo verranno presentati sinteticamente i tre principali approcci.
4.3
96
metodi utilizzati combinano le tecniche tradizionali con quelle basate sulla valutazione
strategica.
Per illustrare la differenza tra i tre approcci si fa ricorso allesempio di un investimento
relativo ad un sistema di produzione. In questo caso si pu affermare che, lapproccio
tradizionale considera che il mix produttivo, che deve processare il sistema di
produzione, sia fissato e quindi valuta linvestimento attraverso la convenienza
economica in quelle specifiche condizioni. Lapproccio strategico, invece, pone
laccento sulle opportunit strategiche che la nuova tecnologia offre allimpresa.
Lapproccio combinato, infine, pone particolare enfasi sulle possibilit di adattamento
del sistema allambiente esterno.
Nella tabella 4.1 sono indicati i tre approcci e, per ciascuno di questi, vengono
evidenziate alcune tecniche utilizzate per valutare la convenienza degli investimenti. Per
ogni tecnica sono riportati i principali punti di forza e di debolezza. Si va dalla tecnica
del periodo di recupero, utilizzata nellambito dellapproccio tradizionale, che
particolarmente semplice da utilizzare ma che non attualizza i flussi di cassa (ricavi
meno i costi) relativi allinvestimento e, quindi, non considera che essi hanno un diverso
valore nel tempo; ai metodi a punteggio, sviluppati allinterno dellapproccio strategico,
che propongono degli indici che hanno il vantaggio di sintetizzare la capacit di un
investimento di soddisfare le esigenze strategiche dellimpresa, ma che si basano su un
non oggettivo meccanismo a punteggio; alle nuove tecniche del valore attualizzato netto
modificato, che fanno parte dellapproccio combinato, il cui obiettivo di quantizzare
limpatto delle prestazioni tecniche sui flussi di cassa, ma hanno il difetto che
richiedono una notevole conoscenza della tecnologia che si valuta.
97
98
Strategico
(non finanziario)
Approccio
Tradizionale
(economico/finanziario)
Punti di forza
Semplicit
Tecniche utilizzate
Periodo di Recupero
(Payback o Pay-out)
Punti di debolezza
Non considera i flussi di cassa successivi al periodo
di recupero.
Non attualizza i flussi di cassa.
Trascura il momento in cui si manifestano i flussi di
cassa.
Trascura i vantaggi non monetari.
Difficolt nel definire il periodo da prendere in
considerazione.
Non tiene conto della vita utile del progetto.
Possibilit di modificare il risultato cambiando la
politica degli ammortamenti.
Non tiene conto del valore del denaro nel tempo.
Trascura i vantaggi non monetari.
Criticit nella scelta del tasso di sconto da utilizzare.
Trascura i vantaggi non monetari.
Appendice A
Alcuni criteri di valutazione degli investimenti industriali
Questi appunti non si pongono l'obiettivo di una trattazione esaustiva delle tecniche di
valutazione degli investimenti industriali. A tal uopo si presentano solo alcune tecniche che hanno il
pregio di sintetizzare le principali problematiche connesse alla valutazione degli investimenti industriali.
Si rimanda alla bibliografia quanti desiderano approfondire l'argomento.
99
-1000
200
300
400
600
400
300
200
-1000
-800
-500
-100
500
900
1200
1400
(milioni Lire)
Nel primo anno, l'azienda recupera 200 dei 1000 milioni spesi per l'acquisto del centro
di lavoro, durante il secondo anno recupera altri 300 milioni che aggiunti ai 200 milioni
del primo anno fanno 500 milioni, al terzo anno si aggiungono ulteriori 400 milioni che
portano il recupero a 900 milioni. A questo punto l'impresa Alfa ha quasi recuperato
l'investimento iniziale, infatti mancano soltanto 100 milioni che riuscir a realizzare nei
primi due mesi del quarto anno4. Quindi il periodo di recupero risulter pari a quattro
anni e due mesi. Nel caso in cui i flussi di cassa non variano nel tempo possibile
utilizzare sinteticamente il rapporto:
PR= I/F
(1)
in cui:
PR= periodo di recupero
I= ammontare dell'investimento iniziale
F= flusso di cassa annuale
Esempio 2
La tecnica del periodo di recupero pu anche essere utilizzata per confrontare due
progetti alternativi. In questo caso verr scelto il progetto che osserva il periodo di
recupero pi breve.
-20
-20
-15
-10
-5
10
15
(milioni Lire)
Si ipotizzato che i flussi di cassa del quarto anno siano divisi in maniera uniforme sui 12 mesi
che costituiscono l'anno solare. In realt ci non sempre vero, pur tuttavia, all'interno del livello di
approssimazione connesso alla tecnica del periodo di recupero tale ipotesi pu considerarsi accettabile.
100
Esempio 3
L'azienda Gamma deve scegliere tra due possibili investimenti che richiedono ciascuno
un esborso iniziale di lire 900 milioni ed a cui corrispondono i flussi di cassa indicati in
tabella 3.
La tecnica del periodo di recupero suggerisce all'impresa Gamma che l'investimento C
preferibile all'investimento D poich esso ha un periodo di recupero di tre anni contro i
quattro anni dell'investimento D.
In base alla tecnica del periodo di recupero due progetti di investimento che hanno lo
stesso periodo di recupero sono da considerare indifferenti.
Tabella 3 - Flussi di cassa attesi dagli investimenti C e D
Anno
Investimento C
-900
300
300
300
300
Investimento C
-900
-600
-300
300
300
Investimento D
-900
400
200
200
100
Investimento D
-900
-500
-300
-100
Esempio 4
L'impresa Delta posta di fronte alla scelta tra l'investimento E e l'investimento F che
ad un esborso iniziale di 600 milioni fanno corrispondere i flussi di cassa riportati in
tabella 4.
La tecnica del periodo di recupero suggerisce che i due investimenti sono equivalenti,
poich per entrambi il periodo di recupero di tre anni.
Tabella 4 - Flussi di cassa relativi agli investimenti E ed F
Anno
Investimento E
-600
100
200
300
400
100
Investimento E
-600
-500
-300
400
500
Investimento F
-600
100
200
300
100
100
Investimento F
-600
-500
-300
100
200
Dagli esempi fatti si evincono i principali punti di forza e di debolezza della tecnica del
periodo di recupero. Per quanto riguarda i punti di forza, appare evidente che questa
tecnica ha il pregio della semplicit e dell'immediatezza. Utilizzando il periodo di
recupero unimpresa ha immediatamente una prima idea del periodo che occorre per
recuperare l'investimento iniziale. Per quanto riguarda i punti di debolezza, essi sono
principalmente tre:
questa tecnica non considera tutti i flussi di cassa relativi all'investimento, in
particolare non considera i flussi di cassa successivi al periodo di recupero. Se si
considerassero questi flussi di cassa l'impresa Delta, dell'esempio precedente,
101
opterebbe per l'investimento E che nei cinque anni indicati in tabella 4, ha un flusso
di cassa positivo di 500 milioni contro i 200 milioni dell'investimento F;
non si attualizzano i flussi di cassa, quindi non si considera il valore del denaro nel
tempo. Ad esempio un milione di lire vale pi oggi che domani poich questa cifra
potrebbe essere investita e dare un certo rendimento;
si trascura il momento in cui si manifestano i flussi di cassa. Ad esempio a parit di
periodo di recupero indubbiamente preferibile un investimento che concentri i
flussi di cassa pi alti negli anni iniziali.
Esempio 5
Investimento G
-600
100
200
300
100
100
Investimento G
-600
-500
-300
100
200
Investimento H
-600
300
200
100
100
100
Investimento H
-600
-300
-100
100
200
Profitto medio
Investimento
(2)
Esempio 6
Limpresa Eta deve acquistare un FMS che richiede un investimento iniziale di 2,1
miliardi di lire. I flussi di cassa a lordo delle tasse, lammortamento annuo5 e lutile (al
lordo delle tasse ed al netto dellammortamento) sono riportati in tabella 6.
Il ROI risulter:
ROI = 300/2100= 14,3%
Per determinare l'ammortamento si considerato un periodo di sette anni ed una legge lineare,
conseguentemente all'investimento di 2100 milioni corrisponde un ammortamento annuo di 300 milioni.
102
(milioni Lire)
500
600
700
700
600
600
500
Ammortamento annuo
(milioni Lire)
300
300
300
300
300
300
300
Utile
(milioni Lire)
200
300
400
400
300
300
200
Si tratta del pi noto e forse del pi utilizzato criterio di valutazione degli investimenti
industriali. Sommando i flussi di cassa attualizzati (DCF=discounted cash flows),
ovvero scontati al costo del capitale, si ha il Valore Attualizzato Netto o NPV (Net
Present Value) che mette, quindi, in relazione i profitti futuri attesi con il costo
dell'investimento iniziale:
N
NPV =
i-1
CASHFLOW i
-I 0
(1+R) i
(3)
dove:
Io = investimento iniziale;
N = vita operativa stimata dell'investimento;
cash flowi = flussi di cassa all'anno i;
R (Discount rate) = tasso di sconto che permette di attualizzare i flussi di cassa;
1/(1+R)i = fattore di attualizzazione.
Tale tasso di sconto, in linea di massima, varia a seconda del settore e della particolare
impresa. Se NPV negativo l'azienda rifiuter l'investimento, se positivo esiste un
recupero dell'investimento fatto.
103
Esempio 7
(milioni Lire)
350
450
400
200
100
Per determinare il NPV dell'investimento si costruisce una tabella in cui sono riportati
per ciascun anno il flusso di cassa, il fattore di attualizzazione (nel nostro caso nella
formula di attualizzazione si pone R uguale al costo del capitale 15%), i flussi di cassa
attualizzati e il NPV come somma dei flussi di cassa attualizzati.
Poich il NPV al quinto anno positivo (ed uguale a 72,0) l'investimento accettabile.
Tabella 7.2 - Net Present Value dell'investimento
Anno
Flussi di cassa
Fattore di
attualizzazione
Valori
Attualizzati
Valori Cumulati
(attualizzati)
-1000
1,000
-1000
-1000,0
350
0,870
304,5
-695,5
450
0,756
340,2
-355,3
450
0,658
263,2
-92,1
200
0,572
114,4
22,3
100
0,498
49,7
NPV=72,0
Esempio 8
(milioni Lire)
500
500
500
500
500
104
Flussi di cassa
Fattore di
attualizzazione
Valori
Attualizzati
Valori Cumulati
(attualizzati)
2000
1,000
-2000
-2000
500
0,870
435
-1565
500
0,756
378
-1187
500
0,658
329
-858
500
0,572
286
-572
500
0,498
249
NPV=-323
In questo caso il NPV negativo (-323), quindi, i flussi netti di cassa non riescono a
ripagare l'investimento, questo significa che l'investimento da rifiutare.
La tecnica del NPV pu essere utilizzata per un confronto tra progetti alternativi. In tal
caso, a parit di ogni altra condizione, l'impresa opter per l'investimento che presenta il
valore migliore del NPV.
Esempio 9
(milioni Lire)
500
400
500
300
200
100
(milioni Lire)
600
900
900
600
400
400
Flussi di cassa
Fattore di
attualizzazione
Valori
Attualizzati
-1200
1,000
-1200
-1200
500
0,833
416,5
-783,3
400
0,694
277,6
-505,9
500
0,579
289,5
-216,4
300
0,482
144,6
-71,8
200
0,402
80,4
8,6
100
0,335
33,5
NPV = 42,1
105
Valori Cumulati
(attualizzati)
Anno
Flussi di cassa
Fattore di
attualizzazione
Valori
Attualizzati
Valori Cumulati
(attualizzati)
-2100
1,000
-2100
-2100
600
0,833
499,8
-1600,2
900
0,694
624,6
-975,6
900
0,579
521,1
-454,5
600
0,482
289,2
-165,3
400
0,402
160,8
-4,5
400
0,335
134,0
NPV = 129,5
Flussi di cassa
Fattore di
attualizzazione
Valori
Attualizzati
Valori Cumulati
(attualizzati)
-1200
1,000
-1200
-1200
500
0,870
435
-765,0
400
0,756
302,4
-462,6
500
0,685
342,5
-120,1
300
0,572
171,6
51,5
200
0,498
99,6
151,2
100
0,432
43,2
NPV = 194,3
Flussi di cassa
Fattore di
attualizzazione
Valori
Attualizzati
Valori Cumulati
(attualizzati)
-2100
1,000
-2100
-2100
600
0,870
522,0
-1578
900
0,756
680,4
-897,6
900
0,685
592,2
-305,4
600
0,572
343,2
37,8
400
0,498
199,2
237,0
400
0,432
172,8
NPV = 409,8
106
Come si vede, i valori attuali netti dei due investimenti sono aumentati. Il NPV
dellinvestimento A passato da 42,1 a 194,3 mentre quello dellinvestimento B
cresciuto da 129,5 a 409,8. Il NPV un indicatore sensibile al tasso di sconto ed alle sue
variazioni. Una sua non corretta stima potrebbe comportare un grave errore nella
valutazione dellinvestimento o peggio, nel caso di confronto tra diverse tecnologie,
orientare limpresa verso un investimento che in realt non affatto la soluzione pi
conveniente. La scelta del valore del tasso di sconto R da utilizzare nella valutazione del
NPV un'operazione critica che dipende dalla specificit del caso trattato. Ad esempio,
se l'azienda nuova, si potrebbe utilizzare il tasso medio di remunerazione del capitale
nel settore in cui deve operare l'impresa. Se l'azienda gi esistente, si potrebbe
utilizzare il tasso di remunerazione del capitale dell'impresa. Infatti, molto probabile, a
meno che l'investimento non sia obbligato da fattori strategici, che l'impresa si orienti
verso investimenti che migliorino il tasso di remunerazione del capitale dell'impresa.
A.1.4 Il tasso interno di rendimento
NPV =
i-1
CASHFLOW i
-I 0 = 0
(1+R) i
CF .
1
(1+IRR)
i
-I 0 = 0
i-1
ovvero:
N
CF .
1
(1+IRR)
i
= I0
i-1
(1+IRR)N - 1
= I0
IRR . (1+IRR)N
da cui:
CF
=
I0
IRR
1
1(1+IRR)N
107
Nella formula i termini noti sono: il valore dell'investimento iniziale (Io), i valori dei
flussi di cassa per ciascun anno (Cash Flow), la durata dell'investimento (N).
L'incognita rappresentata da IRR.
Il valore dell'IRR si individua per tentativi. Ad un progetto di investimento si applica un
tasso di sconto e si determina il NPV, se questo diverso da zero si modifica il tasso di
sconto finch si ottiene il tasso al quale il progetto in pareggio, ovvero NPV eguale a
zero (Figura 1). Il valore finale del tasso ottenuto il tasso interno di rendimento del
capitale investito nel progetto.
R=X
Calcolo
NPV
=0
IRR=R
<0
>0
R= X - D
R= X + D
108
verso il valore di R che rende NPV=0, ovvero R=20,76. Tale valore deve risultare
almeno superiore al costo del capitale affinch l'investimento sia accettabile6.
La tecnica dellIRR consente di confrontare, a parit di ogni altra condizione, diversi
investimenti. Linvestimento migliore risulter quello a cui corrisponde il pi alto
valore dellIRR. Riprendendo il caso dell'impresa Kappa (esempio 9) il problema
potrebbe essere risolto attraverso la tecnica dell'IRR. In questo caso il tasso interno di
rendimento dell'investimento B (IRRB=22,7) risulta maggiore di quello
dell'investimento A (IRRA=21,7), ci conferma la scelta dell'investimento B, cos come
emerso con la tecnica del NPV.
NPV=12,3
R=15
R=21
NPV=-0,415
NPV=0,018
R=20,75
NPV=-0,0
R=20,76
R=20,8
NPV=-0,067
R=25
NPV=-6,39
109
Tali attributi danno una serie di benefici dei quali solo alcuni sono quantificabili facilmente in
valori monetari. Questo il motivo per cui spesso tali benefici sono denominati benefici intangibili. E'
difficile pervenire ad una esaustiva quantificazione dei benefici intangibili, data l'intrinseca difficolt e
complessit di un siffatto compito. Esistono per delle possibilit di stimare indirettamente l'impatto
economico di tali benefici. Ad esempio, il fatto di avere una pi motivata forza lavoro pu essere
misurato in termini di risparmio sul costo dell'assenteismo. Cos come i benefici relativi alla qualit
possono essere espressi attraverso il valore economico della riduzione dei componenti difettosi.
8
In realt, alcuni autori ritenevano non necessaria un'analisi delle variabili intangibili, soprattutto
perch si pensava che qualsiasi stima non sarebbe stata completamente esatta; si pu, per, obiettare che
il non considerare i benefici intangibili equivale a porli in ogni caso uguali a zero, fornendo quindi una
stima errata dell'investimento (Seamans, 1987).
110
un metodo orientato al risultato che trova larga applicazione soprattutto nella pratica
aziendale. Il metodo si basa sulla determinazione di un indice (punteggio) che sintetizza
la capacit della tecnologia di rispondere alle esigenze strategiche dell'impresa.
L'indice viene costruito in tre fasi:
vengono definiti gli obiettivi e la loro importanza relativa. A ciascun obiettivo "i"
(flessibilit, efficienza, qualit, tempi di risposta, ecc.) assegnato un peso
normalizzato ai che rappresenta la sua importanza relativa. In tal modo si costruisce
il vettore importanza degli obiettivi A=(a1, a2, , an);
Pj =
ai T ji
111
Esempio 12
T2 = (8, 8, 3, 4)
T3 = (2, 7, 6, 8)
Per il calcolo del punteggio P da associare alle tre tecnologie si costruisce la tabella 12.1
dalla quale emerge che la tecnologia T3 risulta la pi idonea agli obiettivi dell'impresa
Omega in quanto realizza un totale di 14,3 punti rispetto agli 11,7 della tecnologia T2 e
ai 10,8 della T1.
Tabella 12.1 - Calcolo del punteggio P delle tre tecnologie T1, T2 e T3
Flessibilit
Sicurezza
Econom.
Integrit
Punteggio
totale
Importanza dell'obiettivo
0,2
0,7
0,3
0,9
Prestazioni tecnologia T1
P1 =10,8
Prestazioni tecnologia T2
P2 =11,7
Prestazioni tecnologia T3
P3 =14,3
l'impresa in quanto sistema complesso ha una variet di obiettivi tra loro non
indipendenti, il rischio quello di considerare parzialmente pi volte lo stesso
obiettivo. Ad esempio, l'obiettivo sicurezza potrebbe essere in parte incluso nella
integrit, in tal caso, considerare entrambi equivarrebbe a far pesare due volte la
stessa variabile;
112
Sicurezza
Econom.
Integrit
Punteggio
totale
Importanza dell'obiettivo
0,5
0,8
0,3
0,6
Prestazioni tecnologia T1
P1 =11,3
Prestazioni tecnologia T2
P2 =13,7
Prestazioni tecnologia T3
P3 =13,2
Il tentativo di determinare il valore economico delle opzioni strategiche fa inserire questa tecnica
all'interno dell'approccio del Net Present Value modificato (Azzone, Bertel, 1991).
113
Per una trattazione su quest'approccio si rimanda ai contributi di Azzone e Bertel (1990, 1991)
CIM l'acronimo di Computer Integrated Manufacturing
114
Nonostante questi limiti, negli ultimi anni si sono sviluppate numerose tecniche
riconducibili a quest'approccio. Per quanto ci interessa il capitolo 5 interamente
dedicato allo sviluppo di un modello di valutazione della tecnologia nel settore del
trasporto aereo che si colloca nell'ambito di questo filone di analisi.
115
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