Il Concilio Vaticano II tra applicazione e polemiche
Il Concilio Vaticano II rappresenta una pietra miliare nella storia della
Chiesa, ma la sua interpretazione, l'applicazione dei suoi insegnamenti e soprattutto il rafforzamento dei dettami Magisteriali, solleva ancora molte discussioni. Il dibattito su quanto il Concilio Vaticano II ha sancito e sulle applicazioni pastorali dei suoi insegnamenti cos importante che pi di 200 storici e teologi si riuniranno in Vaticano dal 25 al 27 febbraio proprio per discutere l'attuazione del Concilio Vaticano II. La riunione a porte chiuse stata organizzata dalla Commissione teologica-storica dl Giubileo, nell'ambito delle riflessioni richieste dal Santo Padre per elaborare un esame di coscienza in occasione del Giubileo. I primi due simposi avevano trattato la questione dell'antigiudaismo e dell'inquisizione. Secondo Mons. Rino Fisichella, vescovo ausiliare di Roma, e vicepresidente della Commissione storico-teologica del Comitato per il Giubileo Sara' un convegno ''importante, delicato, provocatorio''. Il simposio prevede anche gli interventi del card. Joseph Ratzinger su ''L'ecclesiologia di comunione'' e del Papa su ''La chiesa del terzo millennio forte della profezia del vaticano II''. Interverranno anche il card. Etchegaray, mons. Scola, e il teologo prof. Albert Vanhoye In merito al tema di questo Simposio Fisichella ha aggiunto che: Sara' un momento delicato perche' l'esame di coscienza comporta sempre la verifica di alcune mancanze. Si dovra' comprendere perche' alcuni insegnamenti non trovano ancora spazio nelle nostre comunita' e perche' si sono inseriti alcuni abusi che non hanno a che vedere con le indicazioni conciliari. Sara' infine un momento provocatorio perche' dovra' stimolare a recuperare la grande ricchezza ancora nascosta nelle pagine del Concilio''. Il Concilio Vaticano II breve storia Il Vetunesimo Concilio ecumenico, pi noto come Concilio Vaticano II stato annunciato da Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959, convocato a Roma il 25 dicembre 1961 fu aperto alla presenza del Papa e di 2540 padri conciliari l'11 ottobre 1962 nella Basilica di San Pietro a Roma. Il Concilio si chiuse l'8 dicembre 1965. Il Concilio si avvalse della consulenza di oltre 200 teologi (periti) Gli osservatori delle comunit ecclesiastiche non cattoliche furono all'Inizio 35 ed alla fine 93. Nel discorso di apertura Giovanni XXIII indic quale scopo principale dell'assemblea in un rinnovamento complessivo nella dottrina e nella vita della Chiesa. Poi il 3 giugno 1963 Giovanni mor ed allora Paolo VI decise la continuazione del Concilio . Alla riapertura 29 Settembre Paolo VI sottoline il carattere pastorale dell'Assemblea e l'importanza della discussione sull'essenza della Chiesa, in particolare del ministero episcopale. Per la prima volta furono ammessi 11 laici come uditori. Pi tardi anche alcune donne. Un altra novit fu l'istituzione dell'ufficio stampa del Concilio. Nel dicembre del 1965 Paolo VI annunci l'istituzione del Sinodo dei Vescovi. come forma di governo collegiale.
Tanti argomenti in discussione e soprattutto valutazioni controverse: c'
chi sostiene che sia stato la salvezza per la Chiesa chi dice che stato un disastro Come al solito bisogna distinguere i fatti dalle interpretazioni e soprattutto la realt dalle strumentalizzazioni in chiave politica. La stampa e la pubblicistica corrente per esempio tenta di dare una
valutazione solo politica al Concilio:
A questo proposito basta guardare come vengono valutati i Papi Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI. Per esempio Pio XII viene descritto come espressione della chiesa preconciliare, chiuso riservato, tradizionalista, mentre il realt fu lui il primo vero architetto che mise le basi per fare il Concilio. Pio XII aveva creato una commissione di studio per preparare il Concilio. Ma lui era vecchio e malato ed i tempi non sembravano maturi per la proclamazione. Tocc quindi a Giovanni XXIII aprire il Concilio. Il contributo di Pio XII comunque evidente nei lavori conciliari; Non un caso che dopo la Sacra Scrittura la fonte pi citata dal Concilio Vaticano II proprio Pio XII. I testi conciliari non di rado si riferiscono al suo Magistero ed in altri luoghi lo citano implicitamente; riferimenti e citazioni dei documenti di Pio XII abbondano ancora di pi nelle note giustificative. Eppure i libri di storia scrivono che Giovanni XXIII annunci all'improvviso ed in maniera inaspettata il Concilio. Mentre era una decisione matura e gi in parte preparata dalla Chiesa. Giovanni XXIII viene descritto come il Papa socialista colui che ha rivoluzionato la Curia e il modo di fare il Papa, invece stato un Pontefice molto pi conservatore di quanto si creda. Aveva questa grande carisma della bont, era molto aperto e fiducioso nei rapporti umani, ma aveva un idea della gerarchia ecclesiale abbastanza statica. Per esempio mentre con Pio XII, Paolo VI e Giovanni Paolo II c' l'internazionalizzazione della Curia e la nomina di una percentuale molto pi alta di cardinali provenienti dai Paesi emergenti, con Giovanni XXIII questa tendenza ribaltata. Pio XII cre 56 cardinali di cui 36 europei (il 64%) e solo 14 italiani (il 25%); Giovanni XXIII fu il pi eurocentrico 52 cardinali di cui 37 europei (71%) e 22 italiani (24%). Con Paolo VI e GPII l'internazionalizzazione del collegio fa passi da gigante. papa Montini crea solo 38 italiani su 144, GPII appena 37 su 157. Il processo di internazionalizzazione della Curia iniziato con Pio XII, momentaneamente frenato con Giovanni XXIII, ha accelerato con Paolo VI ed stato favorito da Giovanni Paolo II. E poi Paolo VI, salutato all'inizio come un grande progressista viene oggi accusato da quegli stessi ambienti che lo lodavano, come il grande traditore, colui che spinto dalla Curia romana fece la svolta conservatrice, favorendo al Concilio la minoranza reazionaria a scapito di una maggioranza progressista. Le accuse contro Paolo Vi si basano esclusivamente su come egli si comport in occasione di alcuni fatti salienti che determinarono i lavori del Concilio. Laceranti e complessi problemi che vennero sollevati al Concilio Vaticano II i cui strascichi sono ben presenti negli anni del post Concilio fino ai nostri giorni...come la Collegialit Episcopale alla luce del suo rapporto con il Primato del Successore di Pietro e quello della morale cattolica in merito alla contraccezione. In merito al Primato di Pietro, prima della votazione della Costituzione Dogmatica su La Chiesa (Lumen gentium) ed in particolare al n. 22 del capitolo Terzo in cui si discute della collegialit, papa Paolo VI invi una Nota explicativa Previa in cui riaffermava il Primato che il Vicario di Cristo ha nella Chiesa pur aperta a tutta la collegialit e che i testi sarebbero stati votati alla luce di quella nota previa e che quindi non era possibile un'altra interpretazione ai testi al di fuori di quella che veniva data dalla Nota Previa. Tale atto fu necessario per evitare tendenze che avrebbero indebolito o sminuito la portata del Primato di Pietro. La Nota Previa fu comunicata ai Padri Conciliari dal Segretario Generale per volere dell'Autorit suprema e prima della votazione del capitolo
terzo il 16 novembre 1964.
In questo modo Paolo VI evit che si arrivasse ad una spaccatura con conseguente divisione su un tema cos importante come quello del Primato di Pietro e il ruolo della collegialit. Argomento ancor oggi molto discusso. Su questa questione che sembra di poco conto voglio riportarvi il racconto che mi stato fatto da un membro della Commissione teologica dottrinale del Concilio Vaticano II. Sembra infatti che, indeboliti dalle critiche del secolarismo e soprattutto influenzati dalle idee dei protestanti, alcuni rappresentanti della Chiesa del Belgio, Olanda e Germania guidassero un gruppo pi vasto che voleva votare un documento dogmatico in cui il Primato del Papa si manifestasse in maniera un p pi debole. Questo, dicevano, avrebbe favorito il dialogo ecumenico. Le argomentazioni erano abbastanza convincenti, tanto che Paolo VI, quando un gruppo di 17 cardinali insieme ai generali delle diverse Congregazioni religiose, sollevarono critiche a questa impostazione, rispose duramente confermando il suo sostegno al gruppo degli innovatori; Tutto cambi quando, un membro della Commissione teologico storica venne in possesso di una lettera scritta in olandese in cui si spiegava di votare un testo ambiguo sul primato del papa, dopodich a Concilio finito, le implicazioni di questo avrebbero impedito al Pontefice stesso di scrivere perfino un enciclica senza il consenso dei Vescovi. La lettera fu fatta pervenire a Paolo VI, che scoperto l'inganno decise insieme ad un teologo di sua fiducia di impedire l'attuazione,ne di questo progetto attraverso l'introduzione della Nota explicativa praevia. Nessuno sa come quel tipo di lettera fin nelle mani sbagliate. Alcuni dicono che fu la provvidenza, altri sostengono che qualcuno non tanto convinto della faccenda, pass la lettera alla minoranza. Sta di fatto che con la Nota Praevia Paolo VI imped l'indebolimento del Primato del papa, che oggi sappiamo essere decisivo per l'unit e la forza della Chiesa cattolica. L'altro argomento utilizzato dai critici di paolo VI riguarda quello che tecnicamente viene chiamato lo schema 13 degli Annnexa sui rapporti tra Chiesa e mondo dov'era inserita una trattazione sui problemi della famiglia. La commissione incaricata dello schema decise di inserire la trattazione del problema della limitazione delle nascite e della liceit o non liceit della contraccezione negli Annexa, insieme ad altri problemi come l'eventualit del celibato ecclesiastico. Anche in questo caso la tendenza era quella di accettare come lecito l'utilizzo della pillola anticoncezionale. Verso la fine del 1963 diversi teologi, L. Janssens, W. van der Marck e J. M. Reuss, scrissero articoli in cui si tendeva a dimostrare la liceit delle pillole antiovulanti in funzione di una cristiana regolazione della fecondit1. Il fatto non poteva passare inosservato alle autorit centrali della Chiesa, tanto pi che alcuni voci di Vescovi vi avevano fatto eco, l'episcopato olandese, mons. J. C. Heenana, arcivescovo di Westminster a nome dell'Episcopato dell'Inghilterra e del Galles e mons. Th. Roberts ex arcivescovo di Bombay. Il cardinal Ottaviani in una intervista concessa ad un quotidiano italiano si lament che l'una e l'altra autorit locale esprima concetti dottrinali su questioni dibattute e per parte sua respinse categoricamente l'equivalenza etica tra continenza periodica e pillole antiovulanti2. La diffusa propaganda a favore di una mentalit contraccettiva, ed una rappresentazione esagerata della questione demografica favorirono una certa confusione, al punto che la commissione che Giovanni XXIII aveva istituito per lo studio dei problemi della popolazione, della famiglia e della natalit, e alla quale Paolo VI affid dopo averla ampliata, l'approfondimento del tema degli anticoncezionali, a maggioranza si pronunci favorevolmente sul controllo artificiale delle nascite attraverso medicamenti contraccettivi3. Fu a questo punto che Paolo VI intervenne parlando al Sacro Collegio il 23 giugno 1964. Egli sostenne di ritenere il problema del controllo delle
nascite come "estremamente grave" ed "estremamente complesso e delicato".
Quanto alla Chiesa disse che essa deve affermare anche la sua competenza quella cio della legge di Dio, che essa interpreta4. Paolo VI riconferm la validit delle norme date da Pio XII e soggiunse: in tema di tanta gravit sembra bene che i cattolici vogliano seguire un'unica legge, quale la Chiesa autorevolmente propone. Paolo VI avoc a s la trattazione e la soluzione del problema. E a Concilio ecumenico Vaticano II concluso scrisse l'enciclica Humanae vitae per la propagazione della vita umana secondo l'ordine naturale e cristiano, ribadendo definitivamente la non liceit della pillola contraccettiva. soprattutto su queste due questioni:Primato di Pietro e morale sessuale che i progressisti considerano irrisolte perch non sono d'accordo su come Il Concilio e l'attuale Pontefice le hanno interpretate. Nel suo intervento al Sinodo D'Europa il Cardinale Carlo Maria Martini si riferito soprattutto a queste, quando ha richiesto nuove forme di collegialit, e la convocazione di un terzo Concilio. Alla proposta di Martini sono seguiti alcuni interventi da parte di altri gruppi presenti nella Chiesa, a cui la stampa ha dato un risalto pi grande di quanto in realt questi gruppi rappresentano. Gli intellettuali cattolici francesi riuniti nel circolo 'Paroles' (Parole) per esempio chiedono ''un nuovo Concilio'' e sollecitano, in particolare, alla gerarchia cattolica ''un cambiamento di discorso nei settori della bioetica e della morale familiare, coniugale, sessuale''. Il gruppo propone ''di modificare l'esercizio dell'autorita' nella chiesa'' e, di aprire dibattiti sull'ordinazione di uomini sposati, la diaconia e la responsabilita' delle donne nella vita della chiesa. Il Regno, rivista dei Dehoniani ha chiesto in un editoriale pubblicato a gennaio che IL PAPA NON GOVERNI DA SOLO". "Il problema - si spiega nell'editoriale - non puo' essere ricondotto funzionalisticamente alle condizioni di salute del papa o alle sue dimissioni, ma deve essere ricondotto ecclesiologicamente al processo di ingessatura della chiesa". Hanno scritto le agenzie stampa che La rivista sembra approvare le clamorose proposte avanzate dal card. Carlo Maria Martini durante il recente Sinodo Europeo. "Si possono immaginare, nel governo della chiesa afferma il testo - strumenti nuovi o la rivisitazione di antichi". Ad esempio, "prima del Concilio di Trento, l'istituzione concistoriale svolgeva un ruolo senatoriale accanto al papa; che cosa impedisce - si chiede 'Il Regno' - di dare oggi all'insieme dei cardinali un ruolo analogo di senato permanente, di svolgere cioe' una funzione di consiglio?". Un'assemblea, cioe', "in cui la rappresentanza della chiesa cattolica e' piu' elevata rispetto ai dicasteri di Curia". Questa linea, sostiene la nota, sarebbe coerente con l'impostazione data da Giovanni Paolo II al suo pontificato,durante il quale, del resto, sono stati convocati i cardinali ben 5 volte, sia pure in forma saltuaria. In una intervista a Die Welt (Nella Chiesa cattolica si fa sentire l'appello a un nuovo Concilio, Die Welt 19 febbraio 2000) Il segretario del Pontificio Consiglio per l'Unit dei Cristiani, il vescovo - di curia Walter Kasper, ha scritto: "Il Papa non pu decidere da solo tutto" "Sono stato a lungo assai critico verso il pensiero di un nuovo Concilio, in quanto ero dell'opinione che l'ultimo Concilio non stato ancora del tutto recepito. D'altro canto, vi sono questioni importanti nella nostra Chiesa, che probabilmente il Papa non pu affatto decidere da solo o quanto meno non pu tanto semplicemente attuare da solo e che con questo necessitano di un consenso dell'Episcopato". Kasper soggiunge: "Che si tratti ora di un Concilio oppure di un sinodo generale, sono questioni su cui si pu e si deve discutere". La soluzione di molti problemi controversi necessita di "un pi forte legame della Chiesa universale". Fra le questioni pi scottanti si annoverano da anni fra l'altro la morale di coppia e sessuale, il ruolo dei laici nella Chiesa, il primato del Papa e il centralismo romano". Ancora pi pi esplicito il riferimento a queste questioni quello dello
storico della Chiesa prof. Giuseppe Alberigo, che ha scatenato la risposta
dell'Osservatore Romano Il prof. Giuseppe Alberigo, direttore dell'Istituto di Scienze religiose dell'Universita' di Bologna, ha appena pubblicato in coedizione mondiale da Peeters/Il Mulino, il quarto volume della monumentale opera ''Storia del Concilio Vaticano II''. L'opera che l'Alberigo ha definito come una delle pi autorevoli a livello internazionale stata duramente criticata da l'Osservatore Romano del primo febbraio. Con un lungo articolo mons. Agostino Marchetto, arcivescovo che vive a Roma, gi Nunzio a servizio della Segreteria di Stato nonch Nunzio alla FAO , ha accusato l'opera di Alberigo di essere ''inficiata da animosita' non scientifica''. A giudizio di mons. Marchetto nella ''Storia'' curata da Alberigo ''continua ad aleggiare un elemento ideologico che traspare anche da varie animosita' ingiustificate e non scientifiche contro personaggi della minoranza conciliare, elemento che arriva in fondo a considerare come 'vero' Concilio vaticano II quello di papa Giovanni XXIII, ritenuto 'innovatore' e 'progressista', piuttosto che l'altro Concilio, di Paolo VI' Invece, -sottolinea mons. Marchetto- il magno Concilio fu uno ed indivisibile. L'Osservatore Romano accusa, inoltre, Alberigo di ''una certa insensibilita''' verso talune questioni care invece alla Chiesa cattolica e di giudizi storici ''ingiusti'' verso papa Montini, oltre all'incapacita' di comprendere che il Concilio non puo' essere paragonato alle discussioni che si svolgono al Parlamento. Marchetto critica soprattutto l'analisi dei diversi gruppi e posizioni al Concilio e la suddivisione oltranzista che Alberigo fa, definendo inadeguate lesuddivisioni tra "progressisti" e "conservatori. Uno dei punti centrali della discussione riguarda il Primato del Papa. Alberigo riflette le posizioni dei gruppi che vorrebbero un indebolimento di questo Primato in favore di un processo assembleare di tipo democratico, mentre il Concilio, e mons. Marchetto lo sottolinea, ha ribadito l'insegnamento tradizionale. Per questo motivo Alberigo notevolmente critico sulle decisioni di Paolo VI soprattutto per quanto riguarda la vicenda della Nota Explicativa Praevia in riferimento alla discussione sul Primato del Papa. Nota che Paolo VI introdusse per impedire che si votasse contro il Primato di Pietro. Mentre Alberigo ed i suoi collaboratori parlano di tale atto con i termini che La maggioranza vi fu derubata. Mons. Marchetto rileva che Vi nell'Alberigo una caratteristica accezione della collegialit delle Chiese Sorelle, del Primato che non collima con i testi del Grande Sinodo. Cos l'Alberigo continua a non vedere il legame, fondamentalmente cattolico tra il Vaticano II e i Concili che l'hanno preceduto e a negare che esso, come ha detto Paolo VI, sia la "continuazione logica". Marchetto esprime ragionevoli e significative riserve sul metodo di analisi utilizzato dall'Alberigo: Vi l'Alberigo di sempre - scrive mons. Marchetto- con la tendenza a considerare l'assemblea sinodale quasi come un parlamento civile e il "principio democratico" quale base di giudizio anche per la Chiesa, mentre nota una "ostilit cristiana e particolarmente cattolica" per esso. Inoltre , conclude mons. Marchetto- il gruppo di Bologna continua a proporre un ingiusto giudizio storico su papa Montini sempre presentato in contrapposizione a quello su Giovanni XXIII, in una rinnovata incomprensione per la continuit storica e per la Curia Romana. Di fronte a critiche tante fondate il prof. Alberigo ha risposto con una intolleranza tipica di molti personaggi che si definiscono social-liberali. Con una dichiarazione rilasciata all'agenzia di stampa italiana ADN-Kronos, Alberigo ha detto: 'Ormai ci sono abituato a questi attacchi, anzi a questi ragli (ndr Raglio il verso dell'asino). In conclusione posso riportare quando detto da mons. Angelo Scola, Rettore della Pontificia Universit Lateranense, il quale aprendo i lavori del Convegno Internazionale di studio su L'Universit del Laterano e la
preparazione del Concilio Vaticano II ha messo in guardia gli studiosi dal
guardare al Concilio attraverso contrapposte posizioni ideologiche, perch cos facendo si svaluta in definitiva in Concilio Vaticano II e si scardina e si considera indifferente quell'unit che stata raggiunta. Vale per tutti il parere del Santo Padre che in occasione della Celebrazone del Giubileo per la Curia Romana ( 22 febbraio) ha detto: il Ministero petrino non si fonda sulle capacita' e sulle forze umane, ma sulla preghiera di Cristo Nel giorno che la chiesa dedica alla Cattedra di Pietro (per l'occasione l'antica statua dell'apostolo, in basilica, e' tradizionalmente vestita dei paramenti sacri, con la tiara e l'anello) il Papa, ha ricordato le parole di Gesu' ''tu sei Pietro e su questa pietra edifichero' la mia chiesa'', da cui trae origine il primato di Pietro, per definirle ''fondamento invincibile, che le potenze del male non potranno abbattere: vi e' a sua tutela la volonta' stessa del 'Padre che sta nei cieli' Un brano che mostra che Gesu' nonostante la debolezza dell'apostolo Pietro che lo ha rinnegato per ben tre volte, ha deciso di affidare proprio a lui il compito di guidare il gregge: 'La Cattedra di Pietro che oggi celebriamo -ha detto- non poggia su sicurezze umane, ma su Cristo, pietra angolare. E ''il pastore Pietro e' tutto plasmato dal Pastore Gesu''', ''il ministero petrino e' radicato in questa singolare conformazione a Cristo pastore di Pietro e dei suoi successori''.