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a cura di
Marco Russo
Le Lettere
Indice
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INDICE
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Cfr. G. Krger, Philosophie und Moral in der Kantischen Kritik, J.C.B. Mohr,
Tbingen 1931, pp.37-50.
2
R 903, AA15, p.395. Tutte le citazioni di opere di Kant seguono le Kants
Gesammelte Schriften nella Akademie Ausgabe. Le abbreviazioni adoperate sono
le seguenti: Riflessioni (=R); Logik-Jsche (=Lo); Pdagogik (=P); Rechtslehre
(=RL); Tugendlehre (=TL); Grundlegung zur Metaphysik der Sitten (=GMS);
Kritik der praktischen Vernunft (=KpV); Kritik der Urteilskraft (=KU); Zum ewigen Frieden (=ZeW) e Die Religion innerhalb der Grenzen der reinen Vernunft
(=RGV).
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umano in chiara cesura con limpostazione della tradizione umanistica europea dal Rinascimento in poi.
Naturalmente, lopera di Kant conosce livelli di discorso che
non appartengono propriamente al nucleo della filosofia trascendentale, e sono invece legati al lascito della psicologia empirica,
che serve a rintracciare le diverse prospettive per uno studio della
concreta azione umana. Per esempio la prospettiva pragmatica raccoglie le considerazioni kantiane per una sorta di nascente teoria
della societ nel XVIII secolo. Nellantropologia pubblicata nel
1798 e nelle lezioni universitarie tenute su questo soggetto dagli
anni settanta in poi troviamo un numero notevole di descrizioni e
giudizi derivati dallosservazione diretta dei costumi, conscia dei
pregiudizi in cui incorrono tanto gli individui civilizzati quanto i
selvaggi. Questo lavoro sbocca in una caratterizzazione della specie
umana e della sua destinazione costruita su tre livelli: tecnica, pragmatica e morale. Per questa ragione il lettore potrebbe ritenere che
lAntropologia sia il campo pi adeguato per scoprire luomo di
Kant3. Un simile ragionamento vittima di unillusione, dato che
la portata normativa delle considerazioni antropologiche chiaramente debole rispetto ai criteri forniti dalle opere morali4. Dove
i principi normativi kantiani risultano pi visibili, vale a dire nel
campo morale, qualsiasi tipo di fondazione empirica o pragmatica
esclusa e la descrizione dellumano non svolge nessuna funzione
rilevante, salvo quando diventa utile occuparsi dellantroponomia,
3
Sempre degno di attenzione il lavoro di P. Manganaro, Lantropologia di
Kant, Guida editori, Napoli 1983; cfr. anche N. Pirillo, La conoscenza del mondo
e la prudenza nelle trascrizioni delle lezioni kantiane di antropologia, in Filosofia
e storiografia, vol.II, 2000, 299-310. Pi di recente cfr. R. Martinelli, Antropologia, in S. Besoli-C. La Rocca-R. Martinelli (a cura di), Luniverso kantiano.
Filosofia, scienze, sapere, Quodlibet, Macerata 2011, pp.13-52.
4
Allantropologia pragmatica kantiana ho dedicato i seguenti lavori: N. Snchez Madrid, A Linnaeus of Human Nature: the pragmatic deduction of unconscious thought in Kants Lectures of Anthropology, in P. Giordanetti-R. Pozzo-M.
Sgarbi, Kant and the Philosophy of Unconscious, W. de Gruyter, Berlin-New York
2012, pp.177-232; The prudence and the rules for guiding life. The development
of the pragmatic normativity in Kants Lectures on Anthropology, in U. Rancan de
Azevedo Marques-B. Drflinger-R. Louden-C. La Rocca (eds.), Kants Lectures,
W. de Gruyter, Berlin-New York 2015, pp.177-192; Huyendo de la nada. Finitud y
formas de la sociabilidad en la Antropologa kantiana, in R. Rodrguez Aramayo-F.
Rivera (eds.), La filosofa prctica de Kant, CSIC-UNAM, Madrid 2015.
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tro le letture di Kant che fanno del termine valore [Wert] un punto
di riferimento assoluto, poich il sistema morale in discussione non
parte da nessuna propriet naturale che sarebbe necessario proteggere o curare, ma bens da un dover-comportarsi che fine a se stesso [Zweck an sich selbst]8. E questo fine non appare mai come una
realt che susciti immediatamente rispetto, ma piuttosto come una
condotta che non smette di domandarsi quale sia il grado di universalizzazione della massime pratiche che orientano il soggetto. Cos,
rispetto al modello di analisi prevalente nei nostri giorni Kant sembra intendere lumanit pi come uno scopo da attuarsi che come
un dato di fatto dal quale si debba prendere le mosse, anche se la sua
opera contiene spunti, generalmente di carattere estetico-politico,
su cosa significa essere umani e sul processo di antropogenesi, che
sarebbe opportuno prendere in considerazione per la loro attualit, specie nei confronti del paradigma della cosiddetta normativit
affettiva o emozionale9. Qui, tuttavia, mi concentro sul nucleo pi
anti-umanistico, per cos dire, della morale kantiana.
1. Il significato dellhumanitas secondo Kant. Cos vicino, cos lontano
Gli studiosi dellidea kantiana di essere umano rimandano spesso i
lettori a un celebre passo dove lautore confessa di aver preso atto
del vero valore della nostra natura grazie alla lettura dei Discorsi di
Rousseau, che riducono il ceto sociale a una semplice maschera,
completamente contingente dal punto di vista delleternit delle
verit contemplate dalla coscienza e della legge morale iscritta nel
cuore umano10. Cos facendo si trascura o dimentica il fatto che
Kant uses phrases like has absolute inner value. One still has to look at how he
uses those terms. In the absence of a direct specification to the contrary, I conclude
that Kant uses has absolute inner value to express that an action (or its will) is
judged to be necessary in accordance with the moral law irrespective of inclinations (pp.39-40 e 51).
8
TL, 11, AA06; p.434. Cfr. O. Sensen, Kant on Human, A human being feels respect for the moral human being within, i.e., for the command of the
moral law. He thereby feels that in following the law for its own sake he can acquire
the inner worth of a morally good will. [] Therefore he should not fall into a
servile spirit (p.46).
9
Cfr. P. Frierson, Affective Normativity, in A. Cohen (ed.), Kant on Emotion
and Value, Palgrave Macmillan, London 2014, pp.166-190.
10
Cfr. GSE, AA20, p.44.
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Kant sembra dunque ben lontano dal ritenere che lumanit configuri un valore a s stante, visto che prima di raggiungere una tale
posizione lagente dovrebbe dimostrare di essere capace di agire
come un essere razionale, degno di appartenere a un regno dei fini22.
la capacit di porsi dei fini e di considerarsi finalisticamente come
20
Cfr. GMS, AA04, p.431, n.3. D. von der Pfordten ha sottolineato questo
aspetto del problema in Zur Wrde des Menschen bei Kant in Id., Menschenwrde, pp.9-26.
21
GMS, AA04, p.438. Seguo la traduzione di F. Gonnelli (cfr. I. Kant, Fondazione della metafisica dei costumi, Laterza, Roma-Bari 2013).
22
Cfr. GMS, AA04, p.439.
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Il testo mi pare sufficientemente esplicito nei confronti della questione fin qui trattata. Esso sostiene che il rispetto verso la propria umanit che il soggetto pu esigere dai suoi simili deve basarsi
necessariamente sulla capacit umana di universalizzare le proprie
massime29, mai su un preteso sentimento di piet universalmente
esteso a tutti gli esemplari della nostra specie per il solo fatto di
esistere. La facolt di assolvere doveri quindi la causa della singolarit dellessere umano in seno alla natura. Lesistenza, allo stesso
modo che la vita, sulla scia del Faust goethiano, non avrebbe in
Kant valore per se stessa, ma avrebbe sempre bisogno dellazione
umana per trasformarsi da campo di disposizioni in spazio di facolt felicemente attuate.
2. La costruzione dellumano e il ruolo dei diritti umani
La subordinazione dellidea di umanit allideale dellautonomia mi
sembra strettamente collegata alle difficolt che incontra linterprete del secolo XXI nel tentare di tradurre le formule kantiane che
fanno dellindividuo un membro attivo dello stato civile entro i termini abituali del contrattualismo politico. Studiosi come Flikschuh
hanno messo a fuoco questa difficolt, la cui dimenticanza spiega
anche buona parte del successo di Kant come modello di riferimento nel campo della teoria politica contemporanea30. A mio avviso
non riscontrabile nelle opere di Kant una vera e propria assegnazione di autorit alla voce del singolo individuo. Infatti, la volont
pubblica che sorregge lintera impalcatura del diritto, pur assegnando al diritto privato quella legittimit che esso da solo non pu
produrre, non pu interpretarsi in termini liberali senza risultare
29
Cfr. KpV, AA05, p.8; Cfr. O. Sensen, Kant on Human, 2011, p.108: In
other words, the requirement to universalize ones maxim for every subject contains also the requirement to respect those over whom one universalizes.
30
Cfr. K. Flikschuh, Personal Autonomy and Public Authority, in O. Sensen
(ed.), Kant on Moral Autonomy, Cambridge University Press, Cambridge 2012,
p.232: For Kant, private wills are constitutively unfit to function as a source of
public law-giving. Indeed, from the perspective of Kants political morality acknowledgement of the independent authority of public law-giving may be a sign
of maturity in political judgment e ivi, 250: A public will has two characteristics
that a private will lacks. First, a private will is unilateral while a public will is omnilateral: The former deliberates for itself; the latter for everyone. Second, a private
will has no legitimate coercive authority over othersa public one does.
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mo conto della pluralit di vie che coinvolgono la dimensione meramente cognitiva della mente; la semplice razionalit dellagente, che
per noi risulta ben pi naturale della ragione impersonale kantiana,
non riuscirebbe a delineare la portata morale che spetta al singolo
individuo. Appunto per questo il rapporto tra natura umana e ragione ha tutta una sua geografia, che sottopone il vasto campo della
coscienza umana a immagini collegate al rispetto e alla obbedienza41.
Il seguente passo di Sensen tira le conseguenze di questa costruzione
argomentativa per la nozione di rispetto dovuto a tutti gli esseri
umani:
Si dovrebbero rispettare tutti gli esseri umani come tali. Quello che si
deve rispettare in essi la loro capacit morale (libert e imperativo
categorico), sebbene il grado in cui laltro moralee il valore morale
che gli corrispondenon giustifichi una mancanza di rispetto. Kant
riconosce che certe volte non possibile evitare di provare disprezzo
(per esempio, verso un malvagio), sebbene il rispetto verso gli altri non
sia un sentimento, ma la massima di limitare la stima verso se stessi
attraverso il rango di dignit ugualmente elevato degli altri []. Anche
se non possiamo evitare di provare disprezzo per un soggetto malvagio, la manifestazione esterna di esso continua a essere unoffesa42.
Il testo fornisce una delucidazione preziosa della resistenza kantiana a fondare il rispetto su un sentimento, come sarebbe piaciuto
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Gli stati possono emanare raccomandazioni per far s che la giustizia sia rispettata sulla Terra, un pianeta di risorse limitate che
tutti gli esseri umani hanno in comune, ma queste manifestazioni
pubbliche non potranno gareggiare con la sovranit statale nei confronti delle loro rispettive fonti di legittimit. Una simile confusione
non possibile almeno finch rimaniamo allinterno dei limiti della
dottrina kantiana del diritto. Cos, quando leggiamo nella Pace perpetua46 che la trasgressione del diritto in qualsiasi angolo della terra
si lascia percepire in qualsiasi altro punto del pianeta, un minimo
di attenzione ai contesti storici che illuminano la genesi dei concetti politici offrirebbe elementi sufficienti per interpretare il passo
come conseguenza dellestensione distributiva della forma di stato
repubblicana sulla terra. Come non si riscontra nei testi di Kant
unapologia del valore delluomo indipendentemente della sua sottomissione ai fini che la ragione gli impone, cos risulta impraticabile unimposizione della giustizia pubblica al di sopra della sovranit
statale dei popoli. Piuttosto, ogni popolo deve essere capace di trovare per se stesso la via verso la propria trasformazione in una vera
repubblica, attuando a suo modo limperativo giuridico exeundum
est e statu naturali. Tanto vero che Kant criticher duramente le
pratiche colonialistiche, sia quelle che mirano a un fine crematistico
collegato allo sfruttamento di popoli stranieri, sia quelle che dichiarano di voler contribuire alla liberazione dei popoli47.
Conclusioni. Il modello kantiano di razionalit e il futuro dellumanesimo
Difficilmente, dunque, Kant pu continuare ad essere considerato
un campione della dignit umana in senso moderno e delluso contemporaneo dei diritti umani. I suoi testi pongono troppi ostacoli
a una simile lettura. Innanzitutto, il modello di umanit adoperato
da Kant non quello nostro attuale. Sul piano retorico il modello normativo ha perso buona parte della sua forza e gli studiosi
che prendono le metafore della coscienza per qualcosa di diverso
Cfr. ZeF, AA08, p.360.
Su questo soggetto raccomando vivamente la lettura del volume editato da
K. Flikschuh-L. Ypi, Kant and Colonialism. Historical and Critical Perspectives,
Oxford University Press, Oxford 2014, sulla critica che Kant rivolge alle pratiche
del colonialismo europeo in altri continenti.
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da immagini appartenenti alla storia dello spirito della Modernit sono destinati a scontare parecchie illusioni. La zona pi fertile
per una appropriazione contemporanea di Kant resta invece lopera antropologica, che ha indotto autorevoli studiosiLouden,
Cohen, Frierson, Kleingeld o Nuzzoa sostenere lesistenza di un
paradigma latente di normativit emozionale. Ritengo promettente
tale campo di studi, soprattutto per riconnettere il kantismo con il
futuro, pi che con la storia dellumanesimo. La normativit in questione non modifica affatto lautonomia delledificio kantiano della
moralit, ma collega piuttosto concetti determinanti della filosofia
trascendentale con il piano del sentimento, mettendo a fuoco la dimensione soggettiva di questo stesso metodo di pensiero. Infatti il
carattere regolativo delle idee razionali, il principio trascendentale
di finalit e lanalisi antropologica del sentimento contribuiscono
entrambi a delineare il volto soggettivo del trascendentale. Peraltro, sarebbe un errore ritenere che lutilit dellantropologia per il
concreto esercizio della moralit schiuda un piano assolutamente
orizzontale, in cui i soggetti si offrono reciprocamente delle giustificazioni e delle ragioni che spiegano le loro azioni. La dottrina
kantiana dellautonomia presenta sempre numerose difficolt a chi
voglia formularla nei termini di unetica della seconda persona, oggi
molto diffusa; una simile interpretazione annullerebbe la funzione
mediatrice tra gli individui che la ragione possiede in Kant. Sensen
ha identificato questo problema con perspicacia:
Letica di Kant non basata nella seconda persona, poich, malgrado
i vantaggi di una tale impostazione, egli non fonda lesigenza etica nel
riconoscimento dellautorit dellaltro che chiede rispetto. [] Piuttosto, per Kant ogni dovere verso gli altri subordinato al dovere verso
una medesima istanza: la necessit di seguire limperativo categorico.
[] Fondare una massima in un agente non genera per se stesso un
obbligo per lagente. Infatti, secondo Kant la condizione del vincolo
morale sorge soltanto dalla qualificazione universale di una massima,
come comanda limperativo categorico48.
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individuale quando si deve giudicare in senso morale49. Una simile catena discorsiva sembra destinata a contrapporsi ben presto al
ragionamento sostenuto dai teorici del riconoscimento, della tolleranza e dignit umana, come Reiner Forst, che scrive:
Il concetto di dignit che si trova al centro dellidea dei diritti umani,
non metafisicamente n eticamente fondato, come accadrebbe nel
caso fosse collegato con una concezione della vita buona. Rispettare la
dignit di una persona significa piuttosto riconoscere qualcuno a cui si
devono delle giustificazioni in merito ad azioni o norme che lo riguardano in qualche modo. Questo tipo di rispetto ci obbliga a considerare
gli altri come fonti normative di esigenze normative nello spazio della
giustificazione. Nel campo delle ragioni ogni persona conta come autorit. Questo concetto di dignit ha una natura relazionale; le sue
implicazioni concrete possono determinarsi soltanto sulla scia della
giustificazione discorsiva50.
49
Cfr. RL, AA06, p.239: Perch per la dottrina dei costumi (morale) viene
di solito (in particolare in Cicerone) denominata dottrina dei doveri e non anche
dei diritti, dal momento che gi gli uni si riferiscono comunque agli altri? Il motivo
il seguente: noi conosciamo la nostra libert (da cui scaturiscono tutte le leggi
morali e di conseguenza anche tutti i diritti e tutti i doveri) soltanto grazie allimperativo morale, che una proposizione costrittiva da cui in seguito pu essere
sviluppata la facolt di obbligare gli altri, ossia il concetto di diritto.
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R. Forst, Kritik der Rechtfertigungsverhltnisse. Perspektiven einer kritischen Theorie der Politik, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 2011, p.84; cfr. anche Id.,
The ground of critique: On the concept of human dignity in social orders of justification, in Philosophy and Social Criticism, 9, 2011, pp.968-969: This conception
of dignity, and correspondingly of respect for others as ends in themselves,
means that humans must be regarded as beings who have an unconditional
right to justification, a basic right on which all other basic rights are founded. To
possess human dignity means being an equal member in the realm of subjects and
authorities of justificationan attribute, I should add, that does not depend on
the active exercise of the capacity of justification, which would exclude infants
or disabled persons. Correspondingly, to act with dignity means being able to
justify oneself to others; to be treated in accordance with this dignity means being
respected as such an equal member; to renounce ones dignity means no longer
regarding oneself as such a member but as inferior; and to treat others in ways that
violate their dignity means regarding them as lacking any justification authority.
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