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Nuova Umanit

XXVII (2005/5) 161, pp. 759-764

LA MUSICA E IL SACRO

Che esista un legame arcaico e millenario della musica con il


sacro sembra unevidenza piuttosto scontata. Magari i contorni di
questo nesso risultano un po sfocati e difficili da precisare: anche
perch lorigine appare, in entrambi i casi, assai oscura. Comunque sia, nella storia universale del mito e del rito il vincolo documentato e palese. La regolata ed efficace ripetizione dellenergia originaria in ogni culto associata alla scansione del ritmo, alla modulazione del suono, allarmonia della parola, del gesto, della rappresentazione. E i racconti simbolici dellinizio contengono
in molti modi levocazione del magico legame tra la forma sonora
e il principio divino.
Per molto tempo, nellimmaginario di questo legame, il simbolo della potenza fu quello dominante.
Negli antichi miti cosmogonici della tradizione orientale il
suono grido del dio e vibrazione originaria: energia allo stato
puro, che ogni suono riecheggia e ogni ritmo ripete. I ritmi naturali della respirazione e del polso, con le loro emozionali oscillazioni, e poi i ritmi culturali della parola e del lavoro, come le loro
regolate economie, agiscono sullo sfondo di un rapporto misterioso dei suoni vocali e strumentali con lorigine sacra.
Di questa primordiale qualit simbolica del sonorico, che eccita le superfici dei corpi e penetra nel profondo dellanima, la
cultura della musica conserver tracce indelebili. la tradizione
degli effetti della musica sul mondo e sulluomo: della musica come magia e come terapia, come pedagogia e come seduzione, come parentesi estatica e del sacro che a un tempo crea e distrugge.
la forza dei suoni che incitano alla battaglia e abbattono le dife-

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se (Amfione le mura di Tebe, come Giosu le mura di Gerico);


eccitano i sensi e guariscono la psiche (Dioniso e Davide); incantano gli animali e seducono gli umani (Orfeo e le Sirene).
Il sacro e perci la sua musica qui potenza irresistibile,
soggezione arcana, eccitazione mistica e panica ad un tempo. Ma
c un altro percorso, altrettanto decisivo, di questo legame.
Let dei greci e la nascita della filosofia ci consegnano la musica come scienza dellanima, prima ancora che artigianato dei corpi vibranti. Dal dio impariamo ora che la musica anche e soprattutto proporzione e armonia, misura e conoscenza. La sapienza che in essa dischiusa quella che consente anzitutto di
modulare le passioni, stemperando nel canto pulsioni dalle quali
saremmo forse travolti e annientati. Atena proprio cos si invent
la musica: creando regole (nomoi) capaci di trasformare in canto
struggente il dolore insopportabile delle sorelle della Medusa. Mediante la musica anche possibile decifrare larmonia del mondo,
ascoltando la traccia sonora di invisibili proporzioni dei corpi e
proiettando leco che essa suscita nella mente. cos che Hermes
apre la nuova via dellarte dei suoni: giocando con lorlo sonoro
del guscio di una tartaruga e stuzzicando le corde dellanima.
Il mito ora disegna con nettezza loriginaria ambivalenza del
musicale: voce e strumento, espressione degli affetti e imitazione
della natura. In ogni caso, sintesi creativa della conoscenza e della
volont destinata alla comunicazione: delluomo con se stesso,
delluomo con gli altri uomini, delluomo con il mondo. La filosofia si appropria di tale ambivalenza, collegando la musica con il
sapere che cerca i principi dellordine cosmico e larmonia dei
moti dellanima. Musica come riflesso delle silenziose proporzioni
numerali delluniverso in attesa di risuonare nella mente; musica
come risonanza delle voci interiori che devono ricevere ordine e
proporzione.
Il sacro qui appare come principio della legge, dellordine,
dellarmonia. Lintero universo della risonanza ora in grado di
essere organizzato e di venire alla luce: pu essere ascoltato, riconosciuto, pensato. Limpulso contagioso del movimento e del ritmo si unisce con la ragione riflessiva e con lattitudine etica: che
cercano la giusta combinazione dello spirito e della forza. Per

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molto tempo sino alla fine del medioevo certamente, ma non


senza periodici ritorni fino ai giorni nostri il vero musico fu
filosofo, letterato, scienziato, poeta e quindi teologo. Lui soltanto,
e non il cantore e il suonatore, aveva infatti le conoscenze necessarie a intendere luniverso generato dai sottili legami del musicale: nelle armonie della parola e del gesto, della natura e del cosmo, del divino e dellanima. Esse infatti facevano tuttuno: e la
musica era il principio cognitivo dei loro rapporti, il modello ordinatore della loro risonanza. Per essa era dato accesso a quel
mondo interiore dei sentimenti, delle passioni, delle fantasie, delle emozioni, mediante il quale lintero cosmo diventava pensiero e
volont. Rispetto alla musica che suonava negli strumenti dei musicisti, quella che risuonava silenziosa nella mente del pensatore
era considerata infinitamente pi ricca e pi bella. Tanto la prima
era ancora rudimentale e monotona, quanto la seconda appariva
varia e raffinata.
Nella forma della musica dunque iscritta la traccia di unemozionata scoperta dellinteriorit: e, per questa via, del sacro come rivelazione. La forza di questo nesso attraversa lintera storia
dellOccidente: da Pitagora a Leibniz, da Platone a Schopenhauer,
da Agostino a Hegel.
Naturalmente non senza tensione. Perch la legge e la passione sono in conflitto da sempre. E il sacro nel fuoco di questo
conflitto; perch lorigine di entrambe. La musica eredita cos le
due anime che senza posa in essa si congiungono e si separano.
La musica sacra occidentale si trova esattamente nel centro di
questa tensione. Lungi dallessere regione periferica dellesperienza delluomo, essa fornisce i simboli decisivi: e in essa tutte le invenzioni della coscienza che gioca coi suoni vengono messe alla
prova. A conferma di questa simbolica centralit, lassimilazione
cristiana di questa tensione ha impresso alla civilt musicale dellOccidente unaccelerazione e unevoluzione assolutamente sconosciute al resto della storia.
La coscienza cristiana ha conosciuto e temuto lincanto del
musicale (Agostino, Lutero): con i suoi effetti di sensuale seduzione e con la sua pretesa di superiore illuminazione. Ma non vi ha
potuto, n voluto, rinunciare. Troppo forte era il legame che vi ri-

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conosceva con le armoniche della Parola: che indicava, nella benedizione della terra, nella nascita della coscienza, nel destino dei
popoli e infine nel segno irreversibile dellumanit di Dio, il principio di una dignit della storia e del sensibile folgorante e inaudito. Cos tra mille incertezze, esitazioni, censure, il cristianesimo
fece lievitare lorlo sonoro della parola sacra: parola non magica,
gi rivolta alle ragioni e alle passioni dellanima (i Salmi). Ma, a
poco a poco, vi aggiunse un lirismo ignoto allantica tradizione: il
melos della voce incominci a danzare sulla parola sacra con la libera letizia delloriginaria Sapienza creatrice, facendo spazio alle
emozioni del cuore e alle voci della natura.
Dal radicamento della parola sacra nellhumus vitale della
storia quotidiana del singolo e dei molti, la musica impar a parlare la lingua dei sensi spirituali. Si impadron dei segreti del monologo interiore e del dialogo pubblico, della poesia e del racconto, della rappresentazione e del gesto. La coralit della preghiera
salmodica e dellinno confessante le insegnarono ad articolare
lentusiasmo e la supplica, la certezza e la domanda, la paura e la
speranza, il desiderio e la morte. Il racconto delle divine passioni e la rappresentazione del dramma sacro la istruirono questa volta per davvero sulla necessit e sulla possibilit di unelaborazione musicale della storia vissuta: e non soltanto dei cicli naturali o delle origini mitiche.
Lintonazione sensibile della parola divent melodia, e lunisono corale contemporaneit polifonica di voci diverse. La lingua
musicale del sacro, per pi di un millennio, non diede soltanto
una nuova regola al rito, diede voce e pensiero alle emozioni. Le
ragioni del cuore e le passioni della mente impararono a dirsi, con
una libert e una ricchezza prima inascoltate, nellunico modo
possibile: la musica. E incominciarono, esse stesse, ad avere una
storia.
Ma la cosa ancora pi sorprendente doveva ancora accadere.
Lapertura della musica al seme della Parola, oltre lo spazio ripetitivo e flebile del sacro antico, invest in modo nuovo il rapporto
delluomo con il mondo sensibile. Esso pure, nelle mani delluomo, divent strumento della musica humana: destinato a ripetere
il percorso della parola, ben oltre leco spontanea e la risonanza

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elementare dei suoni di natura. Corpo ausiliario dellanima e


proiezione simbolica dellio, lo strumento musicale fu coinvolto
nellavventura che, nel canto sacro, aveva scoperto la possibilit
di far udire ai sensi la parola e il pensiero dellinteriorit e del
cuore. Dapprima per assicurare al canto il proprio equilibrio: soffio spirituale e corpo vibrante. Poi in emulazione con esso. E infine per spingersi, dietro lo slancio della parola, l dove la parola sa
di non bastare a se stessa.
Levoluzione della musica strumentale in Occidente la
musica assoluta forse il luogo nel quale maggiormente si
misura la portata della provocazione introdotta dal sacro cristiano
nella storia della civilt. Il principio dellumanit di Dio coinvolge
la risonanza dello strumento sensibile dentro la sfera della comunicazione spirituale. Lantica scissione greca fra la musica della
mente, che sola rispecchia larmonia dellanima, e il suono sensibile dei corpi vibranti, che la interrompe con la sua rozza imitazione, sfidata sul suo stesso terreno. Ma anche spezzato il cerchio dellarcaica separatezza del sacro: dove lenergia creatrice del
suono originario si chiude nellossessiva ripetizione dei suoi effetti magici ed estranianti.
Il superamento per non si produce senza il travaglio della
sintesi. N senza pericolo delleccesso. In quella scissione dei greci e nellarcaica separatezza del rito c una verit che non si pu
superficialmente cancellare. Lambivalenza del musicale e del sacro va in qualche modo riconosciuta e custodita. Il punto del
massimo avvicinamento della natura e del divino (Icaro e Prometeo, Orfeo e Dioniso; ma anche Parsifal e Sigfrido, Mos e Aronne) il punto del pi difficile equilibrio. La storia contemporanea
del Musikgeist lha dimostrato ampiamente (Wagner, Schoenberg). E puntualmente la vicenda della musica sacra registra la
caduta. Ma non per caso, ancor oggi, i temi del sacro sono luogo
di inesaurita frequentazione per la ricerca di nuovi inizi.
Il sacro, in musica, un luogo di confronto decisivo e infallibile per la cognizione del modo in cui si sente in una determinata
epoca della storia. E la nostra non fa eccezione.
Riascoltare dunque con il terzo orecchio (quello della risonanza, di cui parla Nietzsche) i luoghi della civilt in cui lo spirito

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della musica ha frequentato il sacro, significa riascoltare dal vivo


la storia delle emozioni che ci hanno portato sin qui. Con le loro
tensioni e le loro risoluzioni. E cos, nel silenzio meditativo dellascolto, immaginare una cadenza anche per le dissonanze che ora
ci feriscono.
Le Muse sono figlie di Zeus e di Mnemosyne: della splendida
potenza del divino e delloscura fecondit della memoria. Chi
perde la memoria, deve rimanere privo anche dello splendore. E
la perdita dellorigine sacra sarebbe unamnesia fatale per la Mousik: che delle Muse, e non per caso, ha trattenuto in proprio il
nome e il senso.
PIERANGELO SEQUERI

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