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2. [Lantropologia filosofica]
Nonostante
le
difficolt
connesse
al problema
della
sua
autocomprensione
conducendo analisi approfondite sulluomo nelle sue varie dimensioni (biologica, storica,
politica, etc.), Plessner tende sempre a muoversi su un terreno cautamente scettico; questo
atteggiamento scettico, per quanto non gli impedisca di elaborare e difendere tesi
contenutisticamente determinate, lo conduce spesso, soprattutto nellopera matura, a
relativizzarne la portata e a intendere la sua stessa antropologia filosofica essenzialmente
come una possibile, ma non esclusiva, interpretazione della condizione umana.
stesso ha il proprio corpo (Krper) come oggetto fisico posto nel continuo
spaziotemporale; in altre parole, luomo oggetto corporeo e al tempo stesso un soggetto,
un centro decentrato posto ad una certa distanza riflessiva nei confronti della propria
stessa fisicit, che possiede come uno strumento da controllare.
Nonostante tutto ci, esso uno, non scisso dualisticamente in due dimensioni o sostanze
reciprocamente estranee, non un composto eterogeneo di soggetto e oggetto, di spirito e
corpo, etc.: piuttosto, dice Plessner, luomo ha una struttura fratta, ambigua, nella sua unit
indissolubile esso riunisce caratteristiche contrastanti e complementari. Da questo punto di
vista, nella comprensione delluomo gioca un ruolo particolare la sfera del comportamento
(comprendente azione ed espressione), la quale psicofisicamente indifferente e si pone
dunque al di qua o al di l della scissione delluomo in corpo e spirito.
Lapproccio di Plessner al problema delluomo tenta dunque, nella sua indecisa duplicit e
ambiguit di dimensioni, di rendere ragione sia della costituzione naturale delluomo sia
delle sue caratteristiche culturali o spirituali. Analogamente, Plessner si muove in un
difficile equilibrio tra la invarianza delluomo e la sua indeterminatezza e mutevolezza: in
effetti, se la posizionalit eccentrica sembra assumere il valore di una categoria astorica che
determina, bench anche solo formalmente, la natura delluomo, al tempo stesso essa
implica il superamento stesso della mera naturalit delluomo nella direzione di una sua
apertura e mutevolezza storica.
Negli anni successivi Plessner approfondisce e ridefinisce le proprie tesi antropologiche,
smussando i caratteri troppo sistematici del suo pensiero; egli continua a confrontarsi col
problema antropologico affrontandolo da diversi angoli visuali, ponendo al centro
dellinteresse soprattutto la dimensione sociale e politica delluomo e i problemi
dellespressivit e del comportamento. In particolare, la formulazione, nel 1931, del
principio della insondabilit delluomo (Unergrndlichkeit), apre la strada a posizioni che
accentuano il sapore scettico della antropologia plessneriana, conducendo al discorso dello
homo absconditus dellopera matura, volta anche a mettere luomo al riparo da ogni
tentativo di una sua completa riduzione biologistica o storicistica o di altro genere, per
preservarne la dignit. Il rapporto tra il principio delleccentricit delluomo e il principio
dellinsondabilit, peraltro, non risulta del tutto chiaro e in proposito si possono osservare
opinioni molto discordanti tra i critici.
naturale umana (sul piano fisiologico e etologico) e dai condizionamenti culturali delle
tradizioni storiche; questo significa anche diversificazione della ricerca filosoficoantropologica e dunque apertura al confronto interculturale sul piano della ricerca
antropologica stessa. Lo sviluppo sul piano antropologico dellapproccio metodologico
comparativo della filosofia interculturale, promovendo lo studio e il confronto di diverse
autointerpretazioni delluomo stesso, apre un vastissimo ambito di ricerca e pu porre i
presupposti per una migliore comprensione interculturale e per una pi estesa prassi della
tolleranza.
Infatti, lapertura, linsondabilit delluomo nellantropologia negativa di Plessner deve
permettere di porre criticamente a confronto le pi svariate concezioni sulluomo, da quelle
pi strettamente argomentative a quelle della suggestione poetica e mitologica, da quelle
narrative delle tradizioni orali a quelle assertive e rivelative di alcune tradizioni religiose. In
tutto ci, lo scetticismo di partenza che rende possibile il confronto non deve
necessariamente risolversi in un relativismo illimitato, ma deve per lo meno promuovere il
dialogo tra le diverse posizioni, che solitamente tendono a rinchiudersi autisticamente in se
stesse. Lumanit, pur allinterno di limiti a loro volta di difficile determinazione, emerge da
questo punto di vista come un cantiere aperto, estremamente complesso e composito, nel
quale la molteplicit delle autointerpretazioni apre lorizzonte anche ad una molteplicit di
autoprogettazioni e autotrasformazioni, prevedendo incroci fecondi e sempre nuove
ibridazioni.