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consulenza)
Nei periodi di crisi come quello che stiamo attraversando attualmente è regola tagliare
nei momenti di crisi le aziende hanno più bisogno di aumentare il proprio capitale
aiuto esterno che le aiuti a modificare il proprio modello organizzativo per far fronte alla
crisi. Però tagliare questi costi è facile, così nei momenti di crisi la prima risposta è sempre
atto e chiederci cosa possiamo fare noi, che di consulenza e formazione facciamo un
E la risposta può essere solo quella di ripensare il nostro modo di porci nei confronti
delle aziende. Del resto l’unica cosa che possiamo cambiare è noi stessi, quindi da li
partiamo.
questi supporti, significa che in fondo non li ritengono determinanti per la loro capacità di
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possiamo far rientrare anche la consulenza nella categoria “nice to have” ovvero lusso.
complessi sa che invece è proprio nei momenti di crisi che servono nuove competenze e
nuove visioni/idee/energie e che spesso questi elementi non possono essere trovati
ripensamento del sistema non sono affatto dei lussi, ma la base per dare nuova vita alle
intervento e risultato, far capire il “return on investment” dei soldi spesi in consulenza e
soprattutto se costoso.
impreditore è vedere un impatto sui propri conti economici, o su parametri oggettivi (tempi
anche se raramente ho visto farlo (forse perché molto spesso questo ritorno non c’è?).
La difficoltà insita nella formazione dipende dal fatto che per lo più si interviene su
dalla decisione di utilizzarlo nel proprio quotidiano. In altre parole noi aiutiamo le persone,
ma sono poi loro a portare o non portare risultati. Tuttavia se il processo di valutazione
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cambiamento sui risultati aziendali. Il limite è quindi legato alle modalità di acquisto e
valutazione degli interventi formativi più che intrinseco nel processo di apprendimento e
interventi formativi ha, oltre che dei vantaggi evidenti legati alla qualità e all’originalità dei
sfera dell’operatività e quindi dalla catena di produzione del valore. Facile di conseguenza
Un importante fenomeno degli ultimi anni è stata la diffusione del coaching e di forme
assimilabili come il self empowerment che hanno avuto il merito di seguire la strada della
legami più significativi con la vita professionale sia perché ha un orizzonte temporale più
lungo, sia perché si lavora non su concetti astratti o su modelli teorici, ma sulle
problematiche quotidiane dell’assistito. Il limite che spesso si vede nel coaching è legato
alla formazione dei coach, solitamente competenti in psicologia, ma molto distanti dalle
problematiche vissute dai propri assistiti, il che rappresenta sia un vantaggio che uno
svantaggio.
trovare una sintesi che ci permetta di uscire dalla situazione di stallo descritta.
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sviluppo di lungo periodo del sistema stesso, perché la base competitiva futura di ogni
azienda non è vincolata e determinata all’attuale mix di prodotti e mercati, ma legata alla
capacità di sviluppare nuove idee relativamente ai futuri prodotti e mercati e alla capacità
consistente del complessivo capitale della stessa (in alcuni casi ne rappresentano la parte
e per consentire uno sviluppo fisiologico del sistema impresa e non può quindi essere un
strutturazione; essendo un processo vitale per l’azienda può e deve essere gestito come
un processo strategico.
raramente quantificato nei bilanci, per le aziende che vogliono competere oggi e domani, il
trovare diversi casi di aziende che hanno fondato la propria supremazia competitiva sui
processi, prima fra tutte Toyota con il suo famoso TPS (Toyota production system).
L’aspetto “economico” dei sistemi che stiamo analizzando implica però che anche chi
confrontarsi con costi e ricavi e qui il passo da fare, sia che si lavori internamente alle
delle aziende dovrebbe ricordarsi che consulenza e formazione non sono “per definizione”
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economici dell’azienda.
Convinto dell’idea che non si possano cambiare gli altri, ma solo se stessi, ed è quindi
inutile lagnarsi della scarsa attenzione che le aziende pongono alla valorizzazione del
che consentisse di mantenere forti i legami con il business e quindi con i risultati
economici dell’azienda. Fin dalla mia tesi di laurea sono sempre stato convinto che
qualità delle relazioni che si riescono a stabilire fra il leader di un’organizzazione e i suoi
collaboratori. Mi sono però reso conto che questa convinzione rischiava di rimanere vuota,
mero auspicio o, peggio, frase scontata, se non si riusciva a stabilire una chiara
Per cercare di andare oltre a questa situazione di stallo ho cercato di identificare alcuni
della linea produttiva o di servizio, cioè alle strutture deputate alla creazione di valore per il
valutando questi in termini di impatto sui risultati del cliente interno che acquista il servizio
di formazione e consulenza;
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della conoscenza e non come fatto specialistico di erogazione di nozioni, ricordando che
detto processo è già in atto prima dell’intervento formativo e che continuerà anche dopo, e
- andare a vedere sul campo cosa succede ovvero essere vicini al problema e alle
persone che lo vivono (Taiichi Ohno, inventore del Toyota production system, ha
sintetizzato bene questo punto con la sua famosa frase “go and see, ask why and show
respect”);
Partendo dalla mia esperienza posso affermare che è meglio identificare un percorso di
cambiamento condiviso anche se non ottimale, piuttosto che un percorso ottimale (sulla
Partendo da questi principi, che ho sviluppato sulla base delle esperienze maturate sul
campo nel corso degli anni, ho elaborato un approccio che si pone a metà strada fra la
1 a metà strada solo perché ad oggi esistono delle fittizie distinzioni da questi due settori.
In realtà il cambiamento è un fenomeno sistemico e come tale composto da tante variabili
che non possono essere incasellate e viste separatamente.
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Avrei potuto chiamarlo anche empowerment organizzativo, perchè in effetti questo tipo
Non voglio qui entrare in dissertazioni sulle differenze fra coaching, counselling,
strumenti di coaching. Mi pare che coaching organizzativo descriva meglio il rapporto fra il
consulente e il team; come nello sport, il coach è un facilitatore che aiuta il team nel suo
complesso e ogni suo membro a sviluppare consapevolezza rispetto alla propria capacità
di competere e raggiungere certi risultati. Seguendo da vicino il rugby a causa di mio figlio,
l’analogia con il gioco di team di cui questo sport è l’emblema mi risulta facile. Il coach
lavora sulla tecnica, insegnando a placcare, a gestire una touche o ad essere efficaci nella
mischia. Però è molto importante anche il lavoro di individuazione delle potenzialità dei
giocatore ha necessità di un confronto costante con qualcuno che lo aiuti a capire in cosa
sbaglia e quali capacità può sviluppare. Più un coach lavora sul manifestarsi dei desideri e
delle potenzialità del giovane, e meno impone scelte, maggiori saranno i risultati ottenuti.
Tuttavia sarà importante anche porre dei limiti e dare feed-back immediati e sinceri. Un
terzo elemento consiste nell’insegnare al gruppo cosa vuol dire essere gruppo: nel rugby
non esiste la possibilità di vincere da soli, né possono esistere prime donne; tutti devono
dare supporto al compagno, placcare, sacrificarsi: il team che vince è quello dove i singoli
organizzativo, sul funzionamento del team e sui singoli membri dello stesso, anche se
quest’ultimo aspetto assume un’importanza secondaria essendo il focus più sui risultati
operativi.
Penso che la differenza principale rispetto al coaching consiste proprio sul focus dato
organizzativo. Il coaching organizzativo non è infatti diretto alla persona, quanto piuttosto
al gruppo visto come nucleo centrale di sviluppo del cambiamento e a sua volta inserito in
personale non è trascurata, in quanto ogni team è fatto da persone che hanno un proprio
persone trovano un motivo per mettersi in gioco. Le tre dimensioni fondamentali, quella
individuale, quella sociale, inerente al funzionamento interno del gruppo e al suo rapporto
con il contesto culturale nel quale opera, e quella organizzativa (modello comando-
controllo, struttura, meccanismi operativi, flusso di generazione del valore, …) sono quindi
partecipazione delle persone con l’obiettivo di cambiare i risultati del gruppo sia in
trasferimento delle idee emerse nella realtà operativa. Più queste idee sono sviluppate
insieme alle persone coinvolte nel cambiamento, più facile sarà ottenere una reale
implementazione delle stesse. Dubbi, resistenze, idee difformi vengono portate alla luce in
una fase precoce e valorizzate grazie ad un confronto reale. Le condizioni perché questo
avvenga sono che il processo sia trasparente, che vi sia reale possibilità di espressione
delle proprie idee, che quanto emerge dalla riflessione del gruppo sia effettivamente preso
performance (costi, tempi, qualità del servizio), così da mantenere un forte legame
esigenze del business. Grazie a questo legame sarà anche possibile valutare il ritorno
intellettuale dell’azienda.
formazione fortemente orientato ai problemi dei clienti interni e dei clienti finali
dell’azienda.
concetti teorici nella pratica quotidiana e stimolando l’apprendimento che viene dall’analisi
dei risultati della sperimentazione (teoria > applicazione > riflessione > consolidamento o
Il processo che si innesca può essere definito come “apprendere ad apprendere”, dove
i contenuti specifici passano in secondo piano rispetto alla consapevolezza sul processo di
2 anche se ultimamente sto pensando di porre il momento teorico solo in una fase
avanzata del progetto, in modo che le persone possano vedere i concetti espressi già
applicati alla propria realtà
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- sul livello operativo si identifica uno specifico problema di performance del gruppo
- sul meta-livello l’attenzione è posta sul processo di apprendimento, che può essere
indipendente dai contenuti specifici e che, proprio per questo, può rappresentare un
arricchimento per le persone del gruppo in termini di capacità di affrontare altre situazioni
gruppo e personali.
uniscono allo sviluppo di competenze di base riapplicabili a situazioni anche molto diverse,
Visto nelle due possibili accezioni, il coaching organizzativo può svilupparsi secondo
percorsi e con finalità leggermente diverse, ovvero con maggior enfasi sul cambiamento
organizzativo o sullo sviluppo di know-how, elementi che però sono presenti in entrambe le
situazioni.
di apprendimento è seguito in ogni sua fase, fino alla traduzione in azione delle nuove
idee. Consente inoltre lo sviluppo di nuovo know-how specifico e distintivo all’interno del
gruppo, andando ben oltre il mero trasferimento di know-how esogeno, in quanto il gruppo