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hanno spiegato che in realtà sommiamo i costi del pubblico e del privato. in molti
casi è stato accreditato un privato storico e importante. In altri casi, invece, ne
è stato accreditato uno superfluo, che poi si è dovuto alimentare. Se la Regione
paga per una appendicite lo stesso importo in una clinica che opera dalle 9 alle
17 e in un’azienda ospedaliera che deve stare aperta 24 ore al giorno, 365 giorni
l’anno, perché ha il pronto soccorso e l’emergenza, è evidente che tra il primo e
il secondo caso si crea una situazione di fortissima disparità. Quindi, quando si
valutano i costi della sanità si dovrebbe tenere conto di questi fatti, differenziare
le responsabilità e le funzioni. Altrimenti il privato si prende le parti migliori
della sanità, e ovviamente anche i pazienti che possono permettersi di spendere
di più che sono maggiormente tutelati. Per gli altri resta l’assistenza pubblica,
come per gli anziani che non hanno la possibilità di avere dei rimborsi extra.
Andando a vedere le cifre che riguardano questi ultimi quindici anni si vede
che c’è proprio descritto questo. Su tutto ciò c’è una profonda differenza tra
l’impostazione della maggioranza e la nostra. Il privato può essere tale nella
misura in cui opera sul mercato in modo paritario col pubblico.
Altra questione riguarda il fatto che ormai abbiamo un sistema di
ospedalizzazione sempre più americanizzato. In ospedale ci si arriva il più
tardi possibile, ci si sta il meno possibile, perché gli standard delle prestazioni
devono essere tali da dimetterti rapidamente. il problema è che quando si lascia
l’ospedale da convalescenti, anche non per malattie importanti, manca una
assistenza adeguata. Se, ad esempio, una persona si rompe entrambi i polsi,
non rischia la vita, è quasi una banalità, ma si trova in grande difficoltà ed ha
bisogno di aiuto: creare un nuovo cuscinetto tra l’assistenza vera e propria e
la convalescenza è dunque indispensabile. Si tratta pertanto di investire sugli
ospedali di comunità.
C’è poi il problema dell’assistenza domiciliare. Ci sono delle patologie che non
necessariamente hanno bisogno di un ambiente sanitario ultra specializzato,
ma che richiedono cure. Se si pensa di risolvere il problema, come ha fatto la
Regione, con un po’ di voucher, cioè trasformando queste prestazioni come se
fossero buoni mensa, non è sufficiente. Intanto bisogna accertarsi che il buono
mensa non venga speso per andare in pizzeria. Poi, se buono mensa deve proprio
essere, bisogna essere certi che sia in grado di coprire le differenti prestazioni a