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Leda e il cigno.

Di Fiammetta Pecunia

Impressioni
Di Vassallo Roberto

“Leda era l'affascinante regina di Sparta, figlia di Testio. Era stata sposa di
Tindaro re di Sparta, e da lui aveva avuto due figlie: Clitennestra, che fu poi
moglie di Agamennone e di Egisto, ed Elena, per la cui bellezza avvenne la
guerra di Troia. “Zeus se ne innamorò e per poterla vedere scese dal cielo e
raggiunse la vetta del monte Taigeto”. “Mentre Leda dormiva sulle sponde di
un laghetto, fu svegliata dallo starnazzare delle ali di un candidissimo cigno;
intorno c'era profumo d'ambrosia che la stordiva e il cigno col suo collo sinuoso
amorosamente accarezzò il suo viso, i suoi capelli e le sue braccia”.
Così racconta il mito ma Leda e il cigno a parer mio è non è solo una bellissima
storia in cui un dio e che dio, niente poco di meno che il padre di tutti gli dei,
invaghitosi di una “mortale” si tramuta in un cigno simbolo delle purezza e
candore e ricorrendo alle sue “arti”, non solo la possiede ma le dona in qualche
modo l’immortalità. Il seguito lo sappiamo, quello che in questa storia e in
quasi tutti i miti si sussegue è la passione sfrenata degli dei per gli umani, per
costoro le divinità si sfidano, trascendono dalla loro essenza divina, diventando
in alcuni casi peggio degli uomini. Dunque è la passione a guidare l’istinto
anche per gli dei? A una divinità non sarebbe mai concesso di scendere a livello
degli umani e quindi di mostrare sentimenti troppo poco celesti, quindi ecco
“l’escamotage”, il dio avvalendosi dei suoi poteri “divini” si trasforma e ha la
capacità poi di trasformare anche l’amata o amato magari per sfuggire alle ire
di una consorte tradita (vedi la povera Giunone). Ma perché nel caso di Leda in
un cigno? un animale quindi, per quanto regale e bello pur sempre un animale.
La risposta potrebbe essere un malcelato rispetto della divinità proprio per
l’essere umano, non volendo addossargli una colpa così grande che poi si
sarebbe protratta per sempre, la divinità o il mito preferisce riscrivere la
creazione e meglio la mutazione, il tutto ha avuto origine dal “caos”, è stato
poi è stato“mutato” dagli dei, la causa di queste trasformazioni è sempre la
stata la stessa, la passione. Un trasporto così totale di cui neanche le divinità
sono esenti. Giove dunque è il primo dei fedifraghi e non si nasconde neanche
quando è bellamente scoperto, e se dunque cotanto esempio viene dall’alto,
non stupiamoci della scarsa fedeltà dell’essere umano.
Il luogo è un non precisato laghetto sulle alture di un monte, immaginiamoci
Leda bellissima che si specchia nelle sue acque chiare, come un novello
Narciso si compiace della sua beltà, languidi sono i suoi movimenti, i lunghi
capelli che le scendono sulle spalle nude, il riflesso delle acque che le
schiariscono e le modellano i lineamenti, la serenità di una giornata estiva e la
solitudine quieta di delle prime ore del mattino. Giove vedendo tanta bellezza
s’invaghisce, la passione gli brucia dentro, e non potendo resistere a
quell’umano richiamo, scende, si trasforma il un candido cigno, si avvicina alla
regina e comincia a circuirla, le piume che le carezzano il volto, il lungo bianco
collo che l’avvolge come un tenero abbraccio, Leda è già aggiogata, poi il dio si
proclama per quello che è, e la passione s’infiamma.
Rosso è il colore che si contrappone al bianco dell’innocenza divina e al roseo
colorito delle carni nude di Leda, attorno odore di ambrosia per ricordare che
l’amore è creazione divina. Leda, chiude gli occhi quasi con innocenza
lasciandosi trasportare, il dio, la guida e l’eccitazione divampa, le ali del cigno
dio cingono in un sublime abbraccio la donna, i due corpi si fondono dando vita
ad una creazione che nessun dio ha mai potuto generare da solo, l’amore.
L’amore è di uno verso l’altro, colui che si ama (il mito ci insegna) finisce male
Narciso docet.
Quindi anche in Leda è il Cigno, l’umano e il divino si fondono creando l’amore,
l’amore è l’unione di due unità, che abbisognano una dell’altro a prescindere
della loro natura.
Anche le divinità hanno bisogno di noi, per perpetuare la loro specie tramite
noi, alito divino.

Genova 04/02/2010

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