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Premessa
Queste pagine sono un tentativo dinterpretare il mondo della forma, e devono essere
lette per confrontarsi con queste idee e non per altro. Ci che esse daranno sar
proporzionale alla semplicit e allo stato interiore di chi le incontra.
1)
Il presente scritto ha per oggetto la parte conclusiva del processo emanativo, le
cui componenti abbiamo tracciato in molti precedenti scritti.
Il Mondo Archetipale , infatti, quellaspetto dellAssoluto che venne attivato al
sorgere della Manifestazione attualmente vivente, ed a cui la Manifestazione stessa,
al suo compimento, fornir un nuovo archetipo destrema complessit il quale, pur
derivando dalle Idee matrici originarie, non potr che distinguersi da esse. In altri
termini, non le negher ma ne costituir la sintesi.
Ora necessario sgombrare il terreno dai facili equivoci che la stessa nozione di
archetipo pu generare.
Archetipo Idea fondamentale, la quale determina un processo di formazione
dIdee derivate (gli oggetti del mondo manifestato, le forme/pensiero, le entit
incorporee od astratte come i concetti filosofici e scientifici tanto cari alla mente
attuale) mediante lo svelamento delle sue molteplici componenti.
Questa preliminare definizione implica molte cose: la prima, e fondamentale,
che questArchetipo non appartiene al Mondo Formale (lEmanazione) ma a quello
dellAssolutezza (Mondo Divino), ed una puntualizzazione, una circoscrizione
dellinfinita potenzialit del Brahman.
Conseguentemente lArchetipo appartiene alla trascendenza, ma non
semplicemente un concetto astratto della suprema Intelligenza. Come tutto quello che
appartiene al Brahman (o pi esattamente al Brahma, sua ipostasi) lArchetipo
reale, autonomo, libero anche se della suprema libert dellEnte in S, impersonale
ma intelligente e quindi vivo, sia pure in un modo che difficilmente comprensibile
fuori dal samhadi pi incondizionato.
Il Brahma non opera come noi possiamo figurarci essotericamente: lEssere in
S opera come Vita e non certo come concettualizzazione ed attuazione dastrazioni
intellettuali. Ci che Egli pensa esiste, ed Egli stesso in una Sua determinazione.
Quindi lArchetipo Idea vivente, ma in senso divino.
Il Brahma agisce mediante i Suoi figli. Laffermiamo e precisiamo subito che i
Suoi figli primi e pi in Lui sono questi Archetipi, ognuno dei quali sintetizza altri
Archetipi che reciprocamente completano quello basilare.
Per esempio, negli Archetipi che hanno evidenziato lIdea fondamentale
nellattuale Manifestazione sono comprese tutte le indefinite possibilit che
questultima va sperimentando nel suo spazio/tempo, ed essi stessi sono elementi
viventi del basilare Archetipo manifestante che li unifica e li distingue.
Ci che in alto come ci che in basso, ricordiamolo una volta di pi. Come
abbiamo detto, questi Archetipi sono essenze viventi, completamente libere
desplicare la loro naturale dinamicit: appartengono quindi al momento dello
svelamento dellAssoluto come Amore creativo e, essendo ontologicamente partecipi
dellAssolutezza, al Brahman.
Ora, affermare tutto questo ribadire che essi sintetizzano insieme la perfetta
formulazione ed il perfetto movimento. Poich ci che in s perfetto non pu
perfezionarsi ulteriormente, dovremo ritenere che la natura della loro attivit non sia
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risposta agli infiniti quesiti che la vita gli propone, i mezzi per affrontarne i problemi,
singoli o generali, il riposo e la gioia pi grandi. LArchetipo Intelligenza,
impercettibile ed insondabile agli occhi del miste, ma immensamente dinamica e
sensibile ai problemi che sevidenziano nella Manifestazione. Il fatto che lArchetipo
sia fondamentalmente impersonale nellazione e rappresenti una modalit dellEssere,
non toglie che possieda una Forma specifica, la quale apparir differente in
dipendenza dei livelli di manifestazione opportunamente assunti e relativi al grado
iniziatico dellesoterista, ma che sussiste anche in s come sintesi di tutte le Sue
possibili estrinsecazioni.
LArchetipo (qui alludiamo genericamente ai pi alti, i quali agiscono
prioritariamente mediante la proiezione di altri Archetipi capaci desprimerne le
virtualit) un universo, non soltanto concettuale ma obbiettivamente reale, e al
punto che non esiste alcuna emanazione pi vera e concreta di Lui. I sommi Archetipi
dellAlbero della Vita si rappresentano come campi coscienziali (le Sephiroth) e le
loro Intelligenze come Arcangeli, Schiere angeliche, Virt e via dicendo. Quando noi
accenniamo ad un Arcangelo sia questi Gabriel, o Ratziel o Rafael parliamo
dellIntelligenza di un Archetipo, paragonabile nella Sephirah a quello che lAtma
per luomo. E, in effetti, limmanenza del Brahma in una delle Sue fondamentali
componenti direzionate alla Manifestazione della Sua dinamicit dAmore.
Dobbiamo, per conseguenza, distinguere fra Archetipo ed archetipo, ed in
questanalisi occorre tener ben presente un principio non facilmente intuibile: ogni
essere, ogni realt, ogni elemento del pensabile e dellesperimentabile proiezione di
un archetipo, e nulla esiste che non abbia il suo fondamento nella matrice ideale.
Tuttavia, dire archetipo e basta, non sufficiente perch se esistono i massimi
Archetipi comprensivi daspetti generalizzanti dellEssere/Esistere esistono pure le
infinite idee matrici a gradi sempre pi discriminanti di limitazione e specificazione,
dotate dautocoscienza via via meno ampia e pi circoscritta.
Gli archetipi di oggetti che chiamiamo inanimati non rappresentano, per il
veggente, che un soggetto, cosciente almeno di s, direzionato in un unico
fondamentale aspetto, con esclusione pressoch totale dogni altro. Un archetipo di
questordine non dunque comparabile ad altri dotati di ben pi comprensiva
autonomia, ed il miste lo considerer con la massima attenzione e rispetto nel suo
ambito destrinsecazione.
Questi archetipi minori e derivati, che noi chiamiamo matrici per distinguerli
dai maggiori (le Idee viventi fondamentali) sono immensamente rilevanti per
liniziato e lumanit in generale, anche se ne raramente compresa limportanza ed
il senso. Consideriamo dunque il metodo adottato da queste matrici per proiettare il
mondo dei nomi e delle forme.
Lemanazione delluniverso oggettivo non pu prescindere dalla legge evolutiva
(di causa ed effetto) e dalle categorie dello Spazio e del Tempo; il ch significa che
larchetipo , in un certo modo, ossia sotto il solo aspetto della sua dinamicit, sia
spazio che tempo quali fondamentali modalit despressione.
LArchetipo in generale, e le idee matrici in particolare, specificano e svelano il
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pu in alcun modo considerarsi desto; luomo del nostro pianeta non affatto in
condizioni migliori, ed in effetti gli yogi valutano come sonno lo stato di veglia
ordinario, e risveglio lattivazione delle facolt spirituali. La percezione delle idee
matrici conseguentemente difficilissima o impossibile per luomo comune, il quale
non neppure in grado di conoscere veramente la realt fisica in cui si trova
sommerso. La Maya distende qui il suo velo illusorio (il Velo di Iside nel Duat) e
nulla pi ingannevole che reputare oggettiva ed assoluta la realt sperimentata con i
soli cinque sensi. La conoscenza delle vere modalit dapprendimento del campo
interno e susseguentemente di quello esteriore da parte dei soggetti senzienti
conseguentemente importantissima, necessaria per lesatta comprensione delle
vicende esistenziali, e per andar oltre il velo dellillusoriet.
Lo Yoga ha descritto specificatamente e con precisione scientifica il
funzionamento dellattivit conoscitiva, ed occorre far riferimento ai testi sanscriti
per raggiungere lesatta cognizione del fenomeno. Daremo comunque alcuni succinti
criteri dorientamento per la nostra consapevolezza, sufficienti ad avviarci ad una pi
profonda comprensione del nostro stato.
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La questione delle modalit della conoscenza e della liceit del sapere in termini
reali stata ed al centro dellattivit speculativa dellOccidente e dellOriente;
tuttavia in Oriente venne risolta millenni or sono, mentre in Occidente il dubbio
permane nonostante lincredibile progresso nel dominio scompensato ma effettivo
del mondo fisico.
In effetti qualsiasi teologia o sistema speculativo, qualsiasi fiducia in se stessi o
nellAssoluto presuppongono la soluzione del problema in esame, preliminare ad
ogni susseguente approfondimento. Se, infatti, non sappiamo come e perch certi
fatti, certe esperienze giungono alla nostra consapevolezza, e per di pi dubitiamo
che siano avvertite come oggettivamente sono, non possiamo logicamente affidarci
alle nostre percezioni e rappresentazioni sensoriali e mentali della realt. Addirittura,
lecito supporre, partendo da determinati postulati (vedasi, per esempio, il sistema di
Kant), linconoscibilit della cosa in s. Della quale nullaltro possiamo dire se non
essere la probabile, supposta origine del fenomeno che in noi andiamo constatando.
Ovviamente tutto questo riflettere e ponderare nasce dal profondo bisogno di un
punto fermo di partenza per le nostre analisi, che non abbisogni d ulteriori
dimostrazioni. Cartesio lo reper nel fatto stesso di pensare che dimostra almeno, in
modo irrefutabile, lesistenza del pensatore. Tuttavia non lecito, a rigor di logica,
dedurre che se esiste il pensatore sussista pure qualcosa daltro fuori dei suoi
pensieri, e la filosofia occidentale non riusc mai a liberarsi esaurientemente da queste
pastoie.
Lerrore di metodo e di principio. Come fu dimostrato dallInduismo in
particolare, la mente non che uno strumento delaborazione dei dati dellesperienza
sensoriale, ossia non in grado dandar oltre i cinque sensi e le impressioni che il
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ovviamente si esprime come attivit del Brahma e dell'Idea del Brahma, e non come
semplice esecuzione della Suprema Volizione.
Dobbiamo allora considerare il Mondo Archetipico sotto due profili
propedeuticamente distinti che sono 1) Strumento della creativit divina secondo
lideazione basale e 2) Centro autonomo dattivit nellambito specificatamente
stabilito.
La distinzione sottile ma insieme fondamentale. Nella Manifestazione
limpulso che genera luniverso dei nomi e delle forme solamente brahmanico: le
entit operano legittimamente seguendo il divino tracciato, e la loro libert
sidentifica nellesecuzione del compito a loro affidato.
Nel periodo intercorrente fra unEmanazione e la successiva (ma meglio dire:
nel non-tempo divino, perch a rigore il tempo e lo spazio emergono solo a
Manifestazione attivata) le Idee Archetipiche della Suprema Coscienza agiscono con
somma autonomia in due fondamentali direttrici (ed anche qui forse meglio
affermare: in una specifica direttrice che evidenzia precise modalit) che sono a)
quella che conduce gli Archetipi allapprofondimento della percezione
dellAssolutezza processo infinito dinteriorizzazione dellIdea basale di creativit e
di S stesse e b) quella che costituisce lo svelamento delle infinite possibilit
specificanti che lArchetipo racchiude in S.
Come gi accennammo, evidenziando queste potenzialit lIdea vivente assume
contemporaneamente pi nitida consapevolezza dessere un aspetto dellAssoluto
stesso, ed attiva in s lintelligenza di ci che il Padre oltre il proprio attuale
momento dinamico, percependo in maniera pi penetrante ed esatta le altre modalit
autocoscienti, e la stessa Suprema Coscienza compresa come infinito serbatoio
dellEssere.
LIdea archetipica possiede una consapevolezza che trascende i propri confini
qualificanti solo nellunione mistica (ossia nel suo momento unitivo onnipresente
con il Padre, e non in quello discriminante rivolto alla manifestazione del Mondo
formale, che si specifica come precisa funzione). LAssoluto distingue questi due
aspetti perch le Idee di questordine costituiscono formulazioni libere e modalit
dinamiche di svelamento di un preciso contenuto della suprema Coscienza, e
conseguentemente sono sentite come entit non separate nellunit basale, e
tuttavia distinte. Questa volont brahmanica determina un potente campo
dautonomia e conseguentemente dobbiamo considerare gli Archetipi di questordine
quali entit viventi, creatrici e capaci di chiarificarsi alla Creatura tramite le loro
stesse capacit. Sono, in effetti, le prime e fondamentali Mani di Dio. Le
susseguenti sono costituite dagli enti creati, quelli dotati - in quanto Immagini della stessa libert ed autonomia operativa, ma con precisi limiti in eterna espansione.
Le Idee del Pleroma divino sono, lo sottolineammo, correlate luna allaltra,
dalle pi semplici alle pi complesse e generalizzanti, ed ognuna esprime la propria
qualificazione particolare nellespletamento dei compiti e delle funzioni a lei affidate,
e nel libero gioco delle proprie valenze.
Le Idee sono in qualche modo polarizzate, perch la Polarit la formulazione
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fondamentale che esplica la dinamicit del Brahma. Non abbiamo mai accennato al
Triangolo fondamentale del Glifo, quello costituito dalla Triade Kether Cochmah
Binah.
Kether, la Corona, il Brahma, e Cochmah con Binah rappresentano
rispettivamente il Noumeno e la Potenza realizzatrice dellIdea brahmanica.
Cochmah in senso metafisico maschile e positivo; Binah, femminile e
negativa.
E appena il caso dosservare che i termini algebrici indicano semplicemente la
differenza di polarit, e che non possiamo attribuire ai due Aspetti divini alcun
criterio discriminativo di qualsiasi genere.
Se questo il Modello per eccellenza, e se il mondo formale nasce
dallinferenza di questi due supremi Principi, lecito dedurre che le Idee da Essi
espresse possiedano una sorta di polarit (secondo una logica non creaturale, ma
divina: il ch ben diverso), ed il loro incontro sia immensamente produttivo sul
piano metafisico. Ci conferiamo dunque la visione non pi di un campo archetipico
superiore raggelato ed immobile in attesa del cenno divino, ma quella di un Pleroma
(pienezza ideale alla base dellevento manifestante) immensamente dinamico,
composto da Idee/Persona dordine trascendente rispetto alla nostra dimensione, ma
autocoscienti nella loro libert e creativit. Idee ontologicamente une con Kether e
contemporaneamente distinte nella loro attivit rivolta alla Manifestazione, e sempre
in reciproca inferenza capace di svelare al campo emanato le indeterminate virtualit
che le informano. Ci lecito, infatti, presumere che questi Archetipi possiedano un
aspetto formale, anche se esso trascende le capacit di comprensione (e quindi di
autorappresentazione) della creatura: un aspetto perfettamente compiuto in Dio, e in
qualche misura percepibile dalluomo soltanto nel samhadi.
Occorrono comunque alcune precisazioni: innanzi tutto, la storia di questo
Universo Archetipale non esattamente la storia dellUomo o delle entit evolutive
nel tempo/spazio, ma storia divina. Tutto quello che sevidenzia e si realizza in quel
campo in effetti un processo che conduce ad atto alcune delle infinite potenze del
Brahma, ma non mediante (diciamo provvisoriamente) quel tipo specifico di
procedimento che proprio della creatura, e che conferisce coscienza personale,
libert di scelta ed autonomia operativa.
La libert del Pleroma Divino (da distinguersi nettamente da quello creaturale!)
, per farci comprendere e scusandoci del bisticcio logico, apparentemente meno
libera di quella che potremmo immaginare. In effetti, immensamente pi libera
perch coincide istantaneamente e perfettamente con il Bene, con il Brahma.
Il Pleroma , infatti, costituito da Essenze divine differenziate e nei nostri
confronti personalizzate, alle quali sono affidati i compiti specifici degli Archetipi
costruttori, e specificatamente quelli, primari, attinenti allo svelamento in un mondo
formale dei disegni del Padre.
La libert di cui godono le forme/pensiero del Pleroma creaturale, archetipi
manifestati che trovano la loro radice nellincontro e nella sintesi effettuata dagli
Archetipi divini, pertanto derivata da questi ultimi e costituisce conseguentemente
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questa potenza allatto, mediante lesperienza delle nostre capacit nel campo che ci
affidato. Tutto questo ci induce a configurare lesistenza come una possibile e
continua conquista e scoperta, che nel Divino eternamente immanente ha il suo
fondamento e la pi ineffabile espressione.
La polarit delle Idee Archetipiche fondamentali, alla quale accennammo, non
pu ovviamente concepirsi come una forma comparabile alla sessualit umana,
trasferita nel Mondo delle Idee. Il simbolo, adottato da tante culture del passato, aiuta
ma non descrive.
Diciamo piuttosto che lEros da noi conosciuto e compreso (ma raramente!) e
che sestrinseca anche e non soltanto nellatto sessuale, raffigura allusivamente,
simbolicamente ed imperfettamente la gioia dellincontro e della fusione a livelli
inconcepibilmente pi elevati, dove lego e il grossolano aspetto della materia
inerziale (dotata di un gradiente immenso di virtualit) sono completamente assenti.
Conseguentemente non ci possibile unadeguata rappresentazione dellincontro fra
Polarit Archetipiche senza lesperienza meditativa del samhadi, che pu conferire un
pi o meno preciso quadro di quanto implicito in quellevento. E in ogni modo
sufficiente, per il nostro lettore, comprendere che lattrazione polare ha le sue radici
profonde nel piano divino, e che costituisce lo strumento attivatore delle Potenze
sulle quali si fonda la Vita, a qualunque livello la si consideri.
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NellAssoluto lesistenza dellArchetipo come assorbita ed indifferenziata nel
fulgore del supremo S (Sat) dove tutto vivo, luminoso ed indistinguibile perch
nellEssere non sussistono differenziazioni di modalit. Ecco quello che ora importa
comprendere.
LArchetipo tuttavia reperibile nella Suprema Coscienza (Cit), che costituisce
la discriminazione dellEssere, e dove constatiamo il mistero della differenziazione
infinita nellinfinita unit.
Per esprimere una modulazione specifica, che porti ad evidenziare un aspetto
della Coscienza al quale delegata una particolare funzione manifestante, occorre
che il Brahma la ponga come fuori da S, ossia fuori dalla Sua pi segreta essenza,
e la consideri altro da S, ma sempre in S.
Questo un atto perfettamente creativo, del quale il Brahma resta il totale
Signore in quanto non sussiste una differenza sostanziale fra il Creatore, il creato e
latto di creare.
La Volont suprema non appartiene al tempo che noi conosciamo e
comprendiamo, perch il tempo stesso una funzione del Brahma, paritetica forse
ad altre non meno importanti ma che ci sono ignote. Comunque, quando la creatura
acquisisce una differenziazione (vibratoria) dal Creatore, essa entra in una
dimensione che pu definirsi temporale ma che potrebbe anche non esserlo; e
vogliamo adesso esaminare questipotesi.
Poich cintratteniamo con questo libretto su di un terreno specificatamente
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In ogni caso, quando lUomo si confer unautocoscienza sia pure elementare gli
Archetipi si affidarono progressivamente alla sua iniziativa, ed egli ebbe un potere
operativo in costante incremento. Un potere temibile, perch nellArchetipo esistono
tutte le forme logicamente concepibili come varianti dellessenza basale, e lUomo
pu legittimamente attivarle solo tramite l'azione del suo mondo interiore (fisso
nellAtma), il quale, se scompensato, riuscir a trarne forme/pensiero ugualmente
scompensate, capaci di modificare la sua coscienza esattamente come furono dalla
coscienza stessa, energizzate. Infatti, egli avr attivato forme/pensiero vitali, dotate
almeno - nei casi pi semplici - di una capacit dagire conforme allideazione che le
ha stimolate, e seguendo quei parametri: la realt vissuta la storia ed il prodotto di
rapporti fra idee, infinite e mutevoli come i riflessi del mare in un giorno di
primavera. Stabilizzare questa realt e ordinarla in un tutto armonioso, pu essere
soltanto opera di uninteriorit equilibrata e libera da impulsi distorti: perch soltanto
in questo ordine gli Archetipi saranno attivati in modo corretto, e le forme/pensiero
derivate ne conserveranno la bellezza e larmonia.
Non possiamo neppure tacere che nellUomo sono rintracciabili fattori acquisiti
nellevoluzione, e che non appartengono sostanzialmente alla sua natura. La lunga
fatica sostenuta per lemancipazione, le innumeri cadute, le esperienze scomposte e
distruttive vissute nei tentativi di raggiungere il dominio di s e del campo
esistenziale, che sono poi confluite nelle attuali personalit, hanno aperto porte su un
abisso non mai dimentico del pericolo che lUomo rappresenta per la sua
permanenza. Questo fece s che, quando fu (ed ) possibile, influenze remote,
qelliphotiche, sinfiltrassero nellinconscio degli uomini e di l tendessero (e tuttora
tendano) a condizionarne lattivit e le scelte quotidiane. Nel piccolo e nel grande.
Sono, le Qelliphoth, archetipi degenerati, potenze distorte che occorrer
condurre ad equilibrio e a maturazione: ma questo appartiene pi al futuro che al
nostro presente, perch ben pochi possono presumere, a ragione, di saperne sfidare il
potere.
Ci preme di ricordare che il Male pu motivatamente essere considerato un
campo darchetipi distorti e, in quanto tale, evidenzia la necessit della correzione
perch non pensabile che una potenzialit della Manifestazione resti inespressa.
Sar pertanto compito delegato in particolare allUomo, ed agli Archetipi del Glifo in
sintonia con Lui, il compito di risolvere la tenebra qelliphotica in luce, prima che
lattuale Manifestazione si concluda, e che il Figlio possa poi sedersi (come
splendidamente insegnano i testi cristici) alla destra del Padre. Questo evento inoltre
consentirebbe, almeno per i protagonisti, di superare agevolmente la crisi del Kaliyuga e davviarsi in serena semplicit sul sentiero di Cristo.
Nellinconscio singolo e generale esistono, come dicemmo, tutte le
forme/pensiero del Mondo archetipico, specificatesi ed evidenziatesi nel corso di una
interminabilmente lunga evoluzione di questa Manifestazione (otto o dieci miliardi
danni, forse; senza contare quelli che trascorsero prima che lautocoscienza
comparisse in questo Universo, se lecito e possibile valutare questi tempi con il
nostro metro).
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volont delladepto, sempre che questa sia effettivamente accordata con lInterit nel
suo vero aspetto evolutivo.
Occorre ricapitolare alcuni punti: innanzitutto identifichiamo il Supremo Ente,
Brahman, Ain Soph Aur, lAssoluto incondizionato e senza possibili attributi, in
quanto in Lui coincidono tutte le coppie dopposti che invece concorrono a formulare
le Entit emanate.
LAssoluto il Supremo Archetipo almeno in un aspetto: Lui che determina il
processo personalizzante da potenza ad atto delle infinite virtualit del Suo Cit.
Sotto ed entro lAssolutezza individuiamo le Modalit fondamentali che
determinano la Manifestazione cosmica vera e propria, e rappresentano lespressione
del momento dinamico del Brahman in Brahma. Kether (o Brahma) la Suprema
Coscienza onnipervadente da un lato, e dallaltro la somma Ipostasi che costituisce
il principio informatore dellintera creazione.
Kether agisce con le due Polarit/Identit di Cochmah e Binah, maschile e
femminile in senso teoretico ed allusivo, e queste rappresentano le modulazioni
basali che specificano il campo come creazione, ossia le Forme/Pensiero dellAlbero
Sephirotico sottostante. Sono Archetipi dell'Assoluto, e le distinzioni, come
dicemmo, hanno un basso grado di approssimazione, se prese alla lettera, ma non
sono arbitrarie ed aiutano al giusto intendimento.
La Grande Madre esiste realmente, e pu essere considerata sotto differenti
punti di vista. Ora identifichiamo in Lei la personificazione del Principio
Femminile assoluto, o Chakti, e la Sua realt pu essere intuita nel samhadi di
Bodhisattva e delle pi alte Entit del Glifo, sotto molti aspetti che dipendono dal
loro grado dimmedesimazione nel Campo Causale. Infatti, possibile, lecito e santo,
considerare la Grande Madre come Brahma, sorgente e matrice di tutta la creativit
divina, e nellinduismo per esempio questo il punto di vista adottato dalla
meditazione tantrica, una delle pi efficaci che conosciamo.
Lesperienza che lentit emanata sa conferirsi con questi principi dipende
naturalmente dal suo grado d'iniziazione nei grandi Misteri; certissimamente
d'amore totale ed unitivo, e pu rappresentare un samhadi fra i pi eccelsi, in cui
scompare definitivamente ogni illusione di separativit. Tutto questo nel supremo
Volere e non possibile tentare descrizioni o interpretazioni rigorose ma solo
genericamente allusive. Ci che comunque gli uomini chiamano apparizione del
Principio Femminile in genere una percezione offuscata della Sua realt, e cio
il contatto con un particolare aspetto, pi o meno esauriente, della Sua Emanazione.
Pensiamo, infatti, che una pi esaustiva esperienza non farebbe sussistere il senso
della dualit e che la persona coinvolta nellevento rientrerebbe temporaneamente
nellArchetipo fondamentale, in una delle Sue modulazioni. Qui si oltre la forma ed
il limite, e soltanto la Misericordia del Padre/Madre pu allora sostenere la creatura.
Specifichiamo che se - come crediamo - lArchetipo Causale possiede una
propria Forma, essa quella dellinfinito in tutte le sue infinite direzioni: una Forma
assoluta, dunque, comprensibile relativamente soltanto per dono divino e come
coronamento di un lungo tracciato realizzativo.
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inviato e recepito.
Poich quasi una regola che questo richiamo sia motivato da istanze
fortemente egocentriche o peggio, coloro che risponderanno, saranno enti egualmente
egotici e, sovente, ad un livello dinvoluzione davvero allarmante e pericoloso quanto
celato. In questo caso il rapporto non mostrer nel tempo alcuna consistenza positiva,
e costituir allopposto un notevole rischio. Le forme/pensiero delluomo antico ed
attuale, le personificazioni della psiche collettiva, entit errabonde della zona
intermedia (Bardo, Duat) per incapacit devoluzione positiva o attaccamento a
quella perduta, avranno allora facile accesso allenergia psichica di coloro che
partecipano a queste sedute, e cercheranno di appropriarsene invogliandoli a
perpetuare il contatto con ogni mezzo possibile, individuato nella loro mente: il
contatto con il nostro mondo costituisce, infatti, un elemento fortemente gratificante
per queste infelici entit, le quali conseguentemente vogliono instaurare un effettivo
dominio.
Non desideriamo dilungarci nellesame di questa metodologia se non per il
tempo necessario a chiarirne due aspetti, fra loro opposti: se la qualificazione dei
partecipanti lo consente, nelle comunicazioni di questordine possono apparire
entit oscure, che faranno leva sulle loro emozioni pi discutibili per incrementarle ed
indurli ad azioni conseguenti, fornendo anche le relative indicazioni. Ci che la
persona capta, nel movimento del piattino sulla tabella, un impulso mentale molto
semplificato che egli traduce inconsapevolmente in gesti del braccio e della mano. La
frequenza di questi contatti, consolida la percezione e la affina, ma crea anche un
canale, un punto di riferimento per forme/pensiero dubbie o temibili, che
permane nel tempo e pu gravemente limitare leffettiva libert danalisi e di scelta
della vittima. Infatti, se la vittima saccorda profondamente con lentit interferente,
questultima acquista forza ed energia, e pu anche determinare qualche forma
dinvasamento psichico o nei casi pi gravi di possessione anche fisica.
Queste fenomenologie sono simili e non identiche a quelle ben pi insolite
provocate dallinterferenza qelliphotica, sempre distruttiva e di arduo contenimento.
La qelliphoth non osa e non desidera uscire tanto allo scoperto, perch i suoi fini sono
fortemente agevolati dallignoranza diffusa sulla sua esistenza. La presunzione
delluomo tecnologico un proficuo canale per il suo asservimento, e il demone (che
non affatto un retaggio di vecchie superstizioni) ne approfitta con astuzia e
malvagit: se ne vedono, comunque, gli effetti.
Perch, in casi particolari, questi eventi si manifestino, occorre il concorso di
condizioni generali molto favorevoli allinvoluzione, concernenti persone fortemente
compromesse dallegotismo e dalla volont di possesso. Consideriamo dunque, alla
luce di questi concetti, il quadro che ci conferisce lattuale momento storico, e
deduciamone il rilievo.
Sottolineiamo preliminarmente che lAlbero della Vita non resta inerte di fronte
allemersione di queste tipologie che, se sono consentite, dipendono
fondamentalmente da cause prossime e remote rintracciabili nellUomo globale ed
individuale, e che ne costituiscono il retaggio karmico. Tale fenomeno, che pervade
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molte aree della Manifestazione e ne contamina altre, deve comunque emergere alla
nostra coscienza, in quanto questa la sola strada per poter tentare un recupero
salvifico di quanto stato perduto od in procinto di oscurarsi.
Occorre soprattutto molta cautela ed attenzione, quando ci imbattiamo in queste
alquanto diffuse pratiche genericamente esoteriche, e sovente alquanto involutive.
La prima arma che possediamo, e che in effetti la sola efficace nelle sue multiformi
espressioni, lintelligenza dellAmore e la conseguente capacit damare: lallievo
che si dato questa dote, agir non tanto come individuo ma come Interit in una fase
di risveglio, e non dimenticher mai la compassione yogica per coloro che sono
caduti nei domini dellinvoluzione.
Non ci dilungheremo oltre su questi difficili temi, che richiederebbero un
approfondimento specifico e ben pi esauriente; quanto affermiamo semplicemente
un punto di riflessione che affidiamo al nostro lettore, perch ne tragga personali
conclusioni di conoscenza e di cautela.
Il secondo aspetto, immensamente opposto, costituito dalla possibile
interferenza dIntelligenze sostanzialmente positive, di enti in fase devoluzione
concreta i quali considerando gli operatori in qualche forma di comunicazione
potenzialmente qualificati a ricevere unadeguata istruzione colgono lopportunit
davviarli ad un riesame delle loro motivazioni basali, note od ancora ignote, per
condurli ad una vera ricerca esoterica capace di condurli oltre i loro limiti attuali, in
un sentiero veramente realizzativo.
Esistono comunque varianti nelle metodologie adottabili, che segnano in
qualche modo il trapasso dalle forme primitive di contatto (tavolini, tabelle etc.) a
metodi iniziatici veri e propri, anche se nei loro aspetti pi semplificati.
La scrittura automatica allora generalmente adottata, ed il meccanismo di
contatto resta ovviamente lo stesso: un principio dintuizione che si polarizza in un
impulso interiore, che tuttavia non si risolve nel movimento meccanico della mano,
ma implica unattivit concettualizzante e discorsiva dello strumento interiore di
percezione ed autorappresentazione, la guaina intelletto/mente/io.
Latteggiamento delloperatore , allinizio, piuttosto passivo; egli si limita a
seguire (come nel caso dutilizzo della tabella) gli impulsi che si puntualizzano in
parole e frasi dotate di senso comune, registrandoli su un foglio. Via via che il tempo
passa e la pratica saffina si instaurer un vero dialogo con lIntelligenza
interlocutrice, che dovr essere compresa nella sua vera positivit ed attentamente
ascoltata. Ovviamente, questo metodo pi rapido e produttivo dei precedenti, ed
anche meno facile da attualizzarsi. Pu inoltre essere pi rischioso, e molto, se
lattenzione non ben desta e loperatore non si indirizza con costante intenzione
verso il Centro Atmico.
I pericoli sono sempre quelli enunciati nel trattare la tavoletta di comunicazione,
ma poich chi adotta la scrittura agisce spesso individualmente e non con la
presenza di almeno un compagno la sua effettiva consistenza interiore che
determina la qualificazione del metodo, nel bene e nel male.
Poich lallievo non ancora capace, in genere, di discriminare esattamente e di
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conseguirla, e per recuperarla ogni volta (e saranno molte!) essa venga meno.
Lautoanalisi, sorretta dal Testimone interiore, faranno il resto.
Occupiamoci adesso, pi specificatamente, del procedimento formale della
ritualit, che abbiamo ridotto allessenziale ma che, proprio per questo, dovr essere
esattamente rispettato. Al termine dellesposizione forniremo alcune indicazioni che
non intendono minimamente vanificarla, ma che al contrario ne sottolineano
lessenza.
1) Lora. Tradizionalmente per tutte le operazioni di positivit etica e fattuale
necessario agire in fase di luna crescente, e specificatamente in certi casi al
novilunio di ogni mese. Lora favorevole, in questa prospettiva, quella di Mercurio
ed in certi casi quella di Giove. Nel giorno rituale le ore diurne si contano dallaurora
al tramonto, e quelle notturne dal tramonto allaurora. E conseguentemente
necessario conoscerle esattamente, quali risultano da molti calendari di comune
reperibilit. Si dividono i minuti risultanti (complessivi) per le dodici componenti
vibrazionali che abbiamo chiamato le ore del pianeta, per individuare il momento
astrologicamente pi adatto. Ci impossibile indicare immediatamente le profonde
ragioni di questa metodologia, ma lo faremo se e quando si rendesse necessaria
questa conoscenza. Sono motivazioni, complesse e sottili, che attengono al bioritmo
cosmico in riferimento a quello proprio delloperatore, e ricordiamo quindi il
Teorema dErmete, noto come Tavola di Smeraldo. Normalmente necessario
rispettare questo punto con grande precisione, come ogni altro aspetto del Rito.
Le ore si susseguono, in ogni giornata, secondo uno schema che stato
identificato in epoche primordiali, e che ci possibile rintracciare per noi in un testo
per altri versi poco attendibile, che citiamo: Sabellicus Magia pratica I volume
pag. 155.
Una precisazione: la durata delle ore rituali non costante, come significato
nel testo citato. Occorrerebbe uno studio approfondito dastrologia per lesatta
individuazione delle causanti e delle variazioni, che si riferiscono principalmente alle
Case ed ai Campi dei pianeti. Pur senza affrancare lallievo da un impegno
conoscitivo di questo ramo della sapienza tradizionale, riteniamo pi utile, in questa
fase dellapprendimento, che egli si avvalga del consiglio dellIstruttore per superare
eventuali lacune, e le possibili divergenze fra il momento individuato mediante la
semplice divisione per dodici del tempo complessivo (diurno o notturno) e lora
effettiva del pianeta prescelto.
Occorre sempre scegliere lora pi consona al nostro fine, tenendo presente che
essa varia in dipendenza dalle nostre effettive intenzioni pratiche, e che in generale
per queste attivit preferibile la notte al giorno. Infatti, la luce solare ostacola la
sensibilit individuale alle vibrazioni sottili che possono essere assorbite e direzionate
dalloperatore, creandogli difficolt di sintonizzazione. Tuttavia questa non una
regola fissa, ed ammette eccezioni.
Il periodo dellanno pu essere importante per finalit determinate. In generale,
la primavera favorevole ad azioni creative e rigenerative, lestate ad attivit di
53
fiore, con il quale adornare gli oggetti utilizzati e le stesse mani dellofficiante.
La sola luce del rituale quella fornita dalle candele. Occorre un luogo
tranquillo. Reso per di pi inaccessibile a indesiderabili interferenze quali telefonate
o visite improvvise. Loperatore deve restare tranquillo e sicuro, non distratto da
elementi estranei al suo intento.
Lo stilo con il quale tracciare i simboli pu essere un comune pennarello,
preferibilmente nuovo e di colore azzurro. Qualche fiore, meglio se di campo e
comunque semplice e gentile, adorner adeguatamente il tavolino che utilizzeremo.
Questultimo, che sostituisce laltare tradizionale, un comune mobile coperto da un
panno bianco accuratamente pulito su cui verranno posti gli oggetti rituali: come
abbiamo detto, le candele, il minuscolo braciere (nuovo o ritrovato fra gli oggetti di
casa), il contenitore per lincenso con i relativi fiammiferi ed infine alcune
pergamene.
Se loperatore lo considerer opportuno, potr predisporre quattro candele ai
punti cardinali (le Torri di Guardia), invocando allatto del posizionamento anche
mentalmente gli Spiriti dei Quattro Elementi e descrivendo un cerchio che principia
da Est. Questultimo aspetto non necessario e pu essere accantonato, ma
richiesto da antichissime tradizioni e contribuisce a mettere loperatore in uno stato
danimo pi consapevole e meglio indirizzato al fine proposto. Inoltre agisce come
lente di concentrazione delle vibrazioni sottili favorevoli, con esclusione di quelle
indesiderate.
4) La Formula. Questo il momento centrale di tutto il rituale. La Formula
sintetizza la direzione ed il fine che ci proponiamo, invocando la Forza cristica pi
adeguata a tanto impegno; implica un elevato grado di sintonizzazione interiore che
deve essere sentito e non semplicemente espresso a parole. Innanzitutto loperatore
traccer una Croce in un lato della pergamena, a sinistra. Poi disegner un simbolo, il
Simbolo dellArcangelo di Tiphereth, seguito, in basso a destra, da quello di Jesod: la
Luna come appare in una notte di luna nuova, quando una falce sottile ed argentea.
Nullaltro.
La Croce linvocazione alla Potenza Cristica; il simbolo dellArcangelo
racchiude le emanazioni sephirotiche e la luna di Jesod esprime il doppio astrale di
Malkuth. Conseguentemente la pergamena rappresenta lazione nel campo sottile che
deve solidificarsi poi in quello tridimensionale (discesa da Jesod in Malkuth).
Tracciato il Simbolo (la pergamena a questo punto la sintesi simbolica
dellatto), loperatore si concentrer interiormente su di Lui e lo far ri-vivere in s
come Armonia ed Amore, abbandonandosi completamente allimmanenza cristica e
affidandole lo scopo dellatto, opportunamente concettualizzato, senza alcun
attaccamento ai possibili risultati. Questa meditazione non determinabile a priori
come tempo: pu essere breve e pu durare a lungo, perch loperatore dovr
sentire quando gli sia necessario passare al successivo momento, nel quale
provveder a bruciare la pergamena accendendola ad una candela e collocandola sul
braciere con un poco dincenso.
55
Poich liniziando agisce come modalit della Manifestazione e - pur nel suo
piccolo - a fini generali, ogni suo atto dovrebbe implicare accordo ed affinit con le
Potenze espresse dal Glifo della Vita, e qui riemerge il problema globale della nostra
situazione, nostra e dellInterit.
Certamente, perch la parte affidataci sia compiuta, dobbiamo prima conoscerla,
poi comprenderla ed infine essere in grado dassumerla identificandoci con lei. Un
attento esame di questo principio, condotto con il Maestro nella Sua testimonianza
interiore, ci sosterr per risolvere molti quesiti, per spiegare lapparentemente
incomprensibile silenzio di Dio e per avviarci a una pi chiarificata coscienza. In
effetti, il silenzio di Dio semplicemente indice della nostra sordit alla Sua parola,
costantemente donataci nel Centro interiore.
In queste pagine non possiamo, ovviamente, indicare i criteri adatti
allidentificazione delle nostre potenzialit operative, perch essi emergono con il
percorso iniziatico e costituiscono unimprevedibile variet dimplicazioni. Possiamo
per sottolineare che la ricerca del nostro vero stato, ossia del Dharma, impegno
basale della ricerca, e la sua acquisizione determina lo svolgimento presente e futuro
(un futuro infinito) della nostra vita. Lanalisi impersonale del campo esistenziale,
delle emersioni karmiche che denota, degli incontri che sottintende, sono in ogni
modo fattori indispensabili per la nostra scelta fondamentale e le mille scelte
particolari con essa coerenti.
Un allievo pu ritrovarsi in particolari difficolt proprio perch tale: la sua
condizione, infatti, determina una maturazione pi rapida del karma potenziale,
facendo emergere fattori (samskaras nellinduismo) che altrimenti sarebbero rimasti
sopiti anche per lunghi periodi, con effetti tuttavia pi pericolosi e profondi. Inoltre
egli si trova facilmente coinvolto nel karma delle persone che gli sono accanto e che
conseguentemente influiscono su di lui, a livello sottile e diretto. Esse sono portatrici
di stati che non hanno sovente origine nel solo passato dellallievo, e che sono quindi
fortemente soggettivi: tuttavia in campo esistenziale comune, e non possono essere
ignorati gli aspetti che denota. Il karma proviene sempre, quando ha rilevanza con
lente, da un tessuto connettivo comune che associa i singoli individui a loro stessa
insaputa. Cos, quando sintrecciano rapporti di specifica inferenza, si verifica proprio
un effetto karmico generalizzato e individualmente modulato a livello tanto
grossolano che sottile. In termini brevi, le tensioni karmiche delluno agiscono
sul potenziale dellaltro, elidendosi o rafforzandolo.
Il fenomeno responsabilizzante perch rende ciascuno partecipe in certa
misura dei problemi del suo prossimo e, in linea generale, della Manifestazione.
Questa fenomenologia ha diverse, concrete cause: lassunzione, consapevole o
inconscia, del karma di una persona molto amata; la reazione emotiva e scompensata
ad una situazione determinata da altri; lassimilazione inerziale ed inconscia del
karma collettivo che, se non schermato, coinvolge insospettate debolezze del singolo.
E via dicendo.
Come constatiamo, le strade per lassunzione di un effetto karmico
(normalmente temibile e scompensante) sono diverse, e tutte presuppongono una
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giudicano con diffidenza e ostilit chi le abbia ostacolate o ferite (e non importa
quando), e desiderano neutralizzare la ripetizione di quellevento. Peggio, se
considerandosi un possibile oggetto di identica attenzione nella consapevolezza di
aver compiuto un arbitrio vogliono evitare il pericolo della rivalsa. Possiamo
considerare che il karma sempre e comunque Mente, e che presuppone quindi il
soggetto senziente. In questottica il karma, generale e particolare, condotto ad
emersione dalla situazione dei campi dinterferenza e dagli atteggiamenti dei singoli
personaggi che li conformano. Atteggiamenti che, nellarea della nostra comune
esistenza, sono ben lontani dalla Misericordia di Dio.
Dio non crea n sostiene leffetto karmico: lo subisce per amore, come
testimonia la Croce di Ges.
Dio Perdono e non altro: ma vuole condurre la Sua creazione allesito pi
reale, ossia alla Sua intenzione. Se la creatura non sa ritrovare la propria identit per
scelta damore, sar lesperienza delle proprie azioni ad agire in dissuasione. Il tempo
che impiegher sar quello che essa si dar.
La difesa contro gli effetti karmici limpersonalit dellazione, il non
attaccamento agli esiti: questo valido anche nei confronti del karma preterito, ed
impedisce linsorgenza di nuovi debiti.
Latteggiamento dincentramento in Dio elide tutto il possibile, ma in tempi che
rapportati alla nostra attuale esistenza possono sembrarci molto lunghi. Infatti, la
risoluzione del debito karmico implica la pacificazione o lallontanamento delle
entit che ne alimentano lincidenza, solitamente molto tenaci ed implacabili. E
certamente non stabilizzate nellIdea Basale: anzi. Sono, in effetti, entit molto
egocentriche, che ignorano il Dio sopra di loro, come insegnarono i maestri gnostici.
E un problema gravissimo ed attuale.
Ci ripetiamo: la sola difesa efficace e reale comporta lintuizione dellUnit
ontologica a livello effettivo e non semplicemente intellettualistico. Cerchiamo
dunque metodologie specificate, adattabili in generale e in particolare a quanti si
inoltrino in un sentiero di ricerca. Sono concettualizzazioni utili almeno per il tempo
necessario a maturare altre esperienze ed altre pi pertinenti ideazioni.
I) Uno stato di serenit, e lassiduit nel conservarlo. Questo il necessario
presupposto dogni attivit in ambito esoterico e sottile, e non sar mai abbastanza
raccomandata la sua attualizzazione.
II) La capacit di riequilibrare i diversi aspetti dellorgano autorappresentativo,
ed in particolare il centro di controllo interiore delle funzioni fisiche, nel caso,
alquanto comune, che scompensi di varia natura ne insidino la funzionalit. Questa
una capacit di tipo introspettivo e meditativo che esige la presenza ed il sostegno del
Maestro Atmico, e mira a condurre equilibrio prima nellambito psichico, per poter
poi modificare, di conseguenza, quello pi denso. Si energizza e si rasserena il
proprio Jesod interiore, facendovi confluire fattori energetici reali dellInterit (delle
sue quattro guaine) con opportune introspezioni e talvolta visualizzazioni.
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gli uomini devono svegliarsi dal loro sonno millenario e letale, ed incamminarsi con
lutilizzo delle proprie vere capacit verso un differente futuro.
E' quindi un compito precipuamente formativo che gli iniziati, dal pi giovane al
pi maturo e saggio, devono assumersi; anche se questimpresa non pu esaurirsi
nellinformazione esoterica e nelladdestramento spirituale.
Loperatore deve, prima di tutto, sapersi proteggere ed insieme proteggere il
campo dattivit che gli riservato; ci non facile, se consideriamo lambiente in
cui di norma viene a trovarsi. Occorrono allora mezzi non ordinari, o il karma
collettivo e individuale (non necessariamente dell'iniziato stesso!) sar un ostacolo
insuperabile. Lesperienza dei princpi adottati indispensabile o questi resteranno
teorie, pi o meno convincenti. Naturalmente questa sperimentazione richiede
dessere condotta in forme davvero precise e, diremmo, rigorose e richiede per non
disperdere fin dallinizio preziose energie una finalizzazione adeguata anche al
conseguimento di effetti pratici. Gli iniziati impareranno lutilizzo delle energie sottili
e delle tecniche che consentono dincanalare il potenziale posseduto verso la finalit
prescelta, risvegliando con questattivit anche le opportune valenze dellInterit.
Il Maestro, daltro canto, far quanto riterr necessario per destare lattenzione e
le capacit dellallievo, e per renderlo pronto tanto allacquisizione che allazione.
Occorre molta fatica per puntualizzare un iniziato capace didentificare, intuire,
discernere ed agire nel brevissimo spazio di un pensiero, ed ivi cogliervi gli aspetti
del campo esistenziale pi veri nelle loro profonde qualificazioni, modificandoli con
cosciente impersonalit per adeguarli allIdea fondamentale. In questattivit
esoterica lagente si costituisce come una modalit operativa del Glifo, ed agisce
principialmente per un fine generale, ed in tal modo pu avere un accesso ad energie
dellInterit. Non possiamo indicare, ora come ora, le fonti specifiche di queste
valenze, che verranno di volta in volta evidenziate ed utilizzate; possiamo in ogni
caso precisare che, se loperatore veramente qualificato e considera necessario o
semplicemente opportuno interferire, non c campo che possa considerarsi a priori
escluso, ed il solo limite rappresentato dal suo stato di realt nei confronti del
globale dappartenenza.
Il problema non insito nellattivit esoterica in s stessa, ma verte piuttosto
sullidentificazione delle risultanze in lei implicite, le quali devono evidenziare un
concreto incremento di libert nel generale e nel particolare e non un risultato
effimero ed opinabile, che allopposto determiner facilmente un effetto distorto. In
questo caso il problema, anzich essere risolto, si ripresenter presumibilmente
aggravato alla prima occasione capace dattivarlo.
Il fine dellIniziazione lemancipazione dellUomo (Adam) negli uomini, e
non la loro gratificazione pi o meno temporanea ed illusoria: se un evento capace
di determinare un positivo effetto prioritariamente a livello di Spirito dal quale
consegua una presa di coscienza ed una rinnovata libert di scelta, auspicabile il suo
accadimento a fini generali e particolari, e quindi occorre sostenerne ed agevolarne la
realizzazione.
Se, allopposto, prevedibile che esso risolva semplicemente un fatto
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contingente senza poter agire nel profondo (ed in tal caso la stasi interiore non
presenta modificazioni, e le cause della sofferenza permangono probabilmente
aggravate) linterferenza esoterica alla lunga si rende pi lesiva che utile ed da
evitarsi, sia pure con sincero dolore e profonda compassione per lo stato della
personalit considerata.
Lesoterista deve necessariamente agire in questordine, nel quale i vantaggi
particolari emergono naturalmente da una chiarificazione del contesto generale (la
norma dellazione deve cio costituire un valore impersonale); tuttavia il campo
dellattivit possibile enorme. Egli cerca di portare pace ed amore a coloro che
incontra, vuole ristabilire gli equilibri turbati; a tal fine reperisce mezzi e metodi
adeguati, impensabili ai pi, e ad imitazione del Cristo Ges pu nel proprio
piccolo ambito aprire porte insospettate alla speranza dei fratelli.
Non pu mai, al contrario, rendersi complice a qualsiasi titolo del loro
conformismo, della sordit alla Parola di Dio e della mancanza dintelligenza per
lamore e per la vita. Il fine non giustifica mai i mezzi, i quali devono sempre essere
coerenti con lo scopo prefisso, giustamente identificato.
In questi principi sidentificano i veri spazi dellattivit esoterica e,
naturalmente, i limiti che gli Archetipi pleromatici incontrano nei rapporti con
lUomo e con lInterit, della quale fanno parte.
Rispettando questo principio di libert, di non interferenza coattiva nelle scelte
altrui, tutto anche ci che apparirebbe impossibile alla nostra limitata ragione pu
essere realizzato: nel tempo suo proprio e nel modo coerente con limmanenza del
Padre.
Esaminiamo allora il nostro massimo impedimento: il fattore karmico che
sevidenzia progressivamente nella sua oscura distruttivit.
Nel corso dei lunghi millenni che precedettero la nostra era, gli uomini (a molti
livelli desistenza) commisero enormi arbitri, e restarono troppo sordi alla voce di
quei Maestri che pure additavano il cammino della salvezza. Notiamo qui che il bene
generale si fonda sugli stati dei singoli, e che se questi ultimi si dimostrano
caparbiamente incoercibili, lunica conseguenza possibile la discriminazione fra il
reale e lirreale, ossia la separazione come indic Ges del grano dalla gramigna.
Se era (forse, e come?) necessaria unesperienza egocentrica per conoscerne le
implicazioni e superarle, quanto fu compiuto travalic immensamente i limiti
personali e gener una tensione karmica crescente. Per moltissimo tempo (eoni, cicli)
queste cariche distruttive restarono quasi latenti, pur scaricando leccedenza
intollerabile in eventi pi o meno ricorrenti e ripetitivi, che la nostra stessa memoria
storica rammenta con angoscia. Gli uomini tuttavia, passati i momenti di crisi, non
seppero e non vollero recepirne linsegnamento, rinnovando cos le loro perniciose
espressioni dintenzione e di comportamento. Finch il quadro generale appariva
immutato o quasi, in un ambiente genericamente incontaminato almeno nei suoi
fattori essenziali, si ritrovavano spazi capaci dassorbire e dissipare gli effetti pi
scompensanti, nella prevalente armonia del nostro pianeta. Certamente, ed ignote ai
pi, esistevano e saccentuavano le condizioni di una futura crisi (il Kali-Yuga), ma
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79
16)
Laspetto temporale dellArchetipo dunque dentro di lui quando svela le
virtualit che linformano, e fuori di lui perch egli tende allAssolutezza.
Questultimo punto richiede un ulteriore approfondimento, e noi tenteremo adesso un
raffronto basandoci su quanto sappiamo sullEmanante e sulla Sua manifestazione.
Poich il Brahman (lEmanante) sintesi di Potenza ed Atto in pura Coscienza,
e larchetipo lo riproduce (ossia ne lImmagine) ad un livello infinitamente
ridotto di vibrazione, dobbiamo dedurre che in questultimo sussiste un momento
dinamico ed uno diciamo molto inesattamente statico o virtuale, e che
entrambi sono presenti in modo indistinguibile nellautocoscienza che egli raggiunge,
e sempre lo distingue, quando ha compiuto il processo che lemancipa dallegotismo.
Questautocoscienza implica il profondo senso didentit col Brahman, del quale
lArchetipo comprende dessere uno specifico dinamico aspetto; implica quindi la
tensione esistenziale ad una sapienza sempre pi completa del proprio campo
desplicazione (essere/esistere), che al limite sidentifica con lAssoluto stesso.
Questa
convergenza
dellautocoscienza
archetipale
con
quella
incommensurabile ma immanente del Brahman, sottintende lapprofondimento
(svelamento) dellAssoluto nellarchetipo stesso, ed una tensione in questultimo alla
perfetta assimilazione nellAssolutezza, alla sua infinita Indeterminatezza.
Il processo implica, se ragioniamo con la nostra mente empirica, da un lato
lespansione infinita dellente nellInfinito e dallaltro, se ipoteticamente compiuto, il
riassorbimento nell'Assoluto dellarchetipo stesso, il quale, in questottica,
sussisterebbe nuovamente come pura sostanza inqualificata dotata della sola virtualit
dellesistenza, e non pi come Idea/persona specificata da quella suprema Coscienza.
Tale ipotesi tuttavia contraddittoria perch vanificherebbe, se accolta, la stessa
attivit emanativa del Padre, privandola di quel significato che invece cos reale allo
sguardo stesso dellAssoluto. A parte il fatto che le Idee brahmaniche sono in s
atemporali e quindi eterne (unipotesi differente postulerebbe un divenire
dellEssere (Sat) intrinseco al Brahman, il quale al contrario diviene soltanto
nellambito del proprio Cit donando personalit/immagine alle Idee che vi
discrimina), lAssoluto agisce soltanto per amore del Suo stesso potenziale di vita, e
conferisce esistenza in libert di scelta ed autonomia operativa perch le Sue creature
siano, sempre pi perfettamente ed infinitamente, coscienti.
C un punto indescrivibile, nellarchetipo realizzato, nel quale la sua vita e la
sua essenza assoluta sidentificano in un momento che ha qualifiche atemporali
(samhadi), e questa unione ravviva e vitalizza lIdea/persona, senza riassorbirla.
Qui per dobbiamo fare punto, perch il Mistero al quale alludiamo ben
oltre le intuizioni limitate di chi non partecipe della suprema Unit mistica (che
per ama nel proprio cuore), e la nostra mente manasica in ogni caso inadeguata a
pi precise formulazioni.
Possiamo tuttavia aggiungere qualcosa a proposito del fattore che abbiamo
indicato allinizio di questo paragrafo. LArchetipo tende ad uninfinita espansione
perch possiede unintuitiva coscienza della Realt assoluta di cui vive: ne ha la
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problema vastissimo, perch implica il superamento della frattura fra Dio e creatura
che chiamiamo caduta, e che ha determinato la scissione dellunit principiale in
varie aree dimensionali, variamente antitetiche fra loro e talvolta fortemente deviate.
E un discorso affrontato altrove.
Ricordiamo che la realt fondamentale solo e sempre lAssolutezza (Brahman,
Nun, Ain Soph), e che la sua esperienza implica lo stato dellunit. Poich tuttavia
larchetipo che abbia conseguito questa condizione non scompare, suggeriamo che in
questa unit sussista un aspetto creaturale non risolvibile che, come tale, appartiene al
Padre ed a Lui soltanto. La Coscienza Brahmanica una, ed identica allo stesso
Brahman; poich lIdea vivente non pu tuttavia annullarsi definitivamente
nellAssolutezza, essa conseguir da questo stato destasi unesperienza in s
parziale del Reale, che tuttavia, portandola immensamente oltre il proprio limite, le
dar il senso della completezza. Specifichiamo dunque che la suddetta parzialit
tale soltanto nei confronti della perfetta realt del Brahman, ma che puntualizzando
di fronte e nel Padre lesattezza della creatura in uno specifico istante del suo
processo realizzativo parimenti veritiera e completa, ed implica il dinamismo
tipico dellente emanato.
La comprensione dellAssolutezza pertanto un processo infinito, caratterizzato
dalla progressiva illuminazione delliniziato. Ribadiamo che le esperienze
caratterizzanti questo cammino sono reali, e rendono ladepto un aspetto realizzato
dellAssoluto. Questo esito implica una modificazione del Brahman? Non
propriamente: infatti il risultato del Suo atto di volont che si perfeziona con il
concorso della creatura, e che contemplato atemporalmente dal Brahman nel Suo
S/Sat e sostenuto per tutto il procedimento nella Coscienza/Cit, in perfetta
puntualizzazione della libert di scelta e della conseguente autonomia donata al
campo emanato in principio.
In altre parole, anche dal punto di vista della Realt fondamentale (in S) non vi
che lAssoluto-senza-Secondo, e nellAssoluto stesso vivono le Sue libere volizioni.
Togliere a queste ultime ogni realt per affermare a tutti costi un totale monismo (non
dualit) certamente unesigenza intellettualistica profonda per molti, ma raggiunge
lassurdit di negare la stessa Coscienza divina togliendo valore alla Sua ideazione. Il
ch , ovviamente, unassurdit.
Il problema che vogliamo indicare ha attinenza proprio con questa Ideazione.
quindi un quesito altamente metafisico, che tuttavia ammette una risposta fondata su
testimonianze e scritture che hanno sempre affermato la loro origine trascendente. Gli
uomini, infatti, possono procedere nelle loro ricerche per induzioni e deduzioni,
possono argomentare analiticamente e sintetizzare poi i risultati ottenuti, ma non sono
in grado di superare le soglie delle proprie esperienze, che sono gravemente
imperfette se non considerano limmanente campo divino.
Quanto ora affermiamo stato posto non come ipotesi ma come verit dalla
ricerca esoterica pi qualificata e precisa: noi quindi lo trasmettiamo al ricercatore
non come un dato speculativo o di logica filosofica, ma nel suo significato di
oggettiva realt. Il lettore ne trarr le conclusioni che preferisce, delle quali il solo
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responsabile.
Il fatto al quale alludiamo attiene al punto principiale di quella Ideazione che
poi sestrinseca nella Manifestazione; pi precisamente, si riferisce a quel momento
non temporale e non formale secondo le nostre categorie di pensiero nel quale il
Padre Creatore, attivando per un istante lArchetipo virtuale in tutte le sue
implicazioni, gli domanda se egli aspiri allesistenza libera e responsabile
nellUnit basale, e in tale ipotesi che qualificazioni di libert sceglie: ossia, se vuole
limitarsi alla libert donata in un ambito stabile e prefissato, o preferisce quella che
deve essere progressivamente conquistata e compresa in un campo potenzialmente
infinito. Questultima , ovviamente, pi alta e difficile, e colloca la creatura nel
piano delle modalit divine per opera anche propria.
Nel primo caso, larchetipo ricever un determinato ambito operativo, e l
estrinsecher le sue coerenti virtualit; nel secondo affronter un processo di
svelamento dintrinseche potenze che ontologicamente infinito, perch egli stesso
sar la propria libert.
E una domanda estrema, che non limita lIdeazione basale perch lo stesso
Ideatore che la pone e la comprende. E, comprendendola totalmente, ne sostiene le
implicazioni. Larchetipo per solo nella risposta (ne ascolta interiormente il
senso a livello intuitivo e non condizionante!); qui noi non possiamo comprendere le
sottili, realissime e ontologiche qualificazioni che lo specificano nel piccolo e nel
grande, distinguendolo dal Padre creatore nella coscienza del quale egli comunque
esiste.
Certamente larchetipo ne consegue una visione precisa e nitida delle
implicazioni di questa scelta basale, ed individua i modi, i mezzi ed i sentieri che la
renderanno operante. Vede nel Padre cosa sar il suo tempo, ed il conseguente
processo vitale, e comprender adeguatamente i termini del dilemma.
Sapr (seppe) e sceglier (scelse). A questo punto la coscienza personale ritorna
nella sua potenzialit, e sattiva la Manifestazione. Nel caso che larchetipo abbia
scelto il pieno dono della libert, egli recuperer in breve la propria identit e potr
agire in sincronia con le altre entit del suo stesso genere. Possiamo congetturare che
quanto non sia stato conquistato personalmente ma soltanto donato possa implicare
unattivit capace poi di trasformare il dono in acquisizione; tuttavia impossibile
per noi immaginarne i tempi e le modalit. Certamente nellAssoluto le differenze
tendono a comporsi in sintesi armoniche, che possono e devono differenziarsi per
colore e vibrazione, ma che implicano sempre particolari momenti di
realizzazione. Quali siano questi stati non tuttavia oggetto di nostre speculazioni: la
loro conoscenza (o sapienza) sono semmai i contenuti di una rivelazione.
Possiamo tuttavia affermare perch gi rivelato che lAdam, archetipo
nascente, fu posto di fronte al fondamentale atto di scelta e volle la personale
conquista della propria esistenza, per faticosa che fosse. La Manifestazione nacque su
questa base, e quello che oggi chiamiamo peccato originale dindividuazione
personale, forse confusi dal fatto daver abdicato al primordiale stato di beatifica ma
passiva virtualit, fu al contrario la pi alta dimostrazione della nostra umanit e la
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Dunque, nel punto metafisico prima ipotizzato esiste come un flusso d'Amore
infinitamente potente e vivifico, che impedisce all'Idea, giunta a tal limite
d'autorealizzazione, d'essere attratta nel Centro Coscienziale Assoluto, e di venire
assorbita dall'Essere in S.
Certamente l'Idea in quel punto metafisico verrebbe annientata dall'accecante
bagliore della Causa Prima, se essa non si ponesse come volizione d'amore, e non si
determinasse realmente come un Archetipo dell'Amore.
Non propriamente un atto di limitazione spontanea inconcepibile nel Brahman,
ma di specificazione in viventi manifestazioni della Vita in S, alle quali l'Amore
supremo conferisce una scintilla della propria splendida libert.
Ricapitolando: fra la nostra personalit (intesa ovviamente non come ego ma
come lemersione cosciente di un contenuto archetipico sottostante) e lAtma sussiste
questa fondamentale coerenza damore, che lungi dal costituire barriere o divieti
afferma la nostra vera libert ed autonomia.
Nostra in quanto siamo parte del Tutto, luce qualificata nellinfinita Luce
assoluta di Dio; nostra come dono damore che mai dissolver lemanato nel
Manifestante nelleternit del processo, e che svela la natura divina di tutti gli
archetipi, il nostro essere Lui nonostante tutte le cadute e gli allontanamenti della
nostra storia.
Ricordiamo che non possibile darci unaccettabile rappresentazione dellunit
nel particolare con la logica, l'intelletto e le argomentazioni.
L'intuizione, e specificatamente quel tipo di intuizione che non appartiene al
lettore come semplice jiva, perch proviene dall'Albero stesso in lui attivato, pu
portare a un'intelligenza di quanto abbiamo esposto.
Se sussisteranno - e sussisteranno - dubbi ed incertezze, il lettore le valuti con
mente limpida ed obiettiva, senza farsi distrarre da preconcetti, paure o false
proiezioni del suo stesso intelletto.
Il cammino difficile ma non compiuto da soli: in questa fiducia e con questa
speranza terminiamo in presente paragrafo, e lo affidiamo al Brahman perch
corregga, Egli che la Sapienza di Tutto, le nostre inevitabili manchevolezze, le
approssimazioni e le incompletezze perch agisca nel cuore e nella mente di chi l'ha
scritto e di chi lo legger.
17)
Poich il nostro attuale lavoro giunto al termine, concludiamo con alcune
annotazioni su un certo tipo datteggiamento che il meditante dovrebbe mantenere nel
corso del suo itinerario spirituale, almeno finch la Luce interiore stessa non lo
ragguagli sulle realt dellUniverso.
La principale accusa che solitamente mossa allesoterismo quella di trattare,
con molta dovizia di particolari, argomenti che sono poi impossibili da dimostrare, e
la cui veridicit resta affidata al Testimone storico o ad altri Maestri: assolutamente
incredibili per chi non ha e non pu avere qualche dimestichezza con loro.
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lo Spirito in tutte le azioni compiute, e tutto compir non come un centro egotico fine
a se stesso, ma piuttosto come strumento dellesistenza, vita che sostiene ed
incoraggia la vita, egli sincamminer verso la propria Realt, e potr incontrare
nellAtma il principio dellEssere ed i Suoi universi.
Che poi questesperienza non si riduca a vaneggiamento o illusione lo diranno le
azioni che potr compiere proprio come espressione vivente e dinamica di quel
Principio. Lesperienza conduce ad altre susseguenti esperienze, approfondendo in tal
modo la sapienza gi acquisita. Quello che pi importa, e che pu condurre al limite
delle proprie capacit attuali, il primo passo. E quello che apre il lungo itinerario
davvicinamento e gli consentir di varcare la Soglia.
Noi invitiamo il lettore a questattesa e a questa speranza. Se gli mancheranno
tutti gli appigli, trovi in se stesso il punto di stabilit, perch proprio questo che gli
viene richiesto quando apparentemente vengono meno altri sostegni. Sappia rendersi
la propria luce, mantenga la Fede vigile e ferma nel proprio cuore.
Quando gli sembrer di non avere amici, aiuti o certezze abbandoni tutto al
Padre, che lo volle ancor prima che nascessero il Tempo e lo Spazio, prima degli
Universi e dello stesso Albero della Vita. Solo cos, con serenit libera ed
incondizionata, con consapevole coraggio e sicura costanza potr credere
nellincontro con la Porta proibita a tanti, per loro stessa incoerenza. La Porta pi
stretta della cruna di un ago eppure pi ampia e luminosa dogni altra per coloro che
la sanno comprendere.
Se la preparazione sar stata precisa, se l'allievo avr fatto la parte ora descritta,
se sapr amare pi di volere, di desiderare o di sperare, non ci saranno dolenti
oscurit al termine del suo cammino, ma Luce e Luce e Luce.
Con questo ammonimento e con questo augurio noi lo attendiamo.
90
Cenni bibliografici
1) Bhagavad Gita Editore Asram Vidya
2) Cinque Upanishad
id.
3) Mandukia Upanishad
id.
4) Ehjeh Aser Ehjeh
id.
5) Introduzione alla filosofia platonica - editore Asram Vidya
6) Cabala mistica Dion Fortune Ed. Astrolabio
7) La scienza occulta R. Steiner Ed. Astrolabio
8) Liniziazione
id.
9) Sulla via delliniziazione id.
10) Le manifestazioni del karma
id.
11) A mani giunte Hayashikawa Pontificia Facolt Teologica Ed.
12) I fondamenti del misticismo tibetano Lama Anagarika Govinda Ubaldini Ed.
13) Lo Yoga Tibetano M.Y. Evans Want Ubaldini Ed.
14) Shakti e Shakta Avalon Ed. Mediterranee
15) Il Mondo come Potenza id.
16) Bardo Todol introduzione G. Tucci UTET ed.
17) Oltre lillusione Cerchio Firenze 77 Ed. Mediterranee
18) Pane dei Cherubini Taurinense 1532 Ed. Mediterranee
19) Autobiografia di uno Yogi Yogananda - id.
20) Tao Te King Lao Tze Utet
91
92
93
1)
metodologia, nessuna pratica, nessuna ascesi portano l'Uomo al suo Centro interiore,
se il Centro interiore non si apre spontaneamente all'Uomo.
Lo sforzo dell'Uomo pu tuttavia schiudere delle soglie, e qui il rischio grande
se l'apertura non capace di un dinamismo integrale: varcare un primo centro/porta
ed attingere al Reale che vi s'affaccia talmente stupefacente da indurre il ricercatore
ad identificarsi con quel Centro e a non cercare oltre. Questo un errore che deve
essere corretto, sia a livello individuale che a livello globale. Diciamo dunque che la
storia dell'Uomo ha fatto esperienza di acquisizioni parziali e che ha mancato di
raggiungere la necessaria sintesi.
L'esperienza parziale implica un aspetto estremamente positivo, che per
riguarda essenzialmente l'autore/protagonista dell'esperienza, e uno negativo, che in
effetti pi concernente a coloro che cercano d'imitare un Maestro pi o meno
realizzato. Per quest'ultimo il problema quello dell'approfondimento di quanto sia
stato acquisito, e generalmente ci avviene senza un reintegro nello stato
tridimensionale; per gli allievi, che non hanno le necessarie qualificazioni, il Maestro
costituisce insieme un sostegno ed un ostacolo, e difficilmente molti di essi
raggiungono la chiarit interiore dell'Illuminato.
Per l'Uomo storico tutto ci si traduce in tentativi contraddittori ed
"inspiegabilmente" difformi l'uno dall'altro, nonostante i principi - spesso identici che sono alla base del cammino metafisico.
Nell'attuale momento le condizioni generali non consentono ulteriori
sperimentazioni parziali, e richiedono un approccio coerente all'esperienza gi
compiuta nel passato prossimo e remoto. Occorre cio unificare le strade, trovare il
punto di unione delle medesime, e soprattutto esaminare con i mezzi acquisiti in
quest'analisi ci che emerge dal quadro generale e le implicazioni che presenta.
La Manifestazione appare come conflittualit? E' dunque indispensabile
superare la conflittualit, se si vuole armonizzarla e renderla una con i1 Creatore, che
conflittuale con Se stesso certo non .
La Manifestazione esiste? E allora occorre capire perch esiste, almeno come
ricerca di una possibile motivazione che, per quanto approssimativa ed imperfetta, sia
pi ragionevolmente accettabile di quella di un "uomo spontaneo" casuale, o di un
"cadere" da uno stato originario di perfezione ad uno di relativismo, senza spiegare
come questo dramma possa verificarsi nell'Armonia assoluta.
La Manifestazione dinamica? E allora bisogna intendere quale dinamismo in
Lei si esplichi, e come comprenderne ed agevolarne le leggi.
La Manifestazione illusoria? E allora bisogna sapere dove finisce 1'illusorio e
dove comincia la Realt, perch difficile far coesistere un momento illusorio con il
Supremo Cit senza limitarlo o renderlo - il che un assurdo in termini - arbitrario.
La Manifestazione esprime momenti contraddittori, pur se accompagnati da
evidente contatto con le Forze motrici del Manifesto? E allora dobbiamo domandarci
da che nasca e cosa significhi questa contraddizione, e in qual modo (poich ogni
contraddizione ontologicamente uno stato provvisorio) sia possibile il comporla.
L'Uomo cerca d'interpretare l'Assoluto con i mezzi della logica, dell'esperienza
95
storica e della Rivelazione. Quanto ai primi, la logica del relativo incapace per
definizione di comprendere ci che oltre il suo campo d'applicazione, e l'esperienza
storica valida per chi la fa, non per chi la esamini esternamente; ed anche per chi la
fa in genere parziale, come si deduce dalle innumerevoli correnti e dottrine che
appaiono nel corso del Tempo.
Quanto alla Rivelazione, occorre precisare: se essa frutto del contatto di un
uomo con la Trascendenza, soggetta ai limiti di questo contatto e non altro che in
questi termini: termini che racchiudono alle volte principi di verit indiscutibili, ma
che non oltrepassano certe soglie.
Se iniziativa della Trascendenza stessa, essa sempre conforme alla
potenzialit espressasi nel dinamismo dell'Uomo storico, e non risponde che alle
capacit virtualmente attuabili in un determinato momento dello spazio/tempo. Il
fatto di Maestri che hanno ricevuto l'esperienza unitaria del Brahman, pi o meno
interiorizzata, nulla toglie a quest'assunto, perch tale esperienza non comunicabile
in alcun modo con mezzi convenzionali, e non determina una svolta sostanziale nel
percorso dell'Uomo globale o di una civilt, in termini di tempo breve o medio; e per
la vita dell'uomo comune, comunque lunghissimo.
L'interferenza divina finisce quindi con il dare all'Uomo ci che l'Uomo pu
accogliere in s, e a rispecchiarne lo stato interiore.
Se si vuole perci che un'interferenza oggi si verifichi in sostegno e guida
dell'umanit nell'ambito del Kali-yuga, occorre far s che l'Assolutezza constati questo il compito primario dell'uomo storico - uno sforzo unitario verso la fonte
stessa dell'Essere. Occorre quindi un atteggiamento che - facendo tesoro degli
insegnamenti dei Maestri e del Tempo, osservando attentamente e sinteticamente,
senza pregiudizi e facili semplificazioni, ci che appare come esperienza dell'Uomo si ponga in un modo liberissimo da schemi aprioristici, consapevole dell'insufficienza
dei mezzi filosofici ed esoterici acquisiti e con assoluto abbandono alla Matrice
ultima dell'Essere, di fronte al mistero dell'esistenza.
Perch certo che solo con un reintegro in quest'Aspetto supremo, il quale non
nega ma riafferma atemporalmente il valore della modalit autonoma, possibile
realizzare quella sintonia indispensabile affinch un'interferenza si verifichi
nell'ambito tridimensionale, in coerenza con la volizione che quest'ambito medesimo
estrinseca.
La Manifestazione dunque il substrato psicologico a livello inconscio
dell'Uomo globale e, come nel processo individuale d'autorealizzazione, 1'inconscio
deve essere illuminato dalla luce della consapevolezza.
La stretta connessione che esiste fra ci che appare come microcosmo ed il
Macrocosmo, fa s che si possa inferire un principio assolutamente ignorato
dall'umanit attuale. Si pu cio dedurre che il Manifesto ed il Potenziale sono la
stessa identica realt, e che ci che logico e obbiettivo nel mondo formale
altrettanto logico ed obiettivo nel mondo sottile e sottilissimo, e cio nell'aspetto
causale dell'Emanazione. L'aspetto causale di cui qui si discorre attiene alla
fenomenologia in fase d'apparizione all'occhio dell'uomo storico, e non concerne la
96
Causa stessa della Manifestazione, l'Atto volitivo divino che s'impersona come
sorgente dell'idea globale che estrinseca: il Brahma. Il Mondo Causale sovrassiede
alle fenomenologie pi sottili e via via pi grossolane le quali si condensano nella
Tridimensionalit, e fa corpo unico con il nostro universo esistenziale. Ci che
dunque valido in quell'aspetto a noi noto come "estrinsecazione spazio/temporale"
valido anche ai livelli pi profondi dell'Emanazione: in altre parole, i principi logici
informatori sono comuni sia all'Alto che al Basso, al Piccolo che al Grandissimo.
Il Problema dunque l'individuazione dei suddetti principi, la cui percezione
non facile neppure ai pi avveduti dei pensatori, e che appare in genere assente
nell'attuale cultura.
La schematizzazione, data dall'Albero Sephirotico, qui di valido aiuto e deve
dunque venir compresa. Il principio formativo quello dell'equilibrio delle influenze
contrarie, e quindi all'equilibrio che deve rivolgersi il cammino dell'Uomo.
Raggiungere quest'assunto significa superare la conflittualit sia psicologica che
formale, sia interiore che esterna (questa un'enunciazione descrittiva, ed il lettore
noti l'approssimazione dei termini) al meditante in via d'autorealizzazione. Il
meditante nel piccolo lo stesso jiva, nel grande l'uomo cosmico, il Figlio di cui il
Padre, contemplandolo nella sua dispiegata lucidit, si compiace.
Ma comporre la conflittualit che cosa significa, nel concreto? Innanzi tutto,
significa il porsi come elemento integrato con il Tutto a cui ognuno appartiene, e ci
avviene cogliendo l'aspetto illusorio dell'esistere corporeo e "sentendo" l'unit: prima
a livello intellettuale, poi emotivo ed intuitivo, ed infine come realissima esperienza
spirituale, in grado di produrre effetti incommensurabili nel piano oggettivo.
Questo processo richiede da un lato la purificazione del mondo interiore da
tendenze dell'ego, ricordi di antiche propensioni e condizionamenti acquisiti nel
processo evolutivo.
A questo proposito occorre affermare che il concetto d'evoluzione
fondamentale, se si considera il processo come divenire temporale, ed illusorio se lo
si vede nella sua reale consistenza. In effetti l'evoluzione un moto puramente
psicologico di rappresentarsi come esistente, sia da parte dell'Uomo Cosmico sia da
parte del jiva che ne componente, e pu raffigurarsi come l'emergere di un'idea
dapprima intuita nell'essenziale, e via via articolantesi in tutte le sue implicazioni.
L'intuizione originaria ovviamente quella che il Brahma stesso accende nell'Uomo,
ed quella che - in modo assolutamente inconscio per lunghissimo tempo, e poi con
crescente chiarezza - lo guida e lo spinge verso l'acquisizione della sua vera natura.
Quest'acquisizione pi limpida in alcuni ed assai torpida o carente in altri,
esattamente come in alcuni le idee sono articolate e logicamente connesse, e magari
illuminate da intuizioni improvvise, ed in altri stentano a farsi luce negli schemi di
comportamento automatici e nelle intelaiature di luoghi comuni, che sostituiscono la
mancanza di un vero centro intelligentemente dinamico.
La prima acquisizione, e cio questa purificazione dell'interiorit, il passo
fondamentale e pi difficile, perch induce a superare nell'intimo lo schema
conflittuale dell'Emanazione e a creare il presupposto necessario per il suo
97
abbia la sua massima realt nell'identificarsi con l'ideazione suprema, della quale
costituisce momento essenziale. L'Uomo dunque dinamismo, e dinamismo globale
nell'ambito del suo campo: campo che tende non a una stabilit equilibrata, ma fine a
s stessa, perch lo scopo dell'Emanazione creare un centro autonomo e
personalizzato del potere creativo assoluto. L'Assolutezza agisce tramite le Idee
archetipali, che sono Entit viventi perch autocoscienti, e come tali determinate:
nulla impedirebbe - a rigore - che il Brahman perseguisse i suoi disegni illuminandoli
con la Sua esclusiva consapevolezza, senza delegare o donare ai Centri promanatori
alcuna personalizzazione ed autonomia. Se ci avviene, evidente che avviene per un
preciso intento divino, che non pu non corrispondere all'essenziale aspetto
dell'Assolutezza che abbiano chiamato "Amore".
L'Amore insieme - nella creatura - intuizione dell'unit e della propria
inconfondibile realt rapportata ad altra realt, differente perch altrimenti
specificata, ma egualmente riconosciuta come parte del proprio essere. Questo
principio la chiave per intendere il nostro modo di concepire e risolvere il problema
iniziale, giacch comporta un necessario collegamento dell'Uomo con ogni altro
aspetto dall'Universo, se si considera il problema dal lato microcosmico; e addirittura
tutto l'universo rappresentato nelle sue componenti fondamentali entro la sfera
attuale e potenziale del singolo. Ci implica che l'unione dei vari piani d'espressione
dell'Uomo necessaria a livello personale, come fusione ed armonizzazione di aspetti
evidenziatisi nel processo spazio/temporale: che ci richieda un'integrazione del
particolare con l'Universale, del singolo con il tutto conseguenza logicamente
evidente.
Pensare dunque che l'Uomo possa essere ci che in effetti necessario sia, senza
l'integrazione con le massime componenti del manifesto, contraddittorio con la
medesima configurazione ideale stabilita dall'Assoluto, il quale vuole il superamento
delle contrapposizioni come frutto di un libero atto di realizzazione, e quindi secondo
un preciso svolgimento interiore.
Non esistono fini particolaristici nell'Emanazione in cui viviamo, ma un Fine
comune a tutti gli aspetti in essa attivi, da quelli pi infimi nella dialettica evolutiva ai
pi alti realizzati, e perfino a quelli che - rispetto al tempo del nostro continuum sono preesistenti o, meglio, esterni/interni.
Nel Fine comune per si realizzano e non si annullano tutte le personalit: la
creativit divina non toglie ci che liberamente dona, e quanto dona in effetti
esistente ben oltre il tempo delle nostre percezioni, limitatissime e condizionate.
Dobbiamo in ogni caso soffermarci a lungo su alcuni di questi aspetti, perch
necessario - e ne cogliamo qui l'occasione di un'esposizione pi attenta di quanto gi
facemmo - illustrare implicazioni e leggi di comportamento che sono essenziali per il
giusto indirizzo sia del singolo che della specie a cui il singolo appartiene (nel nostro
caso, l'uomo della Terra), e che mirano al risveglio dell'Entit Cosmica di cui tutti
siamo le modalit.
A costo di ripeterci, indagheremo conseguentemente su alcuni fattori pi volte
evidenziati, e ne trarremo nuove e chiarificanti conclusioni.
100
La nostra idea fondamentale che l'Uomo e gli uomini siano l'archetipo per il
quale stata evidenziata l'attuale Manifestazione. Quest'assunto comporta insieme
l'assoluta rilevanza del processo spazio/temporale, in cui la Emanazione si esplica, e
della finalit trascendente del manifesto. Nel corso della storia del pensiero umano,
questi aspetti furono assai spesso fraintesi, e generalmente venne rafforzato
concettualmente e praticamente uno di essi a completo detrimento dell'altro. Se si
volle porre l'accento sull'aspetto finalizzante del mondo formale, le sue componenti
praticamente sperimentate furono sopratutto intese come ostacoli, prove, barriere alla
realizzazione sia del premio paradisiaco (concezione prevalente nell'ipotesi
dualistica), sia del reintegro nell'Assolutezza originaria, perduta in seguito a un
misterioso ed imperscrutabile evento: la "Caduta" allo stato materiale ed umano.
Se - di contro - si volle riaffermare il valore dell'esistenza e di quanto in essa
s'esprime, il Mondo e la Vita vennero valorizzati in genere seguendo un'ipotesi
positivistica, che ripudiava spesso sia una finalizzazione che un aspetto trascendente
dell'essere; e talvolta Mondo e Vita furono intesi come un necessario tributo alla
purificazione, indispensabile dopo l'oscuramento iniziale che diede origine al mondo
delle forme e dei nomi. Quest'ultima tesi, che venne fatta propria dalle chiese
tradizionali del mondo occidentale, dava ragione di alcuni aspetti dell'esperienza
umana, spiritualizzava ed armonizzava le sue componenti, e conferiva un estremo
rilievo al fattore "amore" nell'esistenza (sopratutto come espressione dello spirito in
negazione di quella tipica del mantenimento delle specie viventi); ma lasciava
insoluti problemi basilari per gli uomini, e alla lunga ne creava altri, insuperabili.
Il nostro tentativo non tuttavia quello di conciliare opposte dottrine, in un
sincretismo che permetta la loro contemporanea assunzione negli aspetti non
contraddittori, ma di raggiungere una visione sintetica che, alla luce del rivelato ed
acquisito, dall'esperienza esoterica di millenni, permetta un superamento dei limiti in
essa riscontrabili o, meglio, uno svolgimento logico e trascendente delle implicazioni
in essa contenute: con massimo rilievo sia al fattore escatologico e finalistico della
vita, sia all'importanza dell'esatta esperienza esistenziale per il conseguimento
dell'autorealizzazione generale ed individuale.
E' certo quindi che questo nostro metodo si discosti parecchio da alcuni
insegnamenti tradizionali, ricorrenti nella cultura e nell'ascesi, e ci nel senso che lungi dal fermarsi alle loro conclusioni storiche - le sopravanzi per delineare un
diverso e pi appropriato campo d'attivit e di valori.
Innanzi tutto evidente per il nostro lettore che il metodo finora tracciato si
serve ampiamente del pensiero greco, ebraico, orientale induista e perfino taoista,
con precisi riferimenti alle concezioni buddhiste ed advaite. Ma anche evidente che
alcuni presupposti di queste stesse ideazioni non sono raccolti, e vengono sostituiti da
altri che emergono da tutta la nostra precedente esposizione.
Qui riportiamo l'accento, diremo fondamentale, sul carattere autorealizzativo
dell'esperienza vitale, e sulla generalit di quest'esperienza per l'Universo di cui
siamo parte. La massima attenzione deve quindi essere posta nel comprendere che la
vita processo psicologico, e non un dato "esterno" all'uomo che 1'esperimenta; che
101
Sia questo l'incessante motivo della nostra riflessione quotidiana, quella che
insieme nostalgia, ricerca ed acquisizione di un principio unitario, comprensivo e
qualificante del vivere del singolo e dell'Universo.
Un principio, quindi, d'Amore.
-O4)
La nostra fatica ora indirizzata ad informare il lettore dei limiti che sono
relativi alla ricerca fondata sull'intellettualismo e sull'argomentazione logica.
Pur se queste pagine rappresentano di per s (e cio per il modo in cui sono state
dettate) un rilevante esempio di rottura di piano, esse si fondano - almeno per il
lettore carente dell'esperienza primaria del contatto - sull'analisi e la sintesi,
l'induzione e la deduzione, l'inferenza e lo sviluppo analogico dei principi.
Il lettore pu mancare dunque di un elemento interiore di giudizio, e dobbiamo
conseguentemente condurlo a un esegesi delle fonti che sopperisca a questa eventuale
carenza, ed insieme gli fornisca la base della ricerca individuale.
Occorre innanzi tutto considerare le nostre precedenti scritture come fonte di
conoscenza intellettuale non di derivazione umana, almeno negli aspetti che
conducono oltre a quanto viene esposto nelle tradizionali letture dei testi tanto
orientali che occidentali. Il fatto che questa conoscenza sia puramente del manas,
dell'intelletto e non dell'esperienza, ne delimita il valore, che tuttavia resta - per
l'allievo - enorme, e non sostituibile che da un reale apporto di conoscenza personale
a livello realizzativo.
Perch un allievo diventi un iniziato, e cio s'inoltri direttamente in quel
territorio inesplorato che riservato solo a quanti abbiano qualificazioni adeguate a
percorrerlo, occorre primariamente sgombrare la sua mente ed il suo cuore da false
nozioni, da schemi acriticamente accettati e da impulsi irrazionali dell'inconscio (ma
sovente e falsamente, razionalizzati).
Il nostro sforzo quindi preparatorio al campo di ricerca personale di ciascuno
di noi, diverso per ognuno ma unificato da principi generali che rispondono alla reale
natura dell'Uomo. Un indirizzo preciso non si limita a fornire obbiettive
informazioni, a comunicare dati su verit preconfezionate, ma conferisce - insieme ad
alcune di esse, indispensabili per la comprensione generale - il criterio del loro
esame, e la capacit di un atteggiamento criticamente imparziale.
I nostri scritti non si limitano quindi ad esporre i principi d'interpretazione della
Realt che ci sembrano pi adeguati alla mentalit dell'uomo odierno, specie se
occidentale, ma cercano e desiderano stimolare le sopite capacit d'analisi obbiettiva,
di ricerca e di volont, al fine di raggiungere e perfezionare un effettivo approccio
con il trascendente, il quale consenta la visione globale, diretta e finalizzata
dell'Emanazione.
Qui stiamo gi accennando a uno dei limiti fondamentali del pensiero analitico,
che meglio esporremo pi innanzi. Ci che vogliamo affermare (e poi dimostrare)
106
che senza un concreto contatto con la parte sottile della Manifestazione, non
possibile comprendere e conoscere la parte sensibile ai nostri sensi che in un modo
imperfetto e falsificante, cos come la conoscenza di un unico dato di un problema
complesso non pu condurre alla sua perfetta risoluzione, ma soltanto ad un risultato
provvisorio e parziale. Nulla infatti pi falsificante ed illusorio di un parziale
approccio al reale, come la storia degli uomini purtroppo insegna a dismisura.
Un approccio imperfetto, ma che sia consapevole d'esser tale, e perci tenda
incessantemente ad un completamento e alle conseguenti verifiche, con l'umilt di
sapere ben poco e con la speranza di poter comprendere - faticosamente ed
incessantemente - il Tutto, estremamente pi produttivo di concrete ed obbiettive
conoscenze e di un "sapere" libero da preconcetti e verificabile alla prova dei fatti.
Il limite che denuncia l'intelletto (sia pure sorretto dal contatto con le
conclusioni di quanti hanno potuto trascendere il puro intellettualismo) quello che
da sempre, o almeno da molti millenni, ben conosciuto: non esiste nulla
nell'intelletto che non provenga in qualche modo da un'esperienza reale. Quando da
tale dato effettivo si cerca di giungere a concettualizzazioni di principi non oggetto di
per s stessi dell'esperienza personale, si entra in un terreno minato, e si rischia di
parlare saccentemente di cose che non si conoscono e non si capiscono.
Il problema dell'uomo attuale duplice: da un lato, c' un'esperienza oggettiva,
che si dilata nel tempo e nello spazio e ha per caratteristica fondamentale un
incessante mutamento. Nulla permane, ed ogni cosa soggetta a un processo di
formazione, mutazione e disgregazione incessante. L'animo umano, che tende
spontaneamente ed incessantemente alla permanenza e alla stabilit, ne
grandemente turbato e reagisce in molti modi: dalla passiva rassegnazione di fronte a
un mistero incombente ed ineluttabile, al tentativo di speculare su questo "Fato"
dell'Uomo e delle cose, per attingere a una sintesi capace di trasferire il piano
interiore individuale su un valore non effimero ed ingannevole. Ci perch
l'esperienza dell'uomo dolorosa, e la voglia di concretezza, di libert e di
completezza che lo anima, non possono che essere costantemente frustrate
dall'esperienza esistenziale, se questa circoscritta al mondo percepito
sensorialmente, astraendo da questo limitatissimo ambito di conoscenze, dati che in
effetti dovrebbero derivare da un suo superamento.
E' piuttosto facile dimostrare come la mente possa, partendo da un unico punto
d'indagine, pervenire a opposti risultati in dipendenza dalla indole e dai metodi
utilizzati dal ricercatore. Un semplice esame del contenuto tipico della filosofia
occidentale (carente in genere di esperienza concreta ed intellettualizzante come
nessun'altra metodologia) ci dimostra la verit di quanto affermiamo, ed il lettore
insoddisfatto si prenda l'utilissima briga di controllarci leggendo con intelligenza ed
obiettivit un qualsiasi trattato di storia della filosofia, sufficientemente esteso ed
esatto da fornire un quadro esauriente.
Nel nostro caso, poich noi ci rivolgiamo a ricercatori che accettano l'idea di
realt diversificate e non limitate a quanto appare ai cinque sensi, abbiamo insieme
un aspetto positivo e uno negativo da affrontare: colui che legge queste pagine
107
Per la definizione del problema occorre fare un appropriato uso del mezzo
manasico conoscitivo di quanto gi si acquisito, perch proprio dall'esatta
prospettiva di nozioni in nostro possesso che possiamo non tanto superare il limite
dell'assenza di una sapienza concreta, quanto metterci in una posizione di coscienza
tale da consentirci quest'esperienza.
Il meditante d'altre epoche era agevolato da un contesto sociale ed ambientale in
vari modi favorevole al suo sforzo. La natura pi intatta e spontaneamente
equilibrata, l'assenza di tante tensioni psicologiche ora attivatesi nell'inconscio e nel
conscio collettivo, la mancanza di certe "presenze" attualmente fin troppo reali,
rendevano il compito dell'esoterista certamente non facile, ma altrettanto certamente
meno arduo. Oggi dobbiamo attraversare un fluido avverso, che si estrinseca in
pensieri, impulsi, tendenze e fatti miranti tutti ad un fine eversivo, incompatibile con
quello altissimo dell'Emanazione. E' quindi in siffatto contesto che dobbiamo
proporci le soluzioni del problema, e intraprendere il sentiero che obbiettivamente ci
appaia il migliore.
Due sono le fondamentali posizioni dello spirito che l'esperienza esistenziale
propone sia all'uomo comune che all'iniziato, e dalla scelta che esse impongono
dipende gran tratto del cammino evolutivo. Una di queste implica un giudizio
negativo, in molti modi articolato, sulla realt fenomenica particolare e
sull'Emanazione; l'altra considera positivamente e finalisticamente l'Emanazione
stessa - in alcune significative correnti di pensiero -, la considera quale
estrinsecazione primordiale del dinamismo divino. Tra questi poli opposti esistono
innumeri stratificazioni concettuali e metafisiche, che non esamineremo in questa
sede per il semplice fatto che riteniamo il lettore sufficientemente edotto in proposito.
Soffermiamo invece la nostra attenzione su di un principio non del tutto chiarito in
precedenza, o che almeno consideriamo di tale importanza da meritare un pi ampio
discorso.
Il principio in s semplice: l'Uomo artefice di se stesso, e finisce col giungere
l dove vuole veramente arrivare.
Se la meta insufficiente, dovr impararne la lezione e mettersi di nuovo in
viaggio, cercandone una pi qualificata ad esprimere la compiutezza della sua
essenza. Tutto questo implica esperienza di s - fondamentale per chi s'avvia a
diventare archetipo -, e la costante possibilit dell'errore.
Per evitarlo l'uomo non lasciato completamente a se stesso, certamente
aiutato e ammonito in modi prevalentemente indiretti, ma deve in ogni caso far uso di
tutte le sue facolt attuali per raggiungere la chiarezza interiore, il punto d'equilibrio
necessario al perfezionamento del suo intento. Soffermiamo adesso l'attenzione su
quest'aspetto: "utilizzare le facolt attuali".
Cosa c' d'implicito in questa frase? Che l'uomo deve comprendere, sapere quale
sia l'effettivo contenuto della sua potenzialit in un particolare momento del tempo e
in un determinato modo di configurarsi a se stesso. Questo un compito che non
ammette obiezioni e non pu essere delegato ad altri: neppure a Maestri trascendenti.
Chiariamo il concetto: esiste un aspetto nell'ambito vitale che di rivelazione
109
per iniziativa d'Entit appartenenti a un altro ordine di realt; un aspetto che nasce
dall'esperienza concreta dell'esistenza, e infine aspetti i quali non sono
immediatamente percettibili, ma che divengono egualmente raggiungibili con
l'attivazione di tutte le facolt presenti in quel determinato momento.
La Rivelazione concede un basilare contributo: chiarifica e determina principiguida dell'esperienza concreta, quando l'emancipazione dell'Uomo lo mette in
condizione d'afferrarne il contenuto.
La Rivelazione non d quindi un codice di leggi, l'ossequio delle quali sarebbe
di per s sufficiente a risolvere il problema dell'esistenza, ma un tracciato che pu
portare, se ben inteso (e per intenderlo occorre il concorso unitario di tutte le
componenti della personalit), a un superamento di limiti immanenti, e a un
ampliamento del campo di vita effettivo. Nell'affrontare questo tracciato, che
coerente sia col potenziale conoscitivo che con quello derivato dall'esperienza
trascorsa, l'uomo solo parzialmente guidato dall'esterno, e tanto meno quanto pi
pu: la scelta cio libera nei limiti in cui l'uomo capace di rendersi libero
utilizzando tutta la sua capacit, limiti tanto pi ampi e comprensivi quanta pi
elevata l'attuazione del suo contenuto sostanziale.
Delegare ad altri il compito di decidere per noi, di stabilire il nostro destino o il
semplice indirizzo delle nostre azioni quindi contrario al tessuto dell'Emanazione, e
non pu essere tollerato che per il tempo necessario all'esperienza correttiva. Stando
cos le cose (ed , questa, una conseguenza diretta della crescente acquisizione di
libert), naturale che solo a se stesso l'uomo debba chiedere che fare della propria
esistenza; ma questa domanda, con la conseguente risposta, esigono un rigoroso
esame ed una altrettanto puntuale integrazione con i termini obbiettivi del problema,
onde procedere a una scelta veramente purificata da recondite o palesi scorie che
affermino un particolarismo egotico, o il sussistere di imperfezioni rimovibili del
subconscio o dell'inconscio.
Certamente v' l'aiuto di un consiglio, se chi si pone il problema capace di
chiedere ed intendere consiglio: ci pu accadere in molti modi, e non questo il
luogo d'elencarli. L'uomo comune pu attingere - momentaneamente - al contenuto
pi profondo della sua coscienza e a ci che fu detto dai maestri pi alti e veritieri;
l'esoterista (che un uomo comune, dall'altro differente solo per essersi posto il
problema in maniera pi coerente ed adeguata) deve confrontarsi con s medesimo e
l'Istruttore, nelle forme e sostanze pi attente e puntuali consentitegli dalla sua
interiorit, e trarne tutte le conseguenze logicamente e equilibratamente possibili.
Non riceveranno entrambi una risposta che li assolva dalla necessit della
continua ricerca, dell'approfondimento e della costante verifica, perch questo il
compito dell'Uomo nel Ciclo manifestante, e l'Uomo non pu esimersi dal
perfezionarlo: pu soltanto - e questo l'argomento del prossimo capitolo -, rendersi
pi agevole o pi arduo il cammino.
-O-
110
5)
La necessit di un perfetto equilibrio fra logica ed intuizionismo, fra mente e
spirito dunque il terreno su cui il Maestro, guida indispensabile per l'uomo che
s'accinga al proprio impegno realizzativo, getta i suoi semi. L'allievo sar arbitro - e
qui egli davvero padrone di gran parte del suo destino - di scegliere gli aspetti a lui
pi confacenti per propensione e struttura interiore.
Le qualificazioni appartengono tuttavia, in modo alquanto specifico, a elementi
che sfuggono all'analisi dell'intelletto, e che quindi devono essere attentamente
studiati per scorgere cosa effettivamente rappresentino. Quello che il Maestro deve
ottenere appunto la consapevolezza dell'allievo in aspetti normalmente fuori dal
campo dell'attenzione e della coscienza ordinarie e ci ottenuto sia attraverso la
disamina intellettuale che precede l'esperienza vera e propria, sia mediante i fatti
incidenti con l'esistenza e la loro attenta valutazione.
L'ampiezza dell'esperienza dunque fondamentale per l'allievo, ed il condurla in
modo equilibrato e non determinante (nei limiti del possibile) vincoli karmici, lo
strumento del suo sforzo emancipativo. Se il Maestro adeguato, se l'allievo
equilibrato e l'impegno costante, s'apriranno prospettive coerenti per il futuro. Ma qui
il problema diventa delicatissimo perch pu essere risolto, restando nell'ambito della
scelta iniziatica e non guardando adesso ai problemi dell'uomo comune, in modi
differenziatissimi, tutti leciti come cammino esoterico, ma - ovviamente - a livelli
diversi di realizzazione. Il punto centrale del problema l'atteggiamento nei confronti
della Interit e della Causa Prima d'ogni aspetto formale.
Qui la voce interiore sottilissima, e pu essere intesa solo con un
approfondimento estremo delle personali capacit. Non neppure pensabile che
l'Assolutezza dica in modo definitivo quale sia il sentiero migliore, perch proprio in
quest'esperienza di scelta e di percorrenza si esprimono e si attuano elementi
fondamentali dell'Uomo.
L'Uomo deve essere libero e diventare Maestro di se stesso: nulla quindi pu
sostituirsi a lui nell'approccio che egli decide di compiere verso la Realt. Perch
tuttavia la scelta compiuta da un'entit evolutiva pi o meno emancipata, sia
veramente libera, occorre che quest'entit abbia elementi di giudizio conformi al
problema che si viene ponendo: ci in quanto essa non ancora in grado d'utilizzare
un grado di penetrazione nel reale capace di consentire l'autonoma consapevolezza.
Elementi disparati verranno conseguentemente incontrati dall'allievo nel suo
corso esistenziale, alcuni eclatanti e - nel maggior numero dei casi - assolutamente
"comuni", "normali" e per ci stesso in grado di stimolare una reazione spontanea.
Questa reattivit sar il metro e la misura delle componenti nascoste dell'esoterista, e
quindi il criterio che l'Istruttore dovr utilizzare nel suo compito di formazione e di
guida.
Occorre ripetere (ma il lettore di queste pagine gi dovrebbe saperlo) che la
conoscenza di un Istruttore, derivante dal suo particolare contatto con la Mente
Cosmica, non pu in genere essere utilizzata per il suo intervento che in casi
estremamente limitati e circoscritti, pena un'interferenza nelle decisioni dell'allievo ed
111
Assolutezza, a tale livello, presto o tardi, arriver; chi cerca il solo momento
informante, ossia l'armoniosa completezza della Forma pi o meno lucidamente
intesa come simbologia dell'Essenza, o Paradiso, o felicit individuale, a ci perverr
e certamente con un cammino non meno difficile di quello considerato nel primo
caso. Noi riteniamo, con alcuni Saggi, che l'equilibrio consista nel superamento
d'entrambi i suddetti momenti, riproducendo nei limiti possibili la sintesi e l'analisi
brahmaniche, che danno origine al vettore proiettivo, ed impersonando (o meglio
riconoscendoci) l'aspetto vivente del Suo volere. Ci implica coincidenza del Nirvana
e del Samsara - finch permanga l'Emanazione - in un "Essere" che entrambi li
comprende e li vive; e a processo ultimato, nella sapienza dell'unita ontologica che
anche personalit autonoma, cos come nel Brahman la suprema Sintesi e l'infinita
Analisi vengono trascese, pur essendo entrambe puntualizzazioni reali nella Sua
inconoscibile Identit.
Tutto questo discorso informa come un atteggiamento iniziale possa condurre,
anche e sopratutto in terreno iniziatico, a differenti mete. Cercheremo adesso
d'individuare i confini dell'analisi aprioristica e lo strumento per attingere alla
certezza interiore - da verificare nell'evolversi dell'esistenza - conseguente ad una
scelta davvero adeguata, capace di condurci e di condurre l'Uomo verso il nostro
destino.
-O6)
La scelta fra un intento di verifica delle finalit supposte nel ciclo emanativo e
un disconoscimento di tali finalit, che riduca il ciclo medesimo a pura illusione e a
un dolore connaturato con il relativismo dell'esperienza individuale.
In quest'ultimo caso, il problema come por termine all'oscurit della coscienza
che genera la Maya e che da questa contemporaneamente generata.
Non faremo che un breve excursus fra le ipotesi e le dottrine implicanti questa
filosofia, ma certamente il nostro lettore potr attingere pi propriamente alle fonti
che gli abbiamo altrove indicate, e che sono facilmente rintracciabili nel campo
speculativo occidentale ed orientale.
Il Buddhismo, il pi alto e severo tentativo di risolvere il dramma del dolore
immanente all'esistenza formale, ed alcuni aspetti dello Yoga, ne riecheggiano i temi,
pur affrontando il problema sotto il prevalente aspetto realizzativo e considerando la
sofferenza insieme come prova di uno scompenso da risolvere e medicina che induce
a superarlo.
Le chiese tradizionali dell'Occidente, di norma lontanissime dalle
concettualizzazioni (pure accolte in passato da correnti di pensiero poi considerate
eretiche) di vite successive o, impropriamente, reincarnazioni, ammettono
nell'esistenza fenomenica il significato di una prova, di un percorso che l'anima - per
volere imperscrutabile di Dio - deve compiere in modo adeguato onde meritarsi un
premio eterno.
113
nostra coscienza.
Il nostro presupposto, che l'origine dell'Emanazione non sia una "caduta" ma un
atto cosciente del Cit Brahmanico, affidato alla fede dell'allievo e, successivamente,
a una coerente esperienza realizzativa. Poich la posizione perfetta, in questa tesi,
che il nostro Dharma personale e generale coincidano con l'atto volitivo brahmanico,
ne deriva che lo scopo del nostro esistere raggiungere tale identificazione, ed in essa
"essere" insieme nell'Uno incondizionato e nel Suo dinamismo creativo. E cio,
coincidenza di poli apparentemente opposti, che non pu essere compresa
dall'intelletto, perch esso manca di una conforme sapienza, finch non sia in grado
di realizzarsi come strumento compiuto dell'Idea personalizzata, al fine di una
comprensione analitica del proprio stato. Una comprensione valida finch l'Idea
agisce come centro autonomo e libero, proiettato dall'Assolutezza, e nella sua sfera
specifica d'attivit, che si confonde con l'intuizione purissima ai livelli pi alti della
percezione, e che si trasforma in lucente "Essere" senza ombre e limitazioni
nell'emersione dell'Unit sostanziale.
Noi poniamo un dubbio di principio sia sullo strumento mentale dell'uomo
comune che su quello dell'iniziato, suffragato da esperienze conformi al suo
particolare grado di consapevolezza. Come superare questo dubbio lo scopo di
queste pagine, e la ragione della loro esistenza. Ne parleremo dunque, e speriamo
adeguatamente, nel seguente capitolo.
-O7)
La nostra tesi senz'altro opinabile, e dobbiamo a questo punto fornire delle
precisazioni: l'idea che enunciamo sull'Emanazione non verr adeguatamente centrata
in un suo particolare significato, se non si avranno particolari disposizioni
all'astrazione e non si possiedano delle adeguate informazioni.
Questo punto : il Tempo dell'uomo non il Tempo dell'Interit, e quello che
appare all'uomo come svolgimento del suo spirito secondo categorie di
evidenziazione, rette da un sostanziale consequenzionalismo di causa/effetto, per
l'Interit (che il principio manifestante) differente.
Per 1'Interit la Manifestazione non consiste in un processo orizzontale, che
parta da un punto iniziale (il cosiddetto Big Bang) verso uno finale, o cio il
raggiungimento della meta preposta; consiste piuttosto in un dinamismo
d'evidenziazione, nel quale ci che era confuso si chiarisce progressivamente a s
medesimo e all'Interit. Questa fenomenologia non condizionata da alcun fattore
necessitante quale la legge causale, ma all'opposto completamente affidata alle
Potenze Emanatrici e al loro modo d'operare, che liberissimo fuorch in un aspetto:
Esse devono consentire che l'Uomo decida di se stesso e del suo campo d'esperienza.
Rispettato quest'importantissimo, essenziale fattore, tutto il restante
completamente agibile nei modi pi autonomi ed indipendenti da parte delle Entit
Archetipali, e non vi (non pu esservi) alcuna restrizione conseguente a categorie di
116
crederle vive?
Nulla di tutto questo: quanto pi pertinente e strettamente collegato al mondo
esistenziale certamente esistente per s medesimo, e varia solo di poco dal nostro
ambito percettivo. L'Uomo vero come globalit ed i jiva esistono personalmente
come sue modalit di pensiero, e quindi partecipano di questa realt. Quanto appare
nel campo di un jiva dunque un aspetto interiore e soggettivo, condizionato dal suo
modo di rapportarsi nei confronti dell'Uomo Cosmico e dell'Interit, ma nel
contempo un aspetto reale, attuale o potenziale, dell'Uomo Cosmico, perch lo
svelamento di un archetipo non fenomeno illusorio ed arbitrario, e tutte le
componenti coscienziali del medesimo dovranno essere attivate.
Il campo esistenziale dunque illusorio se pensiamo che esista qualcosa "fuori"
dal nostro strumento percettivo, che oggettivizza quanto incontra in se stesso; ma
nella propria interiorit il jiva percepisce le modalit viventi a lui pi affini, e perci
pi rappresentabili nel loro momento di autocoscienza soggettivo, e l'incontro con
esse determina un potente campo d'attrazione o di repulsione reciproca, ed un
conseguente evento nello specchio "esteriore" del mondo fenomenico. Il campo
repulsivo, che pu operare in senso negativo o positivo ai fini dell'Archetipo,
comunque da considerarsi transitorio e dovuto ai diversi gradi di maturit interiore in
cui si incontrano modalit pur affini per intrinseca natura. Al limite superiore si
verificher un tale impulso d'attrazione reciproca fra le varie ed innumeri modalit da
costituire un continuum in cui ognuna s'afferma come tale, e si nega come
individualit separata. Al limite inferiore esiste invece la dispersione egotica e
l'estrema conflittualit che ne deriva.
In epoche remote, quando l'autocoscienza umana non era neppure paragonabile
all'attuale, la conflittualit mostrava una ben diversa natura: era il crogiolo per
l'evidenziazione di forme, e il modo nel quale esse necessariamente si
rappresentavano in cerca di un principio di stabilit coscienziale.
L'attuale periodo intermedio e preparatorio all'avvento di un uomo pi lucido,
pi consapevole e pi determinato ad essere e non a divenire. Ne parleremo a lungo
nel seguente paragrafo, e di conseguenza esamineremo il comportamento dell'aspetto
"verticale" che esprime l'attivit del Mondo Archetipale nelle vicende della nostra
storia.
-O8)
Il Mondo Archetipale un insieme omogeneo e continuo d'Idee viventi, che
costituiscono il fulcro dell'attivit creatrice del Brahman.
E' di conseguenza estremamente limpido e luminoso, e concepibile - per
bellezza ed armonia - solo da quei pochi che hanno potuto, anche se solo per un
attimo, contemplarne il fulgore. Eppure, nel Mondo Archetipo, esiste un limite alla
perfezione: limite che inerente alla creatura, la quale tende ad identificarsi in
coscienza ed atto con il S che l'emana, ma che - in quanto entit manifestata - pur
118
sempre incapace d'essere esattamente la Idea divina, quale esiste ("") nell'estrema
purezza dell'Ideatore.
Questo limite perfettibile all'infinito, e non certamente rintracciabile da chi,
provenendo da una dimensione tanto imperfetta come la nostra (espressione di un
evento manifestante in svolgimento), resti abbacinato dall'aspetto armonioso degli
Archetipi.
Ma il "limite" esiste, ed esiste in quanto non stata raggiunta l'assoluta Libert,
che coincide nel Brahman con l'assoluto Essere: questo fattore genera la possibilit di
un comportamento non conforme alla profondit dell'Idea centrale dell'Amore
trascendente, e questo tanto pi insidioso quanto pi sottile la consistenza
dell'imperfezione, e pressoch impercettibile alla medesima attenzione degli
Archetipi.
L'atto emanante, che ha determinato - in un inconcepibile 'momento' del
dinamismo brahmanico - l'evidenziazione delle Idee Archetipali, stato certamente
adeguato al loro porsi come tali, ma costitu e costituisce (come gi dicemmo) solo
l'inizio di un cammino verso la Luce fondamentale. Qui dobbiamo chiarire un
concetto basilare: il frutto di un evento creativo dell'Assolutezza un'Idea che abbia
raggiunto la capacit d'approssimarsi al suo S personale (nel senso altrove
enunciato) e l'attualit delle caratterizzazioni e specificazioni che sono il fulcro della
volizione divina informante; essa ha dunque raggiunto un'amplissima potenzialit
interiore di essere veramente s stessa e di agire conformemente al disegno divino,
ma naturalmente non la totale esplicazione delle virtualit, la loro assoluta sapienza e
conseguentemente la perfezione di modalit compiutamente attuata.
Si apre quindi un cammino d'apprendimento e di vitalizzazione dei contenuti
impliciti nel suo esistere archetipale, e un'esperienza della propria natura ora possibile
nell'ambito di un mondo che gi principialmante attivato negli elementi
fondamentali.
Tutto questo ha, come controparte, la possibilit di una scelta imperfetta, che
non nasce in questa dimensione da un aspetto ancora egotico e scompensato dell'Idea,
ma dall'esistenza di incompiute attuazioni del suo ambito personale e di incomplete
armonizzazioni delle valenze interiori.
Tutto questo non naturalmente compatibile con l'Atto emanante, e deve quindi
esser portato ad un livello pi alto di perfezione. Il procedimento proiettivo del
Brahman opera attraverso un atto d'amore, che attribuisce a entit personali un
ambito d'autonomia e la libert d'essere ci che decidono di diventare in conformit
alla loro natura.
In effetti il Brahman creatore di vite in larga misura autocoscienti e capaci di
scegliere il loro cammino senza un intervento diretto del supremo Ideatore. Questo
il centro del problema, perch non esisterebbe alcuna imperfezione reale o
immaginabile senza questo conferimento di libert e autonomia ad Archetipi viventi.
Essi sarebbero momenti perfetti della Coscienza Assoluta, solo pervasi dall'unitaria
essenza brahmanica ed affatto distinguibili l'uno dall'altro se non dallo stesso
Ideatore, il quale contemplerebbe la loro realt come Suo esclusivo contenuto ideale.
119
Ma il Brahman, per amore infinito, vuole che queste perfettissime Idee vivano
anche per s stesse, ed insieme siano centri autonomi ed ampiamente liberi
d'irradiazione creativa, e momenti dell'Uno ontologico che mai viene frazionato o
frantumato dalla loro esistenza.
Abbiamo dunque due sfere: l'Idea Perfetta e la coscienza non perfetta della sua
personalizzazione quale centro archetipale, il quale tende a identificarsi con la sua
Matrice in un moto di costante approssimazione, ma in effetti con un processo
all'infinito perch essa quale per un atto d'amore e di specificazione trascendente e
quindi non annullabile n revocabile: atto che le conferisce, come gi tante volte
dicemmo, la personalit autonoma e che non pu (appartenendo al Creatore) venir
negato dalla creatura.
Certamente il Brahman concede l'esperienza dell'unione e l'intuizione dell'Uno
ontologico, ma ci insegnamento-dono-esperienza, non eliminazione definitiva di
quanto conferito. L'Amore non nega se stesso, e la sua pi alta espressione
quell'insondabile "sacrificio di S" che concede libert e autonomia all'essere amato.
Non ci dilungheremo oltre su questa realt, che davvero Mistero appena
accennabile in un lavoro intellettuale come il presente, ma il lettore ne conservi il
ricordo, perch la radice per la comprensione profonda dell'attuale Emanazione e di
tutto il Mondo degli Archetipi.
La nostra idea principale dunque che l'evento manifestante sia nell'essenza un
atto infinito d'amore, e che tutta l'Emanazione tenda all'amore come attualit vivente,
mediante il superamento e la composizione delle infinite conflittualit che
s'evidenziano nel processo, insieme insegnando l'armonia perfetta e l'esplicazione dei
contenuti intrinseci all'Idea.
L'Universo si pone come conflittualit: l'aspetto "male/dolore" non infatti nato
con l'Uomo, e lo precede in un tempo non umano, ma con potenzialit che
s'effondono nell'umano.
L'Uomo dunque la vittima di un dramma che nasce dallo scontro di due
principi opposti, come fu affermato dal Mazdeismo e da tanta parte del pensiero
occidentale? Ovviamente la nostra risposta rigorosamente monistica, e dobbiamo possiamo - considerare l'Involuzione come un effetto conseguente al dono della
libert, quando questa incompresa e abusata nell'istanza egotica. Certamente
l'ideazione suprema ha considerato l'ostacolo che emergeva nella presente
Manifestazione e ha tratto le opportune conseguenze: prima fra tutte quella che
l'Uomo, la forza motrice capace di risolvere le antiche irrealizzazioni sintetizzando in
una nuova configurazione tutto il Mondo Archetipale, doveva essere messo in
condizione di lottare con armi pari contro le inevitabili e potenti difficolt sparse sul
suo cammino.
Cos l'archetipo supremo dell'Emanato, il Brahma, ha generato nelle sue ipostasi
dirette e negli Archetipi fondamentali un preciso ordine d'intervento e di sostegno,
che deve essere necessariamente attualizzato ogniqualvolta sia possibile oltre che
importante il farlo.
Possibile: questo il punto dolente della speculazione umana, che stenta a
120
contempo il lettore che suo compito primario meditare su quanto stato fin qui
detto, e confrontarlo imparzialmente e obbiettivamente con la realt della sua
coscienza: compito difficile, ma che deve essere assolto, pena la perdita della fiducia
in s, nel mondo umano e divino e, in ultima analisi, nella vita.
-O9)
Le caratteristiche del Mondo Archetipale dianzi enunciate non dipingono che in
minima parte la sua realt, ma sono pur sempre un utilissimo indizio per un
approfondimento oggettivamente adeguato. Dobbiamo adesso soffermare la nostra
attenzione su di un riflesso di quanto stato appena detto, che spiega in qualche
modo le incongruenze incontrate da qualsiasi allievo nel suo itinerario spirituale.
L'Interit, che complesso energetico vivente e consapevole, profondamente
libera da preconcetti e rigorismi di qualsivoglia tipo nell'estrinsecazione delle sue
potenze, con la sola eccezione della perfetta aderenza al fine primario che le stato
indicato.
Questo concetto ha diversi significati, il pi importante dei quali l'estesissima
libert di scelta dei metodi e delle forme di contatto o d'interferenza con la sfera pi
specificatamente umana, la zona tridimensionale. Detto principio ammette la sola
riserva del fine da perseguire, gi enunciata, nel pieno rispetto dell'autonoma
determinazione dell'uomo evolutivo. Ci significa che l'Interit non agisce secondo
gli schemi logici tipici dell'uomo storico, n tampoco secondo codici di valori
prefissati e codificati: questi ultimi sono tutt'al pi necessari all'umanit in precise
fasi del suo sviluppo, e vengono continuamente rimossi, ampliati e rinnovati nell'arco
temporale. Non esiste cio un imperativo di leggi divine da rispettare, un insieme di
norme che rappresentino la volont espressa "una tantum" dal Supremo Fattore,
fuorch la modalit essenziale dell'amore e del rispetto della libert, il vero ed
irrinunciabile dono del Brahman alle sue creature. E' quindi perfettamente improbo e
faticoso tentare di comprendere la logica dell'Interit e delle Potenze utilizzando un
insieme di concettualizzazioni storicamente determinatesi le quali, pur adombrandone
il Valore, ne evidenziano insieme i limiti d'intelligenza emersi nell'umanit.
Questo fenomeno stato causa d'innumerevoli deviazioni, fraintendimenti ed
abusi, poich - come in queste pagine pi volte dicemmo - un mal compreso concetto,
pur di per s esatto, pu fuorviare pi di una patente menzogna nel medio e lungo
periodo di tempo.
Presumere che un Ente dell'Albero Sephirotico utilizzi, nel suo aspetto dinamico
interferente con l'uomo, la logica ed i limiti di quest'ultimo, un assurdo intellettuale
oltre che un arbitrario metodo d'inferenza dal noto all'ignoto. E' lecito procedere per
deduzione e induzione quando possibile controllare la veridicit dei risultati ottenuti
sul banco di prova dell'esperienza: ma l'esperienza del contatto con la Mente
archetipale non convalida le artificiose costruzioni filosofiche, etiche e religiose
dell'uomo che in variabile misura, e sovente le contraddice.
123
Il paesaggio che due o pi jiva ammirano, l'incontro con altre modalit del
l'esistenza, persone o cose che appaiano, le stesse vicende dello spirito che vengono
condivise in modo similare da popoli o gruppi, in effetti assumono in ognuno di noi
una colorazione diversificata, una puntualizzazione pi o meno rilevantemente
differente, un significato coerente solo con la nostra specifica struttura di pensiero.
Questo estremo relativismo delle percezioni e delle rappresentazioni diminuisce
in modo altamente significativo quando, nei rapporti interpersonali e con il mondo
oggettivo, s'instaura un sentimento d'amore e d'affinit elettiva: in tal caso, le
sensazioni, le emozioni e le conseguenti rappresentazioni tendono ad unificarsi, in
diretta proporzione con l'intensit che questo accadimento riesce ad assumere. Nel
lungo tempo le differenze tendono comunque all'attenuazione, e alla fine del Ciclo si
dissolvono: quando con l'emancipazione definitiva dell'Archetipo ogni sua modalit
rifletter entro s, in lucida consapevolezza, l'Interit e dall'Interit verr riflessa.
Ma questo un termine ad quem, e non il caso per ora di soffermarvici sopra
pi a lungo.
Adesso invece tempo d'afferrare e ribadire i principi informatori della
personalit, e fra tutti sopratutto quello che implica nel jiva un campo d'azione
coscienzialmente attuato e un campo potenziale, costituito dai piani reali che
implicano le varianti dell'emancipazione.
Quest'ultimo elemento significativo per il jiva e per 1'Interit, ed
comprensibile, in alcuni punti, solamente se si afferra il significato di un astruso
concetto: quello che il tempo effettivo della monade/jiva il tempo dell'Interit (che
dicemmo verticale o multidirezionale) ed il tempo "orizzontale" di scorrimento
un semplice atteggiamento della conoscenza interiore del principio evolutivo,
necessario in un determinato periodo ma altrettanto certamente illusorio e finalizzato
all'espressione dialettica di tutte le componenti dell'archetipo.
La scelta di simile metodologia compete alle Intelligenze informanti, alle
Sephira del Glifo della Vita, ed in qualche modo necessitata perch la pi logica e
coerente alla soluzione del problema.
Mediante la successione rappresentativa delle proprie forme/pensiero in
accadimenti, il jiva consegue contemporaneamente la consapevolezza della sua
natura e del suo ambito d'attivit, e le correzioni che deve apportare ad ogni
scompenso, lo rendono edotto dell'infinita necessit dell'armonia sempre ed ovunque.
Il jiva passa in questo itinerario interiore da un piano reale ad un altro del suo
potenziale di vita, e con questo evidenzia aspetti e connessioni con il tessuto unitario
dell'emanazione. Ma tutti i piani reali esistono nell'Interit oltre che nella coscienza
del Jiva, e quindi hanno la loro configurazione di fondo nell'Interit: questo implica
che, essendo il tempo soggettivo un artificio per la conoscenza e un'illusione, ed
essendo enormemente pi reale quello "verticale" dell'Emanazione e dell'Interit, le
finalit di quest'ultima sono preminenti nell'esperienza che l'uomo conduce sul suo
campo d'azione, e che di conseguenza (in relazione alle necessit di quest'esperienza)
il passaggio del jiva da un piano reale ad un altro pu non coincidere - ed in genere
non coincide - con quanto si evidenzia nell'interiorit degli altri jiva, ma
133
alla radice di questo Ciclo, e che il Glifo dell'Esistenza vuole far fruttificare come
momento propulsore per la globalit dell'autocoscienza (il Mondo Ideale),
conducendolo all'autonoma sapienza.
Che cosa sia quest'Amore/Figlio del Brahman fra tutti i Suoi Figli difficile
dirlo senza ricorrere al pi illuminante esempio dato agli uomini tutti, con
l'apparizione del Cristo Ges. La comprensione di tale personalit un argomento a
parte, che tuttavia s'effonde vitalizzandoli in tutti i nostri scritti, e che non sar mai
abbastanza approfondita dalla riflessione e dalla meditazione. Tracce notevolissime
della Sua trascendente natura, che ponte fra l'uomo storico e l'Assoluto, esistono nei
vangeli, e certamente dovremo ricorrere a loro per un'approssimazione non mendace
all'essenza cristica. Il Cristo Ges tuttavia opera come potenza illuminante e
vivificante nella storia dell'uomo ovunque ci sia la comprensione della Sua natura, e
per questa intelligenza rimandiamo senz'altro ad esempi come Francesco d'Assisi o il
saggio Yogananda, per citarne solo due che in tempi e strutture di pensiero differenti
ne hanno penetrato il messaggio, ed insieme l'enigma: perch veramente enigmatico
- finch la mente non si purifica e si rischiara alla Sua luce - il Mistero dell'Amore
divino nella sua irradiazione Ges, e mai ci stancheremo di ripetere ed insistere nella
ripetizione che Egli la massima chiave interpretativa dell'Interit e dell'Emanazione,
e conseguentemente lo strumento fondamentale per il conseguimento della nostra
libert.
Dobbiamo tuttavia, nel presente paragrafo, esaminare altri aspetti certamente a
tale Principio fortemente raccordati, ma che esigono specifica trattazione. Abbiamo
detto che l'Interit la culla dell'Uomo Cristico, e che questo il fine dell'attuale
Emanazione. Diciamo adesso che queste Ciclo un vero e proprio riassestamento del
Mondo Archetipale preesistente, e una sua configurazione innovativa alla luce della
proiezione infusavi dall'Assoluto.
In altre parole, l'esistenza dell'evento manifestante - dal punto di vista del
medesimo - il necessario processo formativo dell'Archetipo Uomo; ma, dal punto di
vista del Mondo Ideale, la chiarificazione di un'Idea centrale che ne illumina e
coordina il contenuto, e che pertanto deve diventare un centro interiore rivoluzionario
d'ogni Archetipo preesistente.
Questo implica il trascendimento d'ogni Idea a s stessa alla luce
dell'irradiazione suprema, che non esige la negazione della precedente natura ma il
suo logico chiarimento e un fondamentale ampliamento. Il difficile compito, il
travaglio che la comprensione dell'Immagine brahmanica infusa nel Mondo
Archetipale comporta, si manifestano in due vettori principali: la nascita di un Ente
autonomamente cosciente e correlato a tutti gli altri, che avviene tramite il processo
manifestante, e l'acquisizione di quanto detto Ente significa per ogni Idea e per
1'Interit.
Conseguentemente, dal punto d'osservazione di quest'ultima, la Manifestazione
un chiarimento interiore d'estrema complessit ed urgenza, che tra l'altro porta alla
luce tutte le contraddizioni ed imperfezioni ereditate dai precedenti Cicli: quindi
meditazione sulla sua natura compiuta dal Mondo degli Archetipi (il quale,
135
ricordiamolo, Idea unitaria pur nella sua infinita specificazione) e sforzo veramente
supremo per il superamento del suo limite e un progresso nella sapienza
dell'immanente Idea brahmanica, il profondo S di tutta la Sua realt vivente.
L'uomo perci contemporaneamente energia indirizzata alla realizzazione
secondo la sua specifica natura e tensione del Mondo Archetipale per l'esatta
comprensione di una valenza divina, "improvvisamente" apparsa nella nuova,
sintetica illuminazione.
Ci possibile, secondo la legge di conferimento dell'autocoscienza, solamente
attivando la potenzialit emersa dall'irradiazione divina in tutte le sue implicazioni,
secondo un criterio d'autonoma determinazione e di completa esperienza della propria
profonda natura.
Se l'Uomo un Ente in divenire, anche sotto un altro aspetto la difficile
"meditazione" che il Mondo degli Archetipi compie su s medesimo, confrontandosi
in lui e per lui: ricordiamo in proposito che l'uomo microcosmico riflette, adesso
imperfettamente ma in virtuale completezza, il Macrocosmo e che, mentre il compito
di condurre ad equilibrio le valenze che il primo include del Macrocosmo, all'Uomo
appartiene quello di decidere la strada da percorrere nel cammino realizzativo.
L'intersecazione delle due realt qui dominio dell'archetipo in svelamento, ma attraverso le scelte, gli errori e le vittorie di quest'ultimo - il Macrocosmo rivive la
propria configurazione e si modifica in un nuovo assetto ideale, sempre pi
decisamente confluente in quel Punto metafisico che l'Idea pura del Brahman.
Questo difficile discorso d un'immagine certamente imprecisa e provvisoria del
dramma cosmico che sottintende ed esprime un Ciclo emanativo, il quale nello
stesso tempo ricapitolazione di tutto un insieme d'Universi autocoscienti e
formulazione di un nuovo principio di consapevolezza e libert, capace d'informare
l'intera struttura archetipale.
E' dunque estremamente importate, in questa fase dell'apprendimento
dell'allievo, che egli abbia ben preciso nella sua mente il quadro generale e le
caratteristiche particolari, evidenti e sottintese, del suo campo d'esperienza.
Se egli considerer reale solamente il tempo "orizzontale" cadr in un equivoco
antropomorfico dettato da un'incompleta percezione della sua realt; se invece
valuter reale solo il tempo del Glifo, dovr individuare il punto di congiunzione fra i
due sistemi, uno emanante ed uno derivato, che costituiscono lo scenario, l'ambito
della sua attivit.
Se egli cercher nel suo cuore di approdare al tempo onnidirezionale del Mondo
Archetipale, dovr appartenere a quel Mondo oltre che all' Interit e all'Uomo
Cosmico, e ci senza negare se stesso: dovr, in altre parole, rappresentare un aspetto
trascendente della Manifestazione, illuminato direttamente dalla Luce brahmanica.
Ovviamente questo il traguardo finale, oltre che un principio di un nuovo
dinamismo su cui non opportuno qui insistere.
In ogni caso indispensabile sapere che il tempo orizzontale, reale nel suo
dispiegamento di cause-effetti, relativo al grado di libert coscienziale del
percipiente e diventa illusorio quando questi s'affranca dal nesso karmico,
136
stato tentato e sostenuto, in troppi casi con risultati parziali ed aberranti. Dobbiamo
dunque fare attenzione a come si configura la nostra capacit intellettiva e
razionalizzante nei confronti dell'Assoluto trascendente, onde comprendere i limiti
intrinseci al nostro discorso e la provvisoriet delle relative concettualizzazioni.
In effetti il Sat-Cit-Ananda, l'Informale, il Motore Immobile, il Creatore/Padre,
la Trascendenza-non-qualificata, sono nostri punti di vista analitici, legittimi come
tali a patto di non perdere di vista la loro relativit: con questo vogliamo dire che
l'Assoluto questi punti di vista, che sono pertanto semplificazioni della Sua
essenzialit, ma anche che contemporaneamente, oltre di loro.
Il che non riduce il nostro sforzo a un inane tentativo, ma 1o ridimensiona nella
sua pretesa di spiegare con i termini dell'intelletto quel che supera - come essenza
ontologica - qualsiasi contenuto mentale.
Per essere meno imprecisi, diremo che l'aspetto incondizionato del Brahman il
Mistero infinito in cui s'identificano le Modalit supreme che Egli esprime, realissime
ed in certo modo numerabili a patto che non si dimentichi che esse non esprimono un
divenire, un elemento a s stante, un aspetto quasi separato e personalizzato
dell'Assolutezza, ma sono i tramiti mediante i quali il Non-Duale metafisico si palesa
alle sue creature. Sono dunque aspetti supremi rivolti al Mondo Archetipale
autocosciente, ai Figli generati dal dinamismo creativo: che vanno compresi perch
costituiscono insieme i mezzi evidenziatori ed il "sentiero d'integrazione"
dell'esistente con l'Ente emanante, la percorrenza del quale poi la massima finalit
dell'emanato, poich s'identifica con il massimo spiegamento del suo contenuto
secondo l'ideazione che ne costituisce l'essenza: il S.
Queste annotazioni dovrebbero aiutare il lettore ad avvicinarsi al punto
fondamentale del presente studio: quale sia l'elemento di sintesi che, a nostro
giudizio, collega i numerosi aspetti dell'Assolutezza fin qui elencati, trascendendoli in
un centro sintetico qualificativo che, per questo, pu rappresentare l'essenza
onnipervadente del Brahman.
Noi crediamo che questa puntualizzazione metafisica sia l'Amore: un amore
inconcepibile, profondo, unitivo, luminoso e gioioso, il quale unifica la creatura al
Creatore senza negarla, che dona il Pensante al pensato senza che quest'ultimo venga
annullato nel puro pensiero, che fonde le infinite modalit emergenti nell'unit
metafisica in cui esse restano s stesse quali polarizzazioni, colorazioni luminose del
Continuum, forme simboliche dello Spirito irraggiantisi l'una nell'altra affinch
ognuna sia riflessa da tutte e tutte essa in s medesima rifletta: contemplate
dall'Assoluto nel suo Cuore come Idee assolute ed insieme personalit autocoscienti
che s'approssimano al loro limite infinito, per naturale processo di svelamento e
consapevolezza.
Questo il punto che vogliamo - nel nostro attuale tentativo di direzionarci
nell'aspetto conoscitivo del nostro campo d'azione - tenere ben presente: l'Amore
trascendente l'elemento unificatore dei molteplici aspetti che la ragione e
l'intuizione ci consentono d'evidenziarci nel nostro Creatore, e che ci sembra
giustificare la possente spinta creativa che determina gli Eoni e gli Enti: attivit
143
Come utilizzare questo vettore l'argomento del presenta paragrafo, che vede
confluire in unit elementi trascendenti dell'aspetto brahmanico ed elementi attinenti
a quello strettamente manifestante.
L'Amore non un atteggiamento etico, un momento sentimentale e - per quanto
dolce o nobile - relativo alla creatura, ma bens la Forza unificante onnipervadente
ed essenziale che il Brahman irradia nella Sua infinita Realt: quindi, fra gli
elementi obbiettivi che egli ostende alla nostra limitatissima comprensione, quello pi
incisivo, penetrante e reale.
Da questa basilare constatazione, che ovviamente fondata sull'analisi
precedentemente esposta in tutte le nostre monografie concernenti 1a Manifestazione
e la Rivelazione, ne esce un dato d'identificazione del sentiero che a nostro giudizio
aperto all'uomo storico e all'Uomo globale per raggiungere la sua pienezza
d'esistenza: la realizzazione.
Il nostro compito agevolato da un fattore decisivo: tutte le Potenze, gli Enti
dell'Albero Sephirotico (che sono, non dimentichiamolo, i Centri manifestanti e gli
elementi costitutivi dello spirito umano) sono potentemente informati da questo
principio unitivo, l'Amore.
L'esperienza del trascendente dunque non pu che confermarci, se rettamente
condotta, nella nostra tesi, ed un rapido sguardo al Glifo dell'Albero ci assicurer che
la via diretta, quella chiamata del Fuoco perch la pi difficile ed impegnativa,
s'incentra nella sephira Tiphareth, e cio nell'aspetto cristico della Fonte manifestante:
da Tiphareth parte il Sentiero che s'incentra in Kheter, e che supera l'Abisso per
l'avvenuta fusione del jiva con la propria essenza fondamentale e pertanto con la
Assolutezza. Kether, non superfluo ripeterlo, il Volto del Brahman rivolto al
dinamismo, ed inutile discutere se un aspetto assoluto non sia Assolutezza, perch
ovviamente nella trascendente realt divina non ci possibile identificare "aspetti" se
non per aiutarci nella Sua provvisoria comprensione.
Le presenti considerazioni ci portano a concludere e ad affermare che proprio
il vettore "Amore" - inteso nel suo senso cristico - quello che viene dato all'Uomo per
la sua completa attuazione, e che non possibile trascurare quest'aspetto senza
perdere il senso dell'Emanazione e della sua finalit. Probabilmente (e qui apriamo un
breve squarcio critico di valutazione della storia umana) la ragione del fallimento,
della degradazione e della precariet di tante metafisiche, religioni e movimenti
spirituali , in ultima istanza, nella mancanza dell'intelligenza dell'Amore.
La Storia pu e deve essere riconsiderata alla luce di questo principio, ed
occorre esaminare attentamente quanto l'uomo abbia saputo comprenderlo e
vitalizzarlo nel corso della sua evoluzione: uscir certamente un quadro illuminante
sulle forzature, le trasgressioni, i particolarismi, gli oblii pi e meno colpevoli, i
fraintendimenti e le falsit che emergono dall'analisi pressoch ovunque si rivolga la
nostra attenzione.
E' un quadro dolente, faticoso e spesso tragico dell'insufficienza umana,
interrotto qua e l da lampi di luce purissima, e purtroppo oscurato dall'inerzia
spirituale, dall'egotismo imperante e dalla malafede di coloro che furono e sono per
147
esistere, similmente al veleno che inavvertibile se dissolto nel grande mare, ma che
ritorna pericoloso e letale se concentrato in poche gocce.
Questo accadde quando il Glifo si conferm all'Idea scaturita dal suo profondo
S e, nell'accingersi all'immane compito di chiarificarsi a s medesimo generando nel
contempo un mandala capace di conferire autocoscienza all'Idea stessa, determin la
proiezione d'entit che in minime, ma pur significanti percentuali, non seppero che
abusare della loro improvvisa consapevolezza ponendosi "fuori" dal Glifo
manifestante.
Questo dramma fu profondamente sentito da tutti gli Archetipi, e tuttora lo ,
dovendo essi fronteggiare un orrendo oscuramento in alcune loro valenze, il quale si
ripercuote malignamente nel campo d'evidenziazione della nuova Idea, il nascente - a
se medesimo - archetipo Uomo.
Il compito del Glifo quindi d'illuminare pi profondamente se stesso
illuminando la componente interiore emersa alla Sua consapevolezza, e rendendola
capace d'attivarsi in modo tale da costituire - al termine - 1'elemento unificatore e
coordinatore pi pervadente il Glifo stesso: in grado di correggere le primordiali
distorsioni e carenze secondo il trascendente volere del Padre.
Al dramma cosmico del Glifo corrisponde, ad un livello infinitamente pi basso
e grossolano, quello dell'uomo storico e dell'Uomo globale, tuttora agli inizi del loro
cammino versa la realizzazione.
L'Albero Sephirotico ha questo compito principiale, e lo svolge con rigore,
modificandosi in modo adeguato per determinare la nascita dell'autocoscienza in un
ambito adatto a farla crescere libera e forte, e nello stesso tempo interiorizzando
l'Idea divina svelatasi in lui, onde adeguare l'azione alle sue infinite potenze.
Esistono dunque, allusivamente parlando, due livelli di processo: uno attiene al
tempo 'omnidirezionale' del Mondo Archetipico, e l'altro a quello
'verticale/orizzontale' dell'Interit e dell'Uomo. L'interferenza fra questi livelli
problema estremamente complesso, ed appartiene al campo operativo del jiva e
dell'Archetipo: problema che pu essere evidenziato storicamente, e oggettivamente
risolto con un'interazione fra il Glifo emanante e l'Uomo nel centro coscienziale
equilibrato e comune ad entrambi.
Perch in effetti, sia pure in potenza, l'Uomo un elemento del Glifo e la sua
reale dimensione operativa ed attuativa quella tipica dell'Archetipo. Questa lineare
constatazione rende ragione della necessit d'una azione congiunta, le cui finalit in
fondo coincidono e si identificano con la realizzazione della Volont divina.
Abbiamo dato quindi un elemento conoscitivo fondamentale, che deve essere posto
alla base dell'azione esoterica ed essoterica dell'allievo: egli deve tendere alla
integrazione, alla perfetta comprensione ed alla sincronia con il Mondo Archetipale,
di cui principia ad essere elemento consapevolmente operativo, pur nel possesso di un
corpo 'fisico' e di un ambito tridimensionale.
Questi, che sono d'altro canto limiti rimovibili, rappresentano l'attuale "campo"
dell'Uomo storico, in cui s'incentrano le irradiazioni dell'Interit e contro cui
s'accaniscono oscure forze dell'involuzione. Campo che fondamentale teatro di lotte
150
sar s stessa nella misura in cui comprender ed attuer la sua essenza ontologica,
avvicinandosi al 'limite' all'idea brahmanica.
Dunque, anche sotto codesto profilo l'essenza della personalit essere la
volont del Padre, ed essere la volont del Padre non certo il subirla passivamente
(il ch non avrebbe ne significato ne senso) ma l'impersonarla attualmente e renderla
esplicita in tutte le sue incommensurabili virtualit. Nulla pi grande, meritorio,
gratificante ed illuminante che raggiungere la soglia di quest'accadimento
fondamentale, e di l procedere per il proprio sentiero trascendente, con crescente
libert d'espressione proporzionata alla crescente comprensione e fusione con la
propria essenza ontologica. I due termini non si escludono perch sono il contenuto
della volizione divina, e naturalmente, in quanto tali, il loro accordo un preciso atto
supremo per sua natura, oltre la pi o meno imperfetta intelligenza della creatura. E'
ci che abbiamo detto esplicare l'amore del Brahman, Mistero posto da Lui alla base
di tutte le realizzazioni del Mondo delle Idee autonome e viventi.
Ci che l'Ente emana, all'Ente ritorna: aggiungeremo a questa precisa
affermazione che ritorna senza negare l'atto emanativo dell'Ente, il che sarebbe
contraddittorio e impossibile. Ritorna infinitamente ed istantaneamente, ma senza un
reale riassorbimento, nell'esperienza dell'Unione mistica, tanto pi completa e
profonda quanto pi ampie sono le capacit della creatura che possono confluirVi, e
che vengono fuse e potenziate con ulteriore illuminazione nel mistero del Samhadi.
Un simile concetto del S dona anche qualche lume sul modo che ci risulta
adottato dall'Ente Supremo per esprimere la propria creativit: Egli opera mediante
attivazione di Idee autocoscienti a cui delega il compito di svelarsi a s stesse,
secondo i parametri che in esse infonde in un eterno moto d'approfondimento e
chiarificazione.
La creazione dunque, sotto questo profilo, un atto continuo (per l'esistente) che
non ammette soste e inconcepibili riflussi; come mai dunque per la creatura Essa
appare sotto un aspetto ciclico, ed il ciclo sembra informare tutta l'esistenza
fenomenica?
A questo rilevante problema daremo spazio nel seguente paragrafo, ed
utilizzeremo nuovamente il principio della tavola d'Ermete per averne guida e
tracciato interpretativo.
-O17)
Il problema dell'andamento ciclico del mondo emanato un aspetto del suo
divenire come spirito. Non dunque possibile prescindere dall'aspetto mentale della
Coscienza Cosmica per tentarne una soluzione, visto che la mente - strumento
dell'intelletto e con quest'ultimo fusa - quanto consente allo Spirito d'estrinsecarsi in
un suo aspetto specifico e - nella fattispecie - in un universo fenomenico.
Partiamo dunque (con l'avvertenza che l'esemplificazione molto riduttiva di
quel che accade in ben altro livello di coscienza) con l'analizzare il funzionamento
155
squilibrato nei confronti della Realt che essi devono impersonare; cos come in
misura enormemente pi grave quello di coloro che, di fronte alle difficolt, si
ritirano in un sostanziale egotismo, paghi di un qualche successo nell'ambito del
mondo intellettuale ed astrale, e di qualche accadimento insorgente nella loro Maya.
Naturalmente non questa la sede per disaminare specificamente il problema
con esemplificazioni tratte dall'esperienza concreta; vogliamo per ribadire la
necessit dell'esame obiettivo ed ininterrotto delle proprie motivazioni, scelte ed
attivit conseguenti, e la imparziale valutazione sia delle imperfezioni evidenziatesi
che della loro possibile assenza, alla luce di un immanente principio di Amore, che
resta il massimo criterio di giudizio. Quando nulla risulti di concretamente
modificabile, di inconfessato e distorto nel continuum esistenziale, il jiva si affidi con
lucida e incondizionata coerenza al Principio di ogni esistenza, ed in questo segua
l'atteggiamento realizzativo espresso dal Baghvad Gita e dal Tao: non opponga
resistenza, ed insieme direzioni la sua azione con la pi limpida determinazione al
solo fine che importi: la realizzazione dell'Amore nell'uomo, a cominciare dal suo
mondo personalizzato.
Cos l'atto di abbandono al Principio rester perfettamente attivo e adeguato e
sar comunque il Principio ad agire tramite le sue Potenze nell'allievo stesso.
Non ritenga il lettore che quanto abbiamo test esposto sia una razionalizzazione
dogmatica del nostro assunto, e cio che la Manifestante rappresenti in ogni caso
l'espressione dell'amore che l'Amore trascendente nutre per le Sue creature: non
accolga il lettore questo dubbio nel suo cuore prima di avere veramente osato,
veramente gettato la sua anima e la sua vita oltre l'ostacolo e non nel segno di una
semplice realizzazione personale, ma di quella di tutto l'esistente.
La via iniziatica via di fuoco, in cui tutto il contingente e il distorto si
dissipano, affinch emerga nella sua essenzialit la pura Idea e le sue indefinite
capacit: una 'via che non ammette obiezioni', siano esse apparentemente motivate
o giustificate dal momento, dalle caratteristiche ambientali o culturali in cui si
determina.
Oltre la Maya c' il Principio, la Causa Fondamentale onnipresente: immanente
a noi, all'Uomo Cosmico, all'Interit e al Mondo delle Idee causanti, ed a questo
Centro metafisico della Vita che si effonde intatto ed eguale in tutto l'ambito
formale che dobbiamo rivolgere lo sguardo: essere Lui in Lui, essendo
compiutamente noi stessi. E' in questa pienezza d'esistenza/essenza che si manifesta
la nostra realizzazione, prima tappa di un processo divino verso l'infinito.
-O18)
Dobbiamo or tracciare un quadro riassuntivo di tutto il problema
dell'Emanazione onde dar ragione dei nostri assunti e contemporaneamente mettere in
grado il lettore di riorganizzare i propri concetti secondo un itinerario logico, che lo
aiuti nel suo impegno d'apprendimento e di comprensione.
160
delle Idee autonome, mondo degli Archetipi. E' dunque l'effetto e lo strumento di
tale dinamismo e ne costituisce dal punto di vista dell'esistente derivato dall'Ente
un processo coscienziale insieme emanativo e sintetico; poich il Mondo Archetipale
si costituito per volont trascendente e come momento derivato dall'aspetto creativo
superno (il dinamismo atemporale), ne impersona temporalmente l'estrinsecazione.
Temporalmente, in un significato alquanto diverso da quello che adesso possiamo
dare al termine, e cio come itinerario di comprensione/svelamento dell'Idea derivata
a s medesima, e dunque come affioramento in lei con margini/limite vieppi
approssimati dell'immanente aspetto brahmanico che la sovrasta ed insieme ne il
fondamento reale. Processo atemporale che dunque onnidirezionale fondato su di
un incremento di consapevolezza/sapienza, che tuttavia possibile solo in quanto
l'Idea personalizzata abbia raggiunto la verit della sua concreta natura.
Non possibile dire come questo accadimento abbia luogo, se non per inferenza
dall'attuale aspetto del dinamismo divino (la nostra Manifestazione), e con la riserva
che pensabile e concepibile un atto di conferimento di libert, coscienza e
operativit ad Idee Archetipiche non implicante necessariamente un itinerario
interiore esteriorizzato nella vita identico o simile al nostro.
Riteniamo comunque che l'acquisizione della libert sia compito non derogabile
per l'Idea/Persona, e che quanto primariamente a lei donato debba poi essere sempre
compreso, difeso e conquistato con adeguata fatica. Argomentiamo inoltre,
esprimendo qui un profondo criterio di eguaglianza e giustizia, che tutto questo sia
evidenziato dal presente atto emanativo, nel quale il dramma dell'uomo che cerca
d'essere se stesso abbia un aspetto corrispondente nell'omonimo dramma del Mondo
Archetipale teso ad organizzarsi secondo un innovativo ed illuminante vettore del
Supremo Cit in lui evidenziatosi.
Certo che il dinamismo brahmanico a noi noto ed a noi intellegibile avviene
fondamentalmente nel Mondo delle Idee Archetipe, e tramite i principi autocoscienti
in esso viventi. Se altri aspetti dinamici esistono nell'Assolutezza (ed ovviamente
possono esisterne infiniti) non ci chiaro al punto da poterlo asserire, ma certamente
in un remoto momento del Tempo dinamico tutto questo verr conosciuto, ed
implicher un accordo, un'interiorizzazione, un'illuminazione e una vita pi adeguate
alle sue Forme/Pensiero, in questo pi vicine all'Immagine trascendente da cui sono
emanate.
Il processo manifestante determinatosi con il Mondo Archetipale autocosciente
assume inoltre caratteri specifici con l'attivazione del medesimo nei confronti di un
nuovo atto creativo. In tal caso l'intero Mondo Archetipico assume almeno nelle sue
funzioni specificamente a ci preposte una configurazione specifica al fine
assegnatogli (e all'emersione coscienziale in esso evidenziatasi), che pu riprodurre
in certa misura la struttura formale preesistente, ma che mostrer certamente elementi
innovativi in funzione del quid novi che viene determinando.
Diciamo in altri termini che l'Interit la configurazione specifica assunta dal
mondo archetipico per l'attualizzazione di una sua potenza, e che questa
configurazione non necessariamente corrispondente all'Idea totale che detto mondo
163
anche vero che la reductio a s stessi di questa positivit fa inerire alla nostra
coscienza un concetto di particolarismo e frazionamento esiziale per la sua
attualizzazione in archetipo: il quale concetto unitario e tendente all'integrazione
pi alta, non alle infime suddivisioni dell'egotismo.
Dunque il problema operativo, opportunamente e accuratamente considerato,
criterio di valutazione delle proprie acquisizioni interiori ed intellettuali (intelletto
d'amore), e non pu non risolversi in una spinta espansiva in tutte le direzioni
comprensibili nell'esistente.
Come il Centro interiore intuito, e comincia a irradiare la sua essenza nella
consapevolezza, questo vettore deve essere attivato nella dinamicit totale del
soggetto, ed informare tutto il suo campo d'esperienza: ma qui subentrano le prime e
pi dirimenti difficolt.
Innanzitutto, estremamente difficile il passo che implica un effettivo apporto
energetico nel campo individuale che provenga dal mondo Sephirotico. Il Grande
Glifo, che sovrintende all'evoluzione dell'uomo, agisce in modo assai cauto ed attento
a non interferire con le capacit decisionali di quest'ultimo; e possiamo dire che
questo stato un dato che l'Uomo stesso dovr modificare, essenzialmente con un
comportamento univoco ed equilibrato nei confronti dell'Idea generale
dell'Emanazione.
Ci non impedisce che nei casi pi eclatanti le Sephirah non possano e non
debbano sostenere e sorreggere l'azione pratica: o quest'ultima verr presto o tardi
vanificata nella sua vettorialit espansiva e vivificante dell'ambito a cui si rivolge.
Compito dell'allievo propriamente detto quindi mirare a quel risultato d'integrazione
con le Potenze trascendenti che sole gli possono assicurare e garantire un'attivit
consona ai principi, ed efficace nel mondo che egli si rappresenta come campo
dell'azione. Abbiamo detto deliberatamente si rappresenta, perch in effetti la sua
rappresentazione interiore che egli vive ed in cui agisce, e non certo un aspetto
concreto, oggettivo ed autonomamente solidificato della Maya. Questo fenomeno
stato gi accennato e vagliato, con la specificazione che questo campo personale di
rappresentazione non arbitrario, ma determinato nelle sue leggi informanti e nei
suoi moduli espressivi dall'immanente interiorit globale dell'Uomo
(inconscio/conscio collettivo), e dall'altrettanto immanente presenza Sephirotica.
Tuttavia le modifiche del campo sono dipendenti dall'attivit spirituale del jiva, ed
hanno una specifica caratteristica: cos come egli riproduce e percepisce in se stesso,
secondo un criterio d'affinit e coerenza, i campi esistenziali pi affini in uno
specifico istante dello spazio/tempo cosmico, cos il suo campo capace d'irradiarsi
in tutti i suddetti spazi interiori dei jiva che pi vibrano in consonanza con lui in
questi determinando fattori di stimolo e modifica delle auto rappresentazioni. Perch
il meccanismo non appaia troppo aleatorio e impreciso alla mente del lettore, daremo
qualche delucidazione pertinente al tema in oggetto, e a quello, generale, del presente
studio.
Il jiva , abbiamo ripetutamente affermato, un aspetto modale vivente dell'Uomo
Cosmico, un tipo di polarizzazione coscienziale di quest'immanente interiorit. Come
165
tale, il jiva sensibile a tutti gli accadimenti e le mutazioni che interessano il tessuto
di cui parte e dal quale (finch non si realizza in modo pi comprensivo) deduce gli
stessi mezzi di rappresentazione (causalit, che si esprime secondo le categorie
spazio/tempo). E' inoltre capace di cogliere la rappresentazione globale, e con tanta
maggior precisione e puntualit quanto pi armonizzato con le sue valenze. Tuttavia
questi aspetti del Continuum non sono colti in modo obiettivo, ma attraverso e con le
modalit tipiche della sua personale coscienza: ci implica che l'irradiazione
esterna determina in lui il sorgere di rappresentazioni pi o meno conformi alla
realt del Principio emanante ed esatte nella misura in cui quel principio affine,
accordato e vibrante su un simile piano di rappresentazione. Naturalmente il massimo
punto d'esattezza si verifica quando esiste un'identificazione intuitiva fra due o pi
personalit, e per il periodo in cui questa identificazione sussiste; ma anche nel
condividere ideali, esperienze, emozioni e concettualizzazioni si determina un
avvicinamento dei campi dell'esperienza, e le monadi tendono, naturalmente e
spontaneamente, a disporsi in reciproco rapporto di contiguit e sia pur
rarissimamente di medesimezza. Ci tanto pi incisivo quanto pi il sentire,
l'intuire e il realizzare il proprio substrato unitivo avviene per Amore, nella pi
completa e incondizionata accezione del termine.
Ancora una volta l'amore si dimostra l'elemento significativo della
Manifestazione, e l'unica forza capace di condurre ad unit la dispersa unit
coscienziale dell'Uomo; tuttavia, per restare nell'ambito specifico del presente
paragrafo, diremo che pi esteso e qualificato il centro irradiatore, pi ovviamente
la sua influenza avvertibile nel tessuto dell'esistenza, e che se un jiva pu costituire
fattore di aggregazione ed affiatamento per altri jiva, un insieme di personalit che
condividano la medesima forma mentis e le stesse valenze spirituali esercita un
moltiplicato effetto sull'esistente, secondo un tracciato che non certamente
aritmetico, ma esponenziale.
Ne consegue l'opportunit, la necessit e l'inderogabilit di mettere in atto un
vettore operativo capace d'esser liberamente recepito nei campi vitali contigui, e di
qui irradiarsi quanto pi profondamente sia possibile in ogni direzione.
Questi accenni non vogliono suggerire specifici metodi operativi, ma indurre
semplicemente il lettore a considerare come compito precipuo dell'uomo quest'attivit
aggregante e unificante, condotta al pi alto livello possibile delle sue potenze
interiori, che devono essere pertanto vitalizzate, e progressivamente chiarificate ed
espanse.
Come effetto e naturale conseguenza di questa tensione (che, lo ripetiamo, deve
rappresentare caratteristiche di generalit e impersonalit, e dunque mai egotiche ed
acquisitive: il che implicherebbe separativit dal Principio) c' l'attivazione
dell'Albero Sephirotico nell'interiorit del jiva il quale lo riproduce su scala
microcosmica e del quale elemento. Come, quanto e perch ci avvenga, appartiene
alla storia individuale, e pu dipendere tanto da fattori personali che generali: ma
certamente un punto di interferenza fra il soggetto specifico (l'individuo) e quello
generale della Emanazione (il Glifo) esiste, e si presenter alle soglie della
166
consapevolezza.
A questo punto la monade percepir un aspetto che trascende la sua attualit, e
lo inserir nel suo campo interiore, rappresentato come mondo oggettivo: l'inizio
del processo d'aggregazione ed interdipendenza fra il principio evolutivo e la struttura
archetipica globale, che lo condurr alla auto realizzazione, con conseguenze
specifiche e generali d'imponderabile ampiezza.
La cosa pi difficile da ottenersi la comprensione e la realizzazione di tale
punto di interferenza, e la base per tentarne il conseguimento , prima di tutto, un
quadro esatto nei limiti del possibile, soggettivo ed oggettivo del campo
operativo.
Per questi motivi invitiamo nuovamente il lettore al serio proposito di meditare,
esaminare e riflettere in s medesimo le nozioni fin qui esposte, dando cos il proprio
contributo non passivo ma critico ed obiettivamente attivo alla definizione del
problema: necessario preliminare alla sua soluzione.
Per concludere queste brevi annotazioni, diremo e ribadiremo il punto di
giudizio che mi sembra essenziale chiarire: essere nel giusto atteggiamento nei
confronti dell'esistente e di noi medesimi stato estremamente difficile per l'umanit
in generale, e per quella odierna in particolare: la storia che conosciamo, dal pi
lontano passato ad oggi, testimonia in modo assai eloquente dei tentativi e dei
fallimenti (con significative illuminanti eccezioni!) incontrati. Questa storia non
arbitraria in due sensi. Innanzitutto, essendo l'uomo quasi completamente soggetto
alla legge di causalit, il tempo orizzontale di auto rappresentazione il parametro
che domina il vettore umano, e conseguentemente le immagini che noi percepiamo
nel nostro specchio interiore, e che devono riferirsi al tempo-spazio suddetto, non
sono arbitrarie ma bens dotate di un alto grado di generalit. Inoltre, noi non siamo
null'altro che la nostra coscienza (il mondo interiore inconscio altrettanto
importante, ma sotto questo profilo noi dobbiamo considerare solo la
rappresentazione in atto, ovviamente condizionata da fattori non consci ma che si
determinano comunque in un modus della nostra consapevolezza); e quindi quanto
avvertiamo come passato, come esperienza dell'uomo, come storia del suo spirito ha
estrema rilevanza nella nostra autodeterminazione, ed appare nell'ambito esistenziale
per precise ed inderogabili ragioni. Se abbiamo dunque un'immagine generale dello
svolgimento della storia umana, con le sue sconfitte e vittorie, i decadimenti e gli
errori e le gravose rinascite, se questo passato determina i modi e le
caratterizzazioni della nostra attualit, lo dobbiamo considerare, almeno
soggettivamente, realissimo; a prescindere dal fatto che altri le possano avvertire, e
certo molti le avvertiranno in modo relativamente o sostanzialmente differente. In
ogni caso, il quadro generale percepito dall'umanit in un particolare momento , per
quanto soggettivo, piuttosto esatto e in linea di massima comunemente condiviso. In
ogni caso, le eccezioni confermano la nostra valutazione: la storia dell'uomo indica
uno sforzo globale di comprendersi e di comprendere la vita, e quindi d'illuminarla
portandola su un pi elevato modello di realt. Eppure tale sforzo non ha potuto
evitare l'odierna crisi d'identit e di civilt, per motivi intrinseci all'umanit.
167
permane, rivolta verso l'attivit creativa dell'Assolutezza che nella creatura e con
la creatura si manifesta e alle sue imponderabili, infinite potenze. Questo punto di
coincidenza rappresenterebbe pertanto l'attualizzazione dell'intero Mondo
Archetipale nel suo aspetto pi comprensivo della sua realt d'esistenza nell'Essere:
Figlio dell'Assoluto, immagine vera della Sua immagine creatrice, il Brahma Saguna.
Chi vede Me vede il Padre: le parole del Cristo Ges - ipostasi formale del
Cristo Amore Assoluto - avrebbero qui piena attuazione e porrebbero in atto la dolce
promessa di vera redenzione nelle Case del Padre, conseguibile solo con il Figlio
Ges, Creatura Assoluta e pertanto Idea del Brahman che unisce, nella compassione,
nel sacrificio e nell'amore, l'Assoluto alla relativit.
Occorre dunque riconsiderare con molta attenzione e con la massima capacit
discriminativa la figura storica di Ges, mandala divino apparso nel nostro ambito per
avviarci alla comprensione e al conseguimento del nostro naturale destino, e cio
Redentore, Salvatore e Pastore.
Molti possono obiettare che un simile modo di interpretare l'Emanazione e
l'evento cristico contrario a troppi momenti della Rivelazione e della ricerca
speculativa, considerati nel corso dei secoli e dei millenni e che arbitrario inferire
da quanto conosciamo un evento che trascende gli schemi medesimi della Tradizione.
Eppure....
Eppure sarebbe la logica, immediata, limpida risposta a molti quesiti insoluti e la
reductio ad Unum perfetta: che non nega la Creazione ma la illumina d'Amore. Il
Cristo Assolutezza in un preciso momento sintetico, ma in quanto tale non
l'assolutezza in S come essenza intuitiva della Sua trascendenza dai nomi e dalle
forme. Abbiamo sovente insistito nell'avvertire il lettore sull'arbitrariet d'individuare
aspetti logicamente determinati nel Brahman, e della necessit tutta umana della loro
specificazione nel Continuum divino. Con questa riserva, ripetiamo che il Cristo
ipostasi dell'Assoluto, e ne esprime simbolicamente quanto concretamente una
sintesi d'ineffabile profondit: il Volto del Padre rivolto alla creazione, e non solo
del nostro ciclo manifestante ma di tutto il Mondo Archetipale, frutto d' impensabili
altri cicli temporalmente e razionalmente precedenti il nostro. Quel che dunque
appare nell'ente divino/umano apparso nella storia, deve venire interpretato secondo
criteri di costante approssimazione, e nella consapevolezza dei limiti del nostro
pensiero, limiti che nostro dovere rimuovere.
Sull'Immagine Cristica torneremo nuovamente nel corso del presente lavoro:
lasciamo ora il lettore a meditare su quanto gli abbiamo comunicato, rammentandogli
il suo preciso impegno a valutare, considerare e giudicare secondo il suo
personalissimo mondo interiore le ipotesi da noi avanzate, con piena libert e
obiettivit di coscienza. Il suo contributo al divenire dello spirito dell'Uomo
importante come il nostro, ed indispensabile per lui e per la Manifestazione: sia
dunque capace di dissipare un dubbio, di intuire un sentiero e di illuminare il
cammino secondo l'Idea che egli impersona ed esprime con la sua esistenza.
Il quadro delineato dell'inconscio certamente tale da renderlo inquietante e
stimolante alla ricerca della propria verit, ed comunque capace di vanificare
175
confronti, o meglio: nei confronti della sua virtualit. Ma questo non ci deve
nascondere la sua attuale e feroce pericolosit se vogliamo come insegna lo yoga
ricondurre al Padre con il Padre queste devianti entit reintegrandole nella loro
virtuale purezza. Tale infatti il compito specifico dell'Uomo, e il fine principale che
l'Albero Sephirotico si propone nell'evento manifestante. Poich la qellipoth
assenza completa di creativit, essa incapace di sentire, di provare vere emozioni
sia pur distorte e angosciose, di essere. Il mondo che proietta intorno a s
l'immobile pietrificazione del suo esistere interiore dove si riflette l'impotenza e
un'attivit intellettuale priva di supporto in disperata ricerca di un contenuto vitale
che in lei si va sempre pi affievolendo. Se un tratto distinguibile caratterizza questa
deformit, esso il rigido vuoto interiore, che denuncia apertamente la sua esclusione
dalla possente corrente energizzante della Manifestazione, rivolta alla creativit
dell'amore. L'energia il dinamismo dello spirito in forma semplice, e lo spirito delle
qelliphoth si rappreso, congelato ed immobilizzato: essa non vive dunque di vera
vita ma dell'appropriazione di vita altrui, dal desiderio di potenza e di possesso che
poi la malattia della sua essenza e che viene continuamente e completamente frustrato
dalla sua stessa insaziabilit. Impossibilitata a guardare il Glifo dell'Esistenza vera
che l'abbacina con la sua luce trascendente e la rende consapevole della propria
impotenza come uno specchio, la qelliphoth si volge al mondo tridimensionale
laddove egli le consenta un qualsivoglia varco al suo desiderio di possesso e di
affermazione. Il mondo tridimensionale , nella nostra zona, in formazione, in crisi
di crescita e sta cercando se stesso: dunque passibile d'interferenza, d'inganno e di
controllo: pu dunque riempire il gelido abisso dell'ego con le sue emozioni, le
passioni e le infinite distorsioni che la sua esistenza pu specificare.
Le qelliphoth non vivono di vita propria, ma di vita mediata: protese alla
possessione, allesteriorit, al formalismo che caratterizza l'atteggiamento egotico,
esse devono prendere altrove il contenuto della vita, che sfugge alla loro condizione.
Inoltre esse sanno - per antica conoscenza e capacit intellettiva raziocinante che pure
sussiste - il pericolo rappresentato dall'archetipo Uomo alla loro presenza: esse cio
comprendono che la Manifestazione determiner, con il suo compimento,
1'ineluttabile necessit d'intraprendere un cammino inverso a quello finora scelto,
sostituendo il moto involutivo e individualisticamente egotico con altro,
emancipativo ed integrante nel libero estrinsecarsi delle personalit. Ci significa
negare s stesse quali entit separative, e riaffermarsi esistenza nella luce dellEssere:
dunque risalire labisso, tanto pi fondo e ostativo quanto pi in loro s' offuscata la
Realt fondamentale. Poich questa fatale necessit le terrorizza, cosi come le
annichilisce l'armonia dellamore che sia Amore, v' in ognuna di loro
unopposizione pi o meno forsennata, pi o meno celata, pi o meno evidentemente
feroce a questa prospettiva, in dipendenza del grado assai differenziato del processo
involutivo che le caratterizza. Alcune sono quasi al margine dellinversione
emancipativa, altre nel buio coscienziale pi atroce: queste affermazioni sono tipiche
del comportamento egotico, e costituiscono quasi la controimmagine grottesca del
Grande Glifo: nel quale le specificazioni avvengono nella comprensione dellAmore,
178
della sua incondizionata libert. Resta comunque la necessit del personale impegno
chiarificatore degli Archetipi, fino al limite consentito dalle loro valenze: il processo
quindi uno svelamento e un'illuminazione della coscienza, ed il tempo qui pu
essere considerato omnidirezionale soltanto per renderne intellegibile il significato:
poich 'scorre' e si 'espande' entro le singole interiorit e nel Mondo Archetipale in
tutte le direzioni comprensibili, conducendolo a sempre pi completa armonia.
Diverso l'atteggiamento del Tempo in quella particolare configurazione che il
Mondo Ideale assume nell'esecuzione del presente ciclo emanativo, in quanto
funzionale a uno scopo specifico che determini - una volta realizzatosi l'Uomo nella
sua autonomia e libert - un nuovo e pi confacente assetto dell'Interit.
Qui c' l'intersecazione del modo di rappresentarsi dell'Uomo - Singolo e
globale - secondo la legge causale (tempo che procede orizzontalmente in univoca
direzione, creando cos l'immagine del passato, presente e futuro) con quello che
dell'Uomo medesimo ha l'Albero delle Sephirah: per il quale il tempo orizzontale ha
un valore relativo al principio in evoluzione, e che vede detto principio/persona come
Idea in emancipazione, pensiero che si autodefinisce e in ci si comprende con
crescente precisione.
In tal processo di chiarificazione spirituale il fenomeno temporale non pu
naturalmente esser ricondotto alle mere apparenze di un vettore unidirezionato, in
quanto attiene allo spirito e si determina solo secondo le leggi dell'autocoscienza, per
cui concretamente reale solo la dimensione archetipica pura e - al suo confronto irreale quella dell'attuale consapevolezza tridimensionale.
Parlare di un passato e di un futuro dell'Uomo dal punto di vista del Glifo della
Luce cosa priva di senso: il Glifo vede l'Uomo nell'aspetto realizzato alla luce
immanente del Supremo Cit, e vede contemporaneamente quel che l'uomo crede di
essere (e, relativamente a lui solo, ).
C' in quest'immagine la coincidenza fra due aspetti percepiti in modo
estremamente diverso, ed ovviamente la Maya dell'Emanazione velante, in
proporzione alla soggezione passiva alla Maya stessa. Poich la realt essenziale
racchiusa nello svelamento interiore del jiva, e questo svelamento segue le leggi
dell'anima e non quelle delle sue rappresentazioni grossolane (un certo tipo di
fisicit), ne deriva che non esiste per il Glifo n un passato n un futuro, ma piuttosto
uno stato pi o meno profondo d'oscuramento spirituale: e che questo deve essere
dissolto non gi secondo la legge causale conosciuta dagli uomini (che attiene a
quanto d'incontrollato, inerziale ed incompreso esiste nel loro campo di vita e per
questo espresso da un vettore unidirezionale) ma piuttosto secondo l'aspetto che
attinge alla vera spiritualit, estremamente mobile di per s e che non certamente
condizionata dall'unidirezionalit. Pu tuttavia apparir tale alla consapevolezza del
jiva: incompleta, illusoria e approssimativa in quasi tutte le sue estrinsecazioni; ma
non certamente a quella delle Potenze Sephirotiche.
Non esistendo per il vero Albero della Vita un tempo orizzontale che nella
raffigurazione dell'Uomo storico (non necessariamente limitato a quello vivente ora
nel nostro pianeta), variabile da evo ad evo, ne consegue che 1'interferenza delle
181
Sfere sar coerente solo con s stessa, e non con le capacit normali di comprensione
degli uomini. Naturalmente la suddetta interferenza avverr in modo da non
distruggere il tipo di autonoma rappresentazione esistenziale del jiva, che il suo
metodo realizzativo e deve ritenersi adeguato al periodo in cui si manifesta.
L'affioramento di un diverso "Tempo infatti estremamente coinvolgente per tutte le
rappresentazioni spaziali delle monadi, e porterebbe le coscienze impreparate ad un
tremendo impatto con dimensioni non pi comprensibili e controllabili. L'attivit del
Glifo deve pertanto rispettare le categorie spazio/temporali assunte dall'Uomo in uno
specifico momento del processo manifestante, pur restandone sostanzialmente
affrancata ogni qual volta essa si puntualizzi in aspetti pi generali e sostanziali del
ciclo.
Abbiamo osservato nelle pagine precedenti che la ritmicit dell'Emanazione la
conseguenza delle specificit d'espressione del Pensiero, nel piccolo e nel grande, e
che quando il Pensiero soggetto di un continuo atto di chiarificazione, e cio fa
esperienza di s conoscendosi sempre pi esattamente, abbiamo una configurazione
di tesi/antitesi/sintesi che da quest'ultima si sviluppa dialogicamente in ulteriori
direzioni.
Il pensiero e la sua dialettica sono dunque la base d'interpretazione del Ciclo
manifestante, ed essendo indispensabile la libert d'autodeterminazione nel campo
dell'esperienza del jiva, il qual deve ben mettersi in grado d'esercitare un effettivo
autogoverno nelle sue componenti psico/spirituali, ne deriva che il Tempo dell'Albero
in riferimento al divenire dell'Uomo apparir quando il ciclo vitale ordinario
concluso per l'esaurimento delle capacit espressive a lui immanenti, e si rende
necessaria una ricapitolazione, una meditazione ed un approfondimento
dell'esperienza vissuta. Nel periodo intermedio fra un'esistenza e l'altra, anche se il
jiva - incapace per lo pi di configurarsi secondo pi puntuali parametri
rappresentativi - si pone in un ambito ancora tridimensionale simile a quello della
precedente esistenza, molti aspetti relativi a questa ultima risulteranno modificati,
anche se non tanto da risultarne un effetto traumatizzante. Affiora, in altre parole, in
qualche misura il tempo di una diversa Realt, che coordina l'esistenza della zona
intermedia in modo pi conforme alle potenzialit di successivi sviluppi.
E' bene a tal proposito rammentare che il Glifo interviene in sostituzione tutte le
volte che affiora una carenza o un'assenza di autogoverno: nel periodo di permanenza
in un campo intermedio, normalmente compreso fra la morte fisica e la successiva
rinascita, le Forme/Pensiero dell'Albero sono attive, e modificano quanto pi
possibile la proiezione mentale del principio evolutivo, senza lederne l'autonomia
onde renderlo suscettibile di un proficuo approfondimento dei frutti ottenuti
nell'esistenza precedente. Se il jiva, il quale ovviamente tende a riprodurre il suo
campo esistenziale precedente, pur con le modifiche e le incompiutezze dipendenti
dal cambiamento di stato, particolarmente attento e relativamente emancipato dagli
aspetti istintuali (tamasici) della psiche, l'esperienza della zona intermedia
determiner notevoli effetti emancipativi, permettendogli di cogliere pi
puntualmente l'illusoriet della sua Maya, e conseguentemente l'insorgere di pi
182
compreso l'essenza non possono non influire sul tutto, e particolarmente su quegli
aspetti grossolani che noi chiamiamo 'materia' e 'mondo oggettivo' ignorandone la
continuit ontologica.
Se poi vogliamo intendere la realt come un processo inerziale di vettori
energetici, non possiamo negare che questo fenomeno si direziona dal grossolano al
sempre pi sottile; e che il punto attualmente pi rappresentativo del divenire vitale
non certo la roccia amorfa ed immobile, ma 1e dinamiche forme viventi che pure ne
conglobano in s le componenti fondamentali; ma che non sembrano essere
comprensibili come un'evoluzione da un magma indifferenziato tanto impersonano la
mobilit, la diversit e la specificazione, e al punto da generare un aspetto
assolutamente impalpabile ma estremamente energetico: il senso dell'Io, il pensiero e
la consapevolezza.
Eppure questo prodotto finale dell'evoluzione appare ancora come frazionato,
impotente e soggetto alle pi inerziali e grossolane evenienze causali; incapace
d'informare positivamente e liberamente il dinamismo dell'esistente e apparentemente
capace di suscitare solo il desiderio di una felicita non precaria e permanente, e il
senso di un'invincibile inadeguatezza a conseguirla.
E' come se lo spirito, e il suo momento pi alto e unitivo, l'Amore, rivelassero oggi pi che mai - la loro impotenza di fronte al meccanicismo delle cose e delle
attitudini stratificatesi nella storia, e questo smentendo le promesse delle religioni,
delle dottrine variamente esoteriche e di tutte le metodologie soteriche; le quali
possono perfino essere intese come momento acquisitivo dell' Iodella propria
centralit nell'esistenza, o come elemento di suggestione autoindotto con tale potenza
compensatrice da informare tutta 1'individualit: allucinazione psichica in gran parte
condizionata da elementi inconsci, o la determinazione di un egocentrismo incapace
come tale di proiettarsi fuori dal campo esistenziale dell'individuo per determinare
effetti concreti nel grande tessuto dell'Uomo e della Vita.
Sono queste, concettualizzazioni inquietanti, che esigono risposta. I credenti, e
gli appartenenti alle diverse correnti spiritualistiche ed esoteriche, possono affermare
che sono esistiti Maestri, personificazioni divine portatrici di Legge e di Verit: il
mondo stato come sommerso da questi messaggi, e l'umanit ne ha tratto fedi
esclusivistiche, dogmi, interpretazioni differenziate e sovente antagoniste, pur quando
derivavano (il ch indubitabile) da un comune centro d'irradiazione.
Le guerre di religione sono esistite ed esistono ancora; le dogmatiche si
scontrano e presumono ognuna di rappresentare l'unica ed inconfutabile verit
fondando quest'asserzione (talvolta temeraria e smentita puntualmente dai fatti) su un
Verbo incarnato, per ci stesso indiscutibile testimone del Volere supremo.
Eppure nulla di tutto questo ha impedito la degenerazione dell'uomo nel corpo,
nell'ambiente e nello spirito;| nulla di tutto ci allevia e dissolve il dolore; nulla
dissipa il dubbio fondamentale che - nel prevalere a livello mondiale della cultura
occidentale - si diffonde a macchia d'olio sulle fedi e sulle testimonianze del passato.
In effetti da cosa nasce questa dolente e tremenda incertezza? La risposta
univoca, e determina altre e pi inquietanti domande: nasce dal silenzio del Divino,
187
quel che allo stesso appare in un determinato stadio del suo cammino realizzativo (il
che potrebbe perfino riuscire alla lunga fuorviante), ma bens per quanto
effettivamente insito nelle potenzialit dell'Idea matrice che la emana.
Ovviamente un simile dato pu essere noto solo a un Maestro davvero
qualificato, che lo discerne nell'estesissimo ambito di virtualit e potenzialit
costituenti la personalit nelle sue possibili estrinsecazioni.
I metodi sono molteplici e non certo il caso qui di menzionarli, mentre
invece importante sapere che tutti devono venir applicati nel pieno rispetto della
libert d'autodeteminazione del jiva. In caso diverso, non solo emergeranno difficolt
d'ogni genere, ma si agir in modo ostativo nei confronti delle finalit della
Manifestazione, le quali non vogliono un'Entit schiava e servile al cospetto del suo
Creatore, ma un'Idea vivente capace di riprodurre in s e a s la libert e l'amore che
l'hanno generata.
Anche da quest'ultima analisi si pu dedurre l'equivoco in cui incorrono (e
purtroppo talvolta con gravissima malafede) le molteplici confessioni e metodologie
iniziatiche di queste periodo storico: dalle loro posizioni teologiche e metodologiche
si pu facilmente inferire il grado di verit che riescono ad esprimere, che pu essere
talvolta elevato nonostante un'impropriet e un'eccessiva approssimazione della
direzione realizzativa, e che sovente bassissimo nonostante i conclamati valori
morali, etici o di rivelazione che si vogliano addurre a sostegno.
Non vogliamo esprimere giudizi nei confronti di movimenti religiosi o settari
particolari, nei quali talvolta emergono personalit notevolissime a prescindere dalle
idee professate, per l'amore e l'abnegazione con cui le vivono e le applicano. Come
sempre i sentieri presentano al principio un miscuglio di verit ed errore, capaci di
indirizzare le persone in uno dei due vettori logicamente concepibili (realt iniziatica
o illusione): perch una mezza verit si riesce a completare solo se si identifica il
mezzo errore che l'accompagna, ed purtroppo alquanto pi facile che quest'ultimo
sia coperto, nascosto e giustificato dalla presenza della prima.
La capacit discriminatoria dunque la qualit che deve essere sempre e
comunque attivata, affinata e puntualizzata nell'allievo, in quanto costituisce il
fondamento e la salvaguardia della sua libert. Senza un potente momento d'analisi e
di sintesi, senza un giudizio obbiettivo ed impersonale possibile che le infinite
suggestioni del samsara e della Maya (la quale presente - ricordiamo sempre anche negli universi sefirotici che non abbiano raggiunte la propria realt) adeschino
e deviino le tendenze insite nelle personalit, con risultati alle volte imprevedibili.
Detto questo possiamo addentrarci in un'indagine pi puntuale su aspetti del
campo operativo, e tentare con opportuni esempi e deduzioni di renderlo intellegibile
al lettore.
-O25)
La nostra disamina comunque un'ipotesi che il lettore deve personalmente
192
controllare, perch fin troppo facile tessere orditi e trame concettuali affidandosi
solo alla propria capacit speculativa, e alle tante teoretiche che hanno fino ai nostri
giorni offuscato ben pi che illuminato l'esistenza degli uomini. Se un'ideazione deve
esser meditata, quella che l'umanit stata sovente ingannata ed ancor pi sovente
fuorviata proprio da coloro che si sono improvvisati e proposti come 'maestri' di vita,
finendo con l'imporre (per l'insufficiente capacit discriminatoria dei loro seguaci)
punti di vista assai opinabili, che alla lunga hanno determinate l'insorgere d'innumeri
sette in reciproco antagonismo, e l'attuale indifferente atteggiamento comune nei
confronti della ricerca spirituale. Questo atteggiamento generalmente condiviso, e
deve quindi esser compreso nelle sue cause e nei suoi effetti.
Se noi non sapremo di conseguenza dimostrare a fatti e non con artifici mentali
la nostra buona fede e la verit di quanto riferiamo, questi nostri scritti dovranno
esser trattati alla stregua di un'ulteriore e talvolta inutile elucubrazione sui "principi",
con il rischio che al limite divengano la dimostrazione opposta: sia della loro attuale
inaccessibilit da parte nostra che di una relativa o completa imperfezione delle tesi
adottate.
Non certo ora il caso d'enunciare particolareggiatamente l'atteggiamento di
onest e obiettivit che il lettere dovrebbe - a nostro giudizio - mantenere comunque
sia verso di noi che verso se stesso; vogliamo in ogni modo riassumere - e non sar
inutile - alcune nozioni d'importanza determinante.
Innanzitutto, non l'attivit intellettuale ma l'esperienza concreta il fondamento
di qualsivoglia metafisica degna di rispetto, che rappresenti un vettore adeguato
d'avvicinamento al Principio; le caratteristiche di tale esperienza devono per essere
tanto esaurienti da non lasciare arbitrarie zone d'ombra nella loro interpretazione. In
un certo stadio della sua ricerca infatti l'allievo pu darsi ideazioni che assumono
aspetti allucinatori di varia natura, non escluso quello - insidiosissimo - del contatto
effettivo con differenti realt. Egli pu perfino illudersi d'afferrare la pienezza e la
verit dell'Esistente a livello interiore, intuitivo e di per s evidente per l'incidenza
dell'esperienza incontrata.
Questo fattore, ripetiamo, pu essere l'ostacolo pi formidabile sul cammino
iniziatico, e pu anche dipendere in certi casi da un contatto impreciso con
forme/pensiero del campo esistenziale, capaci di determinare fenomenologie di varia
natura, insolite ed inspiegabili all'uomo comune.
Un inizio di risveglio in questo caso pu ovviamente sussistere, ma erroneo al
massimo grado scambiare tutto ci con il vero risveglio, e con la realizzazione della
propria natura ontologica. Dobbiamo infatti considerare attentamente il momento
storico del Kali-Yuga e che ci implica non la sua ristretta incidenza nel nostro
campo di percezione, ma anche quella - ben pi vasta ed inquietante - nelle zone del
Glifo che sono coinvolte da una degenerazione cos incidente da emergere e
condizionare la nostra stessa autorappresentazione.
Occorre dunque adottare un criterio obbiettivo di valutazione e un atteggiamento
discriminante capace di togliere i veli esteriori oltre che interiori della Maya,
ponendoci nella giusta prospettiva d'esperienza.
193
Che effetti della nostra ricerca esistano nella esistenza certamente condizione
inderogabile e necessaria; ma altrettanto inderogabile e necessario che queste
'fenomenologie' appaiano conformi ai principi che devono evidenziare, e non siano
casuali ed incoerenti con l'atteggiamento dell'allievo e con le ideazioni da lui pi
maturate in se stesso, perch in caso contrario esiste qualcosa da accertare e
approfondire, e pu rendersi necessaria una profonda verifica del proprio stato
interiore e la conseguente mutazione di direzione. La base di ogni nostra
affermazione che la Manifestazione atto d'amore, che quest'Amore d'infinita
profondit, e che la realt dell'Idea Emanata sia voluta dall'Ente Supremo come
libert d'espressione e d'autodeterminazione: entro (e non separativamente) l'assoluto
Cit del Brahman. In sintesi, noi siamo il Brahman nel Brahman, ed esistiamo quindi
veramente solo con il Brahman.
La zona delle Entit esistenti la zona dell'autocoscienza emanata, che
ontologicamente identica all'Autocoscienza Emanante, ed ha un aspetto da
quest'ultima ordinato e determinato: sapere di esistere come autonomia di vita ed
intelligenza, e sapere di essere "una" con l'Assolutezza.
Ci implica insieme un aspetto "divenire" ed un aspetto "essere" nella creatura, e
questo il mistero pi insondabile, il quale riproduce - in scala inferiore e derivata - il
supremo interrogativo che incontriamo nel tentar di comprendere il nostro Creatore,
sintesi d'opposizioni nelle quali l'immobilit e il movimento, la perfezione e il
divenire, l'Essere e la sua creativit sono trascese in un "Reale" ineffabile: oltre cio
tutte le capacit discriminatorie, intuitive, immaginative e intellettive dell'ente
emanato.
E' in questa direzione che deve muoversi l'analisi dell'allievo, e non in quella estremamente vivida quanto, a nostro parere, illusoria - del conseguimento
dell'aspetto indifferenziato dell'Essere che, lungi dal rappresentare l'ultima verit,
semmai intuizione dell'unit assoluta ma non coglie l'assoluta specificazione di questa
stessa Realt, che coesiste certamente nell'ineffabilit del Brahman: e che pu
pertanto rappresentare nel meditante un certo tipo di percezione del suo stesso limite,
che pu forse coesistere nel samhadi con la stessa sapienza della divina creativit.
Se le realizzazioni dell'allievo sono giustamente finalizzate, se presente la
capacit discriminativa, se le conclusioni evidenziano la sua coerenza con l'Idea
brahmanica che lo informa (base ontologica del suo esistere nell'Essere) appariranno
effetti non illusori ma fluidamente consequenziali e finalizzanti: ed essi saranno
insieme strumenti dell'azione salvifica del Brahman e della Sua figlia, l'Interit, e
simboli di trascendenti verit: da comprendere, perseguire ed acquisire a livelli
sempre pi ampi di coscienza. Tutto ci ancora insufficiente, se non viene compreso
e vivificato nell'allievo e nel suo campo esistenziale il principio basilare
dell'Emanazione: l'Amore infinito, incondizionato e non condizionante dell'Assoluto
per la creatura che ha reso viva ed operante.
L'Emanazione non ha infatti il 'semplice' scopo (che di per s sarebbe gi
eccelso) d'arricchire il Mondo delle Idee viventi di un nuovo Ente libero e luminoso,
ma anche quello - ancora pi alto ed informante - di strutturare l'intera Zona
194
e nel piccolo, nell'Interit e nelle personalit quel potere di unire e sciogliere che
Ges indic a Pietro, e che a torto fu posto alla base di un potere storico malamente
esercitato dalla classe sacerdotale.
Il nostro tema deve necessariamente svolgersi in presenza di questi fattori di
valore generale, e occorre che sia pi intuito che razionalmente e logicamente
analizzato, poich siamo in un dominio appartenente per un aspetto all'uomo storico e quindi comprensibile con i suoi effettivi mezzi di consapevolezza fino ad un certo
punto - e per la pi parte attinente ad un ordine sapienziale che trascende quei mezzi
stessi.
Quel che non nei sensi (esperienza) non nell'intelletto: quest'antica verit la
base per la comprensione dei limiti della mente empirica.
Certo, noi usiamo concetti come "Assolutezza", "infinito", "atemporalit" etc.,
ma essi non esprimono un reale contenuto sapienziale, ma solo ci che oltre la
consapevolezza, e che nasce proprio dalla conoscenza del limite. Qui non occorre
soffermarsi su questo sottile problema, e ci che diciamo basta ed avanza per i nostri
scopi; aggiungiamo solamente che il "nome" della "cosa", o idea, o astrazione, pu
dare l'illusoria fiducia d'implicarne la sapienza, e quanto questa convinzione sia falsa
lo dice la storia dell'umanit.
La nostra indagine ora come ora verte sui campi d'esperienza, e cio su quegli
aspetti della realt globale che sono coscienzialmente percepiti; gli altri problemi e
disamine verranno affrontati in diversi momenti secondo il loro emergere nello
svolgimento del tema. La prima domanda : perch e in qual misura interagiamo con
ambiti limitrofi dell'Idea generale evolutiva? La seconda: in quale ambito possiamo
effettivamente modificare questi campi e renderli armonici l'un con l'altro e con l'Idea
informante dell'Interit?
Esaminiamo dunque il primo aspetto; abbiamo gi detto che ogni realt
coscienziale polarizzazione dell'autoconsapevolezza dell'Uomo Globale, ma
abbiamo anche affermato che la "monade - apparentemente - senza finestre. La
Monade cio un momento dell'interiorit che rappresenta imperfettamente s a s
stessa, e quindi le categorie di percezione e di conoscenza sono primariamente quelle
del jiva; ora, se la configurazione del campo esistenziale assume l'aspetto consentito
da dette strutture, il fenomeno che determina la loro estrinsecazione non dipende solo
dall'individualit considerata, ma anche dagli impulsi che le giungono da un esterno
a lei", da essa tuttavia conosciuto solo come interiorizzazione e nei modi e nelle
forme consentite dal suo grado evolutivo.
Qui l'Io - inteso non come semplice punto di riferimento delle azioni compiute
ma come complesso energetico vitale in divenire (e ci si perdoni la momentanea
arbitrariet di confondere l'Io con il Jiva) - davvero, come affermava con ragione
Kant il legislatore della natura, dimostrandosi per incapace di raggiungere
immediatamente le fonti sottili della rappresentazione. Ma il fermarci a tale
considerazione ci precluderebbe il processo emancipativo; la coscienza personificata
davvero capace di risalire alle origini della percezione, l'infrangere le barriere del
relativismo immedesimandosi - senza negarsi - nella Realt profonda che sottintende
197
alla Maya. Dobbiamo pertanto, per comprendere questa Realt, conoscere insieme
le possibilit ed i limiti immanenti al nostro attuale momento, e rimuoverli
utilizzando a tal fine sia quanto ci sia potenzialmente ed attualmente disponibile, sia
determinando le basi di una interferenza con quel che ci 'a lato' e con quanto ci
sovrasta in un'altra dimensione dell'Esistente. Poich la Monade conseguenza della
rappresentazione condizionata dalla sua stessa storia, dal Karma e dalle imperfezioni
e realizzazioni immanenti, per superare questa barriera occorre che essa acquisisca in
s il Principio informante, nel quale vedr rispecchiato - concretamente, realmente e
compiutamente - il contesto generale in cui si configura e - nel processo
d'interiorizzazione - l'Idea stessa che l'ha emanata e a cui tende.
La strada della conoscenza dunque prioristicamente rivolta non all'esterno ma
al Centro spirituale, specificatamente per acquisire le modalit di espressione di
valenze assopite; quando tali modalit vengono attivate, la monade (attraverso il suo
veicolo formale) agisce nell'ambito delle altre monadi a lei pi affini: se qui si
determina in tutte un comune processo di svelamento del Principio unitario, la
rappresentazione sensoriale oggettiva (sempre pi informata da una percezione del
reale veramente adeguata) consentir d'afferrare il substrato unitivo profondo, ed in
lui attingere immediatamente e direttamente la verit del momento e quella finale.
L'attivit della monade essenzialmente un'interiorizzazione del suo mondo
coscienziale, un viaggio in interiore cordis; ma nell'Idea/persona sempre ed
estremamente inerente l'aspetto formale che la rappresenta sinteticamente mettendola
in relazione con le altre personalit.
L'aspetto formale, che ci appare come realt oggettiva, esterna, tridimensionale,
perde progressivamente il suo assetto inerziale poich viene vitalizzato dall'interno:
ma questo cammino arduo, e reso difficoltoso dall'immanenza della coscienza
dell'Uomo Globale e di quella sua specificazione che l'Uomo della Terra. Esiste un
campo Karmico consolidato e potente nella sua generalit, oltre a quello certo non
lieve dei singoli jiva: per affrontare questa immensa mole di fattori causali che
procedono in vettori inerziali d'evidenziazione occorre un certe tipo di impegno e di
approccio. Lo sforzo non semplicemente diretto al perfezionamento della propria
natura singola, come certi moralismi implicherebbero, e non neppure
semplicemente diretto a un filantropismo incapace di modificare il tessuto globale,
pur se provvede a specifici bisogni del periodo storico e di particolari persone. Lo
sforzo deve tendere anche e sopratutto al conseguimento del Centro unitario, a
rendere possibile il ponte fra il jiva e l'Interit, a ristabilire un'alleanza concreta, un
comune vettore di manifestazione dell'Idea informante.
Di ci, e della seconda caratterizzazione del problema dianzi accennato faremo
parola nel prossimo paragrafo, ed aggiungeremo anche specifiche considerazioni
sulle metodologie applicabili nell'odierno periodo storico, contrassegnato da un
particolare frazionamento delle coscienze e da un senso d'individualit fortemente
separativo dal contesto generale e duramente egotico, tipico di una incidenza
dissolutiva che preluda ad un nuovo ciclo di autorappresentazione.
198
-O27)
I campi reali sono identici come substrato essenziale e differenti come
specificazioni di questo substrato. Nel loro aspetto personalizzante essi esistono su
molteplici piani, di cui uno coscienziale ed i rimanenti restano virtuali finch su di
essi non si sposti il jiva. Inoltre questi piani di esistenza rappresentano monadi, e cio
un campo d'esperienza individuale che ha nell' "io" il principio informante (almeno
nel nostro periodo) e caratteristiche temporali ed in qualche misura spaziali
determinate dagli strumenti di rappresentazione della singola personalit.
Questo comporta immediatamente una differenza fra il tempo/spazio di una
monade esistente su di un preciso piano interiore e quello di un'altra monade, che da
lei diverga per i pi svariati motivi, riconducibili al karma personale e all'interferenza
in questo del karma globale.
In altri termini, la Maya di un soggetto senziente la Maya di un altro soggetto,
ma vista da un particolare ed individualissimo punto d'osservazione: il ch crea la
molteplicit dei vettori in un determinato momento dell'evoluzione, e le estreme o
minime differenziazioni esistenti fra di loro.
Poich il tempo/spazio una categoria di rappresentazione del jiva e dell'uomo
globale e non un aspetto oggettivo della Manifestazione, esistente a prescindere dai
percipienti, ne deriva la sua estrema mobilit nel periodo lungo, e le infinite
caratterizzazioni in ogni istante dello svolgimento storico dello spirito.
Quando le differenze fra un centro psichico di percezione ed un altro centro sono
notevoli o enormi (sempre tuttavia nel periodo considerato) possiamo dire che non
esiste affinit fra le due monadi, e che esse sperimentano un differente aspetto della
Maya generale. Quanto realmente 'oggettivo' per l'una non le che in misura
variabile per l'altra, entro margini definiti di modificazione determinati dall'essere
entrambe in un medesimo istante temporale dell'Uomo Comico, o meglio dal porsi
per entrambe in quel medesimo istante. Tuttavia lo spettro di variabilit individuale
talmente ampio da consentire la 'non contemporaneit' degli eventi che appaiono alla
coscienza con quelli, identici in varia misura che vengono conosciuti dall'altra. Se poi
si considera che non di due monadi costituito il continuum, ma di centinaia e
centinaia di milioni, ed ognuna emana un preciso campo esistenziale, il problema
appare estremamente complesso. Il Continuum infatti costituito sia dal piano
illuminato dalla consapevolezza sia da quelli latenti della potenzialit, in ordine
decrescente di probabilit.
Cos avvenimenti tipici di un piano potenziale possono non emergere in un altro
a lui contiguo, ed anche quelli che - per il loro carattere generalizzante attinente alla
autorappresentazione dell'Uomo Cosmico - possono chiamarsi comuni a tutti (per
esempio: una guerra, un importante avvenimento come la modifica delle condizioni
ambientali o una scoperta scientifica) vengono normalmente conosciuti e vissuti in
modo assai personale, e presentano divergenze piccole o medie nel loro svolgimento
temporale.
199
Consideriamo dunque, nel tratteggiare alcuni aspetti del jiva e del suo campo, i
metodi pi adeguati per ampliarne le capacit e trascenderne i confini.
-O29)
Prima di accingerci a questo lavoro tuttavia opportuno precisare che il tempo
null'altro se non un modo di rappresentarsi dello spirito, e che tutto quel che accade
sotto i nostri occhi nel tempo/spazio non possiede alcuna realt fuor di quella del
divenire spirituale. Le conseguenze di quest'assunto sono enormi in tutti i campi della
conoscenza, e pi avanti ne prospetteremo sommariamente alcune che tuttavia, per la
loro apparente assurdit, non dovranno neppure essere troppo esaminate dall'allievo
che non sia anche un vero iniziato. Diciamo fin d'ora che coloro che appaiono nel
nostro ambito percettivo non sono ombre o fantasmi della nostra coscienza, e neppure
forme arbitrarie provocate da un ignoto fattore d'interferenza. Tutto quel che si
configura in un aspetto formale nel momento considerato logicamente e
naturalmente tipico di quel settore temporale, il quale a sua volta una
configurazione nella coscienza dell'Uomo Cosmico, e una ideazione del suo campo
d'emancipazione, voluta in larga misura dall'Interit.
E' pertanto certo che le persone incontrate o intraviste nel nostro quotidiano
cammino (o delle quali ci perviene comunque notizia) sono oggettivamente esistenti
nello schema ideativo che noi conosciamo sotto le categorie tempo/spaziali, anche se
quanto presente, passato e in taluni casi futuro per la nostra vita non coincide che
approssimativamente con le loro percezioni personali.
Se ogni monade proietta un mondo attorno a s, che la configurazione formale
delle sue componenti interiori e della sua reattivit a ci che interferisce, tuttavia
questo mondo appartiene ed coerente al continum, governato dall'Interit, regolato
da un aspetto causale della coscienza individuale e pertanto procede secondo una
logica estremamente rigorosa. Quindi naturale dedurre che gli incontri della nostra
esistenza davvero significativi, appartengono alla razionalit del divenire e che se
rappresentano elementi di stimolo, d'antitesi o di sviluppo, questo dipende
unicamente dal come noi ci poniamo nei confronti del Tutto/Uno e dai nostri desideri
e passioni. Questi ultimi infatti, lungi dall'essere sempre elementi nocivi alla vita
(come tante religioni, settarismi e dogmatismi assicurano) sono fattori possenti
d'autocomprensione e di crescita, se vissuti armoniosamente nell'amore, illuminati
dallo spirito ed emendati il pi possibile dall'immanente pressione egotica, che il
vero e dirimente ostacolo di ogni emancipazione. La vita data per essere compresa e
sperimentata, imparando nel suo difficile svolgimento l'arte dell'equilibrio, dell'amore
e dell'aspetto unitivo d'ogni essenza esistente. Questo possibili soltanto con
l'esercizio costante della meditazione e dell'attenzione, con le capacit intuitive
proiettate nell'analisi e nella sintesi, che sono poi la fondamentale acquisizione della
metodologia yoga: la discriminazione sapienziale.
Poich gli elementi della nostra esistenza sono (nella loro relativit) reali ed il
204
appare all'orlo superiore della consapevolezza - per abbacinante che sia - non
l'Assolutezza, ma il Suo primo affiorare nella coscienza: quasi il riflesso della luce
nel cielo ancor scuro all'albeggiare di un giorno sereno.
L'Assolutezza verr compresa e conosciuta in modo sempre pi adeguato e
preciso nel corso della storia ormai 'divina' della modalit vivente, ed anche in questa
trascendente iniziazione (eterno inizio della sapienza di Amore) vi sar - e non
potrebbe essere altrimenti - l'incontro fra la tensione autorealizzativa dell'Idea
emanata e la Grazia illuminante dell'Amore, il quale supera, donandosi, le
inadeguatezze comunque presenti nella creatura, in questo decantandole e
conducendole a sempre pi completa armonizzazione. La scuola yoga advaita ha
formulato qui uno dei pi importanti postulati dell'autorealizzazione, anche se
l'aspetto dinamico del Brahman non viene portato in luce come elemento
determinante dell'evento iniziatico. Detta scuola infatti afferma che solo il completo
distacco dall'ego, il sentirsi veramente, intimamente e completamente, aspetto
dell'Assolutezza, la tensione armoniosa e costante verso l'integrazione, determinano
l'apparire della Realt nella coscienza relativa, dissolvendo in un istante i veli della
Maya e donando la percezione e l'immedesimazione nell'Uno-senza-secondo.
Ci esatto e a nulla varrebbero riti, discipline e preghiere senza tale attitudine
coscienziale a recepire la Luce fondamentale; tuttavia ribadiamo che quest'attitudine di per s necessaria - non sufficiente senza l'assenso irradiante dell'Amore, e che
quanto viene percepito nell'estasi dell'unione non l'Assolutezza quale Essa , ma
quale pu rivelarsi nel pur sempre condizionato ambito esistenziale dell'Idea
emanata. E' un punto basilare e su cui giova riflettere, poich molti sono cos
naturalmente abbacinati dall'insorgere della sapienza in loro, da confondere l'inizio
del Sentiero con il suo termine, determinandosi effetti non certo leggeri e trascurabili.
Peggio ancora quando si considerano fenomeni autoindotti (e quindi carenti
dell'aspetto reale trascendente) come la vera, sapienza dell'Uno,valutando alcune
possibili conseguenze nei piani formali quali estrinsecazioni della conquistata divina
libert. Tutto questo sommamente temibile perch pu far riaffiorare e rafforzare
per vie sottili, inavvertite o indotte, l'antica componente egotica del jiva nella sua
valenza pi possessiva, capace di ingannare l'intelletto con infinite assicurazioni e
razionalizzazioni, quanto impotente a dirigere la personalit verso la sua piena verit.
Quindi necessario proprio quando pi accesa la fiamma dell'entusiasmo non
perdere la profonda umilt della saggezza ed il senso delle proporzioni. La creatura
estremamente nobile nella sua tensione verso il Creatore, ed "" il Creatore in una
Sua specificazione. Diciamo qui 'specificazione' anzich 'pensiero' per evidenziare
l'aspetto atemporale e completamente oltre il nostro intelletto dell'Essenza dinamica
brahmanica, identica all'Essere puro ed insieme fonte incessante ed inesauribile di
vita.
Tuttavia la creatura, voluta dal Padre responsabile di s e libera nel proprio
ambito, come tale diversificata dal Creatore pur restandone ontologicamente e
necessariamente un aspetto. Questa differenziazione reale e precisa nell'Emanato,
ma non esiste per l'Emanante se lo si considera come Realt assoluta identica a S.
210
senza alcun frutto o fine da perseguire e sperare, questo non comprendere proprio il
fulcro della natura del Brahma, che infinito, lucente e purissimo Amore: questo
dobbiamo tener fermo in noi, se vogliamo avere un criterio di procedimento e di
riferimento non inesatti nell'infinito labirinto delle esistenze particolari, e
nell'apparentemente caotico ed incomprensibile dispiegarsi delle forme e delle loro
dimensioni vitali.
Ma tutto ci tema di future meditazioni, e il lettore ci perdoner se insistiamo
(come sempre abbiamo fatto nel nostro lavoro) sull'esortazione ad approfondire il
problema dell'Amore, sia nel quotidiano che nei recessi della coscienza, sia nella
riflessione che nella ricerca e nell'azione. Qui la chiave perduta, la Porta, la Pietra
della sapienza sulla quale dovr alfine essere eretta la comunione degli uomini ed il
meraviglioso edificio della loro vita.
-O32)
La potenza dell'Amore pu infrangere le sbarre in cui s' racchiuso il nascente
uomo, solo se sar utilizzata non come un sentimento semplice, un trasporto del cuore
verso ci che sperato e desiderato, un desiderio di unit con l'amato sia che questi
consista in un essere fisico o in un modo d'intendere la realt della vita. L'Amore
deve venir compreso nella sua estrema potenza informatrice delle dimensioni reali e
nella sua capacit di plasmarne le forme ed il processo, secondo un criterio di
reciproche armonie e di pura bellezza.
Quel che contraddistingue dal suo lontano apparire l'Emanazione da noi
percepita l'estrema conflittualit dei suoi piani di spiegamento, determinanti nel
tempo e nello spazio (che sono i modi d'autorappresentazione della entit emanata)
una successione di forme/eventi in perenne affermazione individuale ed il
conseguente conflitto esistenziale che culmina - all'apparire delle modalit autonome
- nel continuo appropriarsi reciproco: sia per la elementare necessit d'energia d'ogni
organismo vivente, sia, nell'ambito delle relazioni di gruppo e di specie, per la
protezione contro altri gruppi e specie bisognosi di garantirsi un proprio ambito di
sopravvivenza.
Nel mondo animale e nei consorzi umani (primitivi e non) si assiste a questo
scontro che tuttavia generalizzabile a livello cosmico, anche se con modulazioni
certamente non comparabili a quelle della nostra esperienza.
Tale constatazione, che ci ha condotto sovente a un atroce pessimismo sulla
natura dell'esistenza e sulla sua realt, tanto esatta nei confronti del passato e del
presente quanto inadeguata e fallace per il lontano futuro del nostro Universo. Il
'momento' attuale infatti (e per 'momento' intendiamo un periodo temporale che pu
facilmente comprendere molti milioni o decine di milioni dei nostri anni) il trapasso
da un atteggiamento egotico, passivo e conflittuale dell'Emanazione a uno attivo ed
armonico, che consenta l'equilibrato sviluppo delle virtualit insite originariamente
nell'archetipo umano, ed esistenti naturalmente in ognuno di noi.
212
alludiamo a un evento nel quale le prospettive comuni non valgono pi; ed occorre
meditare in termini d'esistenza cosmica e di cicli inconcepibilmente distesi.
Saremmo annichiliti e prostrati dal nostro tentativo e vinti dalle insorgenti barriere
dell'ego, se non potessimo afferrare la mano eternamente protesa del Padre, cos
difficile da essere intravista e pur presente in ognuno di noi nel Centro del nostro
mondo interiore: il "Cuore" dei mistici e dei veggenti.
L'Amore la sorgente da cui scaturisce la Volont suprema; l'Amore la causa
prima e determinante della Manifestazione; 1'Amore la forza che si dispiega negli
Universi, ben oltre i limiti e i confini di quello da noi percepito. E' dunque con
l'Amore che possiamo compiere il nostro cammino realizzativo: solo con l'Amore.
Ma capire cosa sia questa fonte perenne di vita, luce e armonia, e come essa
sottintenda a ogni fenomeno esistenziale, finalizzandolo pur nella temporanea
confusione e disordine (esperienza necessaria dopo la Caduta, per essere consci del
nostro tremendo stato) impresa ardua che non possibile affrontare da soli. Occorre
attingere al Centro interiore dell'Amore, presente in ognuno di noi ed emergente
come Maestro: comprenderLo; irradiarLo nella nostra coscienza ed attorno a noi, nel
nostro campo e nel nostro prossimo; imprimerLo nell'ambito personale d'esistenza e
sempre pi a fondo in quello generale; renderLo da fiamma chiusa nel segreto
dell'anima a esplosione di luce nelle foschie della Manifestazione, gioia e armonia e
bellezza e vita di tutte le creature.
Questo implica la fine della conflittualit, lo svelamento dell'Idea Matrice e
l'inizio del processo d'esperienza reale dell'Uomo, ben oltre gli attuali veli di una
Maya illusoria ed ingannatrice.
Maya splendida ed eterna nella Sua nudit, ma l'uomo storico - ovunque egli
sia - in essa non scorge ora che i suoi limiti. Maya il divino specchio in cui la
creatura, riflettendosi, medita le suo inadeguatezze ed alla fine le trascende per
l'intollerabile senso d'incompiutezza che ne trae.
Maya pu anche rispecchiare la bellezza dell'Uomo e renderlo cosciente di
quello che in realt ; pu unirsi all'uomo in un indissolubile abbraccio da cui
nasceranno nuove creature, nuove intuizioni e nuove potenze della vita, cos come da
un uomo e da una donna pu nascere un figlio, e dall'incontro di due realt affini pu
scaturire qualcosa di differente, che le rappresenta in unit e pure se ne distingue.
Vediamo dunque alla luce di queste considerazioni quale sia il metodo concreto
posto alla base della nostra azione, e come condurci nel difficile compito di
realizzarci in questo oscuro periodo della nostra comune storia in conformit alla
nostra originaria natura e al disegno divino che l'informa.
-O33)
La difficolt che l'allievo incontra di tipo ermeneutico (perch le fonti sono
molteplici e i pensieri discordi in tantissimi aspetti) e realizzativo, dato che
un'ideazione non che semplice ipotesi o dotta elucubrazione se non diventa viva
214
realt operante nell'ambito in cui posta. La parte ermeneutica stata fin qui
tratteggiata nelle sue linee fondamentali, e rappresenta un tentativo di sintesi che
riteniamo sufficiente allo scopo d'incontrare le acquisizioni pi significanti emerse
nella millenaria storia dello spirito; resta dunque, partendo da questa base ideale, il
difficilissimo compito di renderla viva e operativa nel nostro ambito esistenziale.
Occorrono alcuni presupposti: innanzitutto un inquadramento intellettuale
sufficientemente articolato ed elastico da essere insieme un mezzo di direzionalit
coscienziale e un aspetto della propria interiorit. Tale inquadramento, lungi
dall'essere qualcosa di dogmatico o irrigidito dall'autorit speculativa di qualcuno,
suscettibile di tutti quegli apporti e approfondimenti che la meditazione di ogni jiva
in grado di conferirgli, e pu essere completato, o se occorre addirittura modificato.
Ognuno di noi infatti un potenziale portatore di luce, ed ognuno ha il compito
precipuo di contribuire al progresso generale secondo le sue peculiari capacit
emergenti nel tempo/spazio considerato, e cio nell'attualit vivente.
Se si cade nell'errore di accettare pedissequamente il pensiero altrui, si tradisce
la propria natura e si fallisce temporaneamente la missione affidataci: nessuno
infatti esentato dal portare il personale contributo d'idee, riflessioni e attivit secondo
le caratterizzazioni che gli sono tipiche, e che differiscono significativamente da
quelle di ogni altro jiva.
Tutto questo esprime chiaramente cosa pensiamo dei confessionalismi stretti in
canoni e dogmi e imposti alle moltitudini: causa prima dell'affievolimento della
spiritualit nel nostro periodo storico e fonte di miseria, morale e quindi fisica, per il
genere umano.
Se un inquadramento intellettuale ben coordinato la base di partenza e di ogni
successivo approfondimento (Dante ebbe Virgilio come istruttore, per poter
incontrare poi Beatrice), tuttavia lettera morta ed inutile quindi dannosa, qualora
non riesca ad esprimere un'incidenza specifica e obbiettiva nel campo dimensionale a
cui inerisce.
L'attivit concreta, il karma nel suo originario significato di azione compiuta e
non subita come riflesso appropriativo, la prova del nove di ogni teoria e la
necessaria risultante del lungo, faticoso investigare sulle motivazioni fondamentali
della Manifestazione e sulla natura delle sue primordiali componenti.
Perch tuttavia il substrato intellettuale e filosofico venga risolto in concretezza
d'eventi, occorre ben di pi di una mente allenata alla logica e all'aspetto
discriminante della medesima: fondamento comunque indispensabile d'ogni ricerca.
Occorre la purificazione dell'interiorit (il che implica la decantazione
dell'inconscio), e cio la capacit d'agire impersonalmente secondo un principio
d'amore: il quale non si deve risolvere in un umanitarismo pietoso e soccorrevole
delle disgrazie altrui (pur se questo aspetto certamente e necessariamente inerisce
all'attivit vera e propria secondo le contingenze emergenti) ma piuttosto in un'azione
indirizzata al vero bene dell'Uomo e delle sue componenti individuali: cio al fine
stesso della Manifestazione. Quanto , nel breve attimo di una vita, fatica dolore e
frustrazione pu rappresentare - e rappresenta - nell'interminabile processo
215
34)
La cellula l'elemento fondamentale del corpo vivente, come la molecola lo
della materia che diciamo inorganica, e che rappresenta un certo stato allotropico
dell'energia divina.
Entrambe, cellula e molecola, sono i mattoni dell'Universo e consentono nell'odierno aspetto da loro assunto (perch non fu sempre come ora appare, e se
vedessimo con i nostri parametri attuali il reale svolgimento della Emanazione forse
ne resteremmo allibiti) - l'estrinsecazione delle modalit emergenti e la maturazione
di alcune delle loro potenzialit. Come per ogni aspetto dell'Emanazione cos anche
per l'uomo terrestre c' la necessit, per il raggiungimento di qualsivoglia scopo
specifico, di adeguati compagni simili a lui per intenzioni, desideri e scelte.
Questa la ragione delle aggregazioni essoteriche ed esoteriche, ed insieme la
causa che nel tempo ha attivato la costituzione di organismi sociali via via pi
articolati e complessi, fino alla formazione degli attuali ordinamenti statuali pi o
meno interessati, almeno in teoria, a costituirsi in enti sovranazionali.
La legge che determina questa tendenza cos profondamente radicata
nell'umanit da agire a livello pressoch inconsapevole, e rispecchia nell'uomo fisico
e nel suo mondo ci che accade nell'interiorit. Se l'esoterismo che, con alcune
eccezioni, professa il monismo della Realt ignorasse questo dato negherebbe
contemporaneamente troppo di s e della sua verit per essere serio: dobbiamo
pertanto prender nota che la preparazione individuale necessaria e fondamentale,
ma che prelude alla formazione di un gruppo di persone unite da vincoli d'identit, di
qualificazioni e finalit, e quindi capaci di agire conformemente alle comuni scelte in
un vettore realizzativo. Dobbiamo, sia pure sommariamente e brevemente, esaminare
le implicazioni di questa tesi, considerando le caratteristiche ed i limiti di una
qualsiasi aggregazione d'individualit fra loro coerenti ed il campo d'esistenza che
vengono a costituire.
Innanzi tutto necessario che qualsiasi rapporto dialettico fra un istruttore ed
eventuali allievi sia mirato al conseguimento di alcune elementari ed essenziali
consapevolezze, e si modifichi in funzione del loro emergere. Nulla infatti pi
dannoso per la ricerca interiore di un rapporto maestro/discepolo protratto nel tempo
o istituzionalizzato oltre i termini necessari alla formazione di una libert di scelte,
perch in tal caso si suscita un atteggiamento passivo e sovente acritico nell'allievo,
capace di ostacolare gravemente il vero e profondo chiarimento spirituale.
Abbiamo troppe volte constatato anche nella storia recente come i discepoli si
appoggino acriticamente al supposto maestro, lo venerano, lo ossequiano
dimenticando che loro e non lui sono i soggetti attivi dell'emancipazione, e loro pi di
lui devono mostrarsi capaci di rompere i legami di sudditanze psicologiche o
intellettuali.
Non esiste che l'allievo quando si instaura un vero rapporto d'istruzione e di
formazione interiore: il maestro lo specchio in cui ognuno pu, volendolo, riflettersi
per trarne le logiche conseguenze.
218
erroneo e distorto esiste (ed esiste sempre) in ognuno di noi deve essere individuato,
compreso e superato nell'amore e nella libert dello spirito, che esige armonia e
bellezza per esplicarsi compiutamente. Ma nulla pi del senso di colpa, rinchiuso nei
recessi della psiche, del concetto tante volte arbitrario di peccato e di conseguente
castigo, avviliscono e offendono l'idea dell'Amore e del Bene, quando tolgono la
forza di attingervi un equilibrio di pensiero e di intenti, rendendoci schiavi di
sfiducia, repressioni e conflitti troppe volte veramente distruttivi.
La vita donata perch sia vissuta davvero, e per farlo occorre comprenderne il
significato, quanto implica e come sia esperienza necessaria al dinamismo
dell'Emanazione. Vivere la vita fondamentalmente intuirla come atto d'Amore che
tende alla vera libert e all'infinita bellezza dell'Idea che ognuno di noi , da cui
emerge la nostra personalit e che nel cuore ha fonte inesauribile di ininterrotte
acquisizioni. Non insisteremo ora sulle caratterizzazioni di quest'unione di persone,
poich l'esame approfondito esige precise situazioni e concreti rapporti. Tuttavia
quanto stato enunciato pu essere oggetto di ripensamento e di meditazione per il
lettore il quale desideri e si accinga ad essere strumento operativo dell'Interit
secondo il fondamentale principio dell'integrazione al pi alto livello raggiungibile in
ogni istante. Esamineremo adesso pi definiti problemi che si incontrano al principio
di questo sentiero, logiche conseguenze di tutte le teorie esposte e sintesi delle verit
in esse contenute.
-O35)
La prima difficolt che l'allievo incontra e che veramente selettiva e temibile
rappresentata dall'individuazione di un Istruttore non necessariamente 'fisico', e
sufficientemente capace e affidabile da consentire il reale progresso spirituale. In altre
regioni e in differenti epoche questo problema era meno incidente nel cammino
esoterico, per la presenza di centri esoterici, di maestri e di scuole atte a fornire la
base concettuale per il lavoro individuale e collettivo. Basti pensare all'Accademia
platonica, ai Peripatetici, alle scuole di yoga e buddistiche con i loro imponenti templi
e monasteri - tanto lontani da quelli dell'Occidente - per ottenere un'immagine
sufficientemente articolata dello scadimento spirituale della nostra cultura.
Certamente esistono in questo ambito chiese e confessioni, sette, religioni e dottrine,
portatrici di valori, pi o meno parziali, pi o meno compresi e pi o meno aderenti
agli splendidi insegnamenti delle origini. Ma la dominante intellettualistica/formale, e
la famigerata costituzione di una intransigente casta di professionisti della
Trascendenza, elettisi intermediari fra gli uomini e il loro Dio hanno impietrito la
vitalit delle coscienze e della ricerca.
Negli stessi circoli pi propriamente esoterici si manifestato un analogo
fenomeno d'annebbiamento e d'involuzione, con la formazione di gerarchie, gradi di
significato fin troppo formalistico e centri chiusi a tutti fuorch ai pochi eletti, scelti
con motivazioni spesso assai discutibili e tali da soffocare l'antica sapienza e la
220
alla sua vera natura. Tutto questo deve essere pienamente compreso, e lo
sottolineiamo prima di accostarci a problemi operativi pi specifici, da affrontare con
fiduciosa calma ma che non possono essere considerati, nelle attuali contingenze, n
facili n accessibili a coloro che non ne abbiano capito la vastit ed il momento.
Definiremo nelle prossime pagine un metodo di contatto mirato all'attivazione di
un 'canale' capace di condurci a un Istruttore: passo fondamentale ma assolutamente
d'inizio nel cammino operativo, e deve essere valutato per quello che . Uno
strumento valido se pu compiere il lavoro a cui destinato ed il fine che conta,
non il possesso (qui precario ed ingannevole pi che mai) dello strumento. L'alunno
deve pertanto affrontare la ricerca del Maestro con umilt, nell'attenta considerazione
delle immanenti difficolt derivate dal suo essere limite e dal bagaglio karmico che
gli grava attorno; deve inoltre sapere che l'istruttore esiste in molti modi ed aspetti,
dei quali uno specifico all'inizio del sentiero. Il Maestro lo specchio in cui l'allievo
deve osar di riflettersi per comprendere la sua attuale incompiutezza e le molte
miserie che la causano. Occorre guardare in s stessi e serenamente vedersi quali
siamo: solo allora troveremo i metodi e le qualificazioni per tendere le mani
all'Amore e alla Sua infinita bont che ci riscatta e ci salva.
-O36)
La prima cosa da farsi trovare un mezzo di contatto con Forme/Pensiero che
non appartengono al nostro campo normale e che quindi sono umane nel senso
cosmico e veramente puntuale del termine. Queste entit infatti partecipano
dell'Uomo Globale e del Tutto, e non sono certo diverse nella sostanza da qualsiasi
altra forma vivente, che sempre e soltanto specificazione dell'Unico Essere, ed
emanazione per Suo volere in personalit evolutiva.
L'apertura di un varco verso dimensioni differenti dalla nostra cosa
estremamente delicata e temibile, se non si sono create le necessarie qualificazioni:
ci perch l'allievo non in condizione di stabilire immediatamente la natura di colui
o di coloro che contatta, e conseguentemente pu cadere in errori e difficolt enormi
quando esistono (ed esistono sempre) nella sua psiche compulsioni e tendenze
squilibrate. Queste valenze - consce e, pi pericolosamente, inconsce - agiscono
infatti come calamite per enti che abbiano qualcosa di affine con loro e che, per
motivi pi volte accennati e relativi alla loro condizione vitale tendono ad
appropriarsi dell'elemento umano ai livelli che vengono loro concessi.
Il problema travalica i limiti del presente studio in quanto implica valenze che
attengono all'ideazione primordiale, ai campi d'estrinsecazione e al massiccio residuo
karmico che la nostra storia comporta; occorre inoltre sapere che la nostra
configurazione interiore influisce sulle personalit da noi contattate in positivo ed in
negativo, e che ci comporta responsabilit molto rilevanti se il jiva non sa operare
nell'ambito dell'Amore.
Possiamo aggiungere, e per ora sufficiente, che il contatto con personalit dei
223
e la serenit sono infatti gli strumenti pi idonei per costituire la base di ogni
discriminazione, ed insieme "protezione" pressoch spontanea ed intrinseca contro
possibili interferenze, a patto che siano fondate sulla sincera ricerca dell'Amore, che
gi amore in emersione, e non un atteggiamento intellettuale ed astratto. Se l'allievo
procede nell'equilibrata prudenza avr i primi contatti logici, le prime vicende
personali con una dimensione di realt non solamente terrena, non semplicemente
'umana' dell'esistente.
Dal tipo d'interessi che si evidenzieranno in lui emerger poco a poco la sua
specifica qualificazione, e i pregi e i difetti che l'accompagnano. Sar quindi compito
dell'Istruttore valorizzare i primi elidendo i secondi, con sapiente lavoro
d'introspezione e di consiglio. Poich tutta la vita del ricercatore viene condizionata
da questo tipo d'eventi, occorre far s che l'esperienza esistenziale diventi parte attiva
nell'emersione delle potenzialit emancipative e nel superamento degli immancabili
scompensi: i quali non possono essere esorcizzati (come tanti s'illudono) con una
semplice repressione ma piuttosto con la loro comprensione e - talvolta - con
adeguate e ben guidate esperienze. E' l'aspetto pi delicato dell'autorealizzazione, e
va risolto nel caso concreto. Possiamo dire semplicemente che la fuga di fronte ad un
evento squilibrato o distorto del mondo interiore non lo risolve ma lo potenzia, e che
questo fattore deve essere affrontato e risolto con le armi della luce, dell'azione e
introspezione, con la fiduciosa consapevolezza di non essere mai soli. Se l'allievo
avr vinto gli elementi pi ostativi della sua personalit, o almeno li avr resi sudditi
del suo pi libero giudizio, si potr passare al momento successivo dell'attivazione
iniziatica, e cio all'abbandono della scrittura pura e semplice per l'ascolto e il
colloquio interiore.
Questo metodo in effetti la logica evoluzione del primo mediante
l'individuazione del messaggio mentalmente tradotto che - anzich risolversi in un
impulso ad agire, a muovere la mano secondo un preciso schema - si rivolge pi
direttamente all'archivio dei termini noti e li evidenzia secondo un logico tessuto,
presentandoli contemporaneamente alla coscienza e alla scelta del comunicante.
Qui pi che prima occorre distinguere immediatamente e intuitivamente quel
che proviene da un'intelligenza esterna dai pensieri e dalle razionalizzazioni tipiche
del percipiente. La sospensione dell'attivit mentale e il relativo ascolto impersonale
sono i fondamenti essenziali a questa intersezione di coscienze diverse: occorre per
aggiungere e sottolineare l'indispensabilit della direzionalit spirituale, che deve
essere e restare rivolta al Bene e all'Amore, e cio mantenersi indirizzato al Centro
Atmico, del quale la voce interiore aspetto formale adeguato all'allievo. Se per
Maestro si accetta supinamente colui che parla, senza mantenere il vettore personale
di incontro rivolto al Cuore, si corrono rischi, la cui rilevanza pu apparire lieve
all'incauto, ma che - agendo a livello pi inconscio di quanto si possa temere -
sempre di notevole momento. Possono infatti determinarsi induzioni sottili a far
prevalere aspetti specifici e distorsivi della psiche, tali da condizionare la libert di
scelta e di autodeterminazione e che creano una rete di suggestioni la cui
eliminazione sempre indispensabile (esiste gi nell'allievo e nell'uomo comune, e
229
identico a quello di un qualsiasi altro ricercatore: ogni jiva Idea/Universo che deve
seguire la logica interiore e la personale specificazione che lo rende unico nell'unit
del Tutto. Noi crediamo, fermamente crediamo che tutte le strade s'incontrino l dove
esiste solo la via trascendente/immanente dell' Amore e della Emancipazione
nell'Amore; crediamo che tutti i viaggiatori della vita troveranno presto o tardi un
comune terreno d'esperienze e di conoscenza, di principi informanti e di ricerca.
Ognuno avr sempre la propria univoca caratterizzazione, e contribuir in modo
libero ed originale alla finalit della Manifestazione, e con pari dignit ed importanza
nei confronti di qualsivoglia Entit che in Essa egli incontri. Per questo abbiamo
tracciato un quadro che sostenga l'allievo nel suo quotidiano ed incessante lavoro: un
impegno che deve essere esattamente graduato nell'affidamento ai principi esposti ed
alla loro costante verifica.
I nostri scritti sono dosati secondo la logica realizzativa: sarebbe comunque
conseguentemente sbagliato leggerli in serie prescindendo dall'apporto della
diuturna esperienza di lotte, frustrazioni, speranze, sconfitte e vittorie nel loro
avvicendarsi di verit ed illusione, perch tutto questo conduce oltre il momento
presente, e crea basi sempre pi solide al proseguimento del processo realizzativo.
E' estremamente importante che l'allievo sappia tendere ad un incontro
equilibrato con il grande Glifo, e vi si prepari con tranquillo entusiasmo ed energica
determinazione. Gli errori e le ideazioni imprecise verranno progressivamente
corretti, ma sopratutto per volont ed opera dell'allievo medesimo, quando ne
riscontrer la presenza incontrovertibilmente ostativa.
Guai a colui che ritiene di obbedire al comando divino rinunciando alla sua
capacit discriminatoria, alla sua testimonianza interiore e alla libert d'essere se
stesso. A lui si aprono le porte del dogmatismo, dell'intellettualismo e
dell'autoritarismo, che tanto dolore arrecarono e arrecano all'umanit. Ma si chiudono
nel contempo le strade dell'autorealizzazione, almeno finch l'Amore non costringer
con il rigore e la giustizia a riflettere sull'errore e sull'abdicazione alla propria pi alta
dignit, quella di essere figli dell'Amore, resi liberi fin dall'origine da ogni servit, a
patto di saper comprendere cosa sia l'Amore e la Sua infinita capacit creativa.
Queste pagine esigono una gradualit di lettura e un contemporaneo sforzo
d'apprendimento, fondato tanto sulla critica del loro contenuto quanto sulla ricerca
sincera e coerente dell'obbiettivit di giudizio.
Poich formare un'entit emancipata ed autonoma compito estremamente
impegnativo e difficile - lungamente protratto nel tempo prima che qualcosa di
definitivo e stabile si concretizzi - occorre che l'allievo tenga conto
dell'ammonimento che gli diamo in queste righe: sia egli paziente con s e con gli
altri, tollerante per i propri ed altrui difetti, sereno nello sforzo di insegnare a s e a
coloro che l'ascoltino l'equilibrio e l'armonia.
La fatica deve essere commisurata alle forze attuali e non a quelle desiderate,
per portare frutto; l'eroismo non richiesto che a coloro che sanno cosa sia, e possono
affrontarne il peso: ed anche in tal caso in momenti eccezionali e specifici, assai pi
rari di quanto si pensi.
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prefissato; esse seppero che l'Uomo doveva essere libero per autonoma scelta (non
per sola grazia ricevuta) e che non esiste vera libert senza la fatica di comprenderla e
volerla. Seppero che un ente cos articolato e dinamico avrebbe dovuto conoscersi in
ogni possibile valenza, e padroneggiarla in sintesi armoniosa e con loro integrata:
compito estremo, che richiedeva un'istruzione d'infinita sapienza e serenit, pari
all'indeterminata capacit equilibrante che il nuovo Ente avrebbe raggiunto. Ma il
grande Glifo ferito dalla tremenda Caduta dei primordi e, per contenere il rischio di
nuove rovine ed immunizzare Malkuth dal forsennato egoismo emerso nella Creatura
agli albori dell'Atto Manifestante, Egli fin con il servirsi proprio delle componenti
distorte gi evidenziatesi, e di quelle che inevitabilmente sarebbero scaturite dal
processo: per rendere, con 1'Uomo, l'Interit consapevole della necessit di rimuovere
le cause del dolore tramite la dura conoscenza dei suoi effetti distorti e
potenzialmente letali.
La grande ideazione fu certamente rivelata al Glifo prima che le Archetipicit
sephirotiche preposte ne principiassero l'attuazione, ma ovviamente la 1oro libert cos profondamente intrinseca alla creatura - non ammetteva che le linee di concreto
svolgimento fossero irrevocabilmente definite, e cos emerse un Universo
incredibilmente dotato di piani reali e di potenzialit sulle quali esercitare le proprie
facolt di scelta. Mentre all'inizio queste diverse valenze della realt erano la base
dell'attivit sephirotica, e ovviamente soggette al Glifo (egli sceglieva ci che
appariva pi consono al fine secondo autonome valutazioni, delle quali si assumeva
piena responsabilit) con l'avvento di nuovi principi autocoscienti nel mondo
tridimensionale questi si sottrassero gradualmente anche se limitatamente,
all'immanente tutela delle Sephira, nella misura in cui seppero esercitare una
consapevole decisionalit, giusta o sbagliata che fosse.
Notiamo per inciso un fenomeno estremamente grave, che costituisce la
ripetizione a livello di ente archetipico della primitiva Caduta. Una parte del Glifo,
non emendatasi dalle compulsioni egotiche che determinarono e determinano quel
tragico evento, consider ogni aspetto a lui sottoposto come un oggetto di possesso,
su cui scaricare il peso delle proprie negativit e le conseguenze di oscuri fattori
disgregativi. La soggezione a questa parte del Glifo, che non ancora qelliphoth ma
che pu costantemente diventarlo, dipende dai possibili agganci delle personalit con
i fattori involutivi che le insidiano: se, come nell'attuale momento, la globalit
dell'umanit assume un comportamento fortemente egoistico e conflittuale con la
vera natura dell'Emanazione - l'Amore - essa si rende indifesa alle brame di piani
sottili estremamente involuti o che tendono all'involuzione. Questi piani vengono a
costituire un aspetto che pu apparire simile al vero Albero della Vita, ma che ne
sostanzialmente la tremenda caricatura: teso alla strumentalizzazione del pi debole
oltre ogni possibile comprensione. Infatti la scissione di un ente dal Centro Atmico
implica una progressiva diminuzione dell'energia vitale, e questo fattore induce a un
comportamento aggressivo; a ci si unisce la schematizzazione e l'impoverimento di
ogni attivit interiore, e la necessit di attingere "fuori" fattori di gratificazione e
sostegno che consentano il mantenimento del livello d'esistenza bramato. Accade cio
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a livello sephirotico quel che - per induzione e insieme analogia di comportamento constatiamo nell'attualit: un'aggressione al mondo che ci sottoposto, minerale
vegetale ed animale, e ai nostri stessi simili fino al limite non remoto di una vera
distruttivit, con la determinazione di scompensi causanti innumeri potenzialit di
dolore. Oggi possiamo considerarci sintonizzati con una zona oscura
dell'Emanazione, quindi in una fase dissolutiva che non dipende solamente dalle
nostre scelte, e che fortemente incrementata dai plani sottili. Questo implica tuttavia
che il Kali-Yuga coinvolge tutta una zona dell'Emanazione, e non semplicemente il
nostro pianeta: le conseguenze non sono facilmente immaginabili, ma 1a loro
individuazione e riduzione sono compito fondamentale di ogni individuo che cerchi
la propria emancipazione, e si affidi riconoscente all'amore paterno e al magistero di
Cristo.
Poich questo problema va comunque trattato in altra sede, ci bastino qui questi
brevi cenni; la trattazione che segue pertanto teoretica, e deve nel concreto essere
rapportata alla situazione di fatto.
All'inizio dunque i piani reali di svolgimento dell'Emanazione erano disponibili
solo per le Intelligenze Archetipiche a lei preposte; con l'emersione delle coscienze
autonome essi divennero in parte soggetti a queste ultime, e in misura preponderante
e negli aspetti generalizzanti rimasero e sono soggetti al Glifo, che interferisce a tutti
i livelli.
In un non prossimo futuro appariranno affidati nella pi completa estensione alle
scelte degli uomini, assistiti e non condizionati dai loro Istruttori, che sono poi o
dirette emanazioni del Brahma o Enti estremamente prossimi alla Sua luce.
Verso il compimento della Manifestazione o meglio verso la sintesi creativa
determinata da un Ciclo vitale, i piani reali verranno a unificarsi in uno, e
quest'ultimo corrisponder perfettamente alla coscienza dell'Uomo risvegliato e ormai
coerente all'ideazione brahmanica stabilita per quel particolare momento.
Questo procedimento - valido sia per l'Universo che per l'uomo, globale e
individuale - principia nelle modalit viventi in principio con grande lentezza e
susseguentemente (il tempo impiegato comunque assai oltre le nostre normali
percezioni) tramite una progressiva accelerazione.
L'attivit del Glifo il principale incentivo, e talvolta la massima costrizione,
che obbliga il processo entro definite direttrici: positive nell'ideazione reale;
negative, nei momenti di comune oscuramento dello spirito. In ogni caso, in
presenza, di ristagno o di eccessiva deviazione, esiste la incidenza del Centro Atmico:
semplicemente correttivo nei casi meno compromessi, ma che pu assumere se
occorre la forma della giustizia e del rigore.
In questo caso l'Amore si manifesta nelle forme del rigore e della severit, che
sciolgono le false apparenze e le propensioni distorte, e le obbligano a diventare pi
limpide e reciprocamente in equilibrio, una volta trasformate nella verit che avevano
travisato.
Ma nel nostro caso l'arbitro della situazione il Giudizio, la Scelta di libert e
d'indirizzo dell'uomo, e questo spiega l'estrema difficolt d'accettare come esempio
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sia vero o falso, e si limiti ad un mero interesse intellettualistico che di solito sfocia in
verbosissime ed inutili disquisizioni sui fondamenti e sulla natura della realt. La
Realt non conoscibile senza un adeguato tirocinio, e il tirocinio non possibile che
per coloro che vogliono veramente scoprire il segreto. La mente e l'intelletto,
strumenti peraltro preziosissimi ed indispensabili se rettamente intesi, sono
completamente insufficienti, di per s, a render ragione del Reale, e portano da soli a
contraddizioni infinite e sottilissime fra opposti punti di vista.
Dobbiamo dunque cercare un principio che superi la zona dell'incertezza e del
dubbio, e questo principio l'esperienza diretta di fattori incidenti in ogni livello
esistenziale con coerenza ed univocit - poi adeguatamente analizzati e coordinati onde ricavarne nuovi elementi di giudizio e prove delle ipotesi formulate a priori,
sulla scorta della sapienza gi da altri rivelata. Non possiamo sottrarci al compito di
condurre ad atto concreto, vitale, i valori accettati e acquisiti senza entrare in
sistematica contraddizione con la essenza dinamica del nostro esistere. Quest'essenza
esige la partecipazione equilibrata alla vita, la sua piena comprensione e la capacit
d'informarla secondo vettori sempre pi esplicativi delle personali potenze, in perfetta
e armonica fruizione della dimensione di cui siamo elementi, che la volont
creatrice divina emergente secondo le nostre attuali capacit autorappresentative.
Un allievo che si isoli, si opprima con repressioni e rinunce non profondamente
motivate e giustificate, che si configuri quasi che la vita fosse un 'errore' del Dio che
la volle, un allievo incapace d'afferrare il significato concreto dell'Emanazione e
quindi (anche se il suo comportamento pu estrinsecarsi in modi eroici o ascetici)
fuori dal vero flusso energetico dell'ideazione divina. Questo implica la correzione,
non appena le condizioni generali la impongono, e ci tanto vero nel piccolo quanto
lo nel grande, nell'Entit cosmica di cui parte.
A questo proposito non sar mai sufficiente l'avvertimento all'attenzione verso s
medesimi e gli altri, al giudizio equilibrato e sereno, imparziale e ben fondato su
elementi intuitivamente obbiettivi.
Le sette, i movimenti spiritualistici, le confessioni religiose, le scuole di pensiero
danno in genere frammenti di verit misti ad interpretazioni arbitrarie o
manifestamente assurde; e tutte incontrano il favore di molti per ci che promettono:
la fuga dal dolore, dal presente, dalla frustrazione, in un premio destinato ai pochi
eletti. Quest'interpretazione - a nostro avviso - da rifiutarsi, perch il presente,
l'"ora e qui", la base del nostro futuro e la modalit in cui ci riconosciamo e ci
comprendiamo e - se davvero coerenti con le nostre pi reali acquisizioni - superiamo
i nostri tanti limiti e manchevolezze.
E' davvero impressionante renderci conto come i dogmi e le leggi, le assurdit
moralistiche (che mai vanno confuse con la vera morale, la cui essenza
l'affermazione di una valenza d'amore), le incrostazioni di secoli di passivit e
d'inerzia spirituale, i relitti di antiche credenze, le superstizioni dottrinali nate in ben
differenti contesti assumano - anche oggi - un peso determinante per i tanti, e
sostituiscono con le loro sterili ed asfittiche imposizioni la libert della ricerca, la
testimonianza interiore (a livello atmico), l'analisi coerente condotta in buona fede dei
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e uomini che sappiano essere liberi, giusti, autonomi e forti nell'azione ed equilibrati
nella ponderazione delle cause e degli effetti. Uomini che decidano avvedutamente, e
non si pieghino per difficolt incontrate ed errori commessi, ed anzi li considerino
insegnamenti per una pi incisiva azione futura.
L'Amore non vuole sudditi, ma figli che insegnino ad altri la libert e la
determinazione autonoma, l'equilibrio e la saggezza. L'Amore difficile da essere
intuito e attualizzato, e comprenderlo a fondo compito inesauribile le cui
esplicazioni riempiranno l'aria di gioia e meraviglia, ogniqualvolta si incontrer un
suo aspetto nuovo, insospettato e stupendo.
Non desideriamo nascondere le difficolt che l'allievo dovr superare, ma
neppure che egli verr fortemente sorretto, se cercher idee chiare e intrepidezza
d'animo. L'Istruttore non abbandona mai il figlio affidatoGli dalla divina Sapienza,
anche se apparentemente ci accade: egli nel cuore dell'allievo ed assieme a lui lotta
e combatte contro i nemici di sempre - interni ed esterni - del progetto supremo: nella
fiduciosa certezza di giungere al risultato finale. Chi incontra un Maestro, incontra
una Guida per sempre, che nulla e nessuno potr allontanare. Il Processo integrativo,
implicante un incremento progressivo d'affinit tra i jiva capace di manifestarsi
coerentemente nel tempo/spazio, trova il suo momento culminante nell'intimo
rapporto fra 1'allievo e 1'Istruttore, che prepara e conduce all'incontro delle
personalit emancipatesi con l'Idea Archetipa del Brahman, da cui scaturiscono: il S.
Abbiamo gi accennato all'importanza che assumono nel corso della
Manifestazione questi rapporti fra principi coscienti, e come essi agiscano sui fini
reali personali e collettivi, facendoli confluire in un'armonica vibrazione comune.
Dobbiamo insistere su questo tema per due motivi, complementari e distinti: uno,
perch l'allievo comprenda che un rapporto d'amore e di fraternit "azione"
estremamente rilevante e non un semplice accostamento casuale di diverse
personalit; l'altro, perch questa confluenza di jiva in un ambito esistenziale comune
e genericamente identico per tutti, determina un vettore assai efficace ai fini operativi
ed emancipativi sia dei singoli che del globale, aprendo nuove prospettive
difficilmente accessibili ai pi, separatamente considerati.
Avremo dunque la necessit di richiamare l'attenzione del lettore sulla sostanza
dei rapporti che viene intrecciando nel suo campo vitale e su quanto pu e talvolta
deve nascere da un affiatamento, da una relazione con altri, sia essa di natura fraterna
o pi specificatamente polare, fondata cio sull'affinit spirituale o sull'Eros
esattamente inteso.
In effetti un aspetto polare sussiste in qualsivoglia rapporto fra gli enti, poich
c' amicizia e amore quando esiste una comunicazione pi o mene profonda, e questo
reso possibile dalle differenze qualificanti delle personalit, ognuna delle quali a
livello psichico - diremo cos - un equilibrio d'aspetti complementari con prevalenza
qualitativa di alcuni su altri.
La polarit sessuale tuttavia di tipo pi specificatamente caratterizzato, perch
lo strumento mediante il quale l'aspetto formale si dinamizza e persegue
esattamente i fini reconditi dell'Emanazione, con veloci trasferimenti in piani reali
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infinit di modi impensabili comunemente. E' Idea vivente, che determina schiere di
personalit ad Essa coordinate, libere, autonome e viventi, e tutte capaci di riflettere
prioristicamente la loro Matrice. Entrare in contatto con simile Intelligenza
(nell'essenza Intuizione d'Amore in ogni dimensionalit concepibile nel Mondo
formale) incontrare un aspetto fondamentale dell'Energia Emanante, e una divinit
costruttrice dell'universo.
Ci occorre pertanto non la supina reverenza, ma l'interiorizzazione dell'amore
che Essa , nel rispetto, nella dignit e nella consapevolezza di essere tutti figli
dell'unico Padre, per il quale il piccolo ed il grande sono identit in Lui, e che ad
ognuno assegna nell'infinita sapienza il posto esatto per vivere in lui: posto perfetto,
qualificazione perfetta, che nell'Assoluto s'incentra e si dispiega.
Se esiste nell'Uomo una specie di predestinazione, questa: l'Amore del Padre,
entro ed oltre i cancelli della Manifestazione che possiamo intuire.
Cancelli particolari, che in ogni istante possono aprirsi per alcuni, rivelando nel
tempo reale l'illusione di un tempo che ci aveva avvolto, e che riconosciamo non
appena ne superiamo il limite. Cancelli che possono allontanarsi innanzi all'affannato
viaggiatore del samsara, qualora egli non voglia e non sappia ritrovare 1'antica
Chiave, quella che dolcemente e semplicemente schiude le porte lucenti dell'infinito.
L'antica chiave l'Amore, e l'Amore la Rosa dal Nome primordiale che la
splendida verit della Manifestazione: vita, che non pu comprendersi se non nella
Croce, la bianca Croce di Vita che il Cristo ci dona per la eterna gioia.
Ad altri Istruttori verr ora affidato il compito d'iniziare l'allievo al Cuore
dell'operativit, con le tecniche opportune e vagliata gradualit.
Tecniche non astruse ma semplici: e sono apertura alla speranza e alla fede,
ascolto interiore, intuizione e silenzio della mente, discriminazione per comprendere
la realt, Amore.
In quell'istante, all'Istruttore che da un tempo estremamente remoto guida
l'allievo, s' affiancano altre fonti di comprensione e sapienza, ed altre persone a lui
volgono il loro sguardo incerto o fiducioso, inquieto o innamorato nell'attesa di
tendere insieme le mani alla felicit che le attende, nelle lucenti spirali delle
Sephirah: dove 1'apparire e l'Essere si fondono fluidamente ed indissolubilmente
nella trascendente bellezza della Vita.
OM
(10/9/89 = 13,10)
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