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dellimputato fosse durato soltanto una settimana, viene osservato che la prova dello stato di
ansia o di paura cagionato nel soggetto passivo ben poteva essere dedotta dalla idoneit del
comportamento assunto determinare conseguenze destabilizzanti in una persona comune (idoneit certamente ravvisabile in una minaccia di suicidio).
La difesa delluomo proponeva pertanto ricorso per Cassazione sostenendo linsussistenza del
delitto di reati persecutori. Il legale delluomo, a sostegno del ricorso, affermava che non sarebbe possibile ravvisare una reiterazione di condotte tale da ingenerare nella persona offesa un
perdurante stato di ansia o di paura, in virt della estrema brevit dellarco temporale interessato dalle condotte moleste. Ritiene poi insussistente il dolo, perch latteggiamento delluomo era connesso soltanto dalla mancata comprensione della repentina e drastica scelta della
persona offesa di interrompere la relazione, volendo egli soltanto ottenere una spiegazione, un
chiarimento in ordine alla scelta unilaterale dellex partner.
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso alla luce di tre presupposti. La Suprema Corte ha
riaffermato il principio secondo il quale per Anzitutto per la reiterazione della condotta sono
sufficienti anche due sole condotte di minaccia o di molestia: se vero che la modificazione
di uno standard consolidato di comportamenti difficilmente avviene nel giro di pochi giorni,
altrettanto innegabile che la produzione di uno stato di forte ansia o paura ben pu essere il risultato di minacce e molestie assai ravvicinate. La Cassazione ha poi precisato che in relazione
allevento del perdurante e grave stato di ansia o di paura la norma non richiede che sia accertato una patologia a carico della vittima, essendo sufficiente la produzione di un effetto destabilizzante della serenit e dellequilibrio psicologico, considerato che la fattispecie incriminatrice
non costituisce una duplicazione del reato di lesioni; senza considerare poi che i comportamenti
realizzati furono obiettivamente idonei a porre la vittima in una condizione di elevata pressione psicologica, avendo portata destabilizzante nei confronti della generalit delle persona la
minaccia di un suicidio. In ultimo, sul piano psicologico, la Cassazione ha ritenuto il dolo sussistente, perch il soggetto avrebbe agito nella consapevolezza della idoneit delle medesime
alla produzione di uno degli eventi alternativamente previsti dalla norma incriminatrice.
Secondo questo orientamento perch si possa configurate il reato di stalking sufficiente che la
condotta persecutoria venga posta in essere anche per un breve periodo e che i comportamenti
tenuti dallautore del reato generino un effetto destabilizzante della serenit e dellequilibrio
psicologico della vittima anche se non sono tali da cagionargli una patologia.
(Cass. Pen., Sez. V, 24 novembre 2014, n. 48690).