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lurlo

Pubblicazione periodica a

diffusione gratuita - Numero 46 - FEBBRAIO 2015

La parola Dipendenza f ppaura

PER CUI PARLIAMO DI AMORI


Perdere lamore dice una
canzone, da qui parte la storia,
la storia di due sconosciuti che
hanno in comune un grande
AMORE quei due in comune su
due strade completamente
diverse, vivono la loro vita
felice e dallaltro una vita con
in apparenza tanta sofferenza.
La prima impressione che sia
lamico pi sofferente, a cui
rimasto un solo amico, questo
amico non lha mai
abbandonato, lui che ha una
moglie amorevole e due figli
favolosi e una casa bellissima
al contrario dellaltro che gi
dato per spacciato per cui
lamicizia che lega i due da
sempre li continua a tenere uniti,
prima che accada limprevedibile,
lamico sofferente a dirgli le parole
pi semplici, ossia accetta quello
che c di buono, tanto il brutto nella
vita ti tocca prenderlo comunque. Poi
accade quello che non avresti mai
pensato, lamico che ha una vita
felice muore nel modo pi
impensabile~ ed ecco il lutto, della
moglie, dei piccoli figli, quellamore
che non torner mai pi. Allo stesso

parte della locandina del film

tempo lamico vive il lutto per la


perdita dellunico amico rimasto. Ma
da questo momento che le cose
cambiano, la moglie che non riesce
ad accettare la sua perdita, e crede
che non potr mai pi essere felice,
e allo stesso modo lamico dato per
spacciato per la sua Dipendenza, si
ritrova solo quellancora di amicizia
che ora non pi presente, lo mette
inevitabilmente di fronte al lutto
che deve attraversare, ossia perdere

Gi ni

Il mio obbiettivo nella vita non era


quella di vivere, ma era quello di
sballarmi con le droghe. Sono stata
risucchiata in una spirale
discendente verso il punto di non
ritorno. Nel corso degli anni ho
fatto uso di marijuana, ecstasy, lsd,
metamfetamine per poi passare a
cocaina ed eroina, con la
convinzione che mi avrebbero
aiutata a fuggire dai miei problemi.
I miei genitori erano sullorlo di
separarsi, avevo perso la voglia di
studiare e di finire la scuola e
abitavo in un piccolo paesino di
montagna dove non cera modo
per i giovani di passarsi il tempo,

bui

di fare qualcosa di utile. Mi


fumavo gi le canne, che secondo
me erano del tutto innocue, il
venerd e sabato sera quando
andavo per locali, mi sballavo con
i tipi pi diversi di droghe:
dallecstasy alllsd, dalla speed alla
ketamina; e talvolta anche cocaina.
Anche se avevo qualche problema
in famiglia e a scuola, non potevo
lamentarmi pi di tanto: i miei
SOMMARIO
La parola dipendenza
f paura
Giorni bui

per sempre la sua dipendenza


attiva. Il lavoro interpersonale
i rapporti e la qualit dei
rapporti che la moglie e
lamico del marito scomparso
cercano di ricostruire, un
lavoro lungo, vi un solo modo
per farlo UN GIORNO ALLA
VOLTA, un giorno alla volta.
Mentre racconto questa storia
tratta dal film noi due
sconosciuti con Benicio Del
Toro, del 2007, mi accorgo che
anchio ho perso lamore della
mia vita, e solo dopo ho
compreso che proprio da quel
momento nato in me il
desiderio di smettere, per
questo vi dico che nel mistero
delle dipendenze, quando
perdi lamore per la dipendenza,
comincia una vita nuova, un giorno
alla volta, accettando quello che c
di buono~ in particolare quando
credi che solo perch sei senza
calzini sei senza niente, MA TU SAI
che questo non il problema, se
accetti la tua condizione, con o
senza calzini, potrai ritrovare un
amore nuovo, e di pi ti sar
rivelato.
inviatoinmotociclo@gmail.com

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le immagini pubblicate sono prese da Facebook

genitori mi volevano bene, a scuola


non andavo malissimo, avevo
sempre i soldi in tasca e tanti amici.
Nonostante tutto ci, un giorno
decisi di provare leroina, cosa
che feci pi per gioco, per
curiosit; da quel giorno rimasi
davvero
fregata:
iniziai
sniffandola, dopo poche settimane
passai al fumarla per poi dopo
alcuni mesi cominciare a
iniettarmela. Da allora comincia a
cadere in questa spirale
discendente fatta di disperazione
e dipendenza. Ero ormai diventata
a
tutti
gli
effetti
una
(continua a pagina 2)

tossicodipendente, con tutti i tipici


problemi: cercare di nasconderlo
alla famiglia e agli amici e trovare i
soldi per comprare sempre pi
droga e tutti gli altri problemi che
luso di sostanze comporta.
Nonostante tutto ci, continuavo a
ripetermi che non ne ero
dipendente, che potevo smettere
quando volevo. Cominciai per a
sentirmi sempre pi vuota dentro,
come se non avessi pi niente: per
me esistevano solo leroina e la
cocaina. Continuavo a ripetere a
me stessa: smetter dopo
questultima dose. Non succedeva
mai. Cerano solo momenti in cui
pensavo che volevo smettere di
vivere.
Dopo quasi 3 anni vissuti in questo
modo, la mia famiglia nonostante
non avesse voluto aprire gli occhi
per tutto questo tempo, cap e si
convinse che avevo bisogno di
aiuto. Aiuto che io rifiutai sempre,
provarono a portarmi in diversi
sert, in alcune associazioni di
genitori che avevano figli con il
problema della tossicodipendenza,
ma io me ne fregavo e continuavo
con la mia vita da tossica. I miei non
mi davano pi soldi, ma io riuscivo
sempre in qualche modo a
procurarmeli, con qualche furto,
con lo spaccio o comunque in modi
illegali. Dopo qualche tempo i miei
non ce la facevano pi: andavo al
sert ma mi rifiutavo di prendere il
metadone, da me considerato un
modo per ammettere che ero
tossicodipendente: non volevo in
nessun modo ammettere a me
2 stessa e agli altri che ero tossica e

che avevo bisogno daiuto.


Comunque dopo vario tempo che
la storia andava avanti senza
produrre risultati mi mandarono in
comunit; io ero ancora minorenne
e non potei rifiutarmi; in quel posto
ci rimasi soltanto un misero giorno
e poi scappai. I miei genitori erano
disperati; non erano neanche pi
daccordo su in che modo aiutarmi,
litigavano fra loro uscendone
sempre pi provati. Trascorso
poco tempo mi misero davanti a
una scelta: o andare a San
Patrignano o andare fuori di casa.
E io che cosa scelsi? Misi due cose
in uno zaino e uscii di casa,
convinta che non ci avrei fatto mai
pi ritorno. Passai le prime
settimane praticamente per strada,
continuando ovviamente a
drogarmi, ero sempre in
compagnia di soggetti poco
raccomandabili, che mi istigavano
a delinquere solo per procurarmi
la prossima dose. Iniziai sempre di
pi a rubare e a spacciare, tanto
che diverse volte fui arrestata e
denunciata. Dopo qualche tempo
trovai una sistemazione e con molta
fortuna trovai anche un lavoro
decente: a quel punto nessuno mi
poteva pi fermare, avevo sempre
in tasca i soldi per farmi e una casa
dove dormire. Era la situazione
ideale per continuare indisturbata
a drogarmi. Erano ormai mesi che
non avevo pi contatti con i miei
parenti o i miei vecchi amici. Non
mi interessava pi di niente, il mio
scopo giornaliero era solo quello
di riuscire a drogarmi il pi
possibile: ero ormai diventata una

specie di vegetale, passavo intere


giornate a farmi per poi collassare
in una specie di trance da cui mi
risvegliavo diverse ore dopo per
poi farmi di nuovo e tornare in
quello stato. Non sentivo pi
niente: non provavo pi emozioni,
non mi importava di niente e di
nessuno, nemmeno di me stessa.
Pass diverso tempo e io in quel
periodo ero molto legata a una
ragazza, di nome S.. Dopo molto
tempo in cui non mi sentivo
nemmeno pi umana, finalmente
sentivo qualcosa: era diventata
ormai la persona pi importante
della mia vita, posso dire
tranquillamente che mi ero
innamorata follemente di lei. Passai
moltissimi momenti felici insieme
a lei, nonostante tutte e due
facevamo uso di sostanze, ci
trasferimmo addirittura a Londra
insieme per iniziare una nuova
vita. Dopo diverso tempo passato
sempre insieme allestero
successe che per una necessit lei
dovette tornare per qualche
giorno in Italia, cos prenotammo
un volo e facemmo rientro a
Bologna. Passammo qualche
tempo a casa di sua madre e uno
di quei giorni dovevamo uscire
perch avevamo finito la roba.
Uscimmo e trovammo un posto
dove farci lultima dose prima di
partire alla ricerca. Questa dose era
per pi sostanziosa del normale,
il risultato fu che diventammo due
specie di zombie. Comunque
riuscimmo a raggiungere il nostro
spacciatore e comprammo un
quantit abbastanza grossa di

eroina. Stavamo tornando a casa


della madre pregustando gi il
momento in cui ci saremmo fatte.
Stavamo attraversando un ponte
che passava sopra ad un fiume, e,
chiamalo destino o karma, successe
che la borsa le scivol e le cadde di
sotto finendo nel fiume; a quel
punto le scelte erano due: lasciarla
l e perdere cos il prezioso
contenuto, cio la droga appena
acquistata, o andare a riprenderla.
In quel momento lei mi guard
negli occhi e forse complice la
droga che le girava in circolo, in
meno di un secondo era gi in
acqua. In quel momento mi si gel
il sangue nelle vene: era inverno
pieno, pioveva e il fiume era molto
grosso: ma non ci pensai un attimo
e mi gettai anche io nelle gelide
acque. Annaspai e mi resi subito
conto che mi ero cacciata in un
guaio enorme: la dose di eroina che
mi ero fatta prima non mi aiutava
di certo nel compito, riuscivo a
stento a tenere aperti gli occhi.
Riuscii a individuare S., era in
grande difficolt, io avevo fatto per
diversi anni nuoto e un minimo
riuscivo a cavarmela, tentai in tutti
i modi di raggiungerla ma dopo
alcuni minuti nellacqua gelida mi
stavano venendo i crampi, non
riuscivo pi a tenere la testa fuori
dallacqua, ma soprattutto non
riuscivo a raggiungere S.. In un
secondo mi resi conto che non
potevo farcela, e se mai lavessi
raggiunta di sicuro non ce la lavrei
mai fatta a portarla in salvo: in quel

momento presi la decisione pi


difficile della mia vita; decisi di
tentare almeno io di mettermi in
salvo. Con non poche difficolt
riuscii a raggiungere la riva, a quel
punto non vedevo pi S.: la
corrente laveva gi portata via.
Crollai esanime a terra. In quel
momento qualcuno dal ponte
aveva visto la scena e aveva
chiamato i soccorsi: quando
arrivarono per per S. non cera
pi niente da fare. Il suo corpo fu
ripescato parecchie ore dopo molto
pi lontano. Io dopo essere stata
portata allospedale e poi in
questura per i vari accertamenti,
raggiunsi casa della madre di S.: era
un donna distrutta da dolore, e
insieme piangemmo per ore. In
quel momento pensai che la mia
vita era finita: la persona che amavo
era morta, mi era stato portato via
tutto, non vedevo pi nessuna
ragione per vivere. Lasciai il mio
lavoro a Londra, tornai in Italia e
per non so nemmeno io quanto
tempo tornai a drogarmi pi di
prima, di quel periodo mi ricordo
poco, ho i ricordi confusi, so solo
che ero continuamente con un ago
piantato nel braccio: mi estraniavo
dalla realt, non volevo sentire e
provare pi alcun sentimento.
Contemporaneamente andavo da
uno psichiatra, perch dopo la
morte di S. avevo cominciato a
provare strane sensazioni: sentivo
la sua voce nella testa, che mi diceva
che era colpa mia se lei era morta,
che non lavevo salvata; da ogni

parte in cui mi giravo vedevo la sua


faccia, cos decisi che mi dovevo far
aiutare, e questo psichiatra mi
prescrisse dellaloperidolo, un
potente antipscicotico che insieme
alleroina mi anestetizzava
completamente. Vivevo la mia vita
da vegetale, non avevo pi uno
scopo nella vita: era morta la
persona che amavo e mi davo la
colpa per non averla salvata. Passai
cos un bel po di tempo, poi non
avendo pi un lavoro faticavo a
procurarmi la droga e decisi di
mettermi insieme al mio
spacciatore di allora: insieme
cominciammo a delinquere, tra
rapine, spaccio e furti. Prendevo in
giro lui e me stessa standoci
insieme. Lunica cosa positiva era
che riallacciai un po i rapporti con
i miei dicendogli ovviamente un
sacco di bugie, del tipo che
lavoravamo tutti e due e che avevo
smesso di drogarmi. Pass cos un
anno mezzo, io continuavo a
drogarmi e a non avere uno scopo:
le mie giornate passavano tra
alzarmi la mattina e farmi la prima
dose allo spacciare per avere
sempre i soldi e la droga che mi
servivano per tirare avanti. Dopo
questo anno e mezzo arriv la
svolta che mi porter poi a
prendere la decisione pi
importante della mia vita: lui fu
arrestato e la prospettiva era che
doveva scontare diversi mesi se
non anni di prigione. Mi ritrovai
cos di fronte a un bivio:
(continua a pagina 4)

continuare a spacciare e
drogarmi e attendere che lui
uscisse di prigione o risollevarmi
e prendere in mano le redini della
mia vita. A quel punto non sapevo
davvero cosa fare, passai qualche
settimana in una fase di stallo,
indecisa sul da farsi. Non sapevo
davvero cosa fare: da un lato il
fortissimo richiamo della droga,
ma dallaltro la voglia di uscirne
per
sempre.
Arrivai
definitivamente a un bivio: ero
ormai rimasta sola e senza molti
soldi, con un cane che amavo da
accudire e quasi senza pi una
casa. In quel periodo mi sentivo
spesso con mia zia, le spiegai la
situazione e lei mi propose di
andare a stare per un certo
periodo a casa sua. In quel
momento vidi una luce alla fine del
tunnel in cui ero: avevo la
possibilit di riscattarmi, di uscire
dal giro in cui ero finita, di
cancellare anni e anni di disagio,
tossicodipendenza e non-vita.
Decisi cos di andare da lei. I primi
tempi non mi resi subito conto
della situazione; ma quando mi
feci lultima dose che mi era
rimasta mi resi di colpo conto che
la mia vita sarebbe cambiata. Da
qual momento cominciai ad
andare al sert, a curarmi con il

metadone e trovai l delle persone


che ci tenevano davvero a me e
che volevano aiutarmi. Iniziai cos
un percorso di cura, non solo
farmacologico,
ma
anche
psicologico. Confessai alla mia
dottoressa che facevo uso di
aloperidolo, lei mi intim di
smettere subito: quando smisi di
prenderlo per quelle sensazioni,
quelle visoni ritornarono pi forti
di prima; vedevo e sentivo S.
dappertutto. Dissi tutto ci alla mia
dottoressa che mi diede un altro
farmaco per tenere a bada queste
cose. Da l inizi la mia rinascita:
mi stavo finalmente curando sul
serio, avevo smesso del tutto di
drogarmi e facevo delle cose per
me. Iniziai a fare volontariato e mi
iscrissi a scuola guida per
prendere la patente. Passato quasi
un anno finalmente stavo bene: mi
resi finalmente conto che ci che
era successo a S. non era colpa
mia e che si era trattata di una
tragica fatalit. Ora parler al
presente: dopo questo periodo di
recupero sto continuando a
curarmi sia fisicamente che
psicologicamente, ho imparato
molte cose su me stessa e
finalmente la mia vita sulla giusta
strada. Ho preso la patente e una
macchina, a breve dovrei iniziare
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per posta:
Redazione de lurlo C.o. Ser.T.
via Marzocchi 1/a, 40017
San Giovanni in Persiceto (BO)

un nuovo lavoro che sarebbe poi


la mia passione: la cucina. Ho due
cani che amo molto, una zia che
mi ha sempre aiutato e che
continua a farlo e ho riallacciato
completamente i rapporti con la
mia famiglia. Ho voluto scrivere
la mia esperienza sperando che
possa essere utile per qualcun
altro che magari si riconoscer
nelle mie parole e nella mia storia.
Voglio solo dire che ho passato il
periodo pi buio della mia vita, ma
che con la forza di volont ne sono
uscita. La mia rinascita iniziata e
oggi sono una persona nuova: ho
dei valori che rispetto e mi sento
finalmente viva. Oggi la mia
filosofia che nella vita esiste il
karma: fai qualcosa di buono e
qualcosa di buono capiter a te.
La droga aveva, nel corso degli
anni, corroso ogni cosa ma adesso
mi rendo conto che tutto quello
che avevo perso oggi lho riavuto
indietro: non stato facile e il
percorso stato molto accidentato
e in salita. Spero con le mie parole
e la mia testimonianza di poter
aiutare altre persone a riavere
indietro la propria vita: posso solo
dire di non cedere mai, di non
mollare e che se vuoi, puoi.
Un saluto.
J.

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